Assumo ancora una volta il ruolo del saprofita e, mancandomi il tempo per un prodotto autoctono causa l'infinito montaggio del mio docufilm (che ora si chiama "Usa-Honduras-America Latina: IL RITORNO DEL CONDOR"), riproduco il discorso di Hugo Chavez alla fallimentare conferenza del clima di Copenhagen. Conferenza massacrata dai genocidi di mestiere, alla faccia delle vocine inascoltate di chi viene incenerito o affogato dalle devastazioni causate da due secoli di capitalismo. Ai chiacchieroni a ufo, agli spurgatori di fuffa della "sinistra" italiana, che rumoreggiano nel buco nero della propria vanagloriosa impotenza, sfondi le orecchie la voce di uno che, dopo il crollo sovietico quasi da solo, ha preso di petto la criminalità organizzata delle elites del Nord del mondo e sulle cui presunte "carenze teoriche e metodologiche" gli imbecilli arricciano il naso.
En passant e saltando di palo in frasca, visto che stanno imperversando i deliranti che individuano nell'autolesionato guitto mannaro il vindice della sovranità nazionale, sgaiattolato dalla morsa Usa (Putin, Gheddafi, South Stream...), imparino cos'è la sovranità nazionale e, dunque, l'antimperialismo, da chi se ne intende, il presidente del Venezuela e i suoi compagni in Bolivia, Ecuador, Nicaragua, Uruguay, Paraguay. Se, come il golpe obamiano in Honduras lascia chiaramente intendere, gli Usa stampellati dal Nord del mondo si preparano ad avventarsi su questi convogli corsari, se ce li giochiamo, dovremo ricordarci nella nostra ignavia verso il processo latinoamericano, della nostra demenziale spocchia, quando questa luce in fondo al tunnel dovesse essere stata spenta. E sputarci in faccia.
L'unica sovranità che il saltimbanco brianzolo sostiene è quella della mafia. Ed è questo che, magari, lo rende fastidioso alla criminalità organizzata ufficiale di Wall Street a Corso Marconi e a Piazzetta Cuccia.
SE IL CLIMA FOSSE UNA BANCA, L’AVREBBERO GIA’ SALVATO
Il discorso del presidente venezuelano al vertice climatico di Copenhagen
Signor Presidente, signori, signore, amici e amiche, prometto che non
parlerò più di quanto sia già stato fatto questo pomeriggio, ma permettetemi
un commento iniziale che avrei voluto facesse parte del punto precedente
discusso da Brasile, Cina, India e Bolivia. Chiedevamo la parola, ma non è
stato possibile prenderla.Ha parlato la rappresentante della Bolivia, e
porgo un saluto al compagno Presidente Evo Morales qui presente, Presidente
della Bolivia.
Tra varie cose ha detto, ho preso nota: il testo che è stato presentato non
è democratico, non è rappresentativo di tutti i paesi. Ero appena arrivato e
mentre ci sedevamo abbiamo sentito il Presidente della sessione precedente,
la signora Ministra, dire che c’era un documento da queste parti, che però
nessuno conosce: ho chiesto il documento, ancora non l’abbiamo. Credo che
nessuno sappia di questo documento top secret.
Certo, la collega boliviana l’ha detto, non è democratico, non è
rappresentativo, ma signori e signore: siamo forse in un mondo democratico?
Per caso il sistema mondiale è rappresentativo? Possiamo aspettarci qualcosa
di democratico e rappresentativo nel sistema mondiale attuale? Su questo
pianeta stiamo vivendo una dittatura imperiale e lo denunciamo ancora da
questa tribuna: abbasso la dittatura imperiale!
E che su questo pianeta vivano i popoli, la democrazia e l'uguaglianza!E
quello che vediamo qui è proprio il riflesso di tutto ciò: esclusione. C'è
un gruppo di paesi che si credono superiori a noi del sud, a noi del terzo
mondo, a noi sottosviluppati, o come dice il nostro grande amico Eduardo
Galeano: noi paesi travolti come da un treno che ci ha avvolti nella storia
[sorta di gioco di parole tra desarrollados = sviluppati e arrollados =
avviluppati NdT]. Quindi non dobbiamo stupirci di quello che succede, non
stupiamoci, non c'è democrazia nel mondo e qui ci troviamo di fronte
all'ennesima evidenza della dittatura imperiale mondiale.
Poco fa sono saliti due giovani, per fortuna le forze dell'ordine sono state
decenti, qualche spintone qua e là, e i due hanno cooperato, no? Qui fuori
c'è molta gente, sapete? Certo, non ci entrano tutti in questa sala, sono
troppi; ho letto sulla stampa che ci sono stati alcuni arresti, qualche
protesta intensa, qui per le strade di Copenaghen, e voglio salutare tutte
quelle persone qui fuori, la maggior parte delle quali sono giovani.
Non ci sono dubbi che siano giovani preoccupati, e credo abbiano una ragione
più di noi per essere preoccupati del futuro del mondo; noi abbiamo – la
maggior parte dei presenti – già il sole dietro le spalle, ma loro hanno il
sole in fronte e sono davvero preoccupati. Qualcuno potrebbe dire, Signor
Presidente, che un fantasma infesta Copenaghen, parafrasando Karl Marx, il
grande Karl Marx, un fantasma infesta le strade di Copenaghen e credo che
questo fantasma vaga per questa sala in silenzio, gira in quest'aula, tra di
noi, attraversa i corridoi, esce dal basso, sale, è un fantasma spaventoso
che quasi nessuno vuole nominare: il capitalismo è il fantasma, quasi
nessuno vuole nominarlo.
È il capitalismo, sentiamo ruggire qui fuori i popoli. Stavo leggendo
qualcuna delle frasi scritte per strada, e di questi slogan (alcuni dei
quali li ho sentiti anche dai due giovani che sono entrati), me ne sono
scritti due. Il primo è Non cambiate il clima, cambiate il sistema. E io lo
riprendo qui per noi. Non cambiamo il clima, cambiamo il sistema! E di
conseguenza cominceremo a salvare il pianeta.
Il capitalismo, il modello di sviluppo distruttivo sta mettendo fine alla
vita, minaccia di metter fine alla specie umana. E il secondo slogan spinge
alla riflessione. In linea con la crisi bancaria che ha colpito, e continua
a colpire, il mondo, e con il modo con cui i paesi del ricco Nord sono corsi
in soccorso dei bancari e delle grandi banche (degli Stati Uniti si è persa
la somma, da quanto è astronomica).
Ecco cosa dicono per le strade: se il clima fosse una banca, l'avrebbero già
salvato. E credo che sia la verità. Se il clima fosse una delle grandi
banche, i governi ricchi l'avrebbero già salvato. Credo che Obama non sia
arrivato, ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace quasi nello stesso giorno
in cui mandava altri 30mila soldati ad uccidere innocenti in Afghanistan, e
ora viene qui a presentarsi con il Premio Nobel per la Pace, il Presidente
degli Stati Uniti. Gli USA però hanno la macchinetta per fare le banconote,
per fare i dollari, e hanno salvato, vabbè, credono di aver salvato, le
banche e il sistema capitalista.
Bene, lasciando da parte questo commento, dicevo che alzavamo la mano per
unirci a Brasile, India, Bolivia e Cina nella loro interessante posizione,
che il Venezuela e i paesi dell'Alleanza Bolivariana condividono fermamente;
però non ci è stata data la parola, per cui, Signor Presidente, non mi
conteggi questi minuti, la prego.
Ho conosciuto, ho avuto il piacere di conoscere Hervé Kempf – è qui in
giro -, di cui consiglio vivamente il libro “Perché i mega-ricchi stanno
distruggendo il pianeta”, in francese, ma potete trovarlo anche in spagnolo
e sicuramente in inglese. Hervé Kempf: Perché i mega-ricchi stanno
distruggendo il pianeta.
Per questo Cristo ha detto: E' più facile che un cammello passi per la cruna
di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio. Questo l'ha detto Cristo
nostro Signore. .......
Bene, Signor Presidente, il cambiamento climatico è senza dubbio il problema
ambientale più devastante di questo secolo, inondazioni, siccità, tormente,
uragani, disgeli, innalzamento del livello del mare, acidificazione degli
oceani e ondate di calore, tutto questo acuisce l'impatto delle crisi
globali che si abbattono su di noi.
L'attività umana d'oggi supera i limiti della sostenibilità, mettendo in
pericolo la vita del pianeta, ma anche in questo siamo profondamente
disuguali. Voglio ricordarlo: le 500 milioni di persone più ricche del
pianeta, 500 milioni, sono il sette per cento, sette per cento, seven per
cento della popolazione mondiale.
Questo sette per cento è responsabile, queste cinquecento milioni di persone
più ricche sono responsabili del cinquanta per cento delle emissioni
inquinanti, mentre il 50 per cento più povero è responsabile solo del sette
per cento delle emissioni inquinanti.Per questo mi sembra strano mettere qui
sullo stesso piano Stati Uniti e Cina. Gli Stati Uniti hanno appena 300
milioni di abitanti. La Cina ha una popolazione quasi 5 volte più grande di
quella degli USA.
Gli Stati Uniti consumano più di 20 milioni di barili di petrolio al giorno,
la Cina arriva appena ai 5,6 milioni di barili al giorno, non possiamo
chiedere le stesse cose agli Stati Uniti e alla Cina. Ci sono questioni da
discutere, almeno potessimo noi Capi di Stato e di Governo sederci a
discutere davvero di questi argomenti.
Inoltre, Signor Presidente, il 60% degli ecosistemi del pianeta hanno subito
danni e il 20% della crosta terrestre è degradata; siamo stati testimoni
impassibili della deforestazione, della conversione di terre, della
desertificazione e delle alterazioni dei sistemi d'acqua dolce, dello
sovrasfruttamento del patrimonio ittico, della contaminazione e della
perdita della diversità biologica. Lo sfruttamento esagerato della terra
supera del 30% la sua capacità di rigenerazione.
Il pianeta sta perdendo ciò che i tecnici chiamano la capacità di
autoregolarsi, il pianeta la sta perdendo, ogni giorno si buttano più
rifiuti di quanti possano essere smaltiti. La sopravvivenza della nostra
specie assilla la coscienza dell'umanità. Malgrado l'urgenza, sono passati
due anni dalle negoziazioni volte a concludere un secondo periodo di
compromessi voluto dal Protocollo di Kyoto, e ci presentiamo a
quest'appuntamento senza un accordo reale e significativo.
E voglio dire che riguardo al testo creato dal nulla, come qualcuno l'ha
definito (il rappresentante cinese), il Venezuela e i paesi dell'Alleanza
Bolivariana per le Americhe, noi non accettiamo nessun altro testo che non
derivi dai gruppi di lavoro del Protocollo di Kyoto e della Convenzione:
sono i testi legittimi su cui si sta discutendo intensamente da anni.
E in queste ultime ore credo che non abbiate dormito: oltre a non aver
pranzato, non avete dormito. Non mi sembra logico che ora si produca un
testo dal niente, come dite voi. L'obiettivo scientificamente sostenuto di
ridurre le emissioni di gas inquinanti e raggiungere un accordo chiaro di
cooperazione a lungo termine, oggi a quest'ora, sembra aver fallito.
Almeno per il momento. Qual è il motivo? Non abbiamo dubbi. Il motivo è
l'atteggiamento irresponsabile e la mancanza di volontà politica delle
nazioni più potenti del pianeta... Il conservatorismo politico e l'egoismo
dei grandi consumatori, dei paesi più ricchi testimoniano di una grande
insensibilità e della mancanza di solidarietà con i più poveri, con gli
affamati, con coloro più soggetti alle malattie, ai disastri naturali,
Signor Presidente, è chiaramente un nuovo ed unico accordo applicabile a
parti assolutamente disuguali, per la grandezza delle sue contribuzioni e
capacità economiche, finanziarie e tecnologiche, ed è evidente che si basa
sul rispetto assoluto dei principi contenuti nella Convenzione.
I paesi sviluppati dovrebbero stabilire dei compromessi vincolanti, chiari e
concreti per la diminuzione sostanziale delle loro emissioni e assumere
degli obblighi di assistenza finanziaria e tecnologica ai paesi poveri per
far fronte ai pericoli distruttivi del cambiamento climatico. In questo
senso, la peculiarità degli stati insulari e dei paesi meno sviluppati
dovrebbe essere pienamente riconosciuta. ....
Le entrate totali delle 500 persone più ricche del mondo sono superiore alle
entrate delle 416 milioni di persone più povere, le 2800 milioni di persone
che vivono nella povertà, con meno di 2 dollari al giorno e che
rappresentano il 40 per cento della popolazione mondiale, ricevono solo il 5
per cento delle entrate mondiale...
Ci sono 1100 milioni di persone che non hanno accesso all'acqua potabile,
2600 milioni prive di servizio di sanità, più di 800 milioni di analfabeti e
1020 milioni di persone affamate: ecco lo scenario mondiale. E ora, la
causa, qual è la causa? Parliamo della causa, non evitiamo le
responsabilità, non evitiamo la profondità del problema, la causa senza
dubbio, torno all'argomento di questo disastroso scenario, è il sistema
metabolico distruttivo del capitale e della sua incarnazione: il
capitalismo.
Ho qui una citazione di quel gran teologo della liberazione che è Leonardo
Boff, come sappiamo, brasiliano, che dice: Qual è la causa? Ah, la causa è
il sogno di cercare la felicità con l'accumulazione materiale e il progresso
senza fine, usando, per fare ciò, la scienza e la tecnica con cui si possono
sfruttare in modo illimitato le risorse della terra.
Può una terra finita sopportare un progetto infinito? La tesi del
capitalismo, lo sviluppo infinito, è un modello distruttivo,
accettiamolo......
Noi popoli del mondo chiediamo agli imperi, a quelli che pretendono di
continuare a dominare il mondo e noi, chiediamo loro che finiscano le
aggressioni e le guerre. Niente più basi militari imperiali, né colpi di
Stato, costruiamo un ordine economico e sociale più giusto e equitativo,
sradichiamo la povertà, freniamo subito gli alti livelli di emissioni,
arrestiamo il deterioramento ambientale ed evitiamo la grande catastrofe del
cambiamento climatico, integriamoci nel nobile obiettivo di essere tutti più
liberi e solidari.....
Questo pianeta è vissuto migliaia di milioni di anni, e questo pianeta è
vissuto per migliaia di milioni di anni senza di noi, la specie umana: non
ha bisogno di noi per esistere. Bene, noi senza la Terra non viviamo, e
stiamo distruggendo il Pachanama*, come dice Evo e come dicono i nostri
fratelli aborigeni del Sudamerica...
Signor Presidente, signori, signore, amici e amiche, prometto che non
parlerò più di quanto sia già stato fatto questo pomeriggio, ma permettetemi
un commento iniziale che avrei voluto facesse parte del punto precedente
discusso da Brasile, Cina, India e Bolivia. Chiedevamo la parola, ma non è
stato possibile prenderla.Ha parlato la rappresentante della Bolivia, e
porgo un saluto al compagno Presidente Evo Morales qui presente, Presidente
della Bolivia.
Tra varie cose ha detto, ho preso nota: il testo che è stato presentato non
è democratico, non è rappresentativo di tutti i paesi. Ero appena arrivato e
mentre ci sedevamo abbiamo sentito il Presidente della sessione precedente,
la signora Ministra, dire che c’era un documento da queste parti, che però
nessuno conosce: ho chiesto il documento, ancora non l’abbiamo. Credo che
nessuno sappia di questo documento top secret.
Certo, la collega boliviana l’ha detto, non è democratico, non è
rappresentativo, ma signori e signore: siamo forse in un mondo democratico?
Per caso il sistema mondiale è rappresentativo? Possiamo aspettarci qualcosa
di democratico e rappresentativo nel sistema mondiale attuale? Su questo
pianeta stiamo vivendo una dittatura imperiale e lo denunciamo ancora da
questa tribuna: abbasso la dittatura imperiale!
E che su questo pianeta vivano i popoli, la democrazia e l'uguaglianza!E
quello che vediamo qui è proprio il riflesso di tutto ciò: esclusione. C'è
un gruppo di paesi che si credono superiori a noi del sud, a noi del terzo
mondo, a noi sottosviluppati, o come dice il nostro grande amico Eduardo
Galeano: noi paesi travolti come da un treno che ci ha avvolti nella storia
[sorta di gioco di parole tra desarrollados = sviluppati e arrollados =
avviluppati NdT]. Quindi non dobbiamo stupirci di quello che succede, non
stupiamoci, non c'è democrazia nel mondo e qui ci troviamo di fronte
all'ennesima evidenza della dittatura imperiale mondiale.
Poco fa sono saliti due giovani, per fortuna le forze dell'ordine sono state
decenti, qualche spintone qua e là, e i due hanno cooperato, no? Qui fuori
c'è molta gente, sapete? Certo, non ci entrano tutti in questa sala, sono
troppi; ho letto sulla stampa che ci sono stati alcuni arresti, qualche
protesta intensa, qui per le strade di Copenaghen, e voglio salutare tutte
quelle persone qui fuori, la maggior parte delle quali sono giovani.
Non ci sono dubbi che siano giovani preoccupati, e credo abbiano una ragione
più di noi per essere preoccupati del futuro del mondo; noi abbiamo – la
maggior parte dei presenti – già il sole dietro le spalle, ma loro hanno il
sole in fronte e sono davvero preoccupati. Qualcuno potrebbe dire, Signor
Presidente, che un fantasma infesta Copenaghen, parafrasando Karl Marx, il
grande Karl Marx, un fantasma infesta le strade di Copenaghen e credo che
questo fantasma vaga per questa sala in silenzio, gira in quest'aula, tra di
noi, attraversa i corridoi, esce dal basso, sale, è un fantasma spaventoso
che quasi nessuno vuole nominare: il capitalismo è il fantasma, quasi
nessuno vuole nominarlo.
È il capitalismo, sentiamo ruggire qui fuori i popoli. Stavo leggendo
qualcuna delle frasi scritte per strada, e di questi slogan (alcuni dei
quali li ho sentiti anche dai due giovani che sono entrati), me ne sono
scritti due. Il primo è Non cambiate il clima, cambiate il sistema. E io lo
riprendo qui per noi. Non cambiamo il clima, cambiamo il sistema! E di
conseguenza cominceremo a salvare il pianeta.
Il capitalismo, il modello di sviluppo distruttivo sta mettendo fine alla
vita, minaccia di metter fine alla specie umana. E il secondo slogan spinge
alla riflessione. In linea con la crisi bancaria che ha colpito, e continua
a colpire, il mondo, e con il modo con cui i paesi del ricco Nord sono corsi
in soccorso dei bancari e delle grandi banche (degli Stati Uniti si è persa
la somma, da quanto è astronomica).
Ecco cosa dicono per le strade: se il clima fosse una banca, l'avrebbero già
salvato. E credo che sia la verità. Se il clima fosse una delle grandi
banche, i governi ricchi l'avrebbero già salvato. Credo che Obama non sia
arrivato, ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace quasi nello stesso giorno
in cui mandava altri 30mila soldati ad uccidere innocenti in Afghanistan, e
ora viene qui a presentarsi con il Premio Nobel per la Pace, il Presidente
degli Stati Uniti. Gli USA però hanno la macchinetta per fare le banconote,
per fare i dollari, e hanno salvato, vabbè, credono di aver salvato, le
banche e il sistema capitalista.
Bene, lasciando da parte questo commento, dicevo che alzavamo la mano per
unirci a Brasile, India, Bolivia e Cina nella loro interessante posizione,
che il Venezuela e i paesi dell'Alleanza Bolivariana condividono fermamente;
però non ci è stata data la parola, per cui, Signor Presidente, non mi
conteggi questi minuti, la prego.
Ho conosciuto, ho avuto il piacere di conoscere Hervé Kempf – è qui in
giro -, di cui consiglio vivamente il libro “Perché i mega-ricchi stanno
distruggendo il pianeta”, in francese, ma potete trovarlo anche in spagnolo
e sicuramente in inglese. Hervé Kempf: Perché i mega-ricchi stanno
distruggendo il pianeta.
Per questo Cristo ha detto: E' più facile che un cammello passi per la cruna
di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio. Questo l'ha detto Cristo
nostro Signore. .......
Bene, Signor Presidente, il cambiamento climatico è senza dubbio il problema
ambientale più devastante di questo secolo, inondazioni, siccità, tormente,
uragani, disgeli, innalzamento del livello del mare, acidificazione degli
oceani e ondate di calore, tutto questo acuisce l'impatto delle crisi
globali che si abbattono su di noi.
L'attività umana d'oggi supera i limiti della sostenibilità, mettendo in
pericolo la vita del pianeta, ma anche in questo siamo profondamente
disuguali. Voglio ricordarlo: le 500 milioni di persone più ricche del
pianeta, 500 milioni, sono il sette per cento, sette per cento, seven per
cento della popolazione mondiale.
Questo sette per cento è responsabile, queste cinquecento milioni di persone
più ricche sono responsabili del cinquanta per cento delle emissioni
inquinanti, mentre il 50 per cento più povero è responsabile solo del sette
per cento delle emissioni inquinanti.Per questo mi sembra strano mettere qui
sullo stesso piano Stati Uniti e Cina. Gli Stati Uniti hanno appena 300
milioni di abitanti. La Cina ha una popolazione quasi 5 volte più grande di
quella degli USA.
Gli Stati Uniti consumano più di 20 milioni di barili di petrolio al giorno,
la Cina arriva appena ai 5,6 milioni di barili al giorno, non possiamo
chiedere le stesse cose agli Stati Uniti e alla Cina. Ci sono questioni da
discutere, almeno potessimo noi Capi di Stato e di Governo sederci a
discutere davvero di questi argomenti.
Inoltre, Signor Presidente, il 60% degli ecosistemi del pianeta hanno subito
danni e il 20% della crosta terrestre è degradata; siamo stati testimoni
impassibili della deforestazione, della conversione di terre, della
desertificazione e delle alterazioni dei sistemi d'acqua dolce, dello
sovrasfruttamento del patrimonio ittico, della contaminazione e della
perdita della diversità biologica. Lo sfruttamento esagerato della terra
supera del 30% la sua capacità di rigenerazione.
Il pianeta sta perdendo ciò che i tecnici chiamano la capacità di
autoregolarsi, il pianeta la sta perdendo, ogni giorno si buttano più
rifiuti di quanti possano essere smaltiti. La sopravvivenza della nostra
specie assilla la coscienza dell'umanità. Malgrado l'urgenza, sono passati
due anni dalle negoziazioni volte a concludere un secondo periodo di
compromessi voluto dal Protocollo di Kyoto, e ci presentiamo a
quest'appuntamento senza un accordo reale e significativo.
E voglio dire che riguardo al testo creato dal nulla, come qualcuno l'ha
definito (il rappresentante cinese), il Venezuela e i paesi dell'Alleanza
Bolivariana per le Americhe, noi non accettiamo nessun altro testo che non
derivi dai gruppi di lavoro del Protocollo di Kyoto e della Convenzione:
sono i testi legittimi su cui si sta discutendo intensamente da anni.
E in queste ultime ore credo che non abbiate dormito: oltre a non aver
pranzato, non avete dormito. Non mi sembra logico che ora si produca un
testo dal niente, come dite voi. L'obiettivo scientificamente sostenuto di
ridurre le emissioni di gas inquinanti e raggiungere un accordo chiaro di
cooperazione a lungo termine, oggi a quest'ora, sembra aver fallito.
Almeno per il momento. Qual è il motivo? Non abbiamo dubbi. Il motivo è
l'atteggiamento irresponsabile e la mancanza di volontà politica delle
nazioni più potenti del pianeta... Il conservatorismo politico e l'egoismo
dei grandi consumatori, dei paesi più ricchi testimoniano di una grande
insensibilità e della mancanza di solidarietà con i più poveri, con gli
affamati, con coloro più soggetti alle malattie, ai disastri naturali,
Signor Presidente, è chiaramente un nuovo ed unico accordo applicabile a
parti assolutamente disuguali, per la grandezza delle sue contribuzioni e
capacità economiche, finanziarie e tecnologiche, ed è evidente che si basa
sul rispetto assoluto dei principi contenuti nella Convenzione.
I paesi sviluppati dovrebbero stabilire dei compromessi vincolanti, chiari e
concreti per la diminuzione sostanziale delle loro emissioni e assumere
degli obblighi di assistenza finanziaria e tecnologica ai paesi poveri per
far fronte ai pericoli distruttivi del cambiamento climatico. In questo
senso, la peculiarità degli stati insulari e dei paesi meno sviluppati
dovrebbe essere pienamente riconosciuta. ....
Le entrate totali delle 500 persone più ricche del mondo sono superiore alle
entrate delle 416 milioni di persone più povere, le 2800 milioni di persone
che vivono nella povertà, con meno di 2 dollari al giorno e che
rappresentano il 40 per cento della popolazione mondiale, ricevono solo il 5
per cento delle entrate mondiale...
Ci sono 1100 milioni di persone che non hanno accesso all'acqua potabile,
2600 milioni prive di servizio di sanità, più di 800 milioni di analfabeti e
1020 milioni di persone affamate: ecco lo scenario mondiale. E ora, la
causa, qual è la causa? Parliamo della causa, non evitiamo le
responsabilità, non evitiamo la profondità del problema, la causa senza
dubbio, torno all'argomento di questo disastroso scenario, è il sistema
metabolico distruttivo del capitale e della sua incarnazione: il
capitalismo.
Ho qui una citazione di quel gran teologo della liberazione che è Leonardo
Boff, come sappiamo, brasiliano, che dice: Qual è la causa? Ah, la causa è
il sogno di cercare la felicità con l'accumulazione materiale e il progresso
senza fine, usando, per fare ciò, la scienza e la tecnica con cui si possono
sfruttare in modo illimitato le risorse della terra.
Può una terra finita sopportare un progetto infinito? La tesi del
capitalismo, lo sviluppo infinito, è un modello distruttivo,
accettiamolo......
Noi popoli del mondo chiediamo agli imperi, a quelli che pretendono di
continuare a dominare il mondo e noi, chiediamo loro che finiscano le
aggressioni e le guerre. Niente più basi militari imperiali, né colpi di
Stato, costruiamo un ordine economico e sociale più giusto e equitativo,
sradichiamo la povertà, freniamo subito gli alti livelli di emissioni,
arrestiamo il deterioramento ambientale ed evitiamo la grande catastrofe del
cambiamento climatico, integriamoci nel nobile obiettivo di essere tutti più
liberi e solidari.....
Questo pianeta è vissuto migliaia di milioni di anni, e questo pianeta è
vissuto per migliaia di milioni di anni senza di noi, la specie umana: non
ha bisogno di noi per esistere. Bene, noi senza la Terra non viviamo, e
stiamo distruggendo il Pachanama*, come dice Evo e come dicono i nostri
fratelli aborigeni del Sudamerica...
amen ..grande discorso..da inconiciare e da diffondere
RispondiEliminada premettere al riguardo dei banchieri truffatori il buon chavez ne ha sbattuti in galere ben 16 ...nel paese della "democrazia" da fast found innaffita da la maleodante bevanda genocida ,invece il serpente a sonagli l'omm' 'e plastica ,l'obamomo da triplice faccia ,li ha benificiaticon elargizioni multimilionarie ..
caro Fulvio, leggo il tuo blog per rinfrancarmi, soprattutto dopo aver avuto a che fare con la disinformazione di regime. posso parlare di Bolivia? l'eroico presidente Morales (da quelle parti fare cio' che fa lui è proprio da eroi) sta procedendo bene sulla strada promessa. sanita' e lotta all'analfabetismo in primis e poi l'incasso leggittimo per le casse dello stato della maggior parte dei proventi del gas, che appartiene al popolo.eppure dalla pagina 190 alla 198 di televideo Rai si parla di Bolivia in maniera ignobile. impossibile protestare civilmente: il sistema del sito Rai ti da si e no 10 secondi per inviare la mail, poi ti dice che il tempo è scaduto. in 10 secondi il sottoscritto riesce appena a infilare una serie di insulti ma non a comporre una protesta civile. quindi il tuo blog e altri per fortuna aiutano a capire come stanno veramente le cose, a capire come si muovono i pupi sul palcoscenico e soprattutto a vedere" i pupari che stanno nascosti. cari saluti
RispondiEliminaHo ascoltato per diversi giorni su radiorai la campagna di fratellidelluomo.org che usa la voce di margherita buy per denunciare presunti sfruttamenti delle donne boliviane. Questo è il massimo di approfondimento che possiamo avere sulla Bolivia: una raccolta fondi (obbiettivo 12.000 euro) per migliorare un'attività di selezione chicchi di caffè. Ogni passaggio dell'appello (ce ne saranno stati almeno una ventina su radio2) è costato almeno 2.300 euro, ma il messaggio principale non era certo quello esplicito.
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