venerdì 6 dicembre 2019

L’impunità di classe al tempo del MES e della Prescrizione ----- ACHTUNG BANDITEN ! ----- Media falsari per omissione





Metabolizzata l’affettuosa gelosia di quella Francia che, dagli illuministi e dal 1789, passando per la Comune e arrivando a un anno e passa di fenomenali lotte dei Gilet Gialli, pur decimati, tra morti e mutilati, dalle emergenze fascistoidi di Macron, fino agli scioperi di milioni e di giorni, di ogni categoria, che stanno paralizzando la Francia e riducendo, nel confronto, a nanetti da giardino nel parco dei signori i vari Landini, Furlan e Barbagallo, torniamo alle nostre miserie. Che nessuno esplicita con minore pudore di quanto ci riesca il giornalismo dei nostri media.

Coloro che leggono queste note, tra epicurei che ne godono e stoici che le soffrono, sanno quanto mi sono strappato i capelli per le inversioni di rotta e gli arretramenti dei Cinquestelle (riferendomi sempre a quelli che ne sono responsabili, s’intende) e quanto me li sono inceneriti per essermi troppo a lungo ostinato a fidarmi di loro. Ho scritto anche un titolo “dal bene maggiore al male minore”. C’è chi, a questo proposito, lapalissianamente osserva che il meno peggio è comunque un peggio. Io rispondo con la stessa logica elementare, ma inoppugnabile: è quanto passa il convento. E allora cosa vogliamo fare? Chiudere il convento? Magari come Napoleone, che tanto bene fece in questo?

Cinque Stelle, il male minore. Quanto male, quanto minore?
E qui mi viene da pensare che i nostri Cinquestelle stanno a quanto noi avremmo voluto che fossero, come i mangiapreti Mazzini e Garibaldi stavano al Bonaparte che liquidava monasteri e sparava sugli altari. Ma tant’è: oggi siamo alla guerra tra onesti e farabutti e a quella tra chi la nostra sovranità vuole, se non recuperarla, difenderne l’ombra e coloro che, in cambio di due buffetti e quattro talleri, la vendono ai briganti di passo, i noti europassatori, cortesi o meno. E’ chiaro che parlo delle leggi del ministro Bonafede (non mi fate dire “grillino”, perché ormai quella qualifica fa riferimento a un delirante senile), mai viste e nemmeno subodorate in Italia, la Spazzacorrotti e la Prescrizione bloccata dal primo giudizio. La prima, mandando in galera evasori che agli italiani, per amore o per forza dabbene, rubano sui 110 miliardi all’anno, tagliando le unghie ai migliori amici di tutti gli altri partiti, nonché della cosca e dei suoi eunuchi installati a Bruxelles; la seconda impedisce agli stessi e ai loro affini di restare, a forza di prescrizione, lo 0,5% della popolazione carceraria italiana, a fronte del 13, 6% della Germania. E qui la guerra è contro un’architettura sociale che, grazie al concorso di avvocati e stampa (tutta “garantista”), blinda lo Stato nella sua storica consociazione politica e malaffare più o meno organizzato.

MES e svenditori neoprodiani
E parlo del MES. Si chiama “meccanismo di stabilità europeo”, perché, come già il Frankenstein suo predecessore, detto Fiscal Compact, stabilizza l’impero carolingio grazie a una moneta privatizzata che nei debiti e crediti pesa quanto viene deciso da una manica di banditi impadronitisi del continente. Con questo “meccanismo” hanno fatto sprofondare in mare la Grecia e, insieme alla Cina, hanno raccolto quanto ne è rimasto spiaggiato. Ora tocca all’Italia, Fortezza Bastiani sotto assedio dei Tartari (vedi Dino Buzzati), nella quale si è infiltrato il cavallo di Troia a tre teste: Conte, Tria, Gualtieri, con partiti sguatteri al seguito. Il quale neoprodiano Gualtieri, con padrino Mattarella e madrina Von der Leyen, ha l‘improntitudine di sancire che l’accordo, concluso di nascosto come tutte le porcate (TTIP, CETA, interventi militari), non è emendabile, è chiuso. Senza neanche che il parlamento ne abbia avuto sentore. Ci sarebbe da mandarlo in un campo di rieducazione. Per ora i Cinquestelle hanno ottenuto un rinvio a gennaio. Che non vada a finire come col TAV o con gli F35!

Non ditemi che non si tratta di battaglie epocali che, se portate fino in fondo e non compromesse da accordi al ribasso con il fronte – economico, politico, sindacale, clericale, istituzionale - che campa grazie a quella consociazione, prometterebbero un minimo di palingenesi nelle nostre condizioni di vita. E hai voglia a ridacchiare sui bambinoni che invocavano “onestà, onestà”, come fossero una fissazione frullata in capo a gente mai uscita dal luna park. Come hai voglia a cacciare nel raccoglitore della carta straccia la legge sul reddito di cittadinanza che ha osato l’inverosimile nella repubblica obliosa, non tanto dei crimini nazifascisti (ottima copertura a quelli attuali), quanto di una Costituzione nata dalla Resistenza e che formula il diritto al lavoro e a una vita dignitosa (Articolo 36. Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa). Capirai quanto ne possono essere rimasti entusiasti quelli dell’euro, della “lenzuolata” delle deregolarizzazioni, del Jobs Act, della legge sulle pensioni, degli esodati del MOSE e mangiatoie varie.


Fate la guerra, non il reddito di cittadinanza
Reddito, ridicolizzato e odiato più di tutti dal “manifesto”, quotidiano “comunista”, che ha fatto fare, per la misura che vale, un’inversione a U al processo fisiologico del capitalismo di succhiamento verso l’alto delle ricchezze in basso e, nei suoi primi otto mesi, ha ridotto alla metà i 5 milioni di poveri assoluti, con una media di 570 euro ad assegnazione e la riduzione dell’1,5% di una diseguaglianza in crescita da decine d’anni. Dicono, con espressione di chi ha ingurgitato un bicchiere di aceto, che non si è ancora passati dal reddito al posto di lavoro. Ma siamo ai primi 8 mesi e, intanto, vi fa schifo che ci sia gente che mangia? Al “manifesto” sembra di sì. Vi disturba che il precariato sia stato attaccato e ridotto, che i vitalizi non ci siano più? Che i corrotti vadano in galera? Allora andate in piazza con le sardine e urlate all’antifascismo, antipopulismo, antisovranismo.

Detto questo, non mi resta che ribadire il disastro che è stato e continua ad essere il combinato Grillo-Di Maio e loro annessi, sconnessi come loro dagli amorosi sensi di chi aveva portato il M5S al 33% e ora lo punisce dimezzandolo e ridimezzandolo. A partire dall’ambiente e certe Grandi Opere, alla faccia dell’ottimo ministro Costa, e a finire con UE, euro e Nato (F35!), all’interno della garrota atlantico-sionista.

Stampa, cane di guardia per chi?
Di tutto questo come si occupa il meglio del nostro giornalismo, specchio deformante della realtà quanto e addirittura più di quello occidentale che, con standard aurei dal peso di New York Times, BBC, CNN, Der Spiegel, Le Monde, The Guardian, El Pais, ci fornisce le regole d’ingaggio?

Quando si parla di prescrizione, non ce n’è uno che non lamenti, in coro con la muta della Camera Penale inorridita dalla perdita della greppia assicurata da anni di rinvii, l’offesa al garantismo costituita da processi interminabili. Che invece lo sono per chi ha interesse ad arrivare a una prescrizione lunga lunga, come quella del premier mafioso Andreotti, o del killer svizzero all’amianto Schmidheiny. E tutta la bella compagnia di indagati, processati, condannati, prescritti che costituiscono il nerbo dei tradizionali partiti di governo e di opposizione. Questo, in positivo. In negativo abbiamo invece il dato, del tutto taciuto, che per le vittime di reati il provvedimento è salvifico, dopo decenni di beffe a chi era stato colpito da reati e si è visto sfuggire, non solo il risarcimento materiale e morale, ma la giustizia tutta intera. Pensate a Ilaria Cucchi, ai suoi genitori, se non ci fosse stato un carabiniere, uno solo, a dire la verità sugli assassini di Stefano.

Achtung Banditen anche nell’OPAC


Passo di palo in frasca. Ricordate l’attacco al gas cloro a Douma in Siria, 7 aprile 2018, mentre le truppe siriane, con gli alleati, stavano spazzando via il mercenariato Isis di Usa e Nato?  Ricordate che istantaneamente fu attribuito ad Assad e giustificò il rilancio dell’”Assad sanguinario dittatore” e conseguenti tremendi bombardamenti sulla popolazione civile? Ricordate poi l’OPAC, l’organismo per la proibizione delle armi chimiche, che intervenne sul posto e, dopo mesi e in contrasto con quanto affermato da testimoni oculari e giornalisti sul posto che avevano visto solo una sceneggiata di bambini lavati con l’acqua fredda, dichiarò esserci stato quell’attacco?

Attacco al cloro a Douma: un modello
Adesso Wikileaks, tuttora operativo nonostante Julian Assange sia rinchiuso illegalmente nel carcere di Londra e sottoposto a torture psicofisiche (nel silenzio dei colleghi giornalisti e dei loro organi sindacali, FNSI in testa), ha dimostrato che è stata tutta una vergognosa operazione di chi doveva scoprire una montatura, messa in atto dai famigerati Elmetti Bianchi, “servizio civile” dell’ISIS, e invece l’avallò. Due dei più qualificati tecnici dell’OPAC hanno fornito documenti che evidenziano come le loro conclusioni sul campo confutassero la micidiale menzogna dei vertici dell’organizzazione e di tutta la stampa occidentale. Conclusioni prima incluse e poi cancellate dal rapporto finale. Nessuno le ha potuto smentire. Notizia colossale, indice di come si fabbricano eventi che portano a smisurate tragedie. Altre ne seguiranno, ha detto Wikileaks. Il criminale imbroglio è stato recentemente ammesso dalla sola BBC, arresasi ai documenti. Ne avete trovato traccia nei vostri giornali e tv? Una correzione di quanto passivamente, colpevolmente, condiviso? Scuse, in primo luogo alla Siria?  Qualcuno ne ha parlato, ma ha attribuito la rivelazione a un “disinformatore putiniano”.

Naturalmente anche in questo caso, i social media che ne riferiscono sono quelli di tutte le fake news, di tutti i complottisti. Badate che i media cosiddetti “main stream”, ufficiali, mentono per la gola, la borsa, l’inclusione, la carriera, la pubblicità, la benevolenza di Bilderberg e similaria. Mentono non solo inventando e accreditando balle. Mentono soprattutto per omissione. E’ la manipolazione più insidiosa. Ne ho avuto prova soprattutto nei miei 16 anni in RAI. Questo dillo, questo meglio di no. Si tratta di una tenaglia tra la disinformazione prodotta da quanto si afferma sia accaduto e quella che nasce dall’affermazione che una cosa non avvenuta ci sia invece stata.

Giornalismo di omissione: il più efficace


Il falso da omissione è la tattica propagandistica più efficace nel distorcere la percezione della gente su quanto sta avvenendo nel mondo quando si tratta di notizie sconvenienti per l’establishment. Il vantaggio grande è che, mentre puoi essere chiamato a rispondere di notizie false e devi rimediare con imbarazzanti smentite o correzioni, non lo sarai mai per notizie omesse. Per cui l’inganno preferito dai media è questo, l’omissione. C’è una candidata democratica alla presidenza che si chiama Tulsi Gabbard. Senatrice delle Hawai, Militare della Guardia Nazionale, in missione in Iraq ha constatato cosa sono le guerre degli Usa. E’ presente in tutti i dibattiti televisivi dei vari candidati. E’ contro tutte le guerre, le sanzioni, i regime change, i colpi di Stato, le rivoluzioni colorate e altri strumenti delle aggressioni Usa. le sanzioni. Ha condannato il golpe Usa-fascisti in Bolivia. Ha incontrato Assad, ha negato che sia un mostro e ha detto che Douma era una bufala. Un fenomeno senza uguali e senza precedenti. Altro che Sanders o Warren, che sparano su Maduro quanto Trump. Tutto l’establishment la odia. L’avete mai sentita menzionare? Il "manifesto" preferisce Hillary.

Tulsi Gabbard

Ci rompono h24 sull’ impeachment senza basi di Trump. I corrotti veri, di cui non si dice, sono Joe Biden, candidato democratico alla Casa Bianca e il figlio Hunter, inquisito con la sua impresa di malfattori ucraini per tangenti e schifezze varie di tutto il giro di Obama. Biden ha chiesto che venisse rimosso il PM che accusava il figlio, altrimenti niente miliardo e mezzo di aiuti. Le versioni ufficiali sull’11/9 e la strage di 8000 a Srebrenica sono state smontate da migliaia di esperti e testimoni. Sentito parlarne? Grande indignazione per il muro di Trump tra Usa e Messico e per il blocco dei migranti. Obama ha espulso più immigrati di qualsiasi presidente Usa, 1,5 milioni. Ve l’hanno fatto sapere? Il “manifesto” si straccia ogni giorno le vesti per migranti e razzismo. Ha mai scritto una riga sulla mafia nigeriana che gestisce prostituzione e spaccio in tutta Italia? Potremmo riempire di queste prodezze la piramide di Cheope.

Un buon mentitore non mente sempre. Mente quando è necessario e inevitabile. Ciò che fa è più perfido e vile: distorce, dice mezze verità, enfatizza dettagli insignificanti e marginalizza quelli decisivi, riferisce acriticamente versioni ufficiali, fa dello spinning, fila frottole. Ho sott’occhi un pezzo di Alberto Negri sul “manifesto”, giornalista apprezzato anche a sinistra. Il titolo attrae, è sul vertice Nato, ma la sostanza devia. E’un ininterrotta esaltazione dei curdi siriani “vincitori dell’Isis”, scelleratamente abbandonati. Il loro ruolo da mercenari Usa nell’occupazione della Siria araba, la loro pulizia etnica della popolazione non curda? Zitto. Falsità per omissione.



Ci sono anche trucchi di occultamento meno appariscenti. Far sparire notizie sgradevoli in pagine lontane, o riducendole a tagli bassi e trafiletti. Sospendendone la pubblicazione fino a quando non si presenti una notiziona opportuna che possa oscurare quell’altra. O dando più voce e spazio alla versione opportuna rispetto a quella sconveniente. Nessuno dirà che hai censurato. Lo si è visto alla grande nello scandalo Renzi-Fondazione Open.
E’ la stampa, bellezza. Teniamolo sempre presente. Soprattutto quando questi soloni da angiporto si permettono di demonizzare i social. Pazzi o brutti che siano, vi troviamo più verità in quelli che in qualsiasi testata di prestigio.

Il Mediterraneo visto dall’ISPI, attraverso le lenti Deep State

Un’ultima cosa. In questi giorni a Roma grande kermesse allestita dall’ISPI, Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, in collaborazione con il Ministero degli esteri, retto da Luigi Di Maio. Da settimane l’ISPI ci bombarda con roboanti annunci del grande evento, l’elenco interminabile di illustrissimi ospiti dall’universo mondo, la rassegna di temi cruciali per l’umanità intera. L’evento si chiama “MED 2019” e si propone di sviscerare, alla mano di esperti ineguagliabili, tutte le problematiche che riguardano il Mediterraneo. A partire, ovviamente, da quelle strategiche.


Il direttore dell’ISPI è quel personaggio che si presenta frequentemente in tv quando questa ritiene che il volgo e l’inclita debbano essere informati – ed educati – su quanto avviene nel mondo. L’ISPI è il consolato italiano che rappresenta l’empireo della buona geopolitica. Quella statunitense, quella Nato, quella contro la Cina, la Russia e contro tutti quelli che non apprezzano, condividono e si assoggettano alla civiltà che da queste entità viene diffusa. La sua è la versione vernacolare di quanto emana da bocche della verità come l’Atlantic Council, la Freedom House, La National Endowment for Democracy (NED). In altre parole, l’eccellenza dei Think Tank e dell’intelligence dei Deep State anglosassoni. Achtung Banditen!

Ma Di Maio non era quello che la sovranità… la Nato….……

1 commento:

  1. Gran bel pezzo, grazie per la piacevolissima lettura anche se debbo dirle, da pentito votante cinquestelle attualmente assai incazzato, che credo di maio essere pronto a fare passare qualunque porcata neoliberista gli venga proposta.

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