BYOBLU-MONDOCANE 3/24. In onda domenica 21.30. Repliche,
salvo modifiche, lunedì 9.30, martedì 11.00, mercoledì 22.30, giovedì 10.00,
sabato 16.30, domenica 09.00.
I bizantini dell’ultimo disfacimento ci fanno un baffo, la
Chicago di Al Capone ci fa un baffo, Luigi XVI e la Marie Antoinette delle
brioche ci fanno un baffo. Perfino il buffone artigliato nella corte
dell’imperatore, Zelensky, che si vende le nostre armi alla malavita
internazionale organizzata e che si mette in tasca i soldi destinati alle
trincee di difesa, ci fa un baffo. Noi abbiamo bande di malfattori e grassatori
da un capo all’altro della penisola, dal Piemonte alla Puglia e alla Sicilia,
passando per tutte le regioni.
Dove stanno? Ma basta guardare tra i tavoli da gioco di
Montecarlo o Las Vegas, in qualche panfilo tracimante di mignotte, in qualche
hotel da 1000 euro a notte, nello studio di qualche governatore.
Palestinesi vittime? Non solo. Per una ventina d’anni, il
mondo delle conoscenze e coscienze si era messo nella comoda e rassegnata
posizione della considerazione dei palestinesi come vittime. Strutturali,
definitive. Un po’ come quelle che ora ci vogliono rifilare (mentre invece
stanno viaggiando sulla cresta dell’onda), coloro che manipolano le cose in
termini di omofobi, transfobi, bifobi (???) e, a seguire, fluidofobi,
migrantofobi,, melonofobi e andare.
Insomma, i palestinesi vittime era
un dato di fatto nel quale Israele si crogiolava insieme a tutta la comunità di
supporto, la quale poteva così continuare indisturbata a darsi da fare appresso
ai propri interessi, questi sì umanofobi, geopolitici e geofinanziari, come
esplicitati a Davos dal maestro Yuval Harari, storico e filosofo. Quanto a noi umani, invece, potevamo
accarezzare la nostra coscienza turbata esprimendo solidarietà morale e perfino
con un po’ di giudiziosa, magari equidistante, solidarietà politica, sempre al
riparo dall’onta dell’antisemitismo.
Ora molti di noi sono rimasti spiazzati. A
dispetto della camera iperbarica in cui la cianfrusaglia politico-mediatica di
corte va occultandole, sono diventate evidenti le vittorie dei palestinesi.
Vittorie sul piano etico e nel confronto tra le rispettive credibilità di
carnefici e “vittime”, ma anche e soprattutto su quello militare, che hanno
prosciugato la tiepida consolazione del compianto delle vittime. Abbiamo a che
fare con dei combattenti. E anche se le notizie e le immagini di una guerra tra
due contendenti, che circolano in trequarti del pianeta vanno a sbattere contro
la muraglia di mistificazioni, silenzi e falsità eretta dalla suddetta
cianfrusaglia, la forza dei fatti si impone.
E dice: sono otto mesi che il quinto o sesto
esercito del mondo non riesce a controllare, né a nord, né a sud, né al centro,
una striscia apparentemente quasi solo popolata da milioni di donne e bambini,
con la componente maschile, terrorista, rintanata in cunicoli sottoterra; sono
otto mesi che non si riesce a cavare un solo ostaggio da quei buchi; sono otto
mesi che gli ospedali e cimiteri dello Stato fuorilegge si riempiono di
centinaia di corpi in divisa IDF; e sono otto mesi che, nonostante si sia bombardato
ogni centimetro quadrato di una striscia di 40 x 10km, non si è venuti a capo
di nulla, se non del totale discredito di quella che era celebrata come “unica
democrazia del Medioriente”.
Questo è lo Stato delle cose. Ricordate “La
Notte di San Lorenzo” dei Fratelli Taviani? Là dove, dalle spighe di grano
dei campi, tra le quali si erano rifugiate le vittime della barbarie fascista,
sorsero, possenti e invincibili, contadini non più in fuga, ma combattenti dalle
sembianze di Achille. Combattenti della civiltà. Questo è lo stato delle cose. Asciuga
le lacrime che ininterrottamente si rinnovano grazie alle immagini inviateci da
ragazzi palestinesi, improvvisati, ma irriducibili cronisti e storici di
accadimenti che vanno cambiando il mondo. Quelli che Jack lo squartatore, con
la Menora fatta mannaia, non è riuscito a frantumare assieme alle loro famiglie
(160 i giornalisti uccisi a Gaza).
Sono stato ancora una volta alla trasmissione radiofonica
“La Zanzara”, quella di Radio24, condotta da Giuseppe Cruciani che esibisce
l’attrazione David Parenzo come un imbonitore da baraccone esibirebbe la donna
barbuta, o l’omone con la proboscide. Dice: perché ci vai. Ma perché non c’è
niente di più divertente e rivelatore che vedere questi Stanlio e Ollio da
Suburra perdere le staffe e spogliarsi di quegli attributi professionali, che
mandanti ottusi gli attribuiscono, appena confrontati con una sola parola di
verità.
L’altra volta ho visto un Parenzo, animato dalle pere
criptodemenziali iniettategli da Cruciani, andare in tilt e urlare sei o sette
volte, a occhi desorbitati e braccia allargate, “gli abbiamo fatto un culo
così, gli abbiamo fatto un culo così…” L’invasato intendeva seppellire ogni
mia eventuale argomentazione su fatti di Palestina, con l’esaltazione degli
allora 35mila civili palestinesi ammazzati dai suoi editori di riferimento.
Palestinesi sterminati, chiuso. Capite bene che, per illustrare al pubblico le
qualità professionali e morali del soggettone ringhiante, bastava lui.
Assolutamente. Non vi pare giusto che io, ogni tanto, accolgo l’invito,
incosciente, de La Zanzara?
Di La Zanzare non c’è di peggio che coloro che ancora stanno
rannicchiati tra le pieghe del Tallìt (vedi la Torah) del sedicente, ma
scadutissimo, presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, Mahmud Abbas (Abu
Mazen). Cacciato da Arafat, riemerso dopo la scomparsa di costui, alzato da una
cricca di corrotti, arricchitisi con sovvenzioni estere, stufi di ogni
resistenza, al rango di presidente, sconfessato dalle ultime elezioni tenute
nella Palestina occupata e stravinte da Hamas (2006), commensale regolare di
ogni premier israeliano distintosi come stragista di palestinesi, da Olmert a
Netaniahu, organizzatore di una guardia pretoriana che prende ordini
dall’esercito coloniale e dai Servizi e li esegue schiacciando ogni singulto di
resistenza in Cisgiordania, ha dato per la seconda volta il meglio di sé in
questi giorni. Ha di nuovo attribuito ad Hamas la responsabilità, la colpa, di
ogni sofferenza inflitta ai palestinesi.
Settimane fa, Abu Mazen aveva cercato di tagliare le gambe
alla lotta di popolo a Gaza e in Cisgiordania, sia attaccando con i suoi
poliziotti i partigiani a Jenin, Nablus, e Tulkarem, sia offfrendo allo Stato
abusivo genocida l’avallo della mostruosa bufala del “terrorismo di Hamas,
autore del massacro del 7 ottobre”. Ora, apertosi lo spiraglio USA per una
partecipazione di una “ANP rivitalizzata” al progettato condominio coloniale
arabo-israelo-statunitense a Gaza, ha rinnovato il suo soffietto ai genocidi e
contro Hamas.
Con un popolo che in toto si riconosce nella sua avanguardia
in lotta, nel momento in cui un intero mondo sta individuando nel genocidio dei
palestinesi la sollecitazione e la ragione per rovesciare l’incantesimo del
“Bene” d’Occidente e le ragioni del sionismo nel loro contrario, questo
sciagurato Quisling, ci mette del suo per sopravvivere, col suo destino
speculare a quello del malfattore Netaniahu. Due figure abiette e tragiche,
rantolanti alla maniera dei vampiri in procinto di essicazione. E c’è chi, da
noi, mimetizzato dall’identità palestinese, o da una qualche kefiah, si fa
ripetitore di tanta vergogna.
A questi contrapponiamo quanto di meglio è emerso da quei
famosi campi di grano nella notte di San Lorenzo. Oggi quegli eroi achei sono Gabriele
Rubini (Chef Rubio),un vanto del paese, e Robert Fico, premier e vanto della
Slovacchia liberata. Due combattenti, colpiti dalle riconoscibilissime mani
manovrate dallo stesso mandante. Sempre lui. Quello di ogni guerra, ogni colpo
di Stato, ogni strage mafiosa o terrorista, ogni rivoluzione colorata, ogni
ruberia, ogni complotto, ogni fascismo in tutte le sue forme. Al comando in
Occidente da sempre.
C’è dell’altro nella puntata. Occhio all’inchiesta della
CNN, nientemeno, sui campi della tortura israeliani nel Negev e in
Cisgiordania. Non la troverete, neanche in un trafiletto della stampa del
servizio latrine reali. Quando perfino per la maggiore emittente amerikana il
troppo è troppo, siamo a buon punto.
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