giovedì 19 agosto 2021

AFGHANISTAN: OMINICCHI, PIGLIAINCULO E QUAQUARAQUA’

 GOOD MORNING AFGHANISTAN - UN VIETNAM AL QUADRATO

Diretta streaming con il giornalista e scrittore FULVIO GRIMALDI.

Tema: Oppio, Petrolio e tombe.  All’Impero non resta che il caos.

Conduce STEFANO BECCIOLINI.


https://www.becciolininetwork.com/2021/08/15/afghanistanallimpero-non-resta-che-il-caos/ 

Da Facebook:

https://www.facebook.com/100652334681130/posts/563137125099313/ 

WebRadio:

https://www.spreaker.com/episode/46122816 


AFGHANISTAN: OMINICCHI, PIGLIAINCULO E QUAQUARAQUA’


Cari amici e interlocutori, sugli sconvolgimenti rivoluzionari nell’Afghanistan e sulle onde che questo tsunami suscita nel resto del mondo, spunta sempre qualcosa di nuovo da rilevare, capire, spiegare, nel male e nel bene della vicenda. Quindi permettetemi di aggiungere a questa videointervista qualche ulteriore considerazione, stavolta sollecitatami da una delle peggiori categorie politiche e umane che si manifestano nei periodi di conflitto e crisi: i sinistri collaborazionisti.

Scendono in campo le “sinistre” a vocazione collaborazionista, razzista e colonialista

Sciascia li chiamava “uomini, mezz'uomini, ominicchi, pigliainculo e quaquaraquà”. Sostantivi  che valgono ovviamente, il movimento delle donne permettendo, anche al femminile. A coloro che si aggirano nel post-Afghanistan liberato in preda a furori impotenti e spasmodici sforzi di trovarvi una spiegazione salvifica, quale di quei termini assegnare è libera scelta. Il primo, “uomini”, va comunque riservato ai Taliban e agli afghani che li hanno portati alla liberazione.    

Li riconoscete, questi soggetti inchiodati da Sciascia, dall’untuosità di un’ipocrisia che si ammanta di umanitarismo, solidarismo, accoglienza, mentre sui punti strategici della questione, la globalizzazione del bio-tecno-globalismo finanziario in chiave colonialista, conferma, appunto, i punti: chi sono i nemici e chi gli amici. per quanto a volte maldestri i secondi. I primi sono i terroristi, i secondi quelli che invadono e bombardano nel nome dei diritti umani, specie delle donne malvestite. Le fonti a sostegno, sancite tali per autoproclamazione, sono perlopiù Amnesty International, Human Rights Watch, Save the Children, Intersos, e altri corpi celesti della costellazione CIA-NED-USAID-Dipartimento di Stato e satelliti ONG (porte girevoli con tutti). Il relativo parallelo sanitario si chiama OMS, CDC, EMA, AIFA, et cetera.

Al momento l’ordine di servizio per contrastare la figuraccia subita dall’Occidente neocolonialista, liberista, sedicente cristiano, guerrafondaio ed egemonista, impone due direttrici d’intervento politico-propagandista. 

Come togliersi d’impiccio perseguendo la globalizzazione

1) Esasperare la diffamazione, tanto più virulenta quanto più bruciante è la sconfitta, del movimento di liberazione afghano, secondo la doppia linea: a) “burattini di Biden”, per cui tutto rientrerebbe nell’ordine trionfale dell’impero; b) “tagliagole terroristi, stupratori e femminicidi”, con l’Occidente ignavo che permette il ritorno di donne e uomini afghani nel “medioevo islamico” (in tal modo privati perfino della protezione chimico-genica dei diritti umani )

2) volgere la catastrofe colonialista in successo globalista, utilizzando il “dramma dei profughi in fuga dalla tirannia oscurantista”. Più lungimirante e meno idiota quest’ultima, finalizzata a potenziare la strategia globalista del trasferimento di popolazioni a fini di de-identificazione culturale e de-potenziamento politico, sociale ed economico. Non vuoi che con un milione di giovani afghani in età riproduttiva e lavorativa, accolti soprattutto in Europa, in aggiunta al mezzo milione ammazzato dalle bombe e dai loro effetti collaterali (gli è andate pure di lusso se pensi ai tre milioni e andare di vietnamiti rimossi da guerra, napalm e Agente Orange) e con un governo di “burattini di Biden”, non si aprano opportunità meravigliose alle multinazionali dei minerali e dell’oppio che abbondano nel paese? E indovinate chi non è subito scattato, in assenza di ONG, Casarini, MSF e Cecilia Strada nel Mare d'Arabia, se non quelli dei "corridoi umanitari" papisti, Caritas e S.Egidio.

Dunque, dopo la milionata di siriani in trasferta in Europa e così sottratti alla resistenza di quel paese e di cui si è debitori al mercenariato ISIS-Al Qaida di USA e NATO, milionate di afghani da sradicare e trasformare in manodopera a basso costo, accanto a magrebini, saheliani, mediorientali, somali, senegalesi. Operazione di cui si era fatto operativo anche il “santo subito” Gino Strada, medico benemerito, vate del globalismo accoglitore sollecitato da George Soros e padre nobilissimo di una figlia attualmente impegnata direttamente nella tratta nel Mediterraneo.



Mastica livore amaro “il manifesto” che, fino a poche ore prima di una ventata Taliban che su tutto è passata senza colpo ferire, resa possibile solo grazie a un consenso universale e al discredito totale degli occupanti bombaroli, dei loro quisling ladroni e delle nostre ONG parassite, puntava sul suo presidente “laico”. Eroe dell’emancipazione afghana, Ashraf Ghani, che, nella fuga immediata e indecorosa, lasciava sacchi di dollari e oro sulla pista dell’aeroporto. Gli esperti di Afghanistan del giornale si sono rivelati diligenti allievi di Madeleine Albright, ministra degli esteri di Bush, che definiva 500.000 bambini uccisi da Usa e Nato in Iraq un prezzo giusto. Su quella guerra sono invecchiati ribadendo che donne liberate dal burka valgono bene le decine di migliaia di donne liberate da missili e bombe. E sanzioni. Non solo in Afghanistan, ovviamente, si tratta di questione di principio per le democrazie. Come per Hillary Clinton quando si scompisciava di risate all’idea che Gheddafi era morto, squartato dai miliziani della democrazia.

Quando le circostanze ti invitano alla figura di merda

Sfida l’immaginazione più fervida cosa ominicchi politici e quaquaraquà mediatici s’inventano per allineare la loro narrazione a qualcosa che salvi la faccia al mondo criminale nel quale militano. Dall’inane Di Maio, rotto a ogni ignominia di incoerenza, che, dalla spiaggia pugliese, in costume da bagno, giura “non abbandoneremo l’Afghanistan”, sicuro di consolare milioni di donne in burka e spaventando a morte i Taliban. Allo spassoso Molinari del sinistro Repubblica, detto lo “stereotipo talmudista”, che ancora insiste sull’attacco saudita-pakistano alle Torri Gemelle per cui andava attaccato l’Afghanistan. Da Macron, irrimediabilmente sempre più Micron, che impedirà, tutto da solo, la “ricostituzione di un santuario terrorista” in Afghanistan, dimenticandosi di quello che lui e Biden hanno nei propri magazzini, a Draghi che, impudico e fuori misura come sempre, ha cianciato dei nostri 50 morti e 700 feriti, “eroi impegnati in operazioni contro il terrorismo e in migliaia di opere umanitarie che lasceranno una traccia profonda nella società afghana”. Tanto profonda che ci sono passati i taliban come fosse un’autostrada. Galli della Loggia, il nostrano Bernard Henry Levi degli orgasmi bellici, non si fa capace della “risorgenza di una “barbarie sconfitta vent’anni fa” (sic) ed è prontissimo all’armiamoci e partite per la rivincita. Vinta subito anche questa, ma da protrarre per altri vent’anni. 

Restando nell’ambito di una categoria che a forza di invettive, anatemi, previsioni apocalittiche sulle nequizie a venire dei Taliban , disperatamente si affanna a far credere al suo pubblico che i buoni siamo noi, sulla scala dei quozienti di intelligenza si scende a livelli abissali. Padellaro, abbandonata per un attimo la miccia del rogo per gli eretici della nuova fede scientifica, eleva la sua prosa a lirismi tragici, da caduta di Troia, Si sforza, ma trova l’impresa impossibile, di “scovare barlumi di umanità sotto le barbe incolte dei talebani”, e resta atterrito davanti all’obbrobrio di classe per cui, “alla tavolata nel palazzo desertificato, gli sguatteri sono diventati di colpo padroni”. Il noto fustigatore resta in bilico tra chi sia più abietto tra i rigurgiti disumani del rifiuto a Figliuolo e lo spurgo medievale dei cultori della Sharìa. 

(Mi viene un confronto: ma al Fratello Musulmano Morsi che, da presidente egiziano, impose la Sharìa a una nazione storicamente laica e poi ne venne cacciato a furor di popolo, com’è che non si sono riservate le forsennate scomuniche oggi lanciate ai Taliban? Anzi le si sono spostate sul successore Al Sisi - attribuendogli addirittura l'assassinio di Giulio Regeni - che aveva ripristinato la laicità dello Stato e la pluralità delle confessioni?)

I Taliban per la sinistra furba? Un ossimoro: terroristi anti-occidentali, ma anche burattini di Biden

A coronamento degli imbecilli in perfetta malafede che danno del terrorista alle vittime del terrorismo da loro sostenuto, c’è l’imbecille in acrobatica buonafede che pensa di riscattare il suo antimperialismo a difesa degli “sventurati donne e uomini afghani”, dando ai Taliban dei “burattini di Biden”, utili idioti, o amici del giaguaro che siano. Un affascinante esempio di razzismo occidentocentrico, ma anche di capra e cavoli, di piede in due staffe. La capra e la staffa dell’antimperialismo e i cavoli e la staffa dei diritti umani, delle donne, dei bambini  riprecipitati nel "medioevo taliban”.

Ignari di ogni elementare geopolitica e soprattutto di come vengono affrontati i rapporti di forza, tra scontro e mediazione, il disorientato verminaio dei sinistri destri interpreta il dialogo iniziato e concluso da Trump e  messo in atto da Biden come la dimostrazione che i Taliban, pur restando bruti e nemici dell'Occidente, si sono venduti al nemico e ora si prestano a farne i “burattini”. 

I Taliban hanno di fronte un aggressore che per vent’anni ha maciullato il paese, da tempo nettamente sconfitto sul piano del consenso, odiato dal popolo per la casta di corrotti vendipatria installati a Kabul, inetto quanto a un anche minimo miglioramento delle condizioni economiche e social della popolazione, militarmente battuto a priori, dispensatore di soldi a ONG parassitarie impegnate a coltivare un ceto di cultori dei “valori occidentali”. Quale sarebbe una forza di liberazione nazionale raziocinante che non approfittasse dalla debolezza, della stanchezza, dell’isolamento nell’opinione pubblica anche domestica,  per dialogare e raggiungere una soluzione che ponesse fine al massacro e sancisse la riconquistata sovranità? 

Succederà quanto succederà. Forse i Taliban si acconceranno, come i vietnamiti, a una conversione da quanto hanno in mente a quanto hanno in mente le multinazionali capitaliste. Forse la vicenda afghana prenderà una piega diversa. Intanto la Storia e l’immaginario collettivo dicono che ha vinto la volontà di liberazione, ha vinto il popolo, e hanno perso il colonialismo, l’élite e l’eterna pretesa occidentale di interferire e decidere, a proprio vantaggio e secondo i propri paradigmi, la sorte di altri paesi. 

Evento epocale, dagli effetti incalcolabili. Se poi le cose dovessero andare diversamente da come i frustrati dei “burattini di Biden” prevedono e vaticinano e i Taliban dovessero tornare a essere i responsabili dell'11 settembre e di tutto il resto, ci vorrà molto poco per far spuntare un afghano, ben istruito alla bisogna dalle solite agenzie, che faccia saltare per aria un collegio di suore a Parigi, a Boston, o a Berlino. Ridando vigore e motivazione alla più grande bufala del millennio, gemella di quella sanitaria: la guerra al terrorismo. E confortando gli imbecilli nella loro avversione ai Taliban, o terroristi anti-Biden, o burattini di Biden. Noialtri, da Piazza Fontana a Falcone e Borsellino e alle Torri Gemelle, chi siano i terroristi lo abbiamo capito da mo'.


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