I
Clinton con la coppia Rothschild
Dal
“manifesto”:
“In nome delle aspirazioni… vale la
pena di lottare, continuare a marciare in strada e poi andare a votare e dare
una chance a Hillary Clinton” .
(Giulia D’Agnolo Vallan)
“Proposte costruttive contro fantasie, una
politica estera tradizionale contro il ritorno a un’improbabile fortezza
Amercia… la seria, credibile, eleggibile Hillary Clinton, contro quella
dell’inaffidabile, razzista, xenofobo Donald Trump”. (Fabrizio Tonello)
“Contro Hillary una nuvola tossica mediatica,
è vittima di pseudo-fatti diffamatori”. (D’Agnolo Vallan)
“La demonizzazione della Clinton ha
rassicurato la base del miliardario, quello zoccolo duro che coltiva un odio,
questo sì pastoso e violento, verso Hillary. Il sentimento in cui la misogenia
si mescola all’antintellettualismo e al bullismo” (Luca Celada)
“La campagna spietata di Trump finisce col
produrre un moto di solidarietà e simpatia per Hillary… Lo scenario peggiore?
Una Hillary effettivamente non più in grado di correre”. (Guido Moltedo)
“L’isolazionista Trump, sessista e razzista,
il peggio dell’America”. (Tommaso Di Francesco)
“E’ un referendum tra un’America che
valorizzi le ragioni dello stare insieme e che, sulla scia di Obama, investa
nella sua ‘diversity’ e, al contrario, un’America di tutti contro tutti…”.
(Guido Moltedo)
“La scommessa del realista Obama è che solo
un’America inclusiva, aperta, davvero ‘multi’ può essere la superpotenza solida
al suo interno, che ha i titoli per dare la linea per contribuire alla pace nel
mondo” (Guido Moltedo)
“Una Clinton preparata e sorridente ha avuto
la meglio sull’uomo che aizza le folle contro Hillary…” (D’Agnolo Vallan)
“Hillary consolida la reputazione
ampiamente conosciuta e riconosciuta di aspirante alla massima carica americana,
preparata, tenace e pugnace”.
(Guido Moltedo)
Così corrispondenti dagli Usa e analisti del
“manifesto”, da qualche mese a questa parte pancia a terra nella campagna per
la glorificazione di Hillary e la satanizzazione di Donald Trump. Perché quando
le laudi alla candidata della democrazia, del sorriso, della preparazione,
dell’inclusione non bastano, o quando ci fosse chi avesse qualche scrupolo a turibolarla
in termini così osceni e accennasse a qualche sua manchevolezza, l’equilibrio,
anzi lo squilibrio, è ristabilito con le secchiate di guano su The Donald. Sessista,
misogeno, populista, antipolitico, razzista, xenofobo, ignorante, bifolco.
Insomma, il repertorio tratto da quel vocabolario che di solito si utilizza contro
tutti i disturbatori del manovratore, che siano quelli del Brexit, il premier
ungherese, Grillo e i suoi, tutta la sciagurata categoria del politicamente
scorretto, quella che in comune di solito ha l’avversione a Washington,
Bruxelles, la Nato.
Nodo dirimente: pro o contro Nato
Già la Nato,
quella che, per essere antipatica a Trump, in combinazione con il suo rifiuto
di considerare Putin il Moloch e utili le guerre fredde e calde con la Russia,
ha innescato, più delle battutacce da caserma su donne prese o da prendere, la
virulente inimicizia di quello che un tempo si chiamava il “complesso
militar-industriale “ e oggi si allarga a “complesso
militar-securitar-finanziar-industriale”. Sotto le meritate, ma strumentali,
accuse di sessismo, populismo, xenofobia al bislacco maverick americano, si
nascondono, nel nostro quotidiano pseudocomunista e para-imperialista, l’irritazione
per il fatto che ha sottratto al suo editore di riferimento il proletariato e
il ceto medio proletarizzato dal regime Bush-Obama. Bello o brutto che sia,
Polentina ha portato via al partito del sette volte guerrafondaio Obama la
rappresentanza dei ceti deprivati, saccheggiati, marginalizzati, non solo da
una politica connivente con i predatori e devastatori bancari, ma anche dai sempre
più potenti securitari che li hanno imbrigliato (Patriot Act e affini) in una
rete di controllo che non li fa respirare, men che meno protestare, e dai
militari che hanno versato trilioni in disastri bellici senza fine.e senza
costrutto né là, né qua.
Dalla Libia a Regeni, stessa causa
Sulla residua
Gran Dama del “manifesto” (dopo il benefico silenzio che ha fatto svaporare la
brigatista tardo-“spagnola” anti-Gheddafi, Rossanda), Luciana Castellina,
avevamo nutrito qualche perplessità quando si è avventurata, con la sua armata
Brancaleone di pellegrini tsiprasiani post-Sarajevo. a innalzare sul
piedistallo del riscatto rivoluzionario di tutta Europa colui che l’euro-idra a
tre teste aveva incaricato di radere al suolo il proprio popolo assieme a tutta
la sua civiltà (e lungimiranti furono i Cinque Stelle che, pure, corsero ad
Atene, ma tra la folla combattente e tradita, non al soglio del fellone).
Perplessità gradualmente mutatesi in sconcerto per le coperture alle guerre di
Libia e Siria e, infine, marmorizzate in certezza con l’ingresso del giornale a
vele spiegate nell’operazione Giulio Regeni con cui intelligence e squadroni della morte angloamericani (Oxford
Analytica) intendevano vendicarsi di un Egitto non più preda dei surrogati
coloniali Fratelli Musulmani, troppo ricco di gas e di autorevolezza regionale,
poi pure socio militare e geopolitico di Mosca.
Una
pantegana a tanti ratti
Non poteva,
quindi, mancare la conferma definitiva: l’ingresso nello squadrone del passo
dell’oca contro Trump, composto da compari finalmente usciti alla luce
dell’evidenza: l’intera cosca dei neocon del PNAC (Progetto Nuovo Secolo
Americano), di undicisettembrina memoria, con feldmarescialli da Scontro di
Civiltà e conseguente guerra infinita al terrorismo del rango di: clan Bush
tutt’intero, John McCain, ambasciatore permanente Usa nelle centrali neonaziste
e jihadiste, da Kiev a Bengasi, da Mosul a Raqqa, il collettivo femminista
dalle zanne sporche di sangue infantile di Madeleine Albright, Condoleezza Rice
e Samantha Power, Henry Kissinger, papà di tutti gli stermini fascisti in
America Latina e ovunque e, spruzzatina di grottesco,l i muscoli e il cervello
inflacciditi di Arnold Schwarzenegger e Robert De Niro. Non mancano poi
l’inventore delle armi chimniche di Saddam, Colin Powell, falchi restaurati
alla Brent Scowcroft, boss della
Sicurezza sotto Gerald Ford, i due estremisti oscurantisti e bellicisti Ted
Cruz e Marco Rubio, vari robocop del terrorismo interno e internazionale come
Michael Hayden (CIA), Tom Ridge (Home Security), talmudisti neocon come
Wolfowitz, Kagan, Ledeen, per finire, dopo molti altri sfuggiti al manicomio criminale,
con John Negroponte, sterminatore di centroamericani e iracheni con i suoi
squadroni della morte e burattinaio di Regeni l’egiziano.
Si può dire
che si tratta del peggio del peggio della peggiore classe dirigente della
peggiomessa società del mondo, quella della peggiore fase della storia Usa e
della peggiore gestione unilaterale del mondo, del peggiore assalto alla vita e
al benessere delle persone, della peggiore condizione di diseguaglianza
sociale, del peggiore degrado culturale? Si può dire, anzi, non si può non
dire. Sperando, invano, che il “manifesto” arrossisca un po’. Il peggio del
peggio per l’intera umanità che fiancheggia la peggiore scelta che la peggiore cupola
di reggitori di mezzo mondo ha fatto tra i burattini che dovranno eseguirne i
programmi.
Sotto i miei occhi Hillary all’opera
Posso dirmi
testimone di alcune delle scelleratezze – obliate dal “manifesto” negli
smisurati paginoni della sua nuova, leccata, versione – compiute da questa
virago. Reduce dal sostegno a tutti i macelli e genocidi allestiti dai governi
USraeliani da quando ha raggiunto l’età della ragion pratica, senatrice e poi
first lady, dall’Iraq all’Afghanistan, l’ho vista, un po’ da scudo umano un po’
da inviato di guerra, pompare le sanzioni e lucidare le bombe,spesso a
grappolo, perlopiù a uranio, che il marito (stupratore nei fatti quanto Trump
era puttaniere a chiacchiere) faceva piovere su civili, scuole, ospedali,
treni, piazze, depositi di viveri e farmaci in Iraq e Serbia. Nel 2009, libera
ormai di scatenarsi in prima persona, da segretaria di Stato, c’ero quando, con
il golpe militare ha strappato l’Honduras alla sua A.L.B.A. per gettarlo nel
crepuscolo insanguinato dei narcodespoti di fiducia, dove ora si viene
ammazzati più che in qualsiasi altro paese del mondo (e piangiamo ancora
l’eroica combattente indigena anticapitalista e antimperialista, Berta
Caceres), superando quell’altro paese da Hillary sistemato nelle mani dei
narcocartelli amici del mercato e delle banche Usa, il Messico.
Squartato con la baionetta, che
goduria!
In Libia,
sulla quale questo psicopatico prodotto della fase suprema del capitalismo si è
avventata con tutti i suoi artigli sguainati, per avere questo paese perseguito
la liberazione e l’unità dell’Africa, nel 2011 ho potuto assistere a come si
riducono in brandelli bambini nelle scuole e in polvere i risultati di
quarant’anni di progresso, giustizia sociale, democrazia diretta e prosperità (qui,
come in Siria, con Amnesty, HRW, Avaaz e, spiace dirlo, Dario Fo, a reggerne lo
strascico insanguinato). Mi è sfuggita l’occasione di assistere al suo arrivo
per coordinare il massacro e stupro con baionetta di Muammar Gheddafi, ordinati
alle sue Forze Speciali. Ma non ho perso quella televisiva, condivisa dai forse
festanti apologeti manifestaioli, del suo parossistico e ilare orgasmo alla
notizia di un uomo squartato come usava con i cavalli ai tempi di Torquemada.
E qui dire
psicopatico è davvero dire poco. L’analogo progetto per la Siria, con l’auspicio
che, come fatto a Sirte, “bisogna uccidere
Assad e la sua famiglia allo scopo di neutralizzare la minaccia che l’Iran
esercita nei confronti di Israele”, è stato impostato e iniziato da quella
sublimazione di Mengele che il “manifesto” definisce “seria, credibile, eleggibile, preparata,
tenace, pugnace e sorridente” (chiaramente Moltedo aveva in mente lo
sghignazzo hillariano del “siamo venuti,
abbiamo visto, è morto”). Della nazificazione dell’Ucraina, del massacro
del Donbas e, dunque, dei prodromi dell’assalto alla Russia, si è occupata la fidata
sottosegretaria, Victoria – “Fuck you
Europe” - Nuland, mentre a un altro braccio destro, Suzanne Nossel, è stato
affidato il compito di umanitariamente circuire i gonzi e bastonare i probi
dallo scranno più alto di Amnesty International. Entrambe logicamente esponenti di punta del talmudismo
israelo-americano. In compenso la sorella in femminismo ha avuto l’entusiastico endorsement di Madeleine Albright,
all’altezza della situazione e della candidatura per aver fatto crepare di
sanzioni 500mila bambini iracheni (tutta gente, a proposito, che oggi, con
Amnesty e soci, ciancia di 100mila bambini, su 25mila abitanti, a rischio di
strage siro-russa in Aleppo Est).
Gli ufficiali pagatori
Da coloro -
esemplare modello di democrazia post-democratica come quella del socio Erdogan
-che in questo momento stanno completando il genocidio in Yemen, a favore proprio,
degli Usa e di Obama che vuole lasciare un buon ricordo di se stesso, oltre a spianare
la strada alla sua diletta erede, Hillary e la sua Fondazione hanno ottenuto,
oltre agli storici 23 milioni di dollari a fondo perduto e 500mila in gioielli,
anche il 20% dei fondi serviti alla
campagna elettorale. E a far fuori, con il concorso del Comitato Elettorale
Democratico, ovviamente imparziale tra i due contendenti del Partito, quel
farlocco socialista a chiacchiere e distintivo di Bernie Sanders (prima scelta
pro tempore del “manifesto”, per non perdere la faccia, ma, da buon guitto
scilipotiano, poi subito precipitatosi ai piedi di chi l’aveva preso alle
spalle, trascinandosi dietro la combriccola del giornale “comunista”). Il resto
è arrivato a Hillary, o direttamente, o attraverso la Fondazione, da Goldmann
Sachs, JP Morgan, Lehman Brothers, Blackrock, Rothschild, Rockefeller, Bank of
America, Citigroup. tanta Wall Street, Raytheon, Boeing, Northrop Grumman,
General Dynamics e tanti armieri.
Hillary con il Ceo di Goldman Sachs
Cosa mi dai per vedere il Segretario
di Stato?
Fondazione,
quella di Bill, Hillary e Chelsea, fintamente umanitaria ed effettivamente ente
ricattatore e corruttore nei confronti di chi dalla virago si aspetta favori:
vuoi essere ammesso al cospetto della sovrana del tuo destino e delle tue
fortune? Paga. E chi altri ha contribuito in misura assolutamente preponderante
al bottino personale del segretario di Stato e a quello della sua Fondazione?
Gli stessi che l’hanno pagato a colpi da un quarto di milione in su per
conferenza le sue promesse di “toe the
line”, seguire la linea, in fatto di armamenti e relativi impieghi (“con Putin-Hitler tocca utilizzare la leva
della forza”), di banche e finanza rapinatrice, di trattati di “libero”
scambio (TTP, TTIP, TISA), di energia sporca e nucleare (“basta con quegli ossessi anti-fracking e anti-oleodotti
squarcia-ambiente”).
Delinquente abituale
Sotto lo
scrutinio degli inquirenti la Clinton è capitata e continua a capitare. Per la
totale opacità delle finanze della sua Fondazione. Per le decine di migliaia di
email di Stato, spesso “classified”,
secretate, scambiate nel suo server privato con confidenti e complici, in
sostanza alto tradimento (grazie Wikileaks). Per averle cancellate anziché
consegnarle agli inquirenti, come un Mario Chiesa qualsiasi. Per aver lasciato
che a Bengasi suoi scagnozzi ufficiosi,
terroristi islamisti, facessero fuori suoi scagnozzi ufficiali, l’ambasciatore
Cris Stevens e tre suoi operativi Cia, mentre erano impegnati nella missione di
sbolognare armi e tagliagole dalla Libia alla successiva preda siriana. Per le
commistioni improprie tra la sua segreteria di Stato e la sua Fondazione
finalizzate a creare un circuito di favori e corruttele tra le due realtà.Tutte
cose nelle quali dall’Avvocatura di Stato e dall’FBI ci si sarebbe aspettato
qualcosa di più tranchant che una
deplorazione per “trascuratezza”: tout se
tien.
Usare la leva della forza contro la
Russia
Di fronte
alle rivelazioni di Wikileaks e l’hackeraggio ai danni di Sanders, dimostrato
emanante dalla capa del Comitato Nazionale dell’Asinello, la talmudista Debbie
Schulz, la Clinton ha pensato di uscirsene lanciando accuse a presunti hackers
gestiti da Mosca e il suo entourage ha colto la palla al balzo per esasperare
una russofobia che ritiene presente nel corpaccio ignorante dell’opinione
statunitense, accusando Putin di interferire nella campagna elettorale a favore
di Trump. Mo’, se questo al cittadino Usa, agonizzante sotto i colpi delle
politiche neoliberiste, divenuto homeless
grazie ai subprime e ai profitti stellari di banche criminali, messo sul
lastrico dalle spese per condurre più guerre contemporaneamente contro tutti in
qualsiasi parte del mondo, risulta un incentivo a votare Hillary e non The
Donald, che preferisce il dialogo con Putin, resta tutto da vedere.
Hillary
Clinton, che incarna le aspirazioni del “manifesto”, di Laura Boldrini e di
tutto il cucuzzaro maschi-femminista, è stata promotrice di emancipatori di
donne e gender come lo provano alla grande di essere Al Qaida e Isis, per i
finanziamenti dei quali si è adoperata in Qatar e Arabia Saudita, oltre ad
averne fatto curare i rastrellamenti in giro per lAfrica e Asia e gli
addestramenti in collaborazione con i colleghi del Pentagono e della Cia. La
sua ricetta per la Siria è usare “la leva
della forza contro i russi”, incominciando con l’armare i curdi, “i nostri migliori partner in Siria e Iraq”
e con l’imporre una no-fly-zone come quella che, con perfetto sincronismo, vanno
invocando gli umanitaristi di Amnesty, HRW, Avaaz, Elmetti Bianchi (quelli
promossi come “cavalieri senza macchia” da Laura Rosenberg, consigliera di
Hillary per la politica estera) e facilitatori umanitari vari, ansiosi quanto
lei di rinfrescarsi in piscine di sangue come quelle allestite in Libia.
Non piace al “manifesto”, proprio come
non piace al Pentagono e annessi e connessi
Trump è
quello che è, buona parte di quanto i sicofanti dell’assassina seriale di massa
gli attribuiscono, ha rincorso, invano, la Clinton nel promettere a Israele la
leva di comando sulla politica estera americana,, vuole copiare con il Messico
il muro che Israele ha costruito nella carne viva della Palestina, si è fatto
cagare in testa da piccioni diarreici, parla delle donne come una burba
frustrata, o un latin lover fuori tempo massimo, alla Berlusconi. Ma ha contro
anche tutte le potenze che un moderno Hieronymus Bosch tratteggerebbe come le più
orripilanti forze dell’inferno venute in superficie a bruciare e frantumare il
mondo, le stesse che abbiamo contro noi. E se quelle sue sulle donne sono
battutacce, quelle sulle donne, a milioni, dell’orda neocon di Hillary sono
bombe e sanzioni genocide, oltreché consegne agli stupratori seriali dell’Isis
e ai moderati di Al Nusra.
Hillary
Clinton è un rottame psicofisico, crolla a terra, si fa sorreggere sui gradini,
scoppia in convulse risate o convulsi attacchi di tosse, sbarra gli occhi e
scuote la testa come un pupazzo a molla.
Ha subito una commozione cerebrale e una serie di emboli e minata nel
fisico e nell’ìintelletto. Si aggrappa
alla vita praticando il potere di uccidere per saziare la morte e così
allontanarla da sé. E’ il personaggio ideale per quella cupola di
delinquenti mentecatti che sta avviando il pianeta verso l’armageddon bellico,
possibilmente nucleare (Obama ha preparato l’evento con un trilione di dollari
per l’ammodernamento dell’arsenale atomico) e la catastrofe climatica. Basta
guardare all’Africa prima della colonizzazione e a quella di oggi per vedere
che la maggioranza della popolazione mondiale vive peggio che mezzo millennio
fa. Banche e media sempre più concentrate, servizi di sicurezza privati e di
Stato, forze armate, strumenti di esproprio del minimo vitale, si diffondono
nella società come una metastasi. Una minoranza infima controlla il potere, il
denaro, la conoscenza e sta acquisendo la capacità tecnologica di imporre un
ordine totalitario che sta a Hitler come un alchimista sta a un Nobel della
chimica. Simboli di questo sono il linciaggio di Gheddafi, le milionate di
profughi lanciate dalle guerre della Cupola contro un’Europa governata da un
etilista delinquente abituale, la morte della Grecia (un remake della distruzione cristiana del
mondo classico), il disastro nucleare di Fukujima.
La
distruzione di senso nel discorso politico, da Obama, Clinton, Juncker a Renzi
parrebbe anche il segno del disfacimento del capitalismo moderno, come dice
Dimitris Konstantakopoulos, sempre che si possa ancora chiamare capitalismo ciò
che sta involvendo verso una specie di feudalesimo ultra-nazista post-moderno.
Involuzione insostenibile mentre la perdita di senso è il preludio ala nostra
distruzione. Riflettendo ancora con il giornalista e scrittore greco, membro
fuoruscito del direttivo di Syriza, dalla sua civiltà antica abbiamo imparato
che ci distinguiamo dai mostri solo quando in noi coesistono Ragione, Emozione
e l’Etica. Robespierre e Marx sono stati gli ultimi ad averlo ribadito. La
candidata Hillary rappresenta la fine dei tre elementi. E’ il candidato ideale
per la presidenza degli Usa. Come hanno capito subito “il manifesto” e la
Boldrini.
E la Pinotti
che, all’insaputa del Parlamento, dopo essersi arruffianata i sauditi
vendendogli le armi per ammazzare il popolo yemenita, spedisce soldati e
missili ad assediare e minacciare (nientemeno) la Russia e a impedire che gli
iracheni, i libici e i siriani salvino il loro paese da Obama e Hillary. Anche
la Pinotti scendeva in piazza contro le guerre. La sinistra antimperialista si
è fatta imperialista e stende il tappeto rosso agli scarponi con punta
d’acciaio al polonio di Hillary. Il “manifesto” vi cuce la sua frangia (e
pensare che c’è ancora chi, tra residui di onestà, scrivendoci, si presta a
fornirgli foglie di fico). Rispetto alla consorteria da cui viene spurgata
Hillary, la Spectre era un Kindergarten con maestrine appena manesche. E il
peggiore Trump è meglio della migliore, si fa per dire, Hillary. Bella scelta.
https://youtu.be/OEqU71k0zAc
Hillary Clinton, nella sala comunmal e di Haverford, Pennsylvania, il 5 ottobre
utilizza per “domande dal pubblico” adolescenti pagati da una ditta di PR
maledetti presstituti
RispondiEliminaDa annichilire. Questi sono dei pazzi scatenati, Washington é andata totalmente fuori di testa. Trump non vincerà, non vincerebbe nemmeno se prendesse il 99% dei voti dei cittadini americani... tanto avranno già organizzato dei mega brogli elettorali. Non stravedo di certo per lui, ma è sicuramente meglio della psicopatica nazista assassina che di donne ne ha fatte massacrare e stuprare a migliaia, tra bombardamenti e terroristi isis, altrochè il "palpone sessista" di Trump. Magari non si arriva nemmeno alle elezioni... che scoppia la guerra contro la Russia. Noi saremmo DIRETTAMENTE coinvolti, ci bombarderanno con missili tattici nucleari, Aviano, Ghedi, Sigonella, il Muos. Bravo il bel governo italiota... nostri soldati ai confini con la Russia, complimenti Pinotti e Gentiloni.... siam tornati al 1942. E... come sempre... dalla parte sbagliata della storia. La Russia reagirà, prima o poi, anche, e soprattutto, contro di noi. E'ormai INEVITABILE, a meno che non predomini un barlume di buon senso. Amen.
RispondiEliminaMax
In realta' l'isteria con la quale si conduce la campagna contro Trump come contro Putin non lascia molto ben sperare. Tutto l'establishment che prepara lo scontro con la Russia e quei paesi che non hanno piegato la testa teme che questi due possano far cambiare il programma di conquista condotto da Usa e EU concorrenti solo per la spartizione del bottino di guerra, ma alleati (e nel caso dell'Italia subalterni pronti sull'attenti) quando si tratta di piantare la bandierina su Kiev come su Tripoli o Baghdad. Molti americani hanno capito il pericolo e preferirebbero un presidente almeno un po' umano e razionale, ma anche se prendesse la maggioranza dei voti non e' affatto scontato che I grandi elettori non tradiscano il loro mandato e voteranno la misandrica guerrafondaia. L'Italia manda soldati nelle repubbliche baltiche a supporto dei loro governi nazionalisti revansciti mentre Gentiloni parla di "dialogo" con la Russia, il Parlamento non ha detto nulla e quasi nessuno protesta, mi aspetto che almeno quelli del 5S facciano una protesta e si oppongano a queste " missioni di pace" decise nei vertici NATO.
RispondiEliminala campagna elettorale amerikana mi sembra la peggiore delle sceneggiate. Eppure gli yankee sono abili nelle fiction: loro hanno Hollywood e sono veramente pratici. Ma, caro Fulvio, siamo sicuri che parteggiare per l'uno o l'altro dei candidati non sia come cadere in una trappola? Ricordo bene le aspettative mondiali di tante brave persone a proposito del colorato Obama, poi abbiamo potuto vedere quale criminale fosse. Intendo dire che a me sembra che stiano cambiando i musicisti ma che la musica rimarrà la stessa. Molto tempo fa una giornalista intervistò, durante una elezione presidenziale, un vecchio capo pellerossa e gli chiese se avesse preferito un presidente demoocratico o uno repubblicano. Il vechio capo rispose che non aveva mai conosciuto un presidente Usa che fosse amico del popolo pellerossa.
RispondiEliminasaluti
roberto@ Hai ragione tu e anche il pellerossa. Probabilmente è tutto un teatrino sotto regia. Tuttavia si può essere certi che la priorità assoluta è fermare quella belva umana di Killary e sottolineando che il bislacco Trump si espone contro la Nato e pro Putin si contribuisce a schiarire la figura della pazza criminale.
RispondiElimina