Ampia fiducia, massimo rispetto… ma
decchè?
Li
conoscete, questi mantra, vero? Che uno si senta inquisito a torto o a ragione,
non c’è verso che non dichiari urbi et orbi “Ampia fiducia nella magistratura”.
Che è, un po’, una captatio benevolentiae
di chi dovrà processarlo e, molto, tentativo di accreditarsi all’opinione
pubblica illibato al 100%. Dai sodali del dichiarante ciò provocherà plauso
commosso, dai suoi avversari ghignante spernacchiamento. Personalmente, per
quanto avrei ben donde di dichiararmi fiducioso nella magistratura, visto che
l’ho scampata indenne da ben 150 procedimenti per reati di stampa
(diffamazioni, apologia di reato e simili) quando ero direttore di Lotta
Continua, come da più recenti querele giudicate infondate o temerarie, mi
morderei la lingua prima di pronunciare quella formuletta che riconosce ai magistrati
un’assoluta purezza di intenti e atti. Per un Borelli e un Davigo abbiamo avuto
un Carnevale (“l’ammazzasentenze”), per un Di Matteo, un De Magistris, un
Robledo e un Woodcock, abbiamo avuto il famigerato “porto delle nebbie romano”
e magistrati perseguitati fino al CSM. E
che CSM! Dunque, c’è poco da giurare sulla perfezione di chicchessia, né del
primo potere dello Stato, né del secondo e neppure del terzo. E pur sempre lo
Stato capitalista della borghesia.
Carta vince, carta perde
E se Marco Travaglio
viene condannato a 95mila euro per aver diffamato il padre dell’ex-premier, uno
che entra ed esce da inchieste giudiziarie come fossero il bar sotto casa e a
Virginia Raggi tocca vivere sotto un gragnuola di denunce e procedimenti, fino
ad ora tutti a vuoto; e se i responsabili di grandi avvelenamenti collettivi,
di stragi da amianto o da uranio, di bombardamenti su civili serbi, la fanno
franca; e se nelle nostre carceri i colletti bianchi sono meno che in qualsiasi
altro Stato europeo, a dispetto dei nostri primati in mafia, corruzione,
evasione… Se tutto questo c’è, dare ampia fiducia a priori e a scatola chiusa,
mi pare il regalo dato a chi ti ha suonato alla porta e non sai ancora se è un
vucomprà, un gabelliere, un rapinatore, o la fidanzata. Visto che la classe
dirigente tende a mettere a capo dei giudici che devono giudicare giudici, personaggi considerati affidabili,
spesso provenienti dalle proprie espressioni politico-partitiche (è il caso di
oggi), sempre meno spesso sarà la fidanzata l’ignoto che ha pigiato il
campanello. Dice Davigo: “Buona parte
della magistratura è stata genuflessa dal potere politico, come nei suoi anni
più bui”. E se lo dice Davigo…
Ogni
solidarietà a un giornalista scomodo come Travaglio che becca una mazzata da
95mila euro, somma che può (dovrebbe?) mettere in crisi un giornale abbastanza
fuori dal coro, mentre a Tiziano papà sono toccate solo i 13mila di spese
legali, nonostante gli siano state respinte 4 su 6 querele presentate. La
Federazione della Stampa, che di solito è un drago sputafuoco quando si tratta
di incenerire chi s’è permesso di sbertucciare qualcuno dei nostri noti combattenti contro abusi,
storture e tentativi di condizionamenti dei noti poteri, si è limitata a
borbottare qualcosa sulla sproporzione tra le due condanne pecuniarie e sul
rischio che le querele servano a scopi di intimidazione. Ma che, davvero? Ed è
morta lì. Un fascista che scriveva balle sulla Libia mi querelò perché ho detto
che era un fascista (si candidò alle elezioni per una formazione fascista) che
scriveva balle sulla Libia.Querela rispedita al mittente.. Ma intanto avevo
dovuto frequentare per giorni aule di tribunali, viaggiare, pagare l’avvocato,
scomodare testimoni, rompermi alla grande le palle e gli impegni di lavoro.
Il figliol prodigo che non si ravvede
La stagione
del nostro scontento ci offre una moltitudine di castrazioni chimiche, altro
che Salvini. Facebook e l’intera confraternita di Silicon Valley, che ci fanno
parlare soltanto se diciamo cose in
linea; leggi che ostracizzano e puniscono
quanti dai più munifici e disinvolti produttori di fake news della
storia del giornalismo vengono accusati di fake news; storici bastonati,
segati, incarcerati perché fanno il loro mestiere di perenne rivisitazione
della Storia; scienziati di minoranza coperti d’onta dagli scienziati di
maggioranza e, ora, l’arma fine-libertà-d’espressione, la querela tappa bocca.
Siamo ben oltre Orwell. Segui i soldi e troverai il mafioso, sosteneva Falcone.
Qui, portagli via i soldi (che perlopiù non ha), o minaccia di portarglieli
via, e beccherai il giornalista che rompe. Sono stati bravi a indicare la
pecora nera Travaglio: un’élite di firme illustri che gira in tondo nella giostra
rutilante dei talk show, tanti Napoleone di David a cavallo, tanti Settimi
Cavalleggeri contro le nere montagne del regno di Mordor dove si nasconde chi osa
un tantino soppesarle, le parole sovranismo, populismo, antieuropeismo, prima
di spararle alzo zero al primo che marca visita in caserma.
Cavalcano in
formazione verso il comune nemico, ma anche molto distinti per modi e
bardature. Se uno si dice “quotidiano comunista”, l’altro è fiero di essere il
giornale della democrazia liberale e l’altro ancora se la tira da organo del
regno di dio. Poi tutti quanti, quando pregano, si voltano verso Washington e
mostrano le terga a Putin e Assad. Che ne sarebbe, sennò, del pluralismo
connaturato a una libera stampa? Così ci si distingue radicalmente tra chi il governo gialloverde lo vuole morto,
solo ferito a morte, o appena con i ceppi ai piedi e la testa nella gogna. La
topografia del nostro giornalismo si completa più in là, nell’ombra, dove vagano gli spettri di coloro a cui è concesso di godersi gratis l’aria
di redazione grazie a qualche anno di stage, o che riescono a farsi chiamare
collega, col tu di categoria, per via di quei
cinque euro a pezzo lungo, due a trafiletto. A volte perfino orgogliosamente
al cellulare con il capocronista, seppure avventizi a vita e solo finchè subiscono e fanno.E la FNSI che fa? Scende in
piazza per Regeni e Medici Senza Frontiere.
Gioca con i fanti e lascia stare i
santi
In attesa
che una legge del cambiamento spunti,
oltreché la prescrizione, l’arma della
querela silenziatrice che si è testè abbattuta su Travaglio, sicuramente anche
in considerazione del suo ruolo di fustigatore delle conventicole politiche che
hanno malmenato questo popolo durante gli ultimi lustri e dei colleghi che
interpretano il mestiere in termini di servo encomio e codardo oltraggio, al
direttore del Fatto Quotidiano vorremmo indirizzare un’ultima querela. Per
carità, non giudiziaria e senza alcuna richiesta di risarcimenti milionari.
Querela alla latina, querimonia, doglianza, protesta (querela, da queri,
lagnarsi). Rettifiche, sì, le vorremmo pretendere sugli abominii e le cazzate
delle pagine estere, ma aspettarsele da un giornale che ci rappresenta la
Russia come la Caina dantesca, dove
si vive conficcati nel ghiaccio, e Israele come l’unica democrazia del
Medioriente, significa aggirarsi nel mondo platonico delle idee. Questa nostra querela
è per falso e diffamazione e riguarda ogni singola riga delle sue pagine di
politica estera.. Finchè si tratta di beghe di cortile, tra pollastri
domestici, transeat, non disturbi
l’ordine generale delle cose. Ma prova a mettere il naso fuori dalla finestra e
rilevare cattivi odori afferenti alla geopolitica, ai grandi giochi, al patto
atlantico…
Qui, una
scadente fattura degli scritti, in stridente contrasto con penne d’eccellenza
degli altri comparti, esalta la strabiliante funzione antigiornalistica e
propagandistica dei contenuti. Un fanatismo atlantista oltre il limite del
grottesco, il Russiagate raccattato oltreoceano, a dispregio del definitivo discredito
per assoluta mancanza di prove, la grossolana ripetizione degli stereotipi alla
base della demonizzazione di chi è inviso al rullo compressore neoliberista,
l’affannoso rilancio di grossolane trovatine atte a rinfocolare le guerre
d’aggressione di un capitalismo occidentale in affanno di accumulazione e che
si affida alla produzione bellica come estremo puntello a economie devastate
dall’ingordigia e dall’inettitudine del finanzcapitalismo. Campagne che
rivelano una strumentalità rozza, quasi infantile, per come partono in
simultanea, sul minuto secondo, con altri organi che rispondono agli ordini di
servizio delle stesse trasparentissime centrali.
QF: un giornale accettabile,
discutibile, inqualificabile
Marco
Travaglio, se per la tua redazione esteri adoperassi lo stesso rigore
deontologico sotto cui fai egregiamente cadere le teste di una categoria che da
noi sguazza in piena debauche professionale, morale e culturale, quella
redazione sarebbe adibita a rivolgere scuse alle migliaia che ha ingannato, cui
ha mentito o occultato, ma ancor di più
ai milioni cui la propaganda, alla quale il FQ ha contribuito, sono
costate devastazione e vita. Se, per un esempio su mille, sostieni la fetida
bugia dell’attacco chimico di Assad e convinci qualche migliaio di tuoi ingenui
lettori, hai dato un contributo fattivo al silenzio-assenso dell’opinione
pubblica al più grave crimine di guerra e contro l’umanità in atto.
Qualsiasi
cosa i perfettibili Grillo e Di Maio, ma anche l’imperfettibile Trump, abbiano
detto in critica, spernacchio, condanna a certi giornali e giornalisti, è
inadeguato, insufficiente, riduttivo, minimalista, rispetto alla dimensione assunta
dai cosiddetti “cani da guardia” del potere. In effetti mai esistiti come tali,
se non per eccezioni come quelle meteore che colpiscano la Terra ogni qualche
estinzione dinosaurica.
Tra Draghi e Di Maio… casca l’asino
Travaglio ha
dedicato un lungo editoriale a rampognare Luigi Di Maio per avere il capo 5
Stelle accusato Mario Draghi di avvelenare il clima attorno alla legge di
bilancio. Insomma, per lui hanno ragione Draghi e tutti i sauri consimili e
torto i vari San Giorgio. Il Sacro Graal stavolta sono i draghi che lo
custodiscono. E qui s’è avventurato fuori dalle mura domestiche e,
inevitabilmente, ha toppato alla grande. Nulla da dire sul ghigno con cui ha
accolto l’invito di Di Maio a Draghi di ricordarsi di essere italiano e di non
tifare contro il suo paese. Manco fosse Enrico Toti, o Guglielmo Oberdan. O, al
limite, Bearzot. I personaggi alla Draghi, caro Luigi che, come me, ragioni in
termini di patria e sovranità, di patrie, se ne hanno una di nascita, ne hanno
un’altra, nettamente prioritaria, di elezione. E i suoi confini non stanno al
Brennero, o al Danubio, ma sul perimetro della Banca. Se tifano, tifano
dollaro. E, in sottordine, euro.
Abbasso San Giorgio, evviva il drago
Ma questo è
secondario. Principale è la difesa che Travaglio fa del direttore della Banca
Centrale Europea e sono i rimbrotti che indirizza al sarcasmo del pentastellato.
Rimbrotti poi rinforzati dal vice di Travaglio, Stefano Feltri ( e questo non
sorprende), per il quale Draghi non è che si preoccupa del deficit italiano, ma
moltissimo delle correnti anti-euro del governo. E già, non sono gli spiccioli
che preoccupano il nostro banchiere centrale. E’ la cassaforte. La cassaforte
nella quale, da qualche lustro in qua, sono confluiti i beni e gli averi della
stragrande maggioranza degli europei e, in particolare, quelli degli europei
meridionali, a partire dalla Grecia. Non ce la ricordiamo la Troika? Tra UE,
FMI e BCE, chi c’era a manovrare il tritacarne del fiscal compact, del
pareggio di bilancio, de bail out per
banche e mai per cittadini. Chi è che strangolava la Grecia con il cappio di un
debito ben organizzato negli anni, mentre teneva a galla con il Quantitative Easing quelli con le pezze al culo, la cui
obbedienza meritava però qualche indulgenza. QE ovviamente terminato alle viste
di populisti arrembanti e di un governo a Roma che profuma di anti-euro.
Quando Draghi e Soros navigavano
sottocosta
Travaglio è
uno di cui si ammirano stupefatti la memoria e l’archivio. Quelli per i quali
ai politici sbatte sul muso la cosa detta ieri che risulta il contrario di
quella detta oggi. Sarà mai possibile che questo direttore, più documentato
della Biblioteca Nazionale, non si ricordi della letterina che nel 2011, a
cavallo del passaggio di consegne, Draghi e Trichet indirizzarono a Berlusconi,
ma in essenza al popolo, allo Stato e al
governo d’Italia? Che diceva la
letterina di raccomandazioni o mangi ‘sta ministra o ti buttiamo dalla
finestra, scritta a inaugurazione e marchio del regno Draghi? Incrementare il
ridimensionamento dei diritti dei lavoratori, incrementare le
liberalizzazioni-privatizzazioni a scopo di incremento della concorrenza,
sostenere le imprese, una complessiva, radicale e credibile strategia di
liberalizzazione dei servizi pubblici e servizi professionali, privatizzazione
su larga scala dei servizi locali, accordi a livello di impresa piuttosto che
contrattazione nazionale, salari e condizioni di lavoro ritagliati sulle
esigenze specifiche delle aziende, accordi privati con aziende piuttosto che
altri livelli di negoziazione. Insomma una torta turboliberista con il fiocco
della dittatura dell’economia (dei ricchi) sulla politica.
E tutti a
obbedire, governo dopo governo, quasi fossero i comandamenti dettati a Mosè dal
Signore. E prima, quasi vent’anni prima, da direttore del Tesoro, che ci faceva
Mario Draghi sul panfilo prestato dalla Regina d’Inghilterra a un gruppetto di
suoi fidati amici, tipo George Soros, Beniamino Andreatta (ministro del
Bilancio, ma anche della Difesa, ma anche ideatore dell’Ulivo) e superbanchieri
assortiti? Faceva un tale tifo per l’Italia che Ciampi, per contenere
l’operazione strozzinaggio del noto Soros, fu costretto a bruciare 40mila
miliardi di lire in difesa della nostra valuta (ancora nazionale, benedetta!), di
cui però non seppe (non volle) impedire la svalutazione del 30%. E allora,
venghino signori, il mercatino è allestito, tutti ottimi articoli sulle
bancarelle, a prezzo di saldo, di costo, di svendita. E, operatori i Dini, Amato,
Prodi, Bersani, D’Alema, Berlusconi, Monti, Letta, Renzi, la manovra riuscì a
tal punto che l’Italia si trovò di punto in bianco alleggerita del 75% del suo
apparato produttivo. Ci restavano Rimini e le città d’arte, peraltro svuotate
dai loro abitanti e riempite di McDonald’s e B&B.
E ora che
sta per lasciare a un tedesco, ancora più tifoso dell’Italia, cosa ereditiamo
dell’era iniziata navigando sul Britannia, compatriota Draghi? La fine di quel Quantitative Easing con cui avevi
salvato le banche riempitesi di titoli di Stato a sostegno dei governi amici di quel trentennio glorioso per le fortune
della patria e che solo per il rotto della cuffia (o delle palle dei cittadini)
non fu coronato dalla riforma Boschi. Con un governo di barbari neofascisti
come questo, eletto dai depolorables
nostrani, il trucco non serve più. Che vadano un po’ in sofferenza le bancuzze
italiane, purchè trascinino nel dissesto tutto il resto. Come in Grecia. Gli
italiani hanno voluto giocare? Scendiamo
in campo. L’arbitro lo conosciamo.
Vai
Travaglio, portagli il cappuccino a Draghi. Dove lo trovi ora? Ma da Goldman
Sachs, no?
Rai Radio 3. Prima Pagina. Rassegna stampa. Conduce Chiellino, IlSole24Ore. Avvenire della CEI, ma finanziato, non sappiamo perché da Noi Contribuenti Italiani Lavoratori Subordinati e Pensionati Comuni, e qualche Bar che rilascia lo scontrino fiscale, come quello che io frequento, tenuto da giovani ragazzi Educati e Rispettosi, Perle Rare, si sostituisce all'ISTAT e ci fornisce i dati sugli "immigrati" che sono secondo più romeni che africani stupratori e cannibali. Controlleremo. Se l'ISTAT possiede e rilascia questi dati....CONTROLLATO. L'Istat è un casinò senza accento. Non ci si capisce niente, non perché siamo scemi Noi, perché loro, artatamente, sono ambigui, imprecisi, saltabeccanti SENZA costrutto, ARTATAMENTE. In ogni caso, Noi a Casa Nostra, facciamo venire chi ci pare, non chi piace ai preti o assimilati. Ne abbiamo Facoltà.
RispondiEliminaL'esperto economico di cui sopra si CONTRADDICE. Ovviamente è a favore del TAV, contro la Sindaca Appendino, contro la regolamentazione della prescrizione, insomma contro il M5S, pronto a far secco anche Salvini nel caso non razzolasse seconda FI FI silviomumm e derivato taja-nì, vade retro ambedue, anzi ambetre. Ci dice che: gli investitori esteri che pare abbiamo un terzo SOLO dico io, del "debito pubblico" d'Italia, accumulato dai governi precedenti, scappino o non investano qui da Noi, non dice in cosa...cattedrali nel deserto come il TAV ed equipollenti? per dei motivi fondamentali: l'incertezza della pena, causa lunghezza dei processi che finiscono in prescrizione del colpevole a schiaffo della "vittima" che sarebbe l'investitore estero. La burocrazia, che non è impossibile azzerare con il benedetto "spoil system" una delle due "americanate" ultra intelligenti. La rischiosità dell'investimento. Sappiamo che l'Italia E' OBBLIGATA causa spread-pil a sganciare il 3,5% sui "prestiti" in simil bitcoin, l'interesse più alto fra i "fondatori" della ue.capestro. Il Chiellino ci racconta che questi "investitori" sarebbero attratti da tassi d'interessie più consistenti di quelli Italiani. Lor "pladroni" ci raccontano da sempre che maggiore è il tasso d'interesse, maggiore è il rischio. Quindi? Si contraddice. E chi si contraddice...è facilmente sbaragliabile. La Logica non perdona, e la Ragione neanche. Pare sia bruttissimo essere presi a Ragionate...ce lo riferisce chi ha preso Randellate a suon di Ragione, sinonimo di Bastone ! Da La Falce ed il Martello a La Ragione ed il Bastone, senza Carota, ovvio. Quella la DONIAMO ai Coniglietti, che ci piace guardare, NON mangiare !
ME MO RA BI LE !!!
RispondiEliminaSe uno va su un sito qualsiasi di streming, sezione horror, pagina di un filmaccio qualsiasi, minimo trova decine di commenti, divertiti, sbeffeggianti, incazzati, rabbiosi, insomma gran partecipazione. Noi il film horror più terrificante ce lo stiamo vivendo da un bel pò e quanti commenti troviamo qui? Manco uno. Che tristezza. Dio quanto mi manca la guerra fredda (tanto per fare una citazione filmica)! Un saluto da Pisa.
RispondiEliminaCiampi mi ha sempre lasciato perplesso - al contrario di Renzi Senior, Ciampi ha una faccia da persona onesta. Era un utile idiota ? Come si fa a mettere in Banca d'Italia uno laureato in letteratura greca? Anche Prodi, aveva un faccione onesto.
RispondiEliminaEppure hanno svenduto quasi tutto a prezzi stracciati. Per carita' non mi riferisco assolutamente a questi 2 signori. Ma la caratteristica del truffatore di successo e' avere una faccia onesta.
Misteri italiani.
Non che aspettassi il beneplacito di Alessandro Di Battista - che peraltro mi è anche simpatico - su chi sia degno di potersi definire GIORNALISTA INDIPENDENTE E VERO GIORNALISTA, ma apprendere che tra i nomi menzionati - sui quali detto per inciso per alcuni non concordo - ci sia quello di Fulvio Grimaldi, mi ha allietato alquanto la giornata. Se aggiungiamo poi che questa " segnalazione " possa suscitare curiosità in chi ancora non ha il piacere di seguirti e di leggerti - caro Fulvio - questo potrà forse essere utile a che un maggior numero di persone scoprano il tuo blog i tuoi lavori...ergo che potranno così essere indotte a scoprire la Verità!
RispondiEliminaRossana