sabato 7 ottobre 2023

ARABA FENICE IL TUO NOME E’ GAZA


Visione TV “Il Grimaldello”, Rassegna stampa di Enrica Perucchietti con Fulvio Grimaldi

https://www.youtube.com/watch?v=qV6jfpwKmU4

https://youtu.be/qV6jfpwKmU4

Rubo il titolo a un mio docufilm su Gaza per aggiungere alla segnalazione della puntata di “Grimaldello” un commento a quanto sta succedendo nella parte della Palestina che si chiama Gaza.

Sono eventi occorsi dopo la registrazione del “Grimaldello”, dei cui contenuti dirò poche cose dopo.

Premetto che all’esondazione bellica antirussa del manovratore granderesettista sul Colle, reduce non pago dei 78 giorni di bombardamenti e successive sanzioni alla Serbia, da lui mallevati in qualità di vicepremier e di ministro dell’Offesa, dovrebbe seguire un appello alla coerenza dello stesso volenteroso tracimatore costituzionale.

Visto che a Granada, al convegno degli eurovassalli NATO degli USA, ha tamburellato con collerico vigore sul tavolo (non avendo sottomano le teste della fonte di tanta irritazione, quelle di pacifisti e renitenti alla leva pro-Zelensky), sollecitando il sostegno al naziregime di Kiev fino all’ultimo ucraino, l’appello alla coerenza s’impone.

Trattasi di un inesorabile sequitur, imposto dall’imminenza di un ennesimo tentativo di eliminare dalla faccia della Terra due milioni di palestinesi di Gaza (e poi altri 5 in lista d’attesa in Cisgiordania e altrove), stavolta per aver osato ripagare, in proporzione di uno a mille, i genocidari israeliani.

Siamo fiduciosi che entro le prossime ore, cioè prima dell’inizio della “soluzione finale” programmata per i palestinesi di Gaza, il Quirinale emanerà il seguente comunicato: “Il soccorso alla Palestina e, nell’immediato, a Gaza, va mantenuto e potenziato con ogni mezzo, militare, finanziario e umanitario. L’alternativa sarebbe la comparsa di un Hitler sul modello di quanto successo nel 1938-39 e la minaccia di un’invasione israeliana di altri territori vicini”.

Soddisfatti dall’equilibrio e dal senso di giustizia manifestato dal nostro Capo dello Stato, andiamo a vedere cosa, nel contesto, vuol dire araba fenice. Vuol dire cinquemila razzi che, stavolta con precisione ed effetti concreti, la Resistenza è riuscita a lanciare su buona parte del territorio occupato da Israele, provocando danni rilevanti a costruzioni e beni, lo sfondamento tramite ruspa dell’”insuperabile” recinzione che rinchiude i gazesi (perlopiù rifugiati di precedenti pulizie etniche), la cattura di un carro armato nemico, la penetrazione e i combattimenti all’interno del territorio israeliano con conseguente bilancio di decine di morti e di civili e militari catturati.

Abbiamo visto Davide contro Golia in versione di parapendii di combattenti votati all’estremo sacrificio con il loro potenziale esplosivo, avendo di fronte i bombardieri F16 del quarto esercito più potente del mondo, quelli che ogni due per tre polverizzano le abitazioni, le aziende, i campi coltivati, gli ospedali, le scuole, in una minuta striscia di terra che contiene il più alto numero di detenuti del mondo.

Abbiamo visto esercitare un diritto alla difesa di donne, uomini, bambini, cui da 75 anni si vorrebbe negare esistenza di comunità nazionale e sopravvivenza di popolo, nella complicità di un mondo che si dispera e si affanna sugli attraversamenti precari dei mari di genti dallo stesso mondo sradicati e forzati all’esodo e alla perdita di anima e nome. Proprio come i dannati di Gaza.

Tutto questo accade mentre dall’inizio dell’anno, contro un governo con a capo ben tre ministri ultrarazzisti che la Corte Suprema vorrebbe processare (mentre gli imputati vorrebbero eliminare i giudici, il popolo ebraico manifesta in strada a milionate in nome della democrazia. Comprensibile che Hamas abbia sfruttato questo massimo momento di crisi del regime per lanciare un’offensiva senza precedenti. Comprensibile che Netaniahu e camerati puntino alla guerra totale per deflettere l’attenzione dalla questione di legittimità e ritrovare l’unità nazionale nella solita mistificazione della minaccia palestinese.

Tutto questo accade in un giorno che succede a nove mesi di ininterrotto regolamento di conti da parte dei “giusti” ed eletti - polizia, esercito, coloni – nei confronti degli ingiusti, terroristi, abusivi e indebiti occupanti di un territorio che si arrogano di pretendere loro per nascita e origine storica. Mesi di assalti, dileggi, imbrattamenti, pestaggi, dissacrazioni di templi della “superstizione” – Al Aqsa - da parte di fedeli dell’”unica vera religione”, bravi emuli di certe squadre di giusti che da noi, nei primi anni venti del secolo scorso, introducevano una nuova era di civiltà. Con l’esito che sappiamo poi riservato, ad Auschwitz, ai genitori e progenitori dei giusti che vanno rifacendosene a Gaza e in Cisgiordania. Ops, in Giudea e Samaria.

Già iniziano a echeggiare gli ululati di indignazione sui terroristi che mettono in discussione il diritto di Israele, a difendersi. Diritto che spetta all’invasore, occupante, escludente, repressore, non certamente a chi è stato invaso, occupato, escluso, represso, in buona misura eliminato. Oggi le cose nel mondo devono andare così.

E’ il dato che ci deriva dall’essere noi dalla parte dello schieramento democratico e tutti gli altri nella notte della violenza, del terrorismo, del razzismo e dell’autocrazia. Ma da Gaza si è levata in volo l’araba fenice. Che a Mattarella piaccia o no.

 

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