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Barbara Tampieri di Orizzonti degli Eventi intervista
Fulvio Grimaldi
Pirati e assassini di massa come sempre saranno pure
riusciti, violando la sovranità di uno Stato membro dell’ONU, nel compiacimento
del banditismo istituzionale occidentale, a uccidere a Beirut Saleh al Arouri,
numero due dell’Ufficio Politico di Hamas e organizzatore della Resistenza in
Cisgiordania. Ammazzando 250 palestinesi a Gaza nelle ultime 24 ore avranno
anche superato la cifra di 23.000 civili ammazzati, bottino etnico arricchito
da 9.000 bambini. Magari hanno polverizzate le case di oltre un milione di
persone. Continuano a bombardare il Libano (ma lì le beccano) e la Siria.
Stanno impegnandosi, come da 80 anni in tutta la Palestina, a cancellare dalla
faccia della Terra e dall’anima della Palestina l’intero suo patrimonio storico
e retaggio culturale: siti archeologici, chiese protocristiane, moschee
medievali, musei monumenti (pratica consueta di entità deculturizzate, deidentizzate,
mescolate artificialmente e omologate unicamente dal comune rifarsi a una fede
nella propria superiorità su tutti, riconosciutagli da una leggenda di qualche
millennio fa).
Ladri, rapinatori, scippatori (ora in Cisgiordania l’esercito
è arrivato a scassinare i bancomat e a svuotare i depositi) grasssatori, predatori,
frodatori, gabbamondo, hanno perfezionato il tasso di una criminalità fattasi,
se non nazione, Stato. Lavando cervelli fin dalle elementari, hanno ridotto il
loro popolo a guardarsi l’ombelico mentre tutt’intorno si ammazza e si muore
peggio che in 2000 anni di storia. Dicono di avere ottenuto la licenza, se non
da Javeh, di certo da Wall Street, di clonare all’infinito Jack lo Squartatore.
Potranno pure credere che tutto questo passi nell’impunità-immunità
concessagli a gratis dalla sedicente “comunità internazionale” e rispettivo, armatissimo,
azionista di maggioranza al 90%. Che la narcosi impartita a genti, popoli, individui
a forza di vittimismi olocaustici e razzismi arabofobici, riesca a tenere
incatenata l’intelligenza e l’etica alla solidarietà, o quanto meno passività,
verso carnefici ontologici, che si fanno passare per vittime scarificali
ontologiche.
Ma si illudono. Lo specchio della rappresentazione del corpo
marcio in vesti sfolgoranti si è rotto (Ricordate l’imperatore di Andersen?), è
stato rotto a partire dalla rivoluzione del 7 ottobre, appena fuori Gaza, in
cui si sono riconosciuti i poveri, persone, popoli, etnie. Non hanno retto l’enorme
False Flag e le successive Fake News messe in campo, con tutta la potenza del fosforo
bianco televisivo, delle bombe a grappolo mediatiche, dell’ uranio impoverito istituzionale,
dai tutor e dalle salmerie della distopia sionista, per rovesciare nel suo
contrario quanto è successo quel giorno..
Cinque brigate israeliane, tra cui quella d’èlite “Golani”,
decimata, hanno dovuto essere ritirate da Gaza a seguito delle perdite subite dal
“quarto o quinti esercito del mondo” che in quasi tre mesi non è riuscito a
occupare e sgomberare una striscia lunga 40 km e larga 10. Facile colpire con
le bombe assembramenti inermi dove 4000 persone formicolano su un km2 (in
Europa 115 per km2). Più difficil tener testa, dopo aver avuto a che fare per
decenni solo con ragazzini lanciatori di pietre, a talpe che hanno una motivazione
che sta alla tua come un uragano sta al ponentino. Del resto due volte Hezbollah,
una milizia contadini, ha cacciato a pedate l’invasore.
Chiedetelo ai 470.000 israeliani che hanno lasciato il paese
dal 7 ottobre, al milione che se ne è andato in USA, Canada, Australia negli
ultimi quattro lustri, ai 20.000 scappati in Germania. Chiedetelo ai riservisti
cinquantenni richiamati dalle loro botteghe, dai loro studi di avvocato, dalle
loro fattorie di avocado. E oggi chiedetelo perfino ai sudditi del regime che
non vedono l’ora di togliersi dai piedi il Sinedrio di Netaniahu. Un caudillo
che li sbeffeggia quando gli chiedono di smetterla e di far liberare i padri,
fratelli, le nonne, i nipoti ostaggi a Gaza. E fuori dai reticolati che
proteggono Israele vogliono invece rientrare, costi quel che costi, almeno 5
milioni di palestinesi cacciati, che farebbero, oltre 12 milioni di palestinesi
a casa loro rispetto ai 7,5 milioni di ebrei in casa altrui. Gli uni, tutti
dalla stessa terra da millenni con la stessa lingua, religione, tradizione,
cultura, progetto. Gli altri arrivati ieri, con idiomi diversi, paesi diversi,
terre diverse, etnie diverse (altro che semiti), con in comune soltanto la
confessione e l’idea di valere di più per grazie del Signore.
Quattro Houthi scalzi dello Yemen, scampati a otto anni di
sterminio USA-Saudia con l’immancabile mercenariato ISIS, e che si sono ripresi
il loro paese, bloccando il Mar Rosso hanno mandato in crisi commerci e
profitti globali e soprattutto di Israele, visto come causa del trambusto.
80.000 israeliani vicini al Libano e sotto tiro Hezbollah, evacuati in alberghi
e soluzioni varie, non sanno quando, e se mai, rientreranno a casa e costano un
botto a Tel Aviv. Come gli costa la scomparsa del turismo, voce fondamentale
del PIL, e la perplessità di investitori cui non piace alienare le simpatie di
153 paesi, contro 10, che hanno votato contro Israele e gli USA quando si è
trattato di interrompere la mattanza dei Gazawi.
E poi ci sono I BRICS, quelli che vantano il PIL più forte e
la popolazione più numerosa del pianeta. Erano cinque, sono già 11,
diventeranno 40. Bye bye Zio Sam.
Grazie combattenti di Hamas. Grazie Gaza che, pur
martirizzata, stai al 75% con i tuoi partigiani.
Per cui, non solo vittime, anche vincitori.
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