Ucraina,
Palestina, Serbia, clima, ci pensano le Moire
Domenica 20.30, lunedì 12.30, martedì 14.30, mercoledì 12.30, giovedì
14.30, venerdì 18.30, sabato 08.00
Avete presente le tre Moire, dette anche Parche. Nella mitologia greca,
che contiene tutto il male, tutto il bene e tutta la saggezza che l’uomo ha
saputo produrre da quando cammina eretto, sono tre odiosissime signore che
tessono, aggrovigliano o dipanano, il filo della nostra vita e, quando
ritengono sia il caso, con gran gusto lo recidono. Abitavano nell'Olimpo, in un palazzo di bronzo, sulle cui pareti incidevano i destini degli uomini e il
cammino degli astri.
In questa
puntata di Mondocane su Byoblu, le abbiamo seguite nel loro operare qua e là
dove pareva loro che ci fosse da divertirsi, Essendo di natura eminentemente
maligna (chi se la spassa a tessere fili e, soprattutto, a tagliarli, un tasso
notevole di malvagità ce lo deve avere), le abbiamo scoperte a sforbiciare in
tre parti del mondo che promettevano ampie messi: Ucraina, Palestina, Serbia e…
clima.
Clima? Cosa
c’entra il clima con tre teatri di guerra, di macelli, di cattiverie umane
varie? Perchè per le Moire, che abbiano oggi assunto le sembianze di Biden, di
Netaniahu, o di un premier-canaglia albanese, quello che conta è tirare i fili.
Tirare, tirare, tirare e, se ancora respiri, recidere. E col clima il gioco
riesce alla perfezione.
Liquidiamo
subito la questione delle guerre-guerre: Ucraina, Palestina, Kosovo-Serbia.
Nella trasmissione delle intemperanze taglierine, peggio di quelle del
Cottarelli con i nostri bilanci di sussistenza, esercitate in questi scenari di
guerra, o quasi-guerra, è detto quanto basterà sapere. Al momento. Sono
situazioni sulle quali le Moire-Parche prevedono matasse da sbrogliare e fili
da recidere sui tempi lunghi.
La più
promettente è la filanda ucraina, che assicura tanto di quel filo da torcere e
da tagliare, anche polacco, anche baltico, domani anche variopinto Nato, da
provvedere gomitoli per anni a venire.
La Palestina,
per le Moire, è una specie di ricorrenza periodica. Se ne sprigiona un’offerta
di filo che neanche la celebrata, cara alle Moire, United Colors nei suoi tempi
più filamentosi avrebbe potuto uguagliare. L’Olimpo ne è sommerso, il palazzo
di bronzo tracima di maglioni color sangue che le Moire sono costrette a
confezionare da eccesso di fili reciso, Perlopiù raccolti dove si parla, e poi
parlava, arabo. Quasi mai dove si parla ebraico.
Del Kosovo,
dei serbi, le nostre tessitrici si erano quasi scordate. Pareva che quel filo
fosse finito, tutto quanto tranciato. E invece no. Qualcuno laggiù ha scoperto
che di fili serbi da resecare ce ne sono rimasti parecchi. Anche perché, dopo
il Nord del Kosovo, con i suoi residui sfuggiti ai tagli, rimane tutta una
grande matassa serba da sbrogliare. E c’è già chi si è mosso per farne arrivare
i capi sull’Olimpo.
Rimane il
clima. Ha cominciato Antonio Guterres, un signore che sta nella reception
dell’ONU e si preoccupa che nessuno disturbi la buona gestione con schiammazzi
o furti di asciugamani. Preso da raptus ha urlato “CO2, CO2, la fine del
mondo! Stiamo per superare i 2,5 gradi di aumento della temperatura, altro che
quell’1,5 che diceva la minimalista Greta! All’armi, all’armi, che non si veda
in giro neanche più un solo motorino a benzina!”
Non si era
spenta l’eco della disperata invocazione del segretario ONU, che da ogni
anfratto della configurazione Nato se ne potevano udire le risonanze, in un
crescendo parossistico: “Povera Ucraina, altro che morti e macerie, qui si è
prodotto tanto di quel mortale CO2, a forza di andirivieni di carri armati e
camion di rifornimenti, che neanche il Belgio in tutto un anno!” Pofferbacco!
Poteva
mancare la Gabanelli Milena in cotanto concerto? La più credibile di utte le
nostri informatrici-manipolatrici? Arruffata,
in preda a incontrollabile agitazione psicomotoria, si è presentata al
matrimonio morganatico del lunedì con Enrico Mentana, con l’aplomb consueto
stravolto in furia di baccante, mentre dalla gola arroventata le usciva l’urlo
strozzato:”E’ la catastrofe, il CO2 è la catastrofe. Non la catastrofe
dell’Ucraina, la catastrofe del mondo intero…!” Sono venuti a prenderla.
Mentre il
povero CO2, così ferocemente colpito nella buona reputazione di fonte di ogni
vita verde, andava a nascondersi in una grotta alle falde dell’Olimpo, lassù le
Moire ghignavano e arrotavano le forbici. “Altro che pandemia!”, mormorò
una.
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