domenica 21 ottobre 2012

Gli uomini uccidono le donne. E altri depistaggi.




Abbiamo ammonito che sarebbe necessaria un'azione prudente e che sarebbe sbagliato cercare di ottenere qualsiasi cosa con la forza, perchè ne sarebbe scaturito il caos. E cosa vediamo oggi? Il caos imperversa. (Wladimir Putin)

Il problema con gli scherzi politici è che vengono eletti. (Henry Cate)

Hai tentato. Hai fallito. Non fa niente. Tenta ancora. Fallisci di nuovo. Fallisci meglio. (Samuel Beckett)

So che sei venuto a uccidermi. Spara, stai solo uccidendo un uomo. (Che Guevara)

Il futuro non ha futuro se non si porta per mano il passato. (Adriano Celentano)

Voi lo sapete e io lo so. Non ce n'è uno tra voi che osa scrivere la sua onesta opinione e, se lo facesse, saprebbe in anticipo che non verrebbe mai stampata. (John Swinton, Direttore del "New York Tribune" nel 1880)

Ermeneutica del femminicidio
Andiamo per disordine, in fretta, tutti argomenti brucianti, decostruendo come capita la pila di appunti e documenti che ho accanto alla tastiera e che rischia di divorarmi vivo. A Palermo uno, in quel momento passato da psicopatico addestrato a psicopatico d’emergenza, come tutti gli assassini, uccide una ragazzina e ne accoltella la sorella. Il 99% di chi ne parla (e non è il 99% cui fa riferimento Occupy) nuota a poderose bracciate nella scia della corazzata macho-femminista che spara a palle infuocate contro i maschi.  Corazzata finita, come la “Concordia” di Schettino, dritta come un missile sullo scoglio del senso comune. Cioè del comodo e spesso strumentale stereotipo delle battaglie di femministe che, come la brigata teleassidua di  Ida Dominianni o Paola Concia, a suo tempo inneggiavano all’ ”angelo bianco” Hillary Clinton e si fecero paladine delle mercenarie del guitto mignottaro. Lo scoglio su cui piantano e fanno svettare la bandiera delle donne martiri (tutte) e migliori degli uomini (tutti) è il paradigma dei maschi escatologicamente portati alla violenza e all’oppressione sulle donne. La violenza psicofisica di tante madri sui propri figli, che potrebbe avere qualche responsabilità in esiti tipo Palermo, rimane occultata nel buio degli antri sotto lo scoglio. Ma non c’è solo quella, per quanto pesante. Chi di queste menadi di una criminalizzazione senza attenuanti ed eccezioni, ha mai fatto il passetto più lungo fino ad arrivare a quanto viene fatto alla mente di una creatura, specie se maschio, specie se di questi tempi della glorificazione della violenza istituzionale, fin dai primordi del suo innocente e limpido cammino nella vita? Chi ha provato a misurare, magari con gli strumenti dei più validi scienziati della psiche, l’effetto che fa:

-       Essere indotto da subito a imparare come principio fondamentale “questo è mio” e a difenderlo contro tutti, se non contro la mamma di cui è “suo”.
-       Vedere in tv, fin dai cartoni animati, che i bravi, i forti, buoni o cattivi che siano, sono maschi e che le femminucce sono corollari ed effetti collaterali, quando non sceme alla Heidi.
-       Crescere  bersagliato da, e quindi appassionato a, videogiochi dove è inevitabilmente il maschio che spadroneggia per muscoli e perizia e dove tanto più si vince quanto più si è violenti e si distrugge, ammazza, sventra, incenerisce. Videogiochi che godono di apologeti irresponsabili, come tale Federico Ercole del “manifesto”,  che si inebriano delle qualità tecno-artistiche di queste apologie di reato e istigazioni a delinquere, quante più atrocità insegnano.
-       Maturare per vedere che il mondo attorno a noi, rappresentato come il migliore dei mondi possibili da maschi e femmine in autorità, eleva al parossismo della realtà le guerre, stragi, carneficine, tecnologie genocide armate o chimiche, fino allora virtuali, ordinate da coloro a cui tutti debbono obbedienza, stima e rispetto ed eseguite da maschi forzuti, in predicato per il titolo di “eroi”. 
-       Essere inondato giorno e notte da culi e tette di femmine spersonalizzate perché dedichino il loro apparire svuotato di essere interamente al potere di disporne degli uomini (ricchi).
-       Leggere articoli e vedere immagini in cui il killer professionista, il drone, il “giovane rivoluzionario” rossandiano libico o siriano, il Navi Seal Usa, macellano, nel nome di valori alti come la democrazia e i diritti umani, donne, bambini e uomini e rappresentano il non plus ultra della civiltà.
-       Essere bombardati a tutte le ore dal verbo assoluto della meritocrazia, che si risolve nel mettere sotto il compagno di classe fragile, il collega di lavoro meno paraculo, la donna o l’uomo in esubero, per essere vincente e mai perdente. Cosa che spetta soprattutto ai maschi, sempre che le femmine non si chiamino Hillary Clinton, Madeleine Albright, Margaret Thatcher, Angela Merkel, Susan Rice, Imelda Marcos, Elsa Fornero, Annamaria Cancellieri.
-       Avere alle spalle 2000 anni di machismo ultrà e di violenza generalizzata, psichica e, ove possibile, fisica, della Chiesa cattolica, con stermini oggi non più direttamente eseguiti, ma sempre accompagnati, cui lo Stato elargisce fondi per perpetuare il catechismo della superiorità morale sugli altri, a scapito di un’istruzione che insiste sull’uguaglianza.

Donne sconosciute, donne spendibili
Bani Walid

Nel momento in cui un ragazzo di Palermo, pregno di tutto questo, massacra sue coetanee,  a Bani Walid, Libia, gli ultimi resti di un popolo libero e dotato di dignità vengono sterminati con gas, napalm, missili Grad, con particolare attenzione alle bambine e alle donne, ontologicamente più vulnerabili, la cui eliminazione dovrebbe produrre un proficuo impatto debilitante su chi si ostina a non arrendersi. Per l’ennesima volta i ratti hanno annunciato la morte in combattimento del figlio più giovane di Gheddafi, Khamis, eroe della resistenza. E la cattura e morte anche di Mussa Ibrahim, il mai piegato portavoce del leader libico. Una trasmissione radiofonica dello stesso Mussa Ibrahim ha immediatamente smentito entrambe le notizie.

Ero a Bani Walid, nel pieno dell’apocalissi scatenata dalla superiore civiltà, nutrice come tale del superiore terrorismo, (vedi il docufilm “Maledetta Primavera”). Una città, capitale della più numerosa e patriottica tribù libica, i Warfalla, traboccante di orgoglio, determinazione, cordialità e ansia di lacerare davanti all’ospite la nebbia della menzogne grazie alle quali ci si apprestava a sbranare un paese giusto e felice. Nei locali della locale squadra di calcio, la prima della Serie B, erano ospitati i profughi da Misurata e Bengasi, ancora traumatizzati dalle atrocità dei “giovani rivoluzionari” con bandiera di Al Qaida, a cui tanti dei loro familiari e amici non erano riusciti a sfuggire. Li sostenevano le famiglie del luogo. Dopo un pranzo nella palestra, in compagnia dei capi clan, ricevemmo in dono un pallone firmato dai giocatori. Quelli che ora, con i soli Kalachnikov,  tengono testa al tentativo dei ratti e dei loro allevatori di cancellarli dalla faccia della Terra. Con un ragazzo, terzo anno di medicina, restai in contatto email. A fine ottobre mi scrisse: Gheddafi è uscito dal suo cuore ed è entrato nel mio.

In Siria i nostri portatori di democrazia alle donne e ai bambini riservano stragi e fosse comuni. In Pakistan, Yemen, Somalia, Afghanistan, droni e Top Gun come quelli dei videogiochi e dei film, radono al suolo interi villaggi abitati ormai da sole donne, anziani, bimbi, dato che gli uomini sono in giro a difendere contro i liberatori dal burka il loro arcaico oscurantismo machista; in Messico, la sinergia regime e narcocartelli, sotto regia Usa, ammazza donne come fossero fringuelli nel bresciano e non si ode uno squittìo femminista da queste parti.  Si chiederà, il ragazzo Samuele Caruso di Palermo, come mai la polizia mi arresta e anatemi mi piovono addosso da femministe, sociologi, psicologi e criminologi da 500 euro a comparsata di regime, e tutto va bene madama la marchesa e nulla si contesta per quelle altre decimazioni. Domanda che lo Zeitgeist dei nostri tempi rende insensata. Proviamo a tagliare gli artigli a Obama, Romney, Draghi e Monti, proviamo a chiuderli in galera e coprirli di orrore e vediamo se il numero dei femminicidi  dei maschi con tali modelli, 100 quest’anno, si riduce. Non farebbe male a nessuno, verrebbe da dire.
 Messico, Ciudad Juarez

Depistaggio parafascista
L’antifascismo conosce finalmente un alto momento di affermazione. No, non si tratta dello sciopero generale, come quelli degli altri paesi del Mediterraneo meno acefali, contro la macelleria sociale del tecnofascismo marca Bilderberg, resa necessaria anche dalla spesa per gli strumenti che servono per genocidare popoli di troppo. E neanche della messa al bando dei detriti del fascismo d’antan, utilizzati per depistare dalla prova provata che oggi subiamo il potere di un nazifascismo più feroce del predecessore in orbace. Si tratta della sistemazione, finalmente, di un altro nonagenario, coscritto tedesco ventunenne e intossicato di Deutschland ueber alles, comandato a vent’anni a partecipare a riti di guerra come li praticavano tutte le armate impegnate in scontri di civiltà. Alfred Stork, caporale inserito, a forza di un criminale diritto di guerra, nel plotone di esecuzione degli ufficiali italiani a Cefalonia, viene alla buon’ora processato dal tribunale di Roma. Tutti soddisfatti e con la nuova medaglia di antifascismo sul petto. Tanto luccicante da abbagliare il colto e l’inclita se dovessero mai volgere lo sguardo dove il sole della giustizia antifascista non batte. Che so, sulla lista di assassinandi compilata ogni settimana dal comandante in capo occidentale, su nostri eroi che a Nassiriyah svuotarono con la mitraglia un’autoambulanza, o su quegli altri che in Somalia infilavano bottiglie e fili elettrici nella vagina delle donne.

Estelle sequestrata. E le stelle stanno a guardare.
In Palestina è stata bloccata l’ennesima nave per Gaza colma di ottima, ma un po’ strabica gente, con gli occhi puntati su quella tragedia e neanche uno sguardo in tralice, a destra, verso Bani Walid e, a sinistra, verso Aleppo. C’è l’olocausto degno di compassione e indignazione, e ci sono quelli che no. Lo sappiamo fin da Auschwitz e da Dresda o Hiroshima. Così a noi tutti viene rafforzata la consapevolezza delle sofferenze e delle efferatezze a Gaza, mentre ne vengono oscurate le sofferenze ed efferatezze in Cisgiordania, la colonia israeliana affidata al proconsolato dei fantocci dell’Autorità Nazionale Palestinese diretta dai collaborazionisti grassatori e vendipatria Mahmud Abbas e Salam Fayad. E poi, a rasserenarci del tutto, non si è praticata in Cisgiordania la democrazia, quella così familiare a noi, nelle elezioni amministrative del 20 ottobre? Per evitare che trionfasse ancora una volta Hamas, quella che si riteneva la resistenza non domata, non si votava dal 2006 e, dunque, tutti gli eletti di allora erano diventati illegittimi. E illegittimo era, dal 2009, fine del suo mandato, il presidente Abbas. Sono stati questi illegittimi, guardia pretoriana di Netaniahu in Palestina, addestrati da generali Usa in Giordania, venduti anche agli alleati di Israele nel Golfo, complici dell’eliminazione di Arafat, corrotti ladri dei fondi internazionali destinati a un popolo in miseria, traditori della Siria che li ha sostenuti col sangue per mezzo secolo, ad organizzare le elezioni. Alla occidentale, togliendosi dai piedi, con arresti e esecuzioni, controllo dei media, intimidazioni, corruzione, brogli eclatanti, i concorrenti vincitori della precedente tornata. Che, di conseguenza non hanno voluto, potuto, partecipare.


Palestina, depistaggio democratico
Ha vinto Fatah, l’apparato di controllo e rapina dell’OLP. Ha votato meno del 55%. 50 membri di Fatah che volevano candidarsi come indipendenti sono stati cacciati. Ad altri indipendenti dell’OLP, che correvano per il FPLP, il DFLP e il Partito del Popolo (comunista) sono stati negati i contributi per la campagna. Le circoscrizioni in Cisgiordania sono 350. Ma si è votato solo in 181, perché gli elettori, vistisi confrontati con candidati esclusivamente di Fatah, si sono astenuti. Altri 78 hanno cercato di salvarsi dalla soperchieria rinviando il voto a novembre. Il giudice del tribunale supremo israeliano, Edmond Levy, ha redatto un rapporto, approvato ed elogiato dal Likud e da Netaniahu, in cui, finalmente, si legalizzano gli avamposti dei coloni (illegali come tutti gli insediamenti) e si afferma che tutta la Giudea e Samaria è terra ancestrale degli ebrei e che, dunque, non esisterà nessuno Stato palestinese a ovest del Giordano. Ben Gurion e Golda Meir risuscitati. Ma di questo, nella campagna di Abu Mazen, non si è fatto cenno. Come si poteva, visto che l’ANP – vedi i gli osceni Palestinian Papers – è da anni che garantisce ai nazisionisti e agli Usa la più totale sottomissione e collaborazione. E pensare che ci sono ancora pacifinti italioti che vanno in processione nella Palestina occupata a riferirsi e rendere omaggio a questa feccia, anziché aiutare il popolo palestinese a liberarsene.

Libano, depistaggio ONU

Ban Ki-moon, segretario generale dell’ente mondiale che dovrebbe assicurare equità, pace e giustizia, tuona contro il drone di Hezbollah che gli israeliani hanno abbattuto giorni fa. Drone disarmato di coloro che, nel 2006, con la forza del popolo in armi, hanno saputo ributtare nei suoi covi di partenza la quarta potenza militare e nucleare del mondo. Drone opportunamente spedito a osservare la tempesta di guerra che Israele, in manovre congiunte con gli Usa, sta preparando contro lo stesso Libano, la Siria e l’Iran. Ha detto Ban Ki-moon: “Si tratta di una cinica provocazione che potrebbe provocare una escalation pericolosa, tale da minacciare la stabilità del Libano”. Chi insidia la stabilità del Libano? Mica Israele che l’ha invasa e occupata tre volte. Mica i falangisti, minoranza ricca che da sempre, per preservare il suo dominio, spacca il paese in fazioni opposte. Mica i servizi occidentali che brigano per alimentare gli scontri interconfessionali. Mica il Mossad con i suoi attentati da attribuire ai siriani. Mica l’elite sunnita, al soldo dei sauditi, che impegna le sue milizie a sostegno dei briganti che hanno invaso il paese fratello.

L’accusa del segretario burattino si accompagna al simultaneo assassinio, nel quartiere cristiano di Beirut, Ashrafijeh, di Wissam Al Hassan, capo spione al servizio dei sauditi e del loro emissario in Libano, Saad Hariri. Attentato da tutti, “manifesto” compreso, apoditticamente attribuito al presidente siriano in resistenza, Bashar el Assad. Come, a suo tempo, da un giudice tedesco prezzolato e smascherato, Detlev Mehlis, l’uccisione del Padre di Saad, Rafik, che costrinse la Siria a ritirare dal Libano le sue forze di protezione dagli assalti israeliani e dalla sovversione falangista. Depistaggio analogo, quello dell’accusa turca e del Free Syrian Army a Hezbollah di operare in Siria dalla parte di Assad, laddove i media, non solo quelli fuori dal girone Nato, riconoscono ormai che nove decimi dei “ribelli” siriani sono di estrazione straniera. All’attentato di Ashrafiyeh ha fatto seguito quanto programmato: scontri in varie città tra sciti filosieriani e sunniti e falangisti antisiriani, un prodromo di nuova guerra civile che porti finalmente alla neutralizzazione di quel bubbone antisionista ed antimperialista che sono gli Hezbollah. Naturalmente nei cieli delle chiassate contro i mandanti di Damasco, sentenziati tali dai giudici Mossad e Cia, sventola alta la bandiera nera della fanteria Nato: Al Qaida.  

Entrambi, il drone di Hezbollah e l’attentato, hanno svolto un compito di depistaggio colossale. Chi parla più, se non per esaltarne il ruolo democratico, del terrorismo dei droni Cia, lanciatori di missili  Hellfire,  con il 90% di vittime civili, in Afghanistan, Pakistan, Yemen, Somalia, di quelli adottati dalla polizia Usa anche per il controllo interno, modello per tutti gli Stati sicuritari dell’alleanza, di quelli da scatenare su Africa e Asia, per i quali viene allestita Sigonella? E per quanto riguarda il terrorismo siro-libanese, chi fa più caso alle migliaia di mercenari e armi contrabbandati in Siria per compiervi attentati stragisti, con il concorso degli ultrà sunniti di Hariri e degli specialisti Nato? A coprire queste imprese della civiltà superiore serve anche l’ennesima Sakineh, o Neda Soltan (ve le ricordate le foto di queste “martiri”, del tutto fasulle, dell’islamismo iraniano, appese al Campidoglio e in altri luoghi deputati e strombazzate dalle fanfare di Amnesty?). Stavolta si chiama Malala, ha 14 anni e, da quando ne aveva11, incredibilmente precoce nella comprensione della geopolitica mondiale, sparava sul blog accuse ai maschilisti Taliban ed elogi a Obama e ai devastatori del suo paese. Uno le ha sparato mentre usciva da quella scuola che i Taliban non vorrebbero frequentata (e non è vero) da ragazzine. Occasione d’oro per tornare a satanizzare i resistenti afghani e pakistani, affermando una loro rivendicazione che non c’è mai stata, e sorvolare sull’ennesima strage di donne nei villaggi compiuta da droni e da mercenari Nato. Facile immaginare chi possa trarre vantaggio dal ferimento di una bambina che rifiuta il velo e sventola la bandiera a stelle e strisce. 


A parte il rivelatore cui prodest di un attentato con cui si criminalizza la Siria, che semmai di distensione avrebbe bisogno piuttosto che di rinfocolare una tensione a rinforzo dei piani di aggressione, esiste chi faccia il minimo riferimento a quanto numerosi e autorevoli fonti arabe rivelano?Ore prima dell’attentato,questo Wissam al Hassan era stato visto da numerosi testimoni sul confine turco-siriano, proprio nei giorni in cui la Turchia cannoneggiava la Siria ben 87 volte di seguito, uccidendo 12 militari siriani e un numero imprecisato di civili. La sua attività? Sovrintendeva ai rifornimenti alle bande salafite in Siria e dove sarebbe morto, insieme a un  collega e alla sua guardia del corpo, in un conflitto a fuoco? Chi ha citato la notizia, fosse solo per metterla a fianco delle altre? Non si poteva ammettere che questo agente della Nato e dei sauditi facesse quel lavoro di manutengolo di imperialisti e despoti del Golfo. Così si è inscenato l’attentato di Beirut. Curiosamente neanche uno dei frammenti delle otto vittime è stato rinvenuto sul luogo dell’esplosione, che invece sono comparsi miracolosamente nella camera mortuaria. Si chiamano in inglese operazioni false-flag, sotto falsa bandiera. Sono vecchie come la storia delle guerre d’aggressione e Obama, istruito dall’11 settembre, le ha rilanciate alla grande. Per tenere sotto tiro una società in crisi e in collera, l’FBI si è vantata di aver sventato ben 170 attentati islamici dal giorno delle Torri Gemelle. Neanche un petardo sono riusciti a far scoppiare negli Usa, questi inetti di Al Qaida. 

E a questo proposito è interessante e rivelatore l’episodio in cui l’FBI ha reclutato uno studentello del Bangladesh, imbevuto di Jihad, abbindolandolo con un agente finto terrorista islamista, gli ha fornito 500 kg di esplosivo da mettere nell’edificio della Federal Reserve Bank a Manhattan, contenente riserve auree per 21 miliardi di dollari, un furgone con cui trasportare 21 sacchi di tritolo a destinazione e, infine, un innesco fasullo da azionare col cellulare. In quel momento, mercoledì 17 ottobre. è intervenuta una pattuglia dei ben mille poliziotti facenti parte dell’Unità Antiterrorismo di New York. Allori all’apparato securitario e nuova spinta alla guerra mondiale contro il terrorismo. Il capo della polizia, Raymond Kelly, non si è lasciato sfuggire  l’occasione per dichiarare che “Agenti di Al Qaida insistono a voler fare di New York un campo di battaglia”. Se la ridevano intanto gli agenti di Al Qaida che, per conto del governo di Raymond Kelly, è della Siria che stanno facendo un campo di battaglia.

Nella furia per arrivare all’invasione e alla distruzione della Siria e precipitare, con l’attacco all’Iran, quella conflagrazione mondiale (Putin avrebbe avvisato: “Un soldato turco che entrasse in Siria è come se calpestasse suolo russo) che dovrebbe sfoltire il pianeta e trarre d’impaccio, come, dopo il ’29, la Seconda Guerra Mondiale, il capitalismo in difetto di accumulazione, la criminalità organizzata a capo della “comunità internazionale” moltiplica le operazioni false-flag. L’impunità e il consenso dei media e dell’ONU ne copre la grossolanità. Grossolanità come quella del 7 luglio 2005 a Londra, quando quattro ragazzetti, alcuni con figli neonati, che avrebbero collocato una bomba in una carrozza del metrò, da loro fabbricata in casa con farina e tintura per capelli, furono fatti saltare per aria con una bomba che si scoprì – ma si tacque – collocata tra i binari, sotto il metrò. Lo dimostrano le foto dei pavimenti aperti verso l’alto. In uno strappo alla sua condizione di embedded, nientemeno che la BBC ha trasmesso un servizio che documentava come le esplosioni di quel giorno fossero parte di un complotto governativo finalizzato a giustificare la guerra all’Iraq. Guerra che lo scandalo delle bugie di Tony Blair aveva resa indigesta all’opinione pubblica. Aggiunta alle innumerevoli e incontestabili prove della paternità interna degli attentati di New York e Washington e alla scaltra rapidità con cui la polizia spagnola fece fuori d’un botto e mise a tacere tutti i presunti autori delle esplosioni sul treno di Madrid, l’ipotesi sta ritta in piedi.


Medicina amara da trangugiare, quella delle bugie e dei complotti, per i media della sinistra sinistrata. Ma, come Pinocchio di fronte alla morte ventilata dalla cara fatina dai capelli turchini, se la bevono e la fanno bere. Purchè si accompagni alla zolletta di zucchero dei contributi di Stato.


Beppe Grillo, o Alice nel paese delle meraviglie. Comunque, carino.
Ma che pianeta mi hai fatto? Nelle cariche politiche e istituzionali si alternano, per un tempo limitato e per solo spirito civile, cittadini estratti a sorte. Ogni anno si tiene la giornata della solidarietà, considerata la massima espressione dello Stato, che ha celebrato in passato persone come Alex Zanotelli e Gino Strada. Il cittadino deve dedicare, dalla maggiore età, due ore al giorno agli altri. Le lobby e le società segrete sono proibite per legge e i loro membri considerati rei di alto tradimento. Il gruppo Bildeberg è stato sciolto. All'ONU ogni Stato ha diritto di voto, ognuno vale uno, e nessuno Stato ha più diritto di veto. La massoneria, l'Opus Dei e Comunione e Liberazione sono un ricordo del passato. Il segreto di Stato non esiste più e ogni documento relativo alla storia recente della propria Nazione è consultabile on line, una regola universale in tutto il mondo. La speculazione è considerata un reato contro l'umanità e la finanza è punibile con l'attività di bonifica dell'ambiente a vita. Renzi e i finanzieri che lo sostenevano nel lontano 2012 sono impegnati da decenni al rimboschimento dell'Appennino toscano e alla pulizia delle stalle dei butteri, gli antichi cavalieri della Maremma. I nuovi nati sono figli adottivi per legge della comunità locale dove vengono al mondo che ha l'obbligo di averne cura in caso di difficoltà della famiglia a cui appartengono. I nonni non finiscono più negli ospizi, ma sono ospitati dalle famiglie della comunità. L'esperanto è obbligatorio come seconda lingua in ogni nazione. Chiunque può capire l'altro sul pianeta. Si mangia solo frutta di stagione per combattere l'inquinamento. La donazione di organi, in caso di morte, e del proprio sangue è un dovere a cui nessuno si sottrae. La proprietà delle aziende è solo di chi ci lavora. Ogni nuovo assunto diventa automaticamente proprietario di una quota. L'economia è senza fini di lucro. Le multinazionali, dopo la Seconda Rivoluzione Americana, sono state dichiarate illegali in tutto il mondo, e quindi sciolte, dalla Monsanto alla Nestlè alla MacDonald. Il diritto alla ricerca della felicità presente nella Dichiarazione di Indipendenza degli USA è diventato il primo articolo di ogni Costituzione. Il lavoro pesante è fatto dalle macchine e non nobilita più l'uomo. (fine della terza e ultima puntata)
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Democratica paura della voce dell’altro
Sacrabolt ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "DA FALLUJAH A BANI WALID E ALEPPO: PROVE DI OLOCAU...":

I paladini dirittoumanisti sono anche quelli della libertà d'espressione...
l'anno scorso non si accedeva al sito dell'agenzia news libica www.jana.ly quest'anno l'agenzia siriana www.sanasy è praticamente bloccata, almeno in Italia: se faccio in modo di avere un indirizzo internet extraUE (cercate "tor browser") accedo senza problemi. Mettiamoci vicino che UE ha deciso di bloccare la diffusione di alcune testate televisive sat iraniane:
Press TV (in inglese)
al-Alam (in arabo)
Jam-e-Jam 1 e 2
Sahar 1 e 2
Islamic Republic of Iran News Network (IRINN)
Quran TV
al-Kawthar (in arabo)
il quadro è desolante. Sopratutto quando sento attorno a me ancora gente che biascica di censure cinesi.

14 commenti:

  1. Ciao Fulvio,
    Condivido in pieno la tua critica al femminismo da quattro soldi democraticamente corretto, che da un lato e' pronto ad accusare l'uomo, violento in quanto portatore di atavica violenza contro il genere femminile, dall'altro piagnucola perche' alle donne in quanto tali venga riservato un posto come manager o addirittura governanti (vedi fesserie tipo "quote rosa") di questo sistema economico e finanziario che decide quali popoli sono "giusti" e "democratici" e quelli "cattivi". In pratica questi ultimi sarebbero gli incivili, quelli che non vogliono rassegnarsi ad essere stati spogliati della propria terra, della proprie risorse, ma soprattutto della loro storia per girare "come scarafaggi chiusi dentro una bottiglia".
    Per queste "femministe" una guerra fatta dalla ginocrate Clinton e' sicuramente meglio di quelle fatte dal "macho" Bush. E le donne "piu' donne", quelle da difendere anche con le bombe ed i droni, insomma, sono solo quelle che abbracciano senza riserve i valori occidentali.
    Anche la vicenda di Malala, se non fosse drammatica per lei, mi suona come una grottesca propaganda ad intensificare la guerra, magari anche contro il Pakistan, incapace di "chiudere i conti con i Talebani" (testuali parole di un telegiornale di LA7)
    Spero intanto che la resistenza dei Warfalla a Bani Walid vinca l'assedio dei ratti, i quali bombardano democraticamente la citta' da distanza con missili e razzi, ma esitano ad affrontare una lotta casa per casa. Da notare che sabato sera la giornalista del TG1 nel comunicare con esitazione la notizia, si spera non vera, dell'uccissione di Khamis Gheddafi, ha dovuto dire che la nuova "democrazia" e' instabile per la presenza di forze "controrivoluzionare" (!) legate al vecchio regime. Ma come hanno sempre detto che il popolo era unito e compatto contro Gheddafi. Forse queste prime ammissioni possono essere un buon segno?
    Alessandro

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  2. Fulvio ma allo spezzone contro l'aggressione alla Siria il 27 a Roma ci sarai oppure stiamo giocando tutti alle prime donne dentro sto paese?
    Ti prego di rispondere

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  3. Anonimo intemperante@
    Cos'è questa stronzata delle Prime donne?
    Non so niente dello spezzone, non mi è arrivata nessuna notizia. Io il 27 ci sono e come. Con tanto di telecamera.
    Ti sarei grato se mi informassi su questo spezzone. Chi lo prospetta?

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  4. Ciao Fulvio, scusa se non ti ho risposto prima.
    Allora lo spezzone è organizzato dalla rete NO WAR di Napoli assieme ai romani (sempre della rete).
    Lo striscione di apertura sarà "No alle politiche imperialiste del governo Monti-Giu le mani dalla Siria".
    Personalmente mi vedrai con la bandiera siriana , anche se come prima uscita a livello nazionale (veramente) saranno evidenti le differenze e le distanze tipiche di chi non si è confrontato precedentemente.
    Insomma temo che ci siano ancora vittime (molte) della dinamica "nè...nè", ma non fasciamoci la testa e cerchiamo di sfruttare la situazione per trovare nel 27 la nostra genesi di movimento contro le guerre imperialiste.
    Con la speranza di vederti e parlarti
    PS: la storia delle prime donne era chiaramente una provocazione, so che non sta bene

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  5. Comunicato per lo spezzone contro la guerra:

    Da alcuni attivisti contro la guerra ed il militarismo di Napoli, in
    coordinamento con realtà antimilitariste di altre città, viene la
    proposta di essere presenti all'interno della manifestazione del 27
    ottobre a Roma con uno striscione ed un pezzo di corteo che denunci
    anche la politica imperialista del Governo Monti, condivisa da tutti i
    partiti dell'arco costituzionale, in particolare per il suo
    comportamento nei confronti della Siria. Come già nell'aggressione alla
    Libia i governi italiani si distinguono per il loro protagonismo
    guerrafondaio, malamente mascherato da ingerenza umanitaria. La politica
    estera di questo governo non è qualcosa di diverso dalla sua politica
    interna fatta di lacrime e sangue per i proletari, ma è semplicemente
    la proiezione internazionale della sua natura di classe e delle forze
    che lo appoggiano. Un governo espressione del grande capitale che di
    fronte all'accentuarsi della crisi scatena un attacco senza precedenti
    alle condizioni di vita e di lavoro sul piano interno, mentre accentua
    la sua aggressività sul piano internazionale pur di difendere i
    profitti ed i privilegi delle classi che esso rappresenta.

    Tanto più doveroso ci sembra la necessità di dare visibilità alla
    denuncia della politica estera di questo governo e della sua natura
    imperialista visto che la piattaforma della manifestazione del 27
    ottobre è assolutamente muta su questo aspetto.

    Di seguito l'immagine dello striscione con lo slogan "CONTRO LA POLITICA
    IMPERIALISTA DEL GOVERNO MONTI. GIÙ LE MANI DALLA SIRIA" che sarà
    presente sul luogo del concentramento a piazza della Repubblica e dietro
    cui invitiamo a sfilare tutti coloro che intendono denunciare
    l'aggressione già in atto nei confronti della Siria da parte di questo
    governo in combutta ed in concorrenza con gli altri governi delle
    potenze occidentali e dei governi più liberticidi dell'area medio
    orientale.

    Invitiamo naturalmente chi condivide la nostra scelta a far girare
    ulteriormente questo invito per ritrovarci numerosi dietro lo striscione
    proposto.

    Arrivederci al 27

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  6. Forse sara' una mia considerzione personale su di un fatto di cronaca, ma mi chiedo:Cosa diranno i promotori del Manifesto contro il "femmicidio" del caso del marito ucciso dall'ex moglie e dal suo amante con 12 coltellate, i quali hanno anche gettato il cadavere nel Tevere, ma entrambi ASSOLTI con formula piena?
    Lo chiameranno maschicidio? oppure brinderanno all'impunita' della violenza femminile contro il "maschio"?
    Alessandro

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  7. http://www.contropiano.org/it/esteri/item/12061-italia-la-nuova-portaerei-di-israele

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  8. Ovviamente il mio commento sul Manifesto blog di Luisa Betti e' sparito dopo un paio d'ore...chissa' perche'

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  9. ma chiedo io,questa carta di intenti piddina:

    http://www.partitodemocratico.it/Allegati/carta-intenti-web.pdf

    che è un chiaro atto di resa politica,conseguentemente autolesionista, a chi è rivolta?

    a me pare più un'assicurazione sulla vita,del partito,dei dirigenti e pure degli elettori.
    Un certificato di garanzia onde evitare bombole di gas davanti alle scuole?

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  10. Rossoallosso@
    Scusa, ma cosa c'entra questa roba del PD con il mio post? Eppoi, per sapere cosa fa e cos'è il PD dobbiamo davvero perdere tempo a leggere le loro scempiaggini?
    Credo che coloro che s'incontrano qui hanno da tempo accantonato la penosa questione PD. Sono una delle due destre. Sono nemici di classe. Tutto è già scontato. Occuparsi dei loro documenti falsi e bugiardi è perdere tempo, non credi?

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  11. Alex 1@
    Ce ne rendi edotti?

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  12. Ciao Fulvio, era semplicemente un mio commento relativo ad un fatto di cronaca nera risalente a 8 anni fa, quando una donna assassino' con 12 coltellate il suo ex marito con l'aiuto dell'amante e si disfo' del cadavere gettandolo nel Tevere. Il giudice lunedi' ha assolto la donna e l'ex amante per "legittima difesa" (la donna affermo' che era vittima di "stalking"). Ho postato il mio commento sul blog di Luisa Betti, con una domanda ("lo chiamerebbero maschicidio?"). Il mio commento e' stato censurato una prima volta, poi pubblicato in ritardo la seconda. Mi scuso per la banalita' dell'argomento, ma anche a me disturba un certo femminismo che appiccica tutte le responsabilita' della violenza al maschio, mentre la donna ha sempre ragione ed e' sempre vittima...ed un commentatore denuncia poi la richiesta di fondi pubblici di queste associazioni contro il "femminicidio", quando poi questo fenomeno, peraltro limitato in Italia, riguarda questioni private. Niente a che vedere con le centinaia di donne assassinate dai narcos in Messico o dai missili "intelligenti" lanciati dai droni in giro per il mondo.
    Alessandro

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  13. Alex1 @
    Perfetto. E' l'equivalente domestico della nota e celebrata Sakineh in Iran (che nessuno aveva mai condannato a una lapidazione che in Iran non si pratica più da anni).

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  14. stavo pensando che i maschi, MOLTO prima di essere bombardati da messaggi di società violenta, sono cresciuti proprio dalle donne/mamme: è possibile che i femmicidi trovino parte di causa anche in un "irrisolto" rapporto con la madre (sapete...gelosia....abbandono...non sono i figli con le madri che pensano così?)? ma se così...gli insegnamenti materni sono tutti neutrali (o addirittura SOLO diretti al "bene")?

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