lunedì 19 settembre 2022

LA SPEZIA, PIU’ MALTRATTATI E PIU’ SFIGATI NON SI PUO

 

 La Spezia, comizio di Italia Sovrana e Popolare

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La Spezia, la Marina, il Rigassificiatore, le discariche, i tumori

A Spezia sono tornato per intervenire a una manifestazione della campagna elettorale di ITALIA SOVRANA E POPOLARE, per la quale in Liguria sono capolista al Senato.

Ho detto “tornato”, perché La Spezia la frequento da tanti anni, per motivi famigliari e professionali. Questi ultimi si sono concentrati sul fatto che Spezia è stata presa di mira, con il suo meraviglioso “Golfo dei Poeti”, da malfattori e devastatori, politici e imprenditoriali, di ogni genere. Tanto da essere una delle città con il più alto tasso di tumori d’Italia.

Merito di una serie di discariche sulle colline del Golfo in cui sono state nascoste le sostanze più tossiche delle produzioni industriali e urbane più disparate e disperanti. Merito delle navi cariche di rifiuti tossici che partivano per la Somalia la quale, in cambio di farsi avvelenare, riceveva armamenti. Merito della centrale ENEL a carbone le cui polveri si disperdevano sul territorio e nei polmoni degli spezzini.

Crimini dei gruppi dirigenti nazionali e locali che contribuimmo a scoprire e denunciare, insieme al Corpo delle Guardie Forestali (cancellato da Renzi), quando ero al TG3. Allora si poteva…

Oggi l’affronto si rinnova e si estende, Non bastava che a Spezia fosse stata imposta, fin da Cavour, una gigantesca servitù militare sotto forma di Porto della Marina Militare che gli aveva confiscato parte del mare e parte della costa.

Ora quel porto cresce, si dilata, nuovi moli, nuovi pontili, più navi, più grandi, altri 40 ettari di mare, 600mila metri cubi di fondo marino contaminato da dragare e riversare qua e là. L’ideale per la distruzione completa di un porto destinato ai poeti, alla bellezza, alla salute e che diventa il primo bersaglio di un qualche nemico, inevitabilmente da USA e NATO provocato.

Basta? Non basta. A Panigaglia, sul braccio Ovest del Golfo, è impiantato da anni un rigassificatore. Da anni un pericolo anche perché in mezzo ad abitati e di difficilissimo accesso in caso di disastro. Relativamente poco usato in passato, diventa strategico ora che siamo costretti a rinunciare al gas russo e a rifornirci del gas da scisti statunitense, liquefatto, trasportato e rigassificato. A Piombino, come qui a Panigaglia. Una bomba ecologica, hanno detto. Ah no? I rigassificatori hanno una tendenza a esplodere. E’ successo in Texas, a Freeport, il più grande impianto di gassificazione-liquefazione degli Stati Uniti. E’ esploso il 9 giugno.

Da lì parte il gas da scisti, ricavato con esplosivo, acqua e chimica dal sottosuolo, per l’Europa. L’esplosione ha ridotto di un quinto l’export di gas USA verso di noi.

In compenso, che bravi, ci siamo “liberati alla dipendenza dal gas russo”. Che non esplode e costa un decimo.

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