sabato 15 maggio 2021

Videoforum di Visione TV--- --- COLOMBIA, L'ISRAELE DELL'AMERICA LATINA ISRAELE, LA COLOMBIA DEL MEDIORIENTE

Moni Ovadia, ma quale "scelto"!

https://www.youtube.com/13f6d352-d8f3-407c-88ac-f798616d010b   

 


Il video forum di Visione TV, moderato da Francesco Toscano, realizza un autentico scoop. Occupandosi di due casi, particolarmente virulenti, delle grandi tragedie imposte nel nostro tempo da dirigenze a dominati, i pogrom di Colombia e Israele, presenta un ex-dirigente dei servizi di sicurezza di Bogotà, oggi in esilio in Canada rincorso da minacce e sicari di morte. Richard Maok Riano Botina, ci rivela cosa sta accadendo in Colombia in termini di insurrezione popolare e sanguinosa repressione, i retroterra e gli attori, soprattutto statunitensi, ma anche israeliani, dell'operazione in atto, la prospettiva di un'aggressione al Venezuela. A conoscenza del ruolo dei servizi segreti occidentali e rispettivi padrini politici in vari scenari, ha anche qualcosa da dirci su quanto sta avvenendo in Palestina.

A questo si aggiungono le mie analisi e considerazioni. 

Cronache di sicofanti e opportunisti

 


Se siamo nauseati dal doppiopesismo e dal codardo oltraggio di media e politici italiani, abbiamo almeno il grande conforto della risposta della nostra gente, anche giovane, agli eccidi che Netaniahu va commettendo, sostenuto da una popolazione che nella parte maggiore e peggiore si identifica nel motto "morte agli arabi". In Germania, faro d'Europa, se le sognano le decine di migliaia di manifestanti che da Milano a Napoli, da Roma a Torino e in mille altri centri abitati, vanno esprimendo la loro perfetta conoscenza e coscienza - e il ripudio - del genocidio inflitto ai palestinesi, titolari di quella terra. Oggi, come sempre, da 73 anni.

Sarà che, tutto sommato, a dispetto delle leggi razziali e dei treni che partivano dal "binario 21", noi siamo scampati a quella generalizzazione ed eternizzazione della colpa che sono state inflitte all'intero popolo tedesco. Come l'ha proclamato, in un momento di demenza, il giornalista Paolo Barnard - "Il popolo tedesco il nazismo ce l'ha nel DNA" - ma lo condividono molti italiani ed europei, che il loro post-ultra-fascismo ritengono di poterlo mimetizzare con le pratiche a vuoto dell'antifascismo pretestuale. E' gente che non hai mai sentito nè di Marx, nè di Beethoven, nè di Goethe, nè di Hegel, nè di Duerer, nè di Bertold Brecht, o Fritz Lang, nè del milione di tedeschi antinazisti giustiziati dal Reich. Il razzismo assume molte forme. E l'antifascismo anche.

Nakba? Non basta mai!


Nella Palestina israelizzata, dopo che l'ONU, nel 1948, aveva sancito un'iniqua divisione del territorio tra presenza storica e presenza in arrivo, ci fu la Nakba, la "catastrofe". Solo il primo passo per lo sradicamento pressochè totale dei palestinesi, dopo la guerra del 1967, quanto meno dai loro diritti, oltre che dalla massima parte del territorio lasciatogli dall'ONU. Nakba in questi giorni ricordata dai palestinesi e celebrata dagli israeliani e da tutti i giustificatori di uno "Stato degli ebrei" (gli altri, 5 milioni, sono spettri) come recentemente sancito da una legge costituzionale.

Le autorità israeliane - in netto contrasto con lo storico israeliano Ilan Pappè e il suo "La pulizia etnica della Palestina" - affermano che fu spontanea la partenza di quel milione di palestinesi (80% della popolazione), un esodo, mica una fuga dai villaggi bruciati e dai massacri alla Deir Yassin (che vidi ripetersi, pari pari, da cronista di "Paese Sera" nella Guerra dei Sei Giorni (1967). Affermano che non esistono documenti che attestino una preordinata strategia di espulsione da parte di Ben Gurion e altri responsabili del nuovo Stato. Curioso:  coloro che mettono in discussione lo sterminio nei campi di concentramento tedeschi, o almeno la portata della Shoah, dicono la stessa cosa: non esistono documenti a provare le relative disposizioni governative.

E' questa eternizzazione della colpa, qualsiasi ne siano fondamento e ampiezza, che è servita a coprire 73 anni di genocidio strisciante, inverosimili vessazioni, repressioni sanguinose, furti, colonizzazione, espropri. Da tutta la Palestina a quello che ne rimane: le case di Sheikh Jarrah a Gerusalemme Est, il campo di sterminio di Gaza e qualche fazzoletto di terra in Cisgiordania, stretto tra fortilizi e scorribande di coloni. 


 
Araba fenice

Chi avrebbe resistito a tanto abuso, dolore, perdite? Con l'unica formazione palestinese ancora combattiva, Hamas e la costola Jihad, isolata nella Striscia e associata alla discutibile e ambigua Fratellanza Musulmana (Turchia, Qatar, Tripoli di Libia), sotto la ferula oppressiva e corrotta dei collaborazionisti di Fatah e Abu Mazen, con Barghuti e la migliore dirigenza palestinese ergastolana nelle carceri dell'occupante, la vicenda palestinese pareva all'epilogo. 

Lo era parsa tante volte nel corso della storia, ma altrettante era stata la rinascita, tentata e, a volte, capace di mettere l'intero Stato in crisi. I 15 anni in cui l'ormai illegittimo presidente dell'ANP e di Fatah ha soppresso la libera espressione della volontà popolare, in perfetta simbiosi politica e pratica repressiva con Tel Aviv, avevano silenziato ogni resistenza. Salvo sparuti episodi di individuale reazione, o l'ostinata risposta a Gaza di un Hamas cui, comunque, la popolazione non ha mai negato fiducia e i suoi immensi sacrifici.

 In questi giorni vediamo le stesse scene della prima e seconda Intifada. Le riconosco perchè le ho vissute, accompagnate dai ricordi di corpi sfracellati da proiettili per aver tirato pietre. E l'enormità del sopruso (strumentale, alla vista di un Netaniahu malfermo che si aggrappa al nemico "esterno") sta scuotendo le fibre e le coscienze di quei milioni di palestinesi che discesero dalla Nakba e si moltiplicarono nei tuguri e nella discriminazione dei paesi ospitanti. Li troviamo ai confini e davanti ai reticolati. E c'è Hezbollah, vincitore due volte su Tsahal e c'è l'Iran. 



Ricatti, vittime e complici

 La Germania è un'avanguardia nel contrasto alla scellerata manovra virusiana, ma in politica estera funziona il noto ricatto e l'opportunismo guerrafondaio dei democristiani, socialdemocratici e, peggio di tutti, dei Verdi, amici del giaguaro dai tempi di Cohn Bendit e Joshka Fischer. Ma nel resto del mondo e in Medioriente c'è da prevedere che per Israele non vada più tutto tanto liscio. Ne sta facendo una di troppo e, dalla mancata vittoria imperialista in Siria, dal ritorno dell'Iraq all'insofferenza verso gli USA, dall'incapacità perfino di domare lo Yemen, dalla prospettiva che in Iran dal "moderato" Rouhani si torni a una dirigenza più ferma e dignitosa, pare si possa desumere che l'equilibrio delle forze possa mutare. Anche se i serpenti daranno tutti i colpi di coda che si possano temere. A partire dell'accusa di "antisemitismo", arrivata a comprendere ogni comportamento non omologato: dal no-vax al no-migranti, al no-Salvini, o Draghi, o McDonald's

Moni Ovadia e la "scelta" di dio, l'ANPI e l'equidistanza tra vittime e carnefici

Vorrei dire qualcosa di accorato a due soggetti che potrebbero salvaguardare meglio il loro indubbio prestigio. Mi riferisco a Moni Ovadia, il bravo intellettuale con la kippa, presente ovunque a difendere con coerenza e onestà valori fuori discussione, diritti umani e civili, "un ebreo contro, dalla parte degli ultimi". In un commento ai fatti palestinesi sul Fatto Quotidiano, detto ciò che andava detto da ebrei liberi, quelli che in Israele definiscono "odiatori degli ebrei", ha ripiegato sulla religione. Non in termini mistici, ma in quelli che si riferiscono al  rapporto col loro dio  che è il "dio dell'intera umanità", ed è già una pretesa che condivide con i cristiani. Ma con "dio degli sbandati meticci, stranieri, schiavi"  siamo a quel vittimismo che non è unico, ma dovrebbe valere per umani d'ogni tipo. Diventa aristocratico, elitario ed escludente, quando si ritorna alla furba formula dei compilatori del libro di leggende intitolato Bibbia: il popolo scelto da dio, il popolo eletto cui tutto è concesso e perdonato. Nel suo breve trafiletto, Ovadia quella parola "scegliere", "sceglie", "scelti", la nomina tre volte. Moni, quando si parla di popolo scelto, si incomincia a guardare dall'alto in basso gli "sbandati, meticci, schiavi..."

L'altro soggetto è collettivo, l'ANPI, benemerito custode del ricordo e della continuità dei valori partigiani di liberazione dal totalitarismo. A parte, la non piccola dimenticanza relativa al totalitarismo in atto sulla nostra pelle, questo ente ha già al suo passivo numerose sbandate rispetto ai suoi presupposti ideali e statutari, (penso alla'Ucraina e alla catena di trasmissione rispetto al PD). Il presidente Pagliarulo, sullo scontro tra oppressione e libertà in Medioriente, auspica una eliminazione delle "due bandiere", la scomparsa delle odiose "tifoserie", e il trionfo di un'unica bandiera "arcobaleno", che faccia vincere la pace sulla guerra. Per Pagliarulo non conta che entrambe le opzioni, pace e guerra, stiano in mano a solo una delle due "tifoserie". E che prima della pace dovrebbe venire la giustizia. Un inno al cerchiobottismo. Chissà cosa ne direbbe la "tifoseria"  dei vecchi partigiani.


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