Leonardo Rosi intervista Fulvio Grimaldi: 25
Settembre, mancata unione delle forze antisistema. Occasione persa?
Col senno di poi, anche con quello di prima, le
cose non potevano andare che come sono andate. Parliamo qui delle quattro
formazioni partitiche che qualche centinaio di migliaia di voti li hanno
raccolte: Italexit, Italia Sovrana e Popolare, Unione Popolare e Vita. Nel
video provo a spiegare perché, nonostante il rapporto di forze tra Sistema e
anti-Sistema fosse drasticamente e, grazie anche a Mattarella, artificialmente,
a nostro sfavore, una formazione politica unica che si proponesse di
affrontare, nella sua complessità, l’establishment e il suo modo di organizzare
e governare il popolo e che, quindi, implicitamente, proponesse una visione
articolata e globale del mondo, non fosse realizzabile.
Questo, sulla base dell’insufficiente coerenza tra
punti fondamentali di questa visione, a partire dal modo con cui affrontare le
contraddizioni del Sistema e, di conseguenza, a finire con i programmi
politici, economici, sociali e culturali delle varie organizzazioni partitiche.
Qui non si trattava di trovare un’unità attorno a
un tema specifico, come potrebbe essere l’Alta Velocità, o, genericamente, la
pace (oggi, tra l’altro, inalberata opportunisticamente e ipocritamente da chi
fino a ieri sosteneva l’invio di armi al regime burattino NATO-nazista di
Kiev), ma di mettere in discussione radicalmente, in tutti i suoi aspetti la
struttura del regime, sociale, economica, culturale, come la sua posizione
geopolitica. E su questo, personalmente, ho trovato adempiente,
complessivamente, solo Italia Sovrana e Popolare.
E qui arriviamo, dopo “l’unità impossibile”, all’ “unità
indispensabile”. Che è quella validatasi, nella battaglia elettorale
piombataci addosso a tradimento, con il concorso appassionato di centinaia di
militanti delle componenti - almeno di quelle effettivamente presenti sul
territorio - della formazione presentatasi alla manifestazione nazionale del 18
giugno a Roma e confermata, nei propri pilastri politici e ideologici, al
congresso di Napoli e nel successivo programma di Italia Sovrana e Popolare.
Pilastri e programma che per ognuno dei
partecipanti ha costituito un fenomenale, direi storico, passo in avanti,
fondendo le migliori tradizioni del pensiero emancipatore nazionale, sul piano
sociale, economico, culturale ed istituzionale. Un salto di qualità dovuto al
concorso e all’intesa tra pensieri e sentimenti di matrici diverse, ma
complementari. E che richiedevano di essere integrate.
Qualcuno era in deficit, o ritardo, su temi come
l’assalto di èlites ciniche e feroci alla stessa essenza della specie umana,
come evolutasi nei secoli e millenni, tramite la gigantesca operazione di
terrorismo sanitario, climatico, sradicamento di popoli, corruzione del
linguaggio, de-identificazione di individui, comunità, nazioni, perfino generi.
Qualcun altro non era stato sufficientemente
analitico e reattivo rispetto al meccanismo di dominio e sfruttamento delle
classi, come si era andato evolvendo nell’incredibile accelerazione imposta da
detta élite nel corso degli ultimi decenni.
Qualcuno ancora era in ritardo sulla comprensione
degli assetti geopolitici, come manipolati e deformati su torti e ragioni, dal
potere politico-mediatico euro- e americo-centrico e faticava a sottrarsi a
condizionamenti determinati dal rovesciamento della realtà nel suo contrario.
Potrei andare avanti a rilevare carenze o
inadeguatezze, peraltro comprensibili alla luce dell’incredibile potenza
infantilizzante, passivizzante e “stupefacente”, messa in campo da forze
afferenti a ogni settore dell’esistente, come esplicitate nei tre grandi
strumenti del capitalismo finanziario-militarista: gli Stati Uniti, la NATO e
l’UE e, come periodicamente formulato nei convegni trilionari del FEM a Davos.
Per cui la parola d’ordine: fuori da UE, NATO e OMS, l’idra a tre teste a cui
una classe dirigente di inetti e camerieri aveva delegato rispettivamente la
nostra politica economica, quella politica e quella sanitaria.
La consapevolezza di tutto questo, la volontà e la
capacità di reagire e procedere su una via antagonista e alternativa, è
diventato patrimonio di Italia Sovrana e Popolare ed è su questo
patrimonio, come agito nella società, che Italia Sovrana e Popolare, e
non le sue singole componenti, ha acquisito forza, capacità di convinzione,
consenso. Pur nelle difficilissime condizioni, da nodo scorsoio, impostici dal
regime, allo scopo di liquidare quello che l’élite intuisce, in Italia ma anche
in gran parte del mondo, come suo avversario più agguerrito. In parallelo con
le forze geopolitiche del fronte avverso.
Mettere a repentaglio quanto così è felicemente
maturato, non svilupparne le potenzialità programmatiche e organizzative, per
un solipsista e davvero pre-politico senso di patriottismo corporativo, sarebbe
un arretramento antistorico e un torto a quanti si sono generosamente impegnati
in una battaglia della vita.Sarebbe una negazione della fiducia ottenuta da
centinaia di migliaia di cittadini, un fallimento del compito storico che ci si
è venuto imponendo. Sarebbe un tradimento de “l’UNITA’ INDISPENSABILE”.
E ora, se avete un minuto, ascoltate questa:
https://www.youtube.com/watch?v=ZJFF0f8geaE
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