venerdì 26 luglio 2024

Baracconate olimpiche, baracconate elettorali TRA PESSIMO E MENO PESSIMO

 


https://youtu.be/_rwRxdzobCg

Credere che i Giochi di Parigi siano sport, o che le elezioni USA siano democrazia, è come credere che un ombrello sia un paracadute.

 

Dove si parla dell’oscenità di Giochi Olimpici di cui il capintesta, manutengolo dei predatori bancari occidentali e accanito guerrafondaio, dice che sarebbero di pace e fratellanza, mentre sono di esclusione dei giusti (russi e bielorussi) e di inclusione dei genocidi (Israele e USA, con contorno di caporali NATO bravi a saltare in alto).

Olimpiadi custodite da quasi centomila tra militari e poliziotti, anche di altri paesi, a sottolineare il comune intento di militarizzazione, che si pretendono garanti della sicurezza di sportivi e pubblico, mentre garantiscono solo la gentrificazione della metropoli contro l’ennesima sollevazione del popolo francese. Una periferia di poveri, immigrati, precari, emarginati, stabilizzati da generazioni, dove il metro quadrato costa all’improvviso 7.000 euro e impone una transumanza di milioni verso il nulla.

E abbiamo udito la retorica di Sergio Mattarella ornare di allori e incensi anche questo, a poche settimane dell’analoga liturgia per il vertice NATO del ritorno in Europa dei missili di media e lunga gittata contro la Russia. Missili che - ricordate Comiso? - cacciammo quarant’ani fa e che ora ci rendono bersaglio di legittime rappresaglie. Crosetto, ricevuto con tutti gli onori e tutte le erezioni a stellette, la principale forza d’attacco NATO a Solbiate Olona, in aggiunta al più vasto arsenale USA a Camp Darby, a 200 atomiche testè ammodernate e ad altre 120 basi USA-NATO, non ha pace finchè i missili INF non siano piazzati anche nei cortili di casa nostra.

Quello che è successo giorni fa al Congresso riunito deve aver fatto impallidire d’invidia Torquemada, Gengis Khan, il Churchill delle centinaia di migliaia di inceneriti dal suo fosforo nelle città irachene e tedesche, Filippo II e il Concilio di Trento per la notte di San Bartolomeo (da cui scampò un mio antenato), qualsiasi killer seriale della Storia e perfino tutto il Reichstag riunito attorno al suo Fuhrer. Cosa è successo? Un abominio peggiore di tutti: Centinaia di potenziali (would be, dicono in inglese) assassini, che inneggiano in piedi, con standing ovation, al Sicarius Maximus, Benjamin Netaniahu. Volevate un’epitome dei nostri tempi d’Occidente? Eccola qua.

Ma fuori c’erano gli esseri umani. A migliaia, con migliaia di bandiere palestinesi. Assediavano il megakiller e i would be killer. E dentro al congresso c’era una parlamentare con cartello “Netaniahu criminale””. Una sola. In rappresentanza di milioni e della Palestina invicta. Dove si vede che, nell’universo, un buco nero non basta ad oscurare le stelle.

Negli USA fallisce il tentativo dei soliti soggetti addetti all’eliminazione di elementi alieni alla Stato Profondo del Nuovo Secolo Americano (PNAC). Secolo inaugurato con l’operazione 11 settembre, secolo di Bush, Clinton (Bill e Hillary), Bush, Obama (sette guerre di sterminio all’attivo e la settimanale firma della lista CIA di “sospetti da togliere di mezzo”). Secolo capitalfinanziario della guerra e della security, interrotto tra il 2017 e il 2001 dalla comparsa di un imprevisto con i capelli a pannocchia.

Com’è che non gli hanno sparato allora? Mah, forse perché traccheggiava, si pensava che lo si potesse recuperare, stava con Israele e contro l’Iran…Hanno preferito agire sulle elezioni del 2020. E, pergiove, come ci sono riusciti.

In compenso il tentativo di puntellare alla Casa Bianca un vecchio criminale in preda all’Alzheimer, con tanto di valletta dimostratasi feroce nella persecuzione poliziesco-giudiziaria di povera gente e una totale nullità in politica e geopolitica, ci fa rasentare la fine del mondo. Da qui al gennaio 2024, la conventicola da manicomio criminale è in grado di manovrare il suo zimbello fino a un Armageddon tale da mettere Trump, “il pacifista isolazionista”, davanti al fatto compiuto di una guerra, o due, non più contenibili.

Avevano provato a bloccarlo con la ridicola e poi fallimentare operazione Russiagate (“Trump, strumento di Putin”), sono riusciti a bloccarlo con immani imbrogli elettorali (blackout notturno e cambio di maggioranza dei voti; rastrellamento di milionate di voti postali, non certificati, fino a settimane dopo la chiusura dei seggi, ecc.).,

Ora hanno provato a fargli fare la fine di John e Robert Kennedy, Luther King, Malcolm, X, John Lennon, le Patere Nere, Itzhaac Rabin, Aldo Moro, tutti disturbatori dell’inquiete (*) pubblica. Umanamente, Trump, ha reagito piuttosto bene e la goffaggine dell’operazione ha smascherato i mandanti. Dalle parti di Butler, Pennsylvania, quelli dell’FBI (sono loro che montarono la bufala Russiagate e sempre loro vorrebbero indagare sull’attentato!!!) hanno toppato: la loro succursale ha lasciato che si sparasse, ma ha scelto sparatori con la mira di merda.

Intendiamoci, qui nessuno fa il tifo per Donald Trump. Dalla parte opposta dei criminali al comando non ci sono Che Guevara, o Lumumba, o Lenin, o Mazzini, o Cola di Rienzo e neanche uno dei colonelli africani che, col popolo alle spalle, hanno cacciato i predatori francesi dal Sahel. Figuriamoci!

Ma c’è uno che sta sul piloro ai pessimi, a quelli dei 50 milioni di morti ammazzati nelle guerre e nei golpe USA da Saigon a Kabul, da Baghdad a Tripoli, da Damasco a Maidan. A quelli dell’11 settembre e di Gaza, di Guantanamo e Abu Ghraib, a quelli del Covid e relativo “vaccino” e del surriscaldamento antropico, dell’Intelligenza Artefatta, del gender e di tutto il vertice UE da Ursula in giù. Con intorno, a ballare e portare il caffè, i nostri paggi e le nostre veline.

A Trump non va perdonato l’assassinio di Qassem Soleimani, né la rottura dell’accordo nucleare con l’Iran, né la frenesia anticinese, né le bombe (un po’ per finta) sulla Siria. Gli va riconosciuto di aver sfidato i poteri massimi non avendo iniziato nessuna guerra (unico tra gli ultimi 4 presidenti). Gli va riconosciuto di aver provato a ricuperare un’America della produzione manufatturiera, a garanzia di una classe operaia ridotta a insediamenti di roulottes ai margini delle città, contro l’America che stampa miliardi di dollari a debito per comprarsi la roba là dove hanno ancora meno scrupoli a sfruttare i lavoratori e l’ambiente.

Lo chiamano isolazionista. Ben venga. Più quel paese nato e prosperato sui genocidi, propri e altrui, si toglie di torno dal resto del mondo e più ci rimane qualche possibilità. L’occidente, prima europeo e cristiano, poi anglosassone e giudaico-cristiano, sempre affetto da voracità patologica, pari solo alla sua ipocrisia, ha inferto, a chi popola questo granello nello spazio, tante ferite, mortali e morali, che bastano.

Se qualcuno si presenta anche solo per svirgolare un tantino, mettiamolo alla prova. Il dato è che peggio di così non può andare. Siamo al meno pessimo. In attesa del Che, vediamo che succede. Sempre che quelli lì non trovino uno con la mira migliore.

(*) Quiete e inquiete. Ugo Foscolo

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