(E’ lunghetto, ma avete molti giorni per
frazionarne la lettura. Da qui all’anno nuovo non (ir)romperò più. Intanto che
il 2017 ci sia miglioe del 2016 di merda e peggiore del 2018)
Beppe
fuori dal vaso
Beppe Grillo, cui non sono mai mancate l’astuzia,
la chiaroveggenza e l’alterità, assenti
nel panorama politico tradizionale, lo facevo meno boccalone rispetto a quella
che è, dall’inizio in Tunisia, passando per Berlino e finendo a Sesto S.
Giovanni, una delle più patetiche e disoneste montature allestite dal terrorismo
di Stato globale. Beppe Grillo, non sapendo tenere a bada le sue impennate
emotive, non solo manda a puttane l’equilibrato e intelligente lavoro dei 5
Stelle sui migranti con un post che ne invoca l’espulsione perché il terrorismo
infesterebbe l’Europa. Si pone a fianco del superspione Minniti, fiduciario
storico della Cia e ora ministro degli Interni, nell’esaltazione di pessimo
gusto dei due “eroi” in uniforme che, “casualmente”, sono incappati in un
pregiudicato armato e lo hanno fatto secco quando, sparando, rifiutava di farsi
arrestare. Fatto che, pure, ricorre ogni qualche ora nelle nostre vaste lande
infestate dalle mafie.
Come Grillo, tutta l’informazione si beve,
e, con rigurgito gastrofaringeo, ripropone all’universo mondo, le cazzate della
montatura berlinese sul tunisino Anis Amri e le spacconate di un regime che,
avendo ammazzato un tale presentatoci come autore della strage di Berlino in
virtù del documento di identità ritrovato nel camion, si vanta di essere il
campione del mondo - altro che Cia, FBI, Mossad, BND tedesco e Mi6 britannico -
nella lotta al terrorismo. Ma, a proposito di quanto ho già scritto sul nuovo False Flag nell’articolo precedente, che
fine hanno fatto le riprese delle telecamere puntate perfino sugli scarafaggi
tra i wurstel del mercatino berlinese e,
quindi, inevitabilmente sul terrorista in fuga dal camion? Sparite, esattamente come quelle del lungomare
di Nizza. Chi, caro Beppe, dopo la tua
intemerata sul blog, potrà mai più obiettare al robocop con mitraglia
nel proprio tinello? Io me lo sento già alle spalle mentre controlla che tasti
pigio sul computer.
Proteggerci!
Dal terrorismo di chi?
Ne discende per Grillo, che di solito,
va detto, la sa più lunga, e per tutti,
l’invocazione di più polizia, più sicurezza, più controlli e più espulsioni. A
chi l’invocazione? A un regime in cui alcuni massimi esponenti istituzionali,
dal capo dei carabinieri (“Nei secoli fedeli”. A chi?) al capo dei finanzieri al
factotum del governo, finiscono sotto le ferula di giudici che ne ventilano
porcate ai danni del contribuente. Con i media che ne proclamano con trombe e
cimbali la bravura quando si abbatte brevi
manu un presunto terrorista (presunzione di innocenza?) e ne tacciono
totalmente le malefatte per le quali sono indagati. E a questa gente che Grillo,
vedendo ciò che nessuno vede, cioè “un’Italia
che diventa un viavai di terroristi”, dice “ora dobbiamo proteggerci”. Fino a ieri vedeva un viavai di
lavoratori licenziati, di giovani senza lavoro, di studenti senza università,
di famiglie senza pane, di gente senza casa, di vittime di frane, tutti
sistematicamente picchiati dai colleghi di quei due la cui esecuzione di un
presunto attentatore si va festeggiando. Chiede, Grillo, protezione a gente che
è filiazione di un potere della cui trasparenza e probità nell’interpretazione
del terrorismo aveva fin qui molto opportunamente dubitato. La stessa gente che
infierisce sulla sua sindaca di Roma, abbrustolita per il 10% dai suoi errori ma
per il 90% dal napalm lanciatole addosso dai banditi spodestati.
Così, tra turbe di misericordiosi che,
ovviamente a spese altrui e dell’altrui tranquillità sociale, invocano l’accoglienza
di tutti, fossero anche miliardi, e grilli e soci che vedono terroristi in
tutti coloro che non meritano asilo politico, fossero anche deportati da
villaggi africani divorati dall’agrobusiness multinazionale, ognuno si sforza
spasmodicamente di non dire che bisogna smetterla
con le aggressioni militari, economiche, climatiche. Di non dire che per
fermare l’insostenibile alluvione migrante bisogna bloccare gli Usa, Israele e
loro gregari. E di non dire anche che costoro fabbricano terroristi per giustificare
agli occhi dei gonzi il loro terrorismo.
Trump?
E’ l’albero. Poi c’è il bosco
Volevo oggi parlare di Donald Trump. Infatti
il collegamento c’è. Ed è che da quando siamo piccoli ci condizionano a vedere
l’albero e non il bosco. Così i mistificatori della politica, dell’informazione
e dell’indottrinamento hanno i nostri neuroni spianati. Beppe, che però prima
aveva dato mostra di avere lo sguardo lungo e ampio, e tutti gli altri si fermano
al terrorista migrante e non vedono il contesto nel quale si è sviluppato. E
quelli che hanno calato la scure su Trump hanno voluto sentire solo le sparate
sui migranti da espellere, sui muri da erigere, sulle donne da palpare, sui mori
che si vendicano di Roncisvalle. Mentre gli altri, giustamente rallegratisi per
le distanze che Trump ha preso da Nato, regime
change, guerra alla Russia, pensavano che sarebbero bastate quelle per
farci entrare a Shangrilà, o nel regno di Saturno.
Sono alberi, non è il bosco. Che è
invece un grande complesso di formazioni botaniche e faunistiche che si
avviluppano, si sostengono e integrano, si combattono e falcidiano. Di solito c’è
un supremo regolatore di queste collusioni-collisioni che mantiene in piedi il
sistema e lo fa proseguire verso i suoi scopi. Nel caso del bosco è madre
natura, in quello degli Usa e delle società complesse è un concentrato di interessi
economici che io chiamo Cupola, qualcun altro l’1% (ma sono di meno) e che di
solito impongono alle varie componenti un esito che fornisca il risultato ambito.
Nella contingenza, quello della globalizzazione e del governo mondiale (ma succede
dai tempi dei tempi, basta pensare alla Chiesa).
Bislacco
o astuto manovratore?
Pareva che rispetto al duo della brutta
morte, Obama-Hillary, sostenuto con passione da tutto il mondo talmudista per il
suo impegno anti-arabo e anti-islamico, The Donald facesse svettare il suo
ciuffo albicocca su una pax siriana con
tanto di Assad. Ed ecco invece che il bizzarro miliardario copre il crine albicocca
con la kippà, agita la Torah, si tatua sul cuore la stella a sei punte, promette
di spostare la capitale sionista a Gerusalemme e si fa incensare dalla lobby
talmudista AIPAC. E quando l’agonizzante Obama raspa tra le sue stragi alla
ricerca di un minimo di dignità storica astenendosi al Consiglio di Sicurezza
quando passa la condanna dei carcinomi coloniali incistati in Palestina, è Trump
che accende il candeliere a sei braccia per dar fuoco all’antisemita
predecessore (
Manifesto
e Amnesty vendetta sull’Egitto anti-israeliano
Per inciso, è stato l’Egitto di Al Sisi a formulare la proposta di condanna degli
insediamenti, poi sospesa sotto le granate sioniste di Trump, ma riattivata e
vittoriosa. Ciò, insieme al sostegno militare e politico offerto da Al Sisi ad
Assad, la sua intesa con la Russia, fa capire l’intensificarsi del terrorismo
dei Fratelli Musulmani in Egitto, parallelo ai nuovi paginoni di contumelie e
menzogne contro l’Egitto, riprendendo a pretesto il pupillo di John Negroponte,
Regeni, sparate da “manifesto”, Amnesty e altri surrogati USraeliani. E,
assieme all’Egitto, è entrata in campo a gamba tesa anche l’Algeria, che ha
celebrato il “ristabilimento della
sovranità siriana su Aleppo contro il terrorismo”. E’ ora che il
manifesto e Amnesty mandino di nuovo qualcuno, tipo Giuliana Sgrena, a sfrucugliare
gli algerini su “democrazia e diritti umani” .
Luci
che parevano ombre, ombre che parevano luci
Si contava sulla battaglia annunciata
dall’immobiliarista di New York a favore degli operai Usa massacrati da
subprime e delocalizzazioni, da tagli agli investimenti e al sociale, tutti i
soldi ad armi, guerre e delocalizzazioni che sono opera di banchieri e armieri, ed ecco giungere
ai posti di comando della nuova amministrazione squadroni di generali,
ex-Pentagono ed ex-industria militare e banchieri miliardari di Goldman Sachs, mostro
capofila di ogni banda di criminali. Mentre contemporaneamente svapora la frenesia
razzista e xenofoba del nostro, tra incontri
applauditi con tutte le minoranze e il volume a quasi zero su muri ed espulsioni.
Bello. Meno bello che Trump assuma il fior fiore dei devastatori di ambiente e
clima promettendo al paese e al mondo un futuro fossile. Fossile come le ossa
dissotterrate dei dinosauri.
S’era pensato a un imprevisto, un
bizzarro, uno sfuggito al controllo dei supremi regolatori che di solito
amministrano con avvedutezza l’alternanza tra burattini di diverso temperamento
e colore, ma tutti in marcia per il comune obiettivo. E il suo saltabeccare di
contraddizione in contraddizione giustificava l’idea: dagli amici Exxon-Mobil della
Rosneft e di Putin, da lui addirittura decorati, spediti a Mosca, allo sfregio
a Pechino con la telefonata al bubbone anticinese di Taiwan e contemporanea
nomina ad ambasciatore in Cina di un intimo di Xi. Che ci sia una logica in
tutto questo? Poi c’era il vituperio anti-Trump, da vipera pestata, di John
McCain e affini, padrini Cia di Al Baghdadi, santi protettori di tutti i
terroristi, Isil o nazisti di Kiev che siano, e, all’incontro, la guerra di
sterminio promessa da Trump ai jihadisti , dunque a McCain. Cosa buona.
Proviamo a selezionare il finto dal
vero, il demagogico dal serio. Anche per i predecessori al guinzaglio della
voracità bellica dei neocon la prospettiva di un blocco eurasiatico era
anatema. Ma pensavano di neutralizzarlo minacciando, sì, la Cina con il famoso “Pivot
sull’Asia” e il concentramento di flotte e basi tutt’intorno alla Cina. Più in
là non pare volessero andare, visto anche che, con i denari e i buoni del
Tesoro americani che Pechino tiene in borsa, la sorte economica degli Usa è
appesa a quella borsa, per quante ulteriori banconote volesse stampare la
Federal Reserve. La Russia, invece, zeppa di risorse energetiche, militarmente
in rapidissima ascesa, dinamicissima e decisiva sul piano geostrategico,
tentatrice di giri di valzer con gli europei e loro potenziale partner ideale,
disgregatrice della strategia imperialsionista in Medioriente, li accecava di
furore. Anche perché questi fan di Hillary continuavano a rimediare tranvate,
oltretutto mediate da Putin: Egitto, Algeria, Haftar in Libia, l’imprevedibile Erdogan,
lo Yemen, piccolo, miserabile che in due anni di sfracelli Usa e sauditi resta
in piedi…E poi c’è Dutarte nelle Filippie e chissà quanti altri sentono il
profumo di quel vento.
Bloccare
l’Eurasia. Da est o da ovest?
Quello che Trump, o i suoi sponsor, pare
abbiano capito è, primo, che il costrutto neocon di Obama-Clinton-Bush sta
perdendo pezzi. Secondo, che l’Eurasia, il più grande e popolato blocco terrestre, con
le risorse della Russia, la potenza produttiva della Cina, il gigantesco
progetto della Via della Seta che arriva in Africa e costruirebbe una coesione
infrastrutturale, economica, politica e militare tra tre continenti, è una minaccia
al progetto globalista che non si affronta sparando alla Russia. Che proprio
quell’aggressività isterica dei neocon, oggi impersonata da Obama-Clinton-Netaniahu
e sguatteri mediatici come Washington Post e NYT,, aveva rinsaldato l’intesa
Russia-Cina, fino ad arrivare a enormi accordi economici e, addirittura,
bancari, tali da minacciare davvero il dollaro, dominus delle transazioni.
Le mosse di Trump parrebbero un
tentativo di rompere il legame Russia-Cina attraverso la seduzione e la
collaborazione col partner euroasiatico militarmente più forte ed
economicamente più debole. La strategia del ping-pong che Kissinger aveva inaugurato
con l’anziano Mao, proprio per isolare l’Urss. Al cui soccorso, in effetti,
quando si è disfatto, non è apparsa nessuna Cina. Trump, poderoso affarista, sa
bene che ha interlocutori interessati a Mosca tra gli oligarchi atlantisti che
convivono ancora con il sistema Putin e non si sa bene quanto possano
condizionarlo. Nel comune interesse di annegare il mondo negli idrocarburi e gonfiare
i forzieri dei petrolieri e loro sponsor si possono trovare intese. Del resto
alla Cina difettano sia il gas che il petrolio e se l’Iran gliene fornisce la
maggior parte, ecco che Trump promette di buttare per aria l’accordo sul
nucleare con Tehran e sostenere l’aggressività israeliana nei suoi confronti.
In ogni caso meglio tenersi buona la Russia, anche a costo di allevare, tra
sovranisti e cosiddetti “populisti” anti-UE e anti-Usa vari, suoi amici in
Europa. L’isolamento della Cina vale il prezzo.
Sarebbero, Trump e i suoi mandanti, meno
bislacchi di quanto si ritiene se calcolano che, per una strategia di dominio mondiale,
oltre alla divisione del fronte avversario principale, serve piuttosto un apparato
militare meno pletorico, ma innestato su un corpo nazionale tornato in buona
salute nelle sue articolazioni sociali ed economiche, che non un mastodonte
militare distribuito sui cinque continenti ma sorretto da un corpo debilitato
strutturalmente e innervosito dal disagio sociale, come lo hanno ridotto i
demenziali terroristi neocon del PNAC (Il Nuovo Secolo Americano).
Non so se tutti questi siano arzigogoli,
o prese d’atto di quanto va emergendo. In ogni caso, se non ha sbattuto in un
angolo gli immigrati (Obama ne aveva espulso più di tutti i presidenti Usa),
Trump non vi ha messo neppure i banchieri, gli industriali del petrolio, delle
armi e della produzione manifatturiera. Sembrava una guerra totale tra settori
opposti dell’economia Usa: costruttori di ponti e fabbriche contro speculatori
e cibernetici. A me pare che non se ne faccia niente e mi dispiace per chi
crede in un’irrisolta crisi sistemica. Quella magari c’è, ma qui si continuano
a trovare gli antidoti che la facciano procedere nella direzione che distrugge
noi e salva loro. Staremo a vedere se il vecchio establishment che, preso in
contropiede e scalzato dai posti di comando, latra con tutti i suoi sguatteri
mediatici e umanitaristi contro il bifolco miliardario, se ne saprà fare una
ragione. O verrà ricondotto alla ragione
dalla Cupola. In Bilderberg questi ci stanno tutti.
A noi resta l’amara constatazione che,
da quella parti, il più pulito ha la rogna. E l’attacca.
E nel frattempo il milite ferito alla spalla dal presunto fuoco del presunto attentatore viene subito dimesso dopo neanche 24 ore a paasare il natale in famiglia...l'attentatore era forse un praticante di soft air? Attentatore che ancora una volta si dimentica tutti I documenti (veri)sul luogo dell'attentato? e che fine ha fatto l'unico attentatore di Charlie Hebdo preso vivo, quell Koulibaly catturato in Belgio? Non se ne parla piu'?
RispondiElimina@alex
RispondiEliminaE' uscito in permesso premio per il Cenone di Natale.Erano lui,Osama Bin Laden e un'altra decina di redivivi .Quelli che escono come Terminator da aerei in fiamme lanciati su Torri,altri che avrebbero avuto i corpi disintegrati da bombe ma con bene attaccata sulla falange una intonsa carta d'identiata' .Altre amenita',ricchi premi e cotillons.
Commento capitolo per capitolo.
RispondiEliminaGrillo.
La sua posizione è sempre stata ambigua sul tema dell'immigrazione. O si è trattato di strategia, oppure serve proprio a dividere il fronte degli xenofobi e rendere impossibile una politica unitaria anti-UE. Va ricordato che l'Italia è l'unica nazione in Europa dove ciò avviene, il che è probabilmente dovuto al lavaggio del cervello post-bellico che ci vede secondi solo alla Germania e, ovviamente, alla tradizione di un Partito comunista che era il più forte in Europa. Tradizione filtrata dall'esperienza di Francoforte che è sempre e comunque casa Rotschild, sia che ospiti Marcuse o la BCE.
Da un punto di vista strategico (quello idealistico ormai mi esce dalle orecchie), è vero o non è vero che se il fenomeno migratorio non fosse stato abnorme non sarebbe possibile nemmeno pensare ad una situazione simile ? Quindi delle due l'una: o ci rassegnamo a finire come il Libano, con tanto di cadaveri crocifissi sui boulevard, o rispediamo a casa propria tanta gente. Con mille scuse, ma è l'opzione più pacifica. Le eventuali resistenze non faranno che anticipare quello che sarebbe accaduto comunque in seguito, ma saranno un pò più controllabili. L'alternativa essendo un quotidiano bombardamento di piazze e mercati che oggi ci è stato risparmiato solo per non intralciare il traffico dalla sponda sud del Mediterraneo.
Poi ti mando le mie geremiadi su Trump e poi tutto il resto.
PS
Se questi deficienti non riescono nel frattempo a fare guerra alla Russia.
Caro Fulvio, troppo facile per me dire ora che avevo ragione. Al tempo delle tifoserie della campagna elettorale Usa suggerivo di non farsi prendere dall'entusiasmo. Dicevo che stavano cambiando il musicista e non la musica. Infatti......
RispondiEliminaFaccio i miei migliori auguri di Natale agli abitanti di Aleppo, finalmente libera.
Semberebbe invece - al fine di tutelare la privacy, le telecamere puntate perfino sugli scarafaggi non ci fossero proprio e sono pochissimo usate in Germania, forse per evitare di identificare gli islamici quando escono in gruppo a fare zingarate.
RispondiEliminaBodo Pfalzgraf of the German police union said: 'We need better and more intelligent surveillance in public places, and Monday’s tragedy has shown precisely why.
'We would know a lot more about the perpetrator by now if we had been allowed to install video cameras on Breitscheidplatz square. We couldn’t have prevented the attack, but our investigation would be more advanced by now. CCTV can save lives'.
There are CCTV cameras in Germany but in many areas running them 'live' is not allowed. Only five of the 16 federal states allow it.
Lanzo
Read more: http://www.dailymail.co.uk/news/article-4057842/How-Germany-s-obsession-privacy-let-Christmas-market-killer-escape-Berliners-hatred-CCTV-years-state-control-left-police-no-live-video-footage-city-square.html#ixzz4TlJZfl5Q
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Oggi sono stato veramente amareggiato dal sapere che molti artisti Coro dell'Armata rossa che solo un mese e mezzo fa ho ammirato in uno spettacolo in cui entusiasmo e sobrieta', virtuosismo ed ironia, marzialita' e versatilita' si erano ottimamente fuse sul palco del Teatro, hanno finito la loro storia umana in un disastro aereo a Sochi. Volo guarda caso diretto in Siria, che trasportava anche l'infermiera simbolo degli aiuti ai profughi ed ai feriti. Voglio solo sperare che non si tratti di un attentato, come invece alcune considerazioni possono far sospettare, dalle coincidenze della circostanza agli urli di certe diplomazie in corrispondenza della liberazione di Aleppo, alle considerazioni un po' troppo "fataliste" (per usare un eufemismo) comparse all'indomani dell'uccisione del diplomatico russo ad Ankara su alcuni giornali occidentali sensibili alla "democrazia ed ai diritti umani". Sarebbe una delle azioni piu' vergognose di terrorismo degli ultimi anni.
RispondiEliminaCiao Fulvio!
RispondiEliminail 2017 sarà sicuramente una buona annata... è l'anno del Centenario!
Un abbraccio e i miei migliori auguri!
Paolo
Sono come sempre d'accordo su tutto..a presto e sereno 2017 Fulvio
RispondiEliminaBreaking (quasi) news: trovato morto dirigente Rosneft ( http://m.ilgiornale.it/news/2016/12/26/trovato-morto-il-vice-presidente-di-rosneft-uomo-di-sechin/1346042/ ). Attacco cardiaco, ovvio.
RispondiElimina
RispondiEliminafinalmente qualcosa di decente, articolato e non le solite invettive.
i5 stelle sono un bluff gia' a partire dal nome.
e trump e' molto meno bifolco di quanto vorrebbero farci credere.
Anonimo@ condivio tutto, ma non che Marcuse sia Rothschild. Anxi! Rothschild manco lo capirebbe.
RispondiEliminaGrazie Fulvio. Per quanto riguarda Marcuse, mi riferisco all'uso che si è fatto della Scuola di Francoforte. Ma Francoforte sta comunque a Francoforte e non a Stoccarda :-) E volendo andare più in la, anche l'uso che si è fatto di Marx e la famosa diatriba tra lui e i marxisti. Per quanto riguarda Trump, sto riflettendoci sopra, ma quello che hai scritto precedentemente mi vede d'accordo: aspettare e vedere. Abbiamo troppa fretta e siamo scettici per le troppe fregature prese.
RispondiEliminaMi ero dimenticato di firmare col solito nom de plume
G.Stallman
Un ricordo per il coro dell'Armata rossa, quasi interamente scomparso nel disastro di Sochi. L'ho ammirato solo un mese e mezzo fa, in un misto di marzialita' ed ironia ma anche di virtuosismo e di versatilita', di tradizione e di modernita'. Come per l'attentato all'ambasciatore vedo molta freddezza in Italia, nei media ho visto solo Toto Cutugno li ricorda con simpatia e calore. Mi fa una grande angoscia pensare che qualcuno possa aver attentato alle loro vite come rivalsa al loro aiuto alla popolazione siriana ostaggio per anni dei tagliagole ed alla dottoressa che curava i feriti ad Aleppo. Nessunola proporra come Nobel, piuttosto che gli "elmetti bianchi" di cui si e' persa ogni traccia. Chissa' se risultera' solo errore umano. Ho qualche dubbio visto i commenti sadici di esponenti del governo di Kiev e media a essi associati.
RispondiEliminaE nel frattempo l'abbronzato Obama e la sua gang di Killary e company sconfitta vuole terminare l'anno con il botto. Espulsi 35 diplomatici russi che per il "Corriere della Sera" si sono trasformati in "agenti segreti", (domani forse li chiamera' spie?). Non c'e' limite all'indecenza ed all'onesta' intellettuale.
RispondiEliminaSpero che siano gli americani stessi a portare quella gang davanti alla giustizia.