martedì 8 dicembre 2009

ANCORA LA BLOGGER MERCENARIA, ANCORA GLI UTILI IDIOTI



Il Circolo della Tuscia dell'Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba con il suo striscione al No-B-Day.
Mi permetto di riprodurre un ottimo articolo di Gianni Minà uscito sul "manifesto" di domenica, 6 dicembre e che, diversamente dal suo precedente improntato a un'acritica Lulamania, che io qui ho rimbrottato, mette definitivamente i puntini sulle i. E anche sulle balle imperiali che alla famigerata blogger cubana Washington fa sparare sulle morbide menti dei creduloni.
Siccome, a causa del perdurante lavoro per il docufilm su Honduras e America Latina e dei preparativi per il tour italiano della dirigente del Fronte di Resistenza honduregno, non mi rimane il tempo per confezionare un post apposito, permettetemi anche di fare un breve cenno al No-B-Day e a quella razza eletta - non meno di quella ebrea, di quella padana, o di quella ariana di non lontana memoria - che quella manifestazione milionaria l'ha schifata "perchè ambigua, perchè c'era il castigatore Di Pietro, perchè non proponeva niente al di là della cacciata di Berlusconi, perchè dopo Berlusconi sarebbero arrivati i berlusconidi o peggio, perchè il colore viola della manifestazione fa figo e fa anche sfiga..." e altre abbaglianti espressioni di spocchia, ignoranza, impotenza senile.
Noi, invece, ci siamo andati, al No-B-Day, e lì dentro, tra compagni lucidamente incazzati contro il capitalismo, girotondini legalitari, fasulloni PD, drop-out dal giro, ceto politico sinistro aggrappato a questa zattera viola, nauseati vari dall'andazzo generale, abbiamo portato l'unico segno che al milione in marcia nessuno aveva portato, per quanto probabilmente fosse sopravvissuto nel retrobottega mentale di molti: l'imperialismo, la lotta all'imperialismo, l'internazionalismo che, secondo Lenin e chiunque non abbia le sinapsi non intrucidate come quelle di Joani Sanchez e di quasi tutta la sinistra italiana, è il quadro generale fuori dal quale ogni lotta rischia di ridursi a pippa.
Fantastici questi corvi (corvi veri, scusatemi) dell'idolatria minoritarista e burinamente aristocratica. Sui fili della bassissima tensione dai quali non ammirano e coltivano che spazi gelidi e desertici, berciano contro una manifestazione che, siccome non proponeva il marxismo-leninismo subito e si liberava, restando in magnifici dodici, delle scorie di un'umanità priva di strategie che non fossero quelle della difesa della costituzione (borghese!) e della revulsione verso il berlusconismo e il suo guru.
Dalla torre eburnea di quei quattro gatti della Rete dei Comunisti, convegnisti ipertrofici per grazia degli oboli di Comune e Provincia e del voto a Veltroni, che diffondono acidi comunicati grilloparlanteschi sui limiti della giornata viola, passando per varie gradazioni di protervia e imbecillità (le due cose vanno sempre insieme, vedi D'Alema), ai deliri di una sconosciuta (Valeria Polletti, si risente se non viene nominata), cui però dà indebita rinomanza un sito di tutto rispetto, per quanto ahinoi caduto anch'esso nella trappola dei "verdi" Cia iraniani, come Uruknet. La cito solo perchè, pur ai livelli suoi, quelle elucubrazioni un qualche significato emblematico tuttavia lo hanno. Questa Pollettina raggiunge il sublime quando alle 10 del mattino si spertica in bruciante passione per "i milioni" (???) di rivoltosi iraniani, stupenda manifestazione di resurrezione laica e di sinistra (sic!) contro il "torturatore e oscurantista" Ahmadinejad, e alle 14 del meriggio "pallido e assorto" fa scaturire dalla sua sapienza rivoluzionaria una caterva di micidiali critiche e condanne a chi s'è fatto imbrigliare nel carrozzone milionario (questo sì) dei nefasti blogger manifestaioli, succubi di Di Pietro. Questa volta sì che i viola sono strumenti della reazione! Strilla forte, questa Poletti, per dare una qualche vita apparente alla sterilità di posizioni che, essendo sempre "più avanti" di tutti gli altri, si ritrovano in effetti, come macchine di formula uno doppiate, in coda a tutti gli altri. Un po' il modello brigate rosse morettiane.
Di tutto questo non varrebbe neanche la pena parlare, già solo considerando la luce che si accesa negli occhi e nella coscienza di quelle migliaia di persone che hanno battuto le mani e, spero, il cuore, al nostro striscione per un popolo che lotta e sanguina sotto un nuovo Pinochet. Comunicazione internazionalista, antimperialista e perciò davvero rivoluzionaria, proprio in mezzo al dipietrismo (c'è di peggio) e al girotondismo (idem). Ma lasciatemi cogliere ancora una volta l'occasione per ripetere, non agli ottusi pipparoli, ma ai genuinamente illusi, che analizzare e valutare le infinite prove che ci sono sui collegamenti tra il movimento verde iraniano e le agenzie Usa di "regime change", ammesse dalla stessa Clinton, non significa stare dalla parte degli ayatollah che hanno squartato l'Iraq. Significa marxianamente riconoscere una contraddizione tra espansionismo USrealiano e egemonismo regionale iraniano e individuare nel primo, ovviamente quando non si sia calzini rovesciati, il pericolo maggiore. Lo dice uno che, più di qualsiasi polletto, ha denunciato il ruolo iraniano nella distruzione del più grande baluardo antimperialista e antifondamentalista del Sud del mondo e nello sterminio del suo nobilissimo popolo. E che le "rivoluzioni colorate" o "di velluto" le ha studiate una per una trovandovi, guarda un po', lo stesso Dna.
Un Dna assai diverso dal corteo viola che si proponeva di buttare nella pattumiera il capobanda di una colonia Usa e di un protettorato della mafia. Quel papi in cui i deliri di qualcuno vedono addirittura un eroe tardocraxista dell'autonomia nazionale, inviso all'impero per i suoi connubi con russi e libici e perciò massacrato dai "giustizialisti" e da una magistratura agli ordini di Hillary. Finchè manda mille mercenari a partecipare al cannibalismo Usa-Nato in Afghanistan, garantisce Vicenza e tutto il resto, diffonde l'anticultura amerikana, festeggia con Netaniau altre stragi palestinesi, partecipa alla fascistizzazione USraeliana mondiale, il proconsole di Arcore si può permettere tutti gli affari Eni all'estero che vuole.
Posso chiudere inneggiando commosso e ammirato ai compagni greci? Certo che posso.
A seguire l'articolo di Minà.
di Gianni Minà
CYBERWAR a Cuba

Il ruolo di Yoani Sanchez, la «bloguera» cubana che l'informazione occidentale ha scelto come testimonial dell'anticastrismo militante, in una guerra informatica che più che il nuovo Obama ricorda il vecchio RumsfeldL'annuncio dell'accordo degli Stati uniti con la Cina, che rinvia la riduzione delle emissioni di biossido di carbonio da parte delle due più grandi nazioni inquinatrici dell'atmosfera, non ha molto preoccupato la grande informazione occidentale, e nemmeno la constatazione, dopo il vertice Fao, che i milioni di morti per fame aumenteranno a breve per l'egoismo e la cinica noncuranza delle cosiddette «nazioni forti». Quello che ha veramente impressionato l'ipocrita informazione del mondo che conta, specie in Italia e in Spagna, è stata la notizia che alla bloguera anticastrista Yoani Sanchez è stato vietato un viaggio negli Stati uniti per prendere il consueto premio che, ormai sistematicamente, le viene assegnato dal bizzarro mercato della cultura occidentale per l'unico merito palese di possedere un blog a Cuba, assistito però da un server poderoso in azione dalla Germania, registrato come «Strato» dal munifico mecenate Josef Biechele, che ospita il blog Generazione Y e ha un'ampiezza di banda 60 volte superiore a quelli che forniscono la rete a tutta l'isola. La preoccupazione, anzi, ha raggiunto il livello d'allarme quando la bloguera, sponsorizzata dal gruppo editoriale Prisa, padrone del quotidiano spagnolo El Pais e che controlla più di mille emittenti nel mondo con trenta milioni di ascoltatori, ha denunciato un'aggressione e un sequestro di venti minuti, subito in un paese, Cuba, dove questo tipo di pratica squadristica non è mai esistita, mentre invece fa parte delle abitudini e delle usanze dei famigerati anticastristi di Miami, molti dei quali terroristi accertati e disgraziatamente attivi, talvolta anche all'interno dell'isola. Per proteggere questi figuri, Bush Jr (è importante ricordarlo) è arrivato addirittura a violare le leggi antiterrorismo da lui stesso varate dopo gli attentati dell'11 settembre 2001.Quali sono le colpe di Cuba? Forse proprio il ruolo che la terra della Revolucion ha giocato con la sua storia nel rinascimento in atto in molti paesi dell'America latina. Il travaglio per chi Cuba proprio non la sopporta, a causa di questo ruolo, è cominciato in primavera quando sono usciti i due bellissimi film di Soderbergh su Che Guevara nella rivoluzione e nell'epopea in Bolivia, opere di grande onestà intellettuale. In quei giorni a Trinidad, dopo che il presidente venezuelano Chavez aveva donato a Obama il libro di Eduardo Galeano Le vene aperte dell'America latina « per capire il continente», le nazioni di quell'aerea del mondo hanno chiesto all'unanimità il reintegro di Cuba nel l'Organizzazione degli stati americani (Oea) da cui la più estesa isola dei Caraibi è stata espulsa mezzo secolo fa per volere degli Usa.Successivamente, con la forza dirompente di certe immagini della comunicazione moderna, in settembre era arrivato il concerto degli artisti latinoamericani, guidati dal colombiano Juanes e da Miguel Bosè a Plaza de la Revolucion, con oltre un milione di spettatori. Un evento visto in tutto il mondo grazie a YouTube, svoltosi con una palese serenità che, secondo molti, Cuba non avrebbe potuto permettersi perché poteva essere rischioso dal punto di vista politico. Ma la botta più contundente, ignorata dai grandi media, è arrivata il 28 ottobre quando 187 nazioni hanno condannato per la diciottesima volta l'embargo Usa contro Cuba, con tre soli voti contrari (Stati uniti, Israele e Palau, un arcipelago del Pacifico occidentale, già colonia spagnola, poi venduta alla Germania e ora una specie di protettorato degli Stati Uniti, rappresentato all'Onu da Stuart Beck, avvocato di Long Island e cittadino israeliano). Tutto questo mentre in molti paesi si moltiplicano gli appelli perché Obama liberi i cinque agenti dell'intelligence cubana da 11 anni in carcere per aver smascherato il terrorismo che dalla Florida e dal New Jersey è stato organizzato per anni contro Cuba, causando migliaia di vittime. Ce n'era evidentemente abbastanza perché i funzionari che nel Dipartimento di Stato si occupano dell'America latina e le agenzie come il Ned e l'Usaid, che disegnano l'immagine della politica degli Usa nel mondo e ne influenzano il consenso, sentissero l'esigenza di intervenire per destabilizzare o ridimensionare questo clima favorevole per l'unica nazione al mondo con la quale i governi di Washington non siano riusciti, in mezzo secolo, a stabilire uno straccio di rapporto civile, umano, come è avvenuto perfino con Vietnam, Cambogia, Corea del Nord e Cina.Ma chi ha deciso la linea non ha saputo sfuggire alla tentazione, malgrado i buoni propositi espressi a Trinidad da Barack Obama, di farlo rimettendo in piedi una sorta di «strategia della tensione», per la quale Bush jr in due mandati ha dilapidato inutilmente milioni di dollari che, nell'ultimo anno, hanno perfino costretto il nuovo presidente a un'indagine amministrativa. L'indagine ha chiarito come gli stanziamenti siano stati rubati dalle presunte organizzazioni per la democrazia a Cuba o siano stati usati per «ungere» chi poteva creare malessere nella società dell'isola, certo non ancora libera da contraddizioni.Così, anche se Obama aveva recentemente affermato che «l'impatto della presenza di migliaia di medici cubani in America latina e nel sud del mondo era stato più efficace di qualunque politica portata avanti in questi anni dai governi di Washington», si è deciso di tornare ai vecchi metodi, anche se più tecnologici. Nel caso di Yoani Sanchez una strategia basata sul web come arma di offesa e terreno di vera applicazione dell'embargo, un disegno di cyberwar, di guerra informatica, evidentemente non ancora cancellato da Obama, messo in piedi fin dal 2003, con un documento segreto, da Donald Rumsfeld, ex segretario alla difesa del governo Bush e che, come rivelò il generale Robert J. Elder, del comando cyberspaziale, mira «a trattare internet come un campo di battaglia, che avrà priorità per azioni nel cyberspazio». Come? Lo ha spiegato Usa Today nel 2008: «Il Pentagono sta creando una rete mondiale di siti web informativi, in lingue straniere (compreso un sito in arabo per gli iracheni) affidati a giornalisti locali di paesi definiti "canaglia" per scrivere storie di attualità e altri contenuti che promuovano gli interessi degli Stati uniti e messaggi di controinsurgenza».Un quadro che sembra la fotografia del mondo della bloguera di moda, che non parla tanto ai cubani ma ad un uditorio che è fuori dall'isola, bombardato da un discorso di pregiudizio verso Cuba teso a neutralizzare nell'opinione pubblica occidentale il favore del quale l'isola gode in questo momento, innanzitutto nel continente a sud del Texas.Così la bloguera fa il suo lavoro deplorando il disagio del suo paese ma ignorandone le conquiste, perfino il merito di saper reagire, per esempio, a tre uragani letali mentre negli Stati uniti si è fatta morire New Orleans. L'altro giorno, addirittura, ha scritto affranta perché a Cuba la gente si ripara dagli acquazzoni con le borse di nylon e rischia sempre di impantanarsi nei tombini che esplodono d'acqua. Ha ragione, ad Haiti, in tutto il centro America o nelle bidonville di Messico o Colombia, paesi dove è stato imposto il sognato neoliberismo, la gente ha in dotazione impermeabili all'ultima moda, alcuni hanno perfino trench all'inglese e, per quanto riguarda le pozzanghere, dispiace che la Sanchez non possa confrontarsi con le buche piene d'acqua dei rioni bene di Roma come Montemario e i Parioli, tralasciando gli allagamenti di barrios marginales come Tor Bella Monaca, Torre Angela o Torre Gaia.Insomma, anche se L'Avana, come tutte le città del mondo, non è priva di cretini, perché dovremmo credere che qualcuno stia tramando per togliere la parola a chi fa conoscere al mondo realtà così tragiche e accuse così serie? Semmai c'è da prendere atto che, come per l'Honduras, qualche testa d'uovo del Dipartimento di Stato non ha cambiato mentalità rispetto alla stagione di Bush jr e sta spingendo Obama a usare con Cuba, gli stessi metodi, cioè a ripetere gli errori fatti da dieci presidenti prima di lui. Causando, come Yoani dimentica, angustie, disagi, dolori, ma non ottenendo alcun risultato apprezzabile. wwww.latinoamerica.it

7 commenti:

  1. Avesse mostrato il culo con i segni delle percosse, sicuramente avrebbe molto piu' seguito.
    Dai Yoani,faccelo vedere!

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  2. Una volta tanto non sono d'accordo con te, Fulvio. E non sulla bloguera col conto in banca a Miami, su cui mi trovo d'accordissimo con le tue osservazioni e con quelle di Minà; bensì sulla "rivoluzione viola"; ho anch'io il sospetto che sia pilotata da Washington.
    Finché il giullare si accodava a Bush sul Protocollo di Kyoto, faceva il suo ascaro in Afghanistan ed in Irak, ai giornali inglesi andava bene, benissimo; ora che ha stretto amicizia con Putin, si è rifiutato di arruolarsi nella guerra antirussa in difesa degli aggressori georgiani, e, soprattutto, ha concluso l'accordo per il gasdotto South Stream che toglie potere ricattatorio ad Ucraina e Polonia, avamposto dello sceriffo del mondo, allora il giullare non va più bene, e parte la campagna moralistica dei giornali inglesi. Ti sembra un caso? Non ti pare che Repubblica si sia fatta pilotare dalla stampa angloamericana?

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  3. concordo con roberto:la manifestazione di sabato è stata la versione italiana delle varie "rivoluzioni colorate" se vuoi ti lascio anche dei link,anzi basta che vai a vedere http://sitoaurora.splinder.com vi sono informazioni in merito su chi ha dato vita a quella manifestazione

    Mi pare evidente che alcuni pezzi importanti dell'opposizione non vadano oltre a un anti-berlusconismo di pura facciata-e che se dovessimo valutare la loro moralità tra nepotismi e altro non è affatto migliore di altri-che nella sostanza è totale adesione a quell'imperialismo yankee-sionista che deve essere il nostro vero e unico nemico.
    Quindi non prestarsi anche in buona fede a queste cose,ma rilanciare una serie di iniziative contro l'america e il suo impero.

    Ciao

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  4. Ma scusa che provi hai che sia mercenaria, la yoani. Le vostre sono accuse gravissime, bisogna avere delle prove, o sbaglio. Forse scrivere delle piccole verità su Cuba, in maniera pacifica e democratica si è per forza dei mercenari. Quindi con questa equazione possiamo dire che anche in Italia che scrive e manifesta contro il governo sono dei mercenari? Mi spieghi quale differenza c'è nel contestare i due governi? Probabilmente contestare gli amici, si è dei mercenari, addirittura con conti a Miami( ci vogliono le prove), invece contestare i nemici si è delle brave persone. Misteri della democrazia........Comunque da bravo giornalista qual' è mi dia le prove di quello che afferma, se no sono solo denigrazioni gratuite.

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  5. Già... anch'io penso che la violacciokka sia una ulteriore sceMeggiata... Non avevo notato il colore....
    Prima l'arancione, poi il verde, mo' il viola... non avevo collegato.... ma è vvvvverooooo!
    x giovanni: lo dite voi imperialdeocom che tre indizi fanno una prova!!!!!! E la bloggera anticastrista....altro che tre indizi!!!!!!

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  6. oh,giovanni...che ti sei fermato al copia e incolla?Le prove le hai,se sai leggere e se hai letto gli articoli di grimaldi e minà.
    Mo basta!Che anche nel criticare ci vuole un po' di stile no?

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  7. chiedo scusa per la segnalazione assolutamente fuori tema, anche perche' tratta di un argomento che, carissimo Fulvio, non è tra quelli che normalmente tratti. questa mattina, dando un'occhiata ai giornali on line, ho letto un articolo sul quotidiano diretto da Vittorio Feltri, nella sezione economia, che denuncia la truffa del signoraggio e della sovranita' monetaria scippata al popolo. è incredibile, è incredibile. per dirla come la mia nonna: non c'è piu' religione. ci voleva la destra per una simile denuncia? perche' la sinistra ha taciuto sempre su un argomento che da solo dimostra che la nostra è una finta democrazia? credetemi amici, sono ancora scosso e sorpreso. certo che di signoraggio si parla da anni sul Web, ma vederlo su un giornale che ha molta piu' visibilita' è un'altra cosa. sono sicuro che ci vorra' qualche anno prima che gli italioti ne capiscano il significato, ma il passo è stato fatto. sono sicuro che la pubblicazione dell'articolo non è frutto del caso. fa parte della lotta che il nostro cavaliere sta combattendo per non essere defenestrato dai poteri forti. ora è un cane sciolto, sempre a mio avviso. saluti a tutti.

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