Se la ricchezza fosse il risultato
inevitabile di duro lavoro e iniziativa, ogni donna in Africa sarebbe una
milionaria
.(George Monbiot)
Il
socialismo non si è mai radicato in America perché i poveri non si vedono come
un proletariato sfruttato, ma come milionari momentaneamente in difficoltà. (John Steinbeck)
Orrore
nel mondo per la strage di Nairobi, forse 90 morti e mentre scrivo, dopo 24 ore
di conflitto a fuoco tra guerriglieri somali ed esercito keniota, pare che
questo stia dando l’assalto all’ultimo gruppo penetrato nel centro commerciale Westgate Shopping Mail a Nairobi. Aspettiamoci un po’ di ostaggi sterminati insieme agli Shabaab, Parigi val bene
una messa, come a Monaco, Olimpiadi del ’72. La falsariga del coro mediatico
diretto dall’apparato della guerra infinita è sempre quella: attacco
terroristico di estremisti legati ad Al Qaida. Vale a dire bruti dissennati,
assetati di sangue che si avventano contro civili innocenti sul lato giusto
della civiltà, quello occidentale (nessun imbarazzo alla constatazione, ormai
plateale, che bruti dissennati, assetati di sangue, in Siria sono la fanteria
dell’apparato della guerra infinita e si avventano contro civili innocenti che,
però, stavolta stanno dal lato sbagliato della civiltà).
Quel
centro commerciale di Nairobi è la roba più di lusso, più costosa, più di gusto
fetente che il colonialismo neoliberista abbia inventato e sbattuto in faccia
al 90% di morti di fame della popolazione keniota, non per nulla di proprietà israeliana. Milioni di affamati ridotti alla condizione di topi, dal basso infimo delle
loro bidonville vi vedono sfilare l’élite turistica occidentale, insieme ai
parassiti della borghesia locale ingrassata sul saccheggio del territorio, sui
servizi postribolari al padrone bianco, su periodici bagni di sangue inflitti
alla propria popolazione o, da mercenari di prima classe del neocolonialismo,
nei paesi vicini. Il Kenya dell’indegno figlio del liberatore del paese dallo
stivale britannico, Yomo Kenyatta, ha una delle più alte mortalità infantili
del continente: quasi 50 su mille nati. Ciò non gli impedisce di impegnare le
risorse del paese, quelle avanzate dal banchetto della mafia di Stato e delle
multinazionali, nelle varie imprese genocide condotte dall’Occidente, Usa,
Francia, Israele e Regno Unito in testa, per depredare e sfoltire l’Africa:
Congo, Sudan, Sahel e soprattutto la tuttora non domata Somalia.
L’organizzazione
politico-militare Al Shabaab, di cui i legami con l’agenzia Al Qaida dell’imperialismo
Usa sono tutti da dimostrare, è l’ennesima incarnazione dell’irriducibilità della
Somalia, unica nazione africana senza differenziazioni etnico-tribali, a un
saccheggio secolare del colonialismo e a due decenni, dopo la caduta del
fantoccio Usa Siad Barre, di incessante coltivazione del caos da parte di chi
non si vuole fare sfuggire né il controllo strategico di Bab el Mandeb (e per
questo si macella anche lo Yemen, di fronte), né il pescosissimo mare somalo, né
l’utilizzo del paese come discarica di ogni possibile fetenzia tossica defecata
dall’esemplare economia capitalista.
Quando,
poco dopo la caduta del tiranno caro a Craxi e ai trafficanti di armi e rifiuti
con base a La Spezia e a Trapani (Il Centro Saman di Mimmo Cardella e Mauro
Rostagno), ero a Mogadiscio, la battaglia per la Somalia stava per essere vinta
da un grande patriota, il generale Mohammed Farah Aidid, che aveva guidato la
rivoluzione contro il tiranno. Arrivarono i Marines e i torturatori italiani di
Restore Hope. E furono cacciati. Si
prestarono al lavoro sporco gli etiopici dell’altro pagliaccio occidentale,
Menes Zelawi, e furono ributtati indietro. La resistenza somala prese la forma
delle Corti Islamiche che, liberato e pacificato quasi tutto il paese, furono
bloccate dal mercenariato OUA (Organizzazione dell’Unità Africana) al soldo e
al comando degli Usa.
Gli Al Shabaab sorsero dalle ceneri delle Corti. Il paese, violentato e martirizzato ininterrottamente per vent’anni, ha ora un governo-fantoccio, messo in piedi nella base franco-statunitense di Gibuti, che, alla pari dell’analogo feto abortito a Tripoli, non gestisce che qualche strada intorno ai propri palazzi. Gran parte del paese e fuori controllo, nell’anarchia, ma, soprattutto al Sud, governato dagli Shabaab. Da vent’anni il popolo somalo subisce una violenza spaventosa per mano dell’imperialismo e dei suoi scherani africani. Ogni giorno bombardieri e droni Usa falciano famiglie, bruciano villaggi. Da tempo gli Shabaab avevano avvertito i lanzichenecchi kenioti che avrebbero rischiato di vedersi ricambiato in casa l’intervento operato in Somalia. Ora è successo. Ma la violenza degli Shabaab sta a quella morale del Westgate Shopping Mail di Nairobi (obiettivo di notevole significato simbolico), sociale di un regime keniota di lenoni e vampiri, militare dell’imperialismo e dei suoi sicari, come una recinzione tagliata sta allo stupro di una Valle.
Gli Al Shabaab sorsero dalle ceneri delle Corti. Il paese, violentato e martirizzato ininterrottamente per vent’anni, ha ora un governo-fantoccio, messo in piedi nella base franco-statunitense di Gibuti, che, alla pari dell’analogo feto abortito a Tripoli, non gestisce che qualche strada intorno ai propri palazzi. Gran parte del paese e fuori controllo, nell’anarchia, ma, soprattutto al Sud, governato dagli Shabaab. Da vent’anni il popolo somalo subisce una violenza spaventosa per mano dell’imperialismo e dei suoi scherani africani. Ogni giorno bombardieri e droni Usa falciano famiglie, bruciano villaggi. Da tempo gli Shabaab avevano avvertito i lanzichenecchi kenioti che avrebbero rischiato di vedersi ricambiato in casa l’intervento operato in Somalia. Ora è successo. Ma la violenza degli Shabaab sta a quella morale del Westgate Shopping Mail di Nairobi (obiettivo di notevole significato simbolico), sociale di un regime keniota di lenoni e vampiri, militare dell’imperialismo e dei suoi sicari, come una recinzione tagliata sta allo stupro di una Valle.
Fulvio Grimaldi appartiene a quel piccolo gruppo di persone che hanno la capacità di chiarire senza mezzi termini lo stato di fatti che i nostri media ci propongono in forma invertita. Grazie Fulvio.
RispondiEliminaCondivido, e' una qualita' che pochi hanno quella di esprimere il proprio punto di vista, peraltro sempre documentato in prima persona, senza cedere neanche un centimetro al senso commune, ai "si sa che..." che tanto infestano le coscienze dei piu' pigri. Mi ricordo come fosse ieri il suo commiato da Rai tre, che io guardavo molto volentieri per lui, per altri professionisti seri di allora (mi ricordo di Manisco e Gianni Mina', in parte anche per il Santoro di ieri, meno per quello degli ultimi tempi).
RispondiEliminapiccolo problema: se gli Shebaab sono sicuramente autoctoni, non si può certo dire lo stesso di quelli di Nairobi:
RispondiEliminahttp://www.agi.it/estero/notizie/201309231730-est-rt10245-kenya_attacco_finale_al_mall_i_terroristi_venuti_da_occidente
e a me puzza parecchio che queste migliaia di jihadisti così pronti a seminare stragi in mezzo mondo in Europa non accendono nemmeno un cerino. Stragi pilotate?