sabato 20 giugno 2009

DALL'ETNA ALL'ABRUZZO: DISTRUGGERE PER SPECULARE, DEVASTARE, MILITARIZZARE, LAGHERIZZARE
















Permettendomi di mettere sul blog questo scritto (già diffuso in rete), epitome del laboratorio del nuovo fascismo che il guitto mannaro e i suoi scagnozzi, sicari di mandanti occulti, hanno messo in piedi in Abruzzo, mi viene da ricordare un’esperienza personale a conferma della strategia che promuove e governa i disastri “naturali” nel nostro paese.

Era l’inverno-primavera del 1991 e il Tg3 mandò me e il mio indimenticabile superbassotto Rambo sull’Etna dove si era verificata una colossale eruzione che stava minacciando da un paio di mesi, nell'assoluta inerzia della combriccola democristian-socialista romana, l’abitato di Zafferana. Ci rimasi, venendo e tornando a varie riprese, un paio di mesi. Chi si occupava dell’eruzione era Franco Barberi, vulcanologo e allora capo della Protezione Civile di nomina craxiana. Combinò, il Barberi, cose fantasmagoriche che, pur cambiando di contenuto ogni par di settimane, dovevano ognuna garantire il blocco della colata e delle sue numerose bocche effimere, esplosioni di lava che si verificavano qua e là, perlopiù a valle delle colate principali.
Come prima mossa, accompagnata dall’ilarità della comunità vulcanologica internazionale e di quel centro di eccellenza che era l’Istituto di Vulcanologia di Catania e che i governo aveva esautorato del tutto, ci fu lo scavo di fossi e l’erezione di terrapieni. Con tranquilla noncuranza, il vulcano si mangiò entrambi e arrivò a bruciare le prime case di Zafferana.
Sui resti delle case incenerite gli abitanti scrissero: “Grazie, governo!” (erano mesi che i loro allarmi erano rimasti inascoltati a Roma), ma furono messi al loro posto da Vittorio Sgarbi, col quale nell’occasione ebbi una clamorosa litigata dopo che lo strepitone smanierato inveì contro la “brutte case” che emigranti di ritorno con quattro lire avevano costruito sulle pendici. Memorabile fu la sua invocazione “Forza Etna!”. Stava già allora, lo Sgarbi, dalla parte giusta.

Polverizzate dall’Etna e dal ridicolo, quelle barriere barberiane, il generalone che imperversava napoleonicamente sul vulcano pensò bene di ricorrere alla potenza di chi, all’insaputa delle sinistre già in quei tempi dimentiche di imperialismo, colonialismo, Nato e basi Usa, determinava ogni aspetto della vita e ogni manomissione della sovranità nazionale. Erano le settimane in cui ci apprestavamo a fargli da reggicoda bombaroli nella prima Guerra del Golfo. A maggiore gloria del Grande Alleato, Barberi invocò l’intervento degli elicotteri-monstre Chinook dalla vicina base di Comiso. Una specie di Apocalypse Now dalla quale i prodi aviatori Usa, nella riconoscenza degli etnei tutti e nell’ammirazione del popolo dal Lilibeo alle Alpi, sganciarono sulle colate e sulle bocche effimere grandi massi di cemento. Erano i blocchi che, piazzati sulle vie d’accesso alla base dovevano impedire assalti di “terroristi”. In questo caso il terrorista era il vulcano e, dunque, doveva essere bombardato. La spettacolare operazione concentrava su di sé e sul salvatore della patria a stelle e strisce, Barberi, l’attenzione ammirata di telecamere, reportage e taccuini. Telecamere, reportage e taccuini che in tal modo erano del tutto distratti da quanto scorreva intanto sulle statali che lambivano il vulcano: megatrasporti di missili Cruise in arrivo dal Pentagono e destinati dalla base siciliana a frantumare un bel po’ dell’irriverente Iraq di Saddam. Magari con testate all’uranio che avrebbero curato l’estinzione nei secoli di quel popolo obnubilato dal socialismo, dall’antimperialismo, dall’antisionismo e dalla propria sovranità.

Che peccato che quelle bombe, alle quali era stata dato il compito surreale fare da tappo alle colate delle cento bocche effimere, ebbero sull’eruzione gli stessi effetti che i bombardamenti provocarono sull’animo degli iracheni: più rabbia e più combattività. Anche il drammone colossal dei Chinook svaporò presto in uno tsunami di ilarità universale. Il vulcanologo di fama mondiale non aveva tenuto conto del fatto che il cemento di quei blocchi fonde e si spappola a poco più di 500 gradi di calore, mentre quella dispettosa lava di gradi ne vantava 1.200. Un po’ come pretendere che le fiamme scarsine di un pieno di carburante del Boeing 757 avrebbero fuso simultaneamente le trecento megacolonne di acciaio delle Torri Gemelle costruite per resistere a roghi da fine del mondo (nessun grattacielo è mai venuto giù per un incendio, come quelle torri che invece si sarebbero accartocciate su se stesse per colpa di poco più di una grigliata in giardino). Queste cose allora si potevano ancora raccontare al Tg3 e io lo feci, suscitando l’ira funesta della celebrità vulcanologica che mi approstofò pesantemente nel comune albergo, proprio mentre stava riprendendo tutto una vispa e libera televisione di Catania. Che poi mise in onda l’intera scenata, contribuendo alla pandemia di risate, ma anche di sbigottimento, del colto e dell’inclita. Il buon Barberi ne aveva ben donde di essere incazzato, già l’avevano sbertucciato gli sconcertati inviati giapponesi che, venendo da un paese in cui i vulcani si domano a carezze e prevenzione, non si facevano capaci di quella vietnamizzazione bombarola dell’Etna.

Mi ero fatto amiche le guide dell’Etna, che ne sanno una più del diavolo e mille più di Barberi, sull’oggetto della loro passione e della loro frequentazione quotidiana. Una mi costruì in scala un masso di cemento della stessa composizione dei blocchi che dai Chinook piovevano sulla lava (non prendendoci quasi mai e disseminando di veleni mezzo Etna). Agganciai il blocchetto a un cavo di ferro e lo calai nella voragine pulsante di una bocca effimera: il campione si dissolse nei tempi di un servizio di telegiornale: 1,50 minuti. L’immagine del padrino Atlantico, che si era voluta magnificare in termini di un’ Apocalypse Now destinata a salvare case e vite etnee, ne uscì come quella di Israele dopo il massacro di Gaza: ottusi e feroci violentatori. In questo caso dell’ambiente e della scienza vulcanologica. Poi mi capitò in albergo un frustratissimo e preoccupatissimo, ma sconosciuto e perciò irrilevante, quanto il ricercatore del Gran Sasso che aveva previsto il terremoto in Abruzzo, tecnico dell’indagine tomografica sulle temperature del sottosuolo (credo si chiami termotomografia). Con un suo elicottero sorvolammo l’intera zona dell’eruzione e dalle riprese, stupefacentemente, ma logicamente, venne fuori la mappa dettagliata di tutte le colate di lava che correvano sotto la superficie. Di questa risolutrice tecnica e dei suoi risultati, che avrebbero permesso di conoscere l’intero reticolo dei percorsi lavici e quindi di anticipare interventi di deviazione, Franco Barberi non ne volle sapere. Il Tg3, però, mi permise di illustrarla. Altro putiferio nell’albergo di Zafferana.

In quell’albergo stavamo tutti: Barberi, i giornalisti, i vigili del fuoco, tecnici vari, politici in vena di spogliarelli in tv, e, naturalmente, la truppa eroica della Protezione Civile, largamente maggioritaria rispetto alle altre categorie. Era un piacere seguirne l’andirivieni tra lobby, salotti, ristoranti, sale d’attesa, durante le lunghe giornate in cui il vulcano impazzava, gli statunitensi bombardavano, Barberi si manifestava, tra una trasvolata in elicottero e l’altra, in interviste come se piovesse. Non ho mai cessato di scervellarmi su cosa diavolo stessero lì a fare questi baldi giovanotti e balde giovanotte, suddivise in schiere dalle misteriose funzioni e dalle divise cinturonate e luminescenti, fresche di ferro da stiro, dense di badge, loghi, insegne varie. Ne avessi mai visto un esponente dalle parti della colata. Invece popolavano poltrone, divani e terrazze dell’hotel, ognuno col suo telefono professional, quando non con la ricetrasmittente appesa tra gli alamari. Sedevano, telefonavano, trasmettevano, stendevano le gambe, si aggiravano, si alimentavano…
C’è qualche richiamo alle lande intorno all’Aquila?

Alla fine, stanco di spurgarsi e, di più, di non aver incontrato almeno un antagonista degno di confronto, l’Etna si placò da solo e si ritirò a casa sua. Barberi, dopo mesi di interviste e trasvoli, applicò quanto l’intero mondo scientifico aveva suggerito fin dall’inizio: la deviazione dei flussi residui verso l’ampia, vuota Valle del Bove. Ma cantò vittoria sul “nemico”. Quanto meno, riteneva, l’aveva intimidito. L’Etna era stato butterato da tossici blocconi di cemento, statunitensi e Nato avevano fatto la loro porca figura, la zona era stata militarizzata, le voci dissenzienti tacitate, popolazioni ed esperti esclusi. Si poteva procedere verso altre catastrofi “naturali”, altri controlli di genti e territori, altri “guadambi” (così dicono in Abruzzo), altre emergenze da Stato di polizia e forze armate (grazie G8), e, come castigamatti delle vittime incazzate, le ronde di Bortolaso. Le catastrofi servono, oportet ut eveniant. Nel caso, si possono anche provocare. Anche per torri gemelle, aerei civili da mandare contro grattacieli, o abbattere a distanza sull’Atlantico, neutralizzandone tutti i comandi e le comunicazioni, a scopo di prova e avvertimento

Passiamo la parola all’Abruzzo e si vedrà come transitare da Barberi a Bortolaso sia come procedere da Craxi a Berlusconi. In direzione ostinata e contraria dalla farsa alla tragedia.

Data: Venerdì 12 giugno 2009, 11:49

Lettera dall'Abruzzo


Questa
lettera è stata scritta da Andrea Gattinoni*, un attore
che si trovava a L'Aquila per presentare un film. Le parole sono dirette a
sua moglie ma rappresentano un'efficace testimonianza per tutti quelli che a
L 'Aquila non ci sono ancora stati.

*Andrea, per chi non se lo ricordasse era uno degli interpreti del recente
film Si può fare con Claudio Bisio, su un gruppo di "pazzi".

Oggetto: HO VISTO L 'AQUILA
Lettera a mia moglie scritta ieri notte
Ho visto l'Aquila. Un silenzio spettrale, una pace irreale, le
case distrutte, il gelo fra le rovine. Cani randagi abbandonati al loro
destino. Un militare a fare da guardia a ciascuno degli accessi alla zona
rossa, quella off limits.
Camionette, ruspe, case sventrate. Tendopoli. Ho mangiato
nell'unico posto aperto, dove va tutta la gente, dai militari alla
protezione civile. Bellissimo. Ho mangiato gli arrosticini e la mozzarella e
i pomodori e gli affettati.
Siamo andati mentre in una tenda duecento persone stavano guardando "Si Può
Fare". Eravamo io, Pietro, Michele, Natasha, Cecilia, Anna Maria, Franco e
la sua donna. Poi siamo tornati quando il film stava per finire. La gente
piangeva. Avevo il microfono e mi hanno chiesto come si fa a non impazzire,
cosa ho imparato da Robby e dalla follia di Robby, se non avevo paura di
diventare pazzo quando recitavo.
Ho parlato con i ragazzi, tutti trentenni da fitta al cuore.
Chi ha perso la fidanzata, chi i genitori, chi il vicino di casa.
Francesca, stanno malissimo. Sono riusciti ad ottenere solo ieri che quelli
della protezione civile non potessero piombargli nelle tende
all'improvviso,anche nel cuore della notte, per CONTROLLARE. Gli anziani
stanno impazzendo.

Hanno vietato internet nelle tendopoli perché dicono che non gli serve. Gli
hanno vietato persino di distribuire volantini nei campi, con la scusa che
nel testo di quello che avevano scritto c'era la parola "cazzeggio". A venti
chilometri dall'Aquila il tom tom è oscurato. La città è completamente
militarizzata. Sono schiacciati da tutto, nelle tendopoli ogni giorno
dilagano episodi di follia e di violenza inauditi, ieri hanno accoltellato
uno. Nel frattempo tutte le zone e i boschi sopra la città sono sempre più
gremiti di militari, che controllano ogni albero e ogni roccia in previsione
del G8. Ti rendi conto di cosa succederà a questa gente quando quei pezzi di
***** arriveranno coi loro elicotteri e le loro auto blindate? Là ???? Per
entrare in ciascuna delle tendopoli bisogna subire una serie di
perquisizioni umilianti, un terzo grado sconcertante, manco fossero
delinquenti, anche solo per poter salutare un amico o un parente.
Non hanno niente, gli serve tutto. (Hanno) rifiutato ogni aiuto
internazionale e loro hanno bisogno anche solo di tute, di scarpe da
ginnastica. Per far fare la messa a Ratzinger, il governo ha speso
duecentomila euro per trasportare una chiesa di legno da Cinecittà a
L'Aquila.
Poi c 'è il tempo che non passa mai, gli anziani che
impazziscono. Le tendopoli sono imbottite di droga. I militari hanno fatto
entrare qualunque cosa, eroina, ecstasy, cannabis, tutto. E' come se
avessero voluto isolarli da tutto e da tutti, e preferiscano lasciarli a
stordirsi di qualunque cosa, l'importante è che all'esterno non trapeli
nulla. Berlusconi si è presentato, GIURO, con il banchetto della Presidenza
del Consiglio. Il ragazzo che me l 'ha raccontato mi ha detto che sembrava
un venditore di pentole. Qua i media dicono che là va tutto benissimo.
Quel ragazzo che mi ha raccontato le cose che ti ho detto, insieme ad altri
ragazzi adulti, a qualche anziano, mi ha detto che "quello che il Governo
sta facendo sulla loro pelle è un gigantesco banco di prova per vedere come
si fa a tenere prigioniera l 'intera popolazione di una città, senza che al
di fuori possa trapelare niente". Mi ha anche spiegato che la lotta più
grande per tutti là è proprio non impazzire. In tutto questo ci sono i
lutti, le case che non ci sono più, il lavoro che non c'è più, tutto
perduto.
Prima di mangiare in quel posto abbiamo fatto a piedi più di tre chilometri
in cerca di un ristorante, ma erano tutti già chiusi perchè i proprietari
devono rientrare nelle tendopoli per la sera.
C'era un silenzio terrificante, sembrava una città di zombie in un film di
zombie. E poi quest'umanità all'improvviso di cuori palpitanti e di persone
non dignitose, di più, che ti ringraziano piangendo per essere andato là. Ci
voglio tornare. Con quella luna gigantesca che mi guardava nella notte in
fondo alla strada quando siamo partiti e io pensavo a te e a quanto avrei
voluto buttarmi al tuo collo per dirti che non ti lascerò mai, mai, mai.
Dentro al ristoro privato (una specie di rosticceria) in cui abbiamo
mangiato, mentre ci preparavano la roba e ci facevano lo scontrino e fuori c
'erano i tavoli nel vento della sera, un commesso dietro al bancone ha porto
un arrosticino a Michele, dicendogli "Assaggi, assaggi". Michele gli ha
detto di no, che li stavamo già comprando insieme alle altre cose, ma quello
ha insistito finchè Michele non l'ha preso, e quello gli ha detto
sorridendogli: "Non bisogna perdere le buone abitudini".
Domani scriverò cose su internet a proposito di questo, la gente deve
sapere.
Anzi metto in rete questa mia lettera per te.

Andrea Gattinoni, 11 maggio notte

4 commenti:

  1. Grazie Fulvio,
    Senza di te non avrei conosciuto il grado di fascistizzazione e devastazione sociale a cui è stato sottomesso il popolo abruzzese. Come me, molti altri l'avrebbero semplicemente ignorato.
    I media disinformano, distraggono, narcotizzano. ("fate la carità ai poveri disgraziati" ..che a sopprimerli una seconda volta, questi dannati della terra, ci pensiamo noi).
    I signori dell'informazione parlano, sentenziano, rassicurano, cancellano gli orrori seppellendoli sotto il friabile cemento dell'intrattenimento a buon mercato.
    Chi sta al governo si frega le mani, chi sta all'opposizione le frega ai governanti.

    La lotta continua, come sempre, ma oggi le tue parole e quelle di Andrea sono un'arma in più di cui possiamo disporre.

    Federico L. (Torino)

    RispondiElimina
  2. Gentile Sig. Grimaldi,

    spesso e volentieri la realtá supera di gran lunga la piú tetra delle fantasie. É notorio, inoltre, che usare parte dei propri cittadini-consumatori come cavie o meglio come vitelli da sacrificare al grande Javeh imperialista, sia una pratica diffusa nelle grandi democrazie a stelle di david e strisce di merda. Certo che per affermare che l´A330 dell´Airfrance sia stato abbattuto al tiro al piattello con qualche nuovo strumento di morte made in Nato, qualche fonte sarebbe opportuno citarla.

    Francesco

    RispondiElimina
  3. Salve! Grazie per questo post molto bello e MOOOOLTO istruttivo! Posso pubblicarlo sul mio blog?
    Grazie, Giuditta

    RispondiElimina
  4. Chi crede alle CoIncidenze? IONO!! Guarda 1 po appena i Giotto-puttagnotte magnaccia sono partiti ari.terremoto! Sono convinta che papa zichichi sotto il gransasso manovra il cnr e ti procura tramite i suoi scagnozzi il terremoto a richiesta ... del guitto italinano! 999

    RispondiElimina