“Lotta contro il
terrorismo, lotta contro il cambiamento climatico” (Francois Hollande)
Detto
da coloro che terrorismo e cambiamento
climatico li fanno, è come Casanova che dice non desiderare la donna d'altri.
Dentro Matrix
Qualcuno di voi ha saputo, o ha visto, che sono stato brevemente
ospitato dalla trasmissione di Canale 5 “Matrix”, la sera del 25 novembre. Quando
anticipai la cosa, qualcuno mi aveva consigliato di non andarci, “ché tanto non
ti lasciano dire”; altri avevano previsto che sarei finito come una mosca nella
ragnatela. Non mi sembra sia andata così. Merito, forse, del fatto che il
conduttore Luca Telese, memore di una certa ammirazione che ha detto di provare
per me dai tempi del mio lavoro al TG3, a parte una perentoria interruzione
quando si è finiti sulle Torri Gemelle, tabù cosmico, è stato compatibilmente
corretto. Merito, soprattutto, dell’assoluta pochezza dei miei antagonisti, a
partire da un troglodita leghista, da un
ammutolito perché totalmente ignaro Giovanni Toti e a finire con una
poveretta del PD che rimediava all’abissale incompetenza e alla bovina ottusità dando del bue
all’asino. Ero io, figuratevi, che, denunciando le minchiate propagandistiche
sul terrorismo islamico e sulle Torri Gemelle, mi ero configurato un mondo da
Truman Show. Detto da famigli e sguatteri di Renzi, a loro volta tutti
teleguidati dal grande regista dietro il finto cielo, in una finzione che fa
perfino del mondo del geniale Jim Carrey una realtà più probabile, il paradosso
risulta sublime.
Di fronte a questi interlocutori, corredati poi da una ghirlanda
di musulmani tanto ”buoni” quanto passivi e ligi all’imperativo ossessivo di
dissociarsi dal “cattivo” Islam, i limiti erano essenzialmente quelli dei
tempi. Sui contenuti non c’era nessuno nell’altra metà del campo. Così, e non
succede molte volte, su un canale main
stream si è potuto sentire per qualche attimo la voce dell’altro. Ero sul
posto quando i depositari del pensiero unico hanno polverizzato la tv di Belgrado,
di Baghdad e di Tripoli. C’ero quando hanno eliminato dai satelliti quella di
Tehran e di Damasco. Evidentemente uno dei grandi valori della civiltà che
dobbiamo difendere è la dialettica, intesa come eliminazione di ogni opinione o
fatto che contraddica la nostra vulgata, o vangelo. Se passano si urla al
complottismo, o si precipita nello smarrimento. Lo s’è visto sui volti
marmizzati dei miei interlocutori quando hanno sentito delle scelleratezze del
loro Occidente nei paesi colonizzati e ora da ricolonizzare, o della matrice
vera del terrorismo, o dell’esistenza, da noi cancellata a favore di Isis, di
un mondo arabo, dall’Algeria all’Iraq, laico, progressista, socialmente equo, o
di un Iran dove le donne portano tacchi a spillo e vanno a spasso mano in mano
con gli uomini (che fossero il 64% dei laureati e occupassero le più
qualificate posizioni in scienza, medicina, cultura, tecnologia, arte,
interessava di meno).
Passiamo alla misura sconfinata di inciviltà offerta dal baccanale
carnalascesco a cui si sono lasciati andare media e politicanti sull’immeritato
palcoscenico offertogli da Parigi, tra mistificazioni grottesche, balle
sesquipedali, ipocrisie cosmiche, melensaggini, ritualità pompose, perfide
insinuazioni, strumentali sdottoroggiamenti, abissali ingenuità, banalità
piatte come un lago fossile. Fatta la tara a certe stronzate autoincenerantisi,
come i deliri di psicologi, filosofi e psicanalisti che frugano nel subconscio
degli attentatori e ne tirano fuori conigli che rispondono alla realtà come
Marianna Madia al suo ministero, o Scilipoti all’integrità morale, o Renzi alla
sincerità, rimangono due argomenti fusi nella solita, rivelatrice unanimità. E,
come sapete, sull’unanimità di destri e sinistri, saltimbanchi e professoroni,
fiorisce rigoglioso il pensiero unico. Quello della tecnodittatura prossima
ventura. Anzi, ormai in dirittura d’arrivo.
Il papa buono, arrivato dritto dalla
convivenza con la dittatura argentina, che licenzia sindaci un po’
troppo laici e onesti, che nomina manigoldi e squinzie al controllo dei propri
denari e che fa processare giornalisti per aver fatto il loro mestiere, ne è lo
sponsor neanche tanto spirituale. Se tutti si torna alla monarchia
asssoluta – il feudalesimo c’è già, stavolta finanziario, e i lavoratori si
stanno abituando a fare gli schiavi – si avrà poco da ridire sull’anomalia
totalitaria della Chiesa.
Li abbiamo fatti
arrabbiare noi. No, sono nati cattivi.
Due sono, dunque, le interpretazioni del terrorismo, apparentemente
contradditorie, che dominano il dibattito dei sapienti. Per la prima, quella
buonista, è l’Occidente con le sue guerre ad aver provocato risentimento,
collera, vendetta e dunque terrorismo. Per
la seconda, la hard, è dall’odio del
fanatismo fondamentalista per i valori dell’Occidente, il suo stile di vita, le
sue libertà, che sono scaturiti gli attentatori. Facile a dirsi, difficile da
dimostrare. Per secoli, gli europei, poi presi per mano dagli Usa, hanno
imperversato, uccidendo e saccheggiando, sui popoli del Sud del mondo sotto il
vessillo di una religione che, quanto a fondamentalismo, non ha nulla da
invidiare ai dementi dell’Isis.Tanto poco la loro azione corrispondeva ai
dettami del Vangelo, quanto poco le imprese dei jihadisti a quelli del Corano.
Dei libri sacri ce n’è solo uno che dall’a alla zeta incita allo sterminio
degli altri, il Talmud.
Ma s’è mai visto un terrorista iracheno fare macelli a Londra o
New York in rappresaglia per Churchill che sperimentò i gas su Baghdad, o per
Clinton e Bush che hanno ridotto la popolazione irachena del 20%? Gli algerini
si sono vendicati del campionario di torture sperimentato nella prigione
dell’orrore di Barberousse (dove hanno imparato Cia e Mossad), facendo
esplodere la Madeleine? Da Egitto,
Sudan, Kenya, India, è mai arrivato a Londra uno per abbattere il Big Ben?
Quelle genti martirizzate dal buana bianco, a volte per secoli, sono venute a
farsi poi da lui rinchiudere nelle banlieu e negli slums e a offrirgli
sottomissione, esclusione, lavoro sottopagato. E quanto a noialtri, “brava
gente”, quale dei sopravvissuti dei 600mila libici trucidati dal maresciallo
Graziani (un terzo della popolazione d’allora), o delle decine di migliaia di
disintegrati dai Tornado del “riluttante” Berlusconi, ha cercato di far crollare
il Colosseo?
Dunque, la versione del terrorismo di rappresaglia parrebbe una
cazzata. Rimane quella del fanaticone che ci odia perché infedeli e che è
talmente integralista e idealista da immolarsi per la causa, rinunciando alla
vita e a suoi piaceri e gioie. Lasciamo da parte i poveretti tirati dentro
sebbene non c’entrassero nulla, tipo i quattro giovani sposi o padri e onesti lavoratori
musulmani, con cui i servizi hanno mascherato l’attentato al metrò e al bus di
Londra. O come i fratelli ceceni della bomba alla maratona di Boston,
sovrapposti a due agenti provocatori rivelati da foto e filmati. O la donna
kamikaze del macello nell’albergo di Amman, totalmente inventata a copertura di
ordigni collocati nel controsoffitto e che incenerirono un incontro tra
esponenti palestinesi e funzionari cinesi (anche quella volta gli israeliani
presenti avevano ricevuto preavviso ed erano stati evacuati). No, qui parliamo
di quelli veri, quelli del Bataclan e di Saint Denis, quelli che le cose le
hanno fatte davvero. Fanatici integralisti, per l’appunto, che non ci pensano due
volte a farsi esplodere o fucilare per Allah. Quelli che hanno in disprezzo e
disgusto le “nostre abitudini di vita”, la nostra corruzione, i nostri vizi
immondi.
Debosciati ma martiri
E, toh, sono tutti malfattori, ladruncoli, spacciatori,
tentati omicidi, con fedine penali e carcerazioni lunghe lunghe. L’ideale per
essere ricattati a fare qualche nefandezza, con la promessa di uscirne sano e
salvo e al riparo da conseguenze. Quanto all’idealismo del martire e ai vizi occidentali, beh, del primo ci hanno
detto i giornali, ma dei secondi erano praticissimi tutti quanti. Se ne fosse
trovato uno, morto o vivo (perlopiù li fanno tacere per sempre), che non fosse
stato accanito bevitore, appassionato frequentatore di mignotte e bordelli,
giocatore d’azzardo, drogato e spacciatore, che mai avesse aperto il corano,
che mai (la famosa “kamikaze” fotografata nuda nel bagno e fucilata a Saint
Denis mentre chiedeva aiuto) avesse portato il velo! Esempi di virtù islamiche
proprio come i presunti attentatori delle Torri Gemelle, martiri autoimmolatisi
ma, un giorno prima, sbevazzoni di superalcolici, infoiati frequentatori di
locali notturni e sexy show. C’è qualche incongruenza, no? Ma chissenefrega,
conta rinfocolare lo scontro di civiltà, alimentare il business delle armi e
delle ricostruzioni e avere pretesti per un ulteriore giro di vite a
costituzioni, leggi e diritti.
Per chi dubitasse delle intenzioni di Hollande, dovrebbero
bastare gli ambientalisti costretti preventivamente agli arresti in casa e alla
firma per tutta la durata del vertice del clima (modello Mussolini) e i 300
(trecento) fermati per aver manifestato nonostante lo stato d’emergenza. Aveva
messo, Hollande, 10.000 poliziotti in più tra i piedi ai parigini, dopo
l’incredibile defaillance di Charlie Hebdo. Onnipresenti, non hanno saputo
prevedere e impedire uno solo degli eccidi del 13 novembre. In compenso hanno
massacrato di botte, gas e urticanti coloro che volevano avvicinarsi ai
responsabili del planeticidio. Ne, è
questo è davvero da incidere nella storia delle False Flag, s’è vista una sola immagine di quelle che avrebbero
dovuto registrare le decine di telecamere del Bataclan e le centinaia di
cellulari degli spettatori! Chi le ha confiscate? Perché? Di tutta la strage esiste solo una foto,
dall’alto, di corpi senza macchie di sangue addosso. Quisquiglie. Intano
abbiamo sistemato le plebi e, con un paio di attentati in Mali, abbiamo fatto
capire a tutti che è la Francia di cui ha bisogno quel paese e tutto il Sahel.
Perfino la Merkel l’ha capito e ha mandato 650 dei suoi raddrizza-indigeni
della Bundeswehr a rafforzare il
concetto. Che lì, con i Tuareg dell’Azawar, si tratta di guerra di liberazione
da un colonialismo mascherato da antiterrorismo (esattamente come quella degli
Shabaab in Somalia), è idea persa nel frastuono degli spari all’hotel Radisson
di Bamako.
come dicono gli anglosassoni. Il bello, tanto stupefacente
da essere invisibile ai nostri portatori di civiltà, è che uno Stato Islamico, oltre a quello di cui si fregia un’armata di
lanzichenecchi, lobotomizzati in basso ed eterodiretti in alto, esiste già. E’
uno dei nostri più cari alleati e partner d’affari. Altro che bombardarlo ed
eliminarlo dalla faccia dellaTerra. Si chiama Arabia Saudita ed è il modello preciso
a cui si ispira il califfo. Appartiene tutto a una famiglia, i Saud, cui lo
hanno regalato i britannici, ed è il sole di una costellazione che ne annovera altri:
Kuweit, Qatar, Bahrein, Emirati Arabi Uniti. Fa tutto quello che fanno quelli
del Daish: sotterra le donne in casa, ma va a puttane, amputa i miscredenti,
decapita dissidenti, frusta e crocifigge oppositori, taglia gole e teste ai
ladri, ma traffica in stupefacenti. Dal suo alto pulpito, dà del dittatore
sanguinario ad Assad e Gheddafi, campa in un lusso che svergogna i wolves di Wall Street, su un esercito di
schiavi importati, possiede ogni cosa nel regno, dal petrolio ai magistrati,
dal primo all’ultimo mattone, dalla prima all’ultima palma. Non possiede né
partiti, né parlamento, ma trova sacrilegi i partiti e parlamenti in Siria e
Iraq. Insomma un amico ideale, un modello per quello che si propongono e stanno
costruendo i governi del mondo globalizzato, con la Turchia di Erdogan che già
si è portata avanti col lavoro.
A Ryad o Mosul?
L’Isis non ne è che la propaggine avanzata che, a questo
scopo finanziata, armata e addestrata dai più esperti alleati Nato, deve
obliterare quanto di laico, democratico, pluralistico, autodeterminato, ancora
inquina le società della regione, fornendo al contempo alle potenze
globalizzanti il pretesto, sia per reimpadronirsi di quanto alle élites
colonialiste i popoli in lotta avevano sottratto, sia per ridurre alla ragione
totalitaria le proprie genti renitenti alla riedizione potenziata del
nazifascismo. L’ha confermata l’ispettore Clouseau col pennacchio, mettendo in
quarantena poliziesca gli ambientalisti. La prova verrà buona quando, contro il
rifiuto popolare, si dovrà imporre a ferro e fuoco il TTIP, trattato capestro dei
globalizzatori. E’ dunque facilmente comprensibile perché i colonialisti e
autocrati di ritorno facciano finta di combattere i terroristi in genere e
l’Isis in particolare e perché, anzi, del loro imperversare abbiano un bisogno
vitale. Il petrolio del Golfo resta per
l’Occidente il cordone ombelicale, l’industria militare dei principali paesi europei
e degli Usa vi trova un mercato
gigantesco, indispensabile al suo potere assoluto fondato sull’economia. I
fondi sovrani di quelle famigliole regnanti hanno investito somme tali nelle
nostre economie, per quanto riguarda l’Italia perfino nella cassaforte
nazionale CDP e nelle imprese che controlla, oltre a comprarsi mezze città, da
poterci ricattare giorno e notte con la minaccia del ritiro e della bancarotta.
Il sicario che dà di
matto e il mandante riluttante
Il che ci porta alla Turchia del terminator pazzo. Pazzo
fino a un certo punto, se è vero che ha abbattuto il Su-24 russo, palesemente
su territorio siriano, non solo per provocare una conflagrazione che coinvolga
tutti e ponga fine al protagonismo di Mosca per una sgradita sistemazione del
Medioriente (da cui la successione di provocazioni: Boeing russo sul Sinai,
storia del doping, eccidi di Beirut, supercasino di Parigi, abbattimento del
Sukhoi). Qui era in gioco anche il destino e il patrimonio di una cricca
famigliare cui non basta aver carcerato giornalisti, giudici, poliziotti
indocili e massacrato manifestanti. Una stirpe di gangster megalomani che trattano i propri cittadini come l’Isis
tratta i disperati che finiscono tra le sue grinfie. Non per nulla la Merkel e
l’UE gli hanno regalato 3 miliardi di euro per tenere a bada i profughi e,
soprattutto, consolidare il proprio patrimonio, e gli hanno riaperto le porte
dell’Europa. Uno così è un vero battistrada. A lui, sì, che è consentito
violare spazi aerei a volontà in Siria e Iraq, come è consentito a israeliani,
francesi, Usa, britannici. L’Onu sta lì apposta.
Mi arriva, mentre scrivo, la notizia che questo Darth Vader levantino
ha appena fatto assassinare a Dyarbakir Tahir Elci, capo degli avvocati che
difendono i curdi. Tranquilli, gli passeranno anche questa. Cos’è che ha
detto Obama, proprio ora, nell’intervista a “Time”? “Erdogan è lo statista con il
quale ho il rapporto più stretto e amichevole.”. Ha poi inserito tra i
preferiti anche Angela Merkel, Singh dell’India, Myung-bak della Corea del Sud
e, ovviamente, il fratellino scemo Cameron. La
crème de la crème.
Si tratta di ricostituire l’impero ottomano, farla finita
con le ubbie laiche e illuministe di Ataturk, congiungersi in teocrazia
totalitaria con i Fratelli Musulmani del Golfo, wahabiti o altro, e procedere
di buon accordo anche con le esigenze spartitorie di Israele. Lo strumento denaro, e l’Isis che lo assicura,
sono qui imprescindibili. Non per nulla Hakan Fidan, capo dei servizi segreti
turchi, MIT, l’ha detto chiaro e tondo all’agenzia di notizie governativa
“Anadolu” il 22 novembre: “L’Isis è una realtà e dobbiamo accettare
che non possiamo sradicare una struttura ben radicata e popolare come lo Stato
Islamico. Percià sollecito i miei colleghi occidentali a rivedere la loro
opinione sulle correnti politiche islamiche, abbandonare la propria cinica
mentalità e neutralizzare i piani di Putin tesi a schiacciare i rivoluzionari
islamisti in Siria”.
Bilal Erdogan
Follow the money 2
Scampato a processi e prigioni grazie alla rimozione e
all’arresto di coloro che lo aveno denunciato e incriminato per una serie
interminabili di scandali di corruzione (tra l’altro appropriazione di fondi
della previdenza sociale), Bilal
Erdogan, delfino dal sultano, è il terminale del traffico di petrolio siriano e
iracheno che riempie di milioni le casse del califfo (1 miliardo all’anno
secondo il sottosegretario Usa per l’intelligence finanziaria, David Cohen).Traffico
di cui Bilal cura l’intera filiera, dall’estrazione e dal trasporto sotto
controllo Isis, allo smercio ai vari acquirenti europei e non, a metà del
prezzo ufficiale di 45 dollari per il Brent. Nei governi occidentali non c’è
chi non sia perfettamente al corrente di tale traffico. Dopo aver studiato ed
essere stato ammaestrato negli Usa, dopo aver lavorato alla Banca Mondiale (FMI
e BM sono passaggi obbligati per i criminali della grande finanza e politica),
in Turchia ha creato il gruppo BMZ Denizclik che si occupa di trasporti
marittimi e ha firmato contratti con varie società europee e giapponesi per il
trasporto del greggio contrabbandato dall’Isis. Una mano ai soci dell’Isis la
dà anche l’altra figlia di Erdogan, Sumeyye, dirigendo un ospedale clandestino
sul confine con la Siria, attraverso il quale camion militari turchi le portano
giornalmente jihadisti feriti da rimettere in sesto e rispedire in battaglia.
Stessa cosa che è ormai noto fare Israele con le sue cliniche di jihadisti sul
Golan occupato.
Colonna
di cisterne Isis colpita dai russi
Vogliamo scoprire un altro motivo - accanto a quello
strategico di sabotare l’egemonia russa sulle prospettive di soluzione dei
conflitti in Medioriente - per l’inaudita provocazione dell’abbattimento del
jet russo su territorio siriano? Il trasporto del petrolio rubato dall’Isis era
stato gravemente compromesso dai bombardamenti russi su colonne di cisterne,
depositi e impianti delle raffinerie (che ora le veline occidentali cercano di
occultare attribuendo a Mosca, che documenta con foto satellitari le migliaia
di obiettivi dell’Isis colpiti, incursioni solo contro la fantasmatica
opposizione “moderata” ad Assad). Centinaia di autocisterne in fila, all’aperto
totale del deserto, che nessuna incursione della coalizione occidentale aveva
mai infastidito. Peggio, quell’ oleodotto su gomma transitava per i territori
siriani al confine con la Turchia, tra due zone occupate dai curdi, sui quali
il despota di Ankara insisteva a voler imporre la famosa “zona cuscinetto” o “No fly zone”. Non solo per mettere piedi in Siria
e costituire un sicuro santuario per i mercenari Nato-Golfo-Israele dell’Isis,
piattaforma di lancio per la frammentazione della Siria programmata da decenni
(parte agli ottomani, parte a un protettorato occidentale, una striscia sul
Mediterraneo agli alawiti e quanto bastava, malvolentieri, ma in ossequio a
Israele e agli atlantici, ai curdi). Ma, nell’immediato, per garantire sotto
controllo turco, di Bilal, un flusso indisturbato di petrolio che tanto stava
contribuendo alla potenza finanziaria del clan.
L’itinerario delle autocisterne e, in direzione opposta,
quello dei camion militari turchi che, passando per la stessa fascia di
territorio, riforniscono di miliziani, armamenti e vettovaglie i fratelli in
Islam dell’Isis. Can Dundar, direttore
del primo quotidiano turco, Cumhuriyet, è stato sbattuto in carcere l’altro
giorno, insieme al suo caporedattore, per aver scritto e pubblicato foto delle
colonne di mezzi turchi che attraversavano il confine in direzione Raqqa. Serena Shim, statunitense di origine
libanese, giovane ma prestigiosa inviata di guerra di PRESSTV, aveva
documentato lo stesso traffico con articoli, video, foto e testimonianze. Il
giorno dopo essere stata attaccata dal ministro degli interni e aver denunciato
di aver ricevuto minacce di morte, è stata uccisa. Solito “incidente
automobilistico”, proprio sul confine, con un mezzo pesante che le è piombato
addosso su una strada deserta.
Ed è appunto questa striscia di terra larga 90 km,
presidiata da milizie turcomanne legate a Isis e Ankara, futura zona
cuscinetto, che il SU-24 e altri jet russi tempestano di bombe, permettendo
l’avanzata delle forze regolari e popolari (che si verificano su tutti i
fronti: Latakia, Oms, Hama, Aleppo). Colpo mortale al progetto di Erdogan.Tale
da giustificare anche una mossa estrema come
un missile sul cacciabombardiere russo.
I nostri alleati, partner e amici storici, Saudia, Qatar,
Bahrein. Kuweit, EAU, Turchia, Israele, stanno lì, esposti nella loro
complicità con il più terrificante terrorismo apparso sulla faccia della Terra,
dopo i nefasti del colonialismo europeo d’antan, più nudi di quanto non fosse
il re scoperto senza abiti dal ragazzino di Andersen. Si vuole evitare che saltino per aria e vengano mitragliati cittadini
del civile Occidente (finchè sterminavano musulmani si lasciava fare, anzi)?
Basta tagliare i rifornimenti: sanzioni e rottura dei rapporti diplomatici per
i regimi citati, se non interrompessero immediatamente il loro sostegno al
califfo. Per molto meno embarghi devastanti sono stati inflitti a Serbia,
Iran, Russia, Venezuela, Cuba, Myanmar, Rhodesia, Sudafrica, Libia, Siria,
Iraq… Non vendiamo più armi e non compriamo più petrolio da questi
mostriciattoli in jallabiah. Vediamo che succede.
Si può fare? Come no. Si farà? Per niente. La Turchia è
bastione Nato, gli altri sono pedibne. La Saudia è costellata di basi Usa, il
Bahrein ospita la Quinta Flottai. E Nato significa complesso
militar-industriale e perciò guerra infinita. Se l’Isis deve essere buttata
alle ortiche perché troppo screditata, si troverà un altro mercenariato, o si
deciderà un intervento di terra, che la faccia finita con Bashar el Assad. E
quindi con la Siria unita, libera e sovrana. L’obiettivo imprescindibile era
quello, fin da decenni prima del 2011. Addirittura fin da prima che Oded Yinon, consigliere del premier
israeliano Begin, non formulasse il famigerato piano che prevedeva la
frantumazione degli Stati nazionali laici arabi lungo linee
etnico-confessionali (l’altro giorno, da Mentana, il principe della
superficialità conformista e antistorica, lo “storico” Paolo Mieli, e “l’eroe
del Libano”, generale Angioni,.pontificavano proprio sulla necessità di ridurre
in pezzi etnico-confessionali queste nazioni, a partire dalla Siria. Reattive
voci del padrone..
Sykes-Picot buono o
cattivo?
Tutti a deprecare i confini disegnati da Sykes-Picot nel
1916. Avrebbero voluto, al posto delle nazioni multietniche e
multiconfessionali prodotte dalla modernità, tanti statarelli identitari, tipo
Balcani dopo la Jugoslavia. Invece quelle divisioni dell’impero ottomano
volevano, sì, imporre sfere di influenza britannica e francese, ma corrispondevano in buona misura a un
retaggio secolare, se non millenario, di continuità e contiguità storica,
convivenza, omogeneità culturale, funzionalità geografica. Assurdo, semmai,
è stato staccare il Libano dalla Siria e il Kuweit dall’Iraq, o dare a una
famiglia di nomadi un gigantesco pezzo di terra disabitato, ma petrolifero. Quel
che più conta è che nell’arco di quei decenni e poi, soprattutto, nel fuoco
delle lotte di liberazione nazionale, intorno
alla metà del secolo scorso, quei popoli
si sono saldati in nazione, con coscienza di un comune passato, anche di
sofferenza, e di un comune destino e in essi si sono riconosciuti. Quanti,
appena due secoli fa, a parte Dante o Schiller, avrebbero giudicato razionale e
giusta l’unità d’Italia o della Germania? Al posto dei linguisticamente e
culturalmente omogenei Toscana, o Veneto, o Baviera, o Prussia?
Bene, i russi hanno mandato all’aria l’intero assetto.e,
auspicabilmente, anche l’intero progetto. L’Uccidente destro-sinistro, con
Parigi, Mali, Istambul, Beirut, aerei abbattuti, virulente campagne
diffamatorie, black-out di 2 milioni di persone in Crimea per mano di
terroristi tartari al soldo della giunta di Kiev, ha voluto aprire le porte
dell’inferno e rischiare una deflagrazione planetaria. La perizia diplomatica e
forza militare di Putin li ha per ora ingabbiati nella proposta di un’alleanza
di tutti contro il nemico che gli occidentali, fingendo, dicono comune. Una
proposta che, per esempio, Hollande a Mosca, non poteva rifiutare, se voleva
tenere dritta la barra della sua conclamata campagna anti-terrorismo. L’impasse
degli occidentali continua. L’iniziativa resta in mano ai russi. Che purtroppo
una cosa non possono fare: proteggerci
dalla fascistizzazione galoppante che, col pretesto dei loro attentati, i
regimi delle guerre esterne e interne hanno innescato
.
Rotture
Mi resta da passare in rapida rassegna una serie di rotture
di coglioni che ci vengono inflitte da settimane e, seppure seccature minori
rispetto a quanto combina la grande criminalità globalizzata, sono come i
costanti sibili di zanzare che non riesci a spiaccicare. Particolarmente
snervante, perché dotata di un tasso di
ipocrisia, razzismo e presunzione che tutti accomuna, da destra a “sinistra”, è
l’ossessiva richiesta a tutti i musulmani, che capitino sotto tiro o sotto
telecamera, di dissociarsi dai terroristi. Ammettendo per assurdo che gli attentati
in Occidente siano davvero opera autonoma di jihadisti, con nessun servizio
segreto nostrano dietro, e conoscendo invece con certezza il carattere
criminale storico e attuale della classe dirigente cristiana, chiediamo allora
agli americani di dissociarsi dal Ku Klux Klan, agli irlandesi dall’Ira, agli
italiani da mafia, ‘ndrangheta, camorra, Vaticano, massoneria, Cristoforo
Colombo e servizi segreti stragisti, agli svizzeri dall’UBS! Tanto per
cominciare. Al povero Mohammed Salah, malauguratamente trasferito dalla mia
felice Fiorentina all’infelice Roma, hanno triturato le orecchie perché bacia
il manto erboso in direzione Mecca e non urla a ogni gol “il Califfo mi fa
schifo”.
Grande spaccatura di minchia sono i curdi, davanti ai quali
si prostrano in adorazione i soliti unanimi. Ne esento quelli del PKK che,
ancorché capeggiati da uno che ormai, pur di uscire dal carcere, è pronto a
concedere tutto, cercano di tenere testa al sadico Fratello musulmano-ottomano.
Non sono rompiballe neanche quei curdi che, in Iraq, saccheggiati e oppressi
come non erano mai stati sotto Saddam, da mesi si rivoltano contro il clan di
narcotrafficanti, ladroni e contrabbandieri che, con Massud Barzani, regna a
Irbil oltre ogni legittimazione democratica e ai quali il despota, fiduciario
di USraele, risponde con le fucilate. Scassano la minchia, invece, i peshmerga curdi e i loro corifei che
celebrano vittorie contro l’Isis mentre sono impegnati a fare pulizia etnica di
popolazioni arabe a cui stanno sottraendo
terre ancestrali, come Niniveh, Kirkuk e Syniar. Stesso discorso per gli
idolatrati eroi e martiri di Kobane che, zitti zitti, armati dagli Usa e
assistiti da strane formazioni siriane anti-Assad, si stanno espandendo ben al
di là del territorio storico loro. A Erdogan non piace, ma a USraele sì,
dato che corrisponde al piano di frantumazione di Siria e Iraq. Significativo
che tutto questo accada quando le forze patriottiche irachene e siriane, con
l’aiuto di Mosca, stanno riprendendo all’Isis larghe aree e prospettano agli
aggressori il ricupero dell’unità nazionale
Scassina le gonadi “il
manifesto” con il suo parossistico
cerchiobottismo nelle questioni internazionali. Dell’imperialismo si avallano
le motivazioni strategiche (lotta al terrorismo islamista, o ai “dittatori
sanguinari”), ma se ne mettono in discussione le operazioni tattiche (le
bombe). Emblematico Tommaso Di Francesco. Impreca contro la colonizzazione
della Palestina e straparla di orrendi crimini a proposito dei ragazzini, o
delle ragazzine, che accoltellano i loro seviziatori. Civili o militari che
siano, gli israeliani non dovrebbero star lì. E tanto meno comportarsi così.
Ricorrente rottura di palle l’avvenente Shalabayeva, signora kazaka, prima
espulsa con la figliola e poi rientrata in Italia, che si tira fuori ogni volta
che c’è da dare una botta ai russi e ai loro alleati ex-sovietici. Le è andata
di lusso rispetto ai mille e mille poveracci del Senegal, o dell’Afghanistan,
finiti nel CIE a marcire, o rispediti in bocca agli sbirri di casa. Ma questi
non hanno un marito “oppositore di un ras, dissidente e perseguitato”. Non
entro in merito a come sono andate le cose, ma ciò che si omette scrupolosamente è che la signora era la moglie
consapevole e complice di un malfattore a elevato tasso di criminalità. Tale
Mukhtar Ablyazov, banchiere bancarottiere che, nel suo e in altri paesi, aveva
imboscato qualcosa come 7 miliardi di euro. Era ricercato dall’Interpol, con
mandato di cattura internazionale, non solo del Kazakistan e dell’Ucraina, ma
addirittura di Londra. Comodo fare il ”dissidente” in queste condizioni.
Del resto tipi simili in Occidente sono accolti a braccia aperte, fin dai tempi
dei “gusanos” cubani. Ebbene, la coppia
Ablyazov-Shalabayeva per sfuggire all’arresto era scappata in Italia, dove
la signora aveva nascosto il marito. Fermata, aveva esibito un passaporto della
Repubblica Centroafricana. Documento di alto prestigio diplomatico, di quelli
che si comprano solitamente quando ci si deve sottrarre a qualcosa. Passaporto
perlopiù falso. Sbaglierò, ma la sua espulsione che inondò di lacrime l’Italia
e ora serve per gli scazzi intestini del regime, non mi pare la cosa peggiore
fatta da Alfano.
Sabra e Shatila, dopo il massacro di Sharon
Resta la più formidabile di tutte le rotture di coglioni.
Quella di quando ci raccontano che veniamo assaliti dai terroristi in odio “ai nostri valori, al nostro stile di vita,
alle nostre abitudini”. Quanto a stile di vita e abitudini, di solito si
menzionano ristoranti, cinema, supermercati, bistrò e discoteche. E c’è un italiano su
quattro che queste abitudini le ha perse, divorate da quella che chiamano
“crisi”, o non le ha mai avute. Altri, perché sul loro cinema è spuntato un
centro commerciale. E c’è uno statunitense su sei che non conosce neanche
l’abitudine dell’ospedale quando sta male, figurati quella del cinema. Questi,
quando gli parli di stile di vita, si rovistano nelle tasche per arrivare al
secondo pasto della giornata. Ma ciò che manda l’intero esercizio in tilt è
l’attacco ai “valori” che dobbiamo difendere. Quali? Quelli che abbiamo
illuminato bruciando Gerusalemme ieri e la Palestina oggi? Quelli che ci hanno
fatto grossi e forti succhiando terre, risorse e vite a centinaia di milioni di
nativi? Quelli per i quali abbiamo trasformato un
mondo arabo prospero e illuminato in qualcosa di peggio del giudizio universale
di Hieronymus Bosch? O, guardando in casa nostra, quelli per cui genitori
mezzani prostituiscono i loro figli alle imprese che ne fanno mercenari
decerebrati negli spot tv? O che
fanno sopravvivere un “quotidiano comunista”, privato di senso e lettori,
grazie alla pubblicità di banche e multinazionali del crimine e
dell’inquinamento e a inserti redazionali (non segnalati come pubblicità)
dell’Eni, in cui si descrive l’esultanza di scolaresche in visita alle trivelle
che butterano la Basilicata? O quelli che abbiamo difeso e promosso facendoci
istruire e comandare da un Berlusconi, o da un Matteo Renzi???
Hai ragione su tutto,in questa analisi dei fatti.Ormai in tv i musulmani devono essere messi alla gogna,fare abiura completa guardati sempre con disprezzo e col cipiglio da esseri del calibro della santanche',nata Garnero evidentemente cognome non abbastanza "glamour"come direbbe l'essere ingiustamente paragonato a un 'incolpevole rettile.Non va mai bene la presa di distanza dal terrorismo "islamico" :tra poco la vorrano in endecasillabi mentre si fa una capriola all'indietro.Un po' come fa il sudetto essere quando,davanti ad un rom che cerca di parlare parte subito con l'inquisizione:Chiedete che lavoro fa,ripetuto all'infinito con quell'insopportabile gracchio.E' la nuova frontiera della tv spazzatura :l'Inquisizione in diretta coi suoi tribunali,sacerdoti,accusa e nessuna difesa.Peccato solo che non ci sia la tortura e le esecuzioni.Ma ci stanno lavorando :siate certi che arriveranno anche quelle.Il popolo le vuole.Allons enfants de la patrie.
RispondiEliminaLuca.
Ciao Fulvio.
RispondiEliminaVolevo chiederti cosa ne pensi delle presunte torture e mutilazioni agli atleti israeliani di Monaco 73.Mi sembra infatti strano il motivo per cui sarebbero state nascoste allora e rivelate adesso.Possibile infatti che in 42 anni non sia mai passata mai un'indiscrezione?
Mi sembra che sia una delle solite mosse degli israeliani per perpetuare i miti della loro eterna e spietata persecuzione.
Luca.
Luca@
RispondiEliminaDovresti farmi sapere che cosa è stato scritto a proposito di torture e mutilazioni di quegli atleti. Mai sentito prima.
Si sa per certo che furono ammazzati tutti, insieme ai combattenti palestinesi, dall'intervento di teste di cuoio israeliane e tedesche.
Ciao Fulvio.
RispondiEliminaHanno scritto e detto,producendo anche immagini,che il sollevatore di pesi fu castrato daventi agli altri prima di essere ucciso,e che le autopsie hanno evidenziato le ossa spezzate su alcuni cadaveri.La motivazione con la quale le autorita' avrebbero raccomandato il silenzio sarebbe stata quella di non esacerbare gli animi...Tipico degli israeliani,non trovi ?Vere e proprie colombe della pace...Strana la motivazione e che nessuno abbia mai saputo niente per 42 anni !!!
Luca.
Ci vedi bene...
RispondiEliminaInfatti io sono proprio uno di quelli - uno su quattro - direi di piu' - 2 su 4 mi pare piu' realistico, copio e incollo:
|Quanto a stile di vita e abitudini, di solito si menzionano ristoranti, cinema, E c’è un italiano su quattro che queste abitudini le ha perse, divorate da quella che chiamano “crisi”, o non le ha mai avute"
Io le ebbi, come avrebbe detto Toto', tutto scomparso con l'euro che ci avrebbe fatto piu' ricchi e lavorare meno - Prodi dixit. E sto' buffone ancora se lo filano.. E lo paghiamo pure.
Circa la "borsa di studio" della Sorbona che mi puzza di massonico, ancora non e'chiaro quali siano state le benemerenze accademiche della fanciulla martire, santa subito, per beccarsi la cosidetta borsa di studio. Almeno ci siamo evitati una futura Boldrini.
Da giovine, mi iscrissi alla Sorbona, tutti possono iscriversi alla Sorbona, seguivo corsi di francese per stranieri, il che mi dava la carta di studente e quindi avevo sconti sostanziali per musei e compagnia bella.
vivevo in una pensioncina proprio di fronte - Rue de la Sorbonne - una stradina, soldi per andare a concerti non ne avevo, quindi mi contentavo di quello che si trovava al mercato, gli ottimi formaggi, le baguettes e il vino da 4 soldi, in comunita' con australiani, canadesi, tedeschi - bei tempi.. Mai nessuno ha menzionato quanto costasse un biglietto delle Eagles of death aquile della MORTE - solo a sentire un nome del genere, da grattarsi i coglioni.
Aquile della morte, nome omen
Parigi sospende i diritti umani con la scusa dell’emergenza. E la propaganda fa il resto.
RispondiEliminahttp://www.eastjournal.net/archives/68368
Un abbraccio Fulvio.
Daniele
Per anonimo: a proposito della "motivazione", anche I bombardamenti dei campi profughi palestinesi dove centinaia di palenistesi erano rifugiati, condotti dai "democratici del Medio Oriente" subito dopo I fatti di Monaco sono stati fatti "per non esacerbare gli animi"? Ma gli animi di chi?
RispondiEliminaLorenzo@
RispondiEliminaNon mi pare il caso di sbertucciare chi è rimasto vittima del terrorismo di Hollande-Cia-Mossad.
Cosa c'entra lei, cosa c'entrano i suoi studi e lavori con chi l'ha strumentalizzata?
Distinguiamo.
@ Fulvio:
RispondiEliminacomplimenti per l'analisi obiettiva delle circostanze, degli attori in gioco e del ruolo realmente agito, dietro quello recitato.
Segnalo un elemento sintomatico della beffa e della sceneggiata all'italiana, di cui i nostri commedianti politici sono attori consumati:
a ottobre è stato pubblicato in gazzetta ufficiale un decreto del ministero dell'interno (http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2015/10/07/15A07455/sg) che impone agli enti pubblici (comprese le agenzie fiscali, ergo l'agenzia delle dogane)di segnalare le operazioni che si espongono al rischio di riciclaggio e sostegno al terrorismo.
Ora, dal momento che anche i muri sanno che in Italia arriva il petrolio controbbandato dall'isis, via Turchia o via Israele, perchè mai nessuno alledogane si sogna di segnale i fatti all'unità di informazioen finanziaria presso bankitaila, come previsot dal decreto ministeriale.
Da cittadino-signor-nessuno stanco delle bugie e delle sceneggiate farsesche, ti chiederei di usare il tuo prezioso blog per chiederte conto - con un post, al min. interno e alle dogane (gabinetto.ministro@interno.it e dogane.comunicazione@agenziadogane.it)
che hanno trutti gli strumenti di questo mondo per effettuare le verifiche del caso, anche se peccano di malafede e indolenza, per usare un eufemismo - sulle importazioni di greggio in Italia da società turche (BMZ ?) o israeliane.
Insomma, una sorta di interrogativi retorici fatti a chi continua a farsi beffe della nostra intelligenza, tanto per mandargli a dire che ne incantano sempre di meno.
@ Fulvio:
RispondiEliminacomplimenti per l'analisi obiettiva delle circostanze, degli attori in gioco e del ruolo realmente agito, dietro quello recitato.
Segnalo un elemento sintomatico della beffa e della sceneggiata all'italiana, di cui i nostri commedianti politici sono attori consumati:
a ottobre è stato pubblicato in gazzetta ufficiale un decreto del ministero dell'interno (http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2015/10/07/15A07455/sg) che impone agli enti pubblici (comprese le agenzie fiscali, ergo l'agenzia delle dogane)di segnalare le operazioni che si espongono al rischio di riciclaggio e sostegno al terrorismo.
Ora, dal momento che anche i muri sanno che in Italia arriva il petrolio contrabbandato dall'isis, via Turchia o via Israele, perchè mai nessuno alle dogane si sogna di segnale i fatti all'unità di informazione finanziaria presso bankitalia, come previsto dal decreto ministeriale.
Da cittadino-signor-nessuno stanco delle bugie e delle sceneggiate farsesche, ti chiederei di usare il tuo prezioso blog per chiedere conto - con un post, al min. interno e alle dogane (gabinetto.ministro@interno.it e dogane.comunicazione@agenziadogane.it)
che hanno tutti gli strumenti di questo mondo per effettuare le verifiche del caso, anche se peccano di malafede e indolenza, per usare un eufemismo - sulle importazioni di greggio in Italia da società turche (BMZ ?) o israeliane.
Insomma, una sorta di interrogativi retorici fatti a chi continua a farsi beffe della nostra intelligenza, tanto per mandargli a dire che ne incantano sempre di meno.