giovedì 7 aprile 2011

Fattarelli e Pensierini





Noi non pensiamo di dover curare i bambini di Jenin perché sono violenti contro i soldati israeliani. La nostra sfida è cercare di essere produttivi. Ma essere produttivi non è un’alternativa alla Resistenza. Ciò che noi facciamo nel teatro non vuole essere un sostituto della resistenza palestinese nella lotta di liberazione. E’ il contrario… Noi stiamo unificando, con ogni mezzo, la lotta per la liberazione del popolo palestinese… Nessuno si è unito a questo progetto con il proposito di curare. Non siamo guaritori. Non siamo buoni cristiani. Siamo combattenti della libertà. (Juliano Mer-Khamis, cineasta e drammaturgo di Palestina)

I membri della società jamahiriyana proibiscono l’azione clandestina e il ricorso alla forza in tutte le sue forme, alla violenza, al terrorismo e al sabotaggio. Queste azioni rappresentano un tradimento dei valori e dei principi della società hamahiriyana, la quale afferma la sovranità dell’individuo in seno ai Congressi popolari di base che gli garantiscono il diritto di esprimere pubblicamente la propria opinione. Essi rifiutano e condannano la violenza come mezzo per imporre idee e opinioni. Adottano ilo dialogo democratico come unico mezzo di dibattito e considerano ogni azione ostile alla società jamahiriyana legata a un’istanza straniera, sotto qualsiasi forma, come alto tradimento nei suoi confronti. (Muammar Gheddafi, “La Grande Carta Verde dei diritti dell’uomo dell’era jamahiriyana”)


C’è chi, nell’era dei cartoni, dei servizi tv da 2 minuti, dei videoclip, della fretta disperata con cui ci rubano perfino il fiato, mi rimprovera di essere troppo lungo. Ecco qua: tanti pezzi brevi, fattarelli e pensierini. Se non li sommate, ma li dividete, sembreranno un veloce videogioco.



Juliano Mer-Khyamis
Un killer mascherato della Gestapo dei nazisionisti ha ammazzato davanti al suo “Teatro della Libertà” a Jenin, con cinque colpi di pistola alla testa, Juliano Mer-Khamis, un grosso frammento di spirito umano. E’ nel loro DNA, come in quello di un nostro connazionale che a sentire la parola “cultura” metteva mano alla pistola.. Per nascondere l’olocausto palestinese, questi transfughi dal Caucaso, fin dall’inizio si sono travestiti da mediorientali rubando agli autoctoni costumi, musica, vesti e cibi. Poi sono passati alle vie di fatto trucidandoli, gli autoctoni. DOPO UN PO’, vista l’occasione allestitagli dagli assassini di massa Bush, si sono dedicati a eliminare dalla coscienza umana il contributo iracheno: migliaia di intellettuali, scienziati, accademici, artisti, ammazzati dagli squadroni della morte sionisti. Decerebrare i popoli decapitandoli. Una missione alla Mengele elevata all’ennesima potenza. Roba che Robespierre e Himmler si mangiano le mani per non aver raggiunto simile vette.

Juliano aveva 53 anni ed era il figlio di due comunisti, un’israeliana e un palestinese, unione indecorosa e oscena per i pulitori etnici dell’invasione, che aveva dedicato la sua vita alla difesa e alla rinascita della cultura in Palestina, a cominciare dai suoi cittadini più reietti e massacrati, nella Jenin dell’assalto stragista israeliano dell’aprile 2002. Regista e attore di alcuni dei più bei film palestinesi ((“La piccola Tamburina”, “I bambini di Arna”), insieme a Zakariya Zubeidi, comandante delle Brigate di Al Aqsa e difensore di Jenin, e a due militanti ebrei, ha fondato e fatto vivere dall’inizio del secolo il “Teatro della Libertà”, una scuola di recitazone e un cinema a Jenin. Intollerabili spine nel fianco dei terminator israeliani. Eroico resistente dello spirito e del corpo, Juliano, era l’espressione vivente di quanto l’entità razzista e colonialista più teme: l’invincibilità dell’intelligenza, coloro che ingravidano la loro gente con l’amore per la conoscenza, la cultura, la creatività, il dialogo. Coloro che prefigurano con la loro opera e, nel caso di Juliano con il loro sangue, il giusto futuro per queste terre e per coloro che ci vivono: l’unità degli esseri umani veri nello Stato democratico pluriconfessionale e plurietnico di Palestina. Anatema per i nazisti.

Vittime e boia. Neri.
Non solo Libia. Costa d'Avorio, area strategica nel Golfo di Guinea, ricchissimo, appetibile produttore di cacao (Il 40% del mondo, più altre ricchezze). Il presidente legittimo, Gbagbo, antimperialista, è sotto assalto delle milizie del rivale Uttara, uomo di Washington e del FMI, sostenuto da 10mila mercenari ONU, spediti da Ban Ki-moon su ordine dei suoi padroni, e da 1500 invasori francesi che, nel pieno rispetto della sovranità del paese, hanno occupato l'aeroporto e bloccato il paese. La presa dell'Africa da parte dei "giovani rivoluzionari" venerati dalla pseudosinistra, continua. E qui si marcia, nel plauso di tutti gli autentici despoti e terroristi della "comunità internazionale", contro i "dittatori". Ma i "pazzi sanguinari" stanno tutti dalle nostre parti: Obama, Alain Juppé e Francois Villon, noti combattenti per l’autodeterminazione e la sovranità dei popoli, si stanno riprendendo un paese che il colonialismo aveva depredato per secoli. Ringraziano l’ONU che li ha autorizzati a intervenire per “salvare vite umane”, quelle che il loro accolito, Uttara, ha sterminato a migliaia nell’avanzata su Abidjan. Unici a protestare, i russi, quelli di Putin, non del “moderato” gorbacioviano Medvedev. Ma per Gbagbo, almeno per ora, non pare esserci partita contro “la comunità internazionale”. E, dunque, neanche per il suo ricco paese che, tra gli artigli degli avvoltoi bianchi cristiani, verserà tutto il suo sangue nei forzieri di Sarkozy e dell’uomo nero del “cambio”. E, come capita ai paesi un tempo liberi e prosperi, della libertà e della pace di un tempo, “i ricordi svaniranno nel tempo come lacrime nella pioggia”.

Ci voleva proprio un presidente nero per tornare a schiavizzare l’Africa, quello osannato dalle “sinistre” fino a quando non gli ha sprangato il cervello con il diluvio di missili su Libia, Afghanistan, Pakistan, Yemen, Somalia, fino a quando non ha mantenuto in piedi Guantanamo e potenziato l’equivalente afghano Bagram, fino a quando non ha confermato il Patriot Act per il quale chiunque può essere sbattuto in cella senza imputazione e processo, fino a quando non ha salvato i masnadieri delle banche a scapito di milioni di senza casa, disoccupati, impoveriti, fino a quando non ha dato alla Cia licenza di uccidere cittadini Usa, fino a quando non ha deciso che gli infelici a Guantanamo incarcerati e torturati non debbano essere affatto processati da tribunali civili, ma da corti speciali militari, all’israeliana, che obbediscono a un solo ordine, quello del boia. Anche se nero. Primo tra tutti Khaled Sheik Mohammed, il detenuto che, sottoposto a 150 episodi di annegamento (waterboarding), ha “confessato” di essere la mente dell’11 settembre, sostituendosi così ai veri mandanti USraeliani, e davanti a una giuria civile avrebbe magari potuto raccontare in che modo gli avevano estratto quella “confessione”.

Scudi umani
L'ultima schifezza giornalistica dei trombettieri Nato (come Stefano Liberti del "manifesto") è che a Misurata, dove i mercenari Nato si stanno spappolando, i lealisti avanzano con "scudi umani incatenati ai loro tank" (naturalmente nessuna prova video, solo le famigerate "fonti anonime"). Mancava nell'elenco della macchina dell'informazione all'uranio. La dovevano rilanciare, dopo che la storia degli scudi umani di Gheddafi era stata ridicolizzata da migliaia di tunisini liberamente saliti sui tetti della residenza del leader. Scudi umani, mercenari, soldati-bambino, stupri di donne, torture, capi che uccidono il proprio popolo... L'armamentario delle satanizzazioni cotte nell'aria fritta degli sparaballe di guerre Nato, Cia-Giulianoferrara-manifesto, è stancamente ripetitivo. Dai tempi delle guerre mondiali e coloniali viene appioppato a ogni governante da abbattere per predarne il paese. E si tratta pure di classico transfert. Ci si scansa dalle proprie efferatezze facendole precipitare sull'altro: Israele da sempre lega bambini palestinesi ai propri blindati e li costringe ad aprirgli la strada verso presunti combattenti nascosti. Mercenari al soldo degli Usa massacrano anonimi e impuniti in mezzo globo. Non c'è campagna bellica dei marines, dall'Iraq all'Afghanistan, di cui non si siano potuti documentare gli stupri di minorenni con lo sterminio delle loro famiglie. Senza parlare di Abu Ghraib, Bagram, o Guantanamo. Soldati-bambino sono stati usati in massa dalla Liberia alla Costa d'Avorio, dal Congo al Darfur, nelle formazioni ribelli agli ordini del nuovo colonialismo. Quanto a coloro che ammazzano il proprio popolo, ne sono testimoni 3mila cittadini disintegrati con le Torri Gemelle. Altro che il bue che dà del cornuto all'asino. Qui siamo all'F-16 che dà del bombarolo all'aquilone.

Nella Libia anti-globalizzazione ognuno, immigrati compresi, aveva una casa esentasse, non pagava sanità e istruzione, aveva il reddito e l'aspettativa di vita più alti del continente e la mortalità infantile più bassa. Come poteva sopportarlo, senza intervenire con le bombe, un paese con il 30% di disoccupazione giovanile, 30 imprese che muoiono ogni giorno, una tac dopo 16 mesi, il 15% in povertà e un 25% che la rasenta, un'istruzione baraccata che costa quanto un Cinque Stelle? Il nostro. Dunque, rifacciamo lo "scatolone di sabbia". Mal comune mezzo gaudio, no?
Centinaia di profughi affogati nel Mediterraneo, centinaia di civili libici disintegrati dalla Nato, decine di civili ammazzati in Yemen e Bahrein e, prima, in Egitto e Tunisia, altri dementi o banditi massacrati, insieme ai patrioti lealisti, nella guerra civile libica, milioni di sradicati allo sbando. Su chi ricade questo sangue e questa miseria? C'è anche Napolitano.
Le "forze speciali" Usa ed Europee, che da molti mesi bazzicano in Cirenaica per innescare la rivolta, sono uscite allo scoperto. Sono centinaia e, dopo la richiesta dei Quisling di aiuti militari, si mostrano ora ai giornalisti mentre, con veicoli e armi modernissimi, addestrano e sostengono al fronte i "giovani rivoluzionari. E’ questo che d’improvviso li ha resi simpaticissimi a “sinistra”.



CAROGNE
Sapete cosa si prova ad aprire una bara e trovarvi una carogna putrescente in cui formicolano vermi e scarafaggi? Repulsione, ripugnanza, conati di vomito, vero? Quello che qualsiasi persona dotata di una briciola di buongusto deve provare a vedere un cosiddetto ministro degli esteri, il lift-boy da cerimonia Frattini, precipitarsi tra la feccia di mercenari e sciacalli di Bengasi per essere il terzo, dopo i serialkiller di libici, Qatar e Francia, a riconoscere la cosca criminale di Bengasi e a elemosinare qualche goccia di petrolio, qualche sbuffo di gas, in cambio delle bombe dei nostri Tornado su Tripoli. Fino a ieri l'Italia, guidata da un gormito che, alla vasa vasa, baciava anelli e culi, navigava a gonfie vele grazie agli idrocarburi concessigli da Gheddafi in cambio del sacrosanto risarcimento per lo sterminio di due, tre generazioni libiche. Questo Stato di zoccole e prosseneti, "non donna di provincia, ma bordello", ammaestrato dalla Chiesa al tradimento, alla pugnalata alle spalle, al cambio casacca, al vendolismo, stavolta s'è picconato i coglioni. S'illude che la sua lap dance attorno ai pozzi di petrolio libici gli conservino qualche tanica di carburante. Sai le risate di Sarkozy, Cameron e Obama quando vedranno il guitto mannaro in mezzo a 60 milioni di automobilisti italiani inferociti, rimasti a secco, appesi allo sgocciolio da oleodotti chiusi o aperti secondo gli umori di Exxon, Total e BP. Dovrebbe essere peggio per il guitto e il suo lift boy che con Ruby. Ma ci penseranno i sinistri a levarli d'imbarazzo, convincendo tutti che la colpa è del "pazzo sanguinario" Gheddafi. Intanto, subito dopo Frattini, a prendere in mano la situazione e insegnare ai propri ascari con chi fare affari e con chi no, a Bengasi è giunto l’inviato di Obama, terzo, ma il più grosso, tra francesi, qatarini e il manichino Upim. I “generali” dell’insurrezione gli si sono aggrappati allo strascico di ermellino schiamazzando disperati per più armi, più missili, più sfracelli di popolo libico, dato che, marmaglia di venduti e mercenari che sono, bastano quattro gatti gheddafiani a farli cagare sotto. Pare che, di fronte al costo economico imposto alla “comunità internazionale” dalla forza e dalla volontà del popolo libico di non farsi sodomizzare dalle zoccole di Bengasi e dai loro papponi e alla luce della crisi politica scoppiata con alleati strategici come Turchia e Germania, emerga la soluzione B: vediamo di tenerci la Cirenaica con il più di petrolio e lasciamo per ora ai gheddafiani la sabbia dell’Ovest e del Sud. Presto o tardi faremo partire anche laggiù una qualche bella “rivoluzione colorata”

Mercenari
I briganti scatenati dall'imperialismo a Bengasi, oltre a dimostrarsi inetti e codardi in battaglia, si stanno azzannando tra di loro per la primazia al banchetto colonialista. E' scoppiata una contesa "fratricida" tra diversi referenti degli aggressori: Khalifa Hiftar, un manutengolo Cia arrivato da Langley, Usa, e nominatosi comandante militare, e il filofrancese vicepresidente del Consiglio di Transizione Abdul Hafidh Ghoga, il quale gli ha subito contestato la carica e gli ha opposto tale “generale” Abdul Gatah Yunis, causando grande smarrimento tra i fornitori di armi accorsi. Che si scannino tra di loro questi "giovani rivoluzionari, cari agli utili idioti. E' un classico tra mercenari.
Come diceva Gheddafi. L'inglese Daily Telegraph conferma la presenza di terroristi di Al Qaida in Libia, reduci dagli incarichi imperialisti assolti in Bosnia, Kosovo, Cecenia e Afghanistan antisovietico, che insieme alle bombe, ai missili all'uranio, ai droni Nato, lavorano alla distruzione della Libia e alla consegna del paese agli avvoltoi occidentali. Come ovunque, queste unità Al Qaida sono formate e guidate da agenti Cia.


Come diceva Gheddafi e come volevasi dimostrare. Il governo del Chad e altri del Sahel hanno chiesto ai mercenari di Bengasi di cessare la caccia puramente razzista a cittadini di questi paesi, fatti passare per "mercenari" di Gheddafi, catturati e uccisi in massa, mentre si tratta di lavoratori dei 2 milioni immigrati in Libia. Osservatori, senza fette di prosciutto sugli occhi, parlano di genocidio.





Acqua!!!
C'è il petrolio e c'è la posizione geostrategica a capo dell'Africa e in mezzo alle turbolenze insurrezionali arabe. E non è poco. Anche perchè se metti la mano sul rubinetto degli idrocarburi, tieni per la gola tutti i tuoi vassalli e valvassori. Ma c'è dell'altro, anche perchè, se non a tutti e magari a quelli che non vanno bene, come Cina e India, Gheddafi il petrolio lo vendeva. Avete sentito il ministro dell'Agricoltura libico avvertire che, siccome gli stavano cadendo vicino, se missili e bombe avessero colpito gli acquedotti, il 70% della popolazione (sgherri imperiali di Bengasi compresi) sarebbe rimasto a secco completamente. Cioè votata a morte sicura. E immediata, non come quella strisciante all'uranio, bell' e in atto. Accertato che in Occidente non ci si mette proprio niente a rubare acqua per sé e a privarne tutti gli altri, vedi Israele, resta il fatto che, se per ora l'Occidente delle guerre per petrolio, rotte e posizioni di forza, nell'acqua ci può ancora sguazzare, tutti sappiamo che le scelleratezze future dell'uomo bianco saranno per l'acqua. Sotto la Libia c'è un mare d'acqua dolce che sta lì da 38mila anni, è fresca, buona e purissima, come nessun farabutto dell'acqua minerale si sognerebbe mai. Gheddafi ne ha voluto fare la garanzia di vita e di scambio per il suo popolo e per l'Africa, anche una volta che gli idrocarburi fossero finiti e non avrebbero più portato gli introiti che oggi garantiscono alla Libia il più alto standard di vita del continente.


Sulla base del progetto "Grande Fiume", elaborato molti anni fa, nel settembre del 2010 il governo libico ha impegnato 33 miliardi di dollari per realizzarlo. Se volete leggere per il lungo il valore in dollari di tutta quell'acqua, calcolato ai prezzi di oggi (e non a quelli inimmaginabili di domani), ecco qua: 70.000.000.000.000. Zero più zero meno. Poteva lasciare indifferente la banda di predoni chiamata "comunità internazionale"? I lavori sono iniziati il 1 settembre dell'anno scorso. Più o meno il periodo in cui la Libia incominciava a pullulare di teste di cuoio e spie statunitensi, francesi e britanniche e si allertavano i vari burattini libici annidati nello Stato, o a libro paga di Londra e Washington. Se gli Usa non erano iperentusiasti dell'immediato sfascio della Libia e puntavano ai più accessibili bacini idrici latinoamericani, si sono fatti convincere da altri che avevano una sete fottuta, quella che già gli aveva fatto fare tre guerre contro il Libano per il fiume Litani, annettersi il Giordano, spaccare il Sudan per controllare il Nilo e mirare, grazie ai clienti curdi, ai grandi fiumi mesopotamici (uno passa anche per la Siria). Indovinate un po' chi? Quelli ai quali un acquedotto dal Grande Mare Dolce, attraverso l'Egitto, arriva subito subito. Fateli pure saltare, gli acquedotti libici (vedi mappa), fateli pure morire disseccati, tutti quanti, i cittadini di quel paese. Tanto il mare dolce sotterraneo resta a disposizione e meno gente c’è attorno, meglio è.


Il Pulitzer dei rettili
Quando condivide il copyright con qualche luminare del giornalismo anglosassone, "il manifesto" dà il meglio di sé. Stavolta l'articolone è del noto Immanuel Wallerstein ed è l'ennesima dimostrazione che alcuni commentatori ed editorialisti del "quotidiano comunista" (ha-ha-ha) sono una manica di coglionazzi, quale tanto arrogante quanto incompetente, quale tanto osservatore neutrale quanto amico del giaguaro. Esordisce il Pulitzer dicendo che Gheddafi e leader occidentali concordano nel voler stroncare la "seconda rivolta araba". Puttanata cerchiobottista che vorrebbe fare dell'agnello libico, azzannato dai lupi occidentali, il complice dell'affossamento delle rivoluzioni arabe. Solo che quelle autentiche di Bahrein, Yemen, Egitto, Somalia, Tunisia, Giordania, sono rivolte contro quei lupi, mentre l'opera buffa dei gaglioffi prezzolati di Bengasi è stata lanciata proprio contro quelle rivoluzioni. E contro colui che ne è stato per decenni, con Egitto, Iraq e Siria, uno degli iniziatori e il costante punto di riferimento. La specialità di questi Badoglio del giornalismo è di atteggiarsi a colombe e a strisciare e mordere come rettili. Dice bene, Wallerstein, quando dice che gli arabi si stanno muovendo con motivazioni e obiettivi simili al '68 del Nord, contro l'autorità, l'arbitrio, l'esclusione, la corruzione. Dice malissimo quando a questo assimila i vendipatria maneggiati da Cia, MI6 e Mossad, che puntano a tramutare il benessere e la dignità del popolo libico in risorse di Wall Street e della City. Altra stronzata: sarebbe stata la Lega Araba, col suo consenso alla no-fly-zone (di 9 governi su 22), ad aver convinto un riluttante Pentagono a entrare in campo, trascurando il dettaglio che gli Usa avevano fatto sapere ai despoti arabi che, se non avessero acconsentito alla no-fly-zone, non gli avrebbero consentito di andare a massacrare i rivoluzionari di Bahrein o Yemen. Anzi.

Pagato l'inevitabile obolo alle centrali imperiali dell'intossicazione, delirando su un governo Usa che sarebbe andato in Iraq per "fermare i massacri di Saddam Hussein", l'ominicchio s'impegna nell'operazione di tutti i sinistrati: frullare insieme capre e cavoli. La sollevazione libica contro "un leader particolarmente feroce" (non menziona Mubaraq, Ali, Saleh, Abdallah) sarebbe stata innescata dalle rivolte nei paesi vicini. Quindi parimenti nobile. No, Pietra del Bastione (Wallerstein), il pogrom libico l'hai, l'hanno, voluto tirare fuori dalla melma della sua fellonia al servizio dell'invasore, cucendogli addosso i panni dei rivoluzionari e martiri del Cairo e di Tunisi. Il tuo bastione è di pastafrolla e la tua pietra manca il segno. Chiude umanitariamente, il guru del "manifesto" e lamenta che non si intervenga anche quando gli ammazzati non sono 10mila (ovviamente quelli uccisi di Gheddafi), ma solo una decina. Forse pensa alla Siria. Il minchione non si chiede: chi uccide chi e perchè. Ai giusti, che siano uccisi dieci tagliagole yankee in Afghanistan, sta benissimo. E che a Bengasi paghino la loro fellonia gli sguatteri dell'Occidente, pure.


Messico e nuvole di tutti noi
Non solo Libia. In Messico, dove con Calderon negli ultimi quattro anni sono state uccise quasi 40mila persone in quella finta guerra al narcotraffico che è la militarizzazione del paese su mandato Usa, si è scoperto che la ditta Usa L-3MPRI, appalto del Pentagono, sta reclutando mercenari Usa per assistere i militari messicani nella cura del narcotraffico e nei bagni di sangue perlopiù di civili innocenti.


Fratelli arabi
I mercenari sauditi e del Qatar (paese di Al Jazira e del suo padrone, il sovrano assoluto, che ha ordinato alla sua emittente di stravolgere la verità sulla Libia), penetrati in Bahrein su mandato Usa per stroncare la rivolta di massa, puntellare il sultano e salvaguardare la base-anti-Iran della V Flotta, dopo aver ammazzato a cannonate 40 manifestanti inermi che, nella capitale Manama, occupavano egizianamente Piazza Perla, ieri hanno ucciso altri tre dimostranti. La rivoluzione nel Bahrein annega nel sangue e si attendono mercenari e F-16 all'uranio della "comunità internazionale" che, umanitariamente, per salvare i civili, intervengano contro il "pazzo sanguinario". Non sono ancora arrivati. Come mai? Forse perché, come raccontano gli autocrati di Bahrein e Arabia Saudita, i rivoltosi non sono che fanatici settari sciti, istigati dall’Iran, Stato canaglia numero uno e da Hezbollah, e cosa non si deve fare per impedire che gli ayatollah non polverizzino il mondo con le loro atomiche (come già aveva tentato di fare Saddam con i suoi falafel di distruzione di massa e Milosevic con i suoi cevabcici ). Guai a far sapere in giro che gli sciti sono il 70% della popolazione, represso ed escluso dal 30% sunnita accoccolato attorno all’emiro e che a Piazza della Perla c’erano quasi tutti i bahreiniti, sciti e sunniti fusi contro il despota parassita, puntellato dalle armi Usa. Meglio coprire il tutto con la “cospirazione persiana contro i paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo” e dare così un senso alla V Flotta Usa ancorata lì davanti e ai propositi USraeliani di arrivare al redde rationem con l’ultima nazione sovrana musulmana ( e, a seguire e precedere, con Hezbollah e Hamas).

Sanaa, Yemen

In Yemen a due mesi dall'inizio di una rivoluzione anti-despota e anti-neoliberismo imperialista, siamo a più di 200 morti, in parte da missili Usa. Con i rivoltosi del Sud progressista e del Nord da sempre escluso e represso, con l'avanguardia studentesca di Sanaa, Taiz e Aden, si sono schierati alcuni degli alti comandi militari. Il regime del fantoccio Usa-Saudita, Ali Saleh, in una sola giornata ha ucciso oltre 50 studenti. Ieri, tre caduti negli scontri tra gli sbirri ancora fedeli al tiranno e rivoltosi appoggiati da militari. Il rischio ora è che, come in Egitto, l'imperialismo cerchi di sostituire l'indifendibile ex-fantoccio con i nuovi fantocci, "moderati", dell'esercito e così fottere la rivoluzione. Nessun intervento umanitario occidentale a difesa dei civili ansiosi di democrazia e libertà, massacrati dal regime. Come mai?

L’intemerato giudice Goldstone
Un civile ucciso e due feriti nella quotidiana decimazione del popolo di Gaza. Siamo a quasi 2000 morti ammazzati a partire dell'inizio di Piombo Fuso, compresi gli infermi che sono morti perchè non lasciati uscire per curarsi. Continua l'assedio a Gaza, la proliferazione delle case israeliane in Gerusalemme Est, le violenze e i furti dei coloni contro gli abitanti titolari di quella terra. A Gaza la gente vive nella fame e tra le macerie, perchè gli aguzzini non lasciano passare un etto di cemento, viveri e farmaci. Il Nuovo Egitto della Giunta Militare egiziano-yankee, che cerca di rubare la rivoluzione al popolo, continua la collaborazione genocida con Israele mantenendo serrato il valico di Rafah. Gli occupanti nazisionisti vessano senza soluzione di continuità la popolazione palestinese con cittadinanza israeliana, continuando anche a sottrargli terre. Il 61,3% delle famiglie palestinesi vive sotto il livello di povertà (l'80% a Gaza), Israele spende ogni anno 1.100 dollari per ogni studente israeliano e 192 dollari per quello arabo. Ruba ai palestinesi l'80% dell'acqua, pratica l'apartheid più razzista e feroce, è il più grande pulitore etnico dell'era presente e ha creato uno Stato teocratico etnicamente puro, con leggi razziali peggiori di quelle tanto deprecate del nostro 1938.
Tutto questo e le continue guerre d'aggressione, massimo crimine contro l’umanità, rimane da 60 anni, a dispetto di decine di risoluzioni ONU finite nel cesso dei premier sionisti, totalmente impunito. Come restano impuniti, nazionalmente e internazionalmente, gli assassinii, i rapimenti, le detenzioni abusive, le violenze corporali e sessuali, le torture, tutti crimini documentati dalle stesse organizzazioni israeliane. Su questo sfondo, dopo l'olocausto di Gaza, si era erta per conto del Consiglio dei Diritti Umani dell'ONU, la figura di un onesto e coraggioso giudice ebreo sudafricano, Richard Goldstone, che aveva realizzato un'inchiesta shock sui crimini di guerra e contro l'umanità compiuti da Piombo Fuso. Per un anno e mezzo dopo il suo rapporto, che aveva suscitato la rabbiosa reazione di Israele, su Goldstone si sono avventate le lobbies ebraiche mondiali, con tutta la loro impareggiabile potenza di fuoco, di ricatto e di diffamazione. Pochi avrebbero resistito nella difesa della verità. Tra questi pochi non abbiamo trovato il giudice ebreo. Voce del sangue? Effetto di minacce irresistibili, tipo killer professionisti del Mossad? Povero Goldstone, alla fine è crollato: "Se avessi saputo allora ciò che so oggi, non avrei scritto quel rapporto, ora vado subito nell’amata Israele per una bella vacanza (gratis)".
Però ciò che sa oggi, l'intemerato Goldstone non ce lo dice... Invece ciò che sapeva ieri e che oggi sembra rinnegare, lo hanno inciso nel cervello e, spesso, nella pelle, un milione e mezzo di palestinesi di Gaza. E noi che l'abbiamo visto succedere.
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Corea del Nord
Pyongyang, 22 marzo. Un portavoce del Ministero degli Esteri della Repubblica Popolare Democratica di Corea ha così risposto alla domanda sollevata dal KCNA riguardo l’attacco militare americano in Libia:
“Il 19 marzo scorso, gli Stati Uniti hanno lanciato un attacco militare sulla Libia in collaborazione con alcuni paesi occidentali. Hanno apertamente interferito negli affari interni della Libia, scatenando una guerra civile ed architettando poi un’ingannevole risoluzione abusando dell’autorità del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Hanno infine organizzato un indiscriminato intervento armato andando oltre i limiti della risoluzione.
La RPDC denuncia energicamente quanto avvenuto come un orribile crimine contro l'umanità ed una deliberata trasgressione alla sovranità ed all’integrità territoriale di uno stato indipendente, in grave violazione della dignità del popolo libico e del proprio diritto all’esistenza. Tale azione di guerra non può assolutamente essere giustificata e dovrebbe essere interrotta immediatamente.
Il mondo assiste quasi quotidianamente all’insopportabile morte di tantissimi civili ed agli indicibili disastri causati dalle due guerre avviate dagli americani nel nuovo secolo. Non contenti di tutto questo, gli Stati Uniti hanno incoraggiato una nuova disastrosa guerra allo scopo di portare ad un cambio di regime in Libia, con il falso pretesto di “proteggere i civili”, per porre poi le risorse naturali libiche sotto il proprio controllo.
Gli USA non hanno esitato ad interferire negli affari interni di altre nazioni e ad attuare interventi armati, abusando del nome dell’ONU, noncuranti della sovranità di stati indipendenti. Tali prepotenti ed arbitrarie pratiche sono divenute attualmente il motivo principale di rischio per la pace e la stabilità mondiale.
L’attuale crisi libica insegna un’importante lezione alla comunità internazionale.
Era già evidente agli occhi del mondo come la tanto strombazzata “dismissione nucleare in Libia” era l'inizio della strategia di aggressione architettata dagli americani, che prevedeva di persuadere lo stato-rivale con suggestivi appelli a “garantire la sicurezza” ed al “miglioramento delle relazioni” allo scopo di disarmarlo e poi attaccarlo in forze.
Questo dimostra ancora una volta la verità storica che la pace possa essere preservata solo costruendo ciascuno la propria forza finché nel mondo continueranno queste pratiche ingiustificate e prevaricatrici. La RPDC era pienamente nel giusto quando intraprese la politica del Songun, e la capacità di difesa militare costruita grazie ad essa fa da preziosissimo deterrente allo scoppio di una guerra, garantendo pace e stabilità nella penisola coreana”.
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STOP THE WAR
stopwar.altervista.org


MANIFESTAZIONE NAZIONALE
NAPOLI, 16 APRILE
CONTRO L’IMPERIALISMO, AL FIANCO DEL POPOLO LIBICO E DI TUTTI I POPOLI IN RIVOLTA


Ci risiamo. L’Italia - che a parole ripudia la guerra - si è lanciata in una nuova aggressione militare, al fianco di Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti; la quinta in vent’anni, la terza nel giro di un decennio.
I motivi? Per questa, come per altre guerre, sono chiari e precisi: la rapina di risorse energetiche e materie prime - di gas e petrolio - e gli affari delle grandi aziende e della grande finanza. L’attacco alla Libia di Gheddafi, fino a ieri “nostro miglior alleato”, rappresenta anche la possibilità di gestire un territorio-chiave, di addomesticare tutte le rivolte che stanno agitando il Nord Africa e il mondo arabo, di controllare un pezzo di mondo che si è risvegliato e cerca da sé la sua libertà.
Questo attacco ha già causato già centinaia di morti fra i libici, e tanti ancora ce ne saranno non appena l’uranio impoverito, utilizzato in questa come in tutte le altra guerre degli ultimi anni, comincerà a mostrare i suoi terribili effetti. [continua]
ASSEMBLEA CONTRO LA GUERRA
per info e contatti: stopwar.altervista.org
appello per la mobilitazione
lista adesioni (in continuo aggiornamento)
il manifesto

7 commenti:

  1. Al Jazira , traditrice della Libia, è storicamente tenera con l'Iran e le sue emanazioni in Palestina e Libano. Aggiungiamoci che la prima a tirare fuori la super-balla dei bombardamenti aerei sui manifestanti è stata Press tv, testata persiana; che il governo Hezbollah ha votato a favore della risoluzione 1973; che due settimane fa il referendum egiziano vinto dai Fratelli Musulmani è stato definito dalla Clinton come "una importante pagina di democrazia"; che Alì Khamenei ha salutato con favore il "risveglio islamico" che "spazza via i dittatori venduti all'America", incluso ovviamente Qaddafi. Preso atto di tutto questo, non è che si sta ripetendo il copione iraqeno, con la trasformazione del mondo arabo in un condominio americo-iraniano?

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  2. come facevano i bufolars a sapere che erano 250 i "sopravvissuti" nell'oceano mediterraneo? li hanno contati o gli piaceva la cifra?
    - dalla somalia vanno in libia fuoristrada e in guerra anziché farsi il suez
    - si imbarcano su una navetta anziché su un boeing che costa anche di meno
    - rifiutano sdegnati l'offerta di ingaggio di quei morti di fame di gheddafiani pieni di petrolio
    - i maltesi bau bau cecati non ve-dono quel che non c'è
    - ne rimangono solo 50 a testimo-niare la "fiction"
    il regista chi è? accanno m.oretti?
    ed i 500 prigionieri di zio nel deserto del sinai?

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  3. certo che Hamas possiede razzi davvero strani,colpiscono prevalentemente zone disabidate e quando centrano un obiettivo,diciamo tipo un pulmino di scolaresca, si preoccupano,prima di colpire, che gli alunni siano scesi e allontanati a distanza di sicurezza.
    visto che la NATO si bomarda i piedi consiglierei loro di aquistare i razzi palestinesi ;-)

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  4. Video falso messo in rete da Repubblica. Pur di fare propaganda sulla guerra neo colonialista in Libia non si esita a mettere in rete video di dubbia autenticità e senza citare la fonte.


    http://tv.repubblica.it/dossier/libia-rivolta-gheddafi/non-grida-w-gheddafi-giustiziato/65858?video=&ref=HREC2-2

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  5. ho visto il video citato da Arianna P.
    ! manco le peggio merdaset-fictions...ho visto anche un pezzetto di "2012"...ché questi pezdem usano farsi i filmetti prima di eseguirsi ed eseguire i disastri...
    che ne pensate di HAARP? e del terremoto a roma delll'11.05.2011 che fa 11? se Chavez dice che il terremoto di haiti è stato procurato, io tendo a credergli.

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  6. Ciao Fulvio.
    Ho trovato il tuo blog e faccio i complimenti per gli articoli,che spesso condivido.
    Ti chiedo,e non e' assolutamente una provocazione,ne' ha niente a che vedere su questo articolo:
    Vista la quantita' industriale di cazzate che ci propinano su fatti di attualita'siamo proprio sicuri
    che sulla seconda guerra mondiale
    ci abbiano raccontato le cose come stanno ?Non sono ne' un nazista ne' un neonazista pero' la demonizzazione dei nemici dell'imperialismo non credo sia cosa recente e nel nazionalsocialismo c'era una paroletta "socialismo"che fa/faceva venire l'orticaria a chi voleva e sta diventando padrone assoluto del mondo.Attribuire genocidi,demonizzare il tiranno mi sembra una tattica ben collaudata.

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  7. Caro Grimaldi, se in occidente ti hanno definito "pazzo" e"demente", ben lieto di condividere con te queste ingiurie da chi dovrebbe farsi un bel check up psichiatrico. Una domanda: al gruppo degli imbelli russi ecinesi si sono aggiunti Brasile e Sudafrica nel criticare la mattanza
    usa-nato in Libia, più un'altro paese che non ricordo, per me è aria fritta. Tu che ne pensi ? Non sparare ad alzo zero ( scherzo, ) sulla mia ingenuità che tende a sperare nell'insperabile.Per me questa è una vicenda orrida sotto i più svariati punti di vista che capisci senz'altro..Ciao e grazie.

    Giovanni Baccini.

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