mercoledì 14 aprile 2010

PCI-ISRAELE, COME ANDARONO LE COSE. E come vanno.
















Giorgio Napolitano è sempre stato un cortese annuitore"
(Rossana Rossanda)

La scipita, minimalista, seppure ironica definizione della "veneranda maestra" ex-PCI, paragonabile a tutte la sua summa ideologica, perennemente sotto il livello della perspicacia rivoluzionaria (pensate alle valutazioni sulle "BR-album di famiglia", all'inconsulta difesa del supercialtrone Adriano Sofri, agli amorazzi per Obama, il turpe Ingrao, il Vendola-Svendola...), riceve una strepitosa risposta da Israele. Dopo l'antimafia italiana - filomafia israeliana, Roberto Saviano, dopo l'anticriminalità italiana - filocriminalità israeliana, Marco Travaglio, ecco che esibisce tra i ranghi delle sue truppe speciali anche un altro eroe del nostro tempo: Giorgio Napolitano (vedere qui sotto), premiato a Tel Aviv dagli stessi terminator e pulitori etnici che, contemporaneamente, emanano l’ordine di smammare ai palestinesi che ancora si ostinano a resistere nei miserandi resti della Palestina stuprata. Si tratta di un dispositivo militare per cui i “palestinesi infiltrati”, cioè con passaporto di altro paese (Giordania), o senza, cioè quasi tutti, devono togliersi dai sacri marroni ebrei, o finire nelle noti carceri israeliane della tortura e della cancellazione di ogni diritto. Con tanti saluti di coloro che ancora cianciano di "processo di pace" e di "due Stati per due popoli", anzichè impegnarsi per l'unica Stato decente e possibile: quello unitario di Palestina. Napolitano è il patriota, superato solo dal Fausto Bertinotti libanese e folgorizzato nell'obliterazione dell'articolo cardine della nostra Costituzione, l'11 antiguerra, e nel pornografica esaltazione dei nostri mercenari tagliagole all'estero (zitto come un avvoltoio, invece, sul sequestro Nato-ascari degli autentici eroi di Emergency, colpevoli, diversamente dagli schiavi cari a Napolitano, di vedere e di dire).

L'arguto Travaglio, dal canto suo, un po' più pertinentemente, scrive su Il Fatto di un "Napolitano che dorme e quando non dorme firma" (o viceversa), e resta anche lui sotto l'assicella. Salto della quaglia più che salto in alto. Ben altra considerazione merita questo Capo dello Stato e dell'inciucio infinocchiante. Dell'entità Napolitano e dei suoi trascorsi "miglioristi" filocraxisti (con, come si sa, alle spalle non troppo lontana la P2, confermata dalla napolitanizzazione del legittimo impedimento pro-eccellenza piduista) mi sono occupato in passato post. Qui resta solo da sottolineare come anche i suoi più consapevoli censori, restino un tantino piegati davanti alla "figura istituzionale". Embé, rivoluzionari non sono.



Ora leggete l'orripilante notizia dell'inverecondo fatto, trasmessa dal'International Solidarity Movement, sezione Italia, e poi ne troverete un adeguato commento del suo responsabile, con citazione di Giancarlo Pajetta (ex-dirigente fracassone del PCI) a proposito di PCI-Israele, cui ho apportato qualche precisazione da mia esperienza diretta. Spero che arrivi anche un appello a manifestare, il 22 aprile, contro il serialkiller Simon Peres, presidente dell'entità sionista, ricevuto dall'omologo ideologico, sindaco di Roma, al Mausoleo di Augusto. A questo appello affianco volentieri quello dei Circoli di Italia-Cuba a gridare il proprio sdegno e le proprie verità sul muso di una Rai impegnata in questi giorni a navigare nella cloaca di menzogne e diffamazioni su Cuba.

Campagne parallele e propedeutiche allo scatenamento del pacifismo obamiano in tutta l'America Latina, a partire dal colpo di Stato fascista e dai suoi squadroni della morte in Honduras, repubblica tornata delle banane in cui gli specialisti USA, Orlando Bosch e Billy Joya, stanno ripetendo i fasti stragisti dei famigerati anni'80 dei Contras. In queste ore, sotto la guida di questi arnesi del genocidio alla yankee, migliaia di contadini nella regione atlantica dell'Aguan vengono rastrellati (nove campesinos e cinque giornalisti uccisi nel solo mese d'aprile) da esercito, polizia e paramilitari colombiani (giovedì 22 aprile, ore 17.30, sede Rai, Viale Mazzini).

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Il Dan David Prize a Giorgio Napolitano

1. Che cosa è il Dan David Prize

Il 9 maggio 2010 si terrà al'Università di Tel Aviv la cerimonia di consegna dei premi Dan David (http://www.dandavidprize.org).
I premi sono assegnati tenendo conto delle tre dimensioni del tempo, il passato, il presente e il futuro.
Il premio per il passato è stato assegnato quest'anno a Giorgio Napolitano per la sua Marcia verso la democrazia.
Il premio per il presente, Letteratura: Interpretazione del XX secolo, è stato assegnato alla scrittrice canadese Margaret Atwood e allo scrittore indiano Amitav Ghosh.
Il premio per il futuro, Computer e Telecomunicazioni, è stato assegnato al Prof. Leonard Kleinrock, Professore di Computer Science all'Università della California, al dr. Gordon E. Moore cofondatore dell'Intel e al Prof. Michael O. Rabin, Professore di Computer Science alla Harvard University e alla Hebrew University di Gerusalemme.
Il premio è di un milione di dollari per ognuna delle tre sezioni.

2. Perché Giorgio Napolitano merita questo premio (*)

I meriti del Presidente della Repubblica nella definizione dei rapporti PCI-Israele prima e Italia-Israele poi sono indubbi.

* vale ricordare che hanno ricevuto il premio anche Magdi Allam nel 2006 e la Città di Roma. Quest’ultimo è stato ritirato nel 2009 da Gianni Alemanno.

a - Israele è uno stato coloniale e coloniale è anche il suo atto di nascita
Il PCI, filo-israeliano al momento della costituzione dello Stato di Israele per obbedienza all'Unione Sovietica che era d'obbligo, mutò linea politica, sempre in sintonia con Mosca, con un rapporto di Giancarlo Pajetta alla I Commissione del Comitato Centrale del PCI nel febbraio del 1970.

"È certo - scrisse l'esponente del Pci - che Israele ha dimostrato di trovare la sua forza essenziale in una esasperazione sciovinistico-religiosa; gli avvenimenti più recenti accentuano, o rendono evidente, anche agli occhi di gran parte della opinione pubblica europea e di forze politiche che ebbero durante la guerra dei “Sei giorni” posizioni di incertezza, il carattere coloniale di Israele" e aggiungeva "va ricordato - non come una curiosità storica ma come un giudizio politico - che lo stesso carattere coloniale ebbe anche l'atto di nascita di Israele".



ISM-Italia non ritiene utile in generale rivolgere appelli, a maggior ragione in casi come questi.

Si rischia il ridicolo se si dovesse chiedere a Giorgio Napolitano di rifiutare il premio.

Come ha scritto Rossana Rossanda è sempre stato “un cortese annuitore”.

L’unica dimensione possibile rimane quella della denuncia.

Naturalmente ognuno/a è libero/a di trarre lo spunto da questo documento per una sua iniziativa coinvolgendo o meno altre persone.

Io mi limiterò a spedire il documento alle mailing di ism-italia e naturalmente al presidente.

AlfredoTradardi


Utile segnalazione.
Con una precisazione.
Quando Pajetta fece quel discorso al Comitato Centrale del PCI, la svolta del partito da filo-israeliana a critica dello Stato sionista, era stata avviata da tre anni. E a titolo di storia minima, non per questo da trascurare, vorrei ricordare agli aderenti ISM Italia, che raccoglie ogni lavoro sulla Palestina tranne i miei (non me ne addonto, circolano abbondantemente), come si arrivò, anche con un piccolo contributo mio (ma sono le circostanze che contano), a quel mutamento di giudizio.


Da giornalista della BBC ero a Londra negli anni'60. Facevo anche il corrispondente per "Panorama" (allora un periodico di sinistra) e "Paese Sera". Quando il 5 giugno 1967 Israele aggredì i paesi arabi, Paese sera non riuscì a mandare a Tel Aviv un corrispondente, visto che quel governo aveva chiuso gli aeroporti. Mi chiese di tentare di arrivarci da Londra. Riuscii ad imbarcarmi su un aereo di volontari ebrei che andavano a combattere "contro gli arabi che volevano buttare a mare i sopravvissuri dell'olocausto". La posizione di Paese Sera, del PCI e pressochè universale era di condivisione di questa valutazione: eravamo già, come durante mille anni prima e come oggi, allo "scontro di civiltà".



Ma quello che vidi, seguendo le armate israeliane nell'assalto ai territori palestinesi non ancora occupati, a Egitto e Siria, l'insospettata presenza di un popolo, il palestinese, che veniva massacrato, i villaggi incendiati e rasi al suolo, l'agghiacciante odio e disprezzo razzista espresso da tutti gli ambienti dell'entità sionista nei confronti degli arabi, la realtà storica dell'invasione-occupazione-espulsione-genocidio fino allora ampiamente occultata, si potè riflettere nei miei reportages, a dispetto della censura militare israeliana. E Paese Sera, scosso da violento dibattito, tuttavia diede fiducia al suo inviato e pubblicò. Pubblicò provocando, sulla scorta anche delle informazioni oneste mandate da pochi altri colleghi, un analogo dibattito ai vertici e in tutto il PCI. La linea della verità e della giustizia storica e cronachistica prevalse. Il direttore ebreo, filoisraeliano di Paese Sera, Fausto Coen, perse il posto simultaneamente all'uscita dei miei articoli.

Ricordo che particolare emozione provocò tra i lettori, espressa in numerose lettere, il mio racconto di un viaggio a Gaza e nel Sinai occupati, organizzato per i giornalisti dal comando israeliano alcuni giorni dopo la fine della guerra.La guida era un capitano delle forze speciali. La strada costiera di Gaza, appena usciti dai territori occupati dai sionisti nel 1948, era piena di cadaveri di soldati egiziani abbandonati nei fossi. Chiesi al capitano come mai Israele non osservasse il dettato delle convenzioni di Ginevra e la consuetudine consolidata di restituire al paese d'origine o, quanto meno, di seppellire, quei corpi in putrefazione, divorati da cani e avvoltoi. Ecco la risposta, inchiodata nella mia memoria e stimolo ai miei quasi 45 anni di impegno per la Palestina e per gli arabi: "A noi israeliani piace mostrare al mondo che l'unico arabo buono è l'arabo morto". L'idea faceva il paio con le infinite scritte sui muri di Tel Aviv e di Haifa, in cui si invitava allo sterminio degli arabi "cani, topi e scimmie". Allora i sionisti e i loro padrini e accoliti parlavano preferibilmente di "arabi", dato che, come aveva sentenziato Golda Meir, "il popolo palestinese non esiste" e gli ebrei, "popolo senza terra", da Herzl in poi "tornavano in una terra senza popolo". Ma di arabi parlavano anche i palestinesi, allora riconoscentisi e riconosciuti membri di una comunità più vasta, storica, etnica, culturale, religiosa, politica: la nazione araba. Concetto fondamentale di liberazione, non isolabile, per quanto oggi tale isolamento ottusamente si pratichi, dalla questione specifica palestinese, dando per scontato che "arabi" siano i regimi vassalli degli Usa e non le loro popolazioni in endemica rivolta. Non vedere l'intima relazione tra il destino di iracheni, yemeniti, algerini, egiziani, siriani, libanesi, arabi tutti, e palestinesi, significa minare la grande forza e le incancellabili potenzialità della comunità araba. Ci sia di esempio la priorità assegnata all'unità da tutte le forze di emancipazione latinoamericane. Non per nulla nei piani politico-militari USraeliani la frantumazione dell'unità araba è il principio strategico.

Giunti a El Arish, nell'Egitto occupato, fummo trascinati nel locale muncipio. Il capitano si gettò sulla poltrona del sindaco nella sala consiliare, sbattè i piedi sul tavolo davanti a lui e fece allineare alla parete di fronte i membri del consiglio comunale, anziani arabi silenziosi, dritti e dignitosi. Abbaiò, la nostra guida: "Allora, bastardi, dite ai signori giornalisti: è meglio Israele o l'Egitto". Nel silenzio assordante difeso dai consiglieri arabi, intervenni e dissi al fascista ebreo che non desideravamo la risposta a un'intimidazione ricattatoria, mascherata da domanda e posta in quei termini e con quei toni. Il capitano non reagì. Quando, tornati a Tel Aviv, scendemmo dall'autobus, il cialtrone in uniforme mi prese per il collo e sbraitò:"Tu non sei amico di Israele!". Se Israele è come te, risposi, non le sono amico. Seguì una scazzottata e, l'indomani, all' albergo "Dan" dove abitavo, arrivò l'ordine di immediata espulsione. Paese Sera pubblicò. E pubblicò anche le mie successive corrispondenze dalla Siria del socialista Atassi, dall'Egitto di Nasser, dal Libano della combattiva diaspora palestinese. Figuratevi che, mentre Pajetta avrebbe iniziato la conversione a U del PCI sulla Palestina, il settimanale del PCI "Giorni-Vie Nuove già pubblicava i resoconti delle mie operazioni con i fedayin del Fronte Democratico che dalla Giordania penetravano in territorio occupato per imboscate a militari e coloni. Racconti, anche questi, tali da rovesciare l'assunto precedente nel suo contrario. Racconti ai cui protagonisti non si dava del "terrorista".
Fulvio Grimaldi


Elettori di Alemanno si preparano ad accogliere Simon Peres

MO: CAMPIDOGLIO, ABU MAZEN E PERES IL 22/4 ALL'ARA PACIS

(ANSA) - ROMA, 13 APR - Il 21 aprile prossimo prenderà il via a Roma
l'"Iniziativa AraPacis e l' istituzione del Consiglio per la Dignità, il
Perdono e la Riconciliazione" dedicato alla dimensione umana della pace.
Alla presentazione, il 22 aprile prossimo, parteciperanno il sindaco di
Roma Gianni Alemanno, il presidente dello Stato di Israele, Shimon Peres
e il presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese, Abu Mazen.
Lo rende noto il Campidoglio.
L'iniziativa mette Roma, in particolare l'Ara Pacis Augustea, al centro
di un articolato progetto: l'istituzione di un Consiglio universale
permanente per la Dignità, il Perdono e la Riconciliazione, dedicato
alla dimensione umana della pace. Il Consiglio assisterà Governi,
Istituzioni e Comunità apportando un contributo di natura etica, morale,
culturale e pedagogica, garantendo che il rispetto, la comprensione e il
dialogo siano parte costitutiva dei processi di pace.
L'"Iniziativa Ara Pacis" nasce sotto l'Alto Patronato del Presidente
della Repubblica, con il Patrocinio della Presidenza del Consiglio dei
Ministri e del Ministero degli Affari Esteri.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

A proposito (si fa per dire...), avete visto per caso il tg3 nei giorni scorsi ? No ? Peccato, vi siete persi un servizio su Cuba e su una delle tante eroine (la Sanchez) che con "sommo sprezzo del pericolo" davanti al computer e con le chiappe sedute denuncia i "crimini" del "regime" dei Castro !!! Eroica non c'e' che dire...

Ma la notizia vera e' che il tg3 ha definitivamente abbandonato Cuba per abbracciare acriticamente Sant'Obama, il servizio infatti cosi' com'era poteva andare indifferentemente sul tg1 di Minzolini o sul tg5 di Mimun, insomma se vogliamo capire realmente quali siano i veri poteri che governano il mondo non ci vuole molto...(del resto i Di Bella ed i Berlinguer avevano ed hanno qualconsa in comune, una certa comune appartenenza...).

Ciao ciao

Andrea

Anonimo ha detto...

Caro Fulvio, è possibile leggere da qualche parte i tuoi reportage pubblicati su "Paese Sera"?

Una lettrice.

Anonimo ha detto...

Solo nella Biblioteca Nazionale.
Fulvio

roberto ha detto...

a volte credo che occorra dire le cose molto in chiaro, credo anche che i pochi italici molto ben informati debbano anche individuare il filo conduttore delle tante informazioni vere che apprendono. Vorrei cominciare dal nostro presidente. Dovrebbe essere ovvio che i potenti e gli illuminati non mettono al vertice dello stato un loro nemico bensì un loro amico. Quidi il presidente è amico degli illuminati. Se ritorniamo indietro negli anni scopriamo che il mentore politico del nostro eroe fu Giovanni Amendola,liberale e massone capo-loggia, padre del piu' noto Giorgio. Ancora possiamo ricordare e collegare che l'attuale presidente aveva il visto sempre aperto per gli Usa quando nessun dirigente comunista poteva averne uno di nemmeno 6 ore. E ancora, la firma del D.P. del 12/12/2006 che, tradendo la costituzione, riconosceva a Bankitalia il suo carattere privato. Ho scritto tradendo la Costituzione perche' la stessa assegna la sovranita'al popolo, compresa ovviamente quella monetaria. Infine il continuo inneggiare al Nuovo ordine Mondiale ogni volta che se ne presenta l'occasione chiude il quadro. Tutto chiaro, amici? Intendo dire se è chiaro che la nostra è una finta democrazia e che il popolo è ingannato dalla sera alla mattina e dalla mattina alla sera. Poi possiamo cantarcela e suonarcela come meglio crediamo ma i fatti sono fatti, come sono fatti le clausole segrete contenute nell'armistizio di Cassibile che a distanza di 60 anni ancora non sono state rese pubbliche. così sapete anche perche' sono senza speranza. Il cancro illuminato si è talmente metastatizzato in ogni ganglio del paese da rendere impossibie estirparlo. Mi sembra che la storia attuale mi stia dando ragione, Anche perche' manca la consapevolezza e senza di essa il popolo è cieco, sordo e muto. Buona domenica a tutti. ciao Fulvio carissimo.