"In nessun paese i politici formano una sezione della nazione così separata e così potente come nell'America del Nord. Quivi ognuno dei due grandi partiti che si scambiano a vicenda il potere viene a sua volta governato da gente per cui la politica è un affare, che specula sui seggi tanto delle assemblee legislative dell'Unione quanto dei singoli Stati. /.../ Ci sono due grandi bande di speculatori politici che entrano in possesso del potere, alternativamente, e lo sfruttano con i mezzi più corrotti e ai più corrotti fini; e la nazione è impotente contro questi due grandi cartelli che si presumono al suo servizio, ma in realtà la dominano e la saccheggiano".(Friedrich Engels)
Premetto che la vignetta del grande Apicella su Trump-Lenin che spazza via la marmaglia capitalista è un’ottima intuizione grafica, ma anche un’ aspettativa appesa a fili di ottimismo che per ora non si sa se siano cordame da barca, o tela di ragno. E tutti coloro che danno per sicure e assicurate sia le prospettive nefaste, che quelle fauste, a seconda dei punti di vista, avranno probabilmente modo di aggiustare il tiro e, in qualche caso, svuotare il caminetto e gettarsi la cenere sul capo. I saggi latini dicevano “nemo propheta in patria”. Dovremmo aggiornarci alla civiltà del Bar Sport: “omnes prophetae in patria”.
Mi è stato dato di sfuggire ai primi scomposti ululati dell’italiota stampa delle larghe intese, con i soliti acuti strazianti del “manifesto”, ma ho ampiamente recuperato nei giorni successivi. Ero in volo quando la vittoria impossibile di Donald Trump, il candidato anatemizzato dall’universo mondo (che poi è solo quello nord-occidentale e nemmeno un settimo dell’umanità ) manco fosse Dart Fener, da ipotesi onirica si materializza in fatto, solido quanto le Montagne Rocciose che hanno contribuito a produrlo. La bomba Trump, hybris distopica per lo stato di cose esistente, mi è esplosa dagli schermi di un albergo a Berlino dove mi trovavo per l’invito a un talkshow televisivo. Prima della autoproclamata “comunità Internazionale” (in sostanza la NATO) a riprendersi, una Angela Merkel improvvisamente ritrovatasi senza tutor e, dunque, malferma, assicura al neo-eletto collaborazione, ma gli pone anche una non lieve condizione-auspicio: “purchè ci uniscano i nostri valori”. Che elenca: libertà, democrazia, solidarietà, diritti umani, pace. E che dalla metalingua dei palazzi vanno tradotti in controllo sociale tramite minaccia terroristica, manipolazione dei cervelli tramite monopoli della comunicazione, trasferimento della ricchezza dalla base alla vetta della piramide, autodeterminazione per l’élite, un po’ per i LGBTQ e per nessun altro. Apocalisse per chi non ci sta o, comunità o individuo, è semplicemente di troppo.
Talkshow alla tedesca
Il talk-show nel pomeriggio, era ben assortito. Un pubblico di 100, in maggioranza giovani, candidatisi da tutta la Germania e poi sorteggiati, volontari neppure rimborsati, con opinioni precise che esprimevano con applausi spontanei e ragionati, senza necessità che si sbracciassero direttori di studio, come succede da Floris, per un’equa distribuzione del clap-clap a tutto e al contrario di tutto.
Il tema era composizione, distribuzione, strutturazione del Potere nell’attuale società postmoderna del capitalismo finanziarizzato. Eravamo in 5, incluso il conduttore, con una bilancia dove il piatto pendeva visibilmente, anche per consenso di pubblico e punto di vista dell’emittente (“KENFM”.web-tv anti-UE, su posizioni simili al M5S), dalla parte dei negazionisti dell’eccellenza del sistema economico, sociale, politico in cui si era svolta l’appena conclusa contesa elettorale. Dal punto di vista mediatico main stream, fatta eccezione per il sottoscritto, i pezzi erano grossi. Un popolare conduttore del più seguito canale tv di Stato, ZDF, un celeberrimo editorialista per molti anni dello “Spiegel” (equivalente del nostro “Espresso”, o dello statunitense “Time”), uno studioso, con saggi di grande diffusione, della pubblicistica giornalistica ai tempi, come lui eccellentemente definiva, dell’ Inganno Sistemico e della “Fine del Giornalismo in quanto tale”, il conduttore, abilissimo a cucire argomenti opposti purché ne uscisse convincente quello eterodosso (il contrario di quanto fa, per esempio Lilli-Bilderberg-Gruber), e il sottoscritto.
Non vi starò a tediare con il racconto delle tre ore di scambio vivace. Con lo ZDF che, messo in corner dalla vittoria dell’orco razzista, xenofobo, sessista, eccetera,.tentava la ripartenza inneggiando alla democrazia Usa che, diversamente da noi, è perfetta nei turnover (ma si arenava a centrocampo quando gli si ricordavano i turnover a scandali, o a pallottole o il turnover dinastico dei Kennedy, Bush, Clinton). Quando gli sottomisi che l’euro poteva essere stato inventato per mimetizzare la dittatura del marco e che a fare un’Europa che la facesse finita con le costituzioni nazionali antifasciste erano stati gli Usa, si produsse in una Santanchè e minacciò di andarsene “davanti a simili scemenze”. Quello dello “Spiegel” , alle contestazioni che i giornalisti, fuori da internet, oggi si configurano come embedded e presstitute, giurava e spergiurava che, a dispetto di editori e oligarchi a capo del sistema, un giornalista basta che sia coraggioso e ce la fa a uscire con storie fuori dal coro. Dove? Ma sul Corriere della Sera, ha risposto, sul Washington Post, o sulla Sueddeutsche Zeitung (un misciotto giallo-rosa di regime, tra Repubblica e manifesto). Nientemeno. Giornalisti che condividono con i loro padroni la percezione della realtà. Ma questo pubblico, sorteggiato e non selezionato, batteva le mani a chi faceva intendere UE merda, Hillary merda, media merda, 1% merda. Come ho verificato neille successive, assai più stimolanti, chiacchiere con quei ragazzi. Da noi forse qualcuno arriva a Paragone. Non più in là.
Lo zero virgola, e l’1% che piace al “manifesto”
Intanto fuori dal coro nel nostro emisfero siamo rimasti in quattro gatti, lo zero virgola, esiliati su internet, a raccontarci che peggio di Trump c’era solo Hillary, la quale, per la proprietà transitiva, viene issata nell’empireo dei famosi “valori” di Angela Merkel dallo tsunami di improperi rivolti all’avversario. E per la stessa proprietà transitiva diventano paladini della democrazia, anzi del bello, giusto, sacro e sublime, della salvezza dei valori merkeliani, coloro che in queste ore, si sono scatenati in piazza sincronicamente in 25 città, a pochi istanti dalla vittoria di Trump, tutti con gli stessi cartelli e slogan bell’è stampati, convocati da George Soros tramite le Ong dei diritti umani (limitatamente agli umani dell’élite), MoveOn e Avaaz. E se si danno a feroci pestaggi dei subumani che stanno con Trump (vedi i numerosi video in rete), feriscono poliziotti, spaccano vetrine, danno fuoco alle macchine, sparacchiano in giro, non è altro, per tutti quelli che simili pratiche sogliono definirle teppismo, se non terrorismo, che una disobbedienza civile nei confronti di chi si è malamente avvalso del suffragio universale.
E sulla foto di un’incapucciata in prima pagina il “manifesto” titola cubitale:”Fa la cosa giusta”. Non pubblica, invece, la notiziola che a Seattle imprese di Washington invitano a manifestare contro “The Trump Agenda” in cambio di “benefits” come cure mediche, dentali, oculistiche, ferie pagate, malattia pagata ( Fight the Trump Agenda! We’re hiring Full-Time Organizers 15/hr! – reads a Craigslist ad from Washington CAN in Seattle. Activists are promised Medical, Dental, Vision, 401(k), Paid Vacation, Paid Sick Days, Holidays, and Leave of Absence). Tutto molto spontaneo, vero “manifesto”?
In un giornale che, per quanto da anni fedele alla linea internazionalista sorosiana di Radio Liberty/Radio Free Europe (frequentata anche da Politovskaja e G. Chiesa) e autentica talpa dello scavo cripto-imperialista, a tanti utili idioti ancora pareva la voce degli offesi, oppressi e sfruttati, il napalm scagliato su Trump e, ancora per la proprietà transitiva, su tutta una classe di operai senza fabbrica, di contadini senza terra, di emarginati e rasi al suolo dal capitale, è equivalso a un autentico e definitivo autodafé. Mosca cocchiera, la lobby talmudista tirava fuori un po’ di folklore KKK e neonazista filo-Trump al fine di oscurare il ruolo di Hillary quale candidata di quanto nel mondo aveva elevato all’ennesima potenza, tecnologizzato e universalizzato nel tempo e nello spazio, il progetto ultra-fascista di dominio totalitario mondiale, perseguito attraverso l’affettamento del genere umano, l’obliterazione di ogni diritto, pace, libertà. Vale a dire l’intero establishment del potere: neocon,servizi di intelligence, complesso militar-securitario, Wall Street, corporations,massonerie e mafie, tutto lo Stato Profondo che manovra lo scibile e l’esistente.
Nazista a chi?
Nello specifico ai talmudisti e loro corifei andrebbe ricordato che se a Kiev c’è stato un colpo di Stato che ha portato e consolidato al potere dichiarati nazisti, ora spediti ad ammazzare russi, anche comunisti, nel Donbass, lo si deve ai germogli spuntati nel dipartimento di Stato di Hillary, come Victoria Nuland, da lei addestrata e guidata nell’operazione Maidan. Per la Clinton si sono mossi in concerto l’Atlantic Council, think tank della Nato e covo di bellicisti ultrà e il CEEC, Consiglio dell’Europa Centrale e Orientale, affiliato alla Nato e che riunisce il revanscismo nazista delle destre baltiche, ucraine e polacche.
Hanno sotterrato una carriera criminale del clan Clinton degna dei prodotti più splatter della filmografia horror; hanno interpretato come sostegno alla candidata di “sinistra” i milioni arrivatile da coloro che con lei hanno fondato il terrorismo jihadista e che continuano a pagarlo perché abitui il mondo a massacri e atrocità (come insegnano i videogiochi esaltati dal “manifesto”); hanno messo in archivio fino alla prossima buona occasione i propositi di guerra a russi e a chiunque si metta di mezzo, fino all’armageddon nucleare, propositi magari riattivabili grazie a una bella “primavera americana” che Soros e soci pensano di duplicare da quelle allestite per altri regime change, o con qualche fucilata tipo Dallas.
“Quotidiano comunista” in odio alla classe operaia
Il fenomeno, surreale se si dimentica quanto la Chiesa da 2000 anni ci insegna in termini di ipocrisia e opportunismo, di chi alla lotta per la mitica classe operaia sostituisce quella condotta contro la classe operaia, perché rozza, ignorante, dotata di intestini e priva di neuroni (già successo con Brexit). E la conduce utilizzando le Forze Speciali addestrate da quelli che la guerra di classe dall’alto la conducono da sempre con relative vivandiere: LGBTQ, dirittoumanisti, nonviolenti a senso unico, chierici, femministe/i, accoglitori di migranti dai loro amici cacciati, anche se a milioni, quelli che perorano l’autodeterminazione delle balene e della foresta pluviale, ma trovano riprovevole e bombardabile quella di libici, iracheni e siriani. Anche dei russi, se preferiscono Putin.
E qui l’inventiva degli amici del giaguaro del “manifesto” supera quella del migliore Fregoli. Per Guido Viale, sodale di Adriano Sofri, il voto di quella metà degli elettori statunitensi che l’1% schierato con Hillary ha raso al suolo, privato di presente e futuro, reso abitanti-fantasma di un paese in cui Obama, spendendo per sette guerre e molti più salvataggi bancari, ha fatto a pezzi infrastrutture, sanità, sicurezza, casa, istruzione, privacy, giustizia, lavoro, tutto salvo i profitti dei banchieri e delle multinazionali più o meno delocalizzate tra schiavi morti di fame, per Guido Viale, dicevo, tutto questo è “la rivalsa della supremazia maschilista”. “Rivalsa di una popolazione maschile sulle donne che già era stata determinata dall’inadeguatezza di un socialismo sui generis, del nazionalismo arabo e dell’immigrazione in Europa”.
Ma quale capitalismo, ma quale imperialismo! E’ maschilismo!
Qui tralascio ironia e sarcasmo, pur meritato, per definire propriamente canagliesca la manovra del Viale di attribuire la retrocessione delle donne a colpe delle nazioni progressiste arabe che, in pochi fenomenali anni, le avevano tratte a un’emancipazione che da noi aveva impiegato secoli (per poi degenerare). Obliterando in perfetta malafede gli effetti sulla condizione delle donne provocati da quanto l’Occidente ha fatto uscire dalla cornucopia sversata sul Medioriente: l’assalto alle donne, in prima linea, dei Fratelli Musulmani dell’egiziano Morsi con la sua Sharìa (di cui Hillary è documentata vindice), l’oscurantismo wahabita degli alleati saudita e qatariota, il jihadismo mercenario, stupratore e tagliagole, rastrellato in giro per il mondo. E non solo imposizione di norme e vincoli privatori di cittadinanza e dignità, promotori di mercificazione e schiavismo. Una catastrofe sociale determinata da privazioni, sradicamento e spopolamento che, distruggendo la comunità e il suo ordine, torna a caricare la donna di incombenze e responsabilità primarie, legate alla sopravvivenza: cibo, vestiario, cura dei figli. E a renderle inarrivabile il resto.
E’ opportuno precisare che di Donald Trump non si conosce nulla, salvo il suo linguaggio indirizzato a una popolazione deprivata non solo di mezzi di sussistenza, ma anche di cultura e che, comunque, parla come la maggioranza, specie quella sottoposta a deculturizzazione, parla in privato quando dal politically correct scivola nel dialogo da spogliatoio, come lo chiama The Donald. Quanto ha detto di concreto aspetta la prova dei fatti e, prima di allora, ogni speculazione, illazione, allusione, anticipazione, promettente o preoccupante, lascia il tempo che trova. Del muro col Messico sappiamo già che era trovata strumentale di fronte a gente che ha visto il suo lavoro scippato dalle corporations e affidato a sottopagate donne messicane e centroamericane, a perenne rischio di femminicidio. E che sa bene, facendo di tutta l’erba un fascio, come da Messico, Centroamerica e Colombia, insieme a profughi dal neoliberismo del caudillo, fantoccio Usa, arriva anche la droga che ammazza per le strade e rimpingua le banche che gli hanno fottuto la casa. Del resto il muro, di tremila chilometri, esiste già. L’hanno fatto Bush e Obama e io l’ho filmato (spot: “Messico, angeli e demoni nel laboratorio dell’Impero”).
Curioso come tutti i flagellanti nostalgici della più corrotta e sanguinaria personalità politica emersa dal capitalismo nella sua fase imperialista avvoltolino la loro indignazione nella cartaccia degli spropositi trumpiani, ma ignorino quelli che potrebbero anche diventare sabbia gettata negli ingranaggi della guerra globale. Tipo il rifiuto di scazzottarsi con Putin col rischio di innescare un day after globale, il riconoscimento della sacrosanta russità della Crimea, il raffreddamento di una Nato oggi al calor bianco e di cui ha detto di non vedere l’utilità, la preferenza per un Bashar el Assad al potere piuttosto che l’Isis, la necessità di concentrarsi con la Russia sulla’eliminazione della metastasi jihadista (che potrebbe anche sottintendere il disvelamento delle complicità dello schieramento hillariano con quella metastasi), la sacrosanta condivisione degli scampati all’UE con la rivoluzionaria BREXIT. E, di rilievo assoluto, la dichiarata intenzione di cancellare i trattati di ineguale scambio, TTP, TTIP e Nafta, magari a difesa dei posti di lavoro negli Usa, ma di incommensurabile beneficio per noi.
E’ vero che a questi barlumi di luce all’orizzonte si affiancano i nuvoloni neri della progettata cancellazione dell’accordo con l’Iran, la negazione del problema climatico, oleodotti devastanti, i salamelecchi ai nazisionisti (cui non sembrano peraltro credere i talmudisti di casa nostra, infoiati appresso a Hillary e contro Trump e affidabili rivelatori delle reali posizioni del sinedrio). Insomma, inutile fasciarsi la festa o accendere ceri prima che l’uomo dalla polentina in testa e che, comunque, ha tirato fuori la classe operaia e contadina americana dall’oblio nella disperazione in cui la gente dell’antagonista l’aveva relegata, stia seduto nella sala ovale, se la veda col Congresso e con il resto del mondo. Se ce lo fanno arrivare.
Intanto è in corsa una sommossa, innescata dall’oligarchia mondialista che gli operai li ha disintegratii, e pompata da quell’unanimismo mediatico che dell’oligarchia è il pifferaio e la prostituta. E’ la sommossa di coloro che, fino a ieri, rischiavano la sommossa di un’altra classe, quella il cui lavoro era finito a schiavi in India, Cina e Messico, i cui salari erano andati trasformandosi in bonus di manager e dividendi di azionisti e le cui case erano finite nei caveau delle banche. E’ la sommossa comandata da chi entro la fine di agosto aveva già speso per le sue guerre 5mila miliardi di dollari, i cui interessi sul debito per finanziare le 7 guerre di Obama, da moltiplicare sotto Clinton, sono di 453 miliardi e arriveranno a mille nel 2023, e che fa guadagnare alla sua industria della sicurezza (leggi: di Stato di polizia) 548 miliardi di dollari l’anno con la scusa del terrorismo (autogenerato). Non meraviglia che, provato da difficoltà mai aspettate, chi ha dato solare evidenza del suo distacco galattico da popolo e realtà, punti al pogrom, forse alla guerra civile, per almeno delegittimare uno che con il resto del mondo non vuole litigare. Uno delegittimato è più facile da assassinare.
Rivoluzioni incompiute.
A Reagan spararono perché aveva posto fine alla guerra fredda. Kennedy lo ammazzarono perché meditava di ritirare le truppe dall’Indocina e aveva rifiutato di firmare il piano Northwoods sottopostogli dai capi di Stato Maggiore, una gigantesca False Flag (vedi in rete), con migliaia di vittime Usa, per dare il colpo di grazie a Fidel Castro.
Robespierre intuiva e Marx e Lenin avevano imparato dalla storia che nessun cambiamento si avvera fin quando la classe dirigente è lasciata integra dalla rivoluzione. Ce ne stiamo accorgendo in tutta l’America Latina, dove rivoluzioni che non hanno tolto di mezzo la classe dirigente nei suoi poteri e mezzi (a partire da media, Ong e quattrini), si stanno aprendo alla controrivoluzione di Washington. S’è visto in Brasile e Argentina e il Venezuela è sotto tiro. E’ un classico errore quello di fare affidamento sulla buona disposizione al compromesso della classe dirigente spodestata (ci rifletta anche Putin). Hugo Chavez, all’apice della forza e del consenso popolare, perdonò e rimise in circolo i golpisti del 2002. E al sabotaggio della distribuzione di viveri operata dalle grandi catene in Venezuela, Maduro non ha voluto rispondere con la nazionalizzazione dell’intera rete.
Trump è uno che fa affari, che negozia e media. L’oligarchia può concedergli l’apparenza del successo in cambio della rinuncia al successo reale. Trump potrebbe anche essere l’altro elemento della coppia di marionette che il puparo in cima alla piramide mette in campo per la truffa della dialettica e della democrazia. Così è accaduto molte volte negli Usa e nei regni della borghesia capitalista. Ma Trump potrebbe anche essere la rara variabile impazzita. Lo farebbe pensare il fatto che abbia contro proprio tutti, da Goldman Sachs a Rothschild, da Rockefeller alle femministe tipo Albright, Rice, Powers, dall’evasore del Lussemburgo e sbronzone UE Juncker al Battaglione Azov, e, si parva licet componere magnis, dal New York Times a Giovanna Botteri, a Norma Rangeri, a Fabio Fazio, a Roberto Saviano, a li mortacci dell’animaccia loro. La combinazione tra una politica che punta al verticismo totalitario, un’economia minata da globalizzazione e migrazione, una geopolitica di guerra e fame, è l’incubo della fase. Se Trump capisce questo, come sembrava da alcune uscite, va sostenuto. E va sostenuto se sono vere le cose che dice su Putin, la Russia, la Siria, Isis, e trattati di libero scambio. Sono dirimenti. Accontentiamoci. Primum vivere.
Lets wait and see.
"Giornalisti che condividono con i loro padroni la percezione dell realta'".
RispondiEliminaCome i "sondaggisti",i"commentatori",gli "opinionisti".
Un esempio mi ha colpito .Un giornalista del washington post,uno dei "miti" della "mitica"libera informazione usa ,il "mitico"quinto potere .
Ebbene,aveva promesso di mangiare i suoi articoli ,se Trump avesse vinto.E' stato di parola?Si,certo ,alla loro maniera,quella del liberal 2.0(i nostri radical-chic).Hanno imbandito una meravigliosa tavola,con tanto di pizzo candido,posate e candelabri d'argento e bicchieri di cristallo.Uno scièf d'ordinanza (poteva forse mancare per un liberal 2.o?)in giacca nera ,piatti elaborati con ingredienti costosi ai quali era stato aggiunto qualche brandello dei suoi articoli del cazzo.Tra una portata e l'altra continuava imperterrito a pontificare,con il solito sorrisetto di superiorita' che ostentano sempre nei dibattiti e nei salotti.Con una elegante giacca sportiva,ma senza cravatta come il traditore del suo popolo tsipras.
Vini,scièf,candelabri d'argento,sprezzante senso di superiorita' ed arroganza.
E poi si stupiscono pure ...
Luca
Pochi giorni prima un ormai vetusto quanto rancoroso e pieno di supponenza Scalfari, disse a Di Battista:"dovrò telefonare a Renzi per dirgli di eliminare i ballottaggi, così da impedire di lasciare l'Italia in mano a degli incapaci", e poi "fate ridere", "voi avete un padrone" (e lui no, anche se lo paga molto meglio?). L'età avanzata gli ha tolto quel pò che restava dei freni inibitori a questo personaggio gonfiato di autostima dalla sola vicinanza al potere stesso, tanto da pensare di capire tutto del mondo ed anzi che il mondo senza di lui non saprebbe come fare. l'idea che un giornalista debba dire poi ad un presidente del consiglio cosa deve fare (a parte il fine poco nobile) è solo grottesca e di personaggi che hanno perso il senso della realtà, mentre quelli che non l'hanno ancora perso, finiscono per accusare milioni di elettori di essere ignoranti razzisti e che in fondo, come da un allucinante articolo scritto dalle impressioni di una diciassettenne in viaggio studio negli USA e pubblicato dal Fatto Quotidiano, che gli americani "meritano" Trump.
RispondiEliminaIn ogni caso ho sentito alcuni stimati "pensatori", auspicarsi che i Grandi Elettori americani tradiscano il loro mandato nel voto presidenziale o che lo stesso presidente subisca l'impeachment prima di iniziare il suo mandato. Se secondo un servizio di La7, il nuovo presidente avrebbe intenzione di assegnare alcune cariche importanti come il ministero del Tesoro ad un ex Goldman Sachs, ed un altro ad un banchiere della JP Morgan (quindi sevcondo il servizio in piena continuità con i poteri finanziari) mi chiedo perchè tutti i sostenitori dell'establishment Obama Clinton con i nostarni si agitino tanto...sarà.
Caro alex,a proposito di "libera" e coretta "informazione",come esempio negativo da proiettare ad una (futura)scuola di giornalismo in una lezione sull'etica della professione,potrebbe ben figurare l'ultima puntata di presa diretta di formigli.
RispondiEliminaHanno sguinzagliato una troupe alla ricerca di una manifestazione di gente stile "nazisti dell'Illinois"dei Blues Brothers ,sono riusciti finalmente a scovare una trentina di questi poveri imbecilli ,e ne hanno "intervistato"qualcuno.Le immagini dello" scoop "venivano mandate poi in sottofondo durante un dibattito sulle elezioni...Il tentativo "subliminale" di identificare gli elettori di Trump con quei tizi riusciva ad essere piu' rozzo e piu' fasullo perfino dei "nazisti dell'Illinois",e devo dire che ce ne vuole ...ma formigli riesce a fare questo ed atro.
Meraviglioso il cameo,nella stessa trasmissione, della bella ed elegantissima Rula che rivendicava in ogni frase la sua svantaggiata condizione di vita di "donna di colore".Facendo scompisciare il pubblico presente che ne osservava il tailleur griffato e il lussuoso tacco 12 , e faceva un po' fatica ad immaginarla nei campi di cotone a cantare blues , o nel ghetto tra gli spacciatori di crack .
Il gran finale era costituito da formigli,improvvisamente in preda ad un demone ,che con voce strozzata ed isterica da posseduto,con la faccia paonazza,intimava a gran voce all'ospite pro Trump la condanna di Putin e Assad che ,testuale,"bombardano i bambini di Aleppo".
Con questi altro che Trump,ci vuole l'esorcista.
Luca.
Luca@
RispondiEliminaHo visto la stessa trasmissione, ho avuto le stesse reazioni. Comunque la conferma di quanto la spia Formigli è sempre stato. Ricordiamoci la bassa e perfida speculazione con il cialtrone Favia. E Jacona non è molto diverso.
Condivido Fulvio.
RispondiEliminajacona e' della stessa scuola,sono dei "progressisti" soprattutto grazie al non portare la cravatta e all'orecchino . Un po' come tsipras e springsteen.
Rula invece,poverina,non ha neanche quella malizia.Le va riconosciuto.
Luca.
ieri sera al tg3 servizio di apertura sul surriscaldamento globale e le tematiche ambientaliste, hanno addirittura parlato dell'oleodotto in North Dakota.
RispondiEliminaE' da mesi che gli indiani del North Dakota si stanno opponendo alla realizzazione del progetto (una resistenza che mi ha ricordato NO TAV e NO MUOS, repressa dalle forze di polizia con gli stessi metodi) e nessun media mainstream si è degnato di parlarne, e ora?! sarà un caso farne la prima notizia del tg per informare o "sensibilizzare" l'opinione pubblica sulle problematiche ambientaliste, guarda caso con Trump presidente?!?
Dispiace veramente che un artista del calibro di Springsteen abbia fatto pubblicità alla Killary...dopo aver cantato il sistema americano e la sua violenza, i jobless che dormono in automobile e quelli che si spostano sulle highways per cercare lavoro non so cosa abbia visto in quella donna di così "progressista"
RispondiEliminaAlex1@
RispondiEliminaSarà il richiamo della tribù?
non c'entra nulla ma c'entra,propongo di dedicare una piazza ai due geniali amici maschi eterosessuali unitisi in matrimonio onde usufruire dei benefit connessi facendo dichiarare al referente di Equality ( rete trasversale italiana per i Diritti Civili )che sì "è tutto legalmente ineccepibile ma moralmente inaccettabile".Fantastico!!!
RispondiElimina@rossoalloro . Aderisco con entusiasmo alla tua proposta .Tra l'altro adesso sono fidanzato (con una donna,ormai e' meglio specificarlo),ma qualche anno fa con un mio amico scherzando ma non troppo,ventilavamo la possibilita'per la vecchiaia dell'unione civile per convenienza economica.Patto che noi battezzammo delle "babbucce rosa",di due anziani costretti dalla situazione attuale anche a questi espedienti.
RispondiEliminaOvviamente non e' morale,essere eterosessuali e magari neanche vergognarsene troppo di questi tempi equivale ad essere omofobo . Come chi non si spertica in laudi e genuflessioni verso il popolo eletto e' automaticamente antisemita,e cosi' via.
Sempre della serie che poi si stupiscono anche ,se vince Trump.
Io invece ho paura che ,se si continua di questo passo,possa vincere qualcuno di molto ,molto peggio.Alla fine, a forza urlare "Al lupo,al lupo" e di evocare il nazismo per niente ,si rischia di vederlo spuntare DAVVERO da qualche parte...
Tra parentesi ,io speravo vincesse Trump per esclusione .Pensavo e penso che Killary sia il male assoluto.Di Trump mi bastava gia' che avesse un atteggiamento diverso con la Russia e verso la nato.I contenuti della sua campagna,con la demonizzazione e la grottesca caricatura che veniva fatta del personaggio,non li seguivo piu' di tanto.
Invece oggi mi ha stupito un suo discorso di 5 minuti,5,che si puo' trovare su Youtube,in cui ha fatto un'analisi dettagliata,lucida e spietata della situazione mondiale,e non ha nascosto che i responsabili di tale situazuone fossero in America...
Un discorso chiaro e sintetico ,calmo,fermo ma pacato.Ricorda tantissimo nei contenuti e nello stile i discorsi di Putin.
Alla faccia della caricatura col parrucchino (!)
Poi il discorso delle armi,dell'immigrazione e quantaltro ....Beh,se permettete ,se siamo per l'autodeterminazione dei popoli,bisognerebbe esserlo non a senso alternato.
Come in Iran hanno le loro usanze,accettate dalla maggioranza della popolazione cosi' gli americani.Rimanendo terra terra , per noi italiani non e' concepibile il divieto di bere un bicchiere di vino e di mangiare pane e salame,come non e' concepibile che ogni famiglia abbia tre o quattro pistole in casa.Ma se iraniani ed americani nelle loro nazioni decidono di fare diversamente,chi siamo noi per impedirglielo ?
Se un giorno decideranno di cambiare le cose , lo decidernno autonomamente .
Luca.
Dalle televisioni si sente dire per consolazione che "comunque" la Clinton avrebbe preso più voti popolari di Trump, che ha vinto grazie ai voti elettorali relativi ai singoli stati. Però su aurorasito.wordpress.com è riportato che Trump ha ottenuto 56.797.101 voti contro i
RispondiElimina55.741.659 voti della Clinton. L'argomento ha ovviamente un forte valore propagandistico: qualcuno sa dare una risposta certa e attendibile?
Buongiorno,
RispondiEliminaich sehe gerade die Sendung.....
https://kenfm.de/positionen8-strukturen-der-macht/
Vale la pena vederlo per chi conosce il tedesco.
Ciao.
Ludovico
solidarietà agli amici NoTav vittime di accanimento poltico manco fossero BR e vergogna per uno Stato che calpesta sacrosanti diritti della propria cittadinanza a favore di profitti extranazionali e mafiosi
RispondiEliminacerto che le provano tutte,DeLuca prima si fa strada con la Bindi poi le esternazioni a ruota libera "senza giornalisti" e tutti ad ascoltare quello che in realtà è un ben foraggiato spot per il Sì
RispondiEliminaMeno male che ha vinto Trump. Non sono un fan della destra, ma tra una guerra mondiale nucleare contro la Russia e la Cina, costantemente auspicata dalla gorgone assassina guerrafondaia psicopatica Killary, e un grezzone come Donald Trump con tutti i suoi difetti, preferisco di gran lunga quest'ultimo. Soros and company pagano le manifestazioni anti Trump in Usa, ma molti secondo me manifestano contro Trump sinceramente, preferiscono forse una Clinton da terza guerra mondiale? Non credo, penso non siano ben informati e totalmente "brainwashed" dai media "mainstream",che meriterebbero di non essere più seguiti ed ascoltati da NESSUNO. Certo, Trump non è un grande esempio di progressismo e tolleranza, ma comunque accontentiamoci di aver salva la pellaccia. Con una Clinton al governo non avremmo avuto speranza. Aspettiamo e vediamo, speriamo che Trump non cambi idea sui rapporti con la Russia o che non venga costretto in qualche misura a rivedere il suo programma di distensione a causa dei soliti gruppi/cartelli di pressione. I guerrafondai non si arrendono facilmente.
RispondiEliminaMax
Un argomento che forse c'entra poco e che avrebbe peso trascurabile, se non fosse che si connette a quel postfemministicamente corretto che si strappa ancora i capelli per la mancata elezione della megalomane e guerrafondaia Killary.Non vorrei fare pubblicita' a quella che ritengo una iniziativa assolutamente vergognosa nei modi proposti, ma il 26 novembre c'e' una manifestazione dal titolo "Contro la Violenza Maschile sulle Donne". Appoggiata senza la minima riserva anche dai sindacati di "base" USB nonostante il tono fortemente ideologico e sessista, c'e' stata una frangia di queste misandriche che non voleva uomini alla manifestazione perche' "sarebbe come se le vittime camminassero a fianco del loro carneficie", ma alter piu' "ragionevoli" si sono opposte perche'"I veri uomini sono quelli che difendono le donne". Morale, se non ho sentito male su "matrix" gli uomini sarebbero ammessi solo alla coda del corteo. In pratica quelle piu' "ragionevoli" che si lamentano della presunta mancanza di "parita'" accettano il maschio solo in fondo ed in posizione subalterna, magari anche con il capo cosparso di cenere cosi' come lo vorrebbero nella famiglia e nella societa'. Motivo per invitare tutti e tutte a boicottare tali iniziative.
RispondiElimina@alex . Al di la' di queste follie di cui parli , secondo me e' il principio di fondo sbagliato . La violenza privata contro persone innocenti e' SEMPRE da condannare .
RispondiEliminaPurtroppo viviamo in una societa' dove i bambini ,soggetti senza alcuna capacita' di difesa, sono oggetto di una violenza privata e di una pubblica che li condanna fin da subito ad una vita di stenti.
Per non parlare degli anziani,dove ormai vige la logica dello scarto.Si fa finta di gioire dell'elevata aspettativa di vita tacendo sulla qualita' della vita che gli viene offerta.I veri beneficiari di questo prolungamento artificiale a tutti i costi dell'esistenza sono le aziendde farmaceutiche che ci lucrano.Per il resto sono considerati alla stregua di parassiti fastidiosi,da ammassare in lager,da espropriare delle abitazioni a favore delle banche come detto con ineffabile grazia da una truccatissima esponente piddina,da considerare con una mancetta elettorale di qualche decina di euro solo alla vigilia elettorale.Se poi,per caso non votano come vorrebbe l'establishment,li si tratta senza troppi giri di parole,da vecchi rincoglioniti ed irresponsabili.
Beh,di questi soggetti non ne parla nessuno.Le uniche vittime della violenza sono solo i gay (o LGecc... , come si dice)e le donne .
Luca
Fantastico. Complimenti.
RispondiEliminaG.Stallman
@luca: hai detto giusto sopratutto nelle ultime due righe. Ed anche il concetto di innocenza va contestualizzato nella situazione specifica. Ad esempio e' tornata si giornali la vicenda di due anni fa della moglie del truffatore Kazako, espulsa per aver esibito documenti falsi (falso passaporto diplomatico) e per aver assoldato uomini armati che vigilavano attorno alla villa da lei affittata nel lussuoso quartiere di Casal Palocco a Roma. Espulsa con modi in po' bruschi, subito I "democratically correct" strepitarono contro il pur discutibilissimo Alfano, che oggi espelle persone incensurate e residenti da diversi anni, con regolare contratto di lavoro per un "like" inopportuno su facebook o perche' "islamizzati" e quindi "non integrati". La difesa d'ufficio su quella si baso' su due fattori: L'essere donna giovane ricca con figlia, ma sopratutto moglie di in "oppositore" ad un "dittatore", quindi doppiamente vittima. Corrispondeva all'immagine che molte di quelle postfemministe ammira, la donna giovane e ricca, e sopratutto "democratica". Di altre vittime in Italia e nel mondo se ne sarebbero fregati, come se ne sono frigate delle donne vittime della violenza politica e di guerre imposte dall'esterno. Come se ne fregano delle tante donne anziane con pochi mezzi di sussistenza abbandonate nei loro poveri appartamenti ed in case di riposo se sono fortunate. Come se ne fregano di tanti mariti separati cacciati dalle loro case che dormono in automobile, o quelli messi agli arresti domiciliari magari solo per aver cercato di contattare I propri figli. O dei bambini Rom o profughi costretti a cambiare scuola ed anche citta' piu' volte. Loro non rientrano nella caategorie degli "angelizzati" salvo forse solo per incolpare la loro gente o la loro origine. Nel caso della manefistazione di domani, l'essere maschi e quindi "potenziali violenti, misogini o sopraffattori" anche se per alcune certo, non tutti colpevoli ma da tenere comunque a bada con leggi punitive basate sull'ideologia corrente. Quella del femmicidio e delle associazioni che ci lucrano sopra.
RispondiEliminaAlex 1@ Hai detto benissimo, Alex. Sulla moglie e complice del delinquente kazako, altro che dissidente, ricercato dall'Interpol perchè imputato di sottrazione di milioni nel Regno Unito, in Russia, in Ucraina e in altri paesi, l'inqualificabile Alfano ha fatto la prima e unica cosa giusta in vita sua.
RispondiEliminaQuanto alla chiassata delle donne il sabato precedente alla manifestazione nazionale per il NO, ha chiaramente e sorosianamente anche lo scopo di depistare da quell'appuntamento strategico per la vita o la morte della libertà. Il carattere spurio, per dire poco, di quella marcia si evidenzia da quanto hai elencato tu, ma anche dal fatto che i movimenti delle donne sostenevano il mostro Hillary e se ne sbattono delle donne liberate dai dirigenti libici, iracheni, siriani, afghani, e poi uccise dalle nostre bombe e stuprate e ridotte in schiavitù dai nostri mercenari
@alex
RispondiEliminaE' esattamente come dici tu.
Vittime o presunte (tali)di serie A ,le altre (se va bene )di serie B,o C,o dimenticate del tutto.
Luca
Intanto ha evitato il licenziamento di mille persone da parte della Carrier (condizionatori) la quale e' parte di un conglomerato che ha bisogno del "pentagono" , forse con un semplice telefonatina... E ancora non e' presidente effettivo, con la ladrona (pay for play - fondazione Clinton, a cui anche un nostro ministero contribuiva) i 1000 sarebbero in mezzo ad una strada.
RispondiEliminaNon mi piace il suo atteggiamento ostile verso l'Iran, ma almeno non demonizza la Russia e una "entente cordiale" con Putin farebbe comodo a tutti.
Eppure Obama aveva detto enfaticamente (naturalmente con le maniche di camicia rimboccate, per dire: sono uno di voi merde) che se la Carrier voleva licenziare, il governo non poteva fare niente, sul tubo e' reperibile.