“Spunti di riflessione” Per “Il ringhio del bassotto” Paolo Arigotti intervista Fulvio Grimaldi
https://www.youtube.com/watch?v=gTjY4N0awMU
Hanno sparato a Trump e poi si sono premurati di uccidere il
presunto sparatore. Non parlerà più. Cose già viste. Solo che Kennedy è morto e
con Trump hanno toppato. Anzi, gli hanno garantito la vittoria. Sempre che non
ci riprovino. Ma partiamo da dove i mandanti si erano riuniti.
Vi hanno riferito tutto sulla consorteria del culto della
morte convocata a Washington per celebrare 75 anni di tentativi di divorare questo
pianeta, finendo per essere anche gli esecutori testamentari di quanto ne
resterà una volta finished the job.
“Finish the job”, finire il lavoro, è la minaccia che
il comander in chief rantola nel suo deliquio senile ai cartonati che si
sono presentati a una cerimonia che, per una setta di tal fatta, non poteva non
essere di natura funeraria.
Questione: funerale di chi? Loro o nostro? Degli esecutori
di Hiroshima e Nagasaki e dei successivi circa 50 milioni di vittime delle
guerre USA-NATO. O di chi si ostina a sopravvivere?
Quando scrivo che vi hanno riferito tutto, ovviamente mi
riferisco al colore, al gossip, alle facezie, ai bacini sul capino di Giorgina
del vecchio allampanato che pensava di avere a che fare col suo solito gelato.
Et similia della buona pratica giornalistica dei nostri inviati, sempre pronti
ad andare fino in fondo (nel senso del termine). Tutti improntati a mercimonio
e pornografia orwelliana, per cui è salvifico per la pace incrementare con armi
e denaro, sottratti alla sopravvivenza dell’umano comune, la macelleria ucraina
o palestinese e prefigurarne altre in zona indopacifica. Siamo, o non siamo le
democrazie dei diritti umani e quegli altri il contrario?
E allora non vogliamo festeggiare con sagre popolari e
sfilate di alte uniformi la trovata di regime che fa uscire 40 miliardi di euro
dalle nostre tasche, in aggiunta ai miliardi già estratti, e fa entrare missili
a lunga gittata e cacciabombardieri F15-16
in Germania e Italia, tanto da consolidare il nostro ruolo di bersagli
ottimali per l’inevitabile ritorsione di una Russia attaccata? Finiti intanto
poveri in canna, avremo modo di mettere all’asta anche le mutande per far
comprare ai nostri governi quanto occorre per sostituire i doni a Zelensky e
far scoppiare i forzieri di Leonardo, Lockheed Martin, Raytheon, Rheinmetall e
McDonnell-Douglas.
Truman? Che c’entra? C’entra come il capo del filo che tengo
in mano c’entra con l’altro capo che, srotolatosi dal rocchetto, va
serpeggiando per le trincee ucraine, o guida la bomba da 99° kg americana
sull’ultimo paziente ancora respirante nell’ospedale di Al Shifa.
Loro pretendono che tutto sia iniziato quando il primo
scarpone russo ha calpestato la terra ucraina, o quando i palestinesi, il 7
ottobre, si sarebbero messi a stuprare e decapitare civili inermi nei Kibbutzim
dell’unica democrazia del Medioriente (di questa balla, però, mal gliene
incolse: glie l’hanno disintegrata gli stessi media e comandi israeliani).
Cosa voglio dire? Che quanto vogliono innestare
nell’immaginario collettivo è che la NATO, ontologicamente difensiva, si occupa
di noi e del mondo solo a partire da quando si è trattato di correre in
soccorso a un povero paese aggredito. Operazione benefica quanto quelle su cui
qualche fissato dei ricordi si ostina a rivangare. Che so, la Serbia, l’Iraq,
la Libia…….
Ragazzi, quando non uniamo i puntini, a partire dal capo del
filo e ci facciamo sfuggire il contesto, il prima, il durante e il possibile
dopo, restiamo alla mercè dei rifacitori di cronaca di cui sopra. Quelli che
partono dal 7 ottobre, dal 22 febbraio, dall’11 settembre e dietro nebbia. E
visto che funziona, vanno allargandosi anche alla Storia, quella con la S maiuscola.
E ci ammaestrano che, un paio di secoli fa, chi aveva ragione erano Pio IX,
sterminatore del popolo romano schieratosi con la Repubblica e Ferdinando II,
il Borbone, macellaio dell’intellighenzia napoletana e dei contadini siciliani.
Grazie alla quale considerazione lisciano il pelo agli imitatori contemporanei
dell’Autonomia Differenziata e del Premierato.
Per capire di cos’è e perchè la NATO c’è da considerare il
cambio di paradigma verificatosi nel
cuore dell’Impero alla dipartita di Roosevelt e alla presa di potere dei
fanatici della “nazione speciale”, ispirati dal revanscismo colonialista
britannico, con Churchill, ahinoi, ancora in vita e a dare le carte per il
lancio della Guerra Fredda, concetto abbastanza estraneo al vecchio e
cardiopatico Franklin Delano.
E fu la mega-intimidazione terroristica all’URSS e
all’universo mondo dei criminali caputmundi.
E da noi e nelle altre marche imperiali a contatto col
nemico fu Gladio, poi istituzionalizzato ed espanso ai quattro punti cardinali,
messo in ghingheri come NATO. Non tanto e non solo per intralciare l’avanzata
dell’Armata Rossa, che nessun presidente o cittadino russo s’è mai sognata.
Quanto per far vincere ed espandere e dominare incontrastata la “mano
invisibile del mercato”.
C’era e avanzava il socialismo, spesso di pari passo con la
liberazione dal colonialismo. Il Capitale vedeva minacciata di amputazione la
famigerata “mano invisibile”. Occorreva un “pugno invisibile” a garanzia della
presa di quella mano. Da lì, e non perché i cosacchi minacciavano di
abbeverarsi in San Pietro, Gladio e, nell’evoluzione di questo strumento di
controllo – stragi – assassinii – complotti – corruzione – la NATO. Cioè pugno
invisibile per la formazione della classe dirigente, l’occupazione del
territorio (120 basi in Italia), l’eliminazione di ogni ostacolo al dispiegarsi
capillarmente, in termini di operatività mafiosa, della “mano invisibile del
mercato”.
Oggi quelle mani e pugni invisibili hanno potuto
permettersi, grazie anche alla sostanziale evanescenza dell’opzione di una reale
equità sociale e con il riscatto delle classi subalterne rinviato sine die, l’abbandono
dell’invisibilità e l’affermazione prepotente sul proscenio dei propri
visibilissimi forza e arbitrio. L’invisibilità consentiva l’illusione e
l’inganno, il bla bla su democrazia, diritti umani, autocrazie da abbattere,
popoli da liberare da dittatori, donne da riscattare….Ora, sistemate un po’ di
increspature con strumenti come la pandemia, si va giù di piatto.
E la NATO è partita alla guerra aperta e scoperta al mondo.
E uno che, pur ligio ai poteri fortissimi della rete finanziario-sionista,
aveva qualche riserva sugli esiti positivi, interni e geopolitici, di un
assalto frontale al gigante euroasiatico, anche alla luce del fatto che con i
BRICS lo schieramento dell’armageddon andava perdendo pezzi, non poteva che
essere o ammanettato da giudici di partito, o sparato come Kennedy (tenendo
conto delle debite differenze).
Trump è quello che ha fatto ammazzare Kassem Soleimani, ha
voluto spostare la capitale dello Stato coloniale a Gerusalemme, ha sfasciato
il trattato nucleare con l’Iran, ce l’ha a morte con la Cina, ma aveva rimesso
in piedi un apparato produttivo statunitense, gli fa schifo Zelensky e tutta la mattanza a
risultato zero in Ucraina. Con Putin non lo fa squartare dai pitbull, ma ci ragiona.
E’ poco, è molto? Fate voi. A suo vantaggio gioca che i peggio dei peggio, in
Occidente, lo vogliono far fuori.
Ci sarà la guerra civile negli USA? In ogni caso non farà
bene né agli USA, né alla NATO e tutto quello che mette in crisi questo bicefalo
Golem, tutto sommato,è occasione per tirare il fiato. Dipende da chi la vince.
Per come è andata oggi, con un proiettile che gli ha sfiorato la tempia (dunque
niente auto-attentato) e lui che subito si rialza, leva il pugno e dice “combattete”,
per gli altri non dovrebbe esserci partita. Ma se prevalgono i neocon, gli Obama
e i Clinton (nel senso di Hillary, vera carta di riserva nel rincoglionimento
di Biden) ripescati dagli abissi purulenti a metà tra settimo e ottavo cerchio (Divina
Commedia-Inferno), siamo tutti fottuti.
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