martedì 6 ottobre 2020

La banda Obama-Clinton-Neocon-Pentagono-Cia: ---- “SE VINCE TRUMP E’ GOLPE E GUERRA CIVILE” ---- Scontro tra globalisti filocinesi e nazionalpopulisti filorussi


(…) Nei concili di governo, dobbiamo guardarci le spalle contro l’acquisizione di influenze che non danno garanzie, sia palesi che occulte, esercitate dal complesso militare-industriale. Il potenziale per l’ascesa disastrosa di poteri che scavalcano la loro sede e le loro prerogative esiste ora e persisterà in futuro....Non dobbiamo mai permettere che il peso di questa combinazione di poteri metta in pericolo le nostre libertà o processi democratici. (Dwight David Eisenhower, Discorso di addio alla nazione, 17 gennaio 1961)

 “Biden, da vicepresidente, ha spedito la nostra gioventù a combattere in queste guerre demenziali ed eterne... I capi del Pentagono non mi amano perchè non vogliono altro che combattere guerre, così che queste magnifiche società che producono bombe, costruiscono aeroplani e tutto il resto, restino soddisfatti. Ma noi vogliamo uscire da guerre senza fine, far tornare i nostri soldati a casa...C’è gente che vuole continuare a buttare soldi e si tratta di un tradimento globalista dopo l’altro. Ecco come stanno le cose”. (Donald Trump, Twitter, 20020)

 

L’1% dell’umanità controlla il 45% della ricchezza mondiale. E sta col Partito Democratico.

Mentre, arrampicandosi sul Coronavirus, i nostrani pandemici della pandittatura, si baloccano smantellando una dopo l’altra le poche cose buone fatte dai 5 Stelle, ancora non pervertiti da Grillo, Di Maio e poltronari vari (Quota 100, decreti sicurezza, reddito di cittadinanza, norma anticorruzione, stop alla prescrizione e ai vitalizi, decreto dignità...), vediamo qual’è la geopolitica in cui questi vendipatria fanno da nanetti di giardino. Andiamo negli USA, il paese dove il 75% della ricchezza nazionale sta in mano all’un percento miliardario. Su questo, chiunque vinca alle presidenziali, non cambierà niente.

 Due geopolitiche a confronto

globalismo liberal

 

Quale geopolitica dietro allo scontro tra globalisti-imperialisti - neocon obamian-clintoniani con Biden-Harris, insomma il Deep State che fa capo alla Cupola - e i nazional-isolazionisti, detti anche populisti, di Donald Trump? A prima vista, il colto e l’inclita osservano, da un lato, una forte aggressività dei globalist unlateralistii nei confronti della Russia antiglobalista di Putin. Gli strumenti impiegati, anch’essi mondialisti, accanto a guerre e sanzioni: la tratta dei migranti, il tecnoprogresso garrotista di Big Pharma e Silicon Valley e, sotto un profluvio di banalità buoniste, dalla palude di fango con il suo covo di vipere, la Chiesa, da sempre universalista e totalitaria). Il fronte opposto favorisce il multilateralismo, almeno nelle intenzioni consentite dai rivali (si veda la fine fatta da “mediatori” come Kennedy e Nixon), e la sua ostilità si dirige contro la Cina del globalismo uguale e contrario. Globalismo pure totalitario nel controllo sociale, ma, diversamente da quello amerikano neocon, pacifico e capital-sviluppista.

 Globalimperialistit e nazionalpopulisti

Va ancora sottolineato che il partito globalista è quello dei colpi di Stato e delle rivoluzioni colorate (Honduras, Paraguay, Ucraina, Georgia e altre fallite), delle guerre ovunque e infinite (iniziate dai Bush, moltiplicate da Clinton-Obama, ricevute in eredità e limitate, soprattutto nelle intenzioni, da Trump). Mentre il fronte nazional-populista prova a ridurre l’unilateralismo e la proiezione esterna, tra passi avanti e arretramenti, sotto ricatto perenne dii militari, intelligence e neocon. Al primo va attribuita un’attenzione assolutamente prevalente all’impegno militare a 360 gradi, a danno dell’assetto infrastrutturale interno, con conseguente spreco di trilioni, depressione economica e occupazionale. Al secondo, un modesto impegno per la riduzione della presenza militare in vari scenari e della tensione con Mosca e un forte impegno per la produzione e l’occupazione domestica, con conseguenti successi economici.

 


 

 A chi serve il virus

L’intesa del Deep State e della grandi famiglie, aziende e banche che gli sovrintendono (Rothschild, Rockefeller, Soros e relativi think tank) con la Cina di Xi Jingping è basata sulla visione, colludente e collidente, di un mondo globalizzat. Dagli uni con la forza delle armi e dei sabotaggi economici; dai cinesi, fortunatamente, con la strategia pacifica di un determinato tipo di sviluppo coordinato e concordato (Via della Seta). Entrambi i collusi-collisi si sono giocati, in evidente accordo, per fare avanzare il comune progetto dicontrollo sociale e governance mondiale, gli strumenti efficacissimi del virus e del digitale (5G).


 Il potenziale esplosivo che riveste questa contrapposizione radicale relativa all’organizzazione dell’umanità, sta ora, nell’imminenza delle elezioni presidenziali, avvicinandosi alla deflagrazione. Il carico di violenza dello scontro s’è intravvisto nel confronto TV tra Trump e Biden, con il primo portatore di contenuti e il secondo di emozioni ed entrambi di linguaggi e insulti da trivio, come non s’erano mai sentiti e con i media a sguazzare felici in tale spazzatura.


 L’arnese politico diffamatorio che gli antirussi hanno messo in campo e il cui uso, secondo una tecnica rozza, ma efficace per un pubblico obnubilato dai media, è poi stato attribuito invece all’avversario, sarebbe il rifiuto della sconfitta da parte di Trump se dovesse perdere, e la consegruente necessità di un intervento militare, o di un’insurrezione civile, per cacciarlo. Il primo è stato direttamente ventilato da altissimi ufficiali e da quelli passati all’industria bellica. La seconda nientemento che da Hillary Clinton e dalla tampa incistata con lei e con i globalisti neocon.

 Il fidato e  l’inaffidabile

  


I contendenti delle due fazioni in conflitto feroce come non s’era mai visto sono Joe Biden e The Donald. Il primo fa da manichino in vetrina e dondola il capo, la sua vice, Kamela Harris, sta alla cassa nella bottega, vestita da Sturmtruppen. Biden s’è fatto ridere dietro da mezzo Mondo in campagna elettorale per le sue vaccate da demenza senile precoce. Tipo  “150 milioni di americani uccisi dal Covid-19” (metà popolazione)”, “Voi, stupidi bastardi” (a un incontro con soldati), “La Corea del Nord non ha armi atomiche”, “Sono entrato al Senato 180 anni fa”, “189.506  militari contagiati, 118.984 militari morti da Covid”... Senza contare le volte in cui perde il filo e la coerenza del discorso. Roba che, per dirla, deve ricorrere al gobbo sul monitor.



 


 Roba che farebbe impietosire, come qualsiasai scemo del villaggio, se non ci fosse anche il dato, sepolto dai media, che l’uomo e il figlio Hunter sono una coppia di corrotti e corruttori di prim’ordine. Da cui si capisce l’amore tra Biden padre e i generali. Si va dai maneggi finanziari con oscure multinazionali estere, alla negazione di miliardi in armi a Kiev se non si fosse rimosso il PM che stava processando Hunter per corruzione. Argomento, quello della corruzione, come dei diritti umani, da tutti a Washington utilizzato per la destabilizzazione di Stati da rovesciare.

 

Donne progressiste, liberal, democratiche

  

In compenso c’è la presidente in fieri, Kamala Harris, nel caso che l’apripista, nominato da Obama, CIA e Pentagono, dovesse vincere. E poi dar fuori di matto (tipo Bush e Cheney).

Dopo, Hillary, la donna del destino con il pugnale tra i denti, la donna del destino col manganello e il Taser. E qui abbiamo una ex-procuratrice di San Francisco e poi dello Stato della California che s’è fatta un nome nell’ultradestra democratica da “Mrs. Gestapo”. Il suo culto della dottrina “Legge e Ordine” lo ha esplicitato con una furia repressiva poliziesca senza pari nello Stato “liberal”. Pro-pena di morte, in carceratrice record di masse di poveracci, perlopiù neri, riluttante a dar retta a prove a favore di imputati e condannati, poi risultati innocenti, eccetera, eccetera, tanto da far invidia anche chi ha messo il ginocchio su George Floyd. Per psicopatia e tendenze alla Torquemada, la rappresentanza ideale del Partito Democratico caro a tutta la stampa italiana, da Molinari (Repubblica) a Fontana (Corriere), da Giannini (Stampa) a Rangeri (manifesto), da Gruber a Zoro e Formigli (La7).

https://youtu.be/MZk-Rbz-dLI Biden, Harris vogliono maschere obbligatorie per tutti

Trump, il pendolo

Il pendolo, Hillary e Soros 

 
Quanto a Trump, proiettato verso il secondo mandato, alla faccia dei sondaggi manipolati come al tempo di Hillary nel 2016, non gli è stato risparmiato nulla. Dal fuoco incessante dei media di massa, strilloni della Cupola, all’ostilità, nonostante tutto, del partito ebraico.sionista  Dal virus, colpa sua perchè da lui trascurato e sbeffeggiato, alla grandinata di libri e rivelazioni sulle sue turpitudini; dalla, però suicida, balla del Russiagate, allo scatenamento di bande teppiste incendiarie, devastatrici, falsamente antirazziste e antifasciste, con i soldi di Soros e Rockefeller, per mettere a soqquadro la civile convivenza ed esibire un’America di Biden allo sfacio; dall’accusa del NYT di non aver pagato le tasse per anni, mentre le aveva pagate per ben oltre 7 milioni di dollari ed è dimostrato che la coppia Biden ha sottratto 550.000 dollari alle imposte sanitarie), alla falsa accusa di aver corrotto un premier ucraino messo su dal golpe di Hillary e Obama.

 The Donald, vero o falso?


Non sarà una vittima e nemmeno uno stinco di santo,The Donald, ma è il candidato presidente che nel 2016 voleva promuovere distensione e multilateralismo. Alla Casa Bianca, poi, ha fatto il pendolo, non si sa quanto sua sponte, o quanto sotto ricatto del Deep State. E’ uscito da trattati di riduzione delle armi, ha rotto l’accordo sul nucleare che, pure, un presidente iraniano aveva firmato a danno del proprio paese. Ha inflitto sanzioni a pene di segugio, ha tempestato di accuse la Cina, ha spostato l’ambasciata a Israele (senza simpatie in cambio), ha permesso che i militari rubassereo il petrolio e la terra alla Siria. Ma ha anche ritirato contingenti dall’Afghanistan, dalla Germania, dalla Siria. Ha permesso ai militari il massacro dello Yemen e della Somalia, ma pare meditare la grazia ad Assange e Snowden. Sul complesso militar-industriale denunciato già da Eisenhower, ha espresso, a suo rischio e pericolo, l’opinione che avete letto sopra. Per quanto multilatealista, detesta la Nato. Quanto è un Trump autonomo e quanto un Trump appeso a fili che strattona, lo si vedrebbein unl secondo mandato. Tra le due squadre in partita è, comunque, quella meno peggio. Scarsa consolazione.

O passano, se necessario con i brogli, o golpe

Il percorso del voto per posta

 

A poche settimane dal voto, l’arma estrema dei democratici è quella dei brogli. A Trump viene imputato di avversare il famigerato voto per posta, che i suoi avversari vogliono imposto dal Covid, al posto del voto al seggio. Il voto per posta diverge da Stato a Stato dell’Unione. Chi spedisce schede a tutti i cittadini, chi ai soli iscritti nelle liste elettorali. Chi esige che la scheda arrivi al conteggio prima della data delle elezioni, chi la fa arrivare anche settimane dopo, prolungando così il conteggio e il risultato a fini di controversie e relativi tumulti (con l’annunciato intervento golpista dell’esercito). E il voto più discutibile e manipolabile che si sia mai visto. Sono innumerevoli le opportunità di manipolazione lungo la catena dall’invio delle schede a casa, alla busta, alla spedizione, all’identificazione. Si sono scoperte migliaia di firme contraffate, buste senza data del timbro postale, schede senza l’identificazione dell’elettore, mucchi di schede trovate nei fossi, altre doppie e triple, altre giunte dopo che l’elettore aveva già votato al seggio. Su questo nessun può negare che Trump abbia dubbi fondati.

Ovviamente nessuno potrà mettere mai in dubbio le contestazioni dei Democratici e dei loro nipotini in giro per il mondo. Come inmvece va messo, non in dubbio, ma al ludibrio, il voto che fa vincere governanti sgraditi. Sentenziato frutto di brogli, già prima del voto e, figuriamoci, senza la minima indagine, anche dopo. Lukashenko docet.  

Sappiamo benissimo che Donald Trump sta a Pericle, o a Marcaurelio, o al triumvirato della Repubblica Romana (1948-49), come lo psicobanalista Recalcati sta a Sigmund Freud, o il mazzabubù (“quante corna stanno quaggiù”) Conte sta al Conte vero, Camillo Benso. Il fatto è che tutti quelli che gli sono contro e che ora si preparano al golpe se lui dovesse vincere le presidenziali di novembre, sono peggio, molto molto peggio di lui.

 

 

 

 

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