mercoledì 21 dicembre 2011

Chi ha ucciso la Primavera?

Cari amici, questa è, in anteprima, l'introduzione al mio libro, di prossima uscita, su Libia, Siria, primavere arabe,  nessi internazionali e ruolo dell'Italia destra e sinistra


C’è ancora una volta una Potenza Civilizzata, con il suo stendardo del Principe della Pace in una mano e il sacco da rapina e il coltello da macellaio nell’altra. Non c’è altra salvezza per noi se non di adottare quella Civiltà e abbassarci al suo livello? (Mark Twain)


Questo libro, in buona parte una raccolta di miei articoli e saggi, non è né una cronaca, né un’analisi, né un reportage, né un rivisitazione storica dei fatti che hanno sconvolto il mondo arabo dall’Atlantico all’Oceano Indiano, a partire dalle insurrezioni disarmate per arrivare alle aggressioni Nato, con corredo di monarchi del Golfo, mercenari e terroristi. Il libro, un diario degli avvenimenti nel loro succedersi, cerca di essere un po’ tutto questo, ma, contro la tattica mistificatrice della separazione e dell’isolamento dei singoli episodi, ne sottolinea l’internità a un quadro geopolitico nel quale gli avvenimenti in Medio Oriente risultano inscindibili da quelli, di analoga matrice e dagli obiettivi strategici non dissimili, vissuti nell’ annus horrendus 2011 (in latino: orribile e meraviglioso) nel nostro emisfero. E’ soprattutto un tentativo di sottrarre le primavere arabe e, principalmente le aggressioni a Libia e Siria, da me in parte direttamente vissute, al faro accecante delle mistificazioni, falsificazioni e diffamazioni, diffuse dalla stessa élite predatrice e distruttrice che, in Italia e in tutto il mondo, ha lanciato un replay del colonialismo di secoli non lontani. Colonialismo di guerra, o di eversione (le “rivoluzioni colorate”), verso l’esterno, guerra coloniale interna a bassa intensità per una dittatura “tecnocratica” sull’ormai conclamato 99% della popolazione umana,  destinata allo sterminio sociale e alla notte post-democratica. Un colonialismo che è riuscito a darsi i connotati dell’inevitabile e del giusto, con l’esportazione dei diritti umani, grazie al concorso suicida di quelle formazioni e individualità che si richiamano alla Sinistra. E che si allineano concettualmente e, spesso, operativamente (Bersani, che lamenta l’insufficiente entusiasmo di Berlusconi per l’annichilimento della Libia), ai necrofori della cupola finanziaria mondialista, in tutte le sue articolazioni politiche, militari, mediatiche, ideologiche.

Quanto alle guerre autenticamente genocide lanciate dalla Cupola neocolonialista nel segno del bushiano Nuovo Ordine Mondiale, in cui il rapporto tra vittime civili e militari ha superato abbondantemente il già agghiacciante 90 a 10 del secondo conflitto mondiale, si tratta di un vero e proprio autodafé. In questo falò di vite e beni altrui, il capitalismo imperialista si è visto costretto, al culmine di una crisi planetaria di efficienza e credibilità politico-economico-culturale, di bruciare anche tutto ciò che costituiva la sua mimesi da distributore di civiltà, sviluppo, democrazia. L’inaudita ferocia con la quale, organizzatosi in Nato e oligopolio finanziario, si va avventando sulle sue prede, l’impunità che impone all’universo mondo per mandanti e sicari, manda all’aria per riflesso anche gli ultimi brandelli della ricostruzione storica di un passato coloniale “responsabile della civilizzazione di popoli selvaggi e del progresso di paesi arretrati”. Una cosmesi delle rapine e dei massacri inflitti ai colonizzati, del resto già rivelata – e, allora, anche da noi recepita – dalle lotte di liberazione di quei popoli, che avrebbe dovuto suggerire maggiore cautela nel risolversi a sorreggere i nuovi vessilli della “democrazia” e dei “diritti umani”, da scambiare con la sovranità e l’autodeterminazione delle nazioni.


Avrebbe dovuto suggerire tale cautela la memoria di tempi in cui alla depredazione dei paesi depositari della massima parte della risorse corrispondeva, sì, un vertiginoso aumento della ricchezza in Europa, ma di una ricchezza concentrata in pochissime mani. Poco ne sgocciolava sulla piccola borghesia, niente sulla maggioranza della popolazione. A casa loro i colonialisti utilizzavano le condizioni delle popolazioni assoggettate per deprimere quelle della propria forza lavoratrice. L’analogia con quanto fatto oggi ai danni di noi autoctoni dalla triplice Marchionni-Monti-Vaticano e da analoghe consorterie in tutto il mondo, sfruttando l’abiezione inflitta ai migranti, divenuti tali grazie ai crimini colonialisti, è impressionante. Anche se, tragicamente, perlopiù non vista da chi da Marx e seguenti aveva ricevuto gli strumenti per capire e superare queste e altre manifestazioni della cospirazione capitalista. Nei milioni di schiavizzati del mondo di allora, potevano rispecchiarsi gli schiavi minorili delle filande di Manchester, o i servi della gleba delle campagne europee; i 20 milioni trucidati da re Leopoldo nel Congo belga erano fratelli delle 146 operaie bruciate nel 1911 a New York e degli 80 fucilati da Bava Beccaris nel 1898 a Milano.


Cosa impedisce di vedere riflesso l’assalto in atto alle nostre residue possibilità di sopravvivenza politico-sociale, alla nostra convivenza libera e civile, ai diritti insanguinati da un secolo di lotta, alla nostra libertà, nelle analoghe scorrerie di Usa, Israele, UE e Nato, contro la pace, il benessere e la sovranità degli altri mondi? L’abusato lemma “siamo tutti nella stessa barca” che, nei tempi delle ultime vacche magre da scuoiare, ci viene sussurrato a mantra nelle orecchie dall’ultima e più estremista progenie di vampiri, gli va sottratto e riempito di validità con la consapevolezza che in quella barca loro non ci stanno, noi sì. Noi, i precari, i cacciati in strada, i privati di istruzione, i cementificati, i bastonati dell’Aquila, i combattenti della Val di Susa, trattati come una qualsiasi tribù del Sud da sloggiare per far posto a una diga, o a un villaggio-vacanze. I vampiri viaggiano su panfili carburati dal sangue, dalle lacrime e dal sudore, di tutti gli altri.


Non siamo soli, ecco il punto di questo libro. Nella stessa barca, stretti a noi, a remare e a tappare falle aperte da missili, ci stanno libici, iracheni, afghani, somali, yemeniti, egiziani, serbi. Ma anche gli honduregni del golpe Usa, i colombiani della repressione e della rivolta, naxaliti indiani, messicani sotto narcodittatura Usa, latinoamericani in rivoluzione, greci, sanspapier… Insomma, hanno detto bene quegli sveglissimi ragazzi di un paese, gli Usa, che pensavamo narcotizzato oltre ogni recupero: noi il 99%, voi l’1%. Non più proletariato contro borghesia, ma tutti contro l’1%. Un salto non da poco. Tanto svegli da aver prodotto in mille città nordamericane una lotta non solo di massa, non solo di mesi, ma, per la prima volta in Occidente, dotata di una chiave di lettura politica da scardinare il sistema: il nemico è la cupola delle banche, delle corporation, del loro apparato militare sempre e comunque di offesa, i signori dai 4 milioni di bonus, i predatori del pianeta perduto, quelli che scambiano gli ospedali per i “derivati”, le scuole per i futures, le pensioni per le stock option. Gli amici, i compagni, siamo noi, tutti. Una partita che, per una volta, si mette bene. Il remake splatter  del lungometraggio “Colonialismo” potrebbe avere davanti a sé un avversario più numeroso e più consapevole.


Questo lavoro vorrebbe, come i miei precedenti, dare un modesto contributo alla presa di conoscenza-coscienza che, in un mondo spedito dal potere nel tritacarne dell’atomizzazione sociale (individualismo, razzismo, particolarismo, eurocentrismo, competitività, vincenti-perdenti, autoctono-alloctono, cristiano-musulmano, democrazia-dittatura, giovane-anziano, uomo-donna) ci aiuti a lottare contro la separazione di fatti, eventi, genti. Isolati si perde, uniti si vince. Sono le connessioni a consentirci di vedere e capire l’insieme. Certo, ci sarebbe poco da sperare in un paese dove, dopo anni di controffensiva padronale a tutte le componenti della società, del lavoro, della cultura, il Grande Sindacato non ha ancora messo in piedi un straccio di strategia che compatti le innumerevoli istanze di resistenza e di alternativa, dai precari ai pensionati, dai franati di Messina agli espropriati di habitat, storia, futuro, della Val di Susa, dagli studenti deprivati agli agricoltori immobiliarizzati, dagli operai ai migranti. Non fosse per la primavera araba.


Altre primavere di popoli hanno scosso il mondo e ne hanno spaventato i reggitori. Nel secolo scorso, da Cuba, dal Vietnam, dall’Algeria, dall’Egitto di Nasser, dalla Libia di Gheddafi, dalle lotte di Africa, Asia, Latinoamerica, giovani generazioni in Occidente hanno tratto ispirazione ed esempio. Ne è fiorita una rivolta che ha fatto fare passi da gigante ai nostri umili, oppressi, esclusi, da Berkeley a Valle Giulia, da Berlino agli studenti del Politecnico ateniese, dalla Parigi del Maggio alla Spagna del riscatto antifranchista. Poi c’è stata una controffensiva. Ci hanno messo vent’anni, ma hanno vinto. 


Avevano vinto, fino a quando non è esplosa la primavera araba, prima in Tunisia, poi con forza travolgente in Egitto, Bahrein, Yemen, Iraq, mentre anche nelle altre tirannie arabe si verificavano sussulti popolari che emergevano, andavano in sonno, riprendevano. I tentativi di normalizzazione, attraverso ricambi di pura apparenza, fallivano. Seguivano sanguinose repressioni che né  contenevano la forza della rivolta, né ne impedivano il contagio, fin addirittura, con Occupy, nel cuore dell’Impero, la “pancia del mostro”. A questi moti di popolo contro despoti vassalli nel Sud e mafio- tecno-regimi nel Nord, gestori di brutali programmi liberomercatisti di trasferimento della ricchezza dal corpo della piramide sociale alla sua ristrettissima vetta, si è risposto con la messa in mora della democrazia rappresentativa al proprio interno, giunta negli Usa fino all’internamento senza processo di cittadini sul mero sospetto, o con assalti militari o macellerie sociali, a seconda dell’avversario da neutralizzare.


I paralleli che ci fanno naviganti, auspicabilmente non naufraghi, nella stessa barca sono infiniti. Si eliminano caposaldi dei diritti umani, come l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori che riduceva l’arbitrio dei padroni su lavoro e vita, come in Libia si procede alla liquidazione di salvaguardie sociali che a quel paese avevano assegnato il primato continentale dell’Indice di Sviluppo Umano. L’accanimento, pure illegale, per l’acqua privatizzata in merce di profittatori, ha il suo equivalente nella sottrazione, a favore delle solite Suez, Bechtel, Acea e Veolia, dell’immenso patrimonio di acqua potabile e da irrigazione che Gheddafi aveva assicurato al suo popolo tramite un sistema idraulico giudicato l’Ottava meraviglia del mondo. La vendita, da noi, delle terre demaniali e del patrimonio economico e culturale pubblico, ha il suo corrispettivo nell’appropriazione del petrolio libico, o iracheno, da parte degli speculatori delle materie prime, nei ladri di ricchezze archeologiche e nella furibonda corsa a terre del Sud da parte di governi e multinazionali dell’agroindustria a fini di agrocarburanti e cibo da esportazione. Nella violenza di Stato, o di persone e congreghe, contro immigrati, detenuti, “diversi” di ogni tipo, con i ricorrenti pestaggi a morte compiuti da sbirri e loro emuli, c’è il riflesso della virulenza genocida su popoli “diversi”. Per non scordare quello che dovrebbe essere lo strumento chiave per l'illuminazione delle menti e la conseguente azione, l'informazione, abbiamo, non distante dai 106 giornalisti uccisi in guerre antinformazione ad alta intensità del 2011, quasi tutti in paesi a dominio occidentale, 74 in Messico, 18 in Honduras, 280 in Iraq dal 2003, la ministra dell'uccisione del lavoro, Fornero che, a questo e altri fini, conduce una guerra di bassa intensità ai giornalisti nostrani, per quanto già abbondantemente addomesticati: si tagliano i fondi ai giornali liberi, si va dal sindacato a insultare la categoria e a garantirgli l'eliminazione dei privilegi (leggi "diritti", già abbondantemente falcidiati; leggi precariato universale a 400 euro). Per non scordare quello che dovrebbe essere lo strumento chiave per l'illuminazione delle menti e la conseguente azione, l'informazione, abbiamo, non distante dai 106 giornalisti uccisi nel 2011, quasi tutti in paesi a dominio occidentale, 74 in Messico, 18 in Honduras, la ministra dell'uccisione del lavoro, Fornero che, a questo e altri fini, conduce una guerra di bassa intensità ai giornalisti nostrani: si tagliano i fondi ai giornali liberi, si va dal sindacato a insultare la categoria e a garantirgli l'eliminazione dei privilegi (leggi "diritti", già abbondantemente falcidiati).  E i mercati che ci annilichiscono, entità opache e spersonalizzate, da noi assumono la veste di gelidi tagliatori di teste “tecnici”, da loro quella dei droni senza pilota, lanciati al massacro da invisibili consolle in altri continenti.


Con una primavera, innesco arabo e poi incendio ovunque, che ha iniettato nella Cupola lo stesso terrore dei tempi della lotta per la liberazione nazionale nelle colonie e della contigua lotta sociale in casa, nella seconda metà del ‘900, non poteva non essere la Libia, primatista democratica e sociale in Africa e nel Medioriente, il destinatario di un simbolico messaggio di morte a tutte le primavere. A quelle che durano da un anno, come a quella che era fiorita, senza alternarsi di stagioni fredde, da molti decenni in Libia e in Siria. L’osceno trucco dei colonialisti d’assalto del terzo millennio era di far passare terroristi integralisti e mercenari raccattati sul luogo e da altri scenari di destabilizzazione imperialista, da giovani rivoluzionari insorti contro una spietata dittatura. Osceno, perché mentre si metteva questo brigantaggio armato, al servizio della Nato, sullo stesso piano di chi si rivoltava contro fantocci della medesima necroalleanza e la sua globalizzazione della miseria, importata dai famigerati “mercati”, ci si riprometteva, dalla distruzione della Libia e dagli orrori con cui è stata condotta, una lezione risolutrice da impartire ai rivoluzionari arabi veri. Che non si azzardassero a esagerare e a respingere pure la “normalizzazione” operata dall’imperialismo con la carta di ricambio dell’”islamizzazione amica”, se non volevano finire come Gheddafi e il popolo che aveva osato amarlo e sostenerlo. O come gli insorti contro i satrapi filoccidentali in altri paesi della regione, “terminati” da droni e forze speciali Usa e saudite. O come, prima, i serbi, gli afghani, gli iracheni.


In questo inganno si sono tuffati appassionatamente tutti nel Nord del mondo, tranne irriducibili e chiaroveggenti nicchie di verità e coraggio. E quando c’è unanimità, inesorabilmente vince la destra, vincono il padrone, l’imperialismo, le Chiese. Nelle guerre (quanto meno condotte, se non vinte) e nelle lotte di classe. I vari nostrani compromessi storici e le unità nazionali insegnano. Quella che si definisce sinistra, assorbendo i meccanicismi ideologici del profitto che la borghesia chiama valori, ha perso la grande occasione di congiungersi ai popoli delle giuste ragioni e delle sacrosante rivolte, centuplicando la propria forza e quella degli alleati, come succedeva ai tempi del Vietnam. E’ in atto il più grande roll back della storia moderna. Il rullo compressore imperialista a guida Usa punta, attraverso successive desertificazioni, a schiacciare ogni residua sovranità nazionale e diversità di organizzazione socio-economica. Strategie e tattiche vengono da lunga data elaborate nei recessi di organizzazioni segrete, o semi-segrete, come la Bilderberg e la Trilateral, o nei fascinosi e champagnosi attici della Goldman Sachs, dove i più élite della élite occidentale si prefigurano una dittatura mondiale su quel che resterà del 99%.


Nosotros somos tantos, ellos pocos, ho visto scritto sui muri dell’università di Ciudad Juarez, la città martire del femminicidio. Sterminio di donne, nodo del tessuto sociale, che, per il narcoregime Messico-Usa, è lo strumento primo della lotta di classe. Se riuscissimo a buttare nell’immondezzaio della storia i dalla borghesia abusati e rivoltati concetti di “democrazia” e “diritti umani”, tanto affettuosamente recepiti dalla “sinistra”, e unissimo e coordinassimo la nostra lotta per la vera democrazia e per veri diritti umani con quella del Sud del mondo, senza la debilitante supponenza instillataci da due millenni di eurocentrismo culturale, ideologico, religioso, il somos tantos, ellos pocos sarebbe foriero di vittoria certa. Il deserto dal quale, nella sua fortezza nella marca dell'Impero, il tenente Drogo si aspettava l'arrivo del nemico, oggi è pieno di Tartari (*).  C’è tra noi chi sussume lo sprezzante giudizio sul “terzomondismo,  romantico e obsoleto”, giudizio che emana da chi del Sud ambisce il sangue, ma di quei cinque miliardi ha anche una maledetta paura. Mandatelo al diavolo. Consegna i chiodi ai crocifissori.

* Dino Buzzati, Il deserto dei Tartari.


25 commenti:

  1. Questa è una delle più brillanti, lucide, dirette e veritiere lezioni d'internazionalismo che io abbia mai letto! Complimenti vivissimi, Fulvio!

    E poi:

    "C’è tra noi chi sussume lo sprezzante giudizio sul “terzomondismo, romantico e obsoleto”, giudizio che emana da chi del Sud [del mondo] ambisce il sangue, ma di quei cinque miliardi [di persone] ha anche una maledetta paura. Mandatelo al diavolo. Consegna i chiodi ai crocifissori."

    Sacrosanto.

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  2. No, non hanno vinto il Pensiero è Materia... Io qualche risultato, lottando da Sola con ! solo Ombrello, l'ho avuto...ma bisogna essere intelligenti, creativi, coraggiosi... e Lao Tzu.iani!!!!
    E stamane, togliendomi un sassolino dalla scarpetta, mi sono seduta su una sedia al tavolo di un ristorante, mafioevasore che usurpa il territorio. Ed il cervellino m'ha detto: hai trovato, invece di spostarli, siedici sopra! Dev A$$O lutamente trovare degli altri coraggiosi!!!!! la solita morgana

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  3. E' sempre interessante leggere le varie tematiche; riguardo al movimento Occupy Wall Street ritengo abbia molte idee chiare, tuttavia puo' avere successo se si radica anche nella classe operaia e ne sposa la lotta di classe e le sue istanze, passaggio obbligato per invertire la tendenza ancora diffusa (ma gia' un po' in declino...) del "democraticismo" e del "dirittoumanismo umanitario" o da altre istanze che deviano da obiettivi strategici.
    A proposito l'organizzazione Avaarz (che sostiene di avere quasi dieci milioni di sostenitori) dice "avanti tutta contro il sanguinario Assad" e promuove la figura di un certo Wissam Tarif, come vittima di quel "regime brutale". Si sa chi sia effetivamente costui, se e' un personaggio costruito come Rugova (poi sparito quasi come per incanto)ai temmpi della guerra contro la Yugoslavia?
    Dalla Libia non si sente molte notizie, possibile la resistenza lealista si sia afflievolita? e mi chiedo se ci sta qualche serio giornalista sul posto che possa raccontare il destino delle tribu' che fino all'ultimo si sono opposte ai golpisti.
    Alessandro

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  4. Era Drogo, non Rogo.
    Per il resto, come al solito, la tua preziosa testimonianza mi infonde quel moderato ottimismo che da solo non riesco proprio a trovare. Penso che le potenze quali Russia e Cina dotate, pur coi loro difetti, ancora di un residuo di umanità, debbano urgentemente svegliarsi. Per abbattere la belva ci vogliono missili, portaerei, droni, da scatenare contro il minimo segno di aggressione occidentale. L’Occidente è incapace di combattere con un nemico ad armi pari, sa solo annientare gli indifesi. Cercare di contenerlo con negoziati e astensioni è come versare sangue in una vasca piena di squali.
    Non vogliono capire che, se non si decidono a radere al suolo una base NATO a caso appena dopo il primo missile lanciato sulla Siria, i prossimi saranno loro.

    Mauro Murta

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  5. Alex 1
    Da tempo Avaarz si conosce come robaccia Cia.
    Rogo-Drogo: mia scarsa attenzione ai refusi.Pensa che l'ho letto tre volte. Grazie.

    Classe operaia? Troppa fiducia, ormai, grazie al PCI e ai sindacati, si muove solo per obiettivi economici.
    L'avanguardia oggi è il mondo della conoscenza, precario, negato, escluso, all'interno della logica capitalista, nonchè il "popolo" del Sud del mondo. Speriamo riesca a mettere scintille anche nella mitica classe operaia...

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  6. "L’Occidente è incapace di combattere con un nemico ad armi pari, sa solo annientare gli indifesi"
    Bravooooo!!!! Mauro Murta.
    Da questo bisogna trarre vantaggio.
    Oltre che i droni usano la "linguaccia" in tutti i sensi: brutta, biforcuta, bufolara. Vanno a pappole.Finché i democretini ci credono. Non mi posso capacitare che russia, cina, e corea del nord abbocchino ai loro trucchetti. se non hanno avuto efficacia i 11o milioni nella Terra ad impedire la guerra in Iraq, come possono 4 sgallettat*
    fare la rivoluzione. Il "popolo" deve vigilare, anziché drogarsi di panzane! altrimenti RIP!!!! ognun
    x Sé, zIO X TUTTI!!!! Ma stamattina a prima pagina eiar 3 radio, Lorena e Patrizia gliele hanno cantate al lekkino! e non ci voleva stare il parà23! morgana

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  7. Allarme Btp, rendimenti oltre il 7%,Kamikaze a Damasco, Libia distrutta, Roma, pestaggio nel cuore di Trastevere ragazzo ricoverato in prognosi riservata,la famiglia Agnelli vende Alpitour per 225 mln mentre a Roma, ancora spari a Tor Bella Monaca un uomo gambizzato in strada.L'Italia, un paese felice e lo scrive su Facebook, Il vescovo di Canterbury apre inchiesta su preti pedofili,Santoro, la sfida tv continua,Vince Obama:7 anni alla Tymoshenko,test positivo al Papilloma virus. Baghdad finalmente bombardata dalla Blackwater, Cosa si beve a Capodanno?

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  8. Allarme Btp, rendimenti oltre il 7%,Kamikaze a Damasco, Libia distrutta, Roma, pestaggio nel cuore di Trastevere ragazzo ricoverato in prognosi riservata,la famiglia Agnelli vende Alpitour per 225 mln mentre a Roma, ancora spari a Tor Bella Monaca un uomo gambizzato in strada.L'Italia, un paese felice e lo scrive su Facebook, Il vescovo di Canterbury apre inchiesta su preti pedofili,Santoro, la sfida tv continua,Vince Obama:7 anni alla Tymoshenko,test positivo al Papilloma virus. Baghdad finalmente bombardata dalla Blackwater, Cosa si beve a Capodanno?

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  9. a me tutto sto straparlare di art.18 puzza tanto di marcio,questa alzata di scudi sindacale pare sia un cavallino di troia per trombarci meglio nel senso che nulla togliendo alla legittimità di tale articolo mi sembra venga usato più per farci vdere il dito tenendo nascosta la luna,il governo,o chi per loro,sanno benissimo che in periodo di forte disoccupazione in caso di prevaricazioni o ingiustizie varie pochi sono i dipendenti che fanno valere i propri elementari diritti al solo scopo di mantenere il lavoro anche se miserabile.
    "sindacati" e "opposizione"dovrebbero avere lo stesso accanimento anche verso gli altri insani provvedimenti partoriti da questi golpisti se veramente fossero in buona fede

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  10. Grazie Morgana.
    I tuoi scritti sono pure interessanti e arguti, anche se ci vuole la Stele di Rosetta per tradurli.
    Accenni ad un battibecco su Radio Eiar 3 (buona questa!). Non sarebbe male saperne qualcosa di più, perché gli sproloqui della propaganda di regime vanno tenuti d’occhio (monitorati, per dirla con il lessico dei colonizzati contenti). Dal pennivendolo più scafato al cantautore per teen-agers, tutti sono chiamati a dire la loro quando si tratta di dare addosso a paesi dove (orrore!) non si festeggia Halloween, e noi “consapevoli” dobbiamo vigilare.
    Ad Alex1, il fatto che la nostra “informazione” non ne parli non vuol dire che in Libia non succeda più niente, anzi! Comunque, da quanto si legge in questi siti
    http://www.leonorenlibia.com/
    http://resistencialibia.info/
    http://www.algeria-isp.com/
    sembra che la resistenza non sia morta. Forse Fulvio potrebbe avere qualche notizia al riguardo, sempre che i suoi contatti in Libia non siano stati tutti sgozzati.

    Mauro Murta

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  11. Cosa si beve a Capodanno?
    per NOI spumante di S. Marino in coppa tetta veccio modello, per l'oro prima cianuro, poi stricnina.
    terroristi. continuano a dire "stiamo tutti sulla stessa barca" NOI siamo di più... buttiamoli giù....!!!
    Buone Teste a Tutti!!!!! morgana

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  12. Amici, a tutti feste di bagordi e anno di lotta. E che il 2011, peggiore degli anni passati, non sia il migliore dei prossimi.
    El pueblo unido jamas serà vencido!

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  13. 2011 davvero peggiore di tutti gli anni passati; ma d'altronde occorrevva "festeggiare" il decennale della grande bugia no?
    e in qualche maniera ci sono riusciti.
    ora purtroppo ci aspetterà il peggio, perché sia che ci siano rivolte sia che non ci siano (scusa le acrobazie lessicali),il rivolgimento sarà tale per cui restermo storditi per alcuni anni.

    una commento infine.
    è morto vaclav havel: i commentatori lo elogiano come dissidente e lo criticano come governante; a me pare invece che è stato grande, pro domo sua sia chiaro, sia come dissidente che come governante.
    egli aveva un disegno ampiamente anticomunista e secessionista: riuscì a pivellare gli ingenuotti occidentali del socialismo dal volto umano e gabbare le reali possibilità di riconversione di un socialismo ormai giunto a un livello di burocratizzazione inopportuno e inconcludente.
    credo che havel sia morto contento di quello che ha ottenuto politicamente; tu cosa ne pensi?

    saluti

    alberto

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  14. E pensare che qualcuno mi dà dell'esagerato, ma io paragono l'attuale governo di Jorge Rafael Monti imposto dalla BCE, alla dittatura militare argentina, e non è un casso, salari e pensioni ridotte alla fame, mentre si privatizzeranno le industrie di stato ,si venderanno le terre demaniali, a beneficio di chi secondo voi se non alle multinazionali e all'industrioa del transgenico? La gente morirà di fame come in Argentina però i nostri terreni produrranno per l'esportazione. Svegliatevi! Per aiutarvi vi rimando alla lettera che Rodolfo Walsh scrisse alla giunta militare argentina prima di essere ucciso: vi troverete molto di attuale.

    http://www.lineadifrontiera.com/2011/09/30/lettera-aperta-di-rodolfo-walsh-alla-giunta-militare/

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  15. El Pueblo siamo Noi: miao miao miao miao 4 gatti Però abbiamo le Teste e NON abbiamo bisogno di capi!
    Intanto autoriduciamo le bollette AMA. Ci hanno aumentato gli stipendi? NOOOOO Ci hanno aumentato le pensioni? NOOOO Quindi niente adeguamento, niente "sfruttamento" morgana

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  16. e da a me dell'imbecille!!!!!!!!????

    in qualche apparizione nel circo mediatico ebbe a sostenere che l'italia senza questa cura da cavallo, si sarebbe trovata da qui a poco nell'impossibilità di onorare stipendi e pensioni..... e sì!!!!!! certo !!!!! ma spieghi ai suoi cari lettori , questi si imbecilli e coglioni..gli artt. 105 e 107 del trattato di maastricht!!spieghi cosa significhi sovranità monetaria ...ect.ect....e magari se proprio vuole mettersi d'impegno potrà incamminarsi nella versione in prosa del trattato di lisbona!!!

    nella vostra subdola dottrina questo passaggio ultimo, della nostra pantomima demokratia,suole definirsi shock economy.....ma anche questa per nulla nuova, già sperimentata all'indomani del massacro cileno, indonesia, argentina ......
    QUESTO LE ERA DOVUTO!!!!!!

    nulla di nuovo caro amico Fulvio...tutto da copione !!!!!!!

    augurarti un buon 2012 è un sarcastico eufemismo...speriamo di esserci!!!!!
    PARTE 2

    RENATO PIACENTINO

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  17. Renato Piacentino@
    Ho dovuto cassare la tua invettiva anti-Scalfari, non tanto perchè troppo lunga, nè per la semplice considerazione che le invettive contro Scalfari vanno inviate a Scalfari, ma perchè il testo conteneva termini e affermazioni diffamatorie, magari giuste, ma a fortissimo rischio di querela per te e per me.
    Mi dispiace, ma tocca tener conto di questo.

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  18. rossoallosso: non posso pubblicare il tuo commento per rischi di querela

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  19. no problem,posto il video evitando commenti,si qualifica da se

    http://www.youtube.com/watch?v=GdwfNlSeVo8&feature=related

    connessioni democratiche o antidemocratiche?la materia è vasta ed interpretabile, lo ammette persino mr.M,ci vogliono occhi grandi ed orecchie lunghe:

    "Una banda di assassini addestrati in campi terroristi preparato dalla CIA in Turchia e in Libano sono entrati nella casa di Ghazi Zugheib membro del Comitato Centrale del ramo siriano del partito socialista arabo Baath al potere ed ex segretario regionale del partito a Homs e hanno crudelmente assassinato, come la sua famiglia. E 'chiaramente un atto di terrore volta a demoralizzare il medio e alto livello del partito Baath al claudiquen alla pressione brutale imperialista che affliggono il paese. L'imperialismo non ha il coraggio di attaccare frontalmente la Siria per la solidarietà ricevuta dalle forze patriota libanese e palestinese, l'Iran, Russia e Cina, ma ha optato per una tattica assolutamente criminale.

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  20. se si votasse tutti per Gheddafi?
    io l'ho fatto

    http://takeaction.amnestyusa.org/site/c.6oJCLQPAJiJUG/b.7854459/k.DD3/Human_Rights_Heroes.htm

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  21. Oscar Wilde «”Democrazia” significa semplicemente far bastonare il popolo, dal popolo e in nome del popolo» mica come niki-chi-sel-acomprola! ed il povero latino ciocco che resterà senza liber azione?

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  22. stamattina a radio 3 prima pagina con "èmegliochemel*gratto" m. teodori, uno di quelli che si mette le foto di quando era gio ane...ha telefonato un giornalista di liber.a.zione-ha detto che la proprietà, affondazione scostumista, in vista dello sfrondamento di marymounts, ha anticipato il taglio e ha CHIUSO!!!! Ora sono i lavoratori che chiedono soldi ai 10.000 lettori per farsi il giornale in proprio! però se questo fosse il caso, dovrebbero fare una società
    o cooperativa loro, in modo da impedire alla SPA di metterci sopra il cappello.
    Ah Fulvio i 50 mila euro che ciocco latino di pomaretto TO
    Le ha sfilato non hanno pagato il del.itto!
    Auguri!!!!! a Tutti!!! ... Quasi!!!! Morgana

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  23. affondazione scostumista, Morgana, è azzeccato. Non ho capito il vernacolare finale.

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  24. Auguri rivoluzionari, resistenti ed internazionalisti a Fulvio e a tutti voi, cari compagni! Che questo 2012 davvero non sia peggiore del 2011!
    Ciao, Filippo.

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  25. Auguri di buon anno a Fulvio ed a tutti i resistenti internazionalisti! Speriamo veramente in un anno decisamente migliore di quello che stiamo per lasciare.
    Alessandro

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