Non fosse che sui due
eventi, il ’68 e l’uccisione di Moro, che hanno cambiato l’Italia più di ogni
altro, dal dopoguerra ad oggi, a dispetto dei tentativi messi in atto nei
successivi 50 e 40 anni dall’establishment, sempre quello, di offuscarli,
deformarli, seppellirli nelle menzogne, stanno sbracando in maniera indecente
tutti, me ne sarei rimasto zitto. Consapevole che la mia singola e debolissima
voce, per quanto testimonianza diretta del tempo, diversamente da quella dei
tanti figuranti, comparse, millantatori, epigoni, scopertisi protagonisti ex
post, non avrebbe neanche inciso una lieve stonatura nel coro delle
rievocazioni di regime.
Berlino apre al ’68. Vero.
Poi però è successo
che la Germania, Stato oligarchico, plutocratico, capitalista quanto e peggio
di altri, quello contro il quale cadde Rudi Dutschke, mi abbia dato l’occasione
di scoprire che lo Stato borghese, quando si sente forte e sicuro, ha anche
l’intelligenza di riservare qualche spazio all’altro, magari diverso, magari
antagonista, senza boldrineggiare con la caccia a Fake News, estremisti, nazifascismi
cartonati da sciogliere nell’acido. Avvertito della mia modesta e vetusta
esistenza antimperialista e “sovversiva” grazie ad alcune apparizioni sugli
schermi e nelle onde radio di un bravo giornalista contro, Ken Jebsen, copia in
bella del Beppe Grillo d’un tempo, questo Stato decise di irrobustire la mia
voce in misura tale da potersi udire anche in mezzo al rumoreggiare dei
rievocatori di servizio.
A conferma di quanto
ho appena detto sullo Stato tedesco e i suoi angoletti di democrazia, vi esiste
e lavora una Centrale Federale per l’Educazione Politica (Bundeszentrale für
politische Bildung) che dalla ricorrenza del ’68 ha tratto lo spunto per una
grande mostra internazionale che si apre al Ludwig Forum di Aquisgrana il 19
aprile 2018. Porta il titolo niente male di “LAMPI DEL FUTURO – L’arte dei
sessantottini, ovvero il potere degli impotenti” ed esporrà opere, scritte o
figurative, di alcune decine di attori, testimoni, artisti, descrittori e
analisti di quell’epoca e del suo Zeitgeist. Ancora mi chiedo perché, per
l’Italia, anziché esponenti notori, come Oreste Scalzone, famigerati come Sofri
o Mario Moretti, o storici come Bobbio o Mieli, ci sia io, semplice militante,
mai leader di niente, semmai divulgatore del nostro ’68-’77, ma anche di quelli
vissuti altrove. Forse qualcuno aveva scoperto che il mio ’68, in senso
escatologico, nasce nel 1945, proprio in Germania, tra camicie brune e bombe
angloamericane, alle elementari e poi alle università di Monaco e Colonia con
l’Erasmus di allora, per riapparire alla Sapienza di Roma. E non è ancora
finito.
Insomma, gentili e molto empatiche funzionarie di questa Centrale di “coscientizzazione” politica (il termine “Bildung” è più che “educazione”) mi chiedono un contributo al catalogo della mostra del ’68 sotto forma di scritto che racconti la mia esperienza in quel contesto. Liberamente. Il catalogo, di ben 600 pagine, e i suoi autori, soprattutto tedeschi, ma anche latinoamericani, francesi, britannici e altri) verranno presentati il 19 aprile, in occasione dell’apertura della mostra. Concomitante con il catalogo della Bundeszentrale, esce ora, per i tipi dell’editore Zambon, onorato da una prefazione di Vladimiro Giacchè e curato nella redazione e grafica da Fabio Biasio, un mio libro con quel testo in italiano e un altro con lo stesso, ma nell’originale tedesco: “Un ’68 lungo una vita”, ora alla Fiera del LIbro di Milano. (In Italia lo si può acquistare o ordinare nelle librerie, o rivolgersi a www.zambon.net . In calce elenco altri miei libri).
Parte da lontano ogni ‘68
Dubito che questo mio
breve cammino narrativo, lungo un filo rosso che congiunge tempi e fatti che
potrebbero sembrare incongrui, rivesta un particolare valore letterario o
storico. Forse riesce a mostrare come quanto s’intende per ’68, nella sua
specificità, non è limitato a quel decennio, ma che la messa in discussione
dell’esistente, più o meno radicale, serpeggia, può serpeggiare, dovrebbe
serpeggiare, sempre, in contesti apparentemente lontani e diversi. Cosa dice
Totò nel magistrale monologo di “Siamo uomini o caporali”? Caporali si nasce,
non si diventa: a qualunque ceto essi appartengano, di qualunque nazione essi
siano, ci faccia caso: hanno tutti la stessa faccia, le stesse espressioni, gli
stessi modi, pensano tutti alla stessa maniera. Degli uomini, “trattati come
bestie”, Totò fa la denuncia, non esprime la rivolta. Erano i tempi. Valletta
schiaffava gli operai nei reparti punitivi, lo Stato sparava impunemente contro
i braccianti ad Avola. Ma non ci sarebbe stata, pochi anni dopo, Valle Giulia, senza
quei prodromi. Prologhi, antefatti, ouvertures del melodramma.
Uomini che diventano caporali
Del ’68 molti degli
“uomini”, che per Totò tali nascono, come i “caporali”, “caporali” sono invece
diventati. Un po’ la metamorfosi di Kafka, da uomo a scarafaggio. Ciò che
irrita sommamente e indigna e forse giustifica il mio libretto, è che molti di
questi non si sono accontentati di diventare caporali, con le conseguenti
gratificazioni concesse dalla categoria, ma non si sono peritati addirittura di
rappresentare gli “uomini” di allora. Il primo a balzare sul tema è stato
Flores D’Arcais con numeri speciali e convegni di Micromega. Vi imperversavano
degne persone, dalle sagge rappresentazioni e considerazioni, ma che
sinceramente io non avevo mai incrociato, né in piazza, né nelle università, né
negli intergruppi, né nelle redazioni, né ai cancelli delle fabbriche, né
nell’occupazione di case a Via Tibaldi, né in carcere. Gente del calibro di
Camilleri, Renzo Piano, Carlo Verdone, Massimo Cacciari, Alberto Moravia…
Magari ero distratto, o hanno fatto tutto mentre i processi al quotidiano
“Lotta Continua”, di cui ero direttore responsabile, mi avevano costretto
all’esilio: Londra, Bruxelles, Yemen.
Uno, portato in palmo da Flores D’Arcais, è Paolo Mieli, lo storico da schermo, onnipresente e onnisciente dove si parli di vicende tra il 1922 e il 1945, o il tuttologo dove si dicano parole definitive sui massimi sistemi politici, economici, sociali. o dietetico-cosmetici. Un padre della patria al cui confronto cambiacavallo e autoriciclati come Adriano Sofri, Lucia Annunziata, Paolo Liguori, Mario Tronti, Massimiliano Fuksas, Galli Della Loggia, pur ampiamente compensati per il passaggio di classe, fanno la figura delle vallette.
Le grandi metempsicosi, o darwinismo all’incontrario.
Non ricordo quale mese
del ’69 fu, stavo ancora a Paese Sera ma ero già in Lotta Continua, che
c’incontrammo per creare a Roma il primo giornale del movimento, “La Classe”.
Quelli di cui ricordo la partecipazione alle riunioni “di redazione” erano
Paolo Mieli, appunto, Oreste Scalzone, Stefano Lepri, Gianmaria Volontè,
Lorenzo Magnolia (con i quali due ultimi avevo fatto “teatro di strada” sui
temi che allora fiorivano rigogliosi: operai e padroni, divorzio, sessualità,
Vietnam, colonialismo, e poi il film Oscar “Indagine su un cittadino al di
sopra di ogni sospetto”, il più forte film italiano sul Potere mai passato
sugli schermi). Da quel giornaletto ultrà marxista-leninista, venni cacciato da
Mieli perché, ancora infettato dalla “swinging London”, dove avevo passato gli
anni dal 1962 al 1967, avevo contaminato il progetto suggerendo di inserirvi
degradanti e borghesi fenomeni di costume come il rock, i nuovi rapporti
sessuali, i fumetti, l’animalismo, l’avanguardia artistica. De “La Classe”
uscirono tre numeri. Mieli è assurto all’empireo del Sistema,
uomo-establishment a tutto tondo, Gianmaria Volontè ci ha lasciato gemme di
grandezza umana. Io sto qua. Con una cervicale mi buca l’occipite.
Binocoli rovesciati
Dalla polvere di ignoranza,
falsificazione, strumentalizzazione sotto cui il revanscismo postfascista
democristiano, con la fattiva complicità del già marcescente PCI, ha sepolto
quel decennio che aveva reso credibile l’alternativa totale, ora si lasciano
riemergere voci inoffensive. Quale sciropposa e nostalgica, come si trattasse
di un giardino dell’Arcadia in cui ci avevano lasciato giocare tra ninfe e
pastorelli; quale impegnata a irridere e ridurre il tutto allo sfogo di
adolescenti borghesucci, insoddisfatti della propria medietà sociale; quale
rivendicatrice del proprio ruolo rivoluzionario senza averne i titoli. Mentre
le prime di queste voci perlopiù non c’erano, se non col ciucciotto in bocca,
non hanno capito niente e parlano per puntellare la catastrofe, o l’indecenza,
della propria condizione attuale, altre c’erano e rivendicano, o senza averne i
titoli, o bluffando, o millantando. Siamo al terzo mese del cinquantesimo e
quelli seri non si sono ancora fatti avanti.
Molto si dà da fare “il manifesto”, che insiste a titolarsi “quotidiano comunista” contro ogni evidenza della sua identità reale e del ruolo assegnatogli. Primeggiano sul proscenio le due “signore del 900”, Rossana Rossanda, che vive la sua agiata senescenza all’ombra delle Tuleries, e Luciana Castellina, il superego oggi vessillifero, accanto ai simili Boldrini e D’Alema, dei propositi rivoluzionari di Liberi e Uguali. Di cui lei, ancora una volta, è l’anima, il cuore, i garretti, l’io. Il “manifesto”, da noi militanti con le bocce e la pizza a taglio, era visto come il calmiere delle istanze e pratiche del movimento. Signore e signori già allora inesorabilmente “radical chic”, fauna da salotti. Vi albergavano e ne venivano lanciati verso destini altamente remunerati e di prestigio sistemico i vari Riotta, Annunziata, Maiolo, Barenghi, Ruotolo, Menichini….
Accanto a questi, va
concesso, si sono espresse firme più coerenti e, dunque, pesantemente
contrastate dai capi. Penso al grande inviato di guerra, mio amico
indimenticabile, Stefano Chiarini, e alla grama vita riservata in direzione al
suo eccellente lavoro in Medioriente. Colleghi inconsapevolmente ma
sostanzialmente fuori linea rispetto all’orizzonte strategico del giornale.
Quest’ultimo riconoscibile anche dal salvifico contributo disinvoltamente
ottenuto da grandi inserzionisti dei poteri forti ENI, ENEL, COOP, Telecom,
lobby della caccia e delle relative armi. Di Soros si mormora, ma non si
dimostra, se non per induzione, seguendo le campagne disgregatrici sostenute
dall’ufficiale pagatore del mondialismo neoliberista: Obama, Hillary, minaccia
neonazista, molestie, migranti, russofobia, LGBT, diritti umani… . Ecco come la
sinistra del “manifesto” si batte per l’ecosistema di tutti i viventi (vedi
pubblicità "Caccia").
Campagne che potremmo
dire ben definite dalle polene sulla prua della nave, Rossanda e Castellina,
rappresentanti di quella lobby che è sempre stata preponderante nel giornale e
oggi lo ha quasi militarizzato, specie nei suoi inserti, a partire dal
raffinatamente proletario “Alias”, Una delle ultime sferzate per raddrizzare
una linea che, sulla Libia, con l’inviato Matteuzzi, era scivolata in critiche
all’assalto Nato e jihadista, la diede Rossanda prima di ritirarsi nei
Boulevard. “Contro Gheddafi, sanguinario dittatore, e accanto ai rivoluzionari
di Bengasi, vanno richiamate in servizio le Brigate Internazionali di Spagna”,
tuonò. La perspicacia e lungimiranza dell’altra, prima di farsi incoronare da
D’Alema e Bersani dama di compagnia della Boldrini nei LeU, aveva dato luminosa
prova di sè nella creazione della lista “Un’altra Europa con Tsipras”.
Meravigliosa la “Brigata Kalimera”, di cui era capogita ad Atene, appena
qualche ora prima che il nuovo alfiere della rivoluzione socialista non
pugnalasse il suo popolo alle spalle rinnegando l’esito anti-Troika del
referendum e sottoponendo la Grecia alla triturazione dei memorandum. Con
l’ovvio corollario dell’eterna fedeltà alla Nato e dell’alleanza con Israele.
Il "quarantenario" delle voci del padrone, BR in testa
Rimane da dire che al
cinquantenario si accompagna, altrettanto malamente, il quarantenario. Quello
dove finiamo noi e incominciano gli anni di piombo dei padroni. Quello del
rapimento Moro e dell’esecuzione della sua guardia del corpo. Ricercatori,
indagatori, analisti coscienziosi come Flamigni, i Cipriani, Imposimato,
esperti stranieri di vaglio, su questa operazione
Gladio-Nato-Cia-Mossad-‘ndrangheta, hanno rivelato l’(in)credibile tessuto
imperialista. “Il manifesto”, in complice sintonia con gli eredi di coloro che
in questo modo consolidarono lo Stato delle stragi, lo Stato colonia degli Usa
e succube di Israele, venne lanciato dalla solita Rossanda sulla pista
dell’autenticità delle BR e viene su questa confermato oggi. Erano veri,
uscivano dall’Albo di Famiglia del PCI. Come sono vere le interferenze di Putin
nella vittoria di Trump, come è vero che i russi spargono gas nervino nelle
città inglesi, come è vero che Assad, Gheddafi e Saddam minacciavano di
invadere l’Occidente, come è vero che Hillary ci avrebbe salvato e i 5 Stelle
sono tutti fascisti e le Ong tutte sante. Nessun infiltrato nessuno manipolato,
figurati, Nemmeno tra quelli che fulminarono in pochi secondi, con precisione
da Berretti Verdi, 5 guardie e nessun altro, senza aver mai sparato più di
mezzo caricatore.. E che ancora oggi hanno la spudoratezza di coprire la verità.
A dispetto delle
infinite bugie, degli omertosi silenzi di brigatisti a cui, sicuri fino alla
tracotanza, si permette ancora oggi di pontificare in tv e di tacere sulle
borse e sui memoriali di Moro trafugati, sugli ambienti vaticani e dei servizi
segreti all’interno dei quali l’operazione si svolse e venne protetta, su tutto
il resto. Su un’operazione con cui gli Usa e i loro sguatteri vollero tenere
l’Italia nell’orbita mortale che ci ha portato fino all’oggi e, al tempo
stesso, militarizzare e criminalizzare un’opposizione civile di massa che aveva
fatto scorrere brividi lungo la schiena della demo-dittature uscite dalla
guerra anti-nazifascista. Di tutte le maleodoranti voragini spalancate sulla
vulgata di regime cronisti d’ordine, come Purgatori, Ezio Mauro, Gotor, sicari
reduci come Gallinari, Morucci, Moretti, Balzarani, Fiore, e cantori nel coro
come “il manifesto”, si limitano a parlare di zone d’ombra”. Punto. Sono, non
siamo, tutti coinvolti.
E il mio libro
racconta un’altra storia. Molto personale. Ma perlomeno vera. E neanche pagata,
dato che gli introiti vanno all’ottimo editore Zambon, combattente di una
straordinaria controinformazione (vedi catalogo).
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SPOT. Astenersi i
disinteressati.
Da Zambon ho pubblicato anche un altro
libro “L’Occidente all’ultima crociata”,
mentre “Mondocane – Serbi, bassotti,
Saddam e Bertinotti” l’ho pubblicato con KAOS, “Mamma ho perso la Sinistra! – Convergenze, connivenze, obbedienze
di una Sinistra ex” , “Di resistenza si
vince – Il futuro di Palestina e Medioriente, la riscossa araba, la crisi
di Israele”, e “Delitto e castigo in
Medioriente – Gaza, Baghdad, Beirut” sono tutti usciti presso Malatempora,
casa editrice che nel frattempo è defunta. Ai miei bassotti è dedicato “Rambo, Nando e io”, edito da Il
Salvagente. Di questi libri ho a disposizione alcune copie.
Intanto il Fatto Quotidiano da largo spazio alle elucubrazioni ideologiche di un certo Leonardo Coen, omonimo del famoso cantautore, che lungi dal mettere minimamente in dubbio la versione di Boris Johnson sposata presto da tutto l'establishment europeo, tira fuori tutte le possibili argomentazioni a spiegare perche' Putin avrebbe deciso l'azione in questa fase. Oltre altre amenita', tipo che la Russia avrebbe "strappato" la Crimea all'Ucraina senza minimamente ricordare del referendum votato in quella repubblica. E si la russofobia va ogni tanto sostenuta altrimenti va a finire che la gente puo' nutrire dei dubbi.
RispondiEliminahttps://www.ilfattoquotidiano.it/2018/03/18/caso-skripal-la-sfida-di-putin-alleuropa-ricompattare-i-russi-e-portarli-alle-urne/4233034/#comments
A proposito di Paolo Mieli, condivido della sua "tuttologia" che parla di tutto e tutto spiega.
Alex1@
RispondiEliminaQuando ero direttore del quotidiano Lotta Continua si è presentato questo giovanissimo ebreo milanese e ha provato invano, nonostante il supporto dei co-tribalisti Langer e Lerner, a infilarsi nel giornale. Oggi adempie alla sua funzione per conto della lobby atlantico-sionista. Il manifesto, specchietto delle allodole dello Stato Profondo USA, fa anche peggio. sia su Afrin che su Ghouta che sui gas nervini, sia su Putin. Penna di servizio è quella di un altro membro della tribù, Yuri Colombo,insieme alla virago Chiara Cruciati.
Perché in questo blog non
RispondiEliminaha mai parlato del progetto
blue moon?
Potrebbe farlo? La sua tes-
-timonianza sarebbe interessante dato che visse quel periodo.
Videre nec videri.
Anonimo@
RispondiEliminaConosco Luna Rossa, Luna Caprese, Verde Luna, ma Blue Moon m'è sfuggita...
Massì, carissimo Fulvio, diciamoci ancora qualcosina su Mieli. E' figlio d'arte e funzionale al sistema della propaganda. Il suo papà, Renato, fu presentato alla fine della guerra dai comunisti come eroico partigiano. I compagni bevvero la bufala e così il paparino fu nominato direttore del giornale di partito "L'Unità". Poi si scoprì che era in realtà il "colonnello Merryll" agente dello spionaggio inglese. Bel colpo, non credi? I comunisti furono infiltrati da subito. Quando ti avanzerà del tempo leggiti "colonia Italia" di G. Fasanella, noto topo d'archivio. Le ultime 20 pagine sono di nomi e cognomi di tuoi colleghi vendutisi negli anni alla corona britannica e che a casa mia si chiamano traditori.
RispondiEliminaBuone cose.
Scusa Fulvio, non è che il progetto "blue moon" ti sia sfuggito, te lo sei scordato. L'amico anonimo si riferisce al progetto Cia di diffondere l'eroina alla fine anni '60 per far fuori il movimento giovanile.
RispondiEliminahttp://www.dailymotion.com/video/x18aury
Luca Martinelli@
RispondiEliminaOttimo contributo, Luca. "Colonia Italia" si trova ancora in giro?
Quanto a infiltrati da subito, oltre all'Unità, si diedero un house organ prezioso per sabotare tutto dal '68 in poi: il manifesto.
Luca Martinelli@
RispondiEliminaGrazie dell'info, Luca, e però il progetto Blue Moon, con tale nome, non me lo sono scordato, ma non l'ho mai neanche saputo. Cioè non ho saputo che l'operazione per cui nei luoghi dello spaccio di fumo d'improvviso si sostituì l'eroina con l'evidente scopo di tagliare le gambe a una forza sociale che si stava facendo politica. Pensa che del fenomeno mi sono occupato insieme a Claudio Fracassi a Paese Sera nel 1969, con la prima inchiesta in assoluto sulla diffusione della droga a Roma e su cosa c'era dietro. Successivamente sulla denuncia di questa operazione atlantico-sionista sono tornato più volte. Tra l'altro con Gianmaria Volontà e altri compagni con cui facevamo teatro di strada.
L'anonimo che mi aveva segnalato Blue Moon e al quale, non avendone cognizione, ho risposto con una battuta ironica,non ha neanche per un attimo considerato l'ipotesi che non avessi capito il suo riferimento, se l'è presa a morte e, con un altro commento, mi ha investito con ogni sorta di contumelia e accusa di complicità. Così, o lo querelavo, o ne cancellavo il commento. Ho preferito la seconda opzione.
il libro lo trovi sul sito "libreriauniversitaria.it", è disponibile e costa 16 euro. C'è anche la versione e-book.
RispondiEliminaPoi, nel libro c'è anche l'accenno ai contatti tra l'ufficio inglese per la propaganda in Italia (IRD)e il giornale "il Manifesto". Lo troverai interessante, sono sicuro.
Invece, per finire, nel video anche lui interessante che ti ho linkato si parla, tra l'altro, della diffusione dell'eroina a Roma.
P.S. dimenticavo che il papà di Mieli fondò anche l'ANSA.
Buona lettura e buone cose.
luca martinelli@
RispondiEliminaGrazie.
Credo che ai tempi in cui con Mieli e Lepri facevamo "La Classe", Stefano Lepri era figlio del direttore dell'Ansa, forse anche fondatore, lui, non Mieli.
Le querele le lasci ai borghesuc-
RispondiElimina-ci.
Ho una naturale repulsione per gli ex di LC, avendone conosciuti
3 personalmente (Vernetti,Lerner,
Pezzana).Stranamente tantissimi di essi erano di quella tale
razza, ma allora certi sospetti non non li avevamo, dato che loro
erano le "ex vittime". Altro che
CIA, col senno di poi si può affermare che LC fu una creatura
dei servizi di Israele.
Mi scuso per prima, il riconosci-
-mento di tali fatti le rende onore.
Buona serata
Videre nec videri.
Anonimo@
RispondiEliminaHo una naturale comprensione per chi si nasconde nell'anonimato, inveisce generalizzando per aver conosciuto tre (3) soggetti, si nutre di info di sistema, detesta chi ha minacciato l'assetto della sua classe, affronta la Storia con la lucidità del tifoso di curva. E' la comprensione indulgente dovuta a chi il senno di poi se l'è fatto infilare dal primo magliaro di passaggio. Dopo la comprensione, su questo blog, gli spetta però il Daspo. Fino a quando non avrà frequentato uno psichiatra ricavandone un senno di poi assennato.
Al solito un argomento forse di secondo piano ma che ritengo sia da considerare almeno per un minuto. riguarda la natura ed il modo di agire dei gruppi che io chiamo postfemministi di stampo boldriniano. Dunque quelle volte che c'e' un delitto passionale, quasi sempre con suicidio annesso, tali personaggi urlano al "maschio violento", alla natura di bestia violenta degli uomini,che benche' addomesticati, devono essere tenuti a bada con leggi speciali, arresti od allontanamenti preventivi, con sollecitazioni alla denuncia al primo segno di attrito e di conflitto. Con tanto di ricerca spasmodica di ogni dettaglio nei fatti di cronaca, anche solo di sentito dire, per confermare questa linea. Vorrei far notare che nessuna di queste associazioni e centri "antiviolenza" ha mosso solo un dito per una questione che pure ha riguardato donne, peraltro donne italiane. Una ragazza di diciotto anni e' stata pestat a morte in Gran Bretagna. Avete sentito manifestare per questa? No! Ma e' semplice, il "branco" come si dice in gergo giornalistico quando gli autori sono maschi, era composto di ragazze! Allora le assassine diventano "bulle", "nere" , di "origine africana" mentre la ragazza nata e cresciuta ad Ostia diventa "egiziana". Una violenza fra "nere", "africane, di cui ci si puo' rammacare al massimo ma che interessa molto meno. Neanche un decimo dell'attenzione verso la storia di Regeni, o verso la storia delle due ragazzette americane che con la solidarieta' pressocche' unanime dicono di essere state violentate da due carabinieri, pur "non ricordandosi" molti dettagli chiave, perche' "ubriache".Allora cercando fra le varie rubriche postfemministe trovo un articolo sulla "27esima ora" che fa capire una questione chiave. Pur ovviamente sostenendo la tesi della donna sempre vittima marginalizzate e discriminata, tira fuori un fattore che fino ad adesso non e' mai stato considerato.
RispondiEliminaE' il fattore economico! Altro che senso patriarcale del possesso, cultura primitiva e maschilista con cui ci rompono gli attributi ogni giorno sui giornali sulle trasmissioni televisive e radiofoniche.
http://27esimaora.corriere.it/18_marzo_19/vera-ragione-violenza-donne-va-cercata-portafogli-45df7dc6-2b90-11e8-b646-54fc34bce5e9.shtml
Fra l'altro il famigerato collettivo "Non una di meno" (che per la storia della ragazza di Ostia, avranno detto "una piu' una meno"? Scusate l'ironia) ha imbrattato una citta' come Venezia con manifesti riportanti frasi oscene che a dir loro, caratterizzerebbe tutto il genere maschile.
E dire che ho dovuto pure polemizzare via mail con la direzione del sindaca USB che appoggiava l'otto marzo "lo sciopero delle donne"...
Riguardo al "Manifesto" ho quasi smesso di leggerlo online. Pochi gli articoli ben fatti, poi ci sono quelli in politica estera che mi lasciano sempre piu' disorientato. Da aver sposato la campagna di Amnesty contro l'Egitto "assassino di Regeni" e per l'approccio verso il "dittatore" Assad, pur con qualche piagnisteo per i poveri palestinesi maltrattati e per il buon Abu Mazen che vuole mediare per la famosa quanto poco realizzabile "soluzione dei due Stati". L'uno ricco, potente armato, l'altro povero e disarmato. Casomai a quest'ultimo gli si mandano gli "aiuti internazionali".
RispondiEliminaAlex1@
RispondiEliminaIl manifesto segue tutte le campagna di disinformazione e manipolazione lanciate da Soros. E' lo specchietto delle allodole di sinistra per lo Stato Profondo Usa.
Ieri hanno fermato Sarkozy, lo squartatore della Libia che prima di radere al suolo quel paese si era fatto largamente finanziare da Gheddafi che di quel paese era il presidente e la guida.
RispondiEliminaIn occidente sembra che radere al suolo un paese per delle scuse risibili provocando tra l'altro una epocale crisi migratoria di cui noi in quanto Italia abbiamo pagato il prezzo più alto, non produca alcuna conseguenza.
Guai però a farsi finanziare in modi dubbi dal presidente dello stesso paese aggredito che poi si è anche provveduto a far eliminare praticamente in diretta tv in spregio alle più elementari norme di diritto internazionale; in quel caso si rischia grosso.
Un mondo folle che gira al contrario.
Giusto chiamarlo uccidente.
Saluti.
oltre ad avere un grande interesse per i suoi articoli, gentile dott.Grimaldi, ora ne ho uno di più: leggere i commenti ai suoi articoli. complimenti a tutti per le notizie!
RispondiEliminaNotizie di prossima proiezione a roma del suo ultimo film?
Grazie
Fred
Il sequestro Moro, segnato all'inizio - dall'omicidio di Fausto e Iaio - e alla fine da quello di Impastato. Omissis d'Italia.
RispondiEliminaFred@
RispondiEliminaSono contento che il blog la interessi. Anch'io apprezzo molto i miei comnmentatori, grande contributo.
Quanto alla presentazione di "O la Troilka o la vita" a Roma, qualcuno dovrà prendere l'iniziativa.
Pensando a quel periodo, mi viene
RispondiEliminain mente Pinelli, un Anarchico
padre di famiglia, anche lui di-
-pendente statale come Calabresi.
La sua figura è sempre stata
relegata in secondo piano dai
media, e tutt'ora lo e', suicidio o omicidio resta il fatto che fu
prelevato sul posto di lavoro
e non tornò più a casa dai suoi
cari. Non era un ragazzino, aveva
41 anni ed era stato partigiano,
per quante pressioni, minacce e
botte possa aver subito in questura, un uomo così non decide
di farla improvvisamente finita
(sapendosi innocente) è lasciando
moglie e figli nella disperazione.
Il mio è un piccolo tributo (per
quello che può valere) ad un
uomo che combatté contro un ideale in cui mi riconoscevo e
mi riconosco.
Claudio
Claudio@
RispondiEliminaNessun dubbio: l'hanno buttato dalla finestra perchè non permetteva di consolidare la pista anarchica e il responsabile è Calabresi. In compenso suo figlio è un inqualificabile giornalista di regime.
Vorrei ricordare anche il ballerino Pietro Valpreda, che scontò anni di galera da innocente.
RispondiEliminaA proposito del Ferroviere Pinelli, che fu convocato in Questura non come imputato, (non c'era stato alcun procedimento di arresto ne di fermo giudiziario) vorrei per chi non la conoscesse fare sentire questa ballata cantata da Claudio Lolli.
https://www.youtube.com/watch?v=f2Kzoy6ROCU
Io invece trovo molto interessanti i due libri di Gotor sull'argomento,almeno quel tanto che basta per non definirlo "cronista d'ordine". Ma si sa,lei è impegnato a demolire tutto ciò che non è 5stars,con un curioso disinteresse per la destra. Rossanda una senescente salottiera (e che me frega se sta a Parigi o alla Balduina?),Manifesto sorosiani (su radical chic sono d'accordo),Gallinari un sicario. Avesse detto strumentalizzato faceva riflettere,ma sicario è solo una sciocchezza,almeno se lei da alla parola lo stesso significato che do io,che è quello del vocabolario. Però il suo ritratto di Mieli è semplicemente perfetto e continuo a leggerla con piacere nonostante non sia d'accordo col suo furore contro gli ex amici che spesso e purtroppo restano gli unici con cui si possa dialogare da esseri pensanti.
RispondiEliminaRoberto Grasso@ penso sia meglio che altri, che mi conoscono meglio, le rispondano. Mi limito a direl che quell'appunto sui "5 Stars" è una sciocchezza priva di riscontri e che il quadretto della ragazza del 900 a Parigi è un quadretto perfetto nel suo simbolismo. Gallinari e gli altri che del regime stragista e assassino di Moro scimmiottano falsità e depistaggi, sicari sono e sicari dello Stato Profondo USraeliano rimangono. Infine, ho qualche ceentinaio di migliaia di amici in Italia e nel mondo contro cui non nutro furore, ma amore.
RispondiEliminaa proposito di Giuseppe Pinelli ho trovato questo raro filmato: è la testimonianza di Pasquale Valitutti che stava con Pinelli in questura a Milano e che è quindi testimone di quanto successe. Vi invito a guardarlo, dura appena 30 minuti.
RispondiEliminahttp://www.arcoiris.tv/scheda/it/15348/
Anche il rapimento di Moro colpa dei perfidi sionisti? Ma c'e' qualche fatto negativo che secondo voi non è colpa degli ebrei? E quale sarebbe stato di grazia il vantaggio per loro nel compiere quel massacro insensato?
RispondiEliminagunther blumentritt@
RispondiEliminaIntanto fai confusione tra Israele ed ebrei. Non proprio tutti gli ebrei si identificano con lo Stato razzista, teocratico e imperialista installato in Palestina. Magari lo fa Kissinger che minacciò di morte Moro. Quanto ai vantaggi per il Mossad e Israele, che controllano la politica estera degli Usa, uno dei tanti è lo stop alla politica filo-araba di Moro, della Dc e del PCI
Mi scosto un po' dalla discussione, ma rimanendo sempre in tema con l'articolo nonche' libro di Fulvio " Un sessantotto lungo una vita ", consiglio a tutti di vedere o rivedere il film " Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto ".
RispondiEliminaAvevo ricordi sfocati di questo capolavoro visto nella mia infanzia degli anni '70; qualche mese fa ho acquistato il dvd e ieri finalmente mi sono gustata il film...Che sorpresa riconoscervi subito un Fulvio Grimaldi giovane giornalista de "il Paese Sera"!
Invito tutti a guardare il film, per la lungimiranza di Petri e Pirro, per l'incredibile recitazione di Gian Maria Volonte' e per omaggio a Fulvio che una volta di piu' non possiamo far altro che apprezzare!...E non e' una sviolinata!
Rossana
Rossana@
RispondiEliminaGrazie Rossana, giusto quello che dici del film e dei suoi protagonisti, ma io veramente non ero che una presenza irrilevante, dovuta solo al benvolere di Gianmaria.