“Ci sono due modi per essere presi per i fondelli. Uno è di
credere ciò che non è così, l’altro di rifiutare di
credere ciò che è così”. (Kierkegaard, filosofo danese)
Ultima ora: Dopo Regeni e l’attentato al consolato italiano in Egitto, due italiani uccisi in Libia a Sabrata, città sotto controllo islamista. E l’Italia si appresta a partire in armi contro la Libia. La domanda è: i Fratelli Musulmani e chi li manovra fanno tutto questo perché ci vogliono, o NON ci vogliono, in Libia?
Contro
Erdogan e Saud
Le vedete
queste due foto? Roma, pochi giorni fa. Una è di trenta persone davanti
all’ambasciata turca, cioè di quel paese Nato che, oltre a massacrare i suoi
cittadini, turchi o curdi che siano, è il massimo artefice dell’Isis e delle sue
nfandezze in Siria e Iraq (nella colonna di destra del blog, sotto "Interventi di Fulvio Grimaldi", ne parlo alla tv
iraniana), l’altra, di una cinquantina, davanti a quella d’Egitto. I trenta
sono attivisti del Comitato No Guerra No Nato e dell’associazione No War.
Quattro gatti che, imperterriti, alla faccia dei numeri, li trovi ovunque ti
aspetti invano di trovare una manifestazione oceanica contro i crimini della
globalizzazione bellica degli Usa, della Nato, della “comunità internazionale”
e dei suoi mercenari. Piccoli fuochi, certamente non fatui, dove ignavia,
ignoranza, panciafichismo, codardia, opportunismo, fanno mancare l’incendio. Un
battaglione di poliziotti e carabinieri li hanno tenuti fuori dalla portata di
sputo e di slogan dall’ambasciata turca..
Contro l’Egitto
Gli altri sono dell’internazionale dei
diritti umani come li interpretano la “comunità internazionale” (leggi:
l’Occidente imperialista), Amnesty International (leggi Dipartimento di Stato),
Avaaz (leggi Wall Street) e Human Rights Watch (leggi George Soros e Sion). Li
ho visti, tali e quali, alle chiassate dei ratti anti-Serbia, anti-Iraq,
anti-Libia, anti-Siria. Eccellenze filo-israeliane quali Erri De Luca,
equilibristi come Un Ponte per, Signori del pacifismo clerico-istituzionale
come Flavio Lotti della Tavola della Pace solita marciare con chi bombarda
Belgrado, gli anticomunisti del “manifesto”, i corifei di ogni nefandezza
doppiogiochista Arci, Acli, Cgil, Cisl, Uil, gli ambiguoni del Partito Umanista
che ronzano attorno alle sinistre da anni, filopalestinesi passati sotto l’ala
del despota Fratello musulmano del Qatar. Più il solito corredo di alternativi
fuori tempo massimo, fighi e fighette delle sfilate non-violente all’ombra
degli sfracelli dei violenti di Stato.
Di uno Stato e di una “comunità internazionale” dal più alto tasso di
criminalità da un secolo in qua, che di queste coperture falso-dirittoumaniste
si compiace assai. Sinistri e destri uniti e cinti d’affetto da media e potere.
Onnipresenti sui Tg e sul
“manifesto”. Cultori di tutte le
rivoluzioni colorate, sudditi di teocrazie di segno occidentale che
anatemizzano “dittatori sanguinari” , confusi, complici, cretini, infiltrati,
amici del giaguaro. Non c’è verso che gli scappi una sola delle bufale e False
Flag lanciate dall’Impero. Non c’è verso che li trovi anche a una sola
manifestazione che nomini un responsabile delle guerre, che so, davanti a
poligoni sardi da cui partono gli sterminii dei popoli e degli abitanti della
zona..Nessun poliziotto o carabinieri gli ha impedito di strusciarsi ai muri di
cinta dell’ambasciata egiziana. Antropologia e classe sociale separano i primi
dai secondi.
Contro
l’Egitto
Contro Erdogan e Saud
Ci sono
o ci fanno?
E’ una vita che mi interrogo su due
megadubbi: Lotta Continua era un’operazione spuria fin dall’inizio, o lo è
diventata dopo? “Il manifesto” è venuto, o ce l’hanno mandato? Parto dalla prima questione, lacerante per me
che ne sono stato militante e direttore del giornale (150 processi, un mandato
di cattura). E sarei arrivato alla conclusione che la metempsicosi da
rivoluzionari in gaglioffi ( non certo delle decine di migliaia di compagni che
vi hanno impegnato il lavoro, i soldi, la professione, la vita, e in molti li
perdettero), è avvenuta da un certo momento in poi ed è stata coronata, alla
chiusura dell’organizzazione per decisione del “capo carismatico”, dal
passaggio del gruppo dirigente armi e bagagli nel campo dell’ex- nemico e ora munifico
datore di lavoro e fama. Lo stesso al quale si possono intestare i compagni
uccisi a vent’anni. Forse il momento di svolta coincide con l’omicidio
Calabresi e con i relativi ricatti.
Divennero illustrissime e remuneratissime
mosche cocchiere del menzognificio Cia-Mossad gli altri suoi compari. Sono
idealmente tutti lì, davanti all’ambasciata d’Egitto. E che le ricompense per
aver ringalluzzito, con i propri scilipotismi, il dominio dei farabutti, dopo
le vicissitudini che lo avevano scombiccherato per una decina d’anni, scendano
per li rami lungo le dinastie è stato ultimamente ribadito dalla nomina alla
direzione di Rai3 di Daria Bignardi, scadente gossipara da angiporto
televisivo, ma nuora di Sofri e dunque maritata a un Signor Sofri-Bignardi. Quello
del lecca-lecca “Bravo Capo, ottima,
ottima intervista!”, dopo che i borborigmi della consorte avevano lustrato
le chiappe a Renzi.
Sul “manifesto” è svanito ogni dubbio in
occasione delle guerre contro i “dittatori sanguinari” invisi a Wall Street. Con la Jugoslavia del “despota Milosevic e della pulizia etnica in Kosovo” (copyright
Tommaso De Francesco), è diventato l’house organ della multinazionale
pentagoniana dei diritti umani a uso bellico, a dispetto di residuali firme
rispettabili che stanno lì, o perché non si accorgono di chi gli scrive
accanto, o perché hanno olfatti resistenti ai peggiori miasmi, o perché
ritengono utile farsi utilizzare a copertura delle nefandezze altrui. E magari
hanno pure ragione.
Per quanto a me paia che certe nefandezze non
le copri neanche se allaghi di lacrime tutti e 5 i milioni di palestinesi, o ti
batti e sbatti in difesa di Ugo Chavez, o colmi di indignazione coloro che allo
tsunami di milioni di profughi oppongono barriere. Nefandezze come il riciclo
di ogni detrito decrepito di una sinistra ottusa e consociativa spiaggiata sui gradini del “manifesto”, per lanciarla
contro l’unica opposizione vera oggi viva, attiva e davvero fastidiosa per il
sistema; o come il marchio DOC offerto gratuitamente, dalla veneranda vegliarda
Rossanda e a scendere fino ai ragazzi di bottega, agli attentatori dell’11
settembre e, a seguire, a tutti gli altri fino al Bataclan, ai brigatisti
assassini di Moro per mandato Cia-Mossad (“l’album di famiglia”, ricordate?),
ai tagliagole del Qatar e mercenari Nato in Libia insigniti dell’Ordine dei
Cavalieri della Rivoluzione, alle prostitute delle Ong e della “società civile”
e ai lenoni del relativo regime-fantoccio al servizio del violentatore imperiale
dell’Afghanistan… Non si finirebbe mai a elencare le imprese da infamoni di
questo giornale, perennemente in sincrono con le demonizzazioni del cattivo di turno ordite da falsari che
pagano il tuo cervello portato all’ammasso con la moneta di Giuda. Slotmachine che
con il barluccichio dell’azzardo vincente ti fregano anche gli ultimi scampoli
di verità. Falsari quaquaraquà sbocciati nell’orticello del “manifesto”, ma poi
giunti a rigogliosa fioritura nelle vaste monoculture dei grandi media. Pensate
a Riotta, Annunziata, Barenghi, Tiziana Maiolo, Menichini, Teresa De Santis,
Cimini….
"Il manifesto" è un giornaletto sovvenzionato
dalle più virtuose espressioni del capitalismo da planeticidio, Eni, Enel,
Telecom, Coop, e dai contributi all’editoria di un regime che sa bene quale
“sinistra” coltivare. Non solo quella collateralista sul piano della globalizzazione
armata, ma, altrettanto sincronica, quella culturale dove, tra un’astruseria e
l’altra del supplemento Alias, riservata, se va bene, ai famigliari dell’autore,
ma finalizzata a far sentire imbecille il proletariato, arrivano anche
formidabili siringate di veleno. Tanto depistante olocausto ebraico mentre è in
corso quello arabo; un aedo della violenza insegnata al pupo, come tale Ercoli,
che s’inebria della perfezione artistica e tecnologica dei più brutali
videogiochi sfornati dagli specialisti Usa per diffondere il verbo che uccidere
è bello, uccidere di più è più bello; o come quella corrispondente da New York
che tanto si è immedesimata nelle manipolazioni, occulte ma neanche tanto,
della Cia, da elevare peana perfino alla fiduciaria dell’agenzia, Kathryn Bigelow,
e al suo “Zero Dark Thirty”, fetida
opera di glorificazione del falso assassinio del falso Osama bin Laden.
Alla
mensa di cadaveri e balle
E così siamo arrivati al caso Regeni. Ancora
una volta. Anche perché il “manifesto” non desiste, anzi rilancia, più di tutti
gli altri del giro USraeliano. I quali in buona parte o hanno detto “passo”, o
si limitano al “cip”, rendendosi conto dell’assurdità e strumentalità della
versione unica basata, a priori, sulla “prova provata” che Regeni era un militante
pericoloso alla dittatura e che sia stato eliminato dagli sgherri di Al Sisi.
Di militanti fastidiosi, molto, ma molto di più dell’accademico italiano, ce ne
sono al Cairo e bizzeffe e si manifestano e sono vivi e vegeti e scrivono sui
media e social network. Il fastidio creato al governo egiziano dalle
frequentazioni dell’allievo del capo dei servizi inglesi e dal serialkiller
John Negroponte, è niente rispetto alla catastrofe d’immagine e di agibilità
internazionale venutagli dall’uso che hanno fatto del ritrovamento del corpo
seviziato nel giorno della firma dei megaccordi tra Egitto e Italia, gli utili
idioti e amici del giaguaro. Più che un dittatore sanguinario, il presidente
egiziano sarebbe un cretino matricolato, impegnato a picconarsi le gonadi.
E a
proposito di Negroponte, inventore degli squadroni della morte e dei Contras, e dell’ex-capo delle spie di Sua
Maestà, Colin McCole, che erano i datori di lavoro e dirigenti di Regeni in Oxford
Analytica, non sarebbe forse del tutto spropositato argomentare che siano stati
loro a incaricare il giovane italiano a occuparsi di “sindacati indipendenti”? Magari per farne buon uso contro l’inaffidabile Al Sisi, partner di
Putin e dell’Eni, che rompe le scatole nella ricolonizzazione della Libia da
tripartire, come s’è fatto manipolando e pervertendo la primavera araba?
Negroponte
convitato di pietra
Il fatto assolutamente scandaloso che il
manifesto continui a occultare quanto è urlato da mille pagine di google e ora
anche da qualche giornale meno disonesto, e mai smentito, che il giovanotto era
impiegato a tempo pieno da quella consorteria di spioni e terroristi che è
Oxford Analytica, con amministratore delegato John Negroponte, ambasciatore Usa
e un autentico primatista delle stragi, delle torture, di ogni immaginabile
nefandezza, in America Latina e Medioriente, toglie ogni minimo sospetto che
Acconcia e compari possano essere in buonafede. Che possano arrivare a giurare
che Regeni non aveva avuto contatti con persone equivoche, che la sua vita era
tutta di studi e lunghe chat con la fidanzata operatrice ONU a Kiev(!). Ma per
questi infingardi e mentitori, Negroponte e McCole che cosa sono, probi
educatori di giovani perbene alla democrazia e ai diritti umani? Siccome, con
ogni evidenza, non lo sono, meglio stralciarli dalla vicenda Regeni.
Quelli
della Diaz
Che i genitori del dottorando abbiano
illecitamente sottratto agli inquirenti egiziani il computer di Regeni,
potenziale rivelatore di cosa intercorresse tra il dipendente e i suoi capi a
Oxford Analytica, getta ombre su come vengono condotte le indagini da parte
italiana, altro che depistaggi e insabbiamenti degli investigatori del Cairo! Se
non c’è da fidarsi è proprio di coloro che in Italia si occupano del caso.
Forse al Cairo quei buzzurri sottosviluppati da Terzo Mondo lavorano con
metodo, hai visto mai, e forse i civilissimi maestri italiani del diritto, gli
eurocampioni della correttezza e
incorruttibilità investigativa, la categoria de luxe del giornalismo cane da
guardia del potere, stanno rimestando nel torbido? Impossibile? Ma certo, visto
come siamo usciti splendidamente
trasparenti ed efficienti dalla trattativa Stato-mafia del’92-’93, dal massacro
di centinaia di inermi alla Diaz e Bolzaneto, da Piazza Fontana e Ustica, dai
seviziati a morte Mogherini, Cucchi, Aldrovandi, Uva, dal sequestro di Abu
Omar, dalle centinaia di morti della “meglio gioventù” anni ’70 sparati o
schiacciati dalle camionette, dal Ros di Mori che impiccia con la mafia di
Riina e poi impiega il brigatista Morucci,
dalle torture per cui ci siamo beccati la reprimenda di Strasburgo?
Si capisce bene perché al Cairo il potere
giudiziario, che diversamente dalle narici otturate dei nostri cronisti,
percepisce forte il tanfo di un complotto per destabilizzare l’Egitto, il suo
ruolo in Libia, i suoi rapporti con l’Italia e altri paesi infidi, la gestione
del suo gas e del suo Canale, esiti a consegnare ai colleghi italiani atti,
analisi, risultanze. Visto il pre-giudizio strumentale alla cui pressione
mediatica e politica questi colleghi sono sottoposti da ancor prima che la
notizia del ritrovamento fosse stata resa pubblica. Stellare deontologia
giornalistica e giudiziaria. Impervia a ogni contraccolpo, come quando si
aggrappò alla fola che Regeni era stato prelevato intorno alle 17 del 25
gennaio da due tizi dei servizi, quando poi appare che scambiò telefonate
tranquille con gli amici fino a poco prima delle 20. O quando dal fatto che il giovane sarebbe stato
torturato in maniera scientifica si deduce l’aporìa granitica che “allora non possono che essere stati i
servizi del regime”. Sorvolando sulle perizia, collaudata e comprovata, dei
torturatori olimpionici Cia, Mossad, ma anche nostrani, fattisi le ossa sui
genitali di donne e uomini in Somalia.
Mogadiscio
Il vertice della perspicacia e rettitudine
giornalistica il “manifesto” (trainato da Acconcia che ora è costretto a
dividersi tra l’infame Egitto e il meraviglioso “Iran restituito dalla vittoria dei moderati alla comunità
internazionale”) l’ha raggiunto quando, con una frode da magliaro,
sentenzia che “Regeni fu interrogato per
5 o 7 giorni durante i quali subì ripetute violenze a intervalli di 10-14 ore”.
Chi lo dice? Ma la Procura di Giza, ovviamente, tutt’a un tratto diventata
fonte di verità incontrovertibili. E tutto ciò significa che lo stavano interrogando
per ottenere informazioni. Chi è perché? Anche qui nessun dubbio: gli sgherri
di Al Sisi, per estrarre dal militante sindacalista notizie sui complotti
dell’opposizione.
Invece no. Tutto falso. Con un residuo di
sensibilità deontologica, perfino i media nelle grinfie della lobby, che fin lì
avevano sparato editoriali al cianuro contro Al Sisi, nella cronaca dei fatti
ammettono che la storia è fondata sul nulla. L’ha diffusa l’agenzia Reuters
pretendendo che fosse la verità giudiziaria, della Procura di Giza, sull’autopsia
del corpo di Regeni. Due dirigenti del Dipartimento di Medicina Legale del
Cairo avrebbero valutato l’esame autoptico. Immediata smentita della Procura e
il sottosegretario alla Giustizia definisce la notizia falsa e priva di ogni
fondamento e annuncia procedimenti contro chi l’ha pubblicata e la pubblicherà.
A sua volta, la Reuters, coda tra le gambe, ammette che la bufala le è stata
rifilata da due fonti anonime.
Patatrac. Ma non per Acconcia, che invece
attribuisce la storia proprio a chi l’ha smentita, cioè direttamente alla
Procura di Giza, diventata di colpo credibilissima, da sentina di imbrogli e
frodi che era fin lì. Mi farei una soddisfatta risata se l’Interpol, su mandato
del Cairo, lo prendesse per le orecchie
e gli facesse almeno sborsare un po’ dello stipendio malguadagnato.
Al Sisi
brutto? Occidente orrendo.
Quello che è da sempre il primo quotidiano
egiziano e di tutto il mondo arabo, Al-Akhbar,
il cui prestigioso direttore Hassanein Heikal, grande amico di Nasser, deceduto
proprio pochi giorni fa, ebbi il privilegio di intervistare per il Nouvel
Observateur, mi ha confortato nell’ipotesi che ho avanzato in articoli
precedenti. “Verosimilmente – scrive – Regeni è stato tradito da uno dei
responsabili della sua attività presso il think-tank angloamericano Oxford
Analytica che ha voluto sbarazzarsi di lui dopo aver sfruttato le informazioni
che aveva inviato”. Per esperienza e logica credo più a Al Akhbar, alla Procura egiziana, che
dai tabulati telefonici e dai contatti di Regeni desume un ruolo dei Fratelli
Musulmani nell’operazione, che ad Acconcia, anche se così andrei a infrangere la certezza razzista degli eurocentrici per
i quali qualsiasi manifestazione del pensiero e dell’azione sotto il 38°
parallelo (quello che taglia la Sicilia) è inficiata da inferiorità genetica.
Eppure a me e credo perfino ai tanti colleghi
che sono più intelligenti di me, parrebbe di importanza primordiale e quasi
risolutrice dell’intero garbuglio, il dato, abbastanza sconcertante, che il militante dei diritti dei lavoratori
lavorasse per fetecchie sanguinarie di della portata e importanza del capo
spione britannico, McCole, e del padrino degli squadroni della morte Negroponte..
Perlopiù, in un paese che stava facendo di tutto per farsi detestare.
Insopportabili in Israele e in Occidente la sua ricchezza energetica, il suo
rapporto privilegiato con l’ENI, il suo ruolo in Libia, alternativo
all’irruzione bellica dei neocolonialisti, la sua lotta ai terroristi Fratelli
Musulmani, quinta colonna del sion-imperialismo nella regione. Gente,
primatista mondiale delle provocazione False
Flag, che a effettuare un rapimento-tortura-uccisione e attribuirlo al
soggetto da destabilizzare non ci ha mai messo niente e non ci ha probabilmente
messo niente neanche stavolta. Grazie anche al depistaggio degli Acconcia and
company. Insomma, per isolare e
stroncare questo grande e influente stato nazionale arabo si è scatenata una
virulenta campagna terroristica di segno FM, si è abbattuto un aereo di linea
russo da Sharm el Sheik uccidendo 224 passeggeri, si è attaccato il consolato
italiano. Non vi pare di vedere uno sgargiante filo rosso?
Qualcuno obietta, ma come, quell’ Al Sisi non
ha forse chiuso il passaggio per Gaza e allagato i tunnel tra Egitto e la
Striscia contribuendo così al genocidio israeliano? Non è dunque sodale di
Israele e, per la proprietà transitiva, anche di Usa, Nato e tutto il
cucuzzaro? Non ha aderito alla campagna saudita contro lo Yemen (a parole, non
c’è un soldato, un mezzo egiziano, in Yemen)? Cari amici, non ricordate un
vecchio discorsetto che ci parlava di tattica e strategia? Di contraddizione
principale e contraddizioni secondarie? Della complessità di ogni quadro di
amicizie-inimicizie? E se quella barriera serviva a bloccare i Fratelli
musulmani, di cui Hamas è la costola di Gaza e che stanno conducendo una
campagna di stragi terroristiche dal Sinai all’Alto Egitto per sabotare il
turismo e l’economia del paese che ha scelto di preferire il generale laico,
brutto o bello che sia, all’integralista islamico, alla sua Sharìa, alla sua
repressione degli operai e oppositori?
Con i
mercenari jihadisti Nato dalle varie sigle in difficoltà in Siria e Iraq sotto l’urto dei combattenti
in difesa dei propri paesi assistiti dalla Russia, ecco che, grazie all’agenzia
di collocamento e dei trasporti turca, l’Isis si materializza in Libia e va a
sostituire i rivoluzionari democratici cari a Rossanda, prima, gli scafisti dei
Fratelli ricattatori di Tripoli poi, come pretesto per lo sbarco sul bel suol
d’amore e di petrolio. Grandi reclutatori di manovalanze, gli americani.
Scatenate le vittime delle loro devastazioni su un’Europa in ginocchio che,
disperata, si blinda contro i disperati con barriere e muri, Washington-Wall
Street ora consente ai subalterni europei di fare il suo lavoro sporco in
Libia, sotto la guida – ahahahah – della Pinotti.
Per sopravvivere da Stato arabo sovrano,
unitario, laico, quando sei circondato da mostri che gli Stati arabi sovrani e
laici li sbranano uno dopo l’altro, quando vuoi dare una mano alla Libia - da Stato arabo, sempre meglio che gli eredi del genocida maresciallo Graziani - perché
non torni nella fauci dei cannibali coloniali (che infatti fanno a gara per arrivare
prima e tagliare fuori l’Egitto via Regeni), tocca muoversi con
spregiudicatezza, facendo cose che a
molti non piacciono. Ma stiano zitti coloro di cui il famoso
giornalista della Franfurter Allgemeine
Zeitung ci ha raccontato che all’80 per cento sono sul libro paga della
Cia.
Ciao Fulvio!
RispondiEliminanel ringraziarti per questo tuo articolo, come sempre denso di argomenti e temi, contraccambio con il finale di un libro a te caro (almeno, visto il tuo ultimo documentario!):
"— E il vecchio Pinocchio di legno dove si sarà nascosto?
— Eccolo là — rispose Geppetto: e gli accennò un grosso burattino appoggiato a una seggiola, col capo girato sur una parte, con le braccia ciondoloni e con le gambe incrocicchiate e ripiegate a mezzo, da parere un miracolo se stava ritto.
Pinocchio si voltò a guardarlo; e dopo che l’ebbe guardato un poco, disse dentro di sé con grandissima compiacenza:
— Com’ero buffo, quand’ero un burattino! e come ora son contento di esser diventato un ragazzino perbene!... —"
chissà se i tuoi vecchi compagni di lotta avran pensato lo stesso... io un'idea a riguardo ce l'avrei. Invertirei per loro solo i ruoli: "Com'ero buffo, quand'ero un ragazzino per bene! e come ora son contento di esser diventato un burattino!..."
Un abbraccio
Paolo
Un ufficio dell’ONU a Kiev che impiega la findanzata di Regeni? Suggerisce l’idea di una monaca in una casa di tolleranza.
RispondiEliminaIl computer “confiscato” non dalla polizia ma dalla famiglia? Sarebbe interessante intervistare la famiglia e scoprire le vie per cui Regeni si e’ trovato impelagato con il criminale Negroponte, anche se da queste parti, che io sappia, Negroponte era e rimane un intoccabile mammasantissima.
"Non c’è verso che li trovi anche a una sola manifestazione che nomini un responsabile delle guerre, che so, davanti a poligoni sardi da cui partono gli sterminii dei popoli e degli abitanti della zona"
RispondiEliminaGrazie Fulvio
Indipendentzia
Bainzu
il problema è tra propaganda e informazione.
RispondiEliminasi è pochi, quattro gatti, perché anche tra quelli che tu dici "buoni" è più propaganda che informazione.
Io la penso come Pasolini: è la paura, la fottuta paura di indicare - informare (e parlo di quelli che per te sono i "buoni) chi ha fatto ammalare di paura il popolo italiano a suon di stragi (da piazza Fontana in poi) di cui mai non fanno sapere niente, né se c’entra o no la sovranità nazionale...
poi di cosa ci si lamenta se dall'11.09.2001 si sa tutto, si sa chi sono i cattivi...chi è autore delle stragi (ultima quella di Parigi) e... di Regeni (Regeni chi ? è questo il problema importante ?)
pensa a questo e pensa all'oggi.
un saluto
Gengè
Caro Fulvio Grimaldi, ovviamente lei non mi conosce ma io sì, fin da bambino. Innanzitutto mi complimento per essere un faro di correttezza, coerenza e di amore per la verità in un mare nebbioso di menzogne, malignità, corruzione e tant'altro. Mi rende felice sapere che almeno lei non è stato incantato dai luccichii della ribalta RAI. Non vedo la TV da molti anni e non ho quasi mai letto i giornali ma una decina di anni fa mi capitò per mano una copia del Manifesto(fele) e rimasi favorevolmente colpito dal fatto che c'erano aliti di informazione "diversa" rispetto al solito triviale tam tam. Mi permisi, dal momento che sembravano così vicini alla gente comune, di chiedere alla redazione per quale motivo accettassero i finanziamenti all'editoria. Ovviamente la risposta non è mai pervenuta e tanto bastò per scoprire i loro reali intenti e da quale parte stavano.
RispondiEliminaPerciò capisco il rancore che spesso ricorre nei suoi post verso questo Centro, goffamente nascosto, di Propaganda chiamato il Manifesto, dal momento che alla fine risulta ben peggiore dei suoi consimili Corriere e Giornale e via discorrendo, perché inganna la gente sotto mentite spoglie, circondandosi di un'aura di santità.
Grazie per il suo enorme e coraggioso lavoro.
Ciao
claudio
La stimo a 360 gradi! Apprezzo la sua indignazione, la sua rabbia,le sue analisi.
RispondiEliminaSono dispiaciuta per Il ragazzo Regeni, per come è stato usato, non immaginava il pericolo che stava correndo in mezzo a due fuochi.
anonimo@
RispondiEliminalo immaginava, mi creda, lo immaginava.Uno che pera anni ha lavorato pere spie e teste di cuoio, sa quello che fa.