Non
sono dispiaciuto perché mi hai mentito. Sono dispiaciuto che, d’ora in poi, non
potrrò più crederti. (Friedrich Nietzsche)
La
storia è un insieme di menzogne sulle quali ci si è messi d’accordo. (Napoleone
Bonaparte)
C’è nel
governo degli Stati Uniti un enorme apparato che, in totale segretezza, ha
costruito una struttura gigantesca che ha un solo scopo: distruggere ogni
privatezza e ogni anonimato, non solo negli Stati Uniti, ma in tutto il mondo. (Glenn
Greenwald, The Guardian, rivelatore del sistema “Prism”)
Strani
tempi, questi in cui viviamo, ove ad anziani e giovani si insegna in scuole
della falsità. E dove l’uomo che osa dire la verità viene chiamato
contemporaneamente un folle e un cretino. (Platone)
Nella
nostra condizione di schiavi coloniali, non riusciamo a vedere che la “Civiltà
Occidentale” nasconde dietro alla sua brillante facciata una muta di iene e
sciacalli. Questo è l’unico nome che deve essere dato a coloro che vanno in
giro a svolgere “compiti umanitari”. Sono animali carnivori che si nutrono di
viventi disarmati. Questo è ciò che l’imperialismo fa all’uomo. Questo è ciò
che caratterizzata l’”uomo bianco” imperiale. (Ernesto
Che Guevara)
Ragazzi,
questa è lunga. Diciamo edizione domenicale. Quella che si finisce con il
leggere un po’ per la volta durante la settimana. Non va bene per chi ama
twitter.
Sulle
manifestazioni del 15 giugno 2013.
Solo un’osservazione, anche in risposta ad alcuni
commenti sul blog. La kernesse dell’internazionale nera a Roma, tipicamente a
Ponte Milvio, centro di adunate dei fasci, che ha attirato siriani tanto
ingenui quanto in contraddizione con il loro governo da sempre antifascista e
anticolonialista. Quella romana dei filo-ratti anti-Assad e, dunque,
antisiriani, dei trombettieri di AL Qaida-Nato, abusivamente nel quartiere
rosso di San Lorenzo, corifei dei traditori palestinesi filo-Qatar. E quella,
del sabato precedente a Milano davanti al consolato USA dei sostenitori del
popolo siriano e della sua resistenza, indebolita dai nonviolenti e
dall’assenza di immagini di Assad. L’ultima è sicuramente la più apprezzabile. Ai
suoi promotori, auguriamo, con il concorso di più gente e un maggiore coraggio
antimperialista, la migliore diffusione ed espansione.
La più fetente è senza dubbio quella di San Lorenzo,
perché condotta da falsi sinistri, falsi democratici, falsi antimperialisti,
falsi rivoluzionari, falsi filo palestinesi, che colpiscono l’eroico popolo
siriano alle spalle facendo passare, sotto mentite spoglie, esclusivamente il
messaggio dei cannibali imperialisti. Non per nulla hanno il conforto del
padrinaggio di tentacoli Cia come Amnesty
International e Reporters Sans
Frontieres. Sulla prima, dei profittatori dell’ignavia delle sinistre per
guadagnarsi una visibilità e uno spazio politico che la storia e la coscienza
di massa antifascista gli ha negato, visto che il fascismo vero lo
rappresentano Obama, l’UE e le Larghe Intese nostrane, c’è solo da sottolineare
la soddisfazione di questi ultimi per aver avallato la loro propaganda su Assad
dittatore fascista, sostenuto dai fascisti.
Bilderberg
alla lotta di classe
L’1% occidentale che controlla il 90% della risorse
mondiali e le menti di qualche miliardo di persone, si è riunito a Watford,
Inghilterra, in un hotel extra-lusso, protetto da poliziotti della Regina
travestiti da alberi, satelliti e ultracorpi, e discute su come condurre la
lotta di classe (in questo caso classe dell’1%) alla sua apoteosi finale (i
picciotti sono sistemati in foresteria e protetti da paramilitari colombiani
con la supervisone del Mossad). L’apoteosi è la fine della storia (e del pianeta
come l’abbiamo conosciuto), codificata da Francis Fukuyama nel 1992 e da San
Giovanni agli inizi della sventura umana. Si chiama Club Bilderberg e non ci
vuole nessuna fantasia complottista per capire che rappresenta quell’1%. Vedere
chi c’è: i vertici assoluti del complesso militar-cultural-economico-politico-mafioso-clericale
dell’Occidente euroatlantico, quello che si sta mangiando il mondo fetta a
fetta, un po’ sterminando con gli eccidi militari, un po’ annientando con
quelli sociali. Stanno studiando come rosicchiare l’osso, come trarre
plusvalore da un lavoro umano che sta scomparendo perchè, begli imbecilli, lo
hanno sostituito in eccessiva parte col lavoro delle macchine che plusvalore
non ne danno (almeno fino a quando non sono ammortizzate). Stanno elaborando canagliate
psicologiche per far consumare ancora prodotti a coloro che da loro sono stati
già consumati fino al midollo e i cui figli muoiono al ritmo di uno ogni 3
minuti.
A coloro che fanno passare questa conventicola che opera
sott’acqua, a porte chiuse, che non comunica un fico secco di quello che fa e
decide, come una folkloristica manifestazione salottiera di teste d’uovo,
residuali esoterici di un imperialismo che già Bertinotti, buonanima, aveva
dichiarato estinto fin dal 2000, impegnati a scambiarsi autoreferenziali
opinioni che lasciano il tempo che trovano; a coloro che ci tirano addosso la
furbetta accusa di paranoici complottisti e dietrologi perché individuiamo in
questo innocuo weekend di miliardari il rizzarsi minaccioso dell’orrida testa
di serpente del capitalismo alla ricerca della dittatura mondiale, dovrebbe
bastare l’elenco dei partecipanti.Tutta gente che, tra strumenti biopolitici o
militari, tiene in pugno una gran fetta del pianeta e dalla crisi finalizzata
al trasferimento di ogni residuo di ricchezza dal 99% all’1% è ora giunta alla
crisi in cui inizia divorare se stessa. Onde per cui, non essendoci più margini
per lasciare neanche le briciole ai subalterni, parte all’offensiva finale
mangiandosi gli esseri viventi: Armageddon. E’ la gente che disintegra Stati e
stermina persone (Kissinger, Petraeus, Pentagono, Boeing, Lockheed), che
schiavizza e affama intere società (Lagarde FMI, Barroso UE, Wolfensohn e
Zoellick BM, una pletora di boss di Goldman Sachs, i più grossi banchieri
d’Occidente), gli utilizzatori finali dell’11 settembre per la guerra infinita
(Perle e residuati di Bush), i gassatori dell’Umanità (Shell, BP), gli
sfoltitori farmacologici del pianeta (Big Pharma e Biotecnologi), i
decerebratori (Washington Post, Financial Times, Economist e minori), I destabilizzatori
dirittoumanisti (American Enterprise Institute, Council on Foreign Relations,
NED)…
A completare il tasso di criminalità manca solo Darth
Vader. Che se ne risente. Secondo una gola profonda mai smentita, tra gli
obiettivi strategici dell’associazione per delinquere, praticati in Italia
dalla P2 fino a Letta incluso, emergono: controllo centralizzato della
popolazione attraverso una sorveglianza totale, controllo centralizzato
dell’istruzione affidata a privati, eliminazione delle sovranità statuali,
globalizzazione della Nato, sistema giuridico unico, controllo centralizzato
dell’alimentazione, controllo centralizzato del commercio tramite organismi
come il WTO e i vari accordi-capestro di libero scambio, tra i quali, cruciale
per l’egemonia nordamericana, il Transatlantic Trade and Investment
Partnership, l’accordo di libero scambio Usa-Ue che sta per essere varato
all’insaputa di 300 milioni di europei. E poi, controllo della salute (e del suo
sgretolamento farmaceutico), ordine neofeudale della proprietà terriera, gli
Usa come capi di stato maggiore delle armate mondiali. Per i dettagli operativi
consultare episodi come Piazza Fontana e Torri Gemelle, il Patriot Act e segg, i programmi BCE-UE-FMI e, nel nostro piccolo, i
programmi Napolitano-Prodi-Monti-Letta, con l’intervallo del Joker Berlusconi.
Al tavolo centrale del banchetto, i vertici di economia e
finanza, governi e militare, scienza e tecnologia, industria e commercio,
salute e medicina, energia e risorse, religione, istruzione e storia, media e
cultura, legge, filantropia e ONG, società segrete. E’ l’empireo che nasconde
32mila miliardi di dollari (32 trilioni, il PIL degli Usa era nel 2011 di 15
trilioni e il loro debito di 16 trilioni)) nei paradisi fiscali, sono i
rappresentanti di 10 milioni di persone che nascondono al fisco una somma pari
al PIL di tutti i paesi industrializzati (Fonte Tax Justice Network). I loro tentacoli operativi sono Goldman
Sachs, UBS, Credit Suisse, Lazar, Barklay’s, le agenzie di rating, le maggiori
banche dell’Occidente. Se quelle somme imboscate e utilizzate, oltreché per i
propri lussi, per dotare il proprio funzionariato coloniale (da Obama a Draghi
a Barroso a Letta) degli strumenti materiali, culturali e mediatici per
genocidi sociali e biologici, avessero un rendimento anche solo del 3% e
fossero tassate al 30%, si avrebbero introiti di 280 miliardi: fine della fame
nel mondo. Tenendo conto anche delle tasse sui capitali azionari, sulle eredità
e altro, sarebbe la fine anche dei debiti sovrani con i quali questa cupola
euroatlantica ha messo alla catena i suoi governi-cani da guardia perché
sovrintendessero all’annientamento dei propri Stati e popoli. Si capisce la
bella mossa di Vladimir Putin che ha fatto emanare un ordine di arresto
internazionale per due dei germogli più rappresentativi della mostruosità
saprofita che è riunita a Watford, Hartfordshire: il terrorista finanziario
George Soros (ufficiale pagatore di Human
Rights Watch) e il padrino fondatore Rothschild.
Chi, dopo Monti, Draghi, Prodi, Bonino, altri 40 massoni,
ha avuto il privilegio di far tintinnare i propri bicchieri di Dom Perignon con
quelli di Kissinger sono alcune cellule chiamate a sostenere la proliferazione
del carcinoma bilbergopatico Prima c’erano stati, tra il 1954 della fondazione
in Olanda e i tempi recenti, i più
illustri difensori della nostra repubblica democratica e della sacra costituzione: Alcide De Gasperi,
Vittorio Valletta, Amintore Fanfani, Agnelli, Carli, Pirelli, La Malfa, Cefis,
Rumor (Piazza Fontana), Ronchey, Ottone, Cossiga, tutti del tempo eroico della
colonizzazione capitalista del nostro paese, e poi, giù giù fino ai più
verminei epigoni quali Benvenuto, Prodi, Ostellino, Monti, Guido Rossi, Padoa
Schioppa, Spaventa, Ciampi, Gardini, Demichelis, Tronchetti Provera, Bernabè,
Draghi, Veltroni, Profumo, Gianni Riotta, Tremonti, De Benedetti, Passera,
Scaroni, Caracciolo, Visco, Elkann, fino alle new entry di oggi: Bernabé (Telecom), Cucchiani (Intesa Sanpaolo),
Nagel (Mediobanca), Ottolenghi (Fondazione per la Difesa delle Democrazie),
Rocca (Techint), Lilli Gruber (La7). Alcuni veri e propri habituees, il fior
fiore della cerchia criminale, altri curiosità avventizie, tutti comunque resi
partecipi del disegno.
Da notare la folta e costante presenza, accanto ai nostri
proconsoli imperiali, dei carriaggi zeppi di giornalisti embedded. Tanto per
confermare la geniale intuizione di alcuni, secondo cui Grillo risponde alla
cupola finanziaria, la Gruber, quella cui si vorrebbe spazzare dalla faccia il
sorrisetto tra il beffardo e il compassionevole quando si accanisce sui Cinque
Stelle, con una decina di trasmissioni di vituperio al MoVimento, ha tagliato
per prima il traguardo.Trafelati, la inseguono i Formigli, i Floris, le
Annunziate, i Santoro, i Telese, i frustratissimi del “manifesto”, ma è solo
lei ad essere stata eletta al supremo consesso. I suoi titoli di merito
includono sicuramente i tentativi di demolizione del disturbatore della quiete
pubblica numero uno in Italia. Merito che poi compete per il primato con la
parallela esaltazione del vecchissimo arzillone Matteo Renzi, caro ai banchieri
delle Cayman, santuario di quelli di Bilderberg, e a Briatore, loro manichino
da vetrina. Embedded che non trascurano neppure il piano geostrategico di
Bilderberg con inviati rigorosamente solo dalla parte dei “ribelli”, prosseneti
della demonizzazione dei siriani e dello
strombazzamento delle virtù dei mercenari Nato.
Orwell
2013
Cosa succede intanto fuori dal recinto blindato di questi
cavalieri dell’Apocalisse? A guardar bene, in ognuno di questi fatti si
potrebbe scorgere, con buona pace degli anti-dietrologi, un filo tessuto, o un
filo lacerato, della ragnatela tessuta dai Bilderberg.
- Il
pentito, accreditato collaboratore di giustizia, Luigi Bonaventura, riferisce
che Luigi Preiti, lo “sbroccato disperato” che ha saputo infilare una
pallottola nel minimo spazio non protetto del carabinieri, meglio di Robin
Hood, appartiene a una famiglia vicina alla ‘ndrangheta e per ordine di questa
mafia avrebbe agito “onde danneggiare il Movimento Cinque Stelle nel momento
dell’insediamento del governo”, fortissimamente voluto da Napolitano. Pensate a
come il consolidamento del regime del neo-partito unico sia stato accompagnato
da altri segnalucci graditi alla mafia, come l’annientamento di Ingroia, un PM,
erede di Falcone, con 25 anni di lotta alla mafia alle spalle, le minacce di
mafia e “Foglio” Cia al procuratore della trattativa Stato-Mafia Di Matteo, con
letterina che intima a “non mettere il governo in mano a comici e froci”, la mazzata del CSM
al Procuratore Capo Messineo con il procedimento di trasferimento fondato su
pretestuosità scandalose, la, diciamo, sconcertante morte di D’Ambrosio,
consigliere di Napolitano, che aveva scritto al suo capo, coinvolto da Mancino
nel depistaggio giudiziario, di essere depositario di “cose indicibili” relativi
alla cessione di sovranità dello Stato alla mafia (ricorda la fine di Sindona).
Cose che se ci si in indaga arriva, chissà perché, la mannaia di Napolitano. Bilderberg
se ne compiace.
- Gli
Usa vengono sputtanati davanti a un’umanità inorridita (ma non del tutto
stupita) da un ex-Cia, Edward Snowden, che, rifugiato a Hong Kong, eroicamente
e al prezzo della vita, rivela l’avvenuta mutazione del Primo Paese Democratico
del Mondo in Stato di polizia e della sorveglianza totale. Il dato è questo: la
dittatura post- e ultranazista è compiuta. La scannerizzazione di ogni nostra
vita è in mano a chi la vuole manipolare e la può sopprimere. Il sistema, inaugurato
da Bush, perfezionato da Obama e imposto all’intera umanità, si chiama “Prisma”,
formazione cristallina che tutto riflette e che assomiglia alla criptonite, ma
fa di peggio. Voglio insufflarvi il dubbio che non tutto potrebbe essere come
sembra. Nessuno dei rivelatori degli abissi di ignominia degli Usa si era mai
presentato al pubblico senza aver a fianco un avvocato. Nessuno si era lasciato
dietro una fidanzata che campa facendo la lapdance
per vecchietti ingrifati in locali equivoci. A essere, come conviene,
dietrologi, si potrebbe anche sospettare che l’eroe della difesa della privacy
sia servito a intimidire e a far rassegnare la società globale: è finita,:
sanno tutto di me, meglio rigar dritto, eppoi, è per la nostra sicurezza, vedi
Boston. E così, dopo un po’ di trambusto nei media, anche questo ulteriore giro
di vite verso il fondo del tornio passa e buonanotte ai suonatori.
Cosa ha combinato Obama
all’insaputa del Congresso (che in Usa incomincia a valere quanto il nostro di
parlamenti), o facendolo fesso con trucchi semantici? Ha disintegrato, grazie
all’acquisizione, per gentile concessione – e anche senza – delle più grandi
compagnie telefoniche e telematiche del mondo, dei peli nel naso di ogni cittadino
estero o domestico, ogni sua più intima riservatezza, ogni sua residua protezione giuridica e
costituzionale. Nella sottrazione della propria identità a miliardi di esseri
umani, non poteva mancare lo zampino di Israele. Sono state due società segrete
israeliane, Verint e Narus, che hanno
permesso alla NSA (testa dei servizi di intelligence) di sfondare le porte d’entrata
di Google, Facebook, Apple, tutte le principali società di telecomunicazione e
telefonia del mondo e incamerare clandestinamente dati su chiunque, sul dove,
sul come, sul cosa, da chi a chi. Dopo lo sfondamento, questi colossi della “libera
rete” si sono poi generosamente prestati, senza ulteriori sollecitazioni.
Il tutto perfezionato da
vari corollari. Dalla facoltà data alla polizia Usa di prelevare e manipolare,
a fini di incastro di disturbatori, il Dna di qualsiasi cittadino; dai droni
che, collaudati nelle stragi in giro per il mondo, vengono anche assegnati ai
gendarmi interni; dai campi di internamento per detenuti a tempo indeterminato
senza processo, costruiti in tutti gli Stati dell’Unione per liquidare insofferenti
politici e sociali; dal diritto autoassegnato del presidente-masskiller di ordinare l’assassinio “su
sospetto” di qualsiasi essere vivente sul globo terracqueo; dalle carte di credito che,
eliminato il contante come predica Gabanelli, offrono agli spioni di Stato ogni
penetrazione nei tuoi usi e costumi.Tutte cose rese naturalmente indispensabili
dalla lotta a quel terrorismo che, dall’11 settembre fino alla truffa della
Maratona di Boston e ai mangiatori di cuori umani in Siria, è stata la trovata
migliore dei padroni dal tempo dell’invenzione del peccato originale. Roba che
fa di Obama, rispetto a Bush, un Mazinga al cospetto di Gambadilegno. Con
queste misure, Bilderberg ha potuto spuntare tutta una serie di commi del suo
Ordine del giorno.
- La
dittatura, in corso di perfezionamento nella metropoli imperiale, ha le sue
pronte ricadute tra i tiranelli vassalli. In Europa, contro le sovranità
nazionali residue e le classi che ne erano ancora relativamente protette, tirapiedi
e ragazzi di bottega del tosatore Obama procedono a forza di massacri
polizieschi e ordini di servizio UE-BCE su come imporre, sull’esempio di
Guantanamo, a noi, incolpevoli, un’alimentazione forzata che elimini residui appetiti di libertà, dignità,
diritti. Prende ora la testa, in questa gara tra i più bravi del Nuovo Ordine
Mondiale, il regime proconsolare turco, ansioso di essere riconosciuto potenza
egemone e avanguardia castigamatti regionale, in coabitazione con Israele (mica
male la mossa di fare un po’ di casino per l’eccidio di turchi nella flottiglia
di Gaza, per nascondere alle masse arabe la perfetta intesa politica,
commerciale, militare con Israele). Agevola
il sultano neo-ottomano Erdogan, l’accomodamento di Ocalan e dei suoi curdi
sotto la tenda dell’unità nazionale. Curdi accasciatisi nel preciso momento in
cui l’insurrezione di massa gli avrebbe fornito un assist irripetibile. Se la
Siria era stata aiutata dall’insubordinazione
armata dei curdi turchi, come dalla resistenza dei curdi siriani alle
incursioni dei ratti mercenari, la diserzione dei primi parrebbe ora ampiamente
compensata dall’insurrezione di tutto un
popolo. Erdogan, che ancora non era arrivato a un controllo sui media come quello di Obama o Lettisconi, si è per
ora dovuto limitare a strangolare con multe micidiali le tv libere che avevano
trasmesso la forza dei rivoltosi e la ferinità sadica dei suoi giannizzeri di
scuola Diaz.
- Il
regime greco, europeo e cristiano, culla della civiltà, democratico ma in
versione Nato e UE, non è ancora arrivato a dotarsi dei poteri assoluti e delle
relative tecnologie che il progresso ha assicurato agli Usa. Però Samaras ha
saputo effettuare il salto di qualità in maniera più efficiente del concorrente
Erdogan. Non solo infierendo in modo barbaro da ben tre anni, rispetto alle
poche settimane della Turchia, contro un popolo che si rifiuta di capire che
deve estinguersi. Ha applicato al meglio il principio NSA (National Security Agency, quella dei miliardi di dati illegalmente
incamerati): il potere deve sapere tutto di tutti, nessuno deve sapere niente
del potere e di tutti gli altri. Con cesoie più affilate di quelle turche,
Atene ha reciso d’un colpo le tre teste dell’informazione pubblica
radiotelevisiva. Vabbè che erano le teste delle tre scimmiette che vedono,
sentono e dicono solo quel che conviene ai potenti, tipo TG1, ma non erano
private e, dunque, non ci si rimediava il becco d’un quattrino. Così la RET
greca è stata chiusa e messa in vendita. Uno, per passarla a fiduciari privati
di Bilderberg, della razza di Bernabè o Murdoch o Gruber o De Benedetti, due
per rimediare un po’ di quei soldi che il veto UE alla vendita dell’azienda
statale del Gas ai detestati russi aveva volatilizzato. Anche di questo si
compiace la loggia dei ratti mutanti riuniti a Watford.
Ma c’è un ma. Nel
Mediterraneo e in Medio Oriente (noi apparteniamo ad altro continente) è
invalsa l’abitudine che rivolte di massa, quando genuine e non attivazione di
armate di ventura al soldo dell’imperatore, tipo Libia e Siria, cambiano lo
stato di cose presente. Ciambelle che non sempre riescono subito col buco, a
volte annegate in tossica salsa integralista, ma che hanno collocato sullo
scenario complessivo, come in America Latina agli inizi del millennio,
protagonisti usciti dal coma e che senza dubbio insisteranno a destabilizzare
gli assetti perseguiti dai sopra citati ratti mutanti. E l’affanno con cui i
media incaricati cercano di inserire la rivolta, ora in Turchia, prima in un
particolarismo ecologico, poi nello schema convenzionale e semplicistico della
democrazia e del laicismo contro la deriva autoritaria e islamista, viene
vanificato da qualche ragione più di fondo, più di classe. Trattasi delle
politiche socioeconomiche ultraliberiste che, sotto dettatura del FMI, Recep
Tayip Erdogan ha inflitto al paese: privatizzazione del settore pubblico, riforma
del lavoro, drastici tagli sociali, vendita di tutti i monopoli di Stato. Sono
stati sottratti alla collettività telecomunicazioni, compagnia aerea,
acciaierie, tabacco, banca statale, grande distribuzione, acqua di fiumi, laghi
stagni, 2000 chilometri di autostrade e ponti
e, in via di privatizzazione, settore tessile, minerario, petrolifero,
alimentare, trasporto marittimo. Uniti alla riforma del lavoro ultraforneriana,
alla cancellazione della previdenza sociale, alla riduzione del salario minimo,
i turchi si sono scoperti con la più grande diseguaglianza sociale della loro
storia. Sono elementi che, pari a quelli
che da noi sono stati tranquillamente assorbiti, da quelle parti assicurano
casini a lunga scadenza.
- Sfugge
ancora a questa regola l’Italia. Dove le Piazze Tahrir e Taksim, le decine di
scioperi generali prolungati e di combattimento, la messa in discussione di
ogni cosa, sono state rimpiazzate dalle sparute orette di sciopero, dalle
educate processioni, dalle firme congiunte sotto accordi ammazza-operai della Triplice sindacale, neanche
un po’ turbata dalle difese di retroguardia di chi sale su gru e tetti, si dà
fuoco, vocifera nel TG3, rumoreggia davanti a sordi palazzi, o se ne scappa in
Canada. Il troppo indulgente Grillo parlava di “tomba maleodorante”, suscitando
gli strepiti delle carogne. Al netto dei parlamentari Cinque Stelle, a me quel
posto ricorda piuttosto il verminaio di intriganti eunuchi che, nella Bisanzio
putrefatta, ravanavano ai piedi di uno degli ultimi Comneni o Paleologi. Rappresenta
la fine del primo tempo intitolato “Com’eravamo”. Da fuori, dai megafoni e cori,
irrompono la disperazione e la collera di un’onda umana sempre più sterminata. Ma
prima di lambire le mura del palazzo, si infrange e frantuma sulle dighe
foranee erette da partiti e sindacati, da nonviolenti, sminatori e bonificatori
sistemici. E se qualcuno, magari un grillo di Palazzo, di quelli che non si
sono ancora fatti rinchiudere nelle gabbiette della Festa del Grillo, allestita
dagli eunuchi raccoglitori di insetti, prova ad aprire la finestra per lasciar
filtrare qualche suono, il buon proposito è vanificato dal solido cerume che, a
forza di tuffi nell’immondizia, il sovrano ha coltivato nelle orecchie dei
cortigiani.
- Parte
il secondo tempo, “Come saremo”. Assicuratasi la rinnovata alleanza con gli
irrinunciabili picciotti (quelli della foresteria di Bilderberg), grazie
all’annichilimento del pool di Palermo, la liquidazione del miglior PM
antimafia del paese e all’irreversibile ‘ndranghetizzazione del Nord e dei
rapporti internazionali, specie con i paesi produttori di cocaina in
Latinoamerica e di eroina in Asia, il Partito Unico, vecchio di decenni ma ora ufficializzato
dal bilderberghiano ad honorem Napolitano, si avvia ad incantarci con il Gran
Finale. Ai 35 paggi prostatici estratti dal bimbo Letta, vegliato dal solito
notaio di nomina Bilderberg, su una Ruota della Fortuna più truccata delle bische di Al Capone, il
compito di formalizzare la sostituzione di una Costituzione democratico-borghese,
con un’altra che perfezioni quella, allora avveniristica, istituita dalla Legge
Acerbo nel 1924.
Pur tra tante malefatte, che
paghiamo ancora oggi, Palmiro Togliatti, nel 1952, sventò però la Legge-truffa
del capo-celerino Scelba, che eliminava il proporzionale e dava un premietto di
maggioranza a chi avesse ottenuto il 50% più uno. Non se ne fece nulla: violava
il principio costituzionale “un uomo un voto”,
tradotto in grillino “uno vale uno”. Consolidato ora, con rinvio alle
calende greche, il Porcellum, leggiona-truffa cara al Partito Unico perchè
garantisce il triplo dei deputati a chi avesse preso anche solo il 22% rispetto
al secondo con il 21,9%, i 35 paggi scongelati si devono ora dedicare al lavoro
grosso per arrivare a qualcosa che preceda lo Statuto Albertino, quella misura
populista e demagogica che spalancò le porte a ogni nequizia
anti-governabilità. Il Partito Unico, intanto, ci distrae facendoci passare sul
naso all’insù luminescenti bolle di sapone con la scritta “Decreti del Fare”, i media ci appassionano
alla gara a chi lancia più napalm sui grillini e dall’alto calano, come il minaccioso
rumore di fondo con cui Jahvè mai priva i suoi fedeli della propria voce, i
moniti (avvertimenti?) e i “vigilerò” (ricatti?), di chi da oltre sette anni
traccia il solco e lo difende.
Non siamo ancora né al
bombardamento Nato della TV di Stato serba, né alle multe di Erdogan ai canali
che trasmettono le botte dei suoi energumeni, né alla tronchesi di Samaras
applicata al servizio d’informazione pubblico. Anche perché, forse, non ce n’è
bisogno, visto che la RAI in mano ai partiti, associazioni private, di pubblico
non ha neppure il cavallo. Però anche da noi ci si muove nella direzione
giusta. Con un’uscita degna del suo passato pdmenoellino, il Garante della
privacy, Antonello Soro, per ovviare al pericolo che qualche giornalista possa
sfuggire alla mannaia messa in mano ai giudici dal governo amante della libertà
d’espressione, è montato a cavallo, ha innestato la lancia e ha deciso che è
ora di riformare il codice dei giornalisti. Perché, secondo un Soro in perfetta
sintonia con il Partito Unico, il
problema non sono tanto le intercettazioni dei PM, a quelle ci stanno pensando
Alfano, CSM e company, sotto l’alto patronato della Presidenza della
Repubblica, quanto la loro pubblicazione sui giornali. Quella che rende il
volgo partecipe - e magari cosciente – di quanto si sussurrano esponenti dei
vari gironi danteschi, eunuchi compresi, che strutturano questo paese.
Curiosamente l’iniziativa è stata castigata dal Fatto Quotidiano come ennesimo
passo per “imbavagliare l’informazione, soprattutto sul tasso di criminalità
che caratterizza il nostro paese”, mentre, all’opposto, il manifesto l’ha
esaltata come “difesa della privacy e un
dito puntato contro i colossi della rete”. Curioso? No, normale.
- Chiudiamo
con quello che nel giardino Bilderberg è senz’altro il falciatore d’erba più
capace, Barack Obama. I 93mila morti (secondo l’ONU) nei 2 anni e mezzo di
“guerra di liberazione” della Siria, aggiunti ai milioni delle “guerre al
terrorismo”, non hanno saziato gli antropofagi della Superiore Civiltà. A Obama
è stato detto di dichiarare che la “linea rossa” è stata superata da Assad per
avere egli, inoppugnabilmente, usato armi chimiche. Ci vuole tutta
l’assuefazione, elusa dal solo Putin e dagli iraniani, alle sesquipedali balle
sulle armi chimiche di Saddam, pulizia etnica di Slobo, bombe di Gheddafi sui
suoi civili, arma atomica di Ahmadinejad, brogli elettorali di Chavez e, per
converso, la vittoria elettorale di Bush nel 2000, l’11 settembre e la Boston
di Al Qaida, per bersi questa piroetta dalle armi chimiche dimostrate da
immagini e ONU in uso ai ribelli, a quelle immaginarie di Assad. Ma tant’è, le
travolgenti vittorie dei barbari siriani e libanesi sui giovani rivoluzionari Nato-Golfo
costituiscono il trionfo del terrorismo e delle sue armi di distruzione di
massa, minaccia mortale per tutta l’umanità; il trambusto dei vandali di
Istanbul e Ankara rischia di paralizzare un grande alleato per la pace e la
democrazia; la conferenza di pace auspicata da Mosca e dall’ONU, nientemeno,
con protagonisti i russi e, addirittura, i mefitici iraniani, punta a impedire
la giustizia internazionale, come somministrata dalle forze del bene attraverso
la frantumazione della Siria a partire da un suo pezzo vicino alla Giordania,
conquistato ai rivoluzionari con la No
Fly Zone. Bilderberg l’ha fatto capire chiaramente: questa è l ‘agenda
2013.
- E
menomale che, ricordandosi del ruolo avuto nella soluzione di problemi come l’Algeria
e il Vietnam appena pochi decenni fa,
ecco che masse di popolo giusto e cosciente, guidate dalle irriducibili
sinistre antimperialiste, consce che siamo tutti nella stessa barca, da Piazza
Teksim a Pomigliano, si mobilitano nelle piazze d’Italia, assediano le
ambasciate turche, greche, Usa, Nato, il ministero del bardotto del Pentagono,
Mario Mauro, inondano di appelli di decine di migliaia di firme, di mail e sms,
ogni attore sulla scena, paralizzano con il loro uragano di corpi il paese e
impongono che l’inizio della fine del mondo venga bloccato. Ah, se non ci
fossero le masse, ah, se non ci fossero le sinistre!
Peccato che, al momento,
siano impegnate al Gay Pride.
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Dal blog di Beppe Grillo
Uno vale uno, quando
costruisce. Quando del dibattito fa crescita, arricchimento, fatica per
arrivare un passo più oltre.
Uno vale niente, quando smantella il proprio stesso progetto servendosi della complicità di chi ha il solo scopo di distruggerlo.
Uno vale uno quando è un uomo libero, che mette in pratica la democrazia nel senso più nobile ed alto: la libertà di sé nel rispetto delle regole.
Uno vale niente, quando si proclama a destra e a manca "democratico", proprio calpestando e disprezzando le regole che lui stesso si è dato.
Uno vale uno quando rispetta, vive e conosce a fonde l'etica politica del progetto a cui partecipa, e che gli chiede impegno e partecipazione quotidiana.
Uno vale niente, quando scopre che la propria "etica" coincide con quella di partiti altrui, ma prende in giro i propri compagni di strada restando solo per costruirsi un potere personale.
Uno vale uno quando ci mette la faccia. Quando è pronto ad affrontare un'informazione ostile e dura, pur di far passare il proprio messaggio così scomodo al sistema.
Uno vale niente, quando si fa usare da un'informazione ruffiana, quando -credulone!- si bea delle lusinghe di quella Casta, che lo circuisce pronta a gettarlo via appena non servirà più.
Uno vale uno quando è consapevole che l'opportunità unica che gli è stata offerta non è per i suoi meriti, ma per servire un Paese alla canna del gas e i suoi disperati cittadini.
Quando invece crede di essere diventato Onorevole per chissà quali fortune, per chissà quali divine investiture, e usa il progetto di milioni di italiani per promuovere se stesso e assicurarsi un posto al sole, allora è uno che non vale proprio niente.
Uno vale niente, quando smantella il proprio stesso progetto servendosi della complicità di chi ha il solo scopo di distruggerlo.
Uno vale uno quando è un uomo libero, che mette in pratica la democrazia nel senso più nobile ed alto: la libertà di sé nel rispetto delle regole.
Uno vale niente, quando si proclama a destra e a manca "democratico", proprio calpestando e disprezzando le regole che lui stesso si è dato.
Uno vale uno quando rispetta, vive e conosce a fonde l'etica politica del progetto a cui partecipa, e che gli chiede impegno e partecipazione quotidiana.
Uno vale niente, quando scopre che la propria "etica" coincide con quella di partiti altrui, ma prende in giro i propri compagni di strada restando solo per costruirsi un potere personale.
Uno vale uno quando ci mette la faccia. Quando è pronto ad affrontare un'informazione ostile e dura, pur di far passare il proprio messaggio così scomodo al sistema.
Uno vale niente, quando si fa usare da un'informazione ruffiana, quando -credulone!- si bea delle lusinghe di quella Casta, che lo circuisce pronta a gettarlo via appena non servirà più.
Uno vale uno quando è consapevole che l'opportunità unica che gli è stata offerta non è per i suoi meriti, ma per servire un Paese alla canna del gas e i suoi disperati cittadini.
Quando invece crede di essere diventato Onorevole per chissà quali fortune, per chissà quali divine investiture, e usa il progetto di milioni di italiani per promuovere se stesso e assicurarsi un posto al sole, allora è uno che non vale proprio niente.
Dal discorso del deputato M5S Fabiana Dadone sulla nascita
della Commissione Antimafia
"Le mafie rappresentano la più grande potenza economica di questo paese. Una forza che non potrebbe proliferare se non nell'indifferenza e, in alcuni casi, nell'appoggio esterno di politici, professionisti e amministratori. Un fenomeno che si sviluppa in maniera direttamente proporzionale alla mancanza di cultura. Eppure non si tratta di un fenomeno nato ieri. È del 1876 la prima definizione formulata dagli studiosi Leopoldo Franchetti e Sidney Sonnino che parlarono di “una associazione che non abbia forme stabili e organismi speciali.... [che rappresenta] lo sviluppo e il perfezionamento della prepotenza diretta ad ogni scopo di male”. Ed è dovuto passare oltre un secolo affinché nell'ordinamento giuridico italiano venisse inserito il reato di “associazione mafiosa”, norma che è costata la vita all'esponente del Partito Comunista Pio La Torre, creata per - cito testualmente - "riscattare l'indifferenza e l'agnosticismo che per troppo tempo vi era stato nel nostro ordinamento di fronte al fenomeno mafioso." In mezzo una lunga serie di relazioni mortificanti prodotte proprio dalla commissioni antimafia, la cui prima istituzione è stata proposta il 14 settembre 1948, come dire che la commissione antimafia nasce con la stessa Repubblica Italiana. Da allora a ogni legislatura il Parlamento approva la costituzione di questa Commissione bicamerale con la speranza che si faccia chiarezza. E cosa ha prodotto fino a ora? Parole, parole, parole. Le ultime commissioni antimafia istituite da questo Parlamento hanno prodotto solo questo: parole. E hanno tradito la missione originaria di questo istituto: indagare un fenomeno di enormi proporzioni, dai contorni sfumati e mai troppo ben definiti e proporre soluzioni legislative. Dare risposte. Concrete, su temi ben definiti che riguardano tutta la popolazione italiana. Cosa succede nell'oscurità delle celle del 41 bis? Chi gestisce il flusso informativo che si genera dentro le carceri? Quanto l'autorità giudiziaria è messa a conoscenza di queste informazioni? Esiste nell'ambito del cosiddetto “carcere duro” un “circuito parallelo” a quello giudiziario che controlla e rischia di orientare le collaborazioni con la giustizia prima che vengano formalizzate? E ci risulta anche che le strategie “alte” delle associazioni criminali continuino a passare per i loro vecchi capi, seppur sepolti nel regime del 41 bis. E ancora, che fine fa l'enorme patrimonio generato dalle confische dei beni mafiosi? Che ruolo ha l'agenzia dei beni confiscati? E i patrimoni di mafia di seconda e terza generazione? Oppure, domani si terrà un evento mondiale in Italia, l'Expo di Milano del 2015. E' possibile che l'enorme flusso di denaro finisca quasi per intero nelle tasche dei clan della 'ndrangheta? E questo Parlamento cosa fa? Resta a guardare, incosciente o, addirittura, connivente? Si può pensare di intervenire in tempo utile per evitare questo scempio? Una volta tanto intervenire in diretta e non a danno già consumato. Ecco cosa vorremmo... che per una volta questa commissione fornisse risposte e soluzioni e non solo parole. Nonostante queste premesse, che riteniamo doveroso fare, con l'auspicio che l'impegno della commissione d'inchiesta sia quello di indagare veramente, senza superficialità, con profondità questo fenomeno, senza guardare alle diverse parti politiche, per fare luce e dare una risposta, votiamo a favore." Fabiana Dadone, M5S Camera
"Le mafie rappresentano la più grande potenza economica di questo paese. Una forza che non potrebbe proliferare se non nell'indifferenza e, in alcuni casi, nell'appoggio esterno di politici, professionisti e amministratori. Un fenomeno che si sviluppa in maniera direttamente proporzionale alla mancanza di cultura. Eppure non si tratta di un fenomeno nato ieri. È del 1876 la prima definizione formulata dagli studiosi Leopoldo Franchetti e Sidney Sonnino che parlarono di “una associazione che non abbia forme stabili e organismi speciali.... [che rappresenta] lo sviluppo e il perfezionamento della prepotenza diretta ad ogni scopo di male”. Ed è dovuto passare oltre un secolo affinché nell'ordinamento giuridico italiano venisse inserito il reato di “associazione mafiosa”, norma che è costata la vita all'esponente del Partito Comunista Pio La Torre, creata per - cito testualmente - "riscattare l'indifferenza e l'agnosticismo che per troppo tempo vi era stato nel nostro ordinamento di fronte al fenomeno mafioso." In mezzo una lunga serie di relazioni mortificanti prodotte proprio dalla commissioni antimafia, la cui prima istituzione è stata proposta il 14 settembre 1948, come dire che la commissione antimafia nasce con la stessa Repubblica Italiana. Da allora a ogni legislatura il Parlamento approva la costituzione di questa Commissione bicamerale con la speranza che si faccia chiarezza. E cosa ha prodotto fino a ora? Parole, parole, parole. Le ultime commissioni antimafia istituite da questo Parlamento hanno prodotto solo questo: parole. E hanno tradito la missione originaria di questo istituto: indagare un fenomeno di enormi proporzioni, dai contorni sfumati e mai troppo ben definiti e proporre soluzioni legislative. Dare risposte. Concrete, su temi ben definiti che riguardano tutta la popolazione italiana. Cosa succede nell'oscurità delle celle del 41 bis? Chi gestisce il flusso informativo che si genera dentro le carceri? Quanto l'autorità giudiziaria è messa a conoscenza di queste informazioni? Esiste nell'ambito del cosiddetto “carcere duro” un “circuito parallelo” a quello giudiziario che controlla e rischia di orientare le collaborazioni con la giustizia prima che vengano formalizzate? E ci risulta anche che le strategie “alte” delle associazioni criminali continuino a passare per i loro vecchi capi, seppur sepolti nel regime del 41 bis. E ancora, che fine fa l'enorme patrimonio generato dalle confische dei beni mafiosi? Che ruolo ha l'agenzia dei beni confiscati? E i patrimoni di mafia di seconda e terza generazione? Oppure, domani si terrà un evento mondiale in Italia, l'Expo di Milano del 2015. E' possibile che l'enorme flusso di denaro finisca quasi per intero nelle tasche dei clan della 'ndrangheta? E questo Parlamento cosa fa? Resta a guardare, incosciente o, addirittura, connivente? Si può pensare di intervenire in tempo utile per evitare questo scempio? Una volta tanto intervenire in diretta e non a danno già consumato. Ecco cosa vorremmo... che per una volta questa commissione fornisse risposte e soluzioni e non solo parole. Nonostante queste premesse, che riteniamo doveroso fare, con l'auspicio che l'impegno della commissione d'inchiesta sia quello di indagare veramente, senza superficialità, con profondità questo fenomeno, senza guardare alle diverse parti politiche, per fare luce e dare una risposta, votiamo a favore." Fabiana Dadone, M5S Camera
Caro Fulvio,
RispondiEliminaun certo Giulio Delnevo, in arte Ibrahim, è morto in Siria combattendo al fianco della pericolosa marmaglia di mentecatti manovrati che ci si ostina a chiamare ribelli. Addirittura l'Ansa dà la notizia, che, ci scommetto, scomparirà tra breve senza alcuna analisi da parte di chicchessia. A me sembra un assist per tutti noi, se solo riuscissimo a uscire dall'angolo in cui la storia, e la cosiddetta sinistra, ci ha messi. Youtube trabocca di video che mostrano la vera natura della "ribellione", un susseguirsi di Allahu Akbar e La Ilaha illa Allah da far impallidire il miglior Bin Laden (del resto creatura quanto mai di lorsignori). Che fare? L'evidenza del progetto, adesso che Taleban e Usa si accomoderanno a un bel tavolo pare quanto mai evidente, la saldatura Wahhabiti-Sionisti-Capitale è palese a tutti i livelli, la riduzione del Medio Oriente a burattino sunnita innocuo prosegue senza sosta, travestita da quello che sappiamo, con livelli di ipocrisia vomitevoli. Spesso scrivo sul tuo blog messaggi di questo tenore, lo so, ma trovandomi d'accordo con te al 100%, fatico a non ripetere, come un mantra, che le nostre azioni, a differenza delle nostre parole, non sono sufficienti. Quali sono le reali possibilità di salvare la Siria, e con lei tutti noi e i nostri figli? La battaglia che si combatte laggiù, secondo me, è la più decisiva in assoluto e non possiamo permetterci di perderla.
Abbracci,
Stefano
Mi convinco che in realtà la guerra in afghanistan è stata fatta per mantenere truppe in un area strategica. Lo hanno provato a fare contro i Talebani, spiegandoci che erano l'origine dei mali del mondo, da Fassino a La Russa, adesso dopo quasi dodici anni di bombe, stragi, droni, assassini mirati ci parlano che "una pace è possibile". Che bravi questi premi Nobel per la pace... Il che mi fa pensare che l'imperialismo non può permettersi di tenere per altri anni decine di migliaia di soldati scelti e costosissimi mezzi militari lì. Meglio un bell'aqccordo e già verso la fine dell'anno saranno dirottati su di un altro fronte. Quale fronte? E' facile immaginare...d'altra parte come ci sono arrivati in Siria volontari afgani?
RispondiEliminaScusa Fulvio, ma non credi che gli dei dell´empireo conoscano meglio di noi la Dialettica della Natura? Sai, mi sembra che con i loro potenti mezzi comunicazione riescano a sobillare, a seconda delle loro esigenze, o onesti manifestanti laici e progressisti o retropseudorivoluzionari oscurantisti. Non ti sembra che Erdogan e la Turchia abbiano acquisito un peso troppo grande all´interno della Santa Alleanza Wahhabita-Capital-Sionista e che quest´ultimi vogliano in qualche modo far rientrare "Li Turchi" nel "recinto" dopo averli usati?
RispondiEliminaPiero
Caro Luca, ho dovuto eliminare il tuo condivisibile commento per via del turpiloquio e degli insulti che hai indirizzato a certi meritevolissimi. Meglio evitare rappresaglie legali o di Google. Siate sobri nel linguaggio.
RispondiEliminaCiao Fulvio,purtroppo la mia linguaccia toscana e la rabbia mi spingono naturalmente al turpiloquio nei confronti di serial killer e geronti mannari.Mentre questi serial killer e geronti mannari hanno i modi affabile e gentili,i completini con la cravatta d'ordinanza ,i taiellerini d'ordinanza abbinati con eleganti meches.Quando vanno alle loro riunioni nei castelli nel verde ,inaccessibili alle noiose proteste del volgo,tutti insieme decidono se mettersi la cravattina o naturalmente tutti insieme togliersela per esprimere il loro potente anticonformismo.La votazione sulle maniche di camicia e' la decisione piu' soffertaPoi le dichiarazioni :qualche lacrima di coccodrillo ossia un educato pensierino per i poverelli,i gay,razzismo, olocausto,principi democratici e lotta al terrorismo e poi giu' ad ammazzare di nuovo.Le loro famigliole sono inappuntabili,i modi perfetti ,alla fine un "e che cazzo !"ti sfugge per forza.
RispondiEliminaMi faranno mica diventare simpatica la cialtroneria di un vecchio cantante di cabaret ?
Purtroppo con l'ironia e la tastiera si risolve poco ,mentre i brasiliani hanno risposto alle brioches della novella Mariaantonietta della FIFA con proteste di massa.Ma perche' sono arrabbiati,ma cosa vogliono questi
disturbatori del galoppante miracolo economico dei favolosi BRICS ?Perche' non si fidano del buon miliardario Pele',degli altrettanti miliardari FIFA,CIO ?
Che credono,che dietro agli Ideali dello Sport e dello Spirito Olimpico possano per caso esserci speculazioni od interessi economici ?Ohibo'.I geronti che comandano questi organismi solo per necessita' e spirito di sacrificio sono attaccati a questi come cozze allo scoglio(vi ricorda qualcuno?mah,forse...).
Il guaio e' che a volte le cozze sono velenose...
Luca.
Piero, no, non mi sembra proprio. E trovo abbastanza scoraggiante, e anche ingiusto, trovare ovunque, in ogni lotta di massa, la manina del nemico. Tutte queste insurrezioni sono assolutamente genuine, dalla Turchia al Brasile, dall'Egitto alla Grecia, e fondate su sacrosante ragioni e rivendicazioni. Eppoi, figurati se l'alleanza Nato-Wahabita si può permettere, davanti a una Siria vincente, di mettere in difficoltà ora il principale alleato nell'aggressione . Sono fantasie anche abbastanza disfattiste e sottovalutano l'intelligenze e la forza delle masse. Il che non ci fa negare che su ogni sollevazione-insurrezione-rivoluzione il nemico cerchi di infiltrarsi e di manipolarle. A volte ci riesce, per ora in Turchia e Brasile no.
RispondiEliminaSulle rivolte in Turchia niente da eccepire.
RispondiEliminaSul Brasile ci saranno sicuramente ottimi motivi per protestare, vista la piuttosto edulcorata sinistra del governo. Ma qualcosa puzza. Pretendere che, dopo secoli di arretratezza e decenni di neocolonialismo, un governo non dico di sinistra ma almeno umano possa fare miracoli mi sembra una pia illusione. Che poi in proteste giuste ma costruttive si innestino gli sterminatori del Regime Change è matematico come che nel pesto ci vanno i pinoli. Basti guardare l'appello della "regista" brasiliana residente negli USA (!) Carla Toledo Dauden a boicottare ai mondiali. Io ho sempre detestato il calcio, i calciatori e i calciofili ma queste cose mi fanno venire voglia di comprare subito un biglietto.
Vergogna...censore...ipocrita....vecchio confuso e nasfatalinizzato comunista....i tuoi articoli sono lasagne fatte da avanzi di cheeseburger, raccattati fuori i McDonalds...filo americano che eviti che si sappia la verità sull'Afganistan...tu e i tuoi ratti... per far credere alle persone che esistono ancora, presidenti, nazioni...sei più pericoloso di un idiota...per fortuna mai nessuno leggerà COMPLETAMENTE i tuoi deliranti scritti sgrammaticati....e sinceramente noiosetti
RispondiEliminaRyky Della Santa, bel nome...
RispondiEliminaVolgarità demenziali come questa non andrebbro pubblicate, anche solo per rispetto alla lingua italiana. Ma sono utili per far sghignazzare i miei interlocutori meno psicopatici e a far capire che volto psichico ha il nazismo.
Caro Fulvio
RispondiEliminaLeggo volentieri i tuoi articoli che fino ad oggi pensavo di condividere al 100%. Poi mi sono imbattuto nella tua risposta al commento del lettore R.Della Santa il quale rispecchierebbe nientemeno che "il volto psichico del nazismo". Deduco da questa frase che in materia di "Nazismo" non sei ferrato e forse potresti nascondere questa lacuna evitando di parlarne a sproposito. Con immutata stima:
Leo
Leo@
RispondiEliminaQuel Ryky Della Santa (uno che si nasconde sotto un nome così, con ben due y, è già da ridere) non è ilo volto psichico del nazismo. Hai ragione. Il suo linguaggio non attiene alla nobiltà del male, è semplicemente teppista. Il fatto è che oggi sotto la croce uncinata e relativo linguaggio si riuniscono molti teppisti.
Quanto alla conoscenza del nazismo, andrei piano con i suggerimenti censori. Ci ho vissuto. Era il peggio che si potesse inventare il capitale allora. Oggi si è perfezionato. I detriti del passato, come quello dalle due y, servono solo a ricordarci che la psicopatia assume anche forme tanto volgari quanto ridicole. Credo che quello dei miei scritti che dici di aver condiviso al 100% tu non l'abbia ben capito. Quindi stima malriposta.
http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/13_giugno_24/hostess-con-pistola-2221825688415.shtml
RispondiEliminaHo letto sul corriere della sera di un accordo fra Libia Tunisia ed Algeria sul "controllo delle frontiere". Significa un allineamento della riluttante Algeria verso il govero dei "ratti" in Libia? Di Libia non si parla più ma pochi giorni fa un ministro italiano si è pronunciato per una collaborazione con la "nuova" Libia per il controllo del territorio. Non ho più visto notizie ma mi sembra che il governo italinao prema per aiutare i "ratti" nella "bonifica" delle aree ancora resistenti. Come pure ho visto pochissimo risalto della stampa alla visita della Bonino in Kossovo...
RispondiEliminaDietro la ndrangheta l intelligence americana
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