“Se
libertà significa qualcosa, significa il diritto di dire alla gente ciò che non
desidera sentire”(George Orwell)
Caro Presidente
Roberto Fico,
Ti scrivo da elettore e sostenitore
dei 5 Stelle, sperando nel grado di credibilità che mi potrebbero conferire
sessant’anni di professione giornalistica, con oltre 150 processi per reati di
stampa in regime democristo-pidino, e che Alessandro Di Battista ha avuto la
generosità di accreditare inserendomi in un elenco di “giornalisti liberi”.
Molti, nell’attuale temperie di
neolingue e di capovolgimento di molti termini lessicali, ti definiscono “il
Cinque Stelle rosso”, quello di sinistra. Credo che, provenendo da fonti che di
sinistra sanno quanto un Aglianico del Cilento sa di patata irlandese, o da
altre che il rosso hanno iniziato, ere or sono, a confonderlo con l’arcobaleno
a stelle e strisce, anche tu nutra qualche riserva sul cappello messoti in
capo.
Tanto più che tue parole e tuoi
fatti all’origine di quell’abbaglio nei tanti che campano la vita affetti da
compulsione ossessiva di sbattere fuori dall’universo mondo il Movimento a cui
appartieni, ma salvando te, di sinistro o rosso nel senso incontaminato,
museale, del termine, a me pare non abbiano niente. A dispetto del pugno
chiuso, oggi spesso simbolo dei golpe striscianti Usa (vedi Otpor).
Rottura tra Camera italiana e Camera egiziana
Paradosso? Forse che sì, forse che
no. Vediamo. Il tuo gesto di maggiore risonanza, accanto alla cauta discrezione
osservata dai tuoi amici e colleghi, è stata la rottura dei rapporti tra la
Camera che presiedi e il parlamento egiziano. Non so se un tale gesto di
portata geopolitica spettasse alle tue competenze. Forse, prevaricava opinioni
difformi di qualche eletto. In ogni caso spostava da una Camera di eletti, la
tua, su un’altra camera di eletti materia di esclusiva attinenza giudiziaria.
Cosa c’entrano i deputati egiziani con il caso Regeni, se non in termini
puramente pubblicitari e demagogici? Poi, caro Roberto Fico, in base a quali
certezze hai adottato un provvedimento di così drastica portata retorica? Avevi
approfondito i termini della vicenda nei suoi aspetti personali, politici, giuridici,
economici? O ti sei fatto trascinare dalla corrente? Da una corrente che si sa
da dove viene e dove va a finire?
GIULIO REGENI
Avevi studiato il percome e il perchè di Giulio Regeni? Che
negli Usa si era formato presso specialisti dell’intelligence. Che a Londra,
dal 2013, aveva lavorato, con rapporti periodici di intelligence, per una delle
maggiori società angloamericane di spionaggio internazionale, industriale e
non, la Oxford Analytica. Che i dirigenti di questa impresa sono personaggi dal
passato opaco, a dir poco, come il
fondatore David Young, processato perché implicato nello scandalo Watergate che
travolse Nixon; John Negroponte, ex-direttore della United States Intelligence
Community, ambasciatore e inventore degli squadroni della morte in
Centroamerica e Iraq; Colin McColl, ex-direttore del MI6, il Servizio segreto
del Regno Unito per l’estero? Che,
collateralmente Regeni faceva il ricercatore all’università di Cambridge avendo
come tutor Anne Alexandre e Maha Abdelrahman, entrambe docenti legate alla
Fratellanza Musulmana (FM), nemica mortale del governo Al Sisi, ma in ottimi
rapporti storici con il Regno Unito?
La Fratellanza Musulmana arriva al
potere con il Presidente Mohamed Morsi (2012-2013) che con il 17% vince
un’elezione-burletta, boicottata da tutti i partiti egiziani tranne la FM. Nel
2013, dopo aver forzato l’introduzione della sharìa in un paese da sempre
largamente laico, proibito gli scioperi e perseguitato i copti cristiani, Morsi
venne spazzato via da una rivolta che aveva visto partecipare 22 milioni di
egiziani su quasi 99 e in cui si inserirono i militari, poi confermati al
potere con un plebiscito, nella persona del generale Abdel Fattah Al Sisi.
Forse gli egiziani si sono ricordati che la FM nasce negli anni 20 del secolo
scorso, sotto ispirazione britannica, per contrastare l’emergente movimento
nazionale, laico, socialisteggiante panarabo e che, da allora e fino all’Isis,
è sempre stata la quinta colonna del colonialismo.
Nel giorno in cui Al Sisi incontrava
la ministra italiana dello Sviluppo Economico, Federica Guidi, il 3 febbraio
2016, per chiudere una serie di accordi commerciali e industriali per miliardi
di euro, compresa la gestione di Zhor, il più grande giacimento di idrocarburi
del Mediterraneo da parte dell’ENI, veniva ritrovato sul lato di una strada il
cadavere martoriato di Giulio Regeni. La Guidi venne immediatamente richiamata
a Roma e i negoziati si interruppero. Con grande soddisfazione dei concorrenti
anglo-franco-americani dell’ENI che già erano riusciti a liquidare il primato
italiano nei rapporti con la Libia.
Fin dai tempi del re Faruk, prima
delle rivoluzioni nazionaliste e socialiste arabe in Egitto, Iraq, Siria,
Libia, Algeria, Yemen, i servizi di sicurezza egiziani erano considerati i più
efficienti della regione. E, a detta degli esperti, lo sono rimasti. E’
concepibile, Roberto Fico, che un intelligence di tale forza ed esperienza non
faccia scomparire una sua vittima, ma la faccia ritrovare, con tanto di segni
di tortura, nel giorno preciso in cui il governo della stessa vittima conclude
un gigantesco affare con il Cairo? Tanto da mettere in crisi i rapporti, fino
alla rottura diplomatica, eliminare dalla scena il partner privilegiato
dell’Egitto, provocare quella che tutti noi conosciamo come l’ininterrotta
campagna politica e mediatica contro il regime cairota, giudicato a priori e a
prescindere responsabile più diretto che indiretto dell’uccisione, chissà
perché, del giovane italiano?
Dirai che non è concepibile che in tre
anni gli inquirenti egiziani abbiano sbagliato pista dopo pista e
sostanzialmente ostacolato, anche nei rapporti con la magistratura italiana,
l’emergere della verità. E sei partito lancia in resta contro il parlamento
egiziano che, poco o nulla c’entra dal punto di vista istituzionale. Ne sono
rimaste soddisfatte tutte le forze politiche e mediatiche, domestiche ed
internazionali, che vedono di malocchio i rapporti tra un grande Stato europeo
e il più importante Stato arabo-africano. Hai mai sospettato che l’operazione
potesse celare qualche interesse non confessabile? Forse gli egiziani sanno
benissimo chi ha ucciso, manomesso e fatto ritrovare Regeni. Forse denunciarlo apertamente
metterebbe a repentaglio un delicatissimo equilibrio geopolitico e geo-economico
in cui l’Egitto, ora anche amico della detestata Russia e protagonista
anti-occidentale sulla scena libica, è costretto a muoversi. Ci hai pensato?
Ti sei guardato bene quel filmato di
un’evidenza solare, ma che molti hanno interpretato in senso opposto a quanto
risulta. Video in cui Regeni parla con il suo confidente, ritenuto un
oppositore sindacale, ma in effetti informatore della polizia messo al
controllo di uno straniero con riferimento centrale nella American University
del Cairo, perenne covo di spie occidentali, con antecedenti come quelli sopra
descritti e quindi decisamente sospetto. A Regeni Mohammed Abdallah aveva
provocatoriamente chiesto un aiuto per curare la madre ammalata di cancro. La
conversazione è lunga (vedi Google), ma il succo è che Regeni rifiuta e dice di
essere stato incaricato di stanziare 10milla dollari, ma per un progetto – “portami un progetto” –, non per la
malattia della mamma. E il “progetto” lo chiede a chi pensa essere un
oppositore del governo. Come se qui arrivasse un ragazzotto americano con
retroterra spionistico e chiedesse a un Landini qualsiasi di preparagli un
progetto contro Di Maio. Legale?
Caro Roberto Fico, ci sarebbe molto
da aggiungere, di elementi sia materiali che logici fondati su un presupposto
solitamente eloquente, il “cui prodest?”.
Ma puoi provvedere tu stesso. Gli elementi materiali a disposizione per i bene
intenzionati sono numerosi. Penso che a uno attento alle sorti del paese e, più,
a quelle della verità, contro ogni pre-giudizio, basti già quanto ho scritto
per fare qualche riflessione. Tardiva, ahinoi. Del resto non ci vuole molto:
questi sono ripetitivi come una novena.
Ricorda Regeni trovato mentre
l’Italia concludeva al Cairo grossi accordi a spese di altri concorrenti; poi
pensa al Golfo Persico e a quella successione di petroliere incendiate,
compresa una giapponese, proprio mentre il premier giapponese stava concordando
a Tehran, sotto attacco e sanzioni Usa, come dribblare l’embargo petrolifero di
Trump. Non credo che condividerai l’astuta analisi di dotti esperti che
attribuiscono ai governanti di Tehran, con un popolo in pessime acque a causa
di sanzioni genocide, la sindrome tafazziana del cretino che, per fare dispetto
a Xantippe, si recide le gonadi.
Mi obietterai che, comunque, quello di Al Sisi è un
regime dispotico, che maltratta e incarcera gli oppositori. Da giornalista che
frequenta quei posti da tanto e ne conosce storia, tradizioni, limiti e virtù,
direi: lascialo dire a un egiziano. Il tuo giudizio è alimentato dai media
occidentali, gli stessi che ci hanno trascinato a distruggere il più prospero
paese del Medio Oriente perché “aveva e minacciava armi di distruzione di
massa”. Ciò che non ti dicono è che, da quando i FM sono stati estromessi dal
potere (e Al Sisi si fa sentire a Mosca e a Tripoli), il loro braccio armato,
che tu sai inventato, finanziato, armato dagli Usa via alleati come Arabia
Saudita, Turchia e Qatar, ha messo in piedi una campagna terroristica che non
ha nulla da invidiare a quella con cui si è assaltata la Siria. Non passa giorno
che non vengano trucidati poliziotti, soldati, magistrati, laici, o che vengano
fatte saltare chiese copte con tutta la gente dentro.. Difficile, in queste
condizioni, a non essere grilli parlanti, pretendere che si tenga in piedi un
governo come lo vorrebbe Platone.
MIGRANTI
Un’altra cosa che non ti dicono i
nostri media e, con particolare disponibilità all’occultamento il giornale di
cui dici di essere fervente lettore, “il manifesto”. Il quotidiano tanto
“comunista” quanto antipopolare e, conseguentemente, il più livoroso di tutti
contro il M5S.La virulenza con qui questo giornale, che si finge comunista, si
lancia contro ogni provvedimento dei 5 Stelle a sostegno dei deboli e
sfruttati, non ha uguali neanche nella stampa ufficialmente dell’élite. E mi chiedo se ne apprezzi anche l’appassionato
sostegno a un’eroina di guerra (Serbia, Libia) e di colpi di Stato (Honduras)
come Hillary Clinton e al suo corrottissimo entourage, oppure tutte, ma proprie
tutte, le campagne, colorate o meno, che partono dai bassifondi di Washington e
dai forzieri del patriarca di tutte le speculazioni, George Soros. Non ti
dicono che del “fenomeno epocale, incontrollabile, inarrestabile, emigrazione”,
oltre a una linea di arrivo - il gommone in mare, i campi di pomodoro - esiste
anche una linea di partenza. Sotto controllo dello stesso circuito coloniale.
Perché epocale, incontrollabile e inarrestabile è il colonialismo. La linea di
arrivo è quello che riunisce il papa, le Chiese, gli imprenditori agricoli (possidenti,
Grande Distribuzione), industriali, logistici, commerciali (Amazon, riders,
altiforni, industria del turismo) e la smisurata armata dei buoni e solidali
sotto il segno dell’accoglienza senza se e senza ma. Quella di partenza è
gestita da agenti in loco dello stesso circuito, sempre Ong, spesso missionari.
Non so se il tuo capo politico,
incline a troppe mediazioni a perdere, come dimostrano i recenti esiti
elettorali, tenga ancora botta sulla definizione di “taxi del mare” applicata
alle Ong dette non governative, private, ma con forti ed evidenti collegamenti
a governi e centri finanziari (quelle con Soros, uomo di Belgrado, Maidan,
crollo della Lira, sono documentati). O credi davvero che tutti questi precisi
appuntamenti tra gommoni, immancabilmente in difficoltà a un tiro di schioppo
dalla Libia, e navi Ong sono il risultato di fortuite coincidenze? E, dato che la giaculatoria che i migranti
“fuggono da guerre, dittature e fame” perlomeno in Africa ha perso un po’ di
credibilità, ora tocca trovare un altro pretesto che impedisca assolutamente il
blocco dei migranti e la loro riconsegna ai libici. Ed ecco che non c’è anima
accogliente che non si stracci le vesti sugli orrori dei lager libici, stupri,
torture, assassinii.
Altro che
Auschwitz. Di cui non si vedono né i segni sulle vittime, se non di qualche
rissa, né centinaia di corpi in cura e riabilitazione nelle cliniche. E neppure
qualche immagine rubata da cellulari che pure ogni migrante ha. Solo grandi
spazi tipo hangar con gente ammassata, indubbiamente non Sharm el Sheik. Ma
neppure Auschwitz. Anche perché in tutti questi campi, dello pseudogoverno di
Tripoli o delle milizie, ci stanno i rappresentanti dell’UNHCR o dell’OIM, le
due agenzie Onu addette a favorire gli sradicamenti. Oggi si fanno passare per
attuali foto viste 8 anni fa, quando i nostri amici di Misurata (oggi
rafforzati da 500 soldati italiani) catturavano libici neri e li frustavano a
morte.
Già, caro Roberto Fico, perché di
sradicamentp si tratta. E qui siamo alla linea di partenza. Dalla quale se ne
va, magari grazie a qualcuno che gli prospetta il Bengodi in Europa, chi ha
subito il furto delle terre da parte della Monsanto, o ha visto la sua valle
inondata per colpa della Diga di Impregilo, o la sua foresta abbattuta, o la
sua terra devastata e la sua acqua inquinata dall’industria estrattiva, sempre
per mano di multinazionali straniere; o la legione francese in tutto il Sahel e
oltre occupare militarmente il suo paese, radere al suolo villaggi e comunità
che non ci stanno, depredare l’economia a forza di furti di risorse e
manomettendo ogni sovranità con la moneta coloniale FCA e le riserve auree
nelle banche parigine; ha visto
disintegrare la sua pace grazie alla
semina del solito terrorismo di cui si conoscono da sempre i padrini, o il suo
futuro azzerato dalla riduzione al sottosviluppo operato là dove il futuro si
prospettava in termini diversi e contrari a quello pianificato dalla
globalizzazione neoliberista in armi. E pensiamo a Iraq, Siria, Libia,
Afghanistan, America Latina.
Hai visto, come noi che li abbiamo
incontrati spiaggiati a Lampedusa o nei ghetti foggiani, che chi lascia il
paese lascia la comunità, recide le sua radici, la sua storia, le sue creazioni
ambientali e monumentali, la sua civiltà, il suo nome, il suo futuro. E non ne
acquista altre: finisce nelle banlieu, nei ghetti urbani del Nord, si raccoglie
intorno a disseccati residui di comunità espatriata. E’ esattamente ciò che
vuole il colonialismo e ciò che facilitano i “buoni”. E’ calcolato che solo il
3% sfugge a un destino di schiavismo, sfruttamento abietto, emarginazione,
alienazione. E diventa altro. Altro da se.
Gli immigrati, non superando l’8%
della popolazione, risultano tra il 35 e il 50 % degli autori di reati contro
la persona e la proprietà. La mafia nigeriana, che ormai controlla spaccio e
prostituzione su mandato delle altre mafie, è il frutto dello sradicamento. Chi
non mangia con la Caritas, chi non ce la fa a campare con due dollari all’ora,
va lì. Ma non ne troverai mai menzione in qualche Angelus, o in qualche
trafiletto del “manifesto”. Eppure anche queste sono vittime. Qualcuno si
integra e viene esibito per ogni dove. Buon per lui. Ma cosa ha perso la
secolare, millenaria, vicenda costruita dal suo popolo, in cambio di aver
mandato le generazioni produttive e riproduttive tra noi, al dumping e alla
destabilizzazione sociale. Una conflittualità indotta, dagli accoglitori al pari
di Salvini, che distoglie gente come te, come tutti i Cinque stelle, come tutti
i vivi,dal combattere i padroni di tutto questo.
Roberto Fico, ci danno del razzista,
perché non seguiamo i Bergoglio, gli Zanotelli, i Ciotti, il manifesto, il
buonismo degli ipocriti, nel semplicismo irresponsabile e disumano
dell’accoglienza senza se e senza ma. La chiamavano tratta fin dal ‘600. E
tratta rimane. Il capitalismo non cambia.
E’ l’accoglienza dei nuovi colonialisti. Ci danno del complottista perché proviamo a guardare dietro le quinte dell’operazione
migranti, alle vite prima del presunto naufragio, perché non ci siamo
dimenticati, a dispetto di un’operazione di chirurgia genetica che punta al
transumano, al passaggio dal già acquisito “uomo senza qualità” a quello senza
identità. Replicanti tutti indistinti e uguali, ideali per l’élite della
globalizzazione.
Anni fa, quando altri si erano arresi e intruppati,
contro tutto questo era nato un MoVimento. Oggi è in grave difficoltà sotto la
controffensiva degli governanti di sempre, e per errori e cedimenti. Un modo
per farla finita è quella di mettergli sopra un lestofante che sbraita, che
urla, ma con più volume, le stesse cose su migranti o UE e quindi fa apparire
timidi e rinunciatari voi. Oppure la butta in caciara xenofobica e razzista
antislamista, screditando i motivi sacrosanti per non far partire più nessuno
da casa sua con la promessa dello jus
soli dell’esilio in cambio della vendita ai colonialisti di quello suo. Un
altro è quello di dare del “rosso” a uno e del “giallo” all’altro. Serve solo a
spaccarvi. Non ti ci prestare.
Alla Festa della Repubblica, il 2
giugno, hai voluto usare proprio quel palco e quella ricorrenza, tu che
occasioni per esternare al popolo ne hai infinite, per sollecitarci a prenderci
cura di migranti e rom e chissà di quali altri bisognosi qui capitati. I plausi
che ti si sono rivolti hanno un sapore più fetido delle minacce rivolte dai
decerebrati di Forza Nuova alla famiglia rom di Casal Bruciato. Sono venuti da
chi sulla mala sorte di migranti e rom ha costruito una falsa reputazione e una
società di falsi. Occhio, quando ti danno del “rosso”. Intendono il contrario.
E la prossima volta che decidi di rompere i rapporti tra
la tua Camera e quella di un altro paese, prova con quella statunitense. Ventuno
anni fa il Cermis. Lì qualcuno, ben più noto di chi ha ucciso Regeni, di nostri
concittadini ne ha uccisi non uno, venti. Neanche per bloccare un accordo
inviso. Per gioco. Per divertimento. Sono ventun’anni che quegli assassini
girano liberi e indisturbati. Vogliamo rompere col Congresso o no? E quanto
alle centinaia di italiani che sono stati mandati a morire da Usa, Nato e loro
servi, con chi vogliamo rompere i rapporti, Roberto Fico?
Un saluto e un auspicio,
Fulvio Grimaldi
Applausi!!!
RispondiEliminaLettera bellissima e sentita, ma ho paura sia ormai abile ed arruolato fra i "democratically correct", per l'immigrazione disperata senza se e senza ma, per l'esportazione con le buone o con le cattive del "nostro" modello capitalistico finanziario, come il migliore ma sopratutto l'unico accettabile, per l'ubbidienza ad UE e NATO. Sperodi sbagliarmi, aspettiamo per vedere se vi saranno risposte. Ma ne dubito.
RispondiEliminaUna bella lettera, temo però che rompere col Congresso sia pura utopia...
RispondiEliminaStefano@
RispondiEliminaEra un suggerimento ironico, che questo Fico non seguirebbe mai. Tanto per stanarlo.
Temi di maturità, c'è una traccia su Dalla Chiesa, santificato in ogni dove. Tuttavia pochi ricordano essere stato responsabile di morti (in carcere e non) conseguenti repressioni di proteste per le condizioni carcerarie (Carcere di Porto Azzurro, negli anni '70) o ad azioni di polizia. E' stato quello tristemente noto per aver trasformato ordinari carceri (già non proprio confortevoli, come il film "detenuto in attesa di giudizio" mostrava in veri è propri lager definiti "carceri di massima sicurezza" con riduzione persino degli spazi vitali a disposizione dei detenuti, ben prima del 41 bis. E questo è stato raccontato da un funzionario dell'Amministrazione Carceraria a presentazione di un progetto di riqualificazione, quindi da fonte decisamente credibile.
RispondiEliminaAnche da questo si capisce l'andazzo oggi.
Mi correggo forse il Carcere era quello di Alessandria, dove i rivoltosi benchè arresi furono finiti crivellati, con il procuratore Coco di Genova, a stralciare le testimonianze dei mediatori, in quanto "mostravano animosità verso le forze dell'ordine". A porto azzuro ci fu la rivolta di Mario Tuti nel 1987 ma la trattativa fu accettata.
RispondiEliminahttps://www.lastampa.it/2014/05/12/alessandria/laltra-verit-sulla-strage-nel-carcere-CchogWJ61j98A4hFIvWg3J/pagina.html
Grande come sempre Fulvio,
RispondiEliminanon è che alla camera tira un'aria "brutta",
come il "compagno" Bertinotti,
entrato a presiedere la camera si è rovinato,
ma, mi sa tanto che chi sceglie i presidenti,
vede molto più lontano di noi,
erano farabutti da prima.
P.S. non m'aspetto una risposta dal
presidente della camera, immagino che
Di Battista una tiratina d'orecchie gliele ha fatte
e non si vede nessuna correzione di rotta,
se poi Di Battista non ha fatto niente,
un "vaffa..." (col permesso di Grillo)anche a lui.
E non solo...
RispondiEliminahttps://www.libreidee.org/2019/06/magaldi-litalia-perde-perche-la-paura-paralizza-i-gialloverdi/
Elena
Ah questi lavoratori viziati...non si precipitano di corsa a lavorare nei call center per uno strabiliante stipendio (lordo? Netto?) di 1200 € al mese! Quasi come quei bagnini, non si precipitano a Rimini per colpa del reddito di cittadinanza! Dove andremo a finire signora mia?
RispondiEliminahttps://www.corriere.it/le-inchieste/2019/06/18/nel-call-center-milano-che-non-trova-operatori-1200-euro-mese-colpa-reddito-cittadinanza-modello-ferragni/c73e3682-8ada-11e9-8cb9-71380e59e070_preview.shtml?
Eccellente. Purtroppo Fulvio, non tutti nel mio Movimento, sono svegli ed informati e tanti di loro, purtroppo, sono riusciti ad avere un ruolo di prestigio, che non sfruttano nel modo giusto.
RispondiEliminaTra le vittime che l'aereo USA ha provocato al Cermis non c'erano cittadini italiani.
RispondiEliminaAnonimo@
RispondiEliminaE allora?