mercoledì 4 novembre 2020

Muore il Che iracheno ---- USA: COLPO SU COLPO (di Stato). FORSE TRUMP, FORSE BIDEN E PARTE IL MARASMA ----- Vienna: a terrorismo Covid, terrorismo e mezzo “islamista” --- Varie e non eventuali

 


 Premessa 1: “il manifesto”. comunisti per il Deep State

Lasciatemi fare due premesse, anche per non farci totalizzare del tutto da quanto si vorrebbe far contare, insieme al Covid, più di ogni altra cosa nel mondo: il buco nero che si apre negli Stati Uniti intorno alle elezioni presidenziali e nel quale rischiamo di finire tutti. Di fronte alla confraternita delle guerre, delle piattaforme digitali, degli intossicatori che si fanno chiamare “sanitari”, insomma quelli del rovesciamento dell’umanità nel suo contrario, tramite reductio ad unum del pensiero nel Nuovo Ordine Mondiale, mai così cruciale la scelta, ahinoi, del “male minore”.

La prima è uno sfogo che faccio uscire dai tasti, per evitare che mi fuoresca dallo stomaco e li imbratti. Riguarda cosa, a proposito delle elezioni USA, “il manifesto”, noto giornalino dell’estrema destra imperiale, riesce a collocare sotto la testatina “quotidiano comunista”. Rappresenta la metastasi mediatica del fenomeno che ho sfiorato nell’articolo scorso, sui “comunisti di regime”. Quella categoria di ex, o sedicenti sinistri che, dell’Operazione Covid si sono fatti vittime morali e intellettuali, da competere con il numero delle vittime biologiche attribuite al virus. A costoro va concessa l’attenuante di una storica passione per il dogma che cala dall’alto e, di più, del noto dato italiota-donabbondiano di chi il coraggio non ce l’ha, non se lo può dare.

Se lo stomaco vi regge, leggete in questi giorni di imminente guerra civile negli USA, i tuffi nell’irreale e nel falso nei quali si esibisce la pattuglia di commandos che quel bollettino del Deep State impegna nel supporto al rintronato Biden, alla sbirra Harris (con dietro la masskiller Hillary) e ai burattinai che li fanno ballare. Sono in prima linea le pasionarie degli Stati Uniti, “Faro di democrazia nel mondo” (sic!), di Hillary e la Pelosi, solidali con il loro giuramento di non accettare “in nessun caso” una vittoria di Trump

Premessa 2: Un eroe iracheno


Il secondo sfogo è emotivo. E’ la commozione per la morte di Izzaat Ibrahim Al Douri. E’ stato il vicepresidente iracheno, costruttore con Saddam di un Iraq moderno, agiato ed equo, inclusivo, antimperialista e comandante supremo di una resistenza all’ultrapotente invasore durata una decina d’anni e costata agli USA 2 trilioni di dollari, 5000 soldati e innumerevoli contractors. Fino all’ultimo ha rifiutato l’alleanza offertagli dagli infiltrati statunitensi dell’Isis, cui alcuni suoi compagni hanno ceduto nella speranza di condividere quella che ritenevano una resistenza genuina. Era curdo, a smentita della calunnia che in Iraq curdi e sciti venivano discriminati. I matrimoni misti erano all’ordine del giorno, nei documenti non si faceva riferimento a etnia e religione, nei ranghi superiori dell’esercito e dell’amministrazione gli sciti erano la maggioranza, l’arretratissimo Curdistan conobbe un straordinario sviluppo, strade, ospedali, scuole, e se i curdi di Barzani, pagato dalla CIA, venivano combattuti era perché operavano nell’interesse del nemico, per il disfacimento dello Stato multietnico e multiconfessionale..



Nel titolo l’ho chiamato il Che Guevara dell’Iraq, come penso che Saddam ne sia stato il Fidel degli anni migliori. E non m’importa niente dei rimbrotti di certi “ortodossi trinariciuti”. Ogni popolo, se gli riesce a esprimere un leader rivoluzionario, antimperialista fino al sacrificio, ha il suo Che. I combattenti delle “Forze popolari di Mobilitazione”, che hanno sconfitto l’Isis e tirano missili sul quartier generale USA, sono suoi figli. Onore a Izzaat Al Douri!

Paura. Il Covid non basta? Ecco il terrorismo d’antan



Prima di arrivare alle imprese a sostegno di Joe Biden del governo parallelo USA, uno sguardo su Vienna. I media sapientemente descrivono l’attentato, costato la vita a 4 persone e ferite ad altre 20, avvenuto vicino alla sinagoga (peraltro chiusa), per quanto molto più vicino si trovassero chiese, hotel, ristoranti e moltissimi edifici. E’ un insopprimibile moto dell’animo dei nostri bravi informatori-indirizzatori.



Deplorata la morte di inermi e innocenti, ci sarà tempo per affrontare le inevitabili problematiche legate a quell’episodio di terrorismo. Come sempre, verranno fuori elementi che apriranno vasti orizzonti per approfondire e indirizzare ricerche e ipotesi, al di là dei rozzi e stancamente ripetitivi stereotipi dei regimi e dei media di regime. Intanto possiamo solo evidenziare come, compiuto alla vigilia del nuovo lockdown austriaco, non gradito da nessun essere pensante, il fatto si possa ben rappresentare come terrorismo che uccide a sostegno del terrorismo che imprigiona. Chi si opporrà più a farsi chiudere in casa? I romani, intelligentemente, partivano sempre dall’assunto: “cui bono?”, a chi fa bene?

I potenti di Biden, i deplorables di Trump



Dunque, “il manifesto” scrive che Donald Trump, una catastrofe mondiale, un disadattato mentale, medita di non riconoscere un risultato che sarà inevitabilmente a favore di Joe Biden, il garante di tutte le cose belle che succedono nel mondo da Clinton, Bush, Obama in qua. Al punto che lo sostengono fervidamente Hillary e Barack, il che non è poco per una coppia che vanta il primato di guerre, assassinii extragiudiziali, militarizzazione della polizia, rivoluzioni colorate e colpi di Stato. Per cui non possono mancare eroi dell’America obamiana come Negroponte, Bolton e Black Rock, Wall Street, tantissimi generali, tutti i tycoon del digitale e tutti i capi di CIA e FBI degli ultimi vent’anni. E sequitur anche che nei ranghi dei candidati Democratici alle prossime parlamentari federali e statali ci sia, rispetto ai Repubblicani, quasi il doppio di reduci dall’Intelligence e delle Forze Armate. Senza alcun dubbio, il male peggiore. Molto, molto peggiore.

 

Torniamo al fatto clou del giorno, anzi, dei giorni, visto che la disputa su chi ha vinto le presidenziali USA si protrarrà per un bel po’ e con un crescendo di manovre legali, mediatiche, di ordine pubblico e di colpi bassi. Ci torniamo, dopo aver constatato come i legulei del nostro regime abbiano provato a usare il drammone americano per distrarre l’attenzione di noi, vittime del Covid dai più scellerati provvedimenti addottati con gli ultimi DPCM. Penso in particolare ai micidiali e demenziali coprifuoco degli esercizi pubblici e a una delle cose più infami mai partorite da una qualsiasi banda di gangster tecno-politici: la mascherina ai bambini delle elementari e la DAD al 100% nelle superiori. Immaginate l’insegnante davanti al computer, nell’aula vuota, e il ragazzo che contende lo strumento al padre ridotto allo “smart working”, per poi finire come un carcerato in isolamento.

Perforando l’imbarazzo, a volte ringhioso, a volte lamentevole, dei nostri media all’obbedienza Deep State, dall’estrema destra del “manifesto” alla liberal-destra di “Repubblica”, apprendiamo che Trump, al momento, si è dichiarato avviato alla vittoria. Una vittoria che sarà messa in discussione dall’immane imbroglio Democratico dei voti postali (quasi fossimo nell’epoca dei messaggeri del re a cavallo) e, più ancora da conteggi e riconteggi, che passeranno per le forche caudine della collaudata sollevazione, anche armata, di uno squadrismo sociale già visto in fase pre-elettorale. Che poi si arrivi a un verdetto della Suprema Corte, che confermi Trump, prima che lo fermi un golpe affidato a militari e Intelligence, resta tutto da vedere.

Mai così cruciale la scelta tra male maggiore e male minore

 


Gli avversari di Trump, oggi individuabili nei killer seriali del Covid e delle guerre, sono pronti a tutto. E’evidente da quanto hanno scatenato contro il presidente durante tutto il mandato. A partire dalla sua investitura, con la marcia su Washington delle donne. E, subito dopo, tre anni e mezzo di tentato colpo di Stato, sostenuto dai media e dalle grandi Fondazioni, portato avanti con la gigantesca bufala del Russiagate e relativo ossessivo perseguimento di un impeachment fondato sul nulla.

TIP, vengono alla luce quelli del golpe. Quelli collaudati in Ucraina.

Al netto dei precedenti eversivi, capeggiati da Hillary Clinton e Nancy Pelosi con il loro dichiarato rifiuto a priori di una vittoria di Trump, quanto si vorrà ora mettere in atto è già contenuto nel programma “Transition Integrity Project” (TIP), “Programma per l’integrità della transizione”. Il documento, di 22 pagine, è stato elaborato alla fine del 2019 e pubblicato ad agosto. Prevede tre scenari, intitolati “La crisi elettorale”, ognuno dei quali culmina in un dilagare di violenza. Del resto, è quanto i media pro-Biden pronosticavano (annunciavano) da mesi prima del voto. L’annunciata messa in dubbio del presidente dichiarato vincitore in queste ore in Pennsylvania, è già in corso. Nella notte si sono fermati i conteggi e si è bloccato l’accesso ai seggi degli scrutatori Repubblicani. Si tratta della classica rivoluzione colorata postelettorale, stavolta in casa, però senza osservatori internazionali. Quando mai, nella “democrazia faro del mondo”! Al termine dell’operazione, Trump dovrebbe essere processato, condannato e incarcerato. Contro questa manovra, Trump non possiede nè milizie, né appoggi maggioritari nei servizi, nell’FBI, tra i militari, o nei media. Gli rimangono le masse di “deplorables”, come ha definito i di lui elettori Hillary: deplorevoli, straccioni.

Sono significativi i ruoli dei due portavoce del TIP: Rosa Brooks, già consulente del Pentagono e personale di Hillary Clinton, dirigente della Open Society di George Soros, docente all’accademia militare di West Point e dirigente del Think Tank “New America”, finanziato dai giganti di Silicon Valley, dei quali promuove la visione di un mondo transumano, tutto digitale e algoritmi ; il colonello Lawrence Wilkerson, capo di Stato Maggiore dell’ex-segretario di Stato, Colin Powell, quando questi giurava all’ONU sulle armi di distruzione di massa di Saddam. Anche la direttrice del TIP Zoe Hudson, è dirigente della fondazione di Soros, grande organizzatrice di destabilizzazioni colorate, e suo collegamento con il governo per 11 anni. Una conventicola, questa, che se passa negli USA, si avvicina alla fine dei suoi giorni millenari anche il resto dell’umanità

Il TIP è un oscuro gruppo a carattere massonico composto da un’élite di membri del governo, forze armate e stampa, di cui si è scoperto il piano per diffondere disinformazione e caos a seguito dell’esito elettorale. Si prevede di trarre vantaggio dal ritardo nella dichiarazione del vincitore, dovuto all’alluvione dei voti postali, assurdamente in arrivo fino a tre giorni dopo la data del 3 novembre. Ne devono conseguire  l’inasprimento dello scontro politico e sociale, basato su disinformazione, massiccio intervento delle star di Hollywood (da noi le sottostar pro-Covif) e l’avvio di sedizioni violente per le strade

Qui ci sono quelli che stanno a vedere, quelli che, presunti marxisti, ma lontani anni luce da Marx, evitano le contraddizioni interne al nemico e se la cavano concludendo che “tanto tutto è capitalismo”. Poi ci sono gli indifferenti, obbedienti, o le monadi di resistenza. Di queste ultime, pensanti, i “not deplorables” si devono liberare in ogni modo. Rischiano di inquinare. E, allora, come in ogni passaggio d’epoca innescato da grandi cospirazioni che sfruttano miseria, carestie, crisi varie e, quindi, paura ben coltivata, parte la caccia alle streghe. Una volta “eretici”, “satanisti”, “demoniaci” e, appunto, streghe, oggi vengono chiamate fascisti, nazisti, negazionisti, sovranisti, omofobi, odiatori, razzisti, ultradestra, analfabeti funzionali, terrapiattisti

I “not deplorables” sono forti, disposti a tutto, ma non lasciamoci intimidire. Continuiamo, con la verità, a strappare il bavaglio dalla faccia e dal cervello della gente. Chiunque vinca negli USA.

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