"La disobbedienza è, agli occhi di chiunque abbia letto la storia, la virtù primaria dell'umanità. E' attraverso la disobbedienza che si è fatto progresso, attraverso la disobbedienza e la ribellione. (Oscar Wilde)
Vado alla rinfusa, senza alcun criterio di priorità,
‘ndo cojo cojo, su chi la fa dentro, su chi la fa fuori per imperizia,
incompetenza o perché strabico, su chi la fa fuori apposta per allagarci e
affondarci e su chi ha la stipsi e non la fa per niente.
Pur nuova legge impone oggi i sepolcri / fuor de' guardi pietosi, e il nome a' morti /
contende…. Dal dí che nozze e tribunali ed are /
diero alle umane belve esser pietose /
di se stesse e d'altrui, toglieano i vivi / all'etere maligno ed alle fere /
i miserandi avanzi che Natura / con veci eterne a sensi altri destina. (Ugo Foscolo “Dei Sepolcri”)
Sharon, Begin, Shamir, Golda Meir, Ben Gurion, Netaniahu,
Obama… altro che Priebke. Fa irruzione per primo, nella mia rassegna di
evacuazioni fatte fuori dal vaso, di quelle che intendono allagarci, l’uragano
di clamori attorno alla dipartita di un ufficiale tedesco che, sesto nella
trafila di comando dopo Hitler, il generale Malzer, il generale Von Mackensen,
il colonello Kappler e il capitano Hass, partecipò alle esecuzione di 335
cittadini italiani alle Fosse Ardeatine. Crimine di guerra e contro l’umanità,
certo, basato sullo scellerato principio dell’esecuzione di 10 prigionieri
civili per ogni soldato tedesco ucciso. Regola, peraltro, applicata nella
seconda Guerra Mondiale da quasi tutti i contendenti. Come resta in vigore in ogni parte militare del mondo l'obbligo dell'obbedienza Crimine di guerra e
contro l’umanità, quello di Priebke, da valutare in rapporto al progresso della civiltà e dei
diritti umani nell’era democratica post-nazista, che ha visto i presidenti
della “più grande democrazia del mondo”, Bush e Obama, ammazzare, a occhio e
croce, 1000 civili per ogni cittadino Usa polverizzato nell’operazione
attribuita a nemici islamici dell’11 settembre 2001. Clamori portati al
diapason dal solista del coro, Pacifici, presidente della comunità ebraica, che,
con logica coerente, serba il più stretto riserbo sui 3000 e passa palestinesi,
donne, bambini, anziani, fatti massacrare a Sabra e Shatila dal comandante
Ariel Sharon. E poco gli interessa il rapporto tra 1.450 palestinesi uccisi a
Gaza da Piombo Fuso, in parte bruciati vivi dal fosforo bianco, e i 15
israeliani colpiti dai razzi della Resistenza, occasione nella quale si è
passati dall’orrenda decimazione
nazista, all’equilibrata centimazione
dell’ ”unica democrazia del Medio Oriente”. Cosa ne vogliamo fare delle salme di tutti i
primi ministri e tutti i generali israeliani che da sessant’anni stanno non decimando, ma centimando, il popolo titolare di quella terra? Cosa ne pensa
Pacifici di affidarle alle cure di quei bravi cittadini di Albano che hanno tentato
di linciare il cadavere di Priebke, nientemeno? Non è scritto nelle tavole
sacre che davanti alla giustizia i morti sono tutti uguali?
Il
grottesco più che barbarico, perché scopertamente strumentale, schiamazzo su un
personaggio estratto dal contesto e risucchiato da una storia lontana per
coprire le scelleratezze dei suoi emuli in peggio, è proseguito poi attorno
alla salma di questo emblema del “male assoluto” (come sentenziava
un’inconsapevole o strabica Hannah Arendt).
Tutti a farsi belli nel più ignobile dei modi, quello del rifiuto di una
tomba, arrivato, nelle pretese del solito Pacifici, alla “cremazione per poi spargerne le ceneri da qualche parte”, magari in
discarica. E pensare che sotto le superfici calpestate da Pacifici conservano
onoratissima sepoltura alcuni tra coloro che maggiormente si sono avvicinati
all’unilateralista e stoltamente escludente definizione arendtiana: papi, per
primi, boia, carnefici, tagliagole, briganti, tiranni sanguinari, macellatori
di ebrei, imperatori cristiani che, dal IV secolo in poi, sono riusciti a
crocefiggere, squartare, bruciare, qualche milione di pagani ed eretici. Oggi
tutto questo è superato. E al maresciallo Graziani, sterminatore di 600mila
civili libici, si erigono funebri monumenti in patria. Velata di nebbia dal
vociferare su Priebke vivo e Priebke morto è soprattutto – e qui veniamo al
cuore della faccenda – una “comunità internazionale” a guida USraeliana che ha
tradotto in massimo principio di diritto internazionale l’immunità e quindi l’impunità
per i registi, attori e figuranti, della propria guerra infinita a base di
terrorismo diretto e surrogato, di Guantanamo, Abu Ghraib, extraordinary rendition, genocidi per mezzo di bombe, fame e ascari
tagliagole.
Tutto
questo fa il paio con la cinica e
ossessiva speculazione che da decenni si fa sulle povere vittime dei campi di
concentramento a copertura dell’olocausto in atto da oltre mezzo secolo in
Palestina, delle guerre terroristiche dell’Occidente, dell’incarcerazione e
tortura perfino di bambini in Israele, delle ricorrenti campagne di sterminio a
Gaza, in Libano, in Cisgiordania. Insomma, abbiamo visto un gigantesco lancio
di fumogeni accecanti, da parte di chi vuole riqualificarsi democratico e
antifascista in pieno ipernazismo postmoderno, formato banca, e distrarci dal
silenzio assordante su quanto di molto peggio vanno compiendo in giro per il
mondo i gestori del sistema nel quale, bene o male, intende vivacchiare.
Effetti collaterali dell’ export di democrazia e diritti umani? Certo, come il
DDL, dalla coincidenza puramente casuale, appena approvato in Commissione
Giustizia del Senato che del negazionismo fa un reato punibile con la prigione.
Io sul negazionismo, come sull’affermazionismo, non ho titoli per esprimermi.
Ma ogni cittadino del mondo ha i titoli per studiare la storia, indagarla,
rivederla, revisionarla. Anche perché, si sa, suole essere scritta dai
vincitori.
Sull’indegna
kermesse attorno a un cadavere ci sarebbe voluto Totò: “Ma chi te cride d'essere... nu ddio? / Ccà dinto, 'o vvuo capi, ca
simmo eguale?...../ Muorto si' tu e muorto so' pur'io;/ ognuno comme a 'na'ato
è tale e qquale". Di Antigone meglio non parlare (d’accordo, Priebke
non è Polinice, ma di Creonti ce n’è a iosa). Se la sente Pacifici, altro che
Creonte… Pietas giudaico-cristiana a go
gò.
Da arbitro a terzino centrale a centravanti di
sfondamento. Ipocrita
fino alla nausea l’operazione sul “boia Priebke”, in cui, come al solito, ha
eccelso il “manifesto” mettendo in campo fachiri e serpi addestrate, ai quali
si è ora aggiunto, a rinfoltire la già imperversante lobby, il filo-Israele
Guido Caldiron che, già in “Liberazione” dei Bertinotti e Sansonetti, aveva
flautato per ogni “rivoluzione colorata” che Cia e Mossad gli passassero.
Astuta la sua entusiastica recensione a un gaglioffo infiltrato
franco-congolese, Alain Mabanckou, che, agevolando la manomorta
economico-militare degli USraeliani sull’Africa, esonera i crimini coloniali
rovesciando sugli stessi africani la colpa del loro stato abietto (in parallelo
imperversa l’israeliana May Golan, autorevole membro del Comitato del
governativo Likud per i profughi africani, esibita dalle locali tv mentre si
dichiara fieramente razzista a caccia di neri e, al minuto drappello della
sinistra antirazzista, urla “che possiate
essere stuprati da africani fin nella vostra tomba”). Esercizio di come ti
educo il pupo praticato nel “manifesto” con accanito impegno eurocentrista
anche dai due ronzini di razza di “Lettera 22”, Battiston e Giordana, quando
sui resistenti all’invasione dell’Afghanistan rovesciano tonnellate di
deprecazioni, rispetto alle quali le tonnellate di bombe Nato sulle famiglie risultano
punzecchiature di moscerini.
Missili e droni della
Grande Armada per chi non affoga da solo. Un’altra gigantesca arma di distrazione di
massa ci è stata sparata addosso dai nefasti che ci vanno infliggendo le
punizioni estreme dettate dalla globalizzazione e dalle quali dobbiamo
ovviamente distogliere l’attenzione. Attenzione deviata in termini di
raccapriccio e compianto su migranti e carcerati. Della cui condizione,
tuttavia, siamo tenuti ad ignorare le vere responsabilità di chi, gli uni, li
bombarda, li scaraventa nelle fauci di cannibali assoldati, li riduce in rovina
con neoliberismo e sanzioni e, gli altri, li toglie di mezzo perché strato
sociale superfluo e fastidioso. Il Gran Maestro amerikano che, sbeffeggiando
una volta di più la Costituzione, si è fatto radicare nel Quirinale per
continuare a comandare il plotone di larghe esecuzioni dei nostri diritti umani,
politici, sociali e civili, come programmato dai fratelli della P2, con il duo
da tiro Alfetta ha prediposto la navigazione, nell’oceano di lacrime versate
dalle brave persone su Lampedusa, della più ampia flotta militare italiana mai
messa in campo. Per recuperare dai flutti i naufragi di non meglio identificate
e per nulla attribuite “guerre, persecuzione e fame” (e qui neanche la
gentildonna del Congo, Kyenge, ha saputo precisare che i profughi del suo paese
fuggono dagli orrori cinquantennali delle milizie agli ordini delle
multinazionali)? Costa, questa flotta di fregate, cannoniere, elicotteri,
droni, il decuplo di navi civili, più adatte alla bisogna, ma da operare
fruttuosamente in business, crociere e diporto.
A
fianco dell’effetto intimidazione e respingimento, a questa armada che, come tutte le forze armate
italiane, risponde a comandi Usa, occasionalmente travestiti da Nato, spetta il
compito di porre fine all’arcaico principio della libertà dei mari, alimentare
il processo di sfoltimento eugenetico iniziato in Iraq, proseguito in Libia e
Siria e garantire ulteriori prospettive di ampi mercati ai mercanti d’armi e di
carne. L’uso di droni spia e Predator
assassini costituirà un’ottimo laboratorio per l’uso interno dello Stato di
Polizia in fieri. A partire dai
“terroristi” No Tav o No Muos. Come già avviene nel modello Usa. Della nostra
sensibilità umanitaria abbiamo dato sufficiente prova spedendo a Lampedusa prefiche
con i gradi di ammiraglio, quali Boldrini, Letta, Barroso. Dopodichè siamo tornati
alla sobrietà del pragma, lasciando decomporre per settimane i cadaveri nelle
bare e i sopravissuti in scatole di gommapiuma sotto la pioggia. Che coloro in
attesa sulle spiagge opposte imparassero. L’eventuale confisca statale di una
nave di Costa Crociere per liberare i migranti da quell’abiezione e i
lampedusani dal lezzo della putrefazione e dalla collera contro chi chiagneva e
fotteva, era impedita dal taglio della mano pubblica per mano del privato. Meno
Stato e più impresa. Quando non si tratta di militare. Del resto, come
distogliere queste Grandi Navi, ornate di folle plaudenti dai ponti, sia dalle
lezioni di buongusto turistico, sia dagli inchini al Giglio, sia dal lavorio di
corrosione delle fondamenta di Venezia?
Poi
stavamo arrivando sotto la mannaia riservataci per la ricorrente stagione del
nostro sconforto, l’autunno, con la finanziaria-tonnara chiamata “Legge di
stabilita”. Stabilità, espressione dell’immobilità, concetto ontologicamente
necrotico, sacralizzato dal coro delle euro-Erinni, che hanno nel tenorino
Napolitano, uno che l’ha fatta fuori fin da quando ha smesso i calzoni corti, e
nei figuranti Alfano e Letta, la voce del belcanto italico. Qui l’arma di
distrazione che tutti ha travolto, meno i Cinque Stelle (bravi come tante altre
volte, a dispetto del Grillo e soprattutto dell’inquietante Casaleggio che,
sulla Bossi.Fini, l’hanno fatta fuori dal vaso alla grande) si chiama
“provvedimento di clemenza”. Amnistia che redime il peccatore, o indulto che
esime dalla pena, a seconda di ciò che funziona meglio per il sodale
Berlusconi. Passato da camerata che
inneggiava all’attacco dell’armata fascista ai barbari slavi in Russia, a battitore
libero anti-comunista nel PCI craxofilo e poi ad arbitro di serie A, seppure
del tipo di quelli cari a Moggi, ha preferito il ruolo di incursore sulla fascia per gli assist alla
punta opportunista sotto porta (firma istantanea sotto ogni porcata berlusconide
ad personam). Trascinato dalla foga
di partecipare, ha assunto il ruolo di centravanti di sfondamento nelle
successive formazioni di Monti e Letta-Alfano, le uniche abilitate a scendere
in campo e che quindi se la giocano esclusivamente tra prima e seconda squadra,
concordando via via l’esito della partita.
Per
superare il primato di Cossiga dei gol alla democrazia e alle istituzioni, grazie
alla caduta in area di un Berlusconi grande cascatore (il voto di fiducia), si
è fatto assegnare un rigore: da 11 metri: palla del provvedimento di clemenza
(o licenza) in porta.Tutti contenti, il centravanti, il caduto in area,
l’intera squadra, dirigenti e notabili in tribuna e, sugli spalti, il gregge
belante dei dabbenuomini tifosi e dei lazzaroni capi-tifoseria. Suona bene,
“provvedimento di clemenza”, vero? E serve anche bene a chi, dal capo dello Stato
ai sinistri che imprecano contro il culto della legalità, condannato come
retaggio della destra (mentre, ignari della contraddizione, per la legalità
madre di tutte le legalità, la Costituzione, manifestano in piazza), quando,
attori o spettatori, perpetuano da decenni il sequestro in carcere del disagio
sociale e del libero arbitrio sul proprio modo di viversi.
Leggi
liberticide che schiaffano in disumanizzanti e criminogene carceri chi è in
attesa di giudizio (il 40%), coltiva una pianticella d’erba, è delinquente in
quanto fuggiasco dai crimini della superiore civiltà, si è opposto alla
militarizzazione di un territorio da veri e impuniti criminali destinato alla
devastazione e all’inquinamento, ha fatto “bau” a un bastonatore in divisa.
Leggi imprescindibili quanto, ogni due per tre, un provvedimento di clemenza
che, incidentalmente, consegni gente a una libertà senza prospettiva, se non il
ritorno in carcere, ma restituisca alle loro funzioni, a partire dal caporione
massimo, i compari sfortunati incappati in sciocchezze come l’evasione fiscale,
la corruzione, la concussione, i furti d’ogni genere alla collettività, la
tortura e l’uccisione di detenuti e detenendi (Diaz, Bolzaneto, Aldobrandi,
Uva, Bianzino, Cucchi, Mastrogiovanni, Lonzi, Favero…), tutti reatucci da
condannucce rientranti nelle misure dell’amnistia.
A
dispetto dell’avvolgente e narcotizzante liturgia umanitaria celebrata dal boss
e dai suoi picciotti in parlamento, il “provvedimento di clemenza” rischia di
fare plof. E se il berluschino sindaco di Firenze, scompaginando l’ectoplasma
PD, ha volto in cinico calcolo elettorale lo smascheramento dell’inguacchio
padronale, di cui consapevolezza è diffusa, secondo tutti i sondaggi, tra una
massa di popolo che ha iniziato a stropicciarsi gli occhi, altri lo hanno
correttamente interpretato in termini di etica politica e giudiziaria. Lo
conferma la perdita di controllo del centravanti da sfondamento quando ha
abbaiato contro i Cinque Stelle imprecando che, loro, che hanno avanzato
caterve di proposte di depenalizzazione, non lui, che mai le ha raccomandate
alle Camere, “se ne fregano dei bisogni
degli italiani”. Da che pulpito, ragazzi, da che pulpito! Possiamo fare
quante pulci vogliamo ai parlamentari Cinque Stelle, e parecchie ne dovremmo
fare ai loro mentori, ma quella di aver iniziato, con sacrosante bordate di
argomenti, a strappare al re le sue vesti
e a rivelare di che lacrime grondi
e di che sangue l’intero cocuzzaro che lui presiede, è la cosa migliore che
sia capitata in quella che, fingendo discontinuità, chiamano Seconda
Repubblica.
Quelli con la stipsi. Di tutto questo
nella manifestazione romana del 12 ottobre “Costituzione Via Maestra”, non v’è
traccia. E neanche di questioncelle vernacolari e folkloristiche come uno Stato sovrano
ridotto a terreno di rapina internazionale e a piattaforma per guerre altrui
cui sudditi senza la minima voce in
capitolo forniscono carne e fondi. E neanche del dato che hai voglia a
reclamare una costituzione come quella del ’48, quando ogni tuo respiro è
predeterminato da onnipotenti padroni coloniali ed euro-funzionari venduti ai “mercati” ti dettano vita e morte. Erano 50mila, erano anzianotti
e mollicci, ma pieni di auto-ammirazione, compiacimento per aver fatto un’altra
grande e garbata adunata di cui coloro, che ne dovrebbero essere il bersaglio,
si cureranno meno di un pollo pigolante sulla via della decapitazione. Anche
perché avevano ben altre gatte da pelare. Come quella di infiltrare dinamitardi
e scassatori in Val di Susa, allo scopo di preparare il terreno a una bella
resa dei conti, se non sanguinaria, almeno propagandistica, in occasione della
manifestazione “Sollevazione Generale” dei No Tav, sindacati di base, non
addomesticati vari, il 18-19 ottobre a Roma. La Costituzione, oggi come oggi, è
da difendere. Personalmente ho qualche dubbio sulla qualità eccelsa di una
costituzione, sì, nata dalla Resistenza alla dittatura e a ciò attrezzata, ma
elaborata poi dagli stessi gentiluomini, tipo Partito d’Azione, che ornano le
nostre strade e piazze con le ricorrenti resurrezioni in salsa Viola o Alba, o
Cambiare si può, o Girotondi.
A
nessuno passa per la mente che l’articolo 1, Repubblica fondata sul lavoro,
viene oggi interpretato come lavoro anche precario, anche schiavistico, anche
sotto- o non-pagato. Forse sarebbe stato meglio fondare quella Repubblica sulla
giustizia, sulla libertà, sull’uguaglianza, sulla prosperità, chissà. Che vada
difesa oggi contro i pianificatori P2-Nato-mafia-Wall Street della
eufemisticamente chiamata “post.democrazia”, non c’è alcun dubbio. E Landini e
Carlassare (l’unica che ha fatto cenno alla guerra come agente della
distruzione di nazioni e popoli) sono persone d’onore. Ma stare in una
manifestazione con tale Rodotà, che, dopo aver avuto il buon gusto di colpire
alle spalle un movimento che lo aveva innalzato al massimo degli onori, alla
domanda se avrebbe partecipato alla manifestazione del 19 ottobre, ha reagito
come punto dalla tarantola: “Figuriamoci,
mai! Bruciare le escavatrici è pratica di mafia…”, beh, farmi concionare da
uno così proprio non me la sono sentita.
Ci
vediamo il 19. Con quelli che il vaso lo centrano meglio di una freccia di
Robin Hood. Ricordando che la ragione principale per rendere il TAV del
Corridoio 5 un diktat da imporre con lo Stato di Polizia è, sì, la riduzione di
una popolazione alla sudditanza, il laboratorio per la normalizzazione sociale,
il preludio alla repubblica presidenziale, l’occasione per foraggiare gli amici
degli amici e garantirsene quell’appoggio codificato fin dal 1943 e ribadito
con i papelli. Ma, prima di tutto questo, è una ragione di guerra, identica a
quella che ci fa militarizzare il Mediterraneo e sfoltire i popoli rivieraschi
a forza di bombe, armigeri surrogati e respingimenti. Il Corridoio 5 fa parte,
insieme a tutti gli altri che dovranno sezionare l’Europa, di un reticolo Nato
che collega le basi Usa in un apparato di controllo continentale e di aggressione
verso Est e verso Sud. E’ per questo che non ce ne vogliono far scappare. E’
per noi e per tutti gli altri che questo buco di corridoio va ostruito. Tutto il resto sono lucciole per lanterne (i
bravi compagni di Venaus – vedi qui sotto - che hanno onorato di un invito i
corifei della “rivoluzione democratica” in Siria, dovrebbero pensarci).
Ecco il comunicato arrivatomi da Venaus
ORE 21 Presidio NoTav Di Venaus
RIVOLUZIONE IN SIRIA : PROSPETTIVE ANTI-AUTORITARIE
“Il discorso
mediatico sulla situazione siriana è dominato da considerazioni geopolitiche,
dalla questione dell’intervento militare straniero e dall’imporsi dei gruppi
islamisti e settari.
Questioni di
vitale importanza, senza dubbio, ma che hanno offuscato una reale
comprensione di quale sia la situazione della lotta popolare sul campo.
Nell’incontro
di questa sera, verrà fornita una panoramica sulle principali componenti del
conflitto siriano, da quelle progressiste a quelle reazionarie, sia sul
piano locale che su quello regionale e globale, con un’attenzione particolare
alle questioni della resistenza popolare e della solidarietà internazionale.
La
relatrice, Leila Shrooms, di origini siriane, ha lavorato per anni come
attivista per i diritti umani in Siria. È co-fondatrice di Tahrir-ICN, un
network per la costruzione di connessioni tra i movimenti anti-autoritari in
Medio Oriente, Nord Africa ed Europa”.
Mi dispiace, Morgana, ma non posso pubblicare il tuo pur prezioso commento, stavolta in lingua italiana manzoniana. Capirai perchè. Stanno pure facendo una legge. Vuoi finire dentro? e Io con te?
RispondiEliminaDa una parte gli ectoplasmi neonazisti che omaggiano il defunto criminale di guerra. Dall'altra gli "antifascisti" occidentali con l'I-Phone in una mano e il beverone Starbucks nell'altra che se la prendono con un cadavere. Ma si guardano bene dal pigolare contro chi quei crimini li commette oggi, tutti i giorni e moltiplicati per 1000, per primi quegli squartabambini con la kippah che tutti investono del diritto di decidere chi merita sepoltura e chi no.
RispondiEliminaEcco un'altra occasione mancata per un bello Scud.
Fatevi sentire anche da parte mia, voi che potete partecipare alla manifestazione del 19. Io sono più fuori mano del solito, in Canada, e mi tocca sorbirmi uno sproposito di distintivi "We Support Our Troops" attaccati sia sulle macchine che sulla gente. Don't worry! Con qualche anno di ritardo come il Rock and Roll, ma arriveranno anche da noi.
RispondiEliminaCiao Fulvio,
RispondiEliminaIl mio giudizio sul caso Priebke è perfettamente allineato al tuo, ho scritto sul Corriere della sera un commento a proposito dell'intellettuale oggi ottantenne scappato dai campi di prigionia. Non solo mi chiedo come mai Pacifici, i rappresentanti delle comunità ebraiche in Italia, non esprimano mai una condanna della violenza esportata dai loro beniamini israeliani, ma al limite una critica dei metodi usati per il raggiungimento dell'obiettivo, (fosse lo sradicamento di ogni forma organizzativa politica e sociale dei palestinesi, od il mantenimento di una supremazia politica e militare rispetto a tutti gli altri paesi dell'area) obiettivo la cui "giustezza" non è mai in discussione, ma anche a quale titolo questi rappresentanti di comunità e quei fighetti "democratically correct" che hanno assaltato il corteo funebre possano eleggersi rappresentanti di una rabbia "popolare" contro un kapò che, in ogni caso, è stato sottoposto ad un processo ed è stato condannato. Dov'è finito il diritto alla sepoltura, sancito in tutti i codici delle antiche civiltà, compreso quella ebraica? E perchè tutti quei politici, pronti a condannare, senza se e senza ma, la "violenza" di alcuni No Tav, fosse anche l'apertura di un foro nella rete dei cantieri, non si sono pronunciati?
Ciao Fulvio,
RispondiEliminamhhhmhhhmhhhmhhhmhhhmhhmhhmhhmhhhmhhhmhhhmhhhhhmhhhhmhuumhuuu
Mhhhmhhhhmhhhhmhhhmhhhhh
mhhhmhhhmhhhh
Siqueiros
Siqueiros@
RispondiEliminaDi difficile decrittazione. Il saluto di un alieno? Il muggito di una mandria?
Profonda perplessità?
Orgasmo?
no, stavo solo censurando i miei pensieri per adattarmi ai tempi futuri ed avevo messo un bavaglio sui due neuroni che ancora mi funzionano.
RispondiEliminaTutto qui!
Siqueiros.
Come sempre superbo il tuo intervento.
Peccato per le nostre divergenze inconciliabili, ma la stima è sincera
Ma cos'é sta storia che negare la palla foibe diventerà reato???
RispondiEliminaL'hanno inserita nel carrozone shoah per sbaglio?