“Spunti di riflessione” Paolo Arigotti intervista Fulvio Grimaldi per il “Ringhio del bassotto”
https://youtu.be/DOWNcA7aPOY?si=jdurHlQzsou0xrXj
Dove si parte dall’abbattimento dell’elicottero
del presidente Iraniano, Ibrahim Raisi, e si finisce nella lunga storia del
terrorismo da me raccontato dalle bombe su Napoli del 1942, alle rivoltellate
ai manifestanti del ’68-‘77, ai missili su Gaza del 2024, passando per
l’equiparazione, all’Aja, di carnefici e vittime e all’allentamento, a Londra,
del cappio al collo di tutti noi per interposto Julian Assange.
Ma ripartiamo da Ibrahim Raisi, finito in un
recesso montano boscoso, buio di nebbia e pioggia, al termine di un attentato
terroristico reso chiaro come un mezzogiorno d’agosto da fatti e ragionamenti.
Prima i ragionamenti. Chi fa questo tipo di
guerra, dove si occulta la mano, ma si fa vedere quel tanto di mignolo da far
capire il mittente del messaggio? Chi fa saltare i gasdotti inopportuni, la
figlia di filosofi irritanti, i blogger russi sconvenienti, i generali dei
Pasdaran dei quali hai tanta paura, gli scienziati iraniani che si occupano di
nucleare civile, tutti i veri e non veri autori del rapimento degli atleti
israeliani a Monaco, la maggior parte delle vittime del 7 ottobre nel nome di
“Hannibal”, chI inventa, recluta, addestra, finanzia e manda a fare sfracelli
gli invasati dell’ISIS e chi ne cura i feriti nelle cliniche sul Golan
occupato? Potrei riempire un rotolo del Mar Morto con la lista di questo tipo
di azioni che partono dal 1948, ma il cui padre e padrino vanta un album di
ricordi lungo almeno tre secoli.
Il terrorismo è storicamente, ontologicamente
ed escatologicamente tutto loro. Tutto.
Ma veniamo ai fatti. Un funzionario israeliano
pubblica la notizia che l’elicottero di Raisi è precipitato un’ora prima che il
fatto sia avvenuto. Un funzionario israeliano che ha voluto restare anonimo, ha
dichiarato che Israele non c’entra- Dunque: la gallina che canta è perlopiù
quella ha fatto l’uovo e, quanto al secondo comunicato: la sanno lunga i
latini: Excusatio non petita, accusatio manifesta. Così tutti sanno che
Israele, Stato strutturalmente fuorilegge, che compie genocidi e a chi protesta
fa saltare l’ambasciata, ha fatto il colpaccio.
C’erano tre elicotteri della spedizione del
presidente Raisi e del ministro degli esteri Amir-Abdollahian. Due sono arrivati a destinazione. Quello
con i due statisti no. Venivano da un incontro con il presidente Ilham Aliyev,
dell’omonima dinastia, dittatore dal 2003, proconsole degli USA e di Israele in
Caucaso. Grazie alle armi per 10 miliardi ottenuti da Israele e a una flotta di
droni israeliani, ha potuto attaccare e sfasciare il Nagorno Karabakh armeno.
In compenso fornisce all’obbrobrio sionista la maggior parte del suo petrolio.
Al confine,
sudest per l’Azerbaijan, nordest per l’Iran, sorvolato dall’elicottero di
Raisi, è situata, ospitata da Aliyev, una base del Mossad, dotata delle più
avanzate strumentazioni per sorvegliare quanto accade in Iran.
Pur trovandosi
in condizioni meteorologiche pesantemente avverse, che avrebbero imposto un
atterraggio d’emergenza su terreno ignoto, quindi nella prospettiva di ottenere
immediati aiuti, l’equipaggio dell’elicottero non ha lanciato nessun Mayday,
nessun SOS, nessuna comunicazione di alcun genere e, soprattutto, non si è
attivato il Radiofaro, le cui comunicazioni scattano al primo segno di allarme.
L’evento che ha
fatto precipitare il velivolo è stato improvviso, imprevisto, subitaneo. Del
tutto riferibile a un’esplosione.
Fate voi. Gli
iraniani non trarranno ufficialmente le conseguenze da questo concorso di
indizi (molti di più di quanti occorrevano ad Agatha Christie per arrivare alla
sua prova) Li costringerebbe a una risposta, o, del tipo di quella con successo
inflitta a Israele, a tre sue basi militari, dopo lo sventramento
dell’ambasciata a Damasco; o di tipo terroristico. Di cui, però non sono né
pratici, né praticanti. Né loro, né i loro alleati e amici, né tutto il resto
del cosiddetto Sud Globale. Il terrorismo è squisita esclusiva occidentale. Fin
dalle Crociate, quando Riccardo Cuor di Leone passava a fil di spada tutti gli
abitanti di San Giovanni d’Acri e il Saladino, riconquistata la città, non
torse capello a nessuno.
Che ne dite che
l’ennesima High Court inglese ha accettato l’appello di Julian Assange e ora si
tirerà avanti un altro po’ con lo stillicidio cinese della goccia sulla libertà
di stampa, salvando la faccia e oscurando quella di Assange, fino a farla
diventare nera da necrosi?
Hanno detto che
le autorità statunitensi non hanno fornito, l’assicurazione che per il
giornalista australiano varrà il “Primo Emendamento”, quello che garantisce la
libertà di parola, di stampa, di opinione. Dicono, a Washington, che
quell’emendamento vale solo per i cittadini USA. Comunque sia, è la
sollevazione in tutto il mondo contro il silenziamento, l’incarcerazione, dopo
il tentativo CIA di assassinio, di Julian Assange e, con lui, di chiunque
racconti le cose fuori dai binari tracciati dai poteri, che ha costretto questa
masnada di terroristi giudiziari di traccheggiare ancora. Tocca insistere. Ne
va del pensiero libero e della lingua non mozzata.
Karim Khan,
procuratore ha chiesto l’arresto, per crimini di guerra e contro l’umanità, di
Benjamin Netaniahu Yoav Gallant. Premier e ministro della Difesa dello Stato
sionista, criminale fin dalla sua progettazione, fondazione, conduzione. Ma
anche dei palestinesi di Hamas, Yahya Sinwar, Mohammed Deif e Ismail Haniyeh.
Tutti sullo stesso piano, con le stesse imputazioni. Decideranno tre giudici
che esamineranno la richiesta. Poliziotti che eseguirebbero l’ordine di cattura
non ce ne sono.
L’equiparazione
tra i due con la stella di Davide, sostenuti dalla potenza militare, economica,
finanziaria e, ahimè, culturale atlantista mondiale, e i tre di Gaza sostenuti
neanche più dall’UNRWA, è davvero immaginifica.
Da un lato,
quello dei terroristi, chi conculca da ottant’anni la terra, i beni, le case, i
corpi, le vite, i diritti di un popolo, millennario titolare di quella terra,
dopo averne cacciato nel vuoto metà. Chi incarcera senza processo e tortura,
chi distrugge gli strumenti basilari per la sopravvivenza, case, habitat, fonti
e falde, coltivi, ulivi, luce, energia, cultura, formazione, scambi con il
mondo. Chi scende da enormi e orrendi nuovi insediamenti, che devastano
ambiente e storia, per rapire, rapinare, incendiare, bastonare, ferire,
uccidere, distruggere impunito.
Chi a Gaza assalta
una popolazione inerme, povera, rinchiusa, assediata, privata di tutto, una
volta, due volte, sei volte, un’ultima volta definitiva per farla sparire dalla
faccia della Terra, scagliando su bambini, donne, inermi quanto di più perfetto
sia stato inventato per compiere genocidi, soluzioni finali, olocausti. Chi
viola ogni legge e convenzione di guerra attaccando ospedali e sedi umanitarie
e ONU, uccidendo medici e pazienti, seppellendoli a centinaia in fosse comuni
dopo averne prelevato gli organi.
Chi ha
incendiato e raso al suolo centinaia di centri abitati palestinesi per
insediarvi colonie di immigrati da ogni parte del mondo con nessun diritto o
legame con quella terra. Chi ha ucciso più bambini e donne di qualsiasi forza
aggressiva e occupante nella storia del mondo. Chi a Gaza ha ucciso oltre 100
giornalisti e più di 250 operatori umanitari.
Chi nei suoi
centri di detenzione in Cisgiordania e nel Negev tortura sistematicamente i
prigionieri come documentato dall’emittente statunitense CNN sulla base di
testimonianze di medici israeliani attivi in quei luoghi e di detenuti
palestrinesi rilasciati. Chi nel corso dell’occupazione dal 1967 ha
imprigionato o preso in ostaggio più di 750.000 palestinesi, con migliaia
detenuti senza processo per anni.
Chi è protetto
da una muraglia più che cinese di pregiudizi positivi fondati su vittimismo da
Shoah e da presunto antisemitismo, e presunti valori democratici ineguagliati
nella regione.
Dall’altro lato,
chi si è difeso a termini dello statuto dell’ONU e del diritto di guerra che
alle lotte di liberazione consente l’utilizzo di ogni mezzo di resistenza.
Il tribunale
dell’Aja può fare le equiparazioni che vuole. Il mondo sa assegnare vizi e
virtù. Lo Stato Sionista è moralmente e politicamente morto.
Qualche spazio
nell’intervista è riservato a una panoramica sul mio libro “Uno sguardo
dal Fronte”, a cura di Leonardo Rosi, uscito in questi giorni e che
verrà presentato al Teatro Flavio, Roma, sabato 1.giugno, dalle 17.00.
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