GLI ZOCCOLI DEI 4
CAVALIERI: Usa, Nato, UE, Israele
“Ancora una volta respingiamo fortemente queste narrazioni che omettono deliberatamente un’analisi delle cause che spingono queste persone a partire.
Rifiutiamo le lacrime di coccodrillo di quegli attori internazionali (UE,
NATO…) che sono i principali responsabili della destabilizzazione di interi
territori e, di conseguenza, della morte di chi è costretto a fuggire in
clandestinità. Dietro le politiche migratorie si nascondono le solite ambizioni
neo-colonialiste e imperialiste, spinte dagli interessi economici
dell’industria bellica”. (Collettivo Askavusa, Lampedusa)
Iniziamo alla grande
salutando una strepitosa vittoria del movimento No Muos a Niscemi e di tutta la
Sicilia. Il TAR, cui aveva fatto ricorso, con firma del Comune di Niscemi, ne
ha accolto le istanze e ha ordinato la sospensione dei lavori. Il Davide No
Muos ha piazzato una bella mano in faccia agli Usa e ai signori delle guerre.
L’inconfutabile documentazione sui pericoli a salute e ambiente dal colossale
inquinamento elettromagnetico dalle parabole del Muos e dalle 43 antenne
connesse, merito di scienziati come Corraddu e Zucchetti, non poteva al TAR
lasciare scelta. A dispetto dell’effetto soggezione che gli Usa e anche il loro
fantoccio domestico abbiano potuto esercitare. E non illudiamoci che le cose
sarebbero andate in questa maniera senza la lotta ormai triennale dei Comitati
No Muos e senza la mobilitazione di massa, d’opinione e di piazza, che hanno
saputo promuovere. NO MUOS HASTA LA VICTORIA!
Date un’occhiata qua: http://youtu.be/RqGi0iElHzQ . I No Tav,
strepitosi.
A Beppe
Nessuno dei papaveri politici o sindacali o della “società civile” hanno detto una parola, dal palco della marcetta romana pro-Grecia, sulla tempesta di guerra che sta lambendo il nostro paese e tutta l’Europa. In parlamento quasi uguale, con SEL che pigolava invocazioni ONU (alla Renzi) e solo il Movimento Cinque Stelle che pronunciava un durissimo rifiuto alla guerra. Sopravviene, ahinoi, una dichiarazione di Beppe Grillo che, pur sempre contro la guerra, per un malinteso senso tattico, affermava che le atrocità dell’ISIS erano niente rispetto alle atrocità di Gheddafi. Ma come, Beppe, hai dimostrato tante volte di avere un naso buono per scoprire le balle belliche dell’Occidente e ora fai questo tonfo nella brodaglia propagandistica degli assassini della Libia? Ti sarebbe potuto bastare il documento dell’ONU, del febbraio 2011, che riconosceva alla Libia il primato continentale nella classifica dello sviluppo umano: emancipazione delle donne, democrazia diretta, diritti civili, distribuzione della ricchezza, salvaguardia dell’ambiente, giustizia sociale. Gheddafi è diventato un mostro quando ha lanciato la battaglia per l’unità e indipendenza africana. E poi occhio a pretendere dagli altri la nostra forma, tossica, di democrazia.
Un momento, mi arriva ora questa precisazione sulla frase detta da Grillo: “Al confronto della mattanza di Gheddafi impallidiscono persino le decapitazioni dell’Isis“. Si afferma che Grillo si riferiva alla mattanza che i terroristi mercenari hanno inflitto alla persona di Gheddafi. Nel qual caso, ritiro ogni critica, ovviamente. E mi congratulo.
Che si sappia: nessuno si salva, neppure i danesi!
(Cia-Mossad)
Charlie Hebdo bis a Copenhagen e rilancio della
psicosi del “lupo solitario” nella casa accanto + altre centinaia di
affogati tra Libia e Lampedusa +
decapitazioni in massa dell’ISIS di copti egiziani a Sirte occupata e minacce
di colpire Roma, tutto roba che esce dalla stessa matrice. Dalla quale esce
anche, con rinnovato vigore, l’invito agli ebrei di lasciare questi paesi di
merda, zeppi di antisemiti, e venirsene in Israele (nulla dice Netaniahu su
dove dovrebbero trovare rifugio i milioni di semiti arabi da 70 anni massacrati
dagli antisemiti anglosassoni e
israeliani, tuttora impegnati nel genocidio). Netaniahu giura anche che ci
saranno altri attentati. E se non lo sa lui, che continua la pratica dello
Stato criminale quando, nel 1951, fece esplodere bombe in Iraq per spaventare e
far fuggire una comunità ebraica che viveva in armonia con il resto della
popolazione, o quando deportò a forza gli ebrei yemeniti e i falasha, presunti
ebrei, etiopici, poi ridotti in schiavitù in Israele. E a proposito degli
orripilanti video delle efferatezze dell’ISIS, sono tutti raccolti e diffusi in
tempo reale dall’organizzazione SITE, dell’ebrea statunitense Rita Katz, già
ufficiale di Tsahal, ovviamente spia, a cui curiosamente nessuno chiede come
faccia a corrispondere con tutti i siti jihadisti, fin dai tempi dei falsissimi
Bin Laden, senza che ciò consenta ai colleghi della Cia di scoprirne gli
autori, le redazioni, i ripetitori. Che quei siti siano un’impresa in società
tra ISIS e Cia-Mossad?
Risultato programmato di questi avvenimenti: tappeto rosso mediatico per le truppe Usa di ritorno in Iraq, per occuparsi direttamente della tripartizione, e per i burattini italiani del teatro dei pupi che sbattono le sciabole verso quel che resta dell’ex-colonia libica. La regia dell1% terrorista è complessa, ma funziona. Ha subito una battuta d’arresto solo in Ucraina, grazie alla trasparente grossolanità delle operazioni False Flag dei nazisti di Kiev e, soprattutto, all’impegno lungimirante dell’unico statista non psicopatico su piazza, Putin, che ha saputo giocare sul panico tedesco e francese di fronte al progetto Usa di fargli troncare ogni proficuo scambio con la Russia, fino a fargli fare la guerra. Non ci illudiamo, però. Sarebbe stolto immaginare che ora gli statici anglosassoni-israeliani, dopo ave combinato tutto quell’ambaradan in Ucraina e negli altri paesi sul fronte russo, rinuncino ora a portare a compimento lo squartamento dell’Ucraina (Caos creativo). I sabotaggi del piano di pace è già in atto con ulteriori sanzioni a Mosca e il filo diretto Cia-Mossad-battaglioni ucraini con la svastika. Va in ogni caso salutata con commozione, ammirazione, affetto la grande impresa dei compagni della Novorossiya, vincitori per motivazione, valore e partecipazione di popolo. Con i curdi siriani, con Hezbollah, con Assad e il suo esercito, con le milizie scite irachene, i combattenti delle Rpubbliche Popolari del Donbass sono la dignità, il coraggio e l’onore del mondo.
A la guerre, comme à la
guerre
Il suono più stridulo uscito dal concerto di questi terroristi globali, che pretendono di armarsi contro il terrorismo made in Cia-Mossad, cioè a casa loro, lo ha emesso, dal settore italiano della rete fognaria in cui scarica l’Impero, un trio di cretini con pericolosi lampi di imbecillità. Sono i titolari rispettivamente: di un governo cui la Costituzione impone di provvedere al benessere, all’amicizia con i popoli, alla pace; di un ministero che ha il compito di tradurre in atto quell’amicizia e quella pace tra i popoli; e di un altro ministero cui spetta assicurare ai cittadini sicurezza e difesa dalle insidie. Renzi, Gentiloni, Pinotti, rispettivamente Von Klausewitz, Richelieu e Rommel alla panna montata. Sorcini di campagna che si affannano a emulare le pantegane che governano la rete.
Ma non riescono che a evocare i fantasmi di un altro
trio – Salandra, Sidney Sonnino e Italico Zupelli , che, nel 1915, mandando a
morire un’intera generazione, spesso fucilati dai loro ufficiali, offrirono lo
stesso servizio ai loro sponsor di allora: carne da tanti cannoni quanti ne
occorrevano per lanciare gli Agnelli e gli altri congiurati alla vetta del
potere nazionale. Senza menzionarne gli emuli del 1940. Con la differenza che i
muselidi di oggi, oltre a portare pezzetti di cacio ai sorcioni di Finmeccanica
o Oto Melara, fanno rotolare l’intera forma di parmigiano alla porta del ratto
capo, vestito da direttore megagalattico, di là dai mari. Un consesso di
necrofili che prosperano mandando i subalterni ad ammazzare e farsi ammazzare.
Ne avrà ricavato un senile orgasmo la “ragazza del Novecento”, visto che tanto
si era eccitata sulle brigate internazionali da mandare in soccorso ai
“rivoluzionari” di Bengasi.
L’intera operazione dei 330 morti annegati o
assiderati, spediti dritti nelle fauci di un Poseidone furibondo da
un’organizzazione spiattellata lungo le coste libiche che qualsiasi straccio di
satellite individuerebbe e il più scassato dei droni incenerirebbe, con i
soccorsi che arrivano tardissimo e privi di mezzi di riscaldamento in una
giornata da zero gradi, ebbene, un’operazione di tal fatta emetta miasmi, non
tanto di criminale inefficienza, quanto di False
Flag.
Ci voleva davvero poco per insospettirsi. In
crescendo, quando all’unisono il coro di coloro che credono nella trinità
Stelle e Strisce-Stella di Davide-Stellette, prende spunto dalla nuova ecatombe
per invocare il ritorno a “Mare Nostrum”, detto scelta umanitaria rispetto a
“Triton”, scelta repressiva. “Umanitaria” o repressiva, nascondono entrambe una
ben consapevole eterogenesi dei fini: si tratta di armare Lampedusa, che sta
solo a 350 km dalla costa libica. Tanti mezzi militari, navi e aeromobili,
impegnati sull’immigrazione, che li si chiamino di soccorso o di controllo,
significano dispiegamento dei punti di approdo, di rifornimento, di
sorveglianza, di depositi d’armi, di sommergibili nucleari. Significano
militarizzazione dell’isola. Da tempo i cittadini lampedusani assistono, del
tutto privi di informazioni su quanto viene fatto alla loro terra, al potenziamento
della presenza di Marina, Aeronautica, Guardia Costiera, aeroporto. E che ne
subiscono, sotto forma di radiazioni elettromagnetiche, i soliti nefasti
effetti.
E allora ecco che, alla faccia dei dabbenuomini
anticomplottisti, tutto si compone in funzionale armonia: un “attentatore
solitario” a Copenhagen (come sempre ucciso dalla polizia prima che potesse
sbottare in un “ma per chi m’avete preso?”, o, peggio, “ma mi ci avete mandato
voi!”), il maramaldeggiare dell’ISIS a un tiro di Scud da Lampedusa, la
catastrofe migratoria da contenere. E il combinato di saldi d’inverno Pinotti-Gentiloni,
gente con una competenza in materia da far grandeggiare la preparazione
politica del mitico senatore Razzi, ha udito la scampanellata del padrone e,
senza prima passare dal parlamento (non usa più), ha dichiarato guerra alle
Libie (ce ne sono diverse oggi). Spedirà 5000 armigeri (stavolta volontari e
chi è causa del suo mal…..) a rinnovare glorie italiche e fasti mussoliniani in
un paese da stuprare per la terza volta in cent’anni. Rimane da constatare che
tutti in Occidente bruciano per riprendersi la Libia, il suo petrolio e la sua
acqua.
Solo che i dilettanti allo sbaraglio Pinotti,
Gentiloni, Alfano, si sono permessi di rilanciare in prima persona l’input che
gli è venuto dai padrini Nato, mentre Renzi, seccato per essersi lasciato sottrarre
una tale scena e più sensibile agli umori anti-guerra della società, ha
freddato l’impeto rimettendosi all’ONU. Che è, di nuovo, come rimettersi agli
Usa. In ogni caso, delle opportunità che gli vengono dai fatti libici e di
Copenhagen, Renzi preferisce per ora approfittare del terrore diffuso
ossessivamente dalla stampa in livrea, che spera abbia preso la gente al punto
che, pur di guardarsi dal “nemico della porta accanto” jhadista e
dall’invasione dei mori, considera un privilegio essere guardati a vista dallo
Stato e ringrazia il governo per aver raddoppiato i militari-sbirri del piano
“Strade sicure”. E’ chiaro che per salvarsi dalle orde nemiche, in casa o “a Sud di Roma”, uno Stato di
Polizia di soldati poliziotti con licenza di sparare, è il minimo da sopportare.
Quelli del “mamma li mori”
A proposito della muta anticomplottista, possibile
che nessuno di questi succubi dei complotti abbia mai avuto un attimo di
resipiscenza e si sia chiesto come sia possibile, senza un retroterra di
fabbriche, vaste coltivazioni, agroindustria, canali di rifornimento, complesse
strutture di comunicazione, banche, che un’armata raccogliticcia, ancora ieri
banda di straccioni da tenere in piedi con dollari del Golfo e degli Usa, possa
presentarsi su due continenti con l’efficienza e le dotazioni di una forza
armata moderna. Equipaggiamento nuovo di pacca, dalle armi ai mezzi di
trasporto e corazzati, alle uniformi, alle tenute da combattimento, da
esecuzione, da parata, una distribuzione capillare di pasti caldi ad alcune
decine di migliaia di combattenti, rifornimenti illimitati di munizioni,
l’amministrazione delle popolazioni e dei territori occupati, eccetera,
eccetera.
Tutto rubato dagli arsenali dell’esercito siriano o
iracheno? Tutto acquistato con i proventi dei pozzi di petrolio conquistati? E,
in questo caso, sotto quali false spoglie si nascondono coloro che gestiscono
il gigantesco traffico di scambi tra laggiù e l’Occidente? Impossibili da
individuare e colpire? Ma come, non eravamo rimasti scioccati alla scoperta che
la NSA, cupola dell’intelligence Usa, di noi coglieva qualsiasi bisbiglio
telefonico, telematico, fisico? E com’è che tutta quella gente, i loro treni
merci, camion, mercantili, petroliere, alloggi, uffici, gatti, siano tutti
sfuggiti al Grande Orecchio? E pure ai droni che tutto vedono e tutto
inceneriscono? Ora si apprende che, oltre che con il commercio del petrolio e
con i riscatti (si fa per dire), Daesh (lo Stato Islamico) si finanzia anche
con il commercio degli organi prelevati alle vittime delle sue efferatezze
(escluse quelle bruciate vive). Vale come ulteriore incentivo al terrore in
Occidente e, dunque, come obbligo di portare avanti lo “scontro di civiltà”.
Non si dimentichi che quello del traffico di organi estratti dai morti ammazzati, ma anche dai vivi,
è pratica ricorrente e dimostrata degli amici della nostra di civiltà: Israele
e l’UCK dell’attuale primo ministro kosovaro Hashim Thaci.
A proposito di Israele, è rivelatrice degli intimi
legami, ideologici e operativi, tra la
teocrazia ebraica e gli zombie jihadisti, di cui lo Stato-mostro si fa
aviazione e di cui cura a centinaia i feriti nei suoi ospedali, l’insistenza
con cui il ministro degli esteri Lieberman vuole spostare la paura e l’ira
degli occidentali su Iran, Hezbollah e tutti gli sciti. Non passa giorno che
non li indichi come il male peggiore.Tutti uniti su questo tema, Stati Uniti, i
cavernicoli politici del Golfo e “l’unica democrazia del Medioriente”.
Askavusa, a piedi nudi e
occhi aperti
La militarizzazione accelerata dell’Isola, ora portaerei anti-Isis (e anti-poi si vedrà) era già successa. Nel 1986 due Scud libici fecero splash davanti a Lampedusa. Vero? Falso? Fatto sta che sull’isola si avventarono la Folgore e il Battaglione Tuscania e il mare fu pattugliato da un’intera flotta, coperta dall’alto da stormi di F104. Per quella volta tutto si fermò. Ma ora c’è lo Stato Islamico!
Di tutto questo hanno preso atto, unici!, i compagni
dell’Associazione Askavusa, cuore pulsante della resistenza lampedusana alla manipolazione
colonialista dell’isola sotto le mentire spoglie della gestione del fenomeno
migratorio. E’ loro la manifestazione culturale e politica più significativa,
con “Lampedusainfestival” che negli anni è diventato, assieme a una rassegna
cinematografica dai contenuti che difficilmente si possono vedere altrove, un
crocevia di esperienze, creatività, lotta tra isolani e i tanti che accorrono
da tutte le parti. Sono loro le denunce sui subdoli tentativi di fare
dell’isola una piattaforma avanzata di guerra, con il simultaneo degrado della
qualità di vita dei suoi cittadini per carenza di scuole, ospedale, trasporti. E
sono loro, e una volta di più, solo loro, addirittura nell’ambito nazionale e
internazionale, a puntare il dito sulle cause, universalmente ignorate, degli
effetti che costituiscono l’alfa e l’omega del fenomeno migrazioni. Le
devastazioni militari, ambientali e sociali, che l’Occidente, nelle sue
espressioni Nato, ONU, Coalizione dei Volenterosi, infligge ai popoli da
depredare e annientare. Chiudendo quel rubinetto, non ci sarebbero più
allagamenti.
Migranti, vittime e strumenti inconsapevoli dell’imperialismo
La migrazione di massa è conseguenza delle
aggressioni occidentali dirette, o surrogate agli islamisti. Basterebbe fermare Obama e Netaniahu per
lasciare a casa il 90% dei rifugiati. Ma è anche funzionale alla
neutralizzazione permanente, con uno spopolamento maltusiano, di nazioni che
vengono destinate a fuoruscire dal contesto geopolitico. E ha un ulteriore
scopo strategico: la destabilizzazione del partner.concorrente Europa,
precipitandone la crisi sociale, innescando conflitti etnico-confessionali,
aggravandone la situazione economica. Rafforzerà il ruolo subalterno di
un’Europa in cui, sventato il pericolo della sua naturale coesione con il
blocco continentale euroasiatico, le saranno chiesti i contributi in carne
umana e quattrini che la zelante Pinotti
ha improvvidamente già anticipato. Salvo essere, impertinente valletta,
richiamata all’ordine dia Renzi, quando qualcuno da oltre Atlantico gli ha
fatto pervenire l’sms: “ Seduti! Qui
l’ordine di armarsi e partire lo diamo noi!”.
E forse qualche vocina interna gli ha anche sussurrato: “Guarda che, in
queste cose, per opportuna copertura, prima vengono il parlamento, il Capo dello
Stato e l’ONU”.
C’è anche un elemento umoristico in questi Capitan
Fracassa, quando promettono di sistemare un paese (cioè di rapinarne il
petrolio) frantumato da qualche decina di milizie , che si sparano addosso, con
due governi, uno laico e uno islamico, con dietro una pletora di mandanti e
sponsor. A partire dall’Egitto, che bombarda l’ISIS insieme al governo laico di Tobruk, da Qatar, Bahrein,
pezzi di Arabia Saudita,Turchia, tutti Nato o cripto-Nato (che hanno allestito
e sostengono il guazzabuglio Fratelli Musulmani-jihadisti insediatosi a Tripoli),
da USraele che è in apprensione circa la lealtà delle belve islamiste
inizialmente addestrate e armate contro Libia, Egitto, Siria, Iraq, Libano, e
ha il problema di continuare a controllare entrambi i fronti contrapposti.
Gli schieramenti in Libia, con tante realtà locali
che giocano in proprio o combinano alleanze mutevoli, sono difficili da
definire. Il peggio e il più alieno alla nazione araba formatasi nei principi
della laicità e della giustizia sociale, dell’anticolonialismo e
dell’antimperialismo, sono comunque i
Fratelli Musulmani, prima scelta occidentale per soffocare le primavere arabe
(un anno di regime del terrore in Egitto, con Morsi, e ora scatenati nel Sinai
dove massacrano civili e militari) con i
loro tentacoli “radicali”, da Al Nusra all’ISIS. Vi immaginate i bulletti della
Pinotti arrivare, sbaragliare tutti, restaurare una Libia pacificata, magari
sotto la dinastia del collaudato amico, re Idriss e recuperare tutto il petrolio
all’Italia? A parte il mercenariato
islamista, pensate come accoglierebbe gli italiani un popolo libico che ha il
suo eroe storico in Al Mukhtar, impiccato dagli italiani, e il suo padre della
patria in Muammar Gheddafi, che gli italiani hanno contribuito a far linciare.
Per il momento, coloro che sanno essere la Fratellanza Musulmana la madre di tutti i jihadismi e relativo terrorismo, si affidano all’Egitto che, avendo già assaporato la minestra islamista nelle sue varie forme, contro la quale si sollevarono 20 milioni di egiziani, sostiene l’intervento in Libia del presidente Al Sisi al fianco del governo legittimo e del generale Haftar. Governo, va ricordato, che, con l’abolizione della legge degli islamisti. che bandiva chiunque avesse lavorato con il precedente governo della Jamahirija, hanno anche ottenuto il consenso e la partecipazione di settori gheddafiani. Cosa che fa inorridire il Fratello Musulmano del “manifesto” Acconcia, che verga un intero articolo sulla crisi, in cui i laici fanno la parte dei cattivi, golpisti, strumento dell’imperialismo, mentre i buoni sono soprattutto gli islamisti FM di Tripoli, quelli della Sharìa, quelli di Misurata, a suo tempo specializzatisi in stupri ed esecuzioni di massa, prima di gheddafiani e poi di africani neri. Personalmente, nel 2011 a Tripoli, ho raccolto la raccapricciante confessione di uno dei suoi miliziani (vedi il docufilm “Maledetta Primavera”).
Forse Acconcia si indispone anche per il pencolare
di questo Egitto verso Putin, con cui Al Sisi ha firmato giorni fa al Cairo
mega-accordi di scambi, investimenti, cooperazione. Sarà anche per ridimensionare
il ruolo dell’Egitto che Usa e Nato spingono per guadagnare la direzione dei
lavori. Che probabilmente non prevedono un loro fallimentare intervento armato,
ma si accontentano del caos assicurato dai propri jihadisti. Ad Acconcia, visceralmente laicofobo ferro di
lancia di un “manifesto” in buona parte occupato dalla lobby, che non rallenta
la sua marcia verso il “moderatismo” e perfeziona l’opera di diseducazione
politica dei propri lettori, non sfugge il fatto che forte è il fastidio delle
centrali imperialiste e dei suoi visir islamisti locali, verso l’iniziativa
autonomia dell’Egitto.
Scomparso il contrappeso alla deriva della
subalternità alle vulgate USraeliane con la morte di Stefano Chiarini e ridotto
lo spazio del bravissimo Dinucci, i paginoni di Acconcia possono concentrarsi
su uragani di viscerale odio contro il pur discutibile (ma non per l’intervento
in Libia) rais egiziano, in questo modo facendo sparire dalla scena l’ISIS, pur
additato nell’universo mondo occidentale come il mazzabubù supremo (per
Acconcia quelli che fanno casino in Libia non sono tanti gli islamisti,
Fratellanza o jihadisti che siano, bensì una banda di “criminali” e “contrabbandieri”!).
Intanto, a Tripoli, è ricicciato il vicario del papa, vescovo
Giovanni Martinelli. Lo intervistai
nella Libia libera e combattente, quando Gheddafi s’era già ripreso il 70% del
territorio e la Nato era ancora fuori dai cieli. Disse che Gheddafi aveva fatto
bene al paese e che sarebbe rimasto accanto ai suoi fedeli anche se le orde
integraliste fossero arrivate fin lì. Fu richiamato da Ratzinger, tornò a
Tripoli a golpe e sterminio compiuto e subito si dichiarò dalla parte dei “liberatori”.
Meglio che ora se ne stia zitto.
In margine a tutto questo si è svolta il 14 febbraio
a Roma la manifestazione pro-Grecia con dentro cavoli e fichi secchi, Arci Sel
Cgil Fiom Prc Pd, dai pacifisti ai pacifinti, dai bravi intellettuali e
artisti ai veterans di mille
sconfitte. Settemila, tra canuti e impenitenti ricostruttori di una sinistra
sbagliata, riferisce un occhiuto partecipante (20mila per la stampa tsiprasiana),
a dimostrazione di una formidabile capacità e volontà di organizzazione di
queste possenti centrali politico-sociali. Un palco di eccellenze di sinistra
che, tributata un’appropriata solidarietà alla Grecia, a questa Grecia via via
più “ragionevole” nella trattativa alle Termopoli, non ha saputo, neanche per
un momento, neanche con una parola, esprimersi sulla tempesta bellica che ci
arriva addosso, che imperversa in Ucraina, ha riattizzato il rogo dell’Iraq,
sconvolge tutta la costa meridionale del Mediterraneo e che vede agitarsi in
prima fila i sociopatici del nostro regime a partito unico,
Non hanno salvato l’onore del corteo, irredimibile con chi dal palco ignorava, per non offendere nessuno, la sinergia ontologica tra assalto alla Grecia e attacco ai russi d’Ucraina, agli stati mediorientali, all’America Latina, alla Russia, con chi non osava pronunciare la parola guerra, la parola Nato. Ma il gruppetto che s’è fatto vedere e sentire con i cartelli contro le guerre imperiali e il suo mercenariato nazista e jihadista, se nelle dimensioni ha sottolineato la sordità della società tutta verso il rimbombo degli zoccoli dei Quattro Cavalieri, ha comunque mantenuto viva una voce.
Prolungata, dalla zelante vivandiera Nato, Pinotti,
la missione dell’aeronautica italiana in Lituania, a distanza di bombardamento
da S.Pietroburgo, all’ombra dei 30mila della nuova Forza d’Intervento Rapido
decisa da Obama e sancita dal Congresso, con Forza d’Urto di 5000, “Punta di
lancia”, in gran parte germanica, eccoci calati in un’altra notte della ragione
e dei mostri che essa genera. Renzi è bravissimo: procede di pari passo nella
guerra a noialtri (vedi ultime misure repressive post-Charlie Hebdo e seguenti,
che ci vedono addosso gli occhi dell’apparato di fascistizzazione quando, tutti
sospetti terroristi, comunichiamo per telefono o internet) e in quella dei
tagliateste in uniforme contro tutti coloro che il Padrino ci segnala. Del
resto non è la nostra storia millenaria quella delle armate di ventura al
servizio di papa e imperatore? E Renzi non sarà che un Salandra- cum-Cadorna
d’accatto, ma è facilitata dal fatto che cammina su un tappeto di larve.
Novorossiya nel cuore
In Ucraina, a mio avviso, le cose sono andate bene
con gli accordi di Minsk. Conta soprattutto che i russi di Novorossjia sono
riusciti, a prendere la sacca di Debaltseve, con tanto di salvacondotto per l’armata
ucraina, unendo in continuità territoriale le due Repubbliche Popolari di
Donetsk e Lugansk, si sarebbe raggiunto il massimo possibile nelle circostanze.
E’ vero che le truppe del regime e i battaglioni nazisti stavano venendo
sbaragliati su tutti i fronti, ma ancora un passo e si sarebbe scatenato
qualcosa di molto brutto tra USA-UE e Russia. Tanti, dalle parti del Potomac e
di Wall Street, se lo augurano e ci lavorano. E’ una partita di poker e questi
barano. Stavolta nulla hanno potuto contro il tris Putin, Merkel,
Hollande, concordi almeno sul fatto che
gli interessi degli Usa non combaciano esattamente con il loro. Ma, per altro
verso, anche sgomenti davanti al crollo del “loro” esercito ucraino. Non per la pace. E’ per il business e per non
perdere la propria armata surrogata.
Si farà di tutto per boicottare l’accordo di Minsk,
prima che si consolidi in un riconoscimento, in qualche forma, dell’estraneità
del Donbass all’Ucraina. Già i battaglioni nazisti hanno respinto la tregua e
hanno iniziato le provocazioni. Militarmente non all’altezza dei russofoni,
hanno fatto e faranno ricorso a operazioni terroristiche e provocazioni. La
falcidie di civili negli ospedali o alle stazioni degli autobus, la False Flag dei mortai a Kramatorsk, le
fosse comuni. Stessa ricetta delle bande sconfitte in Siria (dove esercito e
Hezbollah stanno ripulendo il Sud), o in Iraq (dove le sorti sembrano volgere a
vantaggio dei governativi, delle milizie scite e dei curdi): attentati terroristici
contro civili per mantenersi in forma e credibili agli occhi dei mandanti. Quindi , fallita
clamorosamente l’operazione del volo malese MH17, dimostrato abbattuto dal
regime, c’è da aspettarsi qualcosa di grosso. Tipo i 21 copti egiziani
decapitati in Libia, o una fila di bambine che si dicono stuprate dal
presidente di Donetsk Zakarchenko.
Certo è che né la Monsanto, che si leccava i baffi
per le concessioni di enormi distese di terreno agricole nel granaio
dell’Eurasia, né le multinazionali minerarie e petrolifere a cui il regime
Poroshenko e Yatzeniuk hanno assicurato man bassa nel distretto minerario e
industriale del Donbass, né soprattutto la Nato, si accontenteranno di lasciare
le cose come stanno. Le guerre servono tutte, una che ci distrae dall’altra e
tutte che ci distraggono da quella che fanno a noi. Restiamo lì, imbambolati.
Intanto, a sottolineare lo scarso spazio di manovra concesso al “moderato”
Poroshenko, viene a consolidare la presa su Kiev della Casa Bianca e del FMI,
il quarto ministro straniero, ma Nato, nel governo golpista. Dopo i tre
accasati dai signori del colonialismo neoliberista nell’economia e nelle finanze,
ecco nientemeno, a consigliere (guardiano) del presidente per la parte
militare, giungere dall’esilio (in Georgia è perseguito per crimini finanziari)
l’ex-capo di quello Stato Saakashvili, quello che lanciò il suo protettorato
Usa contro la Russia e ci fece una magnifica figura.
Negazionisti in galera
Inserisco qui sotto un comunicato circa
l’approvazione al Senato del ddl che stabilisce il reato di negazionismo. Ora
dovrà passare alla Camera. Ci poniamo in riga con gli altri paesi europei che
tale fattispecie ce l’hanno e l’hanno usata per chiudere in carcere chi
dissente dalla versione ufficiale dell’Olocausto. E la maniera migliore per
onorare coloro che sono caduti in difesa della libertà d’espressione, non vi
pare? Pare che nel mondo si siano fatti vedere milionate di “Je suis Charlie”, tutti protesi pancia a
terra perché si
abbia il diritto di offendere un miliardo e mezzo di
persone con qualche schifezza razzista e incendiare mezzo mondo, col corollario
di oceani di sangue, nel nome della “libertà d’espressione”. E qui lo dico e
qui lo nego. Dato che se, nel nome di tale imprescindibile valore, qualcuno si
azzardasse di dire “Je suis negationist”
finirebbe al ludibrio, alla colonna infame e al gabbio. E non saprei
intravvedere all’orizzonte schiere di marciatori per la sua causa. Sarebbe il
deserto di tartari. Ma dico, i negazionisti sono sbertucciati e anatemizzati in
mezzo mondo, quelli che si esprimono in termini intellettuali sono quattro
gatti. Molti già finiti in galera. Stanno alle galassie di credenti (e
sfruttatori) della Shoah come un petardo sta alla bomba atomica. Cosa è che
infastidisce tanto Israele e la sua lobby, che dispongono dell’arma invincibile
della verità? Paura?
Questo provvedimento, figlio deforme anch’esso
dell’impresa parigina, non costituisce soltanto la fine di una storiografia,
che o è libera o non è scienza, con i suoi inevitabili ricorrenti rivolgimenti (anche perché la scrivono,
come si sa, i vincitori) che l’arricchiscono
e la rendono perpetuamente viva. E’ la fine davvero del principio che due
milioni di sprovveduti hanno preteso di onorare, marciando a Parigi. Se uno
storico non si può permettere di trarre da documenti la convinzione, perfino,
che Napoleone si facesse il suo caporalmaggiore, senza per questo finire alla
gogna. Io, voi, che non siamo sufficientemente informati e perciò non ci
affidiamo passivamente alla vulgata conforme, ma, di fronte al conflitto tra
versioni opposte, sospendiamo il giudizio fino a dopo aver letto e visto tutti
i documenti, siamo già nel mirino dei droni di Pacifici. Ha gioito, il
presidente della comunità romana, per il successo del provvedimento. Fa
tutt’uno con tanti altri che ci stanno liberando dai lacci della democrazia e
Costituzione. Però, hai visto mai che passi una legge che sbatta in galera chi
nega l’olocausto dei palestinesi? O
quello degli iracheni? Sarebbe contento Pacifici? Anche questa una vittoria
della democrazia?
Shoah, via libera del Senato al ddl contro il negazionismo
Pd, "Il Paese volta pagina. Negare la
Shoah verrà punto come in altri Paesi"
Via libera dell'Aula
del Senato al ddl contro il negazionismo che ora deve passare all'esame della
Camera. I sì sono stati 234, 8 gli astenuti e 3 i no.
"Il Paese -
commenta il Pd con il capogruppo in commissione Giustizia al Senato Giuseppe
Lumia - volta pagina. Il reato di negazionismo è uno svolta. Negare la Shoah e
i genocidi verrà punito come avviene in tanti altri Paesi". "In
Italia la memoria è forte e non va dispersa - ha aggiunto - abbiamo fatto una
scelta tecnicamente robusta punendo condotte reali di negazionismo, senza
ledere il diritto degli studiosi alla libera ricerca e senza colpire
minimamente la libera opinione".
"Nell'ambito del
disegno di legge in tema di negazionismo - spiega il sottosegretario Cosimo
Ferri - la commissione Giustizia del Senato ha eliminato la 'minimizzazione'
dei crimini di guerra dalle condotte punibili: è una scelta opportuna perché
garantisce un grado di libertà necessario per la ricerca scientifica e
storica". "In questo campo - spiega Ferri - è giusto che a intervenire
non sia il giudice penale, ma che venga lasciato spazio alla libertà di
manifestazione del pensiero e in particolare alla libertà scientifica".
Pacifici, grande giorno per la democrazia - "E' un
grande giorno per la nostra Democrazia e per la lotta del nostro Paese contro
l'antisemitismo. E' stato approvata dall'aula del Senato della Repubblica la
modifica dell'articolo 3 della legge 654 del 13 ottobre 1975: la norma che
introduce il reato di Negazionismo della Shoah come aggravante della Legge
Mancino". Lo afferma, in una nota, il presidente della Comunità Ebraica di
Roma Riccardo Pacifici. "E' un atto che ci commuove", ha
aggiunto. "Non è un grande giorno solo per gli ebrei e i
sopravvissuti, ma per tutti gli italiani. Oggi la nostra riconoscenza va a chi
si è battuto per questa legge. Ora tocca alla Camera dei Deputati approvare in
via definitiva il testo. Conosciamo la sensibilità della Presidente, Laura
Boldrini, e ci auguriamo che in poche settimane l'Italia si possa
definitivamente dotare della norma che punisce gli assassini della
Memoria".
Una volta di più Grillo si è dimostrato pessimo comunicatore. La sacrosanta condanna dell'orrenda fine di Gheddafi è stata posta in un modo che ha sicuramente ingannato molti altri lettori. Ma c'è di più. Dire che i massacri plurimi dell'ISIS sono meno gravi di quello, pur mostruoso umanamente e politicamente, di un solo uomo, fornisce ai Battista, Riotta ed altri metameri della tenia imperiale un succoso bolo da succhiare.
RispondiEliminaE poi un politico che dimostra il non comune coraggio di rifiutare la guerra imperiale, potrebbe fare anche il piccolo sforzo di spiegare che i crimini dell'ISIS e degli invasati che hanno trucidato Gheddafi non sono antitetici ma congruenti.
Secondo me erano cinque milioni, non sei.
RispondiEliminaCosa faccio, vado a costituirmi o venite a prendermi voi? Oppure mi bombardate la casa e, già che ci siete, tutto il quartiere? Tanto, se i miei vicini mi hanno tollerato finora, vuol dire che sono negazionisti anche loro.
Mauro Murta@
RispondiEliminaC'è chi dice 60mila e perlopiù morti per tifo e denutrizione. Ma lo hanno già fatto decapitare da un ascaro dell'ISIS.
Il problema della legge che chiuderà in un dogma l'utile narrativa non é per gli storici: essi hanno nel rigore della ricerca il loro salvacondotto; ma per l'accesso ai media del messaggio critico. Quale redazione o editore vorrà arrischiarsi ad ospitare tesi invise ad uno stato autoritario? Penso non solo a quello della memoria, ma anche al giorno più impacciato e revisionista del ricordo (foibe).
RispondiEliminaDiego
Tutti quelli che non vogliono stare alla dittatura sanguinariamente speculativa anglosionusa vengono chiamati dittatori sanguinari. Il bove che dice cornuto all'asino. I dittatori sanguinari terroristi sono loro, ben lo sappiamo Noi con la enne maiuscola, Maestro F. ed Allievi di F.
RispondiEliminaTutto cominciò quando i "raanielli" nostrani, da affondazione scostumista a radio sedicenti rosse demonizzarono Stalin e permisero che venissero tolti i Bigliettai dai Tram.
morgana
In Germania sono 200.000 i procedimenti penali legati al negazionismo. Ricordo che una decina di anni fa Feltri scrisse su Il Giornale che Stalin uccise 50.000.000 di ebrei. Conservai quella pagina di altissimo giornalismo. Peccato che andò persa in un trasloco. Io non so chi ha ragione ( è ammesso l'agnosticismo?). Ma perché un popolo così numericamente esiguo è sempre al centro di 'sti casini?! Più che eletto mi sembra sfigato. E gli egiziani e i pogrom e i nazisti. Pensa che ho scoperto di avere degli avi ebrei. Un mio lontanissimo avo venne arrostito perché non si voleva convertire. Ma fu tanto tempo fa. In un bar ho sentito argomentare un negazionista i motivi della sua posizione. Pur non conoscendolo gli ho chiesto se non avesse paura di finire al gabbio. Mi disse di no. Per ora non rischio nulla. Credo che i prossimi anni ne vedremo delle brutte!
RispondiEliminaE' il cinquantesimo anniversario dell'uccisione di Malcom X, relegato solo in un trafiletto. Quello che a noi ci spiegavano trenta e passa anni a scuola fa che rappresentava "la violenza" in antitesi alla "non violenza" di M.L.King e di Ghandi.
RispondiEliminaChiedo scusa, nel leggere il suo commento e nel tentativo di un comune cittadino di costruirmi un'opinione indipendente sulla realtà che ci circonda, ho cercato il documento dell'ONU del 2011 che dovrebbe dare attendibilità alla sua descrizione dello stato della Libia sotto Gheddafi.
RispondiEliminaSia ben chiaro, non voglio essere polemico ma solo capire.
Non ho trovato un simile documento.
Anzi, per dire la verità ho trovato una risoluzione del consiglio di sicurezza dell'ONU, la 1970 del 26 febbraio 2011, riguardo alla Libia,che condanna le serie violazioni dei diritti umani riscontrate nello stato ed impartisce delle linee guida di condotta agli stati coinvolti con i loro interessi nell'area.
Potrebbe essere più preciso sul documento di cui parla?
Vorrei poter verificare..
Grazie.
Un cittadino qualunque..
Cittadino qualunque@
RispondiEliminaCome si stava in Libia secondo l'Indice dello Sviluppo ...
www.peopledontknow.com › Affari Internazionali
22 ago 2011 - Come si stava in Libia secondo l'Indice dello Sviluppo Umano dell'ONU ... è iniziata a marzo 2011 e che il rapporto ONU è di novembre 2010, ...
Libia - Indice di sviluppo umano-ISU: valore - De Agostini ...
www.deagostinigeografia.it/.../confronti.jsp?...Indice%20di%20sviluppo%2...
Libia - Indice di sviluppo umano-ISU: valore - De Agostini Geografia - Statistiche ... Analfabeti; Aspettativa di vita scolastica; Durata media della scolarizzazione .... 2006 · 2007 · 2008 · 2009 · 2010 · 2011 · 2012 · 2013 · 2014 · 2015 · 2016.
Non è che ci volesse molto.....