«Quando i nazisti presero i comunisti,/ io non
dissi nulla/ perché non ero comunista./ Quando rinchiusero i socialdemocratici/
io non dissi nulla/ perché non ero socialdemocratico./ Quando presero i
sindacalisti,/ io non dissi nulla/ perché non ero sindacalista./ Poi presero
gli ebrei,/ e io non dissi nulla/ perché non ero ebreo./ Poi vennero a prendere
me./ E non era rimasto più nessuno che potesse dire qualcosa» (Martin Niemoller,
pastore protestante. Testo originale, poi variamente riscritto, erroneamente
attribuito a Bertold Brecht)
https://www.youtube.com/watch?v=94ZJNnYUVQ0 (saltate
l’annuncio)
Polacchi e Conte fedeli alle linee. Di Mussolini e
Guaidò.
Francesco Polacchi, casa editrice
Altaforte: “L’antifascismo è il male
d’Italia”. Errore. Il male d’Italia è l’antifascismo strumentale, di
copertura, arma di distrazione di massa che occulta il totalitarismo post- e
neofascista della globalizzazione finanzcapitalista di guerra e di sanzioni.
Il fondo l’abbiamo raggiunto da
tempo, lo si sa. Ma fino a che punto noi si sia scavato ci è ancora poco
chiaro. Un indizio ce lo dà Matteo Salvini, vicepremier e ministro
dell’Interno, tramutatosi in imbonitore tv da far rosicare Vanna Marchi
(“Vincisalvini”), per rastrellare qualcuno disposto a farsi un selfie con la
sua protuberanza ventrale. Un altro, più in basso se possibile, ce lo spara,
con inusitata violenza per un fan di Padre Pio (che per l’appunto, pur
santificato dal Bergoglio, era valido picchiatore squadrista di consiglieri
comunali socialisti), il premier Conte. Mandando in frantumi la prima presa di
posizione dignitosa e autonoma dell’Italia
serva e di dolore ostello (non donna
di provincie ma bordello) dall’isolata bravata di Craxi a Sigonella
(rifiuto di consegnare il palestinese ai Marines), il premier ha inserito il
suo governo nella schiera di coloro a cui il padrino statunitense ha ordinato
di farsi gangster nei confronti del diritto internazionale, nazionale,
domestico, di condominio, umano. La sua è una fuga all’indietro, rispetto alla
neutralità che l’Italia aveva adottato tra Guaidò e Maduro, non riconoscendo il
primo e non disconoscendo il secondo e così inibendo il vergognoso allineamento
UE alla pratica golpista e regime-changista dei nostri padrini. Ha pubblicato
una lettera sulla Stampa in cui legittima Guaidò, in quanto “eletto
dall’Assemblea Nazionale” e delegittima Maduro in quanto eletto in “votazioni
non democratiche”.
Patetico divincolamento rettilare su
ordine di servizio Atlantico che capovolge le cose: Maduro diventa presidente
grazie a elezioni che, come tutte le altre, osservatori internazionali,
compreso il Comitato Carter, hanno giudicato impeccabili. Guadò non è stato
eletto da nessuno, si è trovato a presiedere l’Assemblea Nazionale grazie al
meccanismo della rotazione previsto dalla Costituzione ed era casualmente lì,
non eletto se non dal trio Trump, Pompeo, Bolton, al momento in cui gli si è
detto “autonominati presidente”. L’avvocato Conte ha così provato la sua
nobilitade, oltreché politica, anche professionale. E nessuno dei
geopoliticamente diversi 5 Stelle ha fiatato.
Tutti brigatisti Garibaldi
E’ dando patente di legittimità a un
metodo di chiara, sebbene scadente, reminiscenza mussoliniana (Marcia su Roma e
seguenti) che il premier gialloverde, stavolta vicinissimo al guaidoista
Salvini, ha fornito il suo contribuito all’esplosione antifascista che ha
percorso e pervaso l’Italia a petto in fuori durante tutta l’ultima settimana.
Un uragano di orgoglio partigiano, costituzionale, democratico, che, una volta
di più, ha visto uniti tutti, nelle ormai strutturali larghe intese
dall’estrema sinistra, cosiddetta, attraverso tutte le variopinte destre, fino
ad esaurimento dell’arco(baleno) costituzionale. E se i paginoni di Repubblica hanno suonato
il trombone, i sindacati, finalmente pacificati nel segno del bla-bla urlato di
Landini, Anpi, Acli, Ciotti, Wu Ming, Arci, Libertà e Giustizia, i meglio fichi
del bigoncio, non hanno risparmiato le percussioni e il “manifesto”,
districandosi tra i diletti migranti, le femministe, i LGBTQI, è rispuntato con
la spilletta “Brigata Garibaldi”. Ma anche quella del re, visto che Christian
Raimo richiama all’adunata antifa “il
mondo liberale, monarchici e preti”. Nientemeno. La volpe a guardia del
pollaio.
Ha detto Polacchi, al Salone del libro di Torino, “Il male d’Italia è l’antifascismo”. Che urla, che indignazione, che
stracciarsi di vesti, che strapparsi di capelli! Non si è astenuto nessuno: il
rischio era di finire come quelli che subirono gli effetti delle leggi
razziali. All’incontrario. Polacchi, da fascista cartonato del XX Secolo, ha le
sue ragioni, per prendersela con l’antifascismo. Gli rovina il giochino del
viaggio a ritroso nel tempo, quello per cui “non gli resta che piangere”. Io e,
credo, molti altri, ne abbiamo di migliori.
Il fascismo e il
suo alter ego
Di fascismi ce ne sono due. Se la tirano da nemici, ma sono sinergici. Uno
noto, scoperto, storicamente validato, con i suoi detriti a cranio rasato
dell’oggi. L’altro aggiornato, ammodernato, deideologizzato, riciclato.
Rispetto a quello precedente è come un dollaro – o euro – guadagnato vendendo
glifosato Bayer-Monsanto, o eroina, o bombe prodotte in Sardegna ai sauditi,
poi riciclato nell’acquisto di carburante per navi che traghettano africani in
Europa, “che sennò affogano”. Chiamiamolo per comodità e disinvoltura scientifica:
“fascismo 2.0”. O fascismo del XXI secolo rispetto a quello del XX. O
Finanzfascismo. E’ la forma di governo più diffusamente praticata in Occidente.
Ha in comune con il carnevale di Venezia il travisamento-miglioramento del
proprio aspetto grazie alla maschera. Con il fascismo d’antan ha in comune i
pilastri della costruzione sociale e del pensiero che la sovrintende. Che,
allora come oggi, come quasi sempre a partire dal quarto secolo, deve essere
unico, univoco, uniforme, unidirezionale, universale. Diffuso grazie alla
coercizione, variamente violenta, del “TINA”, “There Is No Alternative”, da lì non si scappa. La costruzione
sociale perpetua, con invariata persistenza nel tempo, quella della piramide.
Pochi in alto, ma di grande peso, che schiacciando i tanti in basso, li
riducono nella polpa di cui si nutrono. Metafora: spremi il pomodoro del
contadino e ne esce la passata della Grande Distribuzione; strizzi uno schiavo
traghettato dall’Africa e ne esce l’outlet di papà Renzi.
Salone liberale,
piduista, monarchico, massonico, inciucista, comunista, amerikano, sionista,
antisionista. Ma giammai fascista.
Come funziona il rapporto di mutuo soccorso tra queste due forme di
organizzazione della comunità umana? Ne abbiamo avuto una limpida
esemplificazione al Salone del Libro di Torino. Come è prassi storica, un
arruffapopolo e un libraio fascista si sono messi d’accordo e il secondo ha
pubblicato il libro del primo. Cose uguali e anche molto più gravi, fasciste,
naziste, massoniche, criptomafiose, truffaldine, violente, nella stessa
manifestazione si erano succedute negli anni, ma nessuno ci aveva fatto caso ed
erano rimaste relegate nell’irrelevanza dei sette metri quadri del loro stand.
Ma stavolta era diverso, l’autore del libro stava al governo e in primo piano
e, peggio, in alleanza con i primi sintomi del male assoluto: un embrione
pentastellato di entità fuori establishment, come nel laboratorio italiano non
s’era più manifestata almeno dal ‘68 in qua.
Come fare per
promuovere una fetecchia di libro
Quale migliore occasione, per quelli del
Due punto zero, per puntare dito, catapulta, bombarda, olio bollente sui
reprobi: autore, editore e teppa di base, prorompendo in Bella Ciao e
rigenerando il proprio foruncoloso aspetto nel salon de beauté dell’antifascismo?
Non è a questo che servono i vari Casa Pound, Forza Nuova e antesignani
come Ordine Nuovo, Avanguardia Nazionale e puffi neri con spranga vari? Se la sono presa con uno che la spranga la
esibiva vent’anni fa. Ne hanno fatto, se non un martire della libertà
d’espressione, una curiosità. E il suo è oggi il libro più venduto in Italia.
Un favore da niente. Nuove larghe intese in vista?
Di antifascista
ce n’è una…
Una a cui la definizione di antifascista sta invece benissimo è la giovane
donna che, affrontando spintoni, sputi e invettive, perdita di voti e anche un
rischio di linciaggio, visti i tipi, non ha sparato proclami e invettive, ci ha
messo il corpo ed è andata ad abbracciare la famiglia Rom assegnataria a Casal
Bruciato. Si chiama Virginia Raggi (e il suo amico in cravattino che dice
sempre “io”, anziché “noi”, ha perso una grande occasione per elogiarla). Ha
alle spalle predecessori come Signorello, Carraro, Rutelli, Veltroni, Alemanno.
Di questi è certamente la migliore, alla faccia di tutti gli sciacalli e condor
(chiedendo scusa ai nobili animali). S’è visto che qualche antifascista,
seppure a fatica, si trova.
Un maggio gelido, questo. Conveniva scaldarsi. E lo si è fatto alla
grande, dando fuoco ai fascisti. L’antipasto è stata la gogna al cronista che
ha riferito del mortifero cordoglio di Predappio alla maniera con cui la
Botteri riferisce le opinioni di Guaidò. Solo che gli schiammazzi contro il
primo coprono la compiacenza verso la seconda. Di quella pira l’orrendo foco
nessuno meglio di un busto antifascista da Pincio come Marco Reveli ha saputo
trovare il linguaggio per attizzarlo. Vado di fiore in fiore: “apocalissi culturale, politica e sociale,
relativismo rinunciatario, trionfo del disumano, macigno che pesa sul mondo, lo
scandalo più grande, sconvolgente, lo sfregio grave, intollerabile all’intero
paese, ignavia da Antinferno, pactum sceleris, indecente connubio”. Non
male come discorso dell’odio, no? Revelli ha dato il tono e tutta la meglio
intellighenzia antifascista ha cantato in coro.
Tanto hanno gridato all’apocalissi fascista, al pactum sceleris, che alla fine non ne è rimasto uno, dal
“manifesto” a Repubblica, dai Wu Ming a Revelli, da Rossanda a Montanari, da Zoro
a Formigli, dalla Gruber a Carofiglio, da Zingaretti a Fratoianni, che avesse ancora un filo di voce per fare
bau a un po’ di Due punto zero. Del resto le opere di costoro sfuggono
sistematicamente all’attenzione degli antifascisti di carriera. Che, sotto
sotto, ne facciano parte?
Fascismi,
sinergie e silenzi
Le retate degli stessi giorni del Salone rivelano che dal Ticino a Capo
Passero, criminalità politico-economica e criminalità clandestina si sono
ricompattati attorno ai successori di DC e Forza Italia. Regime di sfruttamento
e controllo e malavita organizzata = fascismo 2.0. Un cardinale, ministro di uno Stato estero
invade Roma, come se Porta Pia non fosse mai avvenuta e, col lasciapassre
dell’umanitarietà, contravviene alle disposizioni di legge dello Stato invaso.
A cui peraltro nega le tasse sugli immobili di commercio e di profitto che vi
possiede, dato che contengono una madonnina di gesso. Tasse grazie alle quali
lo Stato invaso potrebbe dedicarsi a sistemare parecchi senzatetto e a ridare
la luce a tutti. Fascismo da Concordato.
Due combattenti per la libertà d’informazione e la rivelazione dei
misfatti del Potere, Assange e Manning,
vengono sequestrati e trascinati in galera, consegnati alla vendetta degli
autori dei crimini e nessun giornalista, o sindacato di costui, né la Grande
Armada degli antifascisti alza un sopracciglio. Fascismo da Minculpop, o
fascismo 2.0? Le transanazionali e gli
eserciti Nato, con i loro gatekeeper sulle
navi Ong, ricolonizzano l’Africa forzandone o costringendone
l’evacuazione da parte delle sue migliori generazioni e destabilizzano
culturalmente e socialmente i paesi d’arrivo con nuovi eserciti di schiavi di
riserva e da dumping. Imperialismo e fascismo 2.0.
Dall’Honduras al Paraguay, dal Brasile al Venezuela, dall’Algeria al Sudan
, i missi dominici Otpor, Soros, Cia,
Pentagono, NED, USAID, Freedom House e squadroni della morte neocon vari,
negano pane con le sanzioni e spargono sangue con la violenza, per sottrarre
popoli a governi autodeterminati e infliggergli regimi fascisti. Fascismo del
XXI secolo e antifascismo da Salone. Zitto.
In Ucraina e Georgia, i fascisti del XX secolo sono al potere e obliterano
ogni dissidenza democratica in virtù del sostegno del fascismo del XXI secolo
come coltivato in Usa e UE. Gli antifascisti da Salone fanno finta di niente. A
due ore di volo da noi, qualcuno proclama lo Stato etnico sulla terra
sequestrata ad altri che, a questo scopo, sono avviati all’estinzione. Gli urlatori
antifa contro razzismo e xenofobia non ne sanno nulla, ma festeggiano come
ospite d’onore del Salone chi di quello Stato fa parte.
Massicce esercitazioni nei paesi baltici sul confine con la Russia,
invasione del Golfo arabo-persico da parte degli Usa con portaerei, decine di
migliaia di soldati, bombardiieri a lungo raggio. Provocazioni ridicolmenrte
scoperte di petroliere di emirati alleati.
Prospettiva vicinissima e ripetutamente minacciata da Usa e Israele di
apocalisse che non lascerà essere umano, animale o pianta intonsi, ma il Fatto
Quotidiano nasconde le 1000 basi militari Usa-Nato tutt’intorno all’umanità da
obliterare sotto le basi militari cinesi che la Cina “potrebbe” voler creare col pretesto della Via della Seta (sic!).
Fascismo del XXI e ultimo secolo. Dove sono gli Antifa davanti ai 2 minuti
dalla mezzanotte nucleare?
Connotato fondamentale di tutti i fascismi è la guerra, “sola igiene del
mondo”. Il fascismo 2.0 ne conduce almeno sette, con il corredo della desertificazione
degli habitat e degli eccidi di massa di innocenti e patrioti: Iraq, Libia,
Siria, Somalia, Yemen, Afghanistan, Sahel, e ne minaccia altre due e una
globale. Parossismo fascista di ogni tipo. Gli antifascisti da Salone guardano
dall’altra parte. Alcuni applaudono.
Intanto, però, hanno trionfato sull’editore vicino a Casa Pound, hanno
smantellato il suo banchetto e hanno fatto trionfare l’antifascismo in tutta
Italia. Wow!
Domani a chi tocca? O credete forse che si fermeranno al banchetto sfondato
di Altaforte? (Vedi Niemoeller)
perfetto! il ragionamento, che poi peraltro ritrovo spesso nei suoi articoli, che condivido tutti, è assolutamente corretto. Come le ho spesso confessato leggo ogni mattina il suo blog, sperando in un nuovo articolo, perfino nei commenti dei suoi lettori ritrovo spesso spunti altrettanto interessanti. Il tema è: siccome non mi pare che la Raggi sia candidata alle prossime europee chi come me vede nell'uscita dall'Europa,dall'euro,dalla nato, da schengen, maastricht, roma, lisbona insomma da ogni forma di accordo e trattato che questa massa di cialtroni ci ha propinato da trent'anni ad ogg, che fa? perché sebbene questi mi pare fossero i temi della campagna elettorale di un paio di partiti politici nelle scorse elezioni politiche di questo paese ad oggi in solo partito ne vedo alcuni ostinati/interessati proponenti. e non sono nel m5s...
RispondiEliminaLei cosa ne pensa?
Con stima
saluti
Fred
Fred@
RispondiEliminaLa ringrazio delle condivisioni e sono d'accordo con le sue conclusioni. Non attribuisco alla Raggi il silenzio sull'UE, non è il suo compito e ha altre gatte da pelare. Che il M5S si sia addormentato - o adeguato - sulla questione UE ed euro è un dato incontrovertibile e spiacevolissimo. D'altra parte essendo una specie di San Sebastiano su cui tutti sparano h24, che abbia accantonato le questioni più controverse, quelle che gli avrebbero fatto calare la mannaia dei delinquenti di Bruxelles, non è edificante, ma comprensibile. In ogni caso non c'era bisogno di giurare fedeltà alla Nato, agli Usa e all'UE. Si poteva semplicemente soprassedere. Non per nulla Di Battista è entrato nell'ombra. Quanto alla genuinità dell'antieuropeismo della Lega, a parte Bagnai e Borghi, ho molti dubbi. Trattasi di impostura di sfascisti criptomafiosi.
https://www.youtube.com/watch?v=acUu6QQwFMw
RispondiEliminaquesto è un video con nomi e cognomi di chi ha venduto
la sua anima e il nostro paese al potere ecomomico mondiale
saluti e complimenti alla sua persona e al suo lavoro
orazio
Parole sagge, Fulvio. Complesse e quindi destinate ad essere fraintese da quelli che non riescono a grattarsi il culo e pensare contemporaneamente: scommettiamo che qualche antifascista da apericena ti accuserà di simpatie nazistoidi?
RispondiEliminaNecessito di consulenza elettorale: per chi cazzo voto alle europee? Ho fin qui votato 5 Stelle e ho dovuto ingoiare rospi grossi come stegosauri, quali le ultime ciance di Conte sul Venezuela. Ma non posso credere che tutte le qualità che li rendevano il meno peggio siano svanite. La Raggi, non a caso la più odiata, svetta per decenza. È sufficiente? O è arrivato il momento di ritirare loro quella fiducia che hanno meritato solo in minima parte? Ma allora perché m’incazzo quando, ad ogni “crollo dei consensi” vero o presunto dei 5 Stelle, tutte le tenie che infestano questa disgraziata colonia fanno la ola? Forse perché, nonostante tutte le retromarce, rimangono l’unica speranza di riscatto?
Il Partito Comunista di Marco Rizzo mi pare che sostenga tutte le posizioni che condivido, e questo dovrebbe essere sufficiente. Ma è meglio votare un partito che si prevede raggiungerà percentuali ridicole oppure non votare per manifestare il più che dovuto disprezzo per questa democrazia da soap opera?
Insomma Fulvio, che devo fare domenica 26 maggio?
1. Votare ancora 5 Stelle tappandomi naso e altri orifizi?
2. Votare Partito Comunista, sperando che dopo il voto non si divida in altre due o più nullità perché magari a qualcuno piace Maduro ma non Assad?
3. Andare alla mostra di modellismo di Schio?
Mauro Murta@
RispondiEliminaOttimo Mauro, c'è già chi mi ha dato del fascista sulla pagina FB. Succede quando ci si riduce a tweet, sms e chat. Per il resto hai fatto la radiografia della condizione in cui mi trovo io, fratello.
Di partiti comunisti ce ne sono troppi, insieme non arriverebbero all'1%. Poi mi infastidisce sempre qualcosa di ossificato che ne immobilizza la ... marcia? No, la deambulazione, i girotondi.
Opterei per la tua opzione 1. Dopo le elezioni europee si vedrà meglio. Forse.
buongiorno anche se altra pioggia in corso e quella prevista per domani intristiscono il mio cane e un pò anche me che già immaginavo ben altro, per me e sopratutto per lui, sui prati di villa Pamphili, a proposito della quale pulizia, controllo da parte della polizia municipale e continua manutenzione della vegetazione fanno aumentare il mio gradimento per la sindaca. La già deputata capolista del m5s alla circoscrizione del centro non mi convince, a.m.rinaldi rappresenta maggiormente il dissenso nei confronti dell'europa, dell'euro (e vedi nel precedente commento il resto), ma non convince neppure lui per altri politici motivi. è un bel casino...alla fine per quanto mi riguarda tornerò a votare e lo farò per chi si dichiarerà in maniera più convincente contro: euro,europa e tutto ciò che da essa ne è scaturito dal trattato di roma ad oggi
RispondiEliminasaluti
fred
fred@
RispondiEliminaMi sembra scelta giusta e necessaria.
Angolo della misandria, non mancano mai argomenti.
RispondiEliminaAltro episodio di cronaca dove la vittima è un uomo e l'assassina è una donna. Subito la stampa si affretta a dire che "sembra che l'uomo fosse violento", titoli trasformati in "figlia dicannovenne uccide padre violento" nonostante le testimonianze delle bariste del paese e di persone neutrali lo definivano come una persona tranquilla. Ma invece no, niente da fare l'articolo dei media non mette neanche in dubbio, l'uccisione possa essere avvenuta per tutt'altri motivi. Un uomo ucciso dalla sua compagna o figlia (od insieme?) non può non essere un orco bruto il quale non poteva aspettarsi altro essere assassinato. E poi si ostina a definirlo violento e a dire, come al solito, che "Lo Stato lascia sole le povere donne in balia del maschio orco e bruto". Adesso immagino le postfemministe e non solo chiedere una medaglia ed indennizzo milionario dallo Stato per le povere vittime. Che si fotta William Pezzulo e la sua famiglia, i quali hanno dovuto anche pagare le spese processuali, perchè la ciecatrice e sfiguratrice risulterebbe "nullatenente".
https://notizie.virgilio.it/top-news/uomo-morto-ferita-testa-indagata-figlia-19enne-473076
Ieri mattina nel programma "Viaggio nell'Italia del Giro", uno storico sanmarinese ha raccontato una storiella interessante e praticamente sconosciuta. Dal 1945 al 1957 la piccola repubblica fu governata da una coalizione di comunisti e socialisti e avviò relazioni con l'unione Sovietica. Non passò molto tempo per attirare le ire degli Stati Uniti, che andarono letteralmente fuori di testa per quell'enclave rossa all'interno della NATO. Il Governo Italiano (obbedendo ai suoi nuovi padroni) iniziò allora un vero e proprio embargo commerciale per soffocare l'economia del piccolo stato, che rispose aprendo un casinò che ebbe un enorme successo. Lo stato italiano ricorse allora alla forza, bloccando qualunque accesso alla Repubblica del Titano finchè, nell'Ottobre del 1957, un colpo di stato organizzato dalla "più grande democrazia del mondo" mise fine all'esperienza socialista.
RispondiEliminaE poi si lamentano delle presunte ingerenze russe...
Sindrome della mucca pazza. Dopo la cortina di silenzio scesa dal 2002 in poi, nonostante le decine di decessi trasformati in malattie del sistema nervoso diverse per non allarmare i consumatori e soddisfare la lobby dei grandi allevamenti, sembra ci sia ancora in giro questa malattia. Una notizia da leggere prima che scompaia e faccia ricadere chi denuncia questo ulteriore scempio sulla natura a danno dell'uomo stesso come "complottista".
RispondiEliminahttps://www.corriere.it/cronache/19_maggio_20/morta-mucca-pazza-ravenna-caso-sospetto-1e51d5e4-7aed-11e9-9a27-9779fe3a7026.shtml
@ Fabrizio. Interessante la storia, e non è un caso venga fuori proprio in concomitanza con le cronache del "giro d'Italia". Io a suo tempo seguivo le cronache del compianto De Zan, non solo per l'aspetto agonistico in se, ma sopratutto per le storie legate ai paesi interessati alla competizione stessa. Mi ricordo ancora il racconto dello stesso cronista della tragedia collettiva verificatasi a Stava, che fu travolta da un onda di fango a velocità elevata in seguito al crollo di uno sbarramento di terra, costruito da una società privata in grande rapidità.
RispondiEliminaFaccio presente che anni prima, in Sicilia la coalizzione delle sinistre vittoriosa grazie all'apporto dei braccianti, fu di fatto costretta alla ritirata politica dopo la strage di braccianti a Portella della Ginestra il primo maggio del 1947, attribuita alla Mafia, ma ordinata dalla CIA, la quale cercava di controllare il territorio grazie ad un "movimento separatista" scomparso dopo la "normalizzazione" dell'isola.
Riguardo a S. Marino, sembra di rivedere, in piccola scala, la storia del Venezuela.
http://www.senzatregua.it/2017/09/30/i-fatti-di-rovereta-e-la-storia-dimenticata-di-san-marino-rossa/