SAMIR AMIN CONTRO GHEDDAFI
In merito ai giusti tributi riservati al grande marxista e combattente antimperialista, Samir Amin, scomparso giorni fa, che mi regalò alcune perle di saggezza arabo-marxista in un caffè del Cairo nell'estate 1967, in vacanza da Parigi, mi sembra giusto evitare il vezzo italiano per cui del morto non va detto mai niente di critico. Ecco, per esempio, una citazione di Samir che rappresenta superficialità e supponenza spesso rilevabili nei marxisti duri e puri e che Marx avrebbe redarguito, un giudizio abnorme su uno dei più grandi combattenti per l’unità e il riscatto arabi e africani e colui che al suo popolo aveva dato il più alto livello di vita dell’intero continente. Macchia nera e gdiudizio non circumnavigabile.
Gheddafi non è stato altro che un pulcinella di cui il vuoto di pensiero trova il suo riflesso nel suo famoso “Libro verde”. Operando in una società ancora arcaica, Gheddafi ha potuto permettersi di tenere in successione discorsi – privi di portata reale – “nazionalisti e socialisti”, per poi orientarli il giorno dopo verso il “liberismo”. Ha fatto questo “per fare piacere agli Occidentali”!, come se la scelta del liberismo non producesse effetti sulla società. Tuttavia, ne ha prodotti, e molto banalmente, per la maggior parte ha aggravato i problemi sociali.
E sarebbe per questi meriti occidentali che l’Occidente avrebbe squartato lui e raso al suolo il suo paese? Aggiungerei, sempre sullo sfondo di un marxismo da comunista iperteorico e poco pragmatico, la sua avversione, dopo un’iniziale adesione, al panarabismo, forza motrice strategica del risveglio di una grande nazione e per questo aggredita con tutti i mezzi dall’imperialismo; il sostegno al recente intervento colonialista francese in Mali e in tutta la regione del Sahel, giustificato con l’intento di evitare che la colonizzazione e la rapina dei beni minerari fossero compiute da Usa, UK e Germania; l’ambiguità poco lucida, per un attentissimo studioso delle tecniche provocatorie dell’imperialismo, sugli attentati dell’11 settembre, sì, secondo lui, sfruttati dagli Usa per guerre d’aggressione, ma compiuti dagli immaginari dirottatori di Bin Laden mentre Cia e Mossad si sarebbero limitati a lasciar fare; l’accredito di altri attentati, come Charlie Hebdo o Bataclan, a radicali jihadisti ed estemisti locali per costringere la Francia a mollare il Sud della Libia; la scelta maoista, legittima, accompagnata dalla feroce critica, ingiustificata, a un presunto espansionismo sovietico; l’appassionata adesione ai movimenti dei Forum Sociali di Porto Alegre, con gli esiti che conosciamo; il passaggio dal maoismo spinto alla difesa dell’attuale modello cinese, definito con l’ossimoro “socialismo di mercato”, alternativa alla globalizzazione neoliberista.
Avendo capito benissimo come l’accumulazione capitalista e il mondialismo si stavano concentrando sulla spoliazione dei paesi dalle ricche risorse attraverso lo sradicamento delle loro popolazioni e sulla destabilizzazione degli Stati nazionali (sparò a zero contro i secessionisti catalani), la sua autorevole voce avrebbe potuto con forza e chiarezza denunciare l’operazione migranti e i suoi manutengoli Ong.
Mi pare giusto accompagnare ricordi e apprezzamenti con riserve riguardanti questi e altri punti, giusto per non indurre chi si fida a fare l’eterno errore dei fideisti di accettare tutto tout court. Sempre meglio distinguere, no? Del resto, “nessuno è perfetto”, come si conclude in “A qualcuno piace caldo”.
E ha ragione sul modello cinese. Perché si può discutere quanto si vuole se sia o no vero socialismo (e infatti Amin mi pare parlasse di costruzione di una grande economia nazionale, non di socialismo, sulla scia di Arrighi) ma sta di fatto che mette in crisi l'accumulazione dalle periferie verso il centro, insomma la tassa coloniale che pretendiamo dai paesi in via di sviluppo. Poi non dico che per tenere in piedi questo modello non hanno fatto molte cose discutibili, ma vista l'alternativa dell'ubriacone filo-USA in Russia forse hanno fatto anche bene. E infatti dove c'è qualcuno che resiste all'imperialismo o qualche stato africano predato dal neocolonialismo, la Cina butta sempre qualche timido aiutino per risollevare un minimo la situazione.
RispondiEliminaLord Attilio@
RispondiEliminaPuò darsi, ma quanto all'aiutino cinese all'Africa, a parte lo scambio meno diseguale e capestro dei colonialisti occidentali, cosa mi dice sul land grabbing di cui la Cina è protagonista in Africa? E cosa sarebbe successo alla Libia di Gheddafi se la Cina avesse avuto un po' meno attenzione ai suoi interessi nazionali e un po' più alla geopolitica?
Condivido in pieno le osservazioni sugli iperteorici puristi del marxismo di sottovalutare certi fenomeni politici e sociali come il panarabismo i moti di liberazione in America latina e lo stesso '68. Per loro sono "semplici varianti borghesi" comunque da considerare poco importante e addirittura da avversare. Su Gheddafi poi il personaggio in esame è stato sicuramente in buona compagnia "faceva affari con gli imperialisti" "era un dittatore che viveva nel lusso", "faceva parte del colonialismo italiano e da esso sostenuto", "tortutatore di poveri migranti" "nemico degli italiani".
RispondiEliminaE intanto la Francia, dopo averlo demonizzato e linciato, ora punta sul figlio prediletto di Gheddafi per "stabilizzare la Libia". Prima distruggono, poi stabilizzano. O meglio, supportano il candidato più opportuno per mantenere le concessioni petrolifere. Resta da vedere se queste elezioni si faranno oppure no. Nel dubbio il governo italiano continua la strada tracciata da Gentiloni con l'omino di polistirolo.
RispondiEliminaInfatti ho parlato di timidi aiuti, ma la Cina ha enormi difetti come quando insieme alla Russia ha approvato le criminali sanzioni contro la Corea del Nord. Insomma, non sempre sono affidabili, perché la loro apertura al mercato comporta anche una certa dipendenza dal mercato globale (quindi dagli USA) che cercano di non far arrabbiare (e per la Russia è anche peggio). Insomma non dico che soggettivamente la Cina faccia sempre buone scelte. Ma oggettivamente il suo ruolo positivo è innegabile. Lo stesso Gheddafi non è certo stato esente pure lui da qualche scivolone come quelli dei cinesi.
RispondiEliminaComunque su Gheddafi, magari Amin ha dato quel giudizio ma di certo non ha approvato il criminale intervento contro la Libia come ha fatto qualche altro sedicente "marxista". Alla fine è qui che si misura la sostanza.
@ Lord Attilio. Insomma quel giudizio ha oliato i cannoni ed i fucili Nato, sia pure quelli della propaganda. Come disse Nenni. A forza di fare i puri, si trova sempre qualcuno piu' puro di te che ti epura.
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