In
questo intervento, la polverizzazione del racconto sionista e relativo
servitorame mediatico su quanto si pretende debba giustificare il genocidio dei
palestinesi a Gaza e, a seguire, ovunque.
Sullo
sfondo, una narrazione degli eventi che, storicamente, il potere dei pochi deve
imporre per salvaguardarsi dalla reazione dei tanti e di cui viviamo giorno per
giorno il trionfo e il fallimento.
I
media come apostoli su libro paga degli ennesimi evangelizzatori a vantaggio,
come d’uso, di una novella che supporti domini e crimini.
Il
Medioriente sulle montagne russe del confronto geopolitico tra Occidente
Politico e Sud Politico. Dalla mediazione cinese tra i due poli del conflitto
in Medioriente, Iran e Saudia, necessario all’imperialismo per giustificare i
suoi interventi, alla conseguente liberazione della combattività palestinese e
araba. Dal tentativo di orchestrare, con la sinfonia degli Accordi di Abramo,
un concerto imperial-neocolonialista di direttori sion-atlantici ed esecutori
locali, al controcanto rivoluzionario del 7 ottobre di Hamas.
Il
riverbero mondiale della resistenza palestinese torna a farsi rivoluzione
antimperialista. Dal Vietnam il ’68, dalla Palestina il ’24.
Fino
all’attuale tentativo di raccogliere i cocci regionali di una disfatta globale
attivando coinvolgimenti sociali irrazionali nello scontro di civiltà tra
cristianesimo e Islam. In questo caso, nell’edizione regionale confessionale di
sunniti contro sciti. Usa-Israele-Europa in un unico fronte con sunniti (laici,
collaborazionisti, capitalistissimi, senza veli e quasi bianchi), contro gli
immancabili barbari sciti di Palestina, Iran, Libano, Siria, Iraq, Yemen.
L’accordo neocolonialista di Abramo si allarga e si mimetizza da scontro religioso.
Cosa
volete che c’entri il petrolio, il gas nel Mediterraneo, le rotte commerciali,
i nuovi passaggi da Oriente a Occidente che salti le forche caudine di Suez, un
primo attacco al fronte avanzato dei BRICS, la demolizione dei contrafforti
meridionali di Russia e Cina? Trivialità da negazionisti. Qui dovete starci: è
il dio mio contro il dio tuo. Lepanto non è mai finita.
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