OTTOLINA TV Gabriele Germani intervista Fulvio Grimaldi
https://www.youtube.com/watch?v=8Mpa5auQRgs
Nell’intervista, oltre a ricordi e analisi ricavati dalla
mia esperienza in loco (vedi documentario “Target Iran”, cose così:
Dopo Clinton-Bush-Obama-intervallo Trump-Biden, sospiro di
sollievo planetario: finalmente un presidente che non ha iniziato guerre e che
dice di voler fare la pace con la Russia.
Molto bene, ma con il resto no?
Chi se lo poteva immaginare?
Chi se lo doveva immaginare dal più fanatico e
incondizionato sostenitore dello Stato guerrafondaio e terrorista per
eccellenza? Quello che, osando un abuso che nessun suo predecessore aveva mai
osato, voleva trasferire la capitale da Tel Aviv a Gerusalemme. Quello che non
avrebbe vinto né la prima, né la seconda presidenza degli USA senza i milioni
(100 stavolta) di Miriam Adelson, miliardaria che rappresenta la crème de la
crème dei soldi di una comunità ebraica più generosa con Trump perfino che con
Obama. Quello che vorrebbe, con un gentile invito assicurato dalle armi USA, trasferire
i palestinesi dalla loro terra nel nulla. E trasformare Gaza, e poi il resto, nel
resort “Tappeto di ossa” all’insegna della Stella di David. Alle necessarie e
redditizie modifiche dell’assetto attuale ci sta pensando il genero palazzinaro
Jared Kushner
E anche quello che si è dato da fare per nettarsi della fama
di imbelle pacifista, così riconvertendo anche l’errato modo di pensare e
sentire di qualche miliardo di esseri umani. Popoli del mondo sconvolti e indignati da
quanto hanno visto e capito di Israele, “democratico e vittima”, grazie al velo
di Maya lacerato da Hamas il 7 ottobre.
Quattro settimane di bombardamenti su 40 milioni di civili,
tra i più civili e nobili della Terra, ridenominati “obiettivi militari dei
ribelli Houthi”. Bombardieri B-2,
squadroni di caccia anti-persona, missili da crociera Jassm, bombe plananti
Isow, missili Tomahawk, per complessivamente un miliardo di dollari. Ai quali quel
popolo, piccolo di statura, ma gigantesco di animo, consapevole del costo della
resistenza quanto i gazawi, ha riposto con adunate milionarie di yemeniti per
sostenere il loro legittimo governo e la sacrosanta operazione di attacchi al naviglio
connesso allo Stato terrorista.
Attacchi che vanno a sostenere la sopravvivenza dei
palestinesi di Gaza e Cisgiordania e, a volte, fanno male perfino a Tel Aviv. E
perfino agli USA, quando colpiscono la loro portaerei “Harry Truman” e le
flotte vassalle, compresa quella inviata dal nostro ministro, noto commesso
viaggiatore dell’industria delle armi.
Polverizzare la più antica civiltà del mondo, l’unica
ininterrottamente viva da 2.500 anni negli stessi suoi millenari capolavori
architettonici, affinchè cessi di turbare i traffici nel Mar Rosso del
capitalismo sionista e imperialista. Punire l’unica nazione (altro che tribù di
ribelli baluba) che, nel collasso della solidarietà degli Stati arabi, resta in
piedi e con le armi a fianco dei fratelli palestinesi.
E poi passare al bersaglio grosso. Per ora sull’Iran si sono
abbattute solo minacce (“Se non accettano l’accordo sul nucleare gli farò
male come non mai”) e un tentativo dell’aeronautica israeliana di colpire
in casa l’impertinente paese che ostacola il proprio disegno imperialista. Tentativo
fallito, alla faccia della propaganda, perché mirato a un paese che vanta la
massima potenza militare e tecnologica della regione, compresa quella della
difesa aerea e dei missili balistici. Cosa di cui gli israeliani si sono
accorti quando droni e missili iraniani hanno colpito, questi sì, due basi
dell’aeronautica israeliana, insieme ad altri 20 obiettivi. Come dimostrato
dalle immagini satellitari, oltrechè da testimoni indisciplinati.
Israele che, a dispetto del mito della sua invincibilità-impunità,
nella guerra del 2006 le ha beccate perfino da Hezbollah, sa che con l’Iran non
ci sarebbe partita. Ecco perché da anni implora l’intervento degli USA. Che con
Trump hanno finalmente obbedito: Sull’isola di Diego Garcia, in pieno Oceano
Indiano, fortificata dai britannici dopo la cacciata di tutto il suo popolo, è
arrivato un armamentario che non s’era nemmeno visto a Okinawa. Tra molte altre
cose, 7 bombardieri B-2 Spirit per carichi nucleari, invisibili ai radar; 8
bombardieri strategici B-52, 7 di giganteschi aerei da trasporto C-17, 10
aerei-cisterna Stratotanker per il rifornimento in aria, sommergibili classe
Ohio con missilistica nucleare.
Sistemata l’economia domestica, grazie agli schiaffi daziari
inferti al resto del mondo, c’è il rischio che si vada a conoscere il “nuovo
Trump”. Quello che le guerre sì che le inizia. E sarà l’ennesima persa dagli
americani. Ci dovranno pensare Ursula e i suoi scudieri. E allora, finalmente,
ci verrà da ridere.
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