HASTA LA VICTORIA? NUNCA MAS
Questa è la
seconda parte di quella che pomposamente chiameremo Trilogia dell’Idra a tre
teste e dei suoi pasti nudi. Tocca a Cuba, l’episodio più sconvolgente se si
pensa cosa è stata, per l’umanità migliore, la Cuba del Che, di Fidel, dei
combattenti della Sierra, dei vincitori della Baia dei Porci, dell’irriducibile
resistenza al cannibale del Nord, dei grandi della seconda generazione rivoluzionaria,
come Perez Roque e Carlos Lage, cancellati con infamia perché oppositori della
svolta che si andava sviluppando.
Quelli di “C’è vita a sinistra”
camminano in mezzo al bosco, che è poi il 26-27% di cittadini italiani
soprattutto di sinistra, accreditato ai 5Stelle, che formano l’unica
opposizione effettiva a tutto ciò che la sinistra detesta e, aggirandosi con
tanto di lampada di Diogene (“il manifesto”), continuano a chiedersi “dove sono
gli alberi?” Per
contrappasso, invece, continuano a inebriarsi di tronchi vigorosi e chiome
rigogliose, dove sta imperversando un disboscamento selvaggio. Si parla di Cuba,
di cui chi scrive è stato da sempre sostenitore militante (vedi i film “El
camino del sol”, “Americas Reaparecidas”, “L’asse del bene”). Ma prima si parla
del continente per il quale Cuba è stato il faro di resistenza e l’innesco rivoluzionario per oltre mezzo
secolo e che oggi è sotto il tiro del revanscismo colonialista Usa-UE a forza
di terrorismo, complotti destabilizzatori, strangolamento economico, ricatti
finanziari, sobillazione di minoranze.
Assalto all’America Latina.
Venezuela.
Sul Venezuela da un anno e mezzo si
abbatte la guerra strisciante degli Usa. Obama, Nobel della pace, feldmaresciallo di ben 7 guerre e
di infinite operazioni sporche, incurante dell’osceno rovesciamento dei termini
del conflitto, l’ha definita “una minaccia rara e straordinaria alla
sicurezza nazionale degli Stati Uniti”. Per tutti è stata una
dichiarazione di guerra. Reclutamento, foraggiamento, addestramento di elementi
fascisti e razzisti, sostenuti dalla Chiesa cattolica locale, tratti da un ceto
di speculatori e redditieri alto-borghesi che, con Chavez e Maduro, si sono
visti tagliare il cappio stretto da decenni al collo del popolo e del paese;
mesi di terrorismo assassino (43 vittime) con pogrom in tutto il paese,
strangolamento dell’economia e sabotaggio delle misure governative per il
sostegno alle classi meno abbienti (poveri ridotti del 75%) mediante
imboscamento di beni primari e loro contrabbando in Colombia, milioni di
dollari a Ong imperialiste e agli esponenti della destra terrorista, campagne
di diffamazioni tendenti a isolare il Venezuela dal contesto internazionale,
innesco di conflitti con i vicini attraverso un intervento abusivo della Exxon in
zone di mare assegnate al Venezuela, ma pretese dalla Guyana, infiltrazione di
sicari dalla Colombia per attuare attentati ai dirigenti politici. E come apice
dell’impudenza, la DEA, agenzia Usa per il narcotraffico e massima curatrice
dello stesso nei domini Colombia, Perù, Centroamerica, Messico, Afghanistan, che
accusa di narcotraffico Diodado Cabello, presidente del parlamento venezuelano
e numero due dello Stato. Altre nefandezze di ogni genere.
Il Venezuela ha la colpa di aver
sostituito Cuba come modello dell’emancipazione latinoamericana e della sua
resistenza all’imperialismo, di aver respinto il trattato capestro di libero scambio con gli Usa, di
aver adottato sistemi sociali, economici e di avanzamento democratico che
determinano in tutto il mondo lo screditamento del modello neoliberista e di
aver promosso, con enorme successo, passaggi verso l’integrazione
latinoamericana nel segno della sovranità popolare e della giustizia sociale.
Illustrando
al Consiglio politico dell’A.L.B.A, i piani di aggressione all’America Latina,
il presidente Maduro ha detto: “I
potenti, le antiche metropoli colonialiste, sembrano non voler apprendere la
lezione che l’umanità colonizzata gli ha dato negli ultimi cent’anni. E’ evidente che nel Nord del mondo, dove sono le nuove
metropoli imperialiste, si stanno attuando piani di guerra e di
ricolonizzazione economica”.
Ecuador
Nell’Ecuador
di Rafael Correa e del suo partito Alianza Pais, che gode tuttora del quasi 70%
dei consensi, dopo il fallito colpo di Stato di settori della polizia nel 2010,
gli Usa hanno allestito l’ennesima
rivoluzione colorata facendo leva su settori indigeni da sempre subalterni alle
classi ricche, istigate dalle solite Ong amerikane, legate al tuttora
irriducibile ex-presidente (indigeno) Lucio Gutierrez, un burattino fascistoide
degli Usa del tipo Menem in Argentina, Martinelli in Panama, Uribe in Colombia,
il golpista Hernàndez in Honduras, spazzato via nel 2005 da una rivoluzione
popolare ( i Forajidos) a cui la maggiore organizzazione indigena si è
sottratta. In agosto la CONAIE, una delle federazione delle associazioni
indigene, isolata dalle altre che sostengono il governo, diretta da Jorge
Herrera con noti legami alla Cia, ha indetto una marcia di massa da varie parti
del paese sulla capitale Quito, il 13 agosto giunta a destinazione e accampatasi.
Era dichiarato l’intento di travolgere qualsiasi apparato di sicurezza,
arrivare ai palazzi di governo e presidenza e tentare il colpo di Stato. A
questa manifestazione, che Wikileaks ha rivelato concordata con l’ambasciata
Usa, basata su parole d’ordine che accusano, in termini del tutto mistificati e
strumentali, il governo della costituzione più ambientalista del continente, di
sottrarre terre ai nativi e di favorire la multinazionali (Correa ha già
distribuito 580mila ettari a 19mila comunità e altri 100mila titoli verranno
assegnati), è assicurato l’appoggio dei ceti altoborghesi sconfitti dalla revolucion ciudadana. Alla sedizione di
questi indigeni, cari a prescindere ai sinistrati italioti affetti da
romanticismo primitivista, rispondono in questi giorni enormi manifestazioni
popolari a difesa dalla rivoluzione.
L’Ecuador ha la colpa di aver
respinto il trattato di libero scambio che lo avrebbe inchiodato alla manomorta dei gangster
multinazionali, di aver cacciato dal paese “Manta”, la più grande base Usa nel
continente, di partecipare agli organismi inter-latinoamericani di integrazione
economica e politica, di aver sollevato dalla povertà milioni di ecuadoriani,
di aver costituito uno Stato democratico multietnico e multinazionale, di aver
espulso e messo sotto processo i predatori petrolieri OXI e Chevron, di
associarsi agli altri paesi latinoamericani e nel mondo nella solidarietà ai
paesi mediorientali aggrediti dall’imperialismo, di appoggiare il blocco
mondiale alternativo dei BRICS. Ultimo peccato mortale, di aver voluto promulgare una legge
sulle eredità (ora in corso di rinegoziato) che avrebbe colpito la trasmissione
di immani ricchezze fisco-esenti.
Nel 2005, a
Quito, intervistai l’allora presidente della CONAIE, Luis Macas. I suoi
propositi spiegano le precedenti e attuali iniziative dell’organizzazione.
Ostile alla rivoluzione dei Forajidos che aveva posto fine a una serie
di despoti ladroni al soldo degli Usa, vaticinava la dissoluzione dello Stato
plurinazionale e l’unificazione dei popoli indigeni di Ecuador, Bolivia e Perù
in un’unica grande entità, reminiscenza dell’impero Inca, di natura
rigorosamente etnicista e dalle nebulose connotazioni sociali ed economiche, tutto
nel nome del “ritorno alle radici”. Un riordinamento
dell’America Latina che assomiglia da vicino a quel Nuovo Medioriente che
USraele sta cercando di erigere sui frantumi dei suoi Stati.
Bolivia, Paraguay, Argentina
Correa e Kirchner
Di altri
esempi attuali di interventismo nordamericano nei paesi del Continente, sia
consolidando la subalternità di quelli sottomessisi da tempo, sia aggredendo in
varie forme i disobbedienti, ce ne sono quanti sono gli Stati latinoamericani e
caraibici. Ci limitiamo a Bolivia, Paraguay e Argentina. Della Bolivia di
Morales, che è stata la più dura nei provvedimenti verso diplomatici e Ong
statunitensi e la più fervida nella solidarietà alle vittime dell’imperialismo,
basta ricordare i continui tentativi di destabilizzazione affidati, vuoi a una
infima minoranza indigena contraria al vitale collegamento con il resto del
continente, vuoi agli ambienti reazionari secessionisti di terratenientes,
annidati nella regione di Santa Cruz. La sua situazione è affine a quella
dell’Ecuador. In Paraguay, come in Honduras, il golpe Usa, stavolta
parlamentare, ma innescato da un sanguinoso
pogrom organizzato dall’Alcoa, è riuscito, abbattendo il governo del
presidente, “vescovo dei poveri” e amico dell’ALBA, Fernando Lugo
L’Argentina,
si è sollevata con grande coraggio e determinazione dal crack del 2001, indotto
dalla totale svendita del paese per mano del fiduciario delle multinazionali
Menem e dal conseguente gigantesco indebitamento nei confronti di banche e FMI.
Ha rifiutato la ricetta dei famigerati “aggiustamenti strutturali” dell’FMI e
ha imposto la ristrutturazione del debito.
Con i due Kirchner, Nestor e Cristina, che hanno dato vita a una forma più
avanzata del peronismo di sinistra, promuovendo una forte riduzione della
povertà, emancipando la propria economia e assumendo posizioni antimperialiste
simili a quelle di Chavez, l’Argentina è tornata ai fasti di un paese prospero
e sovrano. Intollerabile. L’imperialismo le ha lanciato contro di tutto,
condito dalle solite diffamazioni,.poi propalate dal coro degli sguatteri
mediatici (addirittura contro le Madres de Plaza de Majo, bandiera del
riscatto. Vedi Guido Gazzoli su “Il Fatto Quotidiano” o, per l’Ecuador, Aldo
Zanchetta sul sito “Comune Info”). In
vista delle elezioni presidenziali di ottobre, le cui primarie sono state vinte
dal kirchneriano Frente para la Victoria
(FPV), è scattata l’escalation.
Prima la
rivolta dei latifondisti di soia e affini contro una tassazione un po’ meno
vantaggiosa sull’export. Poi i tumulti allestiti dal governatore di Buenos
Aires, Macrì, di estrema destra, gli avvoltoi bancari, titolari dei residui non
concordati del debito (8% del totale) che hanno trascinato il governo davanti a
compiacenti giudici Usa, l’operazione “Amia”. “Amia” era la mutua ebrea
argentina fatta saltare in aria nel 1994 provocando 85 morti. Un’operazione False Flag, se ce n’è una, che ha
consentito a Israele di mettere nel mirino Cristina con l’accusa di voler
coprire “i responsabili iraniani” (di un Iran che ha subito decine di attentati
del Mossad e dei suoi ascari del MEK e non ne ha mai compiuto uno da nessuna
parte). Mesi fa è stato ucciso un giudice, Alberto Nisman, con documentati
legami con i servizi Usa, che aveva preparato un dossier di accuse a Cristina
per il suo presunto insabbiamento delle indagini in cambio di (inesistente)
petrolio iraniano. Il dossier è risultato un’accozzaglia di fole.
Come a Cuba,
non poteva mancare il Papa a dare una
manina. Subdolamente e incurante dell’assenza di qualsiasi indizio, ha
alluso a un’Argentina, primattore del narcotraffico latinoamericano. A
confortarne le illazioni si è subito mosso un suo intimo, Gustavo Vera,
responsabile del “Movimiento Bien Comun”, che ha accusato l’Argentina di essere
“produttore di droga e primo consumatore dell’America Latina e di non combattere
il fenomeno, ma di tariffarlo”. Man mano che l’Argentina, prossima a far parte
dei BRICS, con le loro alternative finanziarie ed economiche, si avvicinerà
alle presidenziali, vedrete che giochetti s’inventeranno,
Tutti questi
paesi avranno difetti e ritardi, ma ognuno è governato cento volte meglio di
qualsiasi paese della sedicente “comunità internazionale”. Non basta? Oggi come
oggi basta.
Patria o muerte? Muerte.
Dall’alto al basso: Obama sopra, Raul sotto
Sul Malecon,
lungomare dell’Avana, dove avevo filmato le centinaia di bandiere nere a
ricordo delle vittime degli Usa (ora scandalosamente ammainate, mentre i tre Marines che avevano
ammainato la bandiera Usa nel 1959, ora l’hanno rialzata: uno schiaffone al
popolo cubano)
e dai cui muri si giurava, sotto i volti del Che e di Fidel, eterna lotta all’imperialismo, ora sventolano, appaiate a quelle di Cuba, le bandiere a stelle e strisce, ad accogliere degnamente il papa. Quelle che rappresentano un potere che ha ucciso col terrorismo oltre 3000 cubani e per 638 volte ha tentato di uccidere Fidel. Le stesse che le masse latinoamericane bruciano e calpestano in tutto il continente..Quelle che stanno nel logo del National Endowment for Democracy (NED) e di altre “Ong” analoghe, il bieco organismo cripto-Cia delle rivoluzioni colorate e dei regime change, a cui, in piena euforia riconciliatoria Cuba-Usa, il governo Obama ha proprio ora stanziato 30 milioni “per programmi di promozione della democrazia a Cuba e di rafforzamento della società civile”. Quelle di un paese cui Raul chiede di benevolmente rimuovere Cuba dalla lista dei paesi sponsor di terrorismo e che, essendo il massimo autore e mandante di terrorismo nel mondo, viene per questo applaudito
e dai cui muri si giurava, sotto i volti del Che e di Fidel, eterna lotta all’imperialismo, ora sventolano, appaiate a quelle di Cuba, le bandiere a stelle e strisce, ad accogliere degnamente il papa. Quelle che rappresentano un potere che ha ucciso col terrorismo oltre 3000 cubani e per 638 volte ha tentato di uccidere Fidel. Le stesse che le masse latinoamericane bruciano e calpestano in tutto il continente..Quelle che stanno nel logo del National Endowment for Democracy (NED) e di altre “Ong” analoghe, il bieco organismo cripto-Cia delle rivoluzioni colorate e dei regime change, a cui, in piena euforia riconciliatoria Cuba-Usa, il governo Obama ha proprio ora stanziato 30 milioni “per programmi di promozione della democrazia a Cuba e di rafforzamento della società civile”. Quelle di un paese cui Raul chiede di benevolmente rimuovere Cuba dalla lista dei paesi sponsor di terrorismo e che, essendo il massimo autore e mandante di terrorismo nel mondo, viene per questo applaudito
Quanto è onesto lei!
Ai molti,
spesso comodamente sistemati in una solidarietà a Cuba che, se assicura
continuità e tranquillità di status e benefit, vacanze e onorificenze, va
perdendo ogni giustificazione ideologica, sarà entrata in un orecchio e subito
uscita dall’altro la frase da Raul Castro rivolta a Obama “Lei è una persona onesta”.
A quell’Obama che è il protagonista, con sette aggressioni e associato corredo
terroristico, della più estesa carneficina della storia, impegnato nello stesso
momento a sovvertire violentemente la comunità latinoamericana di cui Cuba è
parte, a soffocare nel sangue o nell’usura istanze di libertà e diritti umani
ovunque si manifestino, strumento della riduzione degli Usa a Stato di Polizia
agli ordini di Wall Street, comandante in capo di un armageddon che dovrà
distruggere la Russia e chiunque si
opponga a questo Quarto Reich. Combacia, questo demenziale tributo all’onestà
del serial killer yankee, con la promessa fatta al controrivoluzionario Bergoglio,
travestito da Che Guevara per ri-uccidere Che Guevara, quando Raul gli ha
detto: “Sono pronto a farmi cattolico e ad andare in chiesa a pregare”.
Una bella boccata di “oppio dei popoli”.
La strada
lastricata di buone intenzioni (quelle note) da tre pontefici cattolici, in
connivenza-concorrenza con le dilaganti sette evangeliche Usa, non poteva non
condurre verso l’inferno. Consapevole del contributo, Obama ha voluto rendere grazie per la "svolta" a Bergoglio. Se inferno è, come risulta facendo un giro
d’orizzonte, il capitalismo nella sua attuale espressione forsennatamente
necrofora. Fidel lo diceva fino a poco tempo fa. Strada che corre parallela alla
marcia dalla nuova dirigenza politica del partito e del parlamento. Dissesto economico e relativo degrado
sociale furono provocati, sì, dal bloqueo
(peraltro ampiamente perforato negli anni recenti da crescenti rapporti con
America Latina e altre parti del mondo), ma in misura maggiore da corruzione
endemica, burocrazia proterva e ossificata e, dunque, incompetenza,
inefficienza, cialtronaggine a tutti i livelli dello Stato, amministrativi,
produttivi, di distribuzione, dei servizi. C’è una data che mi sembra
evidenziare una svolta: quella della rottamazione di ciò che era stata Cuba,
ultimamente più nell’immaginario collettivo che nella realtà, il 2 marzo 2009. Un
anno prima Raul era diventato Presidente e successore di Fidel.
Colpo di Stato?
Alle quasi idi di marzo, in una notte, vengono
rimossi 60 dirigenti dello Stato, in testa Felipe Perez Roque, amatissimo
leader della seconda generazione rivoluzionaria, ministro degli esteri rispettato
in tutto il mondo antimperialista, considerato fin lì delfino di Fidel, di cui
era stato segretario per anni, e Carlos Lage, vicepresidente. Li sostituiscono perlopiù gli
ottuagenari comandanti delle forze armate. Per mesi nessuna spiegazione viene
data al popolo cubano e ai suoi amici nel mondo, per poi uscirsene con un video
in cui Felipe e compagni scherzano lievemente sulle condizioni del vecchio
Fidel, accompagnato da oscure accuse di connivenza col nemico. Tutti a Cuba
sapevano che Perez Roque era a capo dell’ala più intransigente nel contrasto
con gli Usa e dunque incompatibile con il rapprochement
che si stava avviando. Poi è un precipitarsi verso il “socialismo aggiornato”
sul modello vietnamita..Alla Chiesa la facoltà di intervenire sulle
comunicazioni, istruzione, sanità, fin lì monopolio rivoluzionario. Mezzo
milioni di dipendenti statali licenziati e nominati cuentapropistas, imprenditori in proprio, ma senza il supporto
basilare di investimenti e infrastrutture. Finiranno a infestare Cuba con
migliaia di bancarelle di chincaglierie e bibite fatte in casa. Mezza economia
cubana è privatizzata.
Poi la
pacificazione con il nemico mortale che, per 50 anni, ha invaso, terrorizzato,
destabilizzato il paese. Riconoscimenti di probità a Obama, apertura agli
investimenti multinazionali, agrobusiness, petrolio, farmaceutica, edilizia,
turismo, trasporti compresi. Bandiere statunitense e cubana appaiate
fraternamente sul Malecon. Tutto per tutti i gusti dei milionari yankee. Apertura
delle ambasciate, quelle che a Cuba e in tutta l’America Latina hanno per
attività principale sabotaggi, complotti, infiltrazioni, corruzione,
sovversioni. La situazione economica e sociale del popolo cubano era al limite
del tragico.
Ma uscirne
aprendo al più grande vampiro economico, aggressore dell’America Latina,
devastatore di intere regioni del mondo, padrino di ogni terrorismo, proprio
nel momento in cui affonda i suoi artigli sui paesi che a Cuba hanno assicurato
la sopravvivenza dopo il crollo dell’URSS e della catastrofica divisione
internazionale del lavoro che questa aveva imposto agli alleati? Sostituire a
Carlos Lage, protagonista dell’economia socialista, l’ex-numero uno dell’FMI
divoratore del welfare dei paesi azzannati, Strauss Kahn, col titolo di consulente
economico dell’Avana, come rivelano fonti ufficiali francesi al sito “Politico”
, è un passo verso l’economia socialista, o verso la globalizzazione
dell’economia di mercato? Evitare di porre la chiusura di Guantanamo, pozzo
nero di un impero criminale, a precondizione di ogni ambasciata e ogni
apertura, piuttosto che rivolgere a Obama una gentile richiesta di
restituzione, rappresenta un tributo ai diritti umani e una solidarietà agli
ingiustamente detenuti e ferocemente torturati?
E gliene
cale qualcosa, ai rivoluzionari fattisi pacificatori, di questa ciliegina sulla
torta di cianuro che il Pentagono, è
notizia ultimissima, non riportata dai media cubani o altri, lancia una Forza
Speciale per l’America Latina? Si
chiama “Punta di lancia JHSV”, è stazionata nella base Usa di Palmerola in
Honduras, comprende centinaia di truppe, elicotteri, mezzi da sbarco, verrà
utilizzata per “condurre operazioni in America Latina” e si congiungerà con
3000 Marine che in Perù, a settembre, condurranno manovre su vasta scala. Solo,
ovviamente, per consolidare gli armoniosi rapporti con Cuba…E nemmeno ha fatto
sollevare sopracciglia a qualcuno che gli
Usa abbiano minacciato il Salvador di tagliargli gli aiuti e infliggergli
sanzioni finanziarie per avere quel governo sostenuto la richiesta di
cancellare le sanzioni al Venezuela.
Non
significa, tutto questo, una pugnalata alle spalle di quella che si chiama Nuestra America, oltretutto inferta da
una zattera dalla dubbia navigazione? Il buonismo diplomatico di Obama, pari a
quello impiegato per disossare l’Iran dall’interno, anziché con gli utopici
isterismi bellici di Netaniahu, serve a corrompere Cuba, società e apparato
politico, là dove mezzo secolo di aggressività non è servita a nulla. Intanto
al vertice Africa Asia America Latina a Bandung, il Venezuela ha chiamato a
un’alleanza del Sud del mondo per affrontare il dominio imperialista. Evo
Morales e Rafael Correa hanno invocato una mobilitazione generale contro le
trame dell’imperialismo Usa. Un messaggio neanche tanto trasversale a Raul?
Il "disgelo" con l'iceberg del cinismo serve a
togliere di mezzo il principale scoglio ideologico e geopolitico che impedisce
agli Usa di piombare sulle riserve petrolifere del Venezuela, le più grandi del
mondo e a cancellare quello che è diventato il modello antiliberista e
antimperialista di tutta l’America Latina. Raul, 85enne uomo solo al comando di
una rivoluzione in disarmo, non può non esserne cosciente.I bonzi e saprofiti
della solidarietà organizzata internazionale se ne fregano.Vorremmo essere
smentiti e intanto manteniamo tutto il nostro affetto e la nostra vicinanza al
popolo che ci ha insegnato tante cose. Ma i compromessi storici tra diseguali
si sa dove incominciano e s’è visto dove vanno a finire. Come Pasolini, io so.
Io so cosa ne avrebbe detto Che Guevara. Anche se non ne posso esibire le
prove.
Veramente un bel post, fra l'altro proprio oggi e' stato arrestato in Italia Markov ucraino russo, entrato con un regolare passaporto ma accusato dall'ambasciatore ucraino di essere fra I "fomentatori" dei "disordini di Odessa"conclusi con la strage dei paranazisti e con le esecuzioni che ne seguirono dei cittadini che si erano rifugiati nella casa dei sindacati ed erano fuggiti dalla mattanza. Ed I funzionari italiani sono scattati sull'attenti ed hanno eseguito l'ordine. La situazione poi si complica se si tiene conto che Markov e' anche cittadino russo, cosa prevista nell'Ucraina pre Maidan e che lo stesso era parlamentare fino al golpe che ha "licenziato" ed in qualche caso "suicidato" gli esponenti non graditi. Vorrei sapere se adesso si faranno sentire I "democratically correct" che due anni fa strepitavano contro Alfano per il fermo e l'espulsione della moglie del famoso truffatore Kazako, accusando il ministro degli interni di essere "al servizio dell'ambasciatore Kazako. E se metteranno ancora una volta il silenziatori alle posibile rimostranze della Russia. Stiamo a vedere se il malcapitato "filorusso" verra' consegnato irettamente ai boia di Kiev, o piu' dirittoumanisticamente sara' consegnato alla corte dell'Aja, dopve finira' I suoi giorni in attesa di un processo, come per il comandante Mladic, arrestato quattro anni fa ed ancora in attesa di un processo che probabilmente non si concludera' mai (chiaro bisogna aspettare fino a che le prove di colpevolezza verranno fuori, si cerca con il lanternino e con pazienza chissa' non venga fuori qualcosa). A proposito di Mladic, e' venuto fuori qualche giorno fa sul Corriere la ricostruzione delle organizzazione "contro il genocidio di Srebenica" che dopo l'occupazione serba I prigionieri uomini furono separate da vecchi donne e bambini (quindi le rappresaglie non sarebbero state indiscriminate e "genocide") e che ci furono fucilazioni, ma che molti degli ottomila, cifra data fin dall'inizio dagli "alleati" , non si trovano nonostante si sia cercati in tutta la Bosnia. Un'ammissione che tale cifra era inventata? o che molti di loro sono all'estero?
RispondiEliminaUn video su youtube relative all'abbattimento del DC9 Itavia ad Ustica, visto che per l'italiano medio "non si sa ancora nulla". Invece trentuno anni dopo, mentre Gheddafi veniva linciato e la libia squartata, il tribunale di Palermo affermava finalmente che l'abbattimento era responsabilita' di un aereo Nato durante un'esercitazione nel Tirreno, mentre forse si aspettava proprio l'aereo del Colonnello, con le stazioni radar che "non dovevano vedere nulla". Sarebbe necessario raccontare anche ai piu' giovani, perche' credo che l'abbattimento del volo MH17 abbia molto in comune con la storia di Ustica.https://www.youtube.com/watch?v=Rc2MFSUYJvs
RispondiElimina@Alex 1. Per la precisione il tribunale di Palermo ha sentenziato che il Dc9 Itavia fu abbattuto su Ustica da un missile. NON ha detto che è stato un aereo Nato. Non poteva dirlo perchè non ci sono prove. Rileggiti la sentenza. Infatti fu abbattuto da un Kfir israeliano con una operazione clandestina tesa a intercettare qualcuno o qualcosa.
RispondiEliminaP.S. ti ricordo che quando ho partecipato ad esercitazioni militari, i missili li sparavo per finta. Da quando si gettano via milioni e milioni per esercitazione?
Caro Fulvio, la vicenda Cuba-Usa mi ha lasciato in depressione. Anche se non sono un ingenuo non pensavo che finisse così. Ho visitato Cuba da turista più di vent'anni fa. Già allora mi accorsi che la maggior parte della popolazione, soprattutto giovane, non sapeva che farsene della rivoluzione. Vedevano la tv amerikana e cadevano tutti i santi giorni nella trappola in cui caddero gli albanesi, che, vedendo Canale 5, pensavano di trovare in italia il paradiso e si sono riversati a frotte da noi. Tornando al mio ultimo commento sulla prima parte di questo articolo e alla tua risposta, devo ribadire che il popolo ha purtroppo una bassa consapevolezza. Ma è sempre nel suo nome che si fanno le rivoluzioni. Mi rimane la convinzione che la mossa Usa di riallacciare i rapporti con Cuba sia dovuta unicamente alla preoccupazione di trovarsi le navi militari russe nel cortile di casa. La strategia yankee non è mai cambiata. Sono convinti che loro possano stare nel cortile di casa della Russia ma la Russia non possa stare nel loro. Il perchè è comprensibile dal punto di vista militare. Se ti sparo dal tuo cortile può essere che tu non abbia il tempo di rispondermi. Se ti sparo da casa mia la risposta è assicurata. Sto parlando di missili nucleari. Buona domenica.
RispondiEliminaRoberto@
RispondiEliminaD'accordo, c'è da essere fortemente depressi. Vale per la Palestina, per la Grecia e forse per l'Iran, oltrechè per Cuba.
Vorrei però rettificare: Gli Usa non si avventano su Cuba per impedire di trovarsi di fronte missili russi. Quelli sono scomparsi 60 anni fa. La ragione è la rivincita colonialista su Cuba e su tutta l'America Latina, con le botte o con le truffe.
Non mi sembra che la Russia abbia mire imperialiste. Circondata da basi e missili Usa, da complotti Usa, da terrorismi Usa, da rivoluzioni colorate Usa, non ha neanche un missile e una base fuori dal suo territorio (tranne Tartus in Siria, meno male).
Mi permetto di fare una breve considerazione fuori tema: mi sono appena imbattuto facendo zapping su un servizio di Lucia Goracci direttamente da una zona della Turchia al confine della Siria con dei profughi siriani scampati a suo dire dai bombardamenti di quel cattivone di Bashar.....meno male sempre a suo dire che quella zona da cui proviene quella famiglia non e' piu' controllata dall'esercito siriano ma da una coalizione capeggiata da Al Nusra, noti gentiluomini democratici.......inutile dire che non ho resistito oltre e ho cambiato canale.........questa e' rai news 24, la all news della rai sotto Monica Maggioni fresca di promozione per meriti acquisiti sul campo.....tristezza infinita.
RispondiElimina@ Roberto: non importa quale aereo della Nato abbia sparato contro il DC9. Essendoci una grande esercitazione Nato nella stessa area e' chiaro che tale aereo non poteva passare indenne e sopratutto non visto dale forze Nato. E che non era una normale esercitazione, ma segreta ad alti livelli, visto che quasi tutti I radar sul percorso del DC9 erano spenti, e molti di quelli che hanno visto in genere hanno fatto una brutta fine. Bisogna saper leggere le sentenze, e' chiaro che eliminati I testimoni, fatte sparire I tracciati, scomparsi I protagonisti politici (ma le dichiarazioni di Cossigaa e quelle del Colonnello Gheddafi erano molto convergenti) non e' possibile portare prove tangibili, oltre quelle poche gia' esaminate. Poco importa se l'aereo che ha sparato contro l'aereo che si pensava trasportasse Gheddafi fosse francese Americano o israeliano. Ma il quadro degli eventi e' tracciato. La portata politica e' definita.
RispondiElimina@ancora per Roberto. E' dal 1962 che la Russia (anzi URSS all'epoca) non e'piu' nel cortile di casa degli Usa, ameno di v=credere a film propagandistici tipo "Alba Rossa" che vedevano soldati russi pronti all'assalto degli USA addirittura in Nicaragua, films che peraltro hanno avuto scarsissimo successo. E' vero invece che la UE e la Nato, si sono insediati alla chetichella o dopo scontri culminate con guerre, negli stati antistanti l'ex URSS ed in altri facenti parte dell'Urss stessa. Il punto di valutazione della Russia e' cambiato dopo il recupero dal ko del 1991-1993 che molti pensavano essere definitive, e dopo la reazione russa contro l'avventurismo georgiano appoggiato, ma non troppo, dale forze Nato. Da "nuova democrazia da aiutare" a "dittatura antidemocratica, persecutrice dei gay e ei cani randagi. Volevo ricordare pero' di non sottovalutare le responsabilita' europee in questo processo, e lo vediamo con la questione ucraina, dove le forze europeiste ed I leaders europei nelle decisioni importanti sono state quasi sempre a favore dei nazionalisti e fascisti golpisti, contro la Russia e le minoranze russofone.
RispondiEliminaPurtroppo l'Europa e' un appendice dell'impero e non si intravede un cambio nella nostra servile classe dirigente.
RispondiEliminaChe il popolo cubano sia stato preso per sfinimento è evidente,sessant'anni di guerra economica,terroristica,spionistica ed ideologica stroncano chiunque resta il fatto che la "controrivoluzione" viene dall'alto e non dal basso e non mi pare ci fossero tanti cubani a stracciarsi le vesta dalla contentezza di fronte all'ambasciata USA,sicuramente ci sarà qualche ingenuo incantato dalla tv del futuro,che apposta cela una quotidianità impresentabile un pò come successe in Russia dove ammaliati dalle rockstar occidentali osannarono l'avvento della Perestrojka salvo ricredersi presto una volta conosciuto l'Orco e abbracciando Putin come il salvatore della Patria.Ecco io non vedo un Putin a Cuba,anzi solo marionette in mano all'Orco ed questo che fa più male.
RispondiEliminaL'Iraq è caduto, la Libia è caduta, Cuba è caduta, la Grecia è caduta, la Siria è sotto attacco, in Iran sono iniziate le grandi manovre del monopensiero...e anch'io non è che mi senta tanto bene...almeno tu, Fulvio, continua così!
RispondiEliminaPer Stefano...la situazione non e' affatto rosea, e come diceva un teorico del marxismo su cui non sono sicuro "ad ogni rafforzamento dell'imperialismo sul piano esterno corrisponde un rafforzamento ideologico sul piano interno" e ne vediamo le conseguenze sopratutto in Italia ove, nonostante la situazione dei lavoratori e della maggioranza sia in peggioramento sotto molti aspetti, non c'e' una reazione si massa, resta una passivita' generale. Aggiungo che sono cadute od in difficolta' anche altre realta' antagoniste, come la Palestina, la cui dirigenza e' divisa fra l'accettazione di una subalternita' ai voleri occidental (senza peraltro aver ottenuto significativi risultati) od al sogno di una specie di sultanato modello Qatar o Dubai. Anche le realta' progressiste del Sud America sono in difficolta ed alcune forse a rischio golpe. In Ucraina la resistenza antifascista coraggiosa non e' stata capita subito o sottovalutata dalla stessa Russia, frenata e condizionata da accordi che I golpisti non avevano la minima intenzione di applicare, nonotante foser stati approvati dallo stesso parlamento di Kiev. L'unica soddisfazione e' che non ho visto nel mio sia pur breve e limitato viaggio in Russia, ne' entusiasmo per la linea politica Nato, (anzi alcuni sono preoccupati) ne' tanti che non vedono l'ora di emigrare in quello che venti o venticinque anni fa veniva visto come "il paese dei balocchi". E fra quelli emigrano dall'Est sono ormai in pochi a pensare che la loro vita sara' come quella illustrate dalle nostre pubblicita' o da riviste tipo "Class". Questo vuol dire che la lezione l'hanno imparata. Adesso dovremmo finire di impararla noi.
RispondiEliminaPer Stefano...la situazione non e' affatto rosea, e come diceva un teorico del marxismo su cui non sono sicuro "ad ogni rafforzamento dell'imperialismo sul piano esterno corrisponde un rafforzamento ideologico sul piano interno" e ne vediamo le conseguenze sopratutto in Italia ove, nonostante la situazione dei lavoratori e della maggioranza sia in peggioramento sotto molti aspetti, non c'e' una reazione si massa, resta una passivita' generale. Aggiungo che sono cadute od in difficolta' anche altre realta' antagoniste, come la Palestina, la cui dirigenza e' divisa fra l'accettazione di una subalternita' ai voleri occidental (senza peraltro aver ottenuto significativi risultati) od al sogno di una specie di sultanato modello Qatar o Dubai. Anche le realta' progressiste del Sud America sono in difficolta ed alcune forse a rischio golpe. In Ucraina la resistenza antifascista coraggiosa non e' stata capita subito o sottovalutata dalla stessa Russia, frenata e condizionata da accordi che I golpisti non avevano la minima intenzione di applicare, nonotante foser stati approvati dallo stesso parlamento di Kiev. L'unica soddisfazione e' che non ho visto nel mio sia pur breve e limitato viaggio in Russia, ne' entusiasmo per la linea politica Nato, (anzi alcuni sono preoccupati) ne' tanti che non vedono l'ora di emigrare in quello che venti o venticinque anni fa veniva visto come "il paese dei balocchi". E fra quelli emigrano dall'Est sono ormai in pochi a pensare che la loro vita sara' come quella illustrate dalle nostre pubblicita' o da riviste tipo "Class". Questo vuol dire che la lezione l'hanno imparata. Adesso dovremmo finire di impararla noi.
RispondiElimina@Alex1. Caro Alex, perdonami ma io sono malato di precisione e da bravo complottista so che anche il più piccolo particolare può far pendere la bilancia da una parte o dall'altra. Non erano i radar sulla rotta del Dc9 Itavia ad essere spenti ma i radiofari. Io ho il tracciato di Roma controllo, l'unico che è stato consegnato alla magistratura. Ci sono solo 2 aerei in quel grafico: il Dc9 e un jet militare che compie una perfetta azione di attacco e si dilegua. Ho anche le trascrizioni delle comunicazioni tra controllori di volo. Non c'è spazio per riprendere tutto ma non si può essere troppo generici. Il caso Ustica è la storia di una operazione militare israeliana pianificata per abbattere un aereo che trasportava l'uranio che avrebbe messo in funzione il reattore di Saddam. Israele ai tempi tentò ogni strada diplomatica per impedire all'Irak di avere energia atomica proprio come ha fatto con l'Iran. L'allora primo ministro Begin, viste fallire le opzioni diplomatiche, decise quella militare clandestina. Tipico del modus operandi di Israele. Già nel '76 ne fece una, ricordi? Si trattava dell'operazione di Entebbe, in Uganda. Una delle tante operazioni di pirateria aerea di Israele. Infine, perchè non posso dilungarmi, ricordo che i militari comunque non sono dei cretini. Le esercitazioni si fanno a centinaia ogni anno ma non vengono di solito abbattuti aerei civili. Le quote sono rispettate in tutto il mondo: i civili volano a 10.000 mt e i militari a 5.000. E sono pure rispettate le aereo-vie: i militari hanno le loro e i civili pure. Ai tempi in cui collaboravo con Stampa libera.com ho pubblicato lunghi stralci di inchieste su Ustica. Purtroppo con il cambio di gestione del sito l'intero archivio non è più disponibile. Cordialità.
RispondiEliminaUn effetto della resa di Cuba sicuramente marginale ma deleterio per chi, nel ventre dell’Uccidente, si ostina a proclamarsi umano, è il tronfio sproloquiare delle tenie che sgomitano per affacciarsi dallo sfintere dell’Impero.
RispondiEliminaSul Fatto quotidiano svetta tal Massimo Cavallini, già dell’Unità (of course), acerrimo nemico di Castro, Chavez, Maduro, Morales, Kirchner e di chiunque abbia del Sudamerica un’idea un po’ più articolata della sua. Cioè il Daiquiri e la cameriera che glielo serve:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/08/19/ambasciata-usa-a-cuba-yankees-come-home-la-bandiera-americana-sventola-allavana-ii/1967229/
Questo è il mio commento al suo articolo, censurato da Travaglio e camerati.
Dobbiamo rassegnarci, Cavallini che scrive di getto (letteralmente) i suoi post mentre ingurgita Cuba Libre al golf club insieme ai suoi amici terratenientes ce lo sorbiremo ancora un bel po’. Chissà, forse i cubani, da più di mezzo secolo liberi da carabineros, squadroni della morte, analfabetismo, sanità solo per ricchi, non avendoli provati sulla loro pelle si abbandoneranno a questi orrori più docilmente dei loro fratelli venezuelani, ecuadoriani o boliviani. Questi hanno ancora nelle carni le piaghe della Libertà Occidentale Cavalliniana e sanno starne alla larga, come hanno sperimentato sui loro metameri le tenie che provarono a riportarli all’”ancient regime”. Staremo a vedere, confido nelle qualità di un popolo che ha saputo resistere a mezzo secolo di aggressione. Sì, aggressione che, fra l’altro, arrivò ad abbattere un aereo civile ( https://it.wikipedia.org/wiki/Volo_Cubana_455 ) e provocò anche una vittima italiana, Fabio di Celmo ( https://it.wikipedia.org/wiki/Fabio_Di_Celmo ). Ma chi se lo ricorda, mica era un marò…
Certo la situazione a Cuba è molto desolante, come spiega Fulvio Grimaldi, che sta a Cavallini come le trenette col pesto al Big Mac, nel suo ultimo post (non metto il link perché me lo censurano, basta digitare il suo nome o Mondocane).
Resta il dovere di almeno una briciola di fiducia in un popolo senza il quale la dignità media della razza umana sarebbe assai più bassa. E la speranza che sia Grimaldi sia Cavallini si sbaglino. E a quest’ultimo vada per traverso il Bacardi.
Mauro Murta@
RispondiEliminaBentornato Mauro, ti eri perso in Via del Campo?
Ottima, tagliente, immaginifica, la tua prosa.
Temo che la tua speranza che io sbagli non possa riposare sulle spalle di un popolo affamato, deprivato, disorientato, dalla corruttela endemica, senza più alcuna fiducia nei suoi dirigenti, al quale l'America appare come a suo tempo l'Italia agli albanesi post Enver Hoxa. Dopo 50 anni di veglia, vien voglia di dormire.
Il popolo di cui tu parli non c'è più.
@Roberto. no ero troppo giovane nel 1976. Mi ricordo che anni dopo girava un libro che pero' non ho mai letto (90 minuti ad Entebbe)dal quale chi lo ha letto deduceva che gli agenti isrealiani erano stati bravi e coraggio contro dei terroristi. Ma non ne so nulla, anzi mi interesserebbe capirne di piu' (so pero' la storia di Argo 16, dove tesi accreditate indicano le responsabilita' dei servizi segreti israeliani per "punire" il governo italiano. Riguardo ai radiofari hai ragione, anche nelle registrazioni della scatola near si evince che il comandante parla di radiofari. Quella dell'aereo israelinao e' una ipotesi possibile, ma non so quanto probabile (a proposito su di un vecchi post si parlava di un libro che sarebbe dovuto uscire sulla strage di Ustica) Il presidente Cossiga disse pochi anni fa che si trattava di un jet francese che pensava di colpire il volo diplomaticdel Colonnello Gheddafi. In ogni caso, mi confermi anche tu che l'abbattimento del DC9 fu un atto voluto, non un "incidente", e che tale abbattimento sia avvenuto con la copertura di buona parte del Sistema difensivo e della Nato in generale. Non credo che chiunque avesse pianificato tale operazione non contasse su di una copertura Nato od almeno che si facesse finta di non vedere. In ogni caso il quadro politico ed il significato di quell'attentato non cambierebbe. Tracciare una linea di demarcazione fra Italia e istanze di emancipazioni portate avanti da alcuni paesi arabi. Nessuna alleanza strategica con loro, l'Italia doveva essere tenuta sotto controllo occidentale garantito dalla Nato ed a catena piu' corta. Passi troppo avanti verso il mondo arabo(vedi Enrico Mattei) non sarebbero stati piu' tollerati.
RispondiEliminaAlex1 e Roberto@
RispondiEliminaNon ho assolutamente la vostra conoscenza della vicenda, ma ho un ricordo e un elemento di connessione. Per la Rai fui a Rivolto nel 1990 per un servizio sulle Frecce Tricolori. Incontrai i piloti Nutarelli e Naldini che si sa erano in volo nell'area in quelle ore. Con forza mi dissero che non c'era stato nessun abbattimento e che il DC9 era ovviamente caduto per un fatto interno.
Qualche tempo fa Nutarelli, il solista, Naldini e un terzo pilota, pure in volo nelle ore di Ustica (non ne ricordo il nome) furono vittime dell'incidente di volo a Ramstein. Proprio loro tre. Ne deduco che con ogni probabilità sapevano e, se sapevano, la Nato è coinvolta.
@Alex1.Mi spiace di averti attribuito 10 anni di troppo. L'operazione di Entebbe fu pianificata da Israele dopo che un gruppo di palestinesi aderenti al Fronte Popolare di Liberazione dirottò un aereo dell'Air France. Dopo un lungo girovagare l'aereo atterrò ad Entebbe. Mentre si trattava, gli israeliani organizzarono in segreto l'operazione militare. Un C-130 arrivò di sorpresa ad Entebbe, sbarcò un commando che uccise tutti quelli che andavano uccisi, si riprese i passeggeri israeliani e se ne tornò a casa. Unico caduto israeliano il giovanissimo colonnello che comandava il commando: era il fratello dell'attuale primo ministro Netanyahu. Vorrei approfittare dello spazio che Fulvio ci concede per sfatare la storia di Gheddafi. Il premier libico il 27 giugno stava andando a Varsavia e a quell'ora si trovava su Malta. Che senso aveva cercare di abbatterlo su Ustica a quasi 800Km di distanza? Tornando al carico di uranio per l'Irak, il direttore della Cogema, la ditta francese che aveva preparato l'uranio, Jean Fradin, annunciò due voli per la consegna: il 25 e il 27 giugno. Ma poi, per motivi di sicurezza e senza dire nulla a nessuno, mandò tutto con il primo volo. Il primo volo partì da Marsiglia alle 19.30. Alle 21 transitava su Ustica seguendo il tratto di aereo-via che anche il Dc9 avrebbe percorso e a mezzanotte arrivò a Baghdad. Ovvio che Israele studiò il primo volo per poi attaccare il secondo, sapendo che con mezza carica il reattore di Saddam non sarebbe partito. Ma ora è chiaro che quell'aereo non c'era. Al suo posto sfortunatamente si trovò il Dc9 che, tra l'altro (altra sfortuna) era in ritardo di 2 ore, essendo stato fermato a Bologna da un violento nubifragio. Mi fermo, anche se controvoglia. Ringrazio Fulvio e auguro a tutti buona giornata.
RispondiElimina@Fulvio. Il tuo ricordo a proposito dei piloti delle Frecce è esatto. Si alzarono in volo con i loro F-104 da Grosseto per intercettare i due jet che, volando col Trasponder spento, non si facevano identificare. Furono richiamati dopo che le tracce sconosciute sparirono dai radar. E concordo anche sulle tue deduzioni.
RispondiEliminaPer Roberto. Nessun problema. Sono due tesi entrambe plausibili, sull'aereo di Gheddafi Cossiga disse che il generale Santovito avviso' all'ultimo momento le autorita' libiche e che l'aereo ha fatto marcia indietro atterrando proprio a Malta(e che probabilmente l'aereo killer fu informato di questo dietrofront in ritardo). la seconda teoria del jet israeliano e' altrettanto plausibile, ma mi chiedo come mai in quel caso ci sarebbe stata tanta cura di nascondere il tutto? e come mai tutta quella scia di uccisioni, strani incidenti (quello di Ramstein avvenne nel 1988) ed improbabili suicidi,anche aquindici e piu' anni di distanza? Forze perche' la decisione di tale operazione e delle sue modalita'non sarebbe stata solo di israele, ma comunqe approvata de facto dai paesi Nato, o quanto meno dai loro vertici militari?
RispondiEliminaQuando si è "Comunisti" si deve essere "Atei", altrimenti arriva un Raoul e ti Castra!
RispondiEliminaE così Cuba diventa InCuba, fregata dal nero di un presidentiera e di un pappa...due bocche dell'inferno, contro il paradiso che vuol dire "Frutteto"
Azzurra Scipioni