venerdì 23 giugno 2023

BYOBLU – MONDOCANE XXIX ,--- --- Ucraina, Palestina, Serbia, clima, ci pensano le Moire



Ucraina, Palestina, Serbia, clima, ci pensano le Moire 

Domenica 20.30, lunedì 12.30, martedì 14.30, mercoledì 12.30, giovedì 14.30, venerdì 18.30, sabato 08.00

Avete presente le tre Moire, dette anche Parche. Nella mitologia greca, che contiene tutto il male, tutto il bene e tutta la saggezza che l’uomo ha saputo produrre da quando cammina eretto, sono tre odiosissime signore che tessono, aggrovigliano o dipanano, il filo della nostra vita e, quando ritengono sia il caso, con gran gusto lo recidono. Abitavano nell'Olimpo, in un palazzo di bronzo, sulle cui pareti incidevano i destini degli uomini e il cammino degli astri.

In questa puntata di Mondocane su Byoblu, le abbiamo seguite nel loro operare qua e là dove pareva loro che ci fosse da divertirsi, Essendo di natura eminentemente maligna (chi se la spassa a tessere fili e, soprattutto, a tagliarli, un tasso notevole di malvagità ce lo deve avere), le abbiamo scoperte a sforbiciare in tre parti del mondo che promettevano ampie messi: Ucraina, Palestina, Serbia e… clima.

Clima? Cosa c’entra il clima con tre teatri di guerra, di macelli, di cattiverie umane varie? Perchè per le Moire, che abbiano oggi assunto le sembianze di Biden, di Netaniahu, o di un premier-canaglia albanese, quello che conta è tirare i fili. Tirare, tirare, tirare e, se ancora respiri, recidere. E col clima il gioco riesce alla perfezione.

Liquidiamo subito la questione delle guerre-guerre: Ucraina, Palestina, Kosovo-Serbia. Nella trasmissione delle intemperanze taglierine, peggio di quelle del Cottarelli con i nostri bilanci di sussistenza, esercitate in questi scenari di guerra, o quasi-guerra, è detto quanto basterà sapere. Al momento. Sono situazioni sulle quali le Moire-Parche prevedono matasse da sbrogliare e fili da recidere sui tempi lunghi.

La più promettente è la filanda ucraina, che assicura tanto di quel filo da torcere e da tagliare, anche polacco, anche baltico, domani anche variopinto Nato, da provvedere gomitoli per anni a venire.

La Palestina, per le Moire, è una specie di ricorrenza periodica. Se ne sprigiona un’offerta di filo che neanche la celebrata, cara alle Moire, United Colors nei suoi tempi più filamentosi avrebbe potuto uguagliare. L’Olimpo ne è sommerso, il palazzo di bronzo tracima di maglioni color sangue che le Moire sono costrette a confezionare da eccesso di fili reciso, Perlopiù raccolti dove si parla, e poi parlava, arabo. Quasi mai dove si parla ebraico.

Del Kosovo, dei serbi, le nostre tessitrici si erano quasi scordate. Pareva che quel filo fosse finito, tutto quanto tranciato. E invece no. Qualcuno laggiù ha scoperto che di fili serbi da resecare ce ne sono rimasti parecchi. Anche perché, dopo il Nord del Kosovo, con i suoi residui sfuggiti ai tagli, rimane tutta una grande matassa serba da sbrogliare. E c’è già chi si è mosso per farne arrivare i capi sull’Olimpo.

Rimane il clima. Ha cominciato Antonio Guterres, un signore che sta nella reception dell’ONU e si preoccupa che nessuno disturbi la buona gestione con schiammazzi o furti di asciugamani. Preso da raptus ha urlato “CO2, CO2, la fine del mondo! Stiamo per superare i 2,5 gradi di aumento della temperatura, altro che quell’1,5 che diceva la minimalista Greta! All’armi, all’armi, che non si veda in giro neanche più un solo motorino a benzina!”

Non si era spenta l’eco della disperata invocazione del segretario ONU, che da ogni anfratto della configurazione Nato se ne potevano udire le risonanze, in un crescendo parossistico: “Povera Ucraina, altro che morti e macerie, qui si è prodotto tanto di quel mortale CO2, a forza di andirivieni di carri armati e camion di rifornimenti, che neanche il Belgio in tutto un anno!” Pofferbacco!

Poteva mancare la Gabanelli Milena in cotanto concerto? La più credibile di utte le nostri informatrici-manipolatrici?  Arruffata, in preda a incontrollabile agitazione psicomotoria, si è presentata al matrimonio morganatico del lunedì con Enrico Mentana, con l’aplomb consueto stravolto in furia di baccante, mentre dalla gola arroventata le usciva l’urlo strozzato:”E’ la catastrofe, il CO2 è la catastrofe. Non la catastrofe dell’Ucraina, la catastrofe del mondo intero…!” Sono venuti a prenderla.

Mentre il povero CO2, così ferocemente colpito nella buona reputazione di fonte di ogni vita verde, andava a nascondersi in una grotta alle falde dell’Olimpo, lassù le Moire ghignavano e arrotavano le forbici. “Altro che pandemia!”, mormorò una.

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