“Si possono ingannare alcuni tutte le volte
ed è su questi che ci si deve concentrare”. (George W. Bush)
“Gli imperi del futuro sono gli imperi della
mente”. (Winston Churchill)
“Avete reso potenti i vostri governanti, gli
avete dato guardie. E ora gemete sotto la ferula della schiavitù”. (Solone,
statista ateniese, 638-558 a.C)
“Quando sei debole quello che ti dà forza è
spogliare gli uomini che temi di più di tutto il prestigio che sei ancora
portato ad attribuirgli”. (Louis-Ferdinand Céline)
“Vedere quello che hai davanti al naso
richiede una lotta costante”. (George Orwell)
“La libertà di stampa è garantita solo a
quelli che la possiedono”. (A.J. Liebling)
Travaglio e la deontologia, quando
sì, quando boh
Il molto
deontologico Marco Travaglio, nei suoi solitamente circostanziati e documentati
editoriali (quando non si occupa di questioni internazionali, sulle quali
riproduce pedissequamente gli stereotipi delle vulgate imperialsioniste), mena
fendenti a colleghi inetti, falsari e incompetenti, rispetto ai quali le
intemerate di Grillo contro i media di regime sono leggeri buffetti. Per contro
rampogna proprio Grillo, “gli autogol di
Grillo”. le cui denunce inconfutabili delle malefatte di giornali e testate
tv lo inducono paradossalmente a condividere il riflesso corporativo della
categoria e, implicitamente, dell’organo deputato alla sorveglianza sulla
correttezza etico-professionale dei suoi membri, l’Ordine dei Giornalisti, di
cui l’eccellente fustigatore della Casta perora da tempo lo smantellamento.
Al quale
aggiungerei anche il sindacato, FNSI, inviperito per le rampogne ai propri
soci, ma del tutto indifferente, quindi compiacente, verso un mondo
dell’informazione italiota che tutto intero abita nell’immane menzognificio costruito
dall’idra che sta sminuzzando il pianeta e i suoi abitanti. E di cui le pagine
estere del giornale di cui Travaglio è vicedirettore, governate con mano
USraeliana dall’insuperabile ultrà sionista, Furio Colombo, sono una
manifestazione rozza fino al demenziale. Sarebbe nell’ordine delle cose che gli
organismi preposti al controllo sulla buona condotta dei giornalisti e sulla
difesa delle loro ragioni, quando constatassero che le ragioni del giornalismo
sono calpestate e lordate dai suoi stessi soggetti, provvedessero a ristabilire
con le cattive quella che si chiama deontologia. Figurati.
Ma quando un
giorno vedi l’ex-capo dell’USIGRAI, quello preposto a coprire malefatte,
nepotismi, clientelismi e fandonie dei suoi protetti, a difendere i lazzaroni e
isolare gli onesti, prima salire al rango di presidente della FNSI e quindi
elevarsi al soglio della Boldrini, come addetto stampa, vedi che tout se tien. E potrai sgolarti fino al
salto delle corde vocali a invocare provvedimenti contro una che trasforma
tagliagole in Libia e Siria in immacolati cavalieri della democrazia; contro
un’altra che scambiava i massacratori di serbi in Kosovo per sicari di
Milosevic impegnati in “pulizie etniche”; contro uno che, sdraiato su una chaiselongue, tra famigliole di festanti
israeliani che osservano i botti su Gaza, celebra Gaza rasa al suolo come
“autodifesa” di Israele; contro quell’altra che in un unico servizio ci spara
addosso quattro volte la sua certezza sul MH17 malese “abbattuto dai ribelli”,
introdotta da una conduttrice che non si
risparmia nel deprecare invasioni russe e espansionismo di Putin, dopo essersi
accreditata giorni prima, sentenziando che a Odessa i “ribelli separatisti” si
erano auto incendiati in almeno cinquanta.
Perle di
giornalismo profondamente professionale, coraggiose affermazioni dei propri
titoli e impegni di “cane da guardia della gente contro il potere”. Cosa mai
avrebbero dovuto fare FNSI e Ordine? Tanto più che avevano ben altre gatte da
pelare. Tipo piagnucolare un poco, mica tanto (chè poi il capobastone si
spazientisce), sulla rapina con scasso di 150 milioni effettuata, ai danni del
servizio pubblico e a beneficio dei pregiudicati Murdoch e Berlusconi, dal
citato capobastone. Del resto, se poi c’è gente che deve il suo caviale da
terrazza sul golfo, o da veduta sulle Tre Cime di Lavaredo, non ai lettori, scarsini
o virtuali, ma alle sovvenzioni di Stato, potete immaginarvi che razza di
gentiluomini devoti al dovere (a coloro a cui “devono”) possano essere
installati in vetta agli organismi rappresentativi. Avete presente la Medusa, o
Gorgone, quella signora con vipere per capelli che, quando ti guarda, ti
pietrifica? Non assomiglia alla Rai, a Mediaset, a Sky, a La7, alle testate di
stampa tutte?
Puoi
immaginartela così, la stampa italiana e, se la metti ai raggi X, trovi che
quei rettili sul capo sono tanto vivaci perché ben alimentati da un cranio
zeppo di ignoranza, inettitudine, volgarità, arroganza, servilismo, malafede e
museruola padronale un po’ panna un po’ filo spinato, ma dorato. Ecco,
l’insieme può anche dare l’impressione di un’entità mitica, ma, a guardare bene
tra le vipere, ci si imbatte in un’accolita dai vari strati in cui si succedono,
dall’alto in basso, raffinati cicisbei e cortigiane, chierichetti turibolanti,
autentici teppisti e mignotte, che s’affannano ad attirarci in postriboli di
varia categoria. Noi ne siamo gli utilizzatori finali, volenti e nolenti. Senza dimenticare gli scarafaggi-spia che
infestano i lupanari. Che ve n’è parso della benevola munificenza con la qual
l’Ordine della Lombardia ha riammesso nei ranghi, lo sguattero dei servizi
segreti, “Betulla””?, Quel Renato Farina di quel Pollari che si preoccupò di
far finire Abu Omar nelle grinfie dei torturatoti di Mubaraq. Quella “Betulla” che
di servizi alla malavita istituzionale ne compì più di Mata Hari in Francia, si parva licet componere magnis?
Vado alla
rinfusa. Tanto dove cojo, cojo. “Il manifesto”, superata la fase dei rigurgiti russofobi
dell’albanese Astrid Dakli e dei padri-madri ignobili del quotidiano
anticomunista (felicemente scomparsi dalla vista sbigottita dei lettori
consapevoli, Rossanda in testa), ha ora dato una sorprendente sterzata al suo carrozzone
degli esteri, l’intendenza che segue i carriaggi della disinformazione imperiale.
Ne va grandissimo merito all’impeccabile Manlio Dinucci, come agli altri che
riferiscono con sufficiente correttezza sui fatti di Ucraina, Medioriente o
Gaza.
Grandi alternativi: “il manifesto”
che ondeggia, “Il Fatto” che travaglia
Ma a confermarne
il ruolo di vivandiere delle campagne di mistificazione, restano pur sempre
soggetti come Acconcia (il “fratello musulmano” che insiste a inneggiare al
dittatore islamista egiziano Morsi, foraggiatore, col turco Erdogan, di tutte i
terrorismi che imperversano in Egitto, Siria, Iraq e oltre), Tacconi (che pur
di non chiamare “nazisti” i nazisti di Kiev si morderebbe la lingua), Battiston
e Giordana, interpreti appassionati della “società civile” afghana, che
identificano nei Taliban, in sintonia con USraele, la peggiore sciagura capitata
a quel paese. Va la massima onorificenza del capofabbricato del menzognificio
al più disinvolto tra costoro, il già citato Acconcia, quando ha condiviso col
grande specialista del contromano sulla corsia della verità, Panebianco del
Corriere, la brillante convinzione che sia stato Assad (mica i padrini Fratelli
Musulmani che forniscono truppa e quadri) a covare i freak-jihadisti dell’ISIL.
E, oggi, sia sempre Assad a farsene protettore e complice quando ne strappano e
insanguinano brani di paese, decapitando, stuprando, sequestrando,
giustiziando, bruciando, facendo saltare per aria pezzi di Damasco o Baghdad,
shariezzando le province del califfato. Panebianco fa gruppo con altri
illustrissimi editorialisti del giornalone Fiat-massoneria, come Pierluigi
Battista, Galli della Loggia, Franco. Ma
anche con il diversamente largointesista Ezio Mauro di “Repubblica” . Li vediamo
eccellere anche nei salottini tv mentre parlano di cose che ignorano, sempre e
solo per dare sulla voce a chi, in quei supermercati delle balle e supercazzole, riesce a
intrufolare un frammento di verità.
Corsivista
del “Fatto quotidiano” è spesso anche San Gian Carlo Caselli che, anziché
godersi la pensione, sugli allori dei pogrom giudiziari contro il popolo della
Valsusa, non manca occasione imbarazzante per incensarsi, menandosi addosso
turiboli e cori gregoriani per i meriti acquisiti tra immane lotti e
duri sacrifici in quel di Palermo. Ovviamente non poteva mancare di rampognare il
film “La trattativa”, in cui Sabina Guzzanti ha l’ardire di tratteggiare un
ritratto del venerato e venerabile Capo dello Stato, per quanto attiene appunto
alla trattative mafia-Stato (che tutti sappiamo essere solo la voce più
appariscente del settantennale patto USA-mafia-classe politica italiana), non
proprio conforme al cerimoniale di corte. Dimentica, il torquemada anti-No Tav,
di includere tra i suoi eroismi la mancata perquisizione al covo di Riina da
parte dei Ros, catastrofe per le indagini antimafia, e di aver aspettato mezza
dozzina d’anni prima di inquisire questi nei secoli infedeli. Vero cane da
guardia del Potere, anzi, da combattimento, la
ringhiante Guzzanti. Vero salvatore della democrazia, quella azzannata
da Sabina, Caselli, a costo, come dice, di immolare vita e famiglia.
Erri De Luca in Valsusa con il Talmud
in mano
Altro
virtuoso sul filo degli equilibri impossibili, un vero dada, Erri De Luca, a
cui personalmente riesco a riconoscere una sola virtù: quella di aver sostenuto
la legittimità della disinfestazione della Valsusa tramite sabotaggi di
compressori. Ma proprio nessun altra sul piano della prosa e della poesia,
insopportabilmente irrilevanti nel loro finto-sobrio sentimentalismo all’ombra
di un ego grande come il Cervino. Il piatto destro della bilancia deluchiana sprofonda
se, accanto a quello di sinistra con i No Tav, accumulo il suo silenzio sul
sabotaggio di Gaza e la sua infatuazione biblico-ebraica che, con un
formidabile non sequitur, lo porta a
sostenere il figlio deforme di quella storia. In un incontro pubblico di
auto-proiezione con chitarra, gli chiesi ragione del passaggio da vessillifero
di Lotta Continua nei cortei per la Palestina, a branditore di stelle di David.
Si alzò, sibilò “a queste domande non rispondo” e se la filò all’inglese. Evidentemente
sicuro del fatto suo.
Un accenno
va anche alla truppa di infermiere che si sono accalcate intorno al ragazzo
afroamericano di Ferguson, giustiziato da un boia improvvisato perché camminava
in mezzo alla strada. Della stessa istituzione sanitaria che esercita analoghe
funzioni intorno ai migranti spiaggiati
a Lampedusa. Ci si purifica della pioggia di cavallette con la quale di
consueto si fa deserto della realtà, lacrimando sulle vittime e puntando il dito
contro l’immediato colpevole: il poliziotto bianco razzista, magari non solo
mela marcia, ma, per i migliori tra noi, addirittura il segno di un malessere
metropolitano; il losco trafficante di
carne umana, dietro al quale aleggiano indistinte nebbie chiamate “guerre”,
“dittature”, o “disastri climatici”. Ce ne fosse stato uno, della categoria,
che avesse osato una pettinatina contropelo agli Usa , andando, da vero
giornalista investigativo, alla radice dei due fenomeni.
Mica
difficile. Nel primo caso basta guardare allo stanziamento del Pentagono di
centinaia di milioni di dollari alle varie polizie federali, statali, fin giù
agli sceriffi, in modo che potessero affrontare il compito di tutori
dell’ordine domestico con gli strumenti che tanto efficacemente sono stati e
sono impiegati contro iracheni, libici, afghani, vietnamiti, mezzo mondo. In
modo che ai cittadini minacciati da recalcitranti con cartelli o pelle scura
potessero assicurare la necessaria tranquillità
carri armati, cannoni, lanciarazzi, mitragliatrici pesanti, droni, robocop
da invasione spaziale. E licenza di uccidere, tipo quella che s’è dato il
presidente afro. Già il “nemico interno”, quello che il tagliatore inglese di
teste di giornalisti americani e il gran cancan sulle migliaia di europei in
gita alla jihad e che domani te li troverai accanto al bar, ha fatto capire ci
minaccia tutti e richiede interventi come quelli del Pentagono a Ferguson.
Avete visto
o letto, voi, una qualche ricerca, un’inchiesta, una considerazione dei dati
proliferanti in rete, di fronte all’enormità del fenomeno? C’è stato l’inviato
nella storia che abbia fatto qualche collegamento con i vagiti che in Italia si
udirono quando discariche, trafori, centrali elettriche e Grandi Opere del
cazzo vennero dichiarati “aree di interesse strategico”, presidiate dai
militari, titolari di diritto di fucilazione? O con le ronde cittadine dei tre
militari armati, quello blù al centro, i due kaki ai lati? O con l’occupazione
della Valsusa da parte di un esercito multi-arma, con alpini formati alla
bisogna in Afghanistan, poliziotti e carabinieri cui continua a capitare di
inciampare e sparare al cuore, visto che le mazzate spacca-ossa a sfigati per
strada, o in cella, comportano lungaggini e talvolta controindicazioni.
Basta andare
su un qualsiasi sito di seria informazione statunitense, ma anche frugare tra
le pagine interne di qualche mainstream
anglosassone dove, a volte, germogliano foglie di fico, per trovare una caterva
di saggi, analisi, ricostruzioni, testimonianze di chi sa, accademici illustri,
e perfino qualche giornalista d’inchiesta coronato di verità dal Vietnam
all’Ucraina, come Seymour Hersh. Il tema consequenziale, ravvivato dai fatti di
Ferguson, sarebbe la militarizzazione della polizia, la polizizzazione delle
Forze Armate, l’identificazione, nella strategia di guerra a chiunque si
opponga, tra fronte esterno e fronte interno. Il tutto sotto la bandiera della “guerra al terrorismo” (sorella maggiore
di quella ”alla droga”). Guerra filiata dai neocon, fioriti con Bush e arrivati
al massimo rigoglio con l’Obama delle decine di guerre, colpi di Stato,
destabilizzazioni, operazioni sporche, stragi, attentati False Flag (fallito clamorosamente quello del volo MH17 attribuito
ai russi, c’è da aspettarsene uno più grosso, e meno grossolanamente falso, per
rilanciare lo sterminio in Donbass e l’assalto, se non a tutta la Russia,
almeno a Putin).
C’è una
pietra di paragone infallibile e decisiva per il misto di supponente ignoranza
e pigrizia e assoluta malafede, in un dato già commentato nel mio precedente
post. Circolano in rete, a disposizione di chiunque non sia un analfabeta
informatico (cosa che vale evidentemente per molti della categoria), una serie
di foto da mettere sulle i un punto grosso come una mongolfiera. Sono quelle
che vedono il presunto leader dell’IS, o ISIL, o ISIS, Abu Bakr al Baghdadi,
quello che Obama giura di perseguire “fino alle porte dell’inferno”, in intensa
e cordiale conversazione con il senatore neocon, insieme, a volte, a donne dai
costumi eterodossi per un islamista e, a volte, a trucidi comandanti delle
milizie jihadiste in Siria. Location, al confine turco-siriano, data, maggio
2013
Se queste
immagini, di un Baghdadi godereccio e colluso, le inserite in quanto le più
autorevoli penne della rete vanno diffondendo urbi et orbi su nascita e
maturazione di codesto “male assoluto”, da Guantanamo alle lezioni di oratoria
e teologia islamica negli Usa, ai campi di addestramento gestiti dai Marines in
Giordania e Turchia. Se ne fate zavorra alla sublime contraddizione dei petrodespoti,
quando, prima, inventano, lanciano
Nusra, Isil e aggregati “moderati” su Libia, Siria e Iraq (ma anche su
Yemen, Nigeria, Sahel, già su Bosnia e Kosovo, sul mondo), li impinguano di
sangue e dollari, e, poi, si uniscono
nel mercenariato dei “volenterosi” convocato da Obama per estirpare dalla Terra
la tossica gramigna.
Avete letto
o visto uno/a dei nostri principi(esse) dello schermo, o dell’inchiostro,
essendogli capitato, nella ricerca di un tweet di Renzi, o un mottetto di
Mogherini o Pinotti, di sbattere il naso sulla foto della coppia
Baghdadi-McCain (lo stesso McCain di Bengasi, Kiev, Aleppo), o su uno dei
documenti relativi a nascita, infanzia, adolescenza e maturità di Al Baghdadi e
del suo esercito, farsene stimolo per un’occhiuta revisione della narrazione
generale? Esercito d’un tratto passato da banda di scalcagnati zombie, con il
concorso degli specialisti nostrani (“il nemico della casa accanto”) e con
un’impennata delle azioni del complesso militar-industrial-sicuritario, a forza
armata di potenza, capacità tecnologica, moderna logistica, gestione della comunicazione, di livello napoleonico.
Elementi di geometria
Si è fatto
vivo qualcuno che da questa matassa sapesse trarre il filo rosso che la intreccia tutta ed esprimere il cauto
dubbio che l’invenzione dei forsennati islamici, delinquenti comuni, o
necrofili da videogioco, o militi della “Folgore”, gli orrori delle
decapitazioni (vere o fasulle), delle decimazioni, dei bimbi sventrati, delle
donne rapite e vendute, dei luoghi di culto rasi al suolo (remember Kosovo), di
intere etnie sottoposte a pulizia etnica, fossero a capo di un filo dal cui
termine si articolano, tra molte altre, alcune tessere di valore strategico. Tessere,
da inserire a breve nel puzzle del Nuovo Ordine Mondiale e delle quali alcune
le ho già citate nel post precedente (Di Battista), ma vale la pena ribadirle
giacchè sono il succo degli abominii che si accavallano.
1)Rinfocolare
lo scontro di civiltà attraverso una nuova ondata di islamofobia, foriera di guerre,
distruzioni, conquiste, predazioni, indispensabile alla sopravvivenza
dell’apparato produttivo-bancario Usa, economicamente e per debito alla canna
del gas; 2) Distogliere l’angoscia per la pancia vuota, l’ospedale negato, la
casa sottratta dalla banca, il non-lavoro, nei disastrati Usa, come tra i
vassalli, con l’angoscia per la patria minacciata e il terrorista della porta
accanto. E contemporaneamente attrezzarsi per domare l’inevitabile sisma
sociale e consolidare la dittatura dell’1%. 3) fingere di battersi contro i propri
mercenari dell’IS in tutti i paesi dove vi siano petrolio o miniere con governi
riottosi, allo scopo immediato di infilzare Assad e frantumare anche la Siria.
Per poi passare a Hezbollah, a cui Israele l’ha giurata: via la mezzaluna
scita. 4) Grazie all’Ucraina e tutti gli oleo- e gasdotti che portano in Europa
la più grande, vicina, conveniente energia russa e iraniana, escludere o
appropriarsi di fonti e controlli per poter ulteriormente strangolare l’Europa.
Così, con i petrolkurdi e i petrolsunniti fornitori di Israele, aprire e
chiudere a volontà il rubinetto dell’energia per l’Europa. Piano piano, quando
avrà esaurito il suo compito di armata di riserva delle conquiste imperiali.
Fino alla sua riduzione allo stato di Macedonia, Montenegro, Bosnia, Kosovo,
Kurdistan, Scitistan, Sunnistan ….
Senza
dimenticare, cosa che astutamente tutti i miei colleghi che si stracciano le vesti sulla tragedia dei
migranti, dimenticano (sia sempre fatta eccezione per il resistente Manlio Dinucci,
per merito del quale “il manifesto” ha finalmente pubblicato, 11 giorni dopo le
mie, una foto del connubio Al Baghdadi-John McCain, ordinato da Obama al suo
rompighiaccio bellico), l’altra strategia degli Usa per ridurre ai minimi termini un’Europa tentata dai
remunerativi rapporti con la Russia: provocare apocalissi nei paesi presi di
mira perché le migrazioni bibliche si avventino sull’Europa, specie sulla
zavorra dei paesi del Sud, sconvolgendone economia e coesione sociale. Le vaghe
astrazioni “guerre”, “dittature”, “disastri ambientali”, servono da copertura
ai silenzi su cause e responsabilità primarie
di queste sventure, tutte dei guerrafondai atlantico-israeliani.
“Polizia” a Ferguson
Parlavamo di
militarizzazione della polizia e di polizzizazione del militare, corpi ormai
sinergici che si scambiano le funzioni
in un’omogenesi dei fini con gli stessi mezzi. Sarebbe stato di evidenza
solare risalire a una visione più vasta dai centomila episodi Ferguson negli
Usa, dove la polizia ammazza ogni anno oltre 500 civili disarmati e coltiva, accanto
al complesso militar-industrial-securitario, quello carcerario privato, con 2,3
milioni di detenuti e il più alto rapporto carcerati-popolazione del mondo.
Entrambi complessi che richiedono e comportano stati di polizia totalitari, in
patria e nelle colonie. Da noi il filo rosso che collega l’ininterrotta teoria
di inermi ammazzati dai tutori dell’ordine per strada o in carcere, o di quelli
che a ogni sospirar dissenso nei cortei sono scalciati in faccia o sprangati in
testa. viene, dai commentatori, spezzettato in singoli episodi, con le
responsabilità equamente divise tra vittime e carnefici. Accidenti che turbano
il colto e l’inclita per qualche ora, per poi rientrare nel normale vissuto
sociale e tornare a dilagare sui fasti di Renzi, o sui “nefasti”. di Putin e
Assad.
S’è visto
mai qualcuno chiedersi che, forse, questo rilancio di Bava Beccaris, dello
squadrismo di Stato, di Scelba, di Calabresi, corrisponda a una necessità che i
vampiri dell’1% hanno per rinsanguare le proprie vene in disfacimento? Che
l’inchiodare bambini e adolescenti davanti a videogiochi in cui è vincitore chi
ne ammazza e ne squarta di più e perdente chi fa meno punti, meno sangue, sia un
capitolo nel manuale dell’annientamento della libertà e dei diritti? Che
poliziotti e militari educati alla violenza e alla protervia in difesa dei
privilegi, delle ruberie, della mafiosità, della classe dominante sono portati
a considerarsi occupanti di genti e territori nemici? E che forse si potrebbe,
senza grandi sforzi, far discendere una logica e una strategia dai torturatori
di Abu Ghraib, Guantanamo, delle carceri israeliane in cui si seviziano
bambini, dei mille centri di sequestro, detenzione e tortura che affiancano le
basi Usa nel mondo, dei Marines che pisciano sui Taliban uccisi, o tornano a
casa con appesi al collo trofei di pezzi disseccati di nemici. Senza
dimenticare il pedagogico modello dei nostri carabinieri che in Somalia
infilavano bottiglie nelle vagine e bruciavano con elettrodi i testicoli.
La scuola dei tutori dell’Ordine
(Nuovo Mondiale)
Per
arrivare, grazie al pianificato contagio ed effetto imitativo agli orrori dei
jihadisti scatenati contro Libia, Siria, Iraq, Nigeria e di cui l’inviato
speciale di Obama per le operazioni sporche, McCain, è il mallevadore. Giù giù,
poi, fino agli energumeni che decimano neri negli Usa, narcos e compari
militari addestrati negli Usa che fanno 70mila morti ammazzati in 8 anni nel
Messico colonizzato, ai nazisti stragisti ucraini messi in campo dal putsch di
Obama e, da noi, fino ai giustizieri dei vari Bifolco, Aldovrandi, Uva, Cucchi,
Magherini, Giuliani, Rasman… Vengono tutti dalla stessa scuola, nell’Italia di
Gladio e dei celebrati De Gasperi e Berlinguer già operante ai tempi dei fratelli
Cervi, di Avola, Portella della Ginestra e dei ragazzi, con o senza sassi in
mano, ammazzati in piazza, fino alla resa dei conti finale affidata agli
infiltrati e manipolatori delle BR. E’ vero che le sedi centrali di questo
istituto stanno a Washington e Tel Aviv, ma le sedi distaccate italiane hanno
saputo ben svolgere il programma.
A voler
essere giornalisti e non dipendenti degli uffici di propaganda gestiti da
trafficoni intrecciati, per reciproco tornaconto, con i burattini di Stato
largamente intesi e, più in là, con mafia, massoneria, i grandi burattinai
della Cupola, non sarebbe poi stato difficile arrivare a questo lampante due
più due fa quattro. Ma da noi ogni elemento di disturbo alla Grande Panacea che
fluisce dal corno di Pandora-Renzi viene rapidamente spazzato via dall’uragano
di peana all’ometto della previdenza (che a me sembra stia a Mussolini come
Stanlio sta a Ollio). Peana che riunisce voci un tempo vagamente diacroniche,
se non nei ritornelli, almeno nelle strofe, ma oggi compatte, impetuose, senza
la minima stonatura. Sembrano la nazionale che, inebriandosene, canta l’inno. E
sappiamo chi dirige, con tanto di bacchetta.
L’altra
sera, in quella stanza di compensazione tra il “non c’è più niente da vedere”e
il sonno che è “Linea Notte” del TG3, vedo il conduttore, mio vecchio collega, Maurizio Mannoni, svegliarsi dal torpore
vagamente bovino di un eloquio esitante che ricorda la ricerca dei tasti di un
profano alle prime lezioni di piano. Nel bel mezzo della panna montata di un
consesso che, notte dopo notte, celebra lo schiamazzone parvenue del “piaccia o non
piaccia!” (altrimenti detto “io so’
io e voi nun siete un cazzo!”), scappano fuori gli ultimi dati dell’ISTAT
sullo sfacelo universale che fluisce dalla cornucopia dell’illusionista fiorentino.
Attimo di imbarazzo, sconcerto in studio.
Questi dati sbertucciano il salvatore calato dalla Provvidenza.. Scattano i
nervi e esplodono le ultime risorse di energia del conduttore: “Ma come, questi qua dell’Istat un tempo se
ne venivano fuori con i dati una volta
l’anno, e ora ci assillano ogni due giorni”. Mancava “ma che
cazzo!”, ma glielo si leggeva sul
labiale muto. Tutto veniva poi ricomposto in soddisfatta letizia dall’epifania,
alla finestra da New York, di Giovanna Botteri con i suoi “invasori russi che verranno fermati dall’unità di pronto intervento
Nato in corso di allestimento”, e i suoi “bombardieri – qui dalla marcia trionfale passa al minuetto – di Obama precipitatisi a salvare i curdi,
l’Iraq, la pace, tutti noi”:
Era un
altro, il TG3 dei miei tempi, sempre comunque in linea con i poteri. Solo che
allora ce n’erano almeno due, di contendenti in campo, e si davano
sciabolate da bravi armigeri da teatro
dei pupi. Il giornalista non omologato ne poteva approfittare e qualche
nefandezza filtrava da crepe nel muro di cinta. Poi, nel 1999, arrivò D’Alema.
Eravamo già all’alba di oggi. Grillo, con i suoi fin troppo gentili
“giornalista del giorno “ e “giornalista dell’anno”, ha appena tirato per la
giacchetta il mostro che ci sta pietrificando neurone dopo neurone. Fino alla morte. Quanto meno mentale.
...Caspita Fulvio! Ora sì che Ti riconosco! Ricordi quando mi hai dato del paranoico perché mi lamentavo contro il corporativismo dell'informazione perché Padellaro aveva rifiutato l'inserzione sul Fatto del mio saggio sulla guerra alla Libia?
RispondiEliminaun saluto, Emilio
bell'articolo e a tal proposito mi sovviene una considerazione del tutto personale in merito alla rubrica "giornalista del giorno" dove se è vero che denuncia le nefandezze dello scribacchino di turno è anche vero che gli offre una ulteriore platea che per taluni può significare una medaglia.Ritengo più utile dedicare la suddetta rubrica a quei giornalisti fuori dal coro che non trovano spazio nei media perchè scomodi tipo Dinucci o Grimaldi,oppure tradurre articoli di autorevoli, e ce ne sono,giornalisti stranieri.Facendo ciò oltre ad una maggior divulgazione di controinformazione si libera da quello scomodo ed antipatico ruolo di censore
RispondiEliminarossoallosso
Nonostante la Russia abbia messo le pressioni sull'Est ucraina ed abbia promosso una tregua in Ucraina, le sanzioni sono arrivate lo stesso a Mosca.
RispondiEliminala tregua non ha evitato che il "confronto" della Ue (che non mi sembra tanto divisa) continui con altri mezzi, per dirla alla Von Clausevitz. Oggi ho sentito Lucio Caracciolo a Mestre per un po'. Dopo avere criticato l'occidentalismo come unica visione della realta', riferendosi in particolare alle "primavera arabe", e' calato pero' quando ha detto che "la Russia ha interesse che il Medio Oriente resti instabile, per poter vendere armi (precisando che la Russia e' uno dei paesi che Esporta piu' armi al mondo) e per mantenere alto il prezzo del petrolio (!)" arrivando, dopo aver precisato che Iraq e Sira non esistono piu' come stato, a dire che "Assad e' contento che I "ribelli democratici" siano soppiantati dagli "estremistri", cosi' da potersi presentare come baluardo al terrorismo, dimenticando che due anni fa gli stessi terroristi seminarono morte e distruzione a Damasco eliminando tre ministri del governo siriano oltre che ad un centinaio di ignari cittadini in un giorno solo. Conoscevo Caracciolo come un giornalista abbastanza accreditato per la politica internazionale, tuttavia...giudicate voi. Oggi 11 settmbre il golpe cileno e' stato completamente coperto dale celebrazioni per l'attacco alle due torri...
Alex1@
RispondiEliminaMi stupisco un po' che uno avveduto e preparato come Alex1 abbia maimpotuto dare anche il minimo credito a quella porcheria depistante e mistificante di "Limes" e al farabutto CIASSAD che lo dirige. E' dal primo numero che fa disinformazione e semina ignoranza e razzismo al servizio della Cupola. Capisco che nel deserto uno si attacca anche ai miraggi....
Quanto alla Russia, il suo sguardo va più lontano di quanto sembri e sicuramente Putin, che è il migliore stratega su piazza, tiene conto di una vasta complessità di fattori che vanno dall'Eurasia al Medioriente e oltre.
Rossoallosso@
Se Grillo dovesse dedicare la rubrica di "giornalista del giorno" ai bravi (tra i quali mi onori di annoverarmi), la finirebbe in una settimana. Molto meglio che inchiodi le fetecchie. Quanto alla individuazione e traduzione di giornalisti stranieri, credo che i Cinque Stelle debbano ancora attrezzarsi, anche in generale, sul mondo fuori da qui.
Grazie Fulvio,
RispondiEliminasu Lucio Caracciolo sapevo che non poteva ne sarebbe mai andato molto fuori dal coro. Tuttavia, proprio nelle rassegne stampa che facevano anche al Tg3 notavo che la rivista "Limes" andava spesso a toccare temi importanti e spesso trascurati. Anche se era anni fa. In ogni caso non vorrei essere sopravvalutato in fatto di preparazione...mi interesso delle vicende politiche per capire un po' di piu', le leggi di movimento, lo sviluppo delle societa' e le loro dinamiche di conflitto, ma sopratutto per non cadere nelle ideologie del senso comune,(sempre all'agguato) ma non credo di essere un esperto. Ho molto da imparare e penso che un confronto serio con I giornalisti e commentatori politici seri sia indispensabile per capire questa realta' complessa e sempre in cambiamento.
...come ben esposto da Mcluhan e Postman, i media riescono a plasmare la forma mentis degli individui ben al di là dei contenuti che veicolano...la stragrande maggioranza degli italioti preferisce sedere comodamente sul divano ipnotizzata dalle rassicuranti panzane che gli vengono propinate in tv, come mantra salvifici, dai vari Monti, Letta e Renzi di turno, piuttosto che ricercare ed ascoltare anche la voce dell' "altro" testimoniata da decini di siti indipendenti stranieri e giornalisti come Paul Craig Roberts, Robert Parry o il già citato Seymour Hersh, che chiunque non sia avvolto dalle nebbie della disinformazione può ricercare...grazie sempre a Giornalisti come Fulvio Grimaldi, Giulietto Chiesa, Manlio Dinucci, e pochi altri in Italia, per la loro incessante opera nel dare voce ad un informazione non lobotomizzata, non uniformata e sempre contro i poteri costituiti che affogano nella menzogna ogni residuo barlume di coscienza critica onesta...Bagaria70
RispondiEliminaOttimo articolo, complimenti. Tornando a D'Alema, altro finto-comunista e bombardiere della Jugoslavia, Leo Zagami dice che era iscritto alla P2. Il suo nome era inserito nella parte di lista che non è stata pubblicata. La rivelazione è stata fatta al convegno di Roviano del 2012. Zagami è sicuramente un personaggio controverso ma, per quanto mi riguarda, attendibile. L'appartenenza anche di D'Alema alla massoneria spiegherebbe tanti fatti apparentemente inspiegabili o contraddittori. E così scopriremmo che il numero dei finti-comunisti è davvero incredibile. Ma non tanto, agli occhi di un sincero complottista. Il Pci del primo dopoguerra fu infiltrato sin dall'inizio e pesantemente. Basti ricordare che il primo direttore dell'Unità fu Renato Mieli, colonnello dei servizi inglesi. Tanto basta.
RispondiEliminaI nazisti ucraini hanno ripreso l'aeroporto ed hanno ripreso a cannoneggiare I quartieri periferici di Donestk. Sembra che con la scusa delle "esercitazioni Nato" a Kiev (cosa dicono quelli che protestano contro una presunta interferenza russa?) I bastonati reparti ucraini abbiano ricevuto I carri armati "leopard" di ultima generazione dalla Germania, guidati forse da alcuni "professionisti" che non sono in gita di piacere...ho paura di non aver sbagliato a dire che la tregua sarebbe stata carta straccia, che il governo golpista di Kiev l'avrebbe usata per riorganizzarsi aspettando di ricevere armi e forse anche mercenari dai "sostenitori democratici". Ma che non ha perso nessuna delle sue "pacifiche" intenzioni. Non credo che Putin potra' piu' limitarsi a mandare sacchi di patate ed acqua potabile agli antifascisti dell'Est, che hanno gia' dimostrato eroismo ed abnegazione contro i meglio armati e forniti reparti speciali di Kiev. L'impressione e' che la Guerra militare ed economica voluta da Obama sia appoggiata dalla UE almeno per ricontrattare a proprio vantaggio gli accordi commerciali conla Russia, energia in primis. Ma contiuando ad appogiare I nazionalisti che non fanno altro che fomentare I conflitti giocando la parte degli "aggrediti" per ricevere armi e soldi, la UE potrebbe arrivare ad punto di non ritorno. L'Ucraina golpista con la guerra vuole non solo conquistare terre russe, ma anche bruciare i libri contabili ed il debito con la Russia, la UE o gli Stati Uniti (sono in competizione fra di loro, anche se alleati per ora) avrebbero in cambio mano libera sulle risorse cell'ucraina con mano d'opera a basso costo grazie a privatizzazioni e misure stile Grecia. Ma ora qualcosa si deve svegliare anche in Italia ed in Occidente, altrimenti saranno dolori anche qua.
RispondiEliminaFulvio posso sapere cosa ne pensi di Diego Fusaro?
RispondiElimina(scusa l'off topic ma ci tengo a conoscere il tuo punto di vista)
p.s.
so che parteciperai al Lampedusainfestival, sarebbe stato bello esserci...
la effe
Anonimo@
RispondiEliminaFusaro non è fuori tema (altro che off-topic!), ma lo conosco poco. Condivido la sua battaglia sociale marxista e quella per la sovranità nazionale che Marx condividerebbe, come quando si è trattato di lotte di liberazione nazionali contro il colonialismo.
Non condivido l'incontro con Casa Pound. Inopportuno per la sua causa.