lunedì 20 febbraio 2023

SIRIA, NUN MORO IO !

 

SIRIA, NUN MORO IO !

 

https://youtu.be/fFynSXVEdIs

 

Intervista di Paolo Agrotti, “Rassegna di attualità Storia e Geopolitica”, a Fulvio Grimaldi

 Ho rubato la frase lanciata dal collega bersagliere Enrico Toti (quando non eravamo mercenari della NATO), insieme alla sua stampella, contro gli austriaci e l’ho messa in bocca alla Siria.

 Anzi è la Siria, il suo popolo, che l’ha pronunciata e continua a ripeterla. Lo fa – e non muore -  da almeno 12 anni. Da quando, nel 2011, il mostro d’Occidente le rovesciò contro un diluvio di bombe, tutti i fedifraghi arabi suoi vicini, la potenza NATO del sultano Fratello Musulmano e la più mentecatta e sanguinaria banda di esaltati terroristi che CIA e Mossad, in combutta con i mozzateste del Golfo, siano stati capaci di spurgare dal ventre infetto delle élites.

 


“Nun moro io!” il popolo siriano ce lo avveva intimato anche da molto prima. Almeno da quando i colonialisti francesi e britannici hanno provato a spargere sul Mashreq le membra separate del grande corpo arabo mesopotamico, fulcro di una delle più elevate civiltà che abbiano fertilizzato la Terra: Siria, Iraq, Libano, Palestina..

 

Mal gliene incolse. I frammenti sono rimasti separati, ma sono bastati, ognuno per sé, a ricacciare in gola agli stroncatori del bello e del giusto il proprio rigurgito antistorico.

 

“Nun moro io” è stato la risposta ancora una volta della Siria quando, utilizzando la potenza dell’intruso israeliano, per ben quattro volta, 1948, 1956, 1967, 1973, il colonialismo, ora con punta di diamante rabbinica e minaccia nucleare, si è dovuto fermare davanti a questo scoglio e cuore dell’identità e della resistenza araba. Laica e socialista.

 

Quella frase sono 56 anni che dalla regina degli arabi, la Siria, mi sento ripetere. Da quando la visitai, non vinta, dopo la Guerra dei Sei Giorni, a quando la rividi, inflessibilmente in piedi e vibrante di vita, decennio dopo decennio, sofferenza e insulto do0po sofferenza e insulto,  alta sul passo del  suo cammino, a dispetto di un’aggressione che non si rassegna. Fino all’incredibile martirio che una cosca internazionale di criminali insiste a infliggerle dal 2011 ad oggi. Perché è Siria. Perché è civiltà. Perché è araba.

 


“Nun moro io!”, ora anche nell’immane cataclisma del terremoto, Raddoppiato, decuplicato nella sua letalità dalle sanzioni dei mostri.

 

Mi è arrivato un video dalla Siria abbandonata tra le macerie e le bombe: veterinari siriani che scavano, salvano, curano animali. Cani, gatti, galline. In Turchia, dove i soccorritori dal mondo intero sono come la Grande Armada di Spagna, niente di simile s’è visto. Possibile che siano così spesso gli arabi a farci vergognare?

 


(grazie alla LAV per le immagini)

 


 

 

 

 

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