venerdì 1 ottobre 2021

IL VERBO DA DIO A GOOGLE, LA SOVRANITA' DALLO STATO A..... GOOGLE --- Quando il pubblico nostro se lo mangia il privato loro


https://playmastermovie.com/una-piazza-unita-al-contrattacco-fulvio-grimaldi-2 

Alessandro Amori, Playmastermovie, intervista a me, Roma San Giovanni, 25 settembre 2021


Nella videointervista fattami da Alessandro Amori dell'ottimo portale "playmastermovie" stiamo nel mezzo della vibrante manifestazione dei 100.000 (calcolati rigorosamente con il rapporto metri quadri/presenze) di San Giovanni a Roma. Ottima occasione per rifare il cammino - contro chi e per cosa - che ci aveva portati in quella piazza e fino ai milioni di manifestanti tra le 60 città italiane e il resto dell'Occidente.Deve essere successo qualcosa tra il quarto e il quinto secolo della nostra era. Tra politeismo e monoteismo. Prima c'erano, semidivini e comunque sacri, gli imperatori che però potevano essere scalzati dalle legioni, dal Senato, dai pretoriani, dalle folle, dai complotti, quando non funzionavano secondo gli interessi di certe componenti della società, o fallivano nella difesa dai nemici. 

Il titolo è il messaggio

Poi accadde che vennero preti, vescovi e papi che, essendo portatori del Verbo unico e indiscutibile, resero peccaminosa, delittuosa, impraticabile, ogni contestazione, o divergenza. Per il semplice fatto che erano stati investiti da uno che sta all'Universo come Draghi sta a questo Parlamento. A nessuno era consentito farsi prendere dal minimo dubbio su quanto dicevano di essere e rappresentare. Pena il rogo, preceduto da trattamenti vari, i più fantasiosi.


Così il prete, per quanto adoperasse i soldini delle elemosine per ingioiellare l'amante nel bordello del paese vicino, restava pur sempre "reverendo" e anche "reverendissimo". E al vescovo, anche se grazie alla "Donazione di Costantino", veritiera quanto la commissione d'inchiesta sull'11 settembre, che si prendeva le terre di mille contadini e rendeva questi ultimi servi della gleba, nessuno osava negare il titolo di "Eccellenza" e, da certe parti, "sua Altezza il vescovo-principe". Il cardinale, per quanti seminaristi si inchiappettasse, restava inesorabilmente "Sua Eminenza", mentre chi avrebbe mai rischiato la blasfemia dicendo che, siccome figliava attraverso la figlia, o tagliava teste di mori a migliaia, non era più "Sua Santità". E nemmeno "Papa Re", dopo che aveva fatto massacrare Roma da francesi, borboni e austriaci. Eppure si trattava della Repubblica Romana (1849), unica vera impresa rivoluzionaria di questo nostro malcapitato e, dunque, malandato,.popolo. Cadde il "re", ma il papa rimase.

Concludendo, per queste autorità supreme la corazza impenetrabile che li teneva in piedi era semplicemente l'appellativo "maestà". A volte connivente, a volte confliggente, con "Santità" E il popolo, più che prendersela con costoro che lo angheriavano, si appassionava a come sarebbe andata a finire la partita tra "Santità" e "Maestà".

 


Parrebbe dunque che questa storia di attribuire e  riconoscere i titoli al di là della qualità di chi se ne fregia, a forza di secoli ci sia entrato nel DNA. Per cui un parlamentare che si venda al magnate del cemento e ti dustrugge la vivibilità, resta "onorevole". Un prefetto non perderà l'appellativo "Eccellenza" neanche se si mette d'accordo per una bella strage di mafia. Un capo del governo è consacrato a vita "Presidente del Consiglio", o dagli anglofili "Premier", più tardi "emerito", neanche dopo cento festini con minorenni e mille scambi di favori con Cosa Nostra. Quanto al Capo dello Stato, qualunque cosa faccia.... evitiamo il vilipendio.

Carota e bastone

Da qui, però, le cose si sono evolute. Dalla Piazza San Giovanni dei centomila in rivolta contro draghi, cingoli e cerusici, eravamo usciti abbastanza fiduciosi. Con centomila, avessimo voluto arrivare in corteo fin sotto le finestre di Palazzo Chigi, o al primo degli hub di Figliuolo, avrei voluto vedere chi ci avrebbe potuto fermare. Difatti qualcuno lassù s'è preoccupato e s'è detto: "forse è tempo di carota". Qualcun'altro s'è parimenti messo in  guardia e ha però optato per il bastone, anzi, per una bomba atomica su miliardi di parole sconvenienti.

Mentre il ministro dell'insalubrità continuava a gridare dal balcone "andrà tutto bene", purchè vi facciate di tachipirina e ve ne restiate in "vigile attesa" così che il morbo prosperi, quei conigli dell'AIFA (agenzia preposta) hanno ora acconsentito, dopo sei mesi di traccheggiamenti, all'uso di trattamenti domiciliari. Quelli che innumerevoli "guaritori" (il manifesto"), "stregoni" (Corriere), "ciarlatani" (Il Riformista) avevano praticato con successo su innumerevoli guariti.

Bene o male, più male che bene per via dei nidi in cui sono stati covati, codeste entità rivestono un ruolo pubblico, istituzionale. Se le cose andassero come fu scritto da qualche parte nel 1948, avrebbero il crisma delll'autorità legittimata dalla volontà del popolo sovrano (trattenete gli sghignazzi). Così pure, passando agli ordigni risolutivi, avevano legittimità ai sensi del pubblico i dispositivi fine-del-mondo lanciati su Hiroshima e Nagasaki nel 1945 dal presidente degli USA. Oggi non è più questione di pubblico e privato. Solo di rapporti di forza. E quelli sono tutti a favore del privato, dal momento che i "pubblici" da quelle parti hanno trovato il trogolo più ricco.

Il pensiero te lo puoi anche tenere, ma la lingua te la taglio

Ma ora l'atomica politico-culturale-sociale con cui si sono annichiliti i fruitori degli unici mezzi di comunicazione lasciatici da quando le parole e le espressioni si perdono tra i germi delle mascherine, è partito da un privato che più privato non si può. Al quale nulla più è possibile opporre, nessuno essendo stato portato, a forza di scomparsa di ogni alternativa, a una tale obesità, da fargli occupare ogni spazio di ogni scambio di ogni trasmissione, dichiarazione, informazione, partecipazione, relazione, diffusione, propalazione. Essendo privato, non gli spetterebbe la minima intrusione negli affari dei cittadini sovrani. Ma è anche re e imperatore e più pontefice di colui che ne condivide gli intendimenti in Vaticano. Se la cava benissimo, anche perchè al tempo dei regicidi è sopravvissuto solo quello dei genocidi.

Mi spiego. Ora in capo a ogni gerarchia che sovrintende al vivere sociale c'è il privato. Al punto da agire come pubblico e tale essere considerato. Il sommo consesso Privato-Pubblico regna sul mondo da Silicon Valley. E il sommo dei sommi è Google. Riunisce in sè, per universali riconoscimenti e riconoscenze, tutti i titoli qualificativi assunti, o assegnati a preti, vescovi, cardinali, parlamentari, ministri, papi, presidenti, sovrani, santi.  E', lui, ora, il detentore unico del "verbo". Avendoci dato la parola, si ritiene che possa anche togliercela. Il Verbo fu in principio, poi ce l'eravamo preso e ora, se ce lo tolgono, il cerchio si chiude. . 

"Notte dei cristalli", un precedente da dilettanti

 


Un po' inquieti, lo avevamo visto iniziare negli ultimi mesi a setacciare gli sterminati assembramenti dei suoi fedeli. A volte anche qualcuno di noi restava tra gli scarti. A tempo, o per sempre. Sfiga.  Preoccupati, ma tiravamo avanti. Da oggi, mercoledì 30 settembre 2021, la carota del libero esprimersi in rete pare andata a male. Il bastone, per quanto privato, assume potenza nucleare. Quella che fa piazza pulita. Piazza pulita di quei miliardi di persone che non si sono fatte pungere, o che quella punzonatura chimico-sociale la considerano una lesione più schifosa del pungiglione di una scolopendra. Su Youtube basta che ti vedano, o abbiano visto, arricciare un sopracciglio su ciò che ora sta riorganizzando il mondo, e sei fuori. Dal social più importante del mondo sono stati rimossi tutti gli account e i contenuti che violassero "le regole della community". Sapete quale. 

Si sono permessi addirittura di far fuori da Youtube, Robert Kennedy Jr, figlio di Bob che fu assassinato, come il fratello presidente, dalla CIA, e tra i più prestigiosi e autorevoli contestatori dell'imbroglio Covid, con il suo sito "Children's Defence", in difesa dei bambini. . La "Notte dei cristalli" al confronto e una bacchettata sulle dita.

 


Tutte queste metafore vengono a noia, vero? E allora togliamoci l'anello di Gandalf e diciamo pane al pane, vino al vino, e scolopendra a Google, ai miliardari del digitale che, in combutta con altri, dopo averci resi esangui a forza di trasfusioni nelle loro di vene, da noi hanno anche trasfuso ogni sovranità. Questa, a volte, la esercitano direttamente, con liste di proscrizione ed epurazioni; a volte la delegano a fiduciari mimetizzati da rappresentanti pubblici. Rigorosamente non eletti - non usa più - e in grado di tenere a bada gli spiaggiati di elezioni residuali.

Così, con lo Stato - cioè, per finta o per vero, noi -  ci siamo giocati anche la rete. Dice, restano giornali e telegionali. Allora ditemi: sono giornalisti, secondo voi, Giannini (La Stampa), Fontana (Corriere della Sera), Molinari (Repubblica), Da Milano (L'Espresso), Floris ((Dimartedì), Mentana (La7) e andare? E' un servizio pubblico la RAI? Da come rispondete si vedrà se avete capito che Google sta alla comunicazione come il giornalismo italiano sta all'informazione e, quindi, il privato sta all'interesse pubblico, che si diceva rappresentato dallo Stato, come Torquemada stava alla carità.



Vi siete chiesti perchè a un certo punto tutti hanno cominciato a prendersela con la sovranità (quella del pubblico, mica quella del privato, ovviamente).


 



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