“Una volta a nessuno era
permesso di pensare liberamente. Ora è permesso, ma nessuno ne è più capace.
Ora le gente vuole pensare solo ciò che si pensa debba pensare. E questo lo
considerano libertà”. (Oswald Spengler, “Il
Tramonto dell’Occidente”)
Qui sul blog, colonna di sinistra, trovate il video di Vittorio
Fera che, in tre minuti, con la ferocia decerebrata del subumano che strangola
un bambino col braccio rotto e viene neutralizzato dalle donne palestinesi,
rappresenta tutto il tasso di criminalità e perversione dello Stato canaglia
israeliano. Fera è stato arrestato, imbavagliato,
legato e pestato ripetutamente dagli aguzzini del regime più-che-nazista, a
dimostrazione della libertà di stampa che vige nell’ “Unico Stato Democratico del
Medioriente”. Definizione di quell’apologeta del cancro razzista innestato
in Medioriente (“Moriente”, scrive qualcuno), Furio Colombo (“Il Fatto
Quotidiano”), che non perde occasione per compiacere la Gestapo israeliana
Mossad. A coloro che documentano verità afferenti ai moloch del sionismo e
dell’imperialismo, questa è la sorte da riservare. Negli stessi giorni e senza
profferire un alito sul sequestro del cittadino italiano impegnato, secondo
impeccabile deontologia professionale, a dare visibilità alle nefandezze del
nazistato, l’infanticida-capo Netaniahu, dopo aver ricevuto a Tel Aviv la più
abietta delle sottomissioni dal sodale Renzi, veniva ricoperto di saliva a
Firenze dal correligionario Marco Carrai, proconsole per i traffici toscani del
clown di Rignano. L’italo-israeliana Fiamma Nirenstein, pasionaria
del sionismo come vissuto a Gaza e perciò novella ambasciatrice di Netaniahu
nel suo stesso paese, tratteneva a stento l’orgasmo.
Il giornalismo nel tempo
di Renzi e suoi corifei: Avaaz e i suoi bancarellisti
Spazi e onori sconfinati, invece, all’altro giornalismo, quello embedded assoldato dalla Cia e dai
potentati criminali di Stato e privati, che nell’era Obama-Renzi imperversa
come mai prima. Nei cosiddetti main
stream media, come nei giornaletti-lobby di provincia. Come in Etruria News di Civitavecchia, dove uno
scrivano gradito ai violentatori dell’ambiente ha lanciato un fetido attacco a uno dei più prestigiosi e coraggiosi combattenti
per l’ambiente, Gianfranco Amendola, ora Procuratore Capo al tribunale di
quella città. Avendo smascherato e perseguito il coacervo di malfattori ambientali
e tangentari dell’Alto Lazio, da Bracciano alla stessa Civitavecchia, riuscendo,
tra le altre imprese giudiziarie, a bloccare il tentativo di fare della
discarica di Cupinoro (esaurita), a monte del lago di Bracciano, la nuova
Malagrotta romana, Amendola ha pestato parecchi piedi. E la reazione dei piedi
non è tardata. Il gruppo “Salviamo Bracciano”, facendo torto e vergogna al suo
oggetto sociale, ha ripreso e rilanciato, insieme al giornaletto locale
“L’Agone”, un appello al Presidente della Repubblica, poi da questi inoltrato
al CSM, in cui anonimi diffamatori lanciano nebulose accuse e mafiose illazioni
contro il Procuratore.
A dimostrare oltre ogni
dubbio la strumentalità dell’attacco basta e avanza la sua presa in carico
nientemeno che di Avaaz, l’associazione Usa di raccolta firme con pretesti
ambientalistici e obiettivi di sostegno alle guerre imperialiste, che sollecita
adesioni su proposte all’apparenza condivisibili (Amazzonia deforestata, orso
bianco in pericolo…) per schedarne i firmatari. George Soros, massimo delinquente
delle speculazioni finanziarie e delle destabilizzazioni di valute e paesi, la
sostiene. I suoi dirigenti sono tutti annidati in Wall Street e nei circoli
governativi di Washington, grandi protagonisti, come è noto a tutti, della
lotta per ambiente, diritti umani e di tutti i viventi, contro la guerra. La
versione rozza di Amnesty e HRW. Un
braccio operativo della National
Endowment for Democracy, specialisti di regime
change.
Colpendo un magistrato e ambientalista integerrimo, dalla storia
personale contrassegnata da un indefesso impegno per la legalità e la salvaguardia
di ambiente e salute, di cui tutto il mondo ambientalista è testimone da decenni, ci si inserisce nella
campagna di devastazione del nostro
territorio e di protezione dei malfattori lanciata dal regime Renzi. Le sue
leggi, come lo “Sblocca Italia”, sono la più demenziale e delinquenziale
aggressione mai concepita al paese e ai suoi cittadini: piattaforme petrolifere
in tutti i mari, trivelle in tutte le regioni, superfetazione di inceneritori, TAV,
esautorazione di tutti i poteri decisionali e di controllo intermedi, regioni,
provincie, comuni, sopraintendenze ai beni culturali, ambientali, archeologici,
abolizione del Corpo Forestale dello Stato.
Provvedimenti che preparano il terreno all’adozione da parte del governo dei
trattati TTIP e TISA, negoziati tra Ue e Usa e finalizzati alla cancellazione
della sovranità nazionale, alla privatizzazione di ogni bene e servizio, al
cappio mortale delle multinazionali su economia, welfare, lavoro, ambiente.
salute, istruzione, produzione.
Quella contro Gianfranco Amendola è una manovra perfida, senza
basi materiali, giuridiche, morali, che richiederebbe un’immediata e forte mobilitazione di tutti coloro, cittadini,
associazioni, forze politiche, a partire dai 5Stelle, che hanno a cuore la
difesa del più prezioso patrimonio nazionale e, implicitamente, di uno dei suoi
migliori portabandiera.
I propagandisti Usa di Avaaz
ci portano a Giulia Innocenzi,
giornalista e conduttrice televisiva all’ombra dello pseudosinistro Michele
Santoro. Innocenzi, moglie del telefonista TIM, regista di terza fila e comico
frustra-risate, Pif, è la responsabile italiana di Avaaz. Si è fatta valere
come tribuna del senso comune uccidentale nella trasmissione “Anno Uno”, dove
resta memorabile la sua virulenta aggressione a un ospite che si era permesso
di avanzare qualche dubbio sull’integrità politica, estetica e morale delle sue
eroine, le zoccole Cia Femen, ucraine
e Pussy Riot, russe.
In perfetta coerenza Avvaz, una delle espressioni più maleodoranti
della miasmatica “società civile”, la bionda musa dell’egocrate salernitano, si
è impegnata in una profonda analisi di Stato, società, storia, cultura e
politica dell’Iran. Ne è venuta fuori quella demonizzazione dello “Stato
Canaglia” che tanto serve gli empiti terroristici e bellici di USraele. Al
cuore dell’anatema: il “maschilismo
imperante e una grave misogenia”, cose di cui, dice, non è necessariamente
colpevole la religione (dribbla il rischio che si pensi a quella cattolica),
bensì “il regime iraniano, che di fatto
ha sancito la separazione tra uomini e donne”. E come si esprimono le “perversioni” (sic) indotte dal regime
nei maschi? Con “una palpata al fondoschiena per strada”. Essendo poca cosa rispetto alle smanacciate che
frequentano culi negli autobus italiani, l’Innocenzi ha chiamato in soccorso
un’amica che si dichiara vittima di
continui soprusi quotidiani. Un martirio che non è mai occorso a donne con
cui ho lavorato in Iran sul mio film “Target Iran”, ne mi è stato denunciato
dalle tantissime donne che lì ho incontrato. Senza contare le centinaia di
coppiette che, serene e libere, mano in mano, incrociavo nei parchi, per
strada, nei centri culturali. Senza badare a un Iran, maschilista fino alla perversione, che ha il 64% dei laureati
femmine e in cui le donne occupano in massa le più alte cariche e
professionalità scientifiche e culturali del paese. Ma che volete, si
chiama marketing.
Curioso, ma utile ad avallare balle, vanno sempre in coppia le
fanciulle martiri in Medioriente. Ricordate la bufala delle Due Simone
sequestrate, comparse a sorpresa, intabarrate e imbavagliate, all’orizzonte
iracheno, con sul posto in pieno deserto un battaglione di telecamere pronte a
diffonderne la “liberazione “ ai 4 angoli del pianeta? O le altre due ragazze,
Greta e Vanessa, con manuali d’assalto per i “ribelli” Al Qaida in borsa e
propositi umanitari sulle labbra, sequestrate, guarda la sfiga, proprio da
coloro che erano corse a curare. E poi, riscattate con qualche milioncino dei
contribuenti e quindi onorate di lauri e commosse lodi in patria. Figuratevi
cosa mi accadrebbe se, tornato dalla Siria, mi si scoprisse crocerossino tra i
combattenti del “dittatore” Assad, con manuali militari nella borsa.
Vita nel menzognificio
all’epoca dei pacchetti di sicurezza
Passiamo dal particolare al generale. Siamo entrati in un mondo
dove la bugia è protetta da leggi e sbirri e chi le oppone la realtà effettiva
corre rischi di giorno in giorno più seri. Nel menzognificio universale devi
abitare tranquillo e costruttivo. Ogni arredo acciaccato, ogni piastrella
infranta, ogni fondale lacerato, ti espongono, non solo alla cacciata dal
palazzo, ma a vituperio, persecuzioni, neutralizzazione, gabbio.
A questi intemperanti si sta provvedendo in misura risolutrice. I
pacchetti sicurezza che ogni montatura terroristica ha fin qui partorito nei
maggiori paesi europei, le polizie nuove e superiori a quelle nazionali che
l’UE modella dalla creta degli appassionati di videogiochi di macelli, da
Eurogendfor alla nuova polizia per le frontiere (finita fuori fuoco, questa,
per l’obiettivo bagnato di lacrime sui migranti), sono solo un anticipo.
L’esempio viene, come suole, dagli Stati Uniti. Dal giorno di questo agosto in
cui il Pentagono ha pubblicato il suo nuovo ordinamento sulla libertà
d’informazione , “Manuale della legge di guerra”. Come se ce ne fosse stato
bisogno quando soli cinque grandi aggregati di stampa-radio-tv-internet
detengono l’oligopolio di un’informazione sostanzialmente monopolista. Ma
bisogno ce n’era, al meglio non c’è limite.
Il nuovo manuale sanziona i giornalisti non embedded con la definizione di “belligeranti privi di privilegi”(leggi:
diritti) e ne determina la detenzione indefinita, senza processo, tipo Irlanda
del Nord e campi libici di Graziani, qualora
si ritenga che simpatizzino o collaborino con il nemico (il “nemico primo”
essendo i propri mercenari Isis e Al Qaida).
Da noi il regime Renzi, benevolmente definito post-democratico per
non dire che costruisce lo Stato di Polizia, prepara il terreno promettendo ai
giornalisti sanzioni per chi diffonde intercettazioni e filmati di rilievo
penale, ma anche solo di rilievo morale e sociale. E assicurando fermi
preventivi a chi potrebbe disturbare il manovratore. Mussolini è riabilitato. Definire, come fa lo Sblocca Italia, “strategiche”
le Grandi Opere della consociazione mafia-Stato-imprese, vuol dire trasformarle
tutte in zone militari e garantire a chi le disturba, magari solo per iscritto,
risposte militari. Nell’enclave-laboratorio della Valsusa già succede. Tutti
terroristi. Potenziali tali anche gli operai che il decreto Renzi tratta come
il Valletta Fiat d’antan e addirittura peggio di quanto avesse fatto il
ministro del lavoro del Reich: tutti spiati se fanno un mugugno, masticano
troppo lentamente e ci mettono troppo a pisciare. Ed, essendo tutto il
mondo Nato paese, a sua volta il
fiduciario Usa, satrapo dell’Azerbaijan (il cui gasdotto amerikano TAP andrebbe
a squarciare la Puglia), sbatte in galera
per sette anni, una reporter, Khadija Ismaylova, che aveva espresso
dubbi sulla democraticità e sull’integrità del tiranno ladrone..
E la elevazione a legge della pratica in uso fin da Baghdad 2003,
quando Bush intimò ai noi inviati presenti a Baghdad di passare dalla parte
dell’esercito invasore, pena rappresaglie. Che arrivarono, sia bombardando gli
hotel “Mansur” e “Palestine”, dove eravamo alloggiati, sia cannoneggiando,
all’entrata nella capitale, Il “Palestine”. Due giornalisti uccisi.
Alcune associazioni Usa per i diritti civili protestano. Ma il
manuale resta. Chi non procede con l’elmetto sotto gli ordini del comandante Usa, ma guarda la guerra
dall’altra parte, è, per definizione, un ”unprivileged
belligerent” e se l’è giocata. Fosse retroattivo, questo provvedimento
sistemerebbe me e tutti coloro che stavano a Belgrado sotto le bombe, con i
palestinesi nelle case polverizzate, con gli iracheni, a Damasco, a Tripoli, in
Honduras con i manifestanti contro il golpe fascista Usa, nel Donbass, a
scrivere o filmare qualche cratere con dentro pezzi umani, in Somalia ad
ascoltare qualche donna stuprata dagli occupanti della “Forza di pace”
dell’Unione Africana.. Siamo avvisati. Scoperti dalla parte sbagliata, intenti
a fare quello che Seymour Hersh, Premio Pulitzer, faceva quando documentava la
strage di Mi Lay in Vietnam, ascoltando radio Damasco o Tehran e riferendone,
siamo fottuti. Domani chi critica l’amico Renzi diventa belligerante privo di
privilegi, a fianco del nemico. E ma gliene incorrerà.
E chi mette la classica ciliegina sulla montagna di manette se non
Israele, il cui parlamento, oltre a far bastonare e arrestare videomakers,
approva il diritto di sparare sui ragazzini manifestanti (sennò lo Stato
ebraico rischia di venire frantumato dalle pietre) e definisce atto
terroristico, quindi fucilabile, chi sventola bandiere del popolo titolare del
territorio. Che noi sventoleremo sempre, anche quando cripto-Netaniahu nostrano
ne proclamerà il carattere delittuoso.
Dalla libertà di stampa a quella di dire le altre cose come
stanno. Con 275 voti a 150 la Camera degli Usa, assediata dalle lobby di chimici e agroalimentari, ha passato
una legge che proibisce alle autorità
degli Stati dell’Unione di regolare ed etichettare cibi geneticamente
modificati (OGM). La gente non deve sapere gli intrugli chimici e genetici che
le multinazionali gli cacciano in bocca. Con
il TTIP, l’accordo di “libero” scambio con gli Usa, non ci sarà più legge,
norma, governo, che potranno impedire la diffusione, anonima, degli Ogm. E’ la
democrazia, baby.
Giro del mondo in 80
bugie, o giù di lì
Tutto questo mette a grande agio, in vista di prebende e onori e al
riparo da smentite e sputtanamenti, tutti gli “embedded” del giornalismo di
servizio che all’Occidente, divenuto Uccidente, fanno da trombettieri. In
Turchia, il Fratello musulmamno Erdogan sbatte in galera due giornalisti britannici
che non turiboleggiavano il sultano. Ma il Fratello Musulmano che se ne occupa
nel “manifesto” non ha che occhi e orecchie per quel golpista egiziano di Al
Sisi che arresta i giornalisti di Al Jazeera, voce del Califfo del Qatar, Al
Thani, (ufficiale pagatore di quell’altro califfo, Al Baghdadi che con i suoi
terroristi impazza per il Sinai e al Cairo). Al Jazeera è quel verminaio pseudo-giornalistico che, dalla Libia delenda est a Siria e Iraq, diffonde il
verbo Nato-Golfo e relative menzogne, a partire dalla storia del “golpe” di
Al Sisi, che invece era una rivolta anti-Fratelli Musulmani, di milioni di
egiziani, a finire con quella, nel 2013, del tentato golpe islamista a Rabaa el
Adawiya, dove un centinaio di persone morirono sparate sia dai Fratelli, sia
dalla polizia. Una fogna dalla quale si sono salvati il caporedattore e la
redazione di Beirut, quando si sono dimessi per non avallare il terrorismo
giornalistico e armato qatariota contro Libia e Siria.
Al Sisi, il cattivone
L’ira contro l’Egitto del buon Acconcia è la stessa dei Fratelli
Musulmani, del proprietario del Qatar, dei mercenari Isis e di coloro che in
Occidente se ne servono. Prima, a dispetto del caos creato nel paese dagli
attentati delle bande jihadiste, Al Sisi rifà il Canale di Suez, potenziandolo
a favore delle entrate del paese, poi l’ENI scopre davanti all’Egitto il più grande
giacimento di gas del Mediterraneo, restituendo al Cairo un ruolo di grande
influenza economica e politica. A scapito di Israele che aveva già rubato il
giacimento di Gaza, ma si vede ora più che dimezzato nel vaticinato ruolo di
fornitore di gas a Europa e Asia. A noi ne verrebbe l’ulteriore vantaggio di
non dover subire più lo squarcio al Salento con il TAP, il gasdotto che porterebbe
gas amerikano dall’Azerbaijan, tagliando fuori la Russia. E magari riceverebbe
nuova forza l’istanza popolare e dei 5Stelle di stoppare l’epidemia renziana
delle trivellazioni in terra e in mare.
Poi ci sono l’appoggio
militare egiziano al governo di Tobruk,
l’unico che possa evitare l’attacco Nato alla Libia rimuovendo in chiave araba
il bubbone jihadista (attacco che invece è auspicato dagli amici del governo
golpista dei FM a Tripoli), prevalendo sugli arnesi tripolini del Qatar e
dell’Occidente, come sui loro apprendisti stregoni dell’Isis. Infine, c’è il vistoso
avvicinamento dell’Egitto alla Russia, con frequentazioni intense Mosca-Cairo e
accordi economici e militari. C’è un altro pezzo dell’energia mondiale che
rischia di sfuggire al controllo USraeliano.
Gli embedded di ogni sponda non possono che muoversi come Acconcia.
L’alternativa comporta l’applicazione del Manuale del Pentagono. Sia ben
inteso, qui di governi immacolati, rispondenti ai nostri sogni, non ce n’è. Se
ne andata perfino Cuba. Ma starsene alla finestra perché non ce ne sono e
sdegnare di favorire, con le riserve politico-ideologiche che si vogliono,
tutto ciò che ostacola il Leviatano atlantico-sionista, è collaborazionismo.
Curioso come i due quotidiani che si considerano gli unici critici
nell’oceanica cialtronaggine della grande stampa, orrendamente ignorante, in
malafede, servile, cioè “il manifesto” e “Il Fatto Quotidiano”, si muovano su
convergenze parallele per quanto concerne questi settori internazionali.
Entrambi furoreggiano contro Al Sisi, ma anche contro i jihadisti; contro
Assad, ma anche contro l’Isis (sempre meno contro Al Qaida, visto che il
generale Petraeus e Assopace li considerano un possibile ricambio democratico
ad Assad); contro Putin, ma anche contro i nazisti di Kiev. Dove quel che conta
è il primo termine dell’accoppiata.
Convergenze parallele
Entrambi si entusiasmano
per la nuova “rivoluzione colorata”, chiamata “Tu Puzzi”. istigata da USraele e
Arabia Saudita in Libano per farla finita con Hezbollah (la prima era stata
celebrata da Guido Caldiron sul felicemente defunto “Liberazione”: Ora, da
capofila della lobby, questa penna israelita imperversa sul “manifesto”). Il
correligionario Stefano Feltri sul “Fatto” condivide l’ideologia, prima
esaltando Draghi come “l’unico uomo
politico” d’Europa, poi arrivando a decretare la fine della politica e
l’avvento, per la felicità di tutti, del “regime
della tecnologia”. La Cupola, i fratelloni di Bilderberg, dovrebbero
apprezzare un tale fervorino alla dittatura mondiale. Non si vede la differenza
di questi “critici”, “antagonisti”, dalle lenzuolate del campione di saltafosso Adriano Sofri. Imbrattono il già non candido
“La Repubblica” per raccontarci che I peshmerga curdi d’Iraq, ascari di un
governo infeudato a Israele (che ne riceve il petrolio e ricambia con servizi
segreti e accaparratori di terre) e quelli che, col consenso di Erdogan, hanno
fatto una brevissima e non gradita sfilata a Kobane, sono gli unici veri eroi
della lotta all’Isis. Tutti fanno brodo, specie le spie. Nulla da stupirsene
col personaggetto Sofri. Ma stupisce un Marco Travaglio, tanto battagliero
contro il malcostume interno e tanto corrivo nei confronti di quello estero e
dei suoi sicofanti. Forse un bravo giornalista non è necessariamente, come si
vede dal decadimento della testata, sempre più confusa e gossipara e sempre più
embedded in politica estera (tanto da vergognarsene al punto da averla esiliata
in fondo al giornale), è un buon direttore di giornale.
Tsipras curdi
A proposito di curdi, cosa vi avevo detto infilando il curdo turco
Demirtas, capo del partito “filo-curdo” DHP che tenta di fare le scarpe, anche
a botte, al PKK in guerra con Ankara, nella grande manovra imperialista e
reazionaria dei falsi sinistri? Che Demirtas
è il commilitone di Tsipras, dell’Obama buono, di Raul Castro, del Renzi di
centrosinistra, forse dell’iraniano Ruhani, sicuramente del nordirlandese Gerry
Adams, che ha barattato la sua impunità di capo dell’Ira con la demolizione
dell’Ira, l’abbandono del diritto storico all’unità irlandese per la quale
generazioni di patrioti si sono battuti, e qualche posto ministeriale nel
governo neocoloniale di Belfast, in coalizione con i fascisti unionisti. La
vera schiuma della politica, lo strumento risolutore prima delle bombe o delle False Flag. Ma anche il vessillo
dell’unanimismo destra-sinistra nell’era della “società civile” e della “fine
delle ideologie”. Nello stesso momento in cui Erdogan innaffia di ordini, soldi
e armi le bande dell’Isis e di Al Nusra, reprime nel sangue una rivolta popolare
divenuta endemica, spazza via gli ultimi detriti delle istituzioni
democratiche, compie in combutta con la Nato genocidi in Kurdistan e Siria e ne
commissiona altri in Libia, Egitto, Iraq, Nigeria, prolunga l’agonia del pur
malleabile Ocalan, il compagno curdo Demirtas entra nel governo, in questo governo, quello del sultano
genocida.
Falsi positivi
In Colombia i “falsi positivi” sono un contadino inerme ammazzato
da paramilitari o soldati, ma rivestito di uniforme a fucile in modo da
sembrare un “terrorista” delle FARC. Da noi falsi positivi sono sguatteri di
regime fatti passare per giornalisti.
E’ l’informazione che ci rifila sempre nuovi falsi idoli da
venerare e supportare. Grande è il clamore sul candidato democratico Bernie Sanders negli Usa, vindice dei
lavoratori, migranti e diritti civili. Totale
è il silenzio sulla sua pronuncia a favore del programma dei droni in
Afghanistan, Yemen, Somalia, ovunque, che con Obama hanno raggiunto l’apice
degli assassinii, senza imputazione e processo, di civili, matrimoni, funerali.
E anche sul suo silenzio-assenso per il Patriot Act che, grazie all’11/9, ha
trasformato gli Usa, con una polizia-esercito feroce e impunita e con campi di
internamento per “sospetti” in tutti i 52 Stati, in modello per tutto l’Uccidente.
Non c’è da stupirsi di fronte a un giornalismo, “manifesto” in testa, che a suo
tempo salutò la candidatura di Hillary Clinton come l’epifania dell’”Angelo
bianco”.
Travaglio, che non risparmia al giornalismo da saliva le sue
eccellenti catilinarie (ma le risparmia alla propria redazione esteri, tra le
più appiattite sulla disinformazione atlantica), nel ridicolizzare del Corriere
della Sera gli immeritati prestigio e aulicità, smerda anche uno dei suoi più
autorevoli editorialisti, Sabino Cassese
(a volte ospitato pure dal “manifesto”). Da legalitario qual’è accusa l’ex-giudice
costituzionale ed ex-candidato al Quirinale per grazie di Napolitano, di vari
misfatti. L’accanimento contro la Costituzione, l’attacco alla magistratura,
fatta responsabile del dilagare della criminalità e della crisi di una
giustizia che arresta troppi colletti bianchi e rende biblici i tempi dei
processi. Cassese esalta il modello americano, nel quale i giudici sono
sottoposti al governo e ne ricevono le linee guida. Sostiene una giustizia
“sostenibile”, che cioè tenga conto dei superiori interessi (politici,
aziendali). Quale quelli di cui la Consulta, secondo il ministro Poletti, nel
sancire la restituzione del maltolto ai pensionati, non ha tenuto conto. E’ il
nuovo ordinamento post-1789 e post-1948: la legge è diseguale per tutti. Con alti magistrati come questo c’è da
stupirsi se, da Berlusconi in poi, ogni governo non ha mirato ad altro che a
rendere la giustizia compatibile proprio con quella che l’alto magistrato chiama
la “dilagante criminalità”.
Ma a me la caricatura di Cassese magistrato tratteggiata da
Travaglio ricorda le affini imprese del suo degno fratello, Antonio.
Non era lui il presidente del Tribunale dell’Aja per la Jugoslavia che agli Usa
e all’UE servì per criminalizzare e incarcerare le vittime serbe, esonerare i
carnefici e, incidentalmente, ammazzare Slobodan Milosevic? Non fu lui a
presiedere un tribunale sul Libano che s’inventò le più strabilianti accuse e
prove per scaricare sulle spalle della Siria e di Assad il classico attentato
terroristico di Israele? Quello che fece saltare per aria il primo ministro
Rafik Hariri. Era il 2005. Ne seguì la solita turbolenza libanese tra settori
opposti che avrebbe dovuto minare la crescente forza di Hezbollah e preparare
il terreno alla facile vittoria degli invasori nazisionisti nel 2006. Le cose
andarono diversamente e l’esercito israeliano, da anni collaudato su ragazzini
lanciapietre, crollò di schianto al confronto con combattenti veri. Il mondo perbene
ne renda eterno merito a Hezbollah, oggi di nuovo impegnato contro le bande di
ventura lanciate sulla Siria da USraele e, insieme a esercito e popolo siriani,
responsabile del fatto che, dopo 4 anni e mezzo del più sanguinoso assalto dai
tempi delle crociate, la Siria resta in piedi.
Un rantolo da Parigi
Se Cassese ci fa ribrezzo, che dire della madre di tutte le
scelleratezze radical chic, Rossana
Rossanda. A questa dama di Rue de Rivolì la maturità non ha inciso solo le
onorevoli rughe del tempo. Ne ha squarciato il falso volto di guru della
sinistra. Dopo aver sfasciato quanto di buono sopravviveva nel “manifesto”, la
sedicente “ragazza del ‘900“ lo ha lasciato in mano a chi, da D’Alema a
Bertinotti a Hillary Clinton a Obama a SEL a Tsipras, ha trascinato le sparute
schiere di lettori incorreggibili nel mondo di Alice nel paese delle
meraviglie. Ne ha pervertito del tutto
la rotta infilandolo nella crociata dell’Uccidente contro la Libia lanciando
l’appello a novelle “brigate internazionali di Spagna” perché si avventassero
su quel paese, implicitamente affilando le mannaie che hanno fatto a pezzi
Gheddafi. Era lei, memorizzate, che, insieme a tutta una serie di gaglioffi
cambiacasacca, allevò anche un supereroe della categoria, Gianni Riotta, già
“manifesto”, poi Stampa, Corsera, New York Times, Washington Post, Tg1, Sole 24
ore, fino al coronamento con un quasi clandestino talk-show sul Tre per
analfabeti della conoscenza, del linguaggio e della critica. Un grande cursus
honorum nella migliore informazione dell’Impero. L’Orlando Furioso scritto da
Ariosto, per compiacere il mecenate, cardinale Ippolito e tutti i D’Este, è una
filippica al confronto.
Oggi, irriducibile a qualsiasi ravvedimento, che poi sarebbe in
contrasto con la sua missione, ha emesso una nuova fatwa contro chi non riconosce in Tsipras il nuovo Giovanni
Battista martire. Suo merito eroico: essere ricorso al voto di popolo contro
la sentenza capitale pronunciata dallaTroika. “Per scegliere il proprio destino” scrive. Indifferente al fatto che
Tsipras, mettendosi poi a 90° sotto i sodomiti di Bruxelles, Washington e
Francoforte, al popolo che aveva detto NO, ha sputato in faccia il suo SI.
L’oscenità si completa con un “bravo” a Mario Draghi che, in virtù di quello
sputo, ha fornito nuova liquidità… alle banche greche e ha ipotizzato una
ridefinizione del debito greco. Perchè i greci si estinguano in tre, anziché in
due anni.
Infatti questi bravi pragmatici europei, Draghi e l’FMI, rassicura
la brigatista internazionale di Libia, ci tengono a Tsipras, in quanto in lui
hanno trovato un “interlocutore greco
abbastanza solido”. Solido quanto basta per far peso sul corpo spiaccicato della
Grecia. Riferendosi con velenosità alla sinistra dissidente di Syriza,
pronuncia uno dei suoi aforismi epocali: “E’ sempre da sinistra che le sinistre
debbono attendersi il peggio”. L’hai detto, sorella. Solo che sappiamo
noi a chi riferirlo, l’aforisma.
Gaza
Resterebbe da dire dell’abiezione totale e generale che l’Europa e
relativa stampa di servizio hanno manifestato sull’attuale tsunami migratorio,
fino a nausearci con l’ipocrisia suprema in cui si sono affratellati
misericordiosi, razzisti e assassini, sull’immagine di un bimbetto siriano
spiaggiato su una riva del Mediterraneo. “L’Europa a una svolta!” hanno
proclamato. Quella svolta che non c’è quando a finire inceneriti o spappolati
sono, non uno, ma migliaia di bambini di Gaza, Siria, Iraq, Afghanistan e
ovunque imperversi l’Uccidente. Altro che svolta, non si è neppure voltata,
l’Europa. E non svolterà neppure stavolta.
Ne parleremo nel prossimo pezzo: “Misericordiosi,
xenofobi, oligarchi euratlantici: una faccia, una razza.”
Altro ottimo pezzo Fulvio, ma un solo dubbio. Credo che ti sia confuse fra Sabino Cassese, ultraliberista candidato del PD ed Antonio Cassese,ormai scomparso (credo il giorno stesso del massacre di Gheddafie del figlio) giudice del famigerato tribunale dell'Aia,che decise la fine dei suoi giorni a Milosevic, dopo tre anni di vani tentative di incastrarlo come "boia" di Saraievo E Srebenica...
RispondiEliminaUn altro grande articolo, Fulvio. Con la mia usuale pedanteria, suggerisco solo una piccola correzione: l'aggressione nazisionista al Libano fu nel 2006. Nel 2009 gli Eletti si dedicarono a Gaza.
RispondiEliminaAlex1 e Mauro Murta@
RispondiEliminaOttimi amici, avete perfettamente ragione. E' che alla mia età, mi scappa qualche manifestazione di demenza senile. Giusta la confusione tra i due Cassese, giusta la guerra al Libano nel 2006.
Chiedo venia e abbiate pietà.
Ottimo pezzo Fulvio, come al solito; devo confessarti che non finisco di leggere un tuo intervento che gia' attendo trepidante il prossimo.
RispondiEliminaDai Fulvio, non ti buttare giu', ti ho visto ad ottobre scorso in ottima forma, non mollare! uno dei pochi fari del giornalismo indipendente ed "ostinatamente contro" rimasti!
RispondiEliminaNon mi butto giù, caro Alex, mi prendo per il culo. E anche voi.....
RispondiEliminaRossoalosso@
RispondiEliminaNon so dove sia finito il tuo commento, regolarmente inserito. Ma ti debbo dire proprio no alla tua idea che i profughi siano pochi e i clandestini tutti gli altri. Non c'è differenza, sono tutti rifugiati da devastazioni provocate in Occidente. Profughi, asilanti, rifugiati di guerra,economici, da paesi sicuri o insicuri, sono tutti titolati a essere accolti. Salvo precisare che l'invasione dell'Europa di milioni di fuggiaschi è tutta causata da attività dell'Uccidente e dalla strategia anti-europea degli Usa. Ogni distinzione è strumentale e infame.
@Fulvio
RispondiEliminaNon sono io che faccio i distinguo è la legislazione difatti la Merkel è stata piuttosto chiara accettando solo siriani poiche hanno lo status di profughi ed ha l'obbligo all'accoglienza il resto sono clandestini. Ad ogni modo in linea di pricipio hai ragione purtroppo la realtà é diversa se queste persone sono eterodirette ,usate a loro insaputa come arma destabilizzante di Stati sovrani,Stati che hanno il diritto di difendersi.Inoltre c'é anche l'aspetto economico,brutto a dirlo ma è così,ostacolando il flusso migratorio si toglie denaro e potere ai novelli mercanti di schiavi,
P.S
il mio commento è la dove dovrebbe essere nel post precedente in risposta ad Alex che saluto
Angosciante questo articolo di tale Frattini del corriere. Darebbe la Siria quasi per spacciata ed un intervento militare alle porte. http://www.corriere.it/esteri/15_settembre_07/siria-cosa-sta-cambiando-fronte-regime-assad-8f4e35dc-554c-11e5-b550-2d0dfde7eae0.shtml
RispondiEliminaROSSOALLOSSO@
RispondiEliminaSe ti va, leggerai il mio pensiero sui rifugiati, alquanto diverso dal tuo, nel prossimo post.
Ci mancherebbe Fulvio,sono anni che ti seguo e non smetterò mai di ringraziarti per tutto quello che mi hai insegnato,magari sarà così anche stavolta
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