Siria, Libia, Egitto, pupazzi e ventriloqui
A timpani sfondati e vista annebbiata
La forsennata baraonda intorno ai
diritti di circa 7000 cittadini italiani, legittimi secondo i più, aberranti
secondo i meno, ma dove i bambini si devono conformare alle preferenze degli
adulti, bene o male che gli facciano, ci ha inflitto un acufene bilaterale che
ci tappa le orecchie a qualsiasi altra percezione. Fosse anche quella che
riguarda, che so, 180 tra donne, bambini, uomini, polverizzati a Damasco e a
Homs dagli attentati di un mostro jihadista made
in West che, in fuga sul campo militare, si rifa macellando civili. Già nel
2012 avevo visto Homs liberata e i miliziani in fuga rifarsi con stragi
terroristiche a Damasco, dove m’è saltato accanto un palazzo mentre un autobus volava
fin sopra a un viadotto e per strada c’era più sangue che asfalto (vedi
“Armageddon sulla via di Damasco”). Gladio, Cia, Mossad e servizi vari l’hanno
insegnato da tempo: non sai come uscire dall’impasse, devi aprirti una via di
fuga, o di guerra? Fai saltare per aria un po’ di gente e palazzi e avrai, sia
il consenso delle masse, sia la loro sottomissione alle “misure di sicurezza”.
S’ode a destra
un’orchestra di percussioni gender, transgender, omogender, intergender,
ultragender. Tamburi, timpani, batterie, bongo, tamburelli. A sinistra risponde un complesso di
fiati, trombe, tromboni, sax, flauti traverso, clarinetti. Qui si suona la
sinfonia di Giulio Regeni Martire. Dirige, a formidabili bachettate, il maestro
Giuseppe Acconcia (il manifesto). Ultimamente vi si sono inserite le immancabili
anime belle delle “sinistre”. Cinguettano in sintonia con le varie Amnesty,
Human Rights Watch, Voice of America
e Voice of Israel. Annoverano imbarazzanti sicofanti del padrone come
l’amerikano Guido Rampoldi, tutta la lobby della menorah al cui controllo non
sfugge nessuna testata, da quelle del noto De Benedetti al “manifesto” fino al
“Corriere di Sgurgola”, come l’adolescente della Terza Età Castellina, più
garrula che mai a dispetto del tonfo
etico-politico-mentale della scuffia perTsipras, figuraccia amara alla luce di
un’età che avrebbe dovuto accumulare un minimo di discernimento (non per
nulla è stata subito elevata a icona dagli
onanisti sinistri neo-ricostituiti per la trentesima volta in “nuovo soggetto
politico”. Quanto meno, di grosso hanno il nome: Cosmopolitica, roba da far
impallidire chiunque, da Podemos ai laburisti britannici, da Trump alla Terza
Internazionale).
Tutti a tubare nella piccionaia del
menzognificio mediatico, intonacato di fresco per la bisogna egiziana. Ultimo
arrivato, last but not least, l’aerofono
risonante dell’Arci. Quello in cui soffiava note di vetriolo da schiantare ogni
dittatore la pasionaria dei diritti
umani Raffaella Bolini. L’Arci nelle grandi occasioni delle megatruffe
dirittoumaniste non manca mai, coerente con il suo statuto quanto lo sono con
il loro quelli dell’ANPI – dio li perdoni –evolutisi fino a celebrare l’avvento
dei nazi a Kiev. Tutti in formazione, a passo dell’oca, specie quando trattasi
di abbattere dittatori, a cogliere l’occasione di coadiuvare invereconde campagne
di disinformazione e demonizzazione, quelle che servono a lastricare la via
alle guerre dei diritti umani.
Regeni? Zitti zitti
Curioso che dallo spartito di questi
suonatori siano scomparse le note su Regeni dipendente a tempo pieno dell’agenzia
spionistica transnazionale “Oxford Analytica”, di un ex-capo dei servizi
segreti britannici e di John Negroponte, operatore genocida in due o tre
continenti e creatore del primo Emirato Islamico, con cui contrastare la
resistenza nazionale in Iraq. Modello originariamente proposto da Churchill e
dai britannici, con il logo Fratelli Musulmani, contro gli irrequieti
nazionalisti egiziani, replicato anche da Obama in Siria. Fratelli Musulmani poi
messisi à la page con la modernità, altro che Cirinnà. Si sono moltiplicati
grazie a uteri in affitto messi a disposizione dall’Occidente e praticano alla
grande la stepchild adoption ovunque si
trovino adottandi con barbone, nodo scorsoio e scimitarra da decapitazione.
Milioni di schermate, foreste di alberi ridotte in pagine di giornali,
tonnellate di piombo, tutte impegnate allo spasimo a sviscerare ogni tessera
del luminoso mosaico della vita di Regeni e, toh, neanche tra le righe a
caratteri più minuti, neanche in una nota in calce, gli è scappato ciò che
tracima da mille voci di Google, che il giovanotto
ha lavorato embedded tra capi che
figurano tra i peggiori mascalzoni rigurgitati dalla macina di morte
angloamericana. E volete che gli si dia la patente della buonafede? A
questi media, dico?
Con acufeni provocati da questi clamori chi è che riesce più a
sentire i versi successivi? “D’ambo i
lati calpesto rimbomba / da cavalli e da fanti il terren… Chi sono essi? Alle
belle contrade / quale ne venne straniero a far guerra? / Qual è quel che ha
giurato la terra / dove nacque far salva, o morir?” (Alessandro Manzoni, Il Conte di Carmagnola,
coro). E così non si capisce mica quale sia e e cosa faccia, lo straniero venuto a far guerra, e se
c’è e se abbia ragione quel che ha
giurato di far salva la terra dove nacque, o morir. La metafora si fa
forzata e oscura. Ma calza, vista la grande operazione di confusione che si è
venuta facendo sullo straniero venuto a far guerra. Moderato? Terrorista? E su
colui che vuol far salva la terra dove nacque. Il filo-Assad? L’anti Assad?
Sospensione delle ostilità, o Piano B?
Saremmo dunque, in questo mare di
opposti, alla “sospensione delle ostilità”. E qualcuno già intravvede il roseo
orizzonte di un’intesa tra Mosca e Washington,
con un tè delle cinque tra i vecchi gentiluomini Kerry e Lavrov, con un
Obama che vuole uscire di scena, riscattato dalle sue 7 guerre e dalle sue
stragi da droni, con la chiusura di Guantanamo, la pacificazione con Cuba e
Iran, un salvataggio di capra e cavoli in Siria mediante la riduzione alla
ragione dei dromedari impazziti turco e saudita. Ma non si sopravaluta forse un
tantino l’autonomia e il potere decisionale di questa gente? Forse Putin non
deve render conto a qualcuno sopra di lui. Ma quanto a Obama, non s’era
denunciata mille volte la farsa di una democrazia americana dove nella Casa
Bianca si entra solo passando su un tappeto di dollari tessuto su telai di ossa
umane in consigli d’amministrazione con Menorah, croce e compasso? Non s’era
capito che la Casa Bianca non è che il portierato di un edificio più grande,
nero, collocato nella quarta dimensione?
Il buon John Kerry, di cui qualcuno
si augura che tenga a freno i falchi, ma a cui, quando sfrottola, si allunga la
bazza quanto a Pinocchio il naso, appena finito di cinguettare con il suo
omologo russo a Monaco, si è precipitato a placare i mastini del Senato rassicurandoli
sul famoso Piano B. Quello vero. Essendo il fasullo quello che si è sventolato
sulle guglie della Marienplatz di Monaco. “Sta per essere troppo tardi per conservare
integra la Siria nella sua interezza, dovremo
passare al Piano B”. Che cosa significa? Significa che le altre frasi
dette ai media: “Vogliamo una Siria laica
che protegga tutte le minoranze, dove il popolo abbia il diritto di scegliere
il suo leader e il suo futuro”, e subito contraddette con: “Assad non può restare presidente perché non
è accettato da coloro che lo hanno combattuto per quattro anni”, rendono
l’idea di quanto i robotini di Washington siano imbeccati da ventriloqui che ci
prendono per il culo. Tanto caloroso è il flirt di Kerry con Lavrov, tanto
lunga la sua bazza, che è arrivato a dichiarare, senza ridere, che sono le
bombe di Putin ad aver determinato la crisi dei rifugiati che sta minando
l’unità europea. Quando il bue dà del cornuto all’asino.
Il Piano B non è altro che il Piano
A dissimulato. Il piano di sempre, quello vagheggiato fin dall’indipendenza
siriana realizzata nel segno del socialismo Baath, dell’antisionismo e
dell’antimperialismo. Il piano messo per iscritto in Israele nel 1981 da Oded
Yinon. Quello che prevede lo squartamento di tutti gli Stati arabi che fanno
barriera al Grande Israele e alla ricolonizzazione della regione. E per primi
Iraq e Siria, i più ostici e irriducibili. Poi l’Egitto e ne vediamo le mosse a
partire dalla primavera araba dirottata verso il Fratello Musulmano Morsi e a
finire con l’assedio a Sisi. Seguiranno Algeria e, nel tempo, anche le tirannie
del Golfo, oggi alleate, ma hai visto mai che anche lì parta qualche
primavera da far tornare buona per
Israele e il colonialismo del Terzo Millennio?
L’unica frizione che vedo tra boss e
picciotti è quello tra Usa e turchi sulla questione curda. Per i neocolonialisti
una fetta di Siria assegnata a uno pseudostato curdo, che diventi protettorato
sionimperiale come quello iracheno, fa parte del Piano B di smembramento della
nazione araba. Per il terrorista neo-ottomano è un intralcio e la
legittimazione della spina PKK nel fianco. In qualche modo la risolveranno.
Come in Iraq, dove il Kurdistan, nella misura in cui è appaltato a Israele e
agli Usa, sta bene anche a Erdogan. Del resto Ocalan ha già dato ampi segnali
di ravvedimento e i curdi dell’YPG stanno dando agli Usa convincenti dimostrazioni
di collaborazione subalterna.
La transustanziazione del terrorista moderato
La “sospensione delle ostilità”
proclamata a Monaco, per quanto diano di matto gli scagnozzi locali, esterni e
interni alla Siria, qualche giorno durerà. Il tempo necessario a che turchi,
sauditi, giordani e sovrintendenti Usa e Nato permettano ai frastornati jihadisti
e “ribelli moderati” di riprendersi dalle tranvate prese su tutti i fronti del
paese, ricostruiscano vie di rifornimenti in alternativa a quelle tagliate da
russi e siriani, facciano arrivare rifornimenti
(una bella colonna con 400 tonnellate di munizioni è stata incenerita
dai bombardieri russi appena superata la frontiera turca a Idlib), trovino
nuovi canali di finanziamento del califfato dopo che l’aeronautica di Mosca gli
ha bruciato fonti, vie e colonne del petrolio. Insomma abbassare il fuoco sotto
la pentola che ribolle.
La ripresa del processo per realizzare
il Piano B avverrà quando verrà al pettine il nodo di chi è terrorista e chi è
“moderato”. La Russia può continuare a colpire l’Isis e Jabhat al Nusra, che
l’ONU classifica come terroriste. Ma queste formazioni sono intrecciate spesso
tra loro e sempre ad altre, tipo Ahrar e-Sham e Jaysh el-Islam, fanatici
takfiristi che, però, per la Coalizione messa su dai sauditi sono “ribelli
moderati” (nella foto mentre stanno per giustiziare prigionieri siriani), alla
stregua del fantasma chiamato “Free Syrian Army”. In tutto il territorio
siriano dove si trovi il mercenariato terrorista la separazione fisica,
oltrechè ideologica, tra le fazioni è impossibile. Qualcuna risponderà pure a
un locale signorotto tribale e si alleerà a seconda di chi paga meglio. Moderata
o terrorista? Situazione ideale per l’incidentino che, al momento giusto,
faccia ripartire l’ambaradan.
John Negroponte: l’Egitto val bene un Regeni
L’operazione Regeni, buttata tra i
piedi di un paese che minaccia di tornare a essere protagonista degli equilibri
geopolitici, il forsennato attacco lanciato dai giaguari, dai loro amici e
lacché, contro l’Egitto, oltre a tagliare le gambe a un paese che stava
affacciandosi prepotentemente sulla scena economica e politica regionale, segnano
la riattivazione dello scenario libico perché si perda un attimo di vista l’impasse
siriana. Soprattutto tocca sventare il rischio di una soluzione
egiziano-libica, cioè inter-araba, della crisi libica, come prefigurata dalla
riconquista di Bengasi da parte dei laico-gheddafiani del governo di Tobruk. Ed
ecco che gli Usa annunciano l’intenzione di sfasciare quel giochino bombardando
qualcosa a Sabrata che fanno passare per base Isis. Ed ecco che si riparla dei
5000 soldati italiani da mandare a guardia del bidone. Ed ecco che, sputando in
faccia al paese e alla sua presunta democrazia parlamentare, gli Usa annunciano
unilateralmente il decollo per la Libia di droni bombaroli dalla base siciliana
di Sigonella. E il governo di Renzi cosa fa? Balbetta “purchè siano difensivi”.
Missili Hellfire difensivi sparati dai Predator in testa alla gente, come
quelli che difendono l’Occidente in Afghanistan, Pakistan, Somalia, Yemen,
finendo su matrimoni e funerali.
Quei filibustieri di francesi
Ultima ora: si scopre che forze
speciali francesi partecipano alla liberazione di Bengasi seconda città della Libia, dalla marmaglia
jihadista, con l’esercito del governo di Tobruk (quello che si ostina a non
avallare il famoso “governo di unità nazionale” incaricato di chiamare alla
ricolonizzazione della Libia italiani e Nato), guidato dal generale Khalifa
Haftar. Quello sostenuto dall’Egitto e inviso peggio di Sisi ai Fratelli
Musulmani. Che succede? Gli Usa bombardano in Tripolitania, gli inglesi si
aggirano dalle parti del Fezzan al Sud, i francesi collaborano con la fazione
amica dell’Egitto? Si riparla, anche qui, di tripartizione?
C’è qualcosa di nuovo sotto il sole,
anzi d’antico, direbbe il poeta. E parrebbe avere ragione. Diavolo d’una
Francia! Di nuovo, come nel 2011, primi nell’arrembaggio al petrolio libico.
Accanto all’Egitto di Al Sisi e ai suoi fiduciari nazionalisti di Tobruk.
Proprio quelli che l’Italia e l’Eni, già con una zampa sul gigantesco
giacimento di gas egiziano, si stavano cucinando prima che la mina Regeni deflagrasse
sotto i documenti che la signora Guidi e l’equipollente ministro dello Sviluppo
del Cairo stavano per firmare. Diavolo d’una Francia! Che ci abbia messo lei
uno zampino per farci fuori? Non le
manca l’esperienza. Pensate a Parigi. E diavolo di un’America che si pappa
l’ovest. Congetture, d’accordo. Una cosa è però certa: gli ascari degli uni e
degli altri siamo noi.
Gheddafi è viva
Un’altra cosa è certa. Ed è
entusiasmante.. Ospite in Eritrea, Aisha Gheddafi, figlia prediletta ed erede
politica di Muammar, anima della resistenza durante i nove mesi
dell’aggressione, ha costituito il Governo della Jamahirija Libica in esilio e
ha confermato che la lotta per la rinascita del paese è in corso. Che non si
tratti di una vanteria è confermato dall’adesione al nuovo governo della più
grande tribù della Libia, i Warfalla, la cui capitale è Bani Walid, a sud di
Misurata, al centro di una regione restata libera e indipendente dall’inizio
del conflitto ad oggi. Con i Warfalla si sono schierati i tradizionali cugini
dei Ghaddafa. Altri seguiranno. E forse con Tobruk e con l’Egitto è possibile
aprire un dialogo. Anatema per colonialisti e ascari islamisti. Se son rose….
Lo
zerbino Usa
Questo nel giorno in cui la Corte di
Strasburgo ci mazzia per aver collaborato con la Gestapo Cia a rapimento,
extraordinary rendition e tortura di Abu Omar. E per essere stati capaci di
reggere due presidenti felloni che hanno graziato i delinquenti mandati dal
padrone Usa a fare quel cazzo che gli pareva sul nostro territorio
“sovrano”. Mi fanno specie e anche un
po’ schifo quelli che elevano alla settima potenza la cresta della loro
indignazione per quello che succederebbe in Egitto e si beano della
consapevolezza di stare nel migliore dei mondi possibili in un paese in mano a
una banda di malfattori, pronti ad andare in giro ad ammazzare gente su ordine
dello Stato canaglia più canaglia del mondo. Stato canaglia e pure spione che,
dopo aver affidato nel 1945 questa colonia al consorzio mafia-partiti, l’ha poi
rinserrato in un’Unione Europea costruita a immagine e somiglianza della
Vergine di Norimberga. Dopodichè, con la NSA, spia, cospira, ridicolizza ogni
residua pretesa di sovranità e organizza colpi di Stato.
Ah,
ma la pena di morte no!
Analoghi sentimenti di ribrezzo suscitano
poi i vari papi e capi di Stato che ogni tanto se ne escono, ripuliti da cumuli
di nefandezze, per invocare la fine della pena di morte. Quella dei tribunali.
Mica quella che prescinde da tribunali e, anzi, viene inflitta da chi è
tutt’uno: investigatore, giudice e boia. Per esempio Negroponte, capo di Regeni
e capo degli squadroni della morte. Per
esempio Obama, che ogni martedì seleziona e firma l’elenco dei “sospetti” da
far fuori, o che, da quando è presidente, a forza di guerre, la pena di morte
la infligge a milioni, obliterando nozze, tribunali e are (che
diero alle umane belve esser pietose / di se stesse e altrui). Che dice
l’Arci a proposito?
L’intero sistema imperialista si
regge su una specie di stop and go mediatico dettato da un’attenta regia
militare e politica. Un fronte vacilla, l’opinione pubblica deve essere
attratta da un altro fronte. Monta l’esasperazione per una guerra che non
finisce e che provoca alluvioni destabilizzanti di stranieri, nella
rappresentazione si inserisce un intervallo, una “sospensione delle ostilità”.
E lo spettatore appena rilassato, può tornare ad eccitarsi a un secondo atto
con nuovi attori, nuove comparse, nuove scenografie. E stesso copione.
I pretesti per riaprire il fuoco in
Siria non mancano. E per coloro che da decenni nelle segrete stamze dei
complotti e, sul campo, da 5 anni, lavorano per abbattere il governo siriano,
frantumare e distruggere la nazione, disperderne il popolo per sbatterlo in
un’Europa che non li regge e vi hanno impiegato miliardi di dollari, la faccia,
la credibilità politica, geopolitica e militare e, nel caso di Israele,
derivano la loro strategia di sopraffazione da un destino sacro determinato dal
divino, la sola idea di abbandonare l’impresa vorrebbe dire l’inizio di una
crisi esistenziale. L’obiettivo finale del grande schieramento imperialista
euroatlantico, con relativi clienti e vassalli, già pesantemente in difficoltà
di suo, consiste nell’eliminazione di ogni contrappeso economico, militare,
geopolitico, esattamente come al tempo dell’URSS e di Mao. Obiettivo che
verrebbe vanificato da una debacle in Medioriente. A tutti coloro che
arricciano il naso di fronte a chi ritiene di doversi schierare nettamente in
uno scontro che mette in gioco nientemento che una vita decente, giustizia,
uguaglianza, dignità, libertà e, oltre,
la sopravvivenza, va augurato di non scoprire un giorno che la loro defezione,
la loro ignavia, ha contribuito alla loro, alla nostra, fine. Tra imperialismo
e popoli la posta in gioco è questa.
Quanti pensano che Obama e Kerry
abbiano facoltà di scelta, non si avvedono che assistono a una commedia. Quelli
non recitano a soggetto, leggono dal gobbo. E’
chi scrive sul gobbo che bisogna far uscire da dietro le quinte. E
colpirlo a morte.
Censui, et in eam ivi sententiam... che questo saggio e' la piu' precisa e impeccabile fotografia della situazione corrente, e dei coinvolti protagonisti, attori, pupazzi e comparse. Senza contare l'ausilio manzoniano e poetico che da' ancora piu' risalto alle tragedie, ai massacri e ai crimini commessi in nome della democrazia del c....e del "paese eccezionale".
RispondiEliminaDei delinquenti sub-umani citati vorrei dire "non ragioniamo di loro, ma guarda e passa", anche se, pur non guardandoli, ne sentiamo la puzza.
Contento di sapere che la figlia di Gheddafi e' viva, vegeta ed attiva.
Se non altro ora si svela pubblicamente il segreto di Pulcinella che è il ruolo dei Curdi visto che Putin non li nomina ed Ankara ha chiesto ufficialmente agli USA il permesso di continuare il genocidio curdo nonostante la tregua.
RispondiEliminaServe altro?
"C’è disgusto da parte mia quando realizzo nel particolare tutti i vari schieramenti, alleanze, che poi cambiano a seconda di dove vanno gli interessi. Io sinceramente non faccio il tifo per Putin né per Obama, certamente non per Erdogan, che è uno dei più grandi responsabili di questa guerra insieme ai Paesi del Golfo. L’unico gruppo per cui faccio il tifo è il popolo siriano. Davvero, io faccio il tifo per quel popolo siriano che non ha ceduto alla rabbia. Perché molti cedono alla rabbia e si uniscono ai gruppi jihadisti, e accettano il loro aiuto pur di veder sconfitto Assad. Ma questi sono deboli, e ne pagano il prezzo. Io faccio il tifo per quei popoli siriani e non che invece hanno deciso di rispondere alle violazioni con più democrazia, più libertà, più diritti, e la ricerca, la riproposizione di essi."
Karim Franceschi
A proposito di Franceschi la nuova legge antiterrorismo vale solo per gli islamici?
Rossoallosso# Questo Karim che fa l'eroe con i curdi che si fanno aprire la strada dagli Usa e con gli Usa propongono di squartare la Siria non mi piace per niente. Non mi piacciono tutti quelli che esaltano i curdi di Kobane e ignorano i milioni di siriani che resistono e combattono da 5 anni con lo stesso valore e per gli stessi valori, ma senza ambiguità.Quello di mettere sullo stesso piano Putin, che sta salvando il popolo e la nazione siriani, e Obama, il grande masskille, è uno sporco trucco dell'imperialismo. E' un bel discorsetto qualunquista e da amico del giaguaro quello di 'sto Karim.
RispondiEliminainfatti,forse non sono stato chiarissimo ma sono totalmente daccordo,una Una cosa fatico a capire,visto i successi sul compo che stavano ottenendo i laelisti e la Russia a che pro questo "cessate il fuoco" voluto, stando alle sue dichiarazioni, da Putin? Così facendo ha pure legittimato una distinzione tra i cosiddetti ribelli moderati e l'isis,vorrei sbagliarmi ma credo che ne pagheranno le conseguenze
RispondiEliminaOggi c'e' stata una conferenza di Lotta Comunista sul medio oriente. C'e' da parte del relatore un po' troppo la tendenza a vedere le guerre ed i conflitti degli ultimi anni come scontri fra fazioni interne, su cui si sarebbero inserite tutte o quasi le potenze. Secondo questa teoria anche la guerra alla Libia sarebbe iniziata come scontro fra le tribu' dell'Est piu' ricco contro quelle di Tripoli, cosa che personalmente prenderei molto con le molle visto che fin dall'inizio non pensavano all'indipendenza, ma addirittura a marciare su Tripoli (mi ricordo le interviste ai "ribelli"), benche' la tripolitania e' meno ricca di petrolio e che loro erano numericamente molto inferiori come popolazione e non disponevano che di poche centinaia di jihaddisti. Si e' pero' confermato che i Curdi iraqeni sono di fatto pedine degli Usa, mentre quelli Siriani oscillano fra la solidarieta' a quelli Turchi ed a realizzare una propria repubblica a spese della Siria. Il quadro mi sembra piu' semplice di quanto viene descritto sui giornali mainstream, e l'alleanza fra qaedisti e amministrazione Usa, definita come sorprendente ed elemento di novita nel corso della conferenza, era stata gia' ben illustrata da Fulvio in questo spazio, ed anche da altri coraggiosi giornalisti come Chiesa. Tesi a lungo sbeffeggiate dagli epigoni della "lotta al terrorismo".
RispondiEliminaStasera a Bersaglio mobile di Mentana era ospite una "professoressa"di non so cosa,in collegamento da Washington con immancabile Casa del Boia(whitehouse)sullo sfondo.Questa giovane boriosa dava "lezioni"dall'"alto"della sua "esperienza"sulla situazione siriana.Beh ,se questi sono i cervelli in fuga mi auguro che i voli charter siano sempre pieni.Questa demente e' riuscita ad affermare che,dinanzi agli eroici giovani rivoluzionari:tutti buoni,laureati,laicissimi,eroi senza macchia e senza paura.probabilmente anche alti,biondi e con gli occhi azzurri aggiungo io...Ebbene ,dinanzi queste coorti angeliche il perfino Bashar Assad(Assad ovviamente lo pronunciava in maniera diversa da come facciamo noi povere menti inferiori...)HA LIBERATO I TERRORISTI INCARCERATI PERCHE'SCREDITASSERO I RIVOLUZIONARI CONTRIBUENDO(ASSAD!!!!!!!!)ALLA CREAZIONE DELL?ISIS.Qui sarebbe arrossito anche Goebbels,questa no,cinguettava felice.Certo che se questa e' professoressa ,si capisce il livello degli americani...
RispondiEliminaLuca.
X rossoallosso condivido in pieno, come in Ucraina nessuno degli esportatori di democrazia chiedeva il cessate il fuoco quando I loro beniamini conquistavano terreno. Credo che questa tregua a meta' ( chiederanno se sono ribelli moderati prima di rispondere al fuoco?) altro non serva a ridare energie militari ma anche riconoscimenti politici ai cosidetti "tagliagole moderati" anti Assad, ormai sconfitti. La guerra riprendera', non appena questi ultimi, ricostruito un fronte comune e riarmati saranno incoraggiati a ritentare l'attacco a Damasco ed al "dittatore", magari con l'appoggio dei Curdi peshmerga. Spero abbia ragione Putin sulla tregua, ma credo ci si dovra' aspettare un altro periodo di guerra.
RispondiEliminaChissà Alex forse l'accordo Usa.Russia sere ad isolare quel folle che risiede ad Ankara e i degni compari sauditi probabilmete gli unici disposti ad arrivare alle estreme conseguenze
RispondiEliminaSalve, rispetto alla questione diritti occidentali-guerre ONUrganizzate, rispetto all'ipocrita pedofiliaca messa scenografica del bambino afgano fotografato con la alle spalle la bandiera unicef, rispetto ai migliaia di 'posti di lavoro' garantiti dalle guerre e dalle emigrazioni, rispetto al turismo che vede dittature in ogni luogo in cui non ci sia il diritto ad essere occidentali, rispetto alle sempre più botulinico-ritoccate presenza in parlamento: Quando mai un@ bambin@ occidentale è stato adottato da una famiglia africana o orientale e portato via dalla propria terra (comprese le nuove paternità e maternità che storpiano @ nuov@ nat@ dei cinque sensi puri, obbligati a sovrapporre due figure etero-fobiche con i loro odori e timbri vocali univocamente autoritari). Sarà meglio accelerare questi nuovi democratici reami, così da poter vedere le multinazionali della farmaceutica e dell'alimentazione, finanziare le nuove famiglie riproduttive fino alla soglia della vecchiaia, così da garantire lavoro e progresso. Mai la destra è stata più accompagnata all'altare. qsvt@ .
RispondiEliminaAvendo già detto tutto, mi permetto una divagazione da gossip sulla manipolazione dell'infanzia. Una settimana in cui un ragazzino è stato sbalzato su tutti i giornali per aver chiesto, ad una esibizionista e pittata maestra, se il termine -petaloso- fosse corretto. Peccato che nessuno lo abbia associato al pedo-scientologo bamboccio del mulino bianco che col suo 'inzupposo' fa felici tante mamme e papà.
RispondiElimina
RispondiEliminaPer anonimo: è la società dell'infantilismo quella che ci propinano. Dove la prima cosa è considerare una virtù l'assecondare le proprie tendenze ed i propri desideri momentanei, inventarsi parole che non esistono, fare capricci, rifiutare il cibo, tutto viene assecondato e ricondotto ad un diritto. Fra poco è l'otto marzo, festa che traeva origine dalle operaie di New York e del loro sacrificio e che è invece diventata sempre più la festa dell'individualismo al femminile. Addirittura spogliarelli maschili per assecondare i propri pruriti. Secondo la logica del "Io ho un desiderio, posso farlo quindi è un mio diritto", e trovo interessante, a proposito l'articolo di Beppe Grillo sul corriere della sera delle coppie omosessuali ed il diritto all'utero in affitto: http://www.corriere.it/politica/16_febbraio_29/utero-affitto-beppe-grillo-perche-mi-spaventa-l-idea-un-sentimento-low-cost-598d0f26-df1d-11e5-8660-2dd950039afc.shtml
Per Alex: credo fermamente che sia l'evoluzione di quell'anarco-capitalismo-liberticida tipico della sylicon Valley style, per la quale molti hackers diventano programmatori Apple, simile a quello che una volta era il berlusconismo dell'imprenditore di se stesso, dove l'individualità non viene collettivizzata ma monetizzata e supportata dalle multinazionali del benessere psico-fisico-spiritualista e da quelle della riorganizzazione del lavoro, finalizzate entrambi alla frattura sociale dell'idea di Stato ormai osteggiata anche dalle frange sinistre, a tutto appannaggio delle destre storiche e delle nuove destre. Il tutto riqualifica il linguaggio comune e ben oleate istituzioni di ricerca individuano 'cavalli di troia' inattaccabili, verso i quali ogni critica risulta essere reazionaria e fascistoide, rigettata nel calderone dei 'diritti neo capitalistici' creando false e forzose convergenze, le stesse che permettono ad una certa destra di osannare Chavez e Assad. Per cui immigrati sfruttati volantinano pubblicità per conto della 'eventi6' mentre ragazzine quindicenni parioline vengono definite 'baby squillo'.
RispondiEliminaAdesso gli operai dei paesi imperialisti sono soci dell'impresa (E.G.Lynch)
ps- il concetto (peraltro realisticamente inequivocabile) di utero in affitto pare sia stato già sdoganato e sostituito dall'idea di 'mezzo per il coronamento dell'amore', tanto autoritario quanto il richiamo di sel e pd e altre sigle ancora coperte da qualche vecchio comunista di sezione, per la quale sono i bambini nelle piazze a chiedere diritti di adozione e riproduzione, single omo o etero che sia la necessità. E' evidente che 'Telaviv non perdona' e Roma, come Firenze, Napoli e Bologna, rispondono in giapponese maccheronico. Saviano ne ha benedetto la strada e l'accozzaglia di Boris e raitre ne hanno magnificato le gesta.
RispondiEliminahttps://www.youtube.com/watch?v=RkqPh4LbcFQ
Giusto per curiosità, guardate chi è la fidanzata di Regeni. Lavora da due anni (giusto dal golpe) a Kiev in un'agenzia Onu.
RispondiEliminahttp://www.corriere.it/cronache/16_marzo_03/valeriia-lacrime-giulio-regeni-495d85ba-e0bf-11e5-86bb-b40835b4a5ca.shtml
Non ci sono un pò di coincidenze strane?
Erri de Luca grida la tesi di "omicidio di Stato" per Regeni. Si ma di quale Stato?
RispondiEliminahttp://ilmanifesto.info/erri-de-luca-un-delitto-di-stato/