ESTINZIONI
DI MASSA
Muore il giornalismo
e scompare la biodiversità
Chiacchierata su ciò che stiamo perdendo e che dobbiamo
assolutamente recuperare. Ne va di due cose: della verità e della vita.
Sono in procinto, quelli là, di completare l’estinzione, per
via pandemica, chimica, telematica e militare, di una buona fetta di noi.
Intendimento che, tuttavia, gli risulta
un po’ ostativo per via del simultaneo aumento incontrollabile di un’imprevista componente sovrana e
popolare, ostinata e contraria.
Alla riuscita dell’impresa hanno fatto precedere lo
strumento propedeutico dell’assassinio di giornali, radio e televisione,
mantenendone però, per conservarne l’illusione, scintillanti ologrammi, colmi
dei loro rifiuti.
Portandosi avanti col lavoro tramite ecocidio, hanno intanto
fatto sparire dal globo terrestre quattro quinti della vita non umana: due
milioni delle specie conosciute e, negli ultimi cinquant’anni, con intensa accelerazione
dal nuovo millennio in qua, il 70% dei vertebrati.
Su questa ecatombe si innesta oggi l’emendamento, inserito
da FdI nella legge di bilancio (propriamente di sbilancio), che autorizza
quella caccia, che già ha desertificato il territorio nazionale, nei luoghi dai
quali era stata finora, incongruamente, bandita: parchi nazionali, riserve
naturali, piazze pubbliche, giardinetti e, perchè no, parchi giochi dove i
bambin rischiano di soccombere alle cariche di branchi di cinghiali e alle
incursioni in picchjata, tipo Stukas, di gabbiani pedocidi..
Ce lo chiede in diretta l’Europa, dove l’esempio fa testo quanto
l’ordinanza, entrambi a credito di Ursula von der Leyen. La quale baronessa
possidente, vista aggredito il suo allevamento di cavalli, con sacrificio di un
amatissimo pony, da un presunto lupo (mai visto prima in quelle estese pianure),
ha emanato un’ordinanza del tipo “Ce lo chiede l’Europa”. Ha ordinato a
450 milioni di cittadini europei, qualche migliaio di cacciatori e alcune
dozzine di lupI in via di estinzione, che questi ultimi, cattivi come sono, non
meritano più alcun vincolo e vanno fatti fuori a volontà. Magari ne esce anche
qualche preziosa pelliccia da Prima della Scala, o da ricevimento a corte. Ma
anche, per il volgo, per protezione dal freddo determinato dal moralmente
tossico gas russo.
L’altra parte della vita, via via prospera, così così, agonizzante,
estinta, è quella dell’ancora ostinatamente denominata informazione. (una sua
propaggine, peraltro, separatasi in virtù di spontanea partenogenesi,
sopravvive e prospera gagliardamentenella costellazione di piattaforme e canali liberi).
Maturità, vecchiaia, decrepitezza e passaggio a peggior vita
di questa categoria dell’esistente, provo a raccontarli alla fosca luce della
mia esperienza personale. Valida, se non altro, perché lunga quanto la di lei -
dell’informazione - vicenda: quasi un secolo (meno 11).
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