venerdì 19 aprile 2024

C’è chi fa dell’aggressione la sua ragione di esistenza--- --- DOMANDA: CHI HA COMINCIATO?

 



 

Questa è la copertina del docufilm che ho girato in Iran. Si racconta chi è questo popolo antico e giovanissimo, fa parlare giovani, donne, combattenti, dirigenti. Smantella il menzognificio in cui hanno hanno cercato di rinchiudere l’opinione pubblica per prepararla all’aggressione che Israele da sempre sollecita e che altri vedono come propedeutica all’armageddon finale. E’ a disposizione per presentazioni e ordini

 Mio commento: https://www.youtube.com/watch?v=gvyrvE8Q1U4

https://youtu.be/gvyrvE8Q1U4

Byoblu-Mondocane 3/22, in onda domenica alle 21.30. Repliche, salvo imprevisti, lunedì 9.30, martedì 11.00, mercoledì 22.30, giovedì 10.00, sabato 16.30, domenica 9.00

Un’analisi di quanto successo prima, durante e dopo la “notte dei fuochi” iraniana che ha colpito Israele nella sua giugulare, la superiorità militare: una base del Mossad e le due basi dell’aeronautica da cui era partito l’attacco al territorio iraniano nella sede diplomatica di Damasco con relativo assassinio di 14 persone. Nessun civile, nessuna infrastruttura civile. Quello che si è verificato è stato uno scontro tra terrorismo di uno Stato fuorilegge e un’azione militare con il sigillo del diritto internazionale.

Con la fine di una supremazia militare di cartone, già demolita nei sei mesi di fallimenti a Gaza, con il crollo definitivo e irrimediabile dell’immagine e del ruolo dello Stato sionista costruito sul presupposto ossomorico della coppia vittimismo-invincibilità, cambia il Medioriente e cambia il mondo di cui quella regione è l’ombelico.

L’Impero e i suoi vacillanti presidi nelle marche incamerano l’ennesimo rovescio. Non vogliamo parlare di sconfitta, che pure c’è ed è storica? Parliamo di mancato successo, cosa che, per un impero che passa dall’avanzata alla ritirata, significa sconfitta: Vietnam, Serbia, Afghanistan, Iraq, Libia, Siria, America Latina, dove a un’Argentina e un Ecuador restituiti a proconsoli, rispondono un Venezuela, un Messico, una Bolivia, una Colombia, un Honduras, una Cuba, un Brasile, un Nicaragua. Senza parlare dell’Africa del Sudafrica e poi dal Senegal al Sahel.

I sempre più patetici sicofanti del grumo euro-atlantico-sionista, di fronte a una nazione che si è dimostrata capace di uscire dal cerchio tossico dell’intimidazione tanto terroristica, quanto strategicamente fuffarola, si aggrappano al velo. Il mondo, noialtri, dove il femminicidio è diventato la variabile del rapporto uomo-donna, ci indigniamo per il velo, senza voler sapere che quel velo è indossato da donne che sono la maggioranza dei laureati, una presenza ai più alti livelli dell’accademia, dell’economia, della ricerca dell’amministrazione. E, comunque, se lo vorranno, se lo toglieranno loro, le donne iraniane, senza bisogno che l’Occidente glielo strappi a forza di calunnie, false flag, infiltrazioni di provocatori, spie, terroristi curdi e beluci.

Israele non si permetterà un attacco diretto all’Iran, proverà a salvare la faccia massacrando un po' di palestinsi a Rafah (Biden ha acconsentito), libanesi, yemeniti, iracheni, siriani. Sempre col solito risultato del contrappasso che diventa elemento strategico: la forza dell’odio suscitato tra chi sta con la verità, la giustizia, la libertà.. Lì e dappertutto.

Il periodo qui sopra l’ho scritto ieri, poi c’è stata la notte da giovedì a venerdì e la rivendicazione di Israele di aver colpito una base iraniana a Isfahan, città circondata dai centri di ricerca nucleare. Tuttavia confermo che Israele non ha osato un attacco diretto su suolo iraniano. Ha appreso la lezione della notte dei fuochi a casa sua dove, a dispetto della balla, smentita da tutti gli esperti e analisti non obbedienti, secondo cui avrebbe abbattuto il 99% di quanto lanciato da Tehran e amici, Iran ha colpito quello che aveva deciso di colpire. Facendo male. Lo confermano le riprese satellitari e la stessa stampa israeliana.

Rispondere a tono significava per Israele un altro manrovescio iraniano, possibilmente più sonoro e, allora, definitivamente addio al mito che tutti abbaglia di uno Stato sionista imbattibile e da evitare con cura di offenderlo (l’imbattibilità l’ha demolita Hamas in questi sette mesi e Hezbollah nel 2000 e nel 2006, quando Israele venne due volte cacciato dal Libano da milizie di contadini in sandali. Ora i missili di quelle milizie gli hanno svuotato di coloni il nord del paese).

Alla luce della storia e dell’attualità, credo più agli iraniani che ai sionisti e ai loro corifei: tre droni sono arrivati nel cielo di Isfahan e sono stati abbattuti. Sono partiti dall’interno del paese dove si sa che sono attivi dal 1979 i terroristi del MEK, “Mujaheddin del Popolo”, foraggiati da Washington, telediretti dal Mossad e ospitati in Albania. Infatti dello stormo di droni rivendicato da Israele, nessuno dei paesi sorvolati: Giordania, Libano, Iraq, Turchia, ha visto l’ombra. Anzi, le luci.

Nella puntata di Mondocane si va più a fondo di tutto questo e si esprime anche un ammirato grazie e forza! ai ragazzi delle università italiane, dei coordinamenti, del gruppo “Cambiare Rotta”. Quelli che il regime dei neofascisti belluini definisce “violenti”, se non “terroristi”. Così facevano sotto Scelba, ministro degli Interni degasperiano, anni ’50, quando si sparava con disinvoltura a contadini e operai. Così facevano per tutto un decennio, 1968-1977, fino a crearsi una propria costellazione di violenti da imputare al movimento insurrezionale per stroncarlo.

E così sono euforicamente tornati all’oggi degli assetti antisommossa con tanto di casco, visiera infrangibile, scudo, mazza di gomma con anima di ferro e, all’occorrenza, gas tossici, idranti colorati e Taser blocca-cuore. Di fronte, mani e facce nude e neanche quei bastoni d’antan dei cartelli o delle bandiere, da fingere una patetica resistenza. Ma chi è violento? Chi terrorista? Succede come tra Israele, Hamas e Iran: stessa inversione delle qualifiche.

Questi ragazzi sono l’eccellenza di un paese alla deriva reazionaria, autoritaria, floppista, fascistoide. Pagano con i propri corpi la lotta che conducono per altri, per i più perseguitati, maltrattati, massacrati e giusti del mondo. E contro chi, tra università complici finanziate dagli armaioli di Leonardo, blatera di liberi scambi accademici con università che forniscono agli operativi genocidi la strumentazione per fare dei palestinesi le cavie del mercato delle armi. Giù il cappello davanti ai nostri studenti e ai docenti che marciano con loro. Li aspettavamo dai tempi degli hub di vaccinazione. Sono arrivati. Grazie alla Palestina.

 

 

 

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