venerdì 25 febbraio 2022

UCRAINA-EUROPA, GLI AMERICANI TORNANO A “LIBERARCI”

 


BYOBLU, INTERVISTA, I PERCHE’ E I SE DELLA GUERRA 

Quello che caratterizza il gran trambusto attorno all’Ucraina è la continuità con gli eventi della Seconda Guerra Mondiale. Come allora si trattava di occupare il lembo europeo della grande Eurasia, per iniziare da lì la conquista del mondo, utilizzare quel lembo come base di partenza per abbattere l’orso russo. Una differenza però c’è ed è il pretesto della guerra al nazifascismo che oggi è diventato l’aperto utilizzo del nazifascismo risorgente, sia in forma dichiarata, come in Ucraina, sia nella sua evoluzione biotecnototalitaria (digitale e sanitaria) nel resto dell’Europa.

E’ vero che l’impero anglosassone e il suo mercenariato NATO, dopo la sconfitta in Afghanistan e vari, pesanti, contraccolpi subiti in giro per il mondo, dal Medioriente, all’America Latina, al sudest asiatico, ne ha subito un altro, durissimo, anche sul piano dell’immagine, in Ucraina. Contraccolpo nell’immediato grazie alla fine del sogno globalista unipolare che avrebbe dovuto sancire il potere assoluto anglosassone e finanzcapitalista sull’intero pianeta. Siamo testimoni della restaurazione del contropotere di Mosca. E’ tornato a risparmiarci la temutissima Terza Guerra Mondiale, atomica, attraverso il recupero del proprio ruolo geopolitico in Medioriente, Asia, America Latina e Africa e, in Ucraina, la propria assertività in Crimea, Donbass e ora nell’Ucraina tutta, uscita da un colpo di Stato americano realizzato e proseguito con operativi nazisti.

Di fronte a questa riconferma del diritto delle nazioni e dei popoli all’autodeterminazione e alla sovranità, una netta sconfitta dei globalisti, c’è però da non sottovalutare il successo conseguito dai neocon statunitensi, oggi ricompattatisi all’ombra del malfermo Biden, nel parossismo russofobo riattizzato in tutti i regimi criptototalitari e globalisti europei.

Per la Cupola globalista e gli Usa, suo principale strumento offensivo, il fine della strategia provocatoria in Ucraina era quello di troncare ogni inclinazione europea, soprattutto tedesca, francese e, in coda, italiana, a un riavvicinamento alla Russia, politico, economico, diplomatico, commerciale. Rapporto letale per il proposito di eliminare dalla scena geopolitica un concorrente dalla rinnovata forza, come la Russia e come ciò che, con la Cina, è diventato un blocco asiatico in grande divenire.

L’evidenza degli sviluppi di questi giorni, con le “sanzioni mai viste” dirette contro Mosca, dagli effetti dannosi, ma contenibili grazie alle ampie alternative che Putin vanta in Cina, Asia e negli altri continenti, ci dice che l’intera operazione ucraina di Washington con l’esito programmato delle sanzioni, aveva l’obiettivo di rioccupare e ricondizionare ogni mossa tattico-strategica dell’Europa.

Venne creata, per volontà statunitense, dopo la guerra per superare i prevedibili ostacoli di Stati europei indipendenti e sovrani e ridurli a componenti di un organismo uscito dal copia e incolla economico, sociale e culturale, del modello USA. Ma ora, con i tre Stati centrali del consesso che davano segni preoccupanti di interesse a proficui scambi con la Russia e con la Cina, primi partner commerciale e di investimenti, si trattava di drasticamente ridurne peso e capacità di iniziativa. In altre parole, mantenerla soggiogata, ma indebolirla e rischierarla, più allineata e coperta che mai, nel fronte dell’assoluto rifiuto di ogni intesa con i russi. E se ciò prima era riuscito con la rappresentazione del comunismo come peste bubbonica, oggi si basa sul presunto carattere autocratico di quel paese a fronte delle “liberali democrazie” occidentali.

Con l’azzeramento delle forniture di gas russo, già quasi metà del fabbisogno UE, a partire dal blocco del gasdotto North Stream 2, abbiamo in strada colonne di autotrasportatori esasperati dai prezzi e tutta una popolazione, con la qualità della vita già compromessa dallo strumento della pandemia, a rischio di crisi economica, se non di indigenza. Stesso discorso di coloro che davano un contributo al sostentamento nazionale attraverso le esportazioni, principalmente dell’agricoltura italiana, già punita pesantemente dalla politica agricola dell’UE e ora minacciata di obliterazione dal multinazionalismo feudatario del Grande Reset.

Quello che è stato combinato in Ucraina e dintorni dimostra che se l’Impero da un lato ci rimette in termini di globalizzazione unipolare e della riduzione della NATO a tamburino [F1] [F2] delle chiacchiere, dall’altro ci guadagna grazie al ridimensionamento e il ridisciplinamento dell’Europa. Poi vedremo cosa succede dopo. Da subito si può prevedere – auspicare – un rientro dei russi, una volta liquidati i quisling di Kiev, e una limitazione dell’intervento alla sola difesa del Donbass tutto intero. Donbass, ricordiamocene sempre, sacrosantamente difeso da Putin da un eccidio ininterrotto da otto anni, per mano di reparti dichiaratamente nazisti, con un'intensificazione feroce negli ultimi giorni. Nel silenzio del mondo.


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