martedì 31 ottobre 2023

AUSCHWITZ A GAZA – NETANIAHU A ROMA

 


https://youtu.be/aZA-4MAaXys

https://www.youtube.com/watch?v=aZA-4MAaXys

Visione TV “Dietro il sipario”: Francesco Toscano cone Fulvio Scaglione, Moreno Pasquinelli e Fulvio Grimaldi

 

Un’umanità sopravvissuta alla decimazione operata da inganni pandemici, truffe climatiche, terrorismi di Stato e di Impero, manipolazioni migratorie, sterminio di poveri, Zelensky, Trump, Biden e Draghi, prosseneti mediatici, si ritrova in piazza sotto i vessilli della Palestina (alla faccia dei “pacifisti “equidistanti”).

IL Sud emisferico e politico e il cuore del mondo eurasiatico si schierano con i martiri combattenti di Gaza e della Palestina. L’ultimo e il più feroce dei colonialismi, quanto a sostegni internazionali, può contare solo sui colpi di coda del Jack lo Squartatore di Washington. Ha, cioè, gli anni, probabilmente i mesi, contati. Al netto dell’armageddon tuttora in bilico sui neuroni bacati di quelli dell’11 settembre.

Agitando lo stendardo, lacerato da testimonianze e prove avverse, del falso terrorismo Hamas del 7 ottobre, Israele, sempre sconfitta sul campo, bombarda ciò che c’è da bombardare, privilegiando ospedali e rifugi ONU. Tecnica del cojio dove mi va di cojere. Per fare del lago di sangue, creato 75 anni fa, un mare. Morto.

Tecnica in atto a Gaza e in Cisgiordania, propedeutica in Siria e Libano, progettata per l’Iran. Il disegno, nel quale è storicamente incastonata la Grande Israele dal Nilo all’Eufrate, l’avevano iniziato a tratteggiare con la demolizione dei custodi storici di quelle lande: guerre a Iraq, Libia, Siria, Libano, Yemen e le cosiddette primavere arabe, fallite in Egitto, Tunisia, Algeria. Fondamentale, a questo punto, seccare la sorgente di ogni diritto, e relativa resistenza, a partire da quella palestinese, cordone ombelicale del mondo giusto e libero.

E’, insieme alla fine dell’ucrainizzazione dell’Occidente, rimasta appigliata soltanto a regimi europei dall’istinto mignottaro, la fine della globalizzazione a regime totalitario unipolare. Sancita da BRICS, Russia, Cina, Sud del mondo.

C’è ancora chi, come Zelensky e Netaniahu, cerca la scappatoia del topo. Divorare tanto formaggio, fino ad affrontare spavaldamente il rischio di scoppiarne, congenito nei divoratori. Nella Roma prima zelenskizzata, ora netaniahuzzata, perennemente atlantizzata, ontologicamente dalla parte dei genocidari dei poveri, si prova il calcio d’angolo contro la squadra Popolo.

Messa alle strette da incompetenza, cialtronaggine familista e clientelare, malaffare, spudoratamente inetta, la cosca Meloni-Salvini-Nordio-Crosetto fa il lancio al primo palo: la Costituzione. Premierato subito, un feldmaresciallo eletto dal popolo (libero e bene informato!) e perciò inamovibile grazie a un parlamento funambolo sulla corda dell’autoconservazione economica, a una magistratura eunuchizzata, a un popolo pettinato da sinistra e ammanettato da destra.

Cosa ci guadagniamo noi? Una trionfale secessione dei ricchi travestita da autonomia differenziata, nella quale ciò che studiano i ragazzi è dettato da una manica di ignorantoni e come – e se - ci si cura la salute lo organizza l’associazione a delinquere delle cliniche  a gettone.

A Gaza, amici carissimi, stanno male, ma neanche noi ci sentiamo tanto bene.

Forza e coraggio. E organizzazione. Non solo per la piazza. Costruire la trincea in cui resistere e poi uscirne a conquistare il territorio. I movimenti smuovono le acque, ma è l’organizzazione che le fa diventare corrente.

domenica 29 ottobre 2023

CORDONE OMBELICALE PALESTI

 


 

UN COMPENDIO DI QUANTO L’IMPERIALISMO E IL SIONISMO HANNO FATTO E SI PROPONGONO NEL MEDIORIENTE DELLA RINASCITA ARABA, DELLA RICCHEZZA ENERGETICA, DELLA POSIZIONE STRATEGICA IRRINUNCIABILE, PER LA GUERRA DEI MONDI E IL NUOVO ORDINE MONDIALE

DOPO LE FASI PROPEDEUTICHE DELLE GUERRE A IRAQ, LIBIA, SIRIA, YEMEN, SUDAN, LE RIVOLUZIONI COLORATE IN LIBANO, EGITTO E ALGERIA, SIAMO AL CAPITOLO PALESTINA,

 

https://bitly.ws/XueV

Link per DEMONI IN TERRA SANTA

sabato 28 ottobre 2023

ISRAELE-PALESTINA, REGNO DELL’ORRORE E DELLE BUFALE

 



BYOBLU-MONDOCANE PUNTATA 3/5, in onda domenica 21.30, repliche lunedì 9.30, martedì 11.00, mercoledì 22.30, giovedì 10.00, sabato 16.30, domenica 09.00

Non poteva non trattarsi di Palestina e, nello specifico, di Gaza, ombelico del mondo che, se venisse reciso, il dissanguamento colpirebbe l’intero vivente sul pianeta. Per il quale, peraltro, c’è che si presenta pronto a provocarlo: Gaza non basta, intanto bombardiamo Siria e Iraq, poi l’Iran si vedrà. Nel Mediterraneo abbiamo portato più roba che spara, uccide, distrugge, di quanto ci era servito nel 1942 per debellare il feldmaresciallo Rommel. Per il caso che anche qui i nativi pretendessero di restare a casa loro e fare di testa loro.

Finchè c’è guerra c’è speranza di sopravvivere al proprio disfacimento economico, sociale, culturale, morale. Basta avere più armi di tutti e essere più pronti di tutti a utilizzarle. Siamo, o non siamo, la razza di Jack lo Squartatore, di Mr. Hyde, di chi ha fatto fuori senza battere ciglio 50 milioni di pellerossa e, da lì al minuto presente, non ha mai smesso, grazie anche alle deleghe splendidamente assunte da alleati, servi e un carcinoma in Medioriente capace di fantastiche metastasi.



Cosa è davvero successo il 7 ottobre tra Palestina espropriata e Gaza e nei kibbutz costruiti sulle macerie carbonizzate di villaggi palestinesi? Quali sono le testimonianze altre, ma decisive, che, al pari dei pareri di scienziati no Vax, o no pianeta arrosto, sono inudibili e invisibili e, se scappano fuori, vengono trucidati senza pietà?

Chi è venuto in visita dall’Ucraina in Israele, sotto le insegne e nel segno di coloro che i predecessori degli attuali intrusi in Palestina avevano sterminato, calorosamente accolto dagli Stati Maggiori locali, ansiosi di emulare e superare quanto dagli ospiti combinato in Donbass?

E non è un mondo avviato alla perfezione quello che a un Segretario ONU che dice ovvietà sulla reazione di un bambino preso a calci in faccia, intima di buttarsi dall’ultimo piano del Palazzo di Vetro?

Intanto l’umanità sana, concentrata a Sud e a Est (ma non solo, vedi i 100.000 a Londra) ha sfondato lo specchio deformante che a noi ancora ci fa vedere lanterne per lucciole, cioè carnefici per vittime. Umanità che ha capito l’antifona: olocausto che copre olocausto, e questo, e solo questo, potrà porre fine a chi si ostina a perpetrarne.

C’è anche un accenno all’altro Terminator, quello delle inoculazioni, che, costretto da un’evidenza vasta come il mondo di morti e menomati, ha dovuto scrivere che con quel preparato tossico ti zompa il cuore.

Poi c’è dell’altro.

domenica 22 ottobre 2023

QUASI CENT’ANNI, RIVOLUZIONANDO QUA E LA’

 



Anima giornalistica del nostro mensile “Visione. Un altro sguardo sul mondo”, Fulvio Grimaldi collabora anche al sesto volume dedicato al tema della rivoluzione, raccontando le “sue” rivoluzioni, quelle osservate, quelle vissute, quelle supportate.

Ho sentito dire che di rivoluzioni ce ne sarebbero state solo due, quella francese del 1789 e la russa del 1917. Intanto, chiariamo che le rivoluzioni hanno una loro ragione d’essere nelle società che si sono collocate nel tempo lineare, perlopiù anche inevitabilmente deterministiche, mentre non trovano né motivazioni, né necessità, in quelle che si sono stabilite nell’eternità del tempo circolare. Quali delle due abbiano compiuto la scelta migliore è una bella offerta di dibattito. Più felici i Sioux di Cavallo Pazzo, o i prussiani di Kant?

A me sembra che ce ne sia stata qualcuna di più di quelle due, più o meno riuscita, più o meno solidificata o, peggio, mummificata. Ne ho visto persino io alcune e a una, nostra, ho addirittura partecipato. Si deve ammettere che alla Rivoluzione francese va ascritto il risultato eccezionale di aver messo in discussione il millenario principio di autorità di derivazione divina, come incorporato nelle monarchie assolute, consentendo solo la sopravvivenza temporanea di forme epigonali di trascendenza (peraltro non tutte stentate, se vaghiamo sul mappamondo dal Regno Unito alle petromonarchie del Golfo e a certe autocrazie coronate africane e asiatiche).

Il percorso carsico, ma inarrestabile, iniziato dalla Rivoluzione francese per quanto riguarda il principio di autorità (da monarchica, con corredo aristocratico, di legittimazione divina, a popolare, legittimata dalla ragione e dal consenso), trova il suo parallelo in quello altrettanto carsico innescato dalla Rivoluzione d’Ottobre. Qui il riferimento è al superamento di una classe dalla minoranza numerica e prevalenza economica (capitalista borghese), e al diritto da essa rivendicato e praticato di estrarre plusvalore a ricostruzione di un potere che, gradualmente, da Lenin a Stalin, torna a essere assoluto. Azzardando, si può congetturare che, in entrambi i casi, dalla “ragion teorica” si è passati alla “ragion pratica”.

Per leggere la restante parte dell’articolo e il sesto volume della rivista, effettua il tuo ordine al link: https://visionetv.it/prodotto/tempo-di-rivoluzione-06-2023/



sabato 21 ottobre 2023

TERRORISTA A CHI? 2.0

 


 

BYOBLU – MONDOCANE 3/4,  in onda domenica 21.30. Repliche lunedì 9.30, martedì 11.00, mercoledì 22.30, giovedì10.00, sabato 16.30, domenica 09.00

Terrorista a chi? A chi in due settimane ha ammazzato con le bombe 5000 civili, tra donne, bambini, uomini rifugiatisi in ospedali, scuole, chiese, sedi ONU. O a chi il 7 ottobre ha colpito un gruppo di occupanti della propria terra sottratta, tutti o ex militari, o futuri militari della potenza occupante ed è poi stato colpito da immonde calunnie circa bambini decapitati per giustificare un genocidio in progress? (vedere la donna israeliana ferita del Kibbutz attaccato da Hamas che attribuisce le vittime alla reazione dei soldati israeliani)

Terrorista a chi? Ma sicuramente a quei massimi fetentoni, perlopiù di destra, che mescolano il diavolo con l’acqua santa, per dire, quando provano a costringerci dalla parte dei concentrazionisti israeliani dicendo che Hamas è Isis sono la stessa cosa. Pensate il mercenariato atlantosionista, la Gladio con la mezzaluna, armata e pagata da Turchia e USA, uguale a chi dai committenti e ufficiali pagatori di questa feccia, usata a favore degli Stati di polizia in Occidente e per lo sterminio di civili egiziani, libici, siriani, iracheni, afghani, serbi, è stato e viene massacrato!



Qua uno che riveste la carica di ministro della Difesa (Difesa? Da 75 anni Israele non pratica che l’offesa) dà degli “animali” alle persone che vivono a Gaza, sotto un genocidio strisciante che è diventato immediato e definitivo, viene corroborato dal capo di governo di quel paese che le definisce “bestie”. Nessuno se ne adombra, nemmeno quando rientra nella stessa dimensione peggio-che-nazista (perché aggravata da ipocrisia, dato che si addobba da democrazia e difesa dei diritti umani) l’ambasciatrice nel Regno unito di quella entità coloniale, Tzipi Hotovely, Parafrasando la sorella in stragi di bambini e segretaria di Stato Usa, Madeleine Albright, dalla lapidaria constatazione che 500.000 bambini uccisi in Iraq da guerra ed embargo erano un giusto prezzo, ha assicurato a Israele la licenza di uccidere 600.000 palestinesi (ma non basta), “proprio come i britannici ebbero il diritto di uccidere 600.000 civili tedeschi nelle città rase al suolo”.

Sono nostri alleati, bastioni della civiltà occidentale.

 Del resto non si sono visti i lamentatori cronici e sistemici europei di quell’altro olocausto precipitarsi a reggere lo strascico nello sposalizio tra il necrofago Israele e la Palestina da genocidare, a partire dal britannico Sunak, digiuno di banchetti coloniali, al rintronato comandante in capo bulimico di guerre, al tedesco Scholz che si carica di colpe altrui, di generazioni morte e seppellite, per correre a coprire le colpe di vittime fattesi carnefici.

Cosa ce ne fotte di bambini introvabili sotto i calcinacci di ospedali, scuole, altri rifugi “sicuri”, di masse bombardate sulla via di fuga assicuratagli, quando si tratta della propria sopravvivenza politica. Sopravvivenza, magari anche fisica, assicurata a questi scherani  NATO, alle Giorgia, Ursula, Baerbock, marionette con il coltello tra i denti, e a tutti gli altri fantocci messi, o lasciati, al loro posti da chi, con i suoi azionisti, controlla e comanda cosa deve succedere nel mondo. Come, a suo tempo, aveva creato, controllato, comandato cosa doveva nascere in Palestina e cosa doveva essere agevolato verso l’estinzione..

La puntata narra di un Jack lo Squartatore trasferitosi in Palestina e che lì impazza menando mannaiate ovunque scovi presenze indesiderate che intralcino il percorso della sua scure. Ma spiega anche come tutto questo non si svolga solo tra il fiume Giordano e il mare. Chi si credeva che le due guerre all’Iraq, quelle a Siria e Libia, le primavere arabe, le invasioni del Libano, le operazioni di destabilizzazioni “umanitarie” e “democratiche” di Iran, Algeria, Egitto, l’invenzione dell’ISIS (con i feriti in Siria curati nelle cliniche di Netaniahu sul Golan), fossero un’altra storia rispetto a Palestine-Israele, si ricreda,

Tout se tient.

 


mercoledì 18 ottobre 2023

Quando l’impunità ti fa perdere la testa --- NIENTE SARA’ COME PRIMA

 


Quando l’impunità ti fa perdere la testa

NIENTE SARA’ COME PRIMA


Visione TV diretta di Francesco Toscano con Beirut e Andrea Lucidi.  Interventi di Pino Cabras, Chiara Nelli e Fulvio Grimaldi

https://www.youtube.com/watch?v=vog08ul7eT4

https://youtu.be/vog08ul7eT4

 

L’impunità garantita allo stato occupante e colonialista israeliano ha, come suole, portato a un eccesso di tracotanza di evidente segno patologico con effetti autodistruttivi. Ne è prova inconfutabile lo spaventoso olocausto inflitto a 2,3 milioni di civili rifugiati da precedenti persecuzioni ed espulsioni, bombardati addirittura mentre erano in fuga nei cosiddetti “corridoi umanitari” e culminato con l’apocalittica strage di 500 civili nell’ospedale di Gaza.

La vicenda ha cambiato di colpo la prospettiva dell’Occidente imperialista e del suo avamposto israeliano, mettendo in radicale discussione il progetto della “normalizzazaione” tra Stato dell’Apartheid sionista e paesi arabi con l’esito strategicamente finale della Grande Israele, vaticinata da Theodor Herzl e Chaim Weizman e rimasto in cima all’agenda dei dirigenti israeliani e di tutto il movimento sionista.

Un progetto sullo sfondo del quale si intravede la marcia di avvicinamento con le guerre d’aggressione agli Stati arabi avversari di Israele, Iraq, Libia, Siria, Egitto, Libano, mirate ad indebolirli fino alla totale disgregazione, anche con il concorso del mercenariato ISIS, ora in procinto di essere riattivato in Europa.

Due grandi potenze come Cina e Russia si sono decisamente schierate contro lo Stato criminale e a favore della causa palestinese che torna a mettere all’ordine del giorno una necessità storica che Occidente e Israele avevano tentato di obliterare: lo Stato Palestinese.

Voci di popolo dall’intero mondo arabo, a dispetto di alcune oligarchie regnanti, e dal tutto il Sud globale, condannano Israele e il suo regime. Regime totalitario e razzista messo in crisi perfino dalla propria popolazione (sebbene per altri motivi). La situazione geopolitica in Medioriente si è capovolta, con effetti che si riverbereranno su tutto il pianeta.

lunedì 16 ottobre 2023

 



TERRORISTI, TERRORIZZANTI, TERRORIZZATI

Il Grimaldello. Enrica Perucchietti con Fulvio Grimaldi

https://visionetv.it/category/video/il-grimaldello/

https://youtu.be/AiNA0CLW-Zs

 

Chi l’avesse perso in diretta e avesse qualche curiosità su cosa c’è dentro, se lo ritrova qui.

Tra i temi del confronto il dubbio e lo scontro del secolo: Israele se l’è lasciato fare, o l’ha subito? A mio parere, da vecchio mediorientalista, la seconda che ho detto. Anche perché è già successo altre volte che lo stato più armato e bellicoso del mondo (dopo gli USA,,ma solo per dimensioni) si fosse fatto trovare a pantaloni abbassati. Il mito dell’invincibilità era fuffa per i romani ed è fuffa per lo Stato (esclusivo) degli ebrei (per quanto eletti). Ma serve moltissimo alla paralisi di chi lo guarda e, dunque, all’impunità del guardato.

Intanto scopriamo l’acqua calda; che ogni evento brutto, da loro concepito e attuato, gli  serve per stringerci un altro pochino il cappio al collo. S’è visto con la pandemia artificiale, si vede col cambiamento climatico artefatto, ancora prima l’abbiamo sperimentato con il terrorismo islamico made in CIA-Mossad (che ora promettono di tirar fuori dalla naftalina) Vedi Valditara, che manda gli ispettori nelle scuole dove si è manifestato pro Palestina e raccomanda la prigione per gli adolescenti votati al male.

Un pensierino affettuoso l’abbiamo mandato anche a Jolanda Apostolico di cui, probabilmente, non condivido la valutazione del fenomeno migratorio come fuga di poveracci da fame e persecuzione, ma dalla cui pallida faccia in un video, tempestivo quanto anonimo, traiamo la convinzione che la Gestapo è tuttora tra noi.

E, insieme ad altre cose, ci rimane, imponente per mole e mercato, Guido Crosetto. Con “Yo soy Giorgia… una mujer” (gli spagnoli altrimenti non l’avrebbero saputo) il nostrano Shreck (in tedesco “spavento”), la coppia innamoratasi di soldatini di piombo fin dall’asilo,  ha fatto piazza pulita delle ubbie per cui noi le armi le davamo solo a chi non le avrebbe mai usate. Inaccettabile, innaturale per un lobbista di tutti gli armaioli che con i cingoli ha conquistato il ministero di Via XX Settembre e naviga nella scia di una conventio ad includendum USA, per cui l’80% dei generali, deposta l’uniforme e le armi, riprendono  a giocare con queste ultime da dirigenti nell’industria delle armi. Porte girevoli.

Dal momento che viviamo nell’era progressista e progredita del bellum necesse est per mandare avanti il baraccone del dissestato capitalismo, ecco che tagliare fuori un parlamento in cui, dio non voglia, si potrebbero annidare ancora due pacifisti e mezzo, è obbligo morale, oltrechè capitale (nel senso di spiccioli). Come quasi tutto il resto, le armi e chi le vende e a chi, finiscono in grembo a “Yo soy Giorgia… una mujer”.

Giorgia e Guido (un hombre) si faranno un comitato a Palazzo Chigi che, superata la vecchia leggiaccia che vietava le armi ai paesi belligeranti, le venderà a tutti, con particolare predilezione a chi combatterà le nostre battaglie di civiltà. Quelle dei ricchi ai poveri e dei bianchi ai bruni. Come proprio ora, guarda la coincidenza, in Palestina e, domani, come apparirebbe, in tutto il mondo. “Nostro mercato è il mondo intero, nostra legge i chi sparerà”

mercoledì 11 ottobre 2023

Consistere melius quam speculari --- MEGLIO DALLA PARTE DEL TORTO CHE DALLA PARTE DEL MALE

 Consistere melius quam speculari

MEGLIO DALLA PARTE DEL TORTO CHE DALLA PARTE DEL MALE

 

Visione TV: Francesco Toscano ed Enrica Perucchietti, con Andrea Legni, Giammarco Landi e Fulvio Grimaldi

https://www.youtube.com/watch?v=RahSRF5YU84

https://youtu.be/RahSRF5YU84




 Io, io, io

Perdonatemi se, pescando nelle nebbie del mio latinorum liceale e cercando di dire che schierarsi è meglio che considerare, ho scritto una puttanata. Il che non toglie niente alla mia convinzione che mai come oggi, mai come guardando prima all’Ucraina e poi alla Palestina/Israele, con in mezzo i disastri da crimini contro l’umanità di Afghanistan, Libia, Siria, Iraq, Yemen, Libano, Somalia, Armeni, più colpi di Stato USA vari, tocca stare con coloro cui il vociferare dominante dà torto. Coloro contro i quali sbraita la spia CIA Giuliano Ferrara, con dietro, a passo dell’oca e insegne svasticate coperte, le armate di altrettanti sodali CIA-e-affini, travestiti da giornalisti e rappresentani del popolo.

Io ho visto Sabra e Shatila dove, sotto gli occhi del generale Sharon e dell’esercito invasore, 1.300 donne e bambini sono stati fatti a pezzi;  io conosco la Palestina torturata, ammazzata, negata da 75 anni e la frequento da 56. Io ho vissuto a Gaza con Vittorio Arrigoni l’esperienza di cosa fa un gatto enorme a un topo piccolo piccolo. Io ho raccolto le testimonianze e le immagini di chi s’è visto bruciare vivi i fratelli, figli, padri, madri, sorelle, con addosso il fosforo bianco lanciato da uno dei più potenti, nuclearizzati, spietati e immorali esercito del mondo.

Io, sulle pareti delle case di Gaza invase, ho letto e riletto la scritta “Ammazzare arabi!”, accompagnato da graffiti che disegnavano cimiteri. Scritte che insistono a ricordarmi quel capitano israeliano che, nel giugno 1967, a guerra dei Sei Giorni vinta, mi disse: “L’unico arabo buono è l’arabo morto”. Detto che percuote anche gli abitanti di Gerusalemme Est, ogni volta che bande di teppisti  ispirati da Netaniahu, Ben Gvir Smotrich, percorrono quella che doveva essere, secondo l’ONU, la capitale dello Stato palestinese.

Io sono stato nella casa di quel medico arabo che, in pieno “Piombo Fuso”, mentre era in collegamento con una TV israeliana, si è visto arrivare un missile che gli ha incenerito le tre figlie piccole. Io ho visto, ridotti a neo-cavernicoli, vivere tra le macerie buona parte di 2 milioni di persone innocenti. Io ho ascoltato una bimba di 12 anni raccontarmi come 13 membri della sua famiglia siano stati trucidati quando erano in casa sotto le bombe, o in fila, prigionieri con fazzoletti bianchi, sparati prima ancora di giungere alle fosse comuni.

Io mi sono beccato una bronchite cronica a Ramallah, per aver tentato di documentare una manifestazione pacifica di studenti universitari sotto un diluvio di gas tossici, proibiti da convenzione internazionale, ma respirati dai palestinesi ininterrottamente da 50 anni. Io sono anche quello che, proprio di questi tempi, ha visto terroristi veri - quelli, cioè, inventati, rastrellati, addestrati, armati, pagati, dalle nostre note centrali terroristiche e False Flag – scuoiare, bruciare vivi, annegare in gabbie, stuprare, impiccare civili siriani, non disposti a fare del loro paese quello che la banda Zelensky fa dell’Ucraina; mentre i feriti di questi stessi terroristi venivano amorevolmente riparati in territori occupati da Israele e visitati dal premier dell’ “Unica Democrazia del Medioriente”.

Sono stato in Israele, dopo la spartizione ONU della Palestina tra autoctoni e neoarrivati, quando gli invasori si erano già fatti largo a Deir Yassin, inaugurando il terrorismo sionista con il massacro dei 200 abitanti di quel villaggio. E ci sono stato prima degli accordi di Oslo, 1991, quando, dopo la Guerra dei Sei Giorni, tutta la Palestina da spartire era diventata tutta Israele. Ci sono stato anche dopo Oslo, con la nuova spartizione risultata in qualche frammento di Palestina lasciato ad amministratori collaborazionisti, alla Abu Mazen, ma con addosso 500.000 coloni fatti arrivare da fuori e garantiti nelle loro incursioni e rapine di terra, da occupanti armati che non avrebbero dovuto starci.

Io sono figlio di un Occidente europeo dei cui valori è stata riempita la mia formazione e dei cui valori gocciolano tuttora cronache e istorie. Valori basate su:

crociate genocide, guerre di religione all’interno della stessa religione, colonialismo e neocolonialismo, predatori e saccheggiatori, guerre di sterminio di innocenti ma di esportazione della democrazia, trasposizione di popoli poveri perché facessero più poveri i popoli che stavano meglio perché meglio i loro capi avevano rubato, guerre di terroristi là dove non conveniva più impegnare i propri cittadini armati, e sempre guerra sociocida dei quattro ricchi contro 7,5 miliardi di poveri, di cui Gaza, la Palestina sono l‘icona.

Gaza, la Palestina, sono l’ombelico del mondo, Reciso quello, moriamo tutti.

Per cui non venite a parlarmi di Hamas

domenica 8 ottobre 2023

UNA TIGRE DI CARTA? In Medioriente cambia il mondo

 


Gaza, la folla festeggia i suoi combattenti

  

Paolo Arigotti intervista Fulvio Grimaldi su quanto sta accadendo in Palestina e Medioriente

https://youtu.be/7gCucoba0u0

 

Di fronte all’apocalisse abbattutasi sulla Palestina, nello specifico su Israele e su Gaza, la reazione di molti, tutti provetti analisti, è questa: “E’ evidente che Netaniahu ha lasciato fare a Hamas. Cercava l’occasione per farla definitivamente finita con i terroristi islamici.” E’ talmente radicata nei bene intenzionati verso “l’unica democrazia del Medioriente”, la convinzione dell’infallibilità (di origine biblica?) e invulnerabilità dello stato proclamatosi nel 2018, sui territori invasi e occupati, “Stato degli ebrei”, che la semplice idea che la Quarta Potenza Militare mondiale possa aver subito un rovescio, gli torna blasfema e surreale.

Discorso che vale in particolare per i servizi di intelligence, unanimemente riconosciuti i migliori del mondo, il Mossad, esterno, e lo Shin bet, interno. Difficile accettare che questi due strumenti di sorveglianza, spionaggio e operazioni clandestine, si siano lasciati sorprendere a tal punto. Tanto più che c’è chi gli attribuisce la disponibilità di ben 50 palestinesi infiltrati a Gaza. Ma chi li sospetta consapevoli e fruitori, si rende conto della catastrofe d’immagine e di credibilità subita e di che colpo sia stato inferto alla sicurezza psicologica e alla fiducia nello Stato dei cittadini israeliani?

Invece no, tigre di carta – esagerando un tantino - Israele lo ha dimostrato di esserlo, pur sempre capace di ficcare i propri artigli su gente inerme e ragazzini lanciatori di sassi. La propaganda della sua imbattibilità serve essenzialmente a rendere rassegnato chi l’attribuisce a una realtà  mmodificabile, per quanto nequizie compia e sangue sparga.

Nella mia esperienza personale, a parte la Guerra dei Sei Giorni, riuscita in un battibaleno grazie alla distruzione a sorpresa di tutte le aeronautiche dei paesi nemici, ogni altra vicenda bellica gli ha detto male. Nel 1973, Guerra del Kippur, oggi ricordata dall’irruzione dei palestinesi nell’inviolabile terra assegnatasi dagli israeliani, Israele fu preso totalmente alla sprovvista e si salvò grazie al massiccio contributo di armi statunitensi.

Nel 2000 e nel 2006, a dispetto dei bombardamenti a tappeto su Beirut e altre città libanesi, Israele fu cacciato dal Libano da Hezbollah, una forza guerrigliera armata di stracci e Kalashnikov. Negli anni ’80 e poi 2000, le due Intifade, protrattesi per anni in virtù di una sollevazione di ragazzi eminentemente disarmati, portarono alla più grave crisi mai conosciuta dallo Stato colonialista e confessionale: venne a mancare l’immigrazione, vitale per contenere l’espansione demografica dei palestinesi e, anzi, ebrei immigrati iniziarono a  tornare nei paesi d’origine, gli investimenti stranieri, vitali per l’economia, cessarono del tutto.

Va quindi tolta di mezzo sia l’idea paralizzante dell’invincibilità israeliana, sia la furbata per la quale il regime paranazista di Netaniahu, Ben Gvir (“Sputate pure sui cristiani a Gerusalemme!”) e Smotrich avrebbe lasciato che Hamas, ora anche sostenuto da tutte le organizzazioni della Resistenza (salvo i collaborazionisti di Abu Mazen nell’ANP, del tutto spiazzati), imperversasse con missili e combattenti in quasi tutto il territorio di Israele. Con il successo enorme, anche psicologico, dell’incursione prolungata nei territori colonizzati e  della cattura di decine, forse centinaia, di abitanti delle colonie israeliane, di soldati e addirittura del generale, a capo delle forze armate d’èlite. Potrebbero, questi ostaggi, porre un limite all’offensiva via aria e terra annunciata da Netaniahu.

Il dato è un altro e a me pare incontrovertibile, al di là della furia vendicativa di Netaniahu e compari che si eserciterà in misura sempre più spietata su Gaza. Questo governo di estrema destra aveva colto lo spirito del tempo in Occidente e puntava a liberarsi del controllo della magistratura con una riforma che ha posto la Corte Suprema – in procinto di processare Netaniahu e due suoi ministri accusati di corruzione – sotto il controllo del governo. Un po’ quello che stanno provando a fare i meloniani Cartabia e Nordio e che vanno facendo Biden e Zelensky nei rispettivi contesti.

Alla rivolta da inizio anno di tutto il popolo ebraico, geloso della democrazia (per sé, naturalmente, i palestinesi non contano), il regime ha risposto distraendo verso il solito nemico esterno. Un depistaggio tramite devastazioni e mattanze, di esercito e coloni in combutta, nei territori occupati in Cisgiordania. Non è servito a fermare le proteste. Vi partecipavano addirittura i riservisti, che, rifiutandosi al servizio, minacciavano gravi conseguenze per l’efficienza delle forze armate.

Ora il compattamento della società israeliana vorrà essere ottenuto con la solita guerra contro quella disperazione determinata che è Gaza, una striscia di circa 300km2 contenente 2 milioni di detenuti a cielo aperto, di cui il 45% disoccupati e, prevedibilmente, una buona quota senza più casa, o vita. E magari ci si allargherà anche al Libano, preda negata e ambita da sempre. Il fermento sul confine è già in atto.



Che le cose, al netto delle sofferenze e dei sacrifici cui i palestinesi oppongono una capacità di vita e di rivendicazione del giusto come raramente la nostra Storia ha visto, vadano malissimo per Israele, è dovuto anche all’intelligenza tattica della Resistenza. Da un lato ha posto bastoni, forse infrangibili, tra le gambe del processo di “normalizzazione” tra lo Stato ebraico e alcuni paesi arabi. L’Accordo di Abramo con  Emirati, Bahrein, Marocco, parzialmente Sudan, e Arabia Saudita in prospettiva. Vista il compatto schieramento delle popolazioni arabi a fianco dei palestinesi, quei governi “conciliatori”, a garanzie della propria stabilità dovranno rivedere i propri propositi.

Già la riconciliazione, mediata da un’abile e saggia Cina, tra i due fronti opposti, Arabia Saudita e Iran, che avevano, a beneficio degli USA, alimentato tensioni e conflitti in tutta la regione, ha gravato sulla possibilità di USA e Israele di determinare eventi ed equilibri nella regione. Ora i bluff del poker israelo-occidentale - lo Stato “democratico” invincibile, i “terroristi”, il “moderato” Abu Mazen, la nuova costellazione filoccidentale israelo-araba - sono stati visti dall’irriducibilità di un popolo col quale si pensava di aver chiuso il discorso. Quell’ombelico del mondo che da 75 anni è la Palestina farà voltare pagina a tutti.

 

sabato 7 ottobre 2023

ARABA FENICE IL TUO NOME E’ GAZA


Visione TV “Il Grimaldello”, Rassegna stampa di Enrica Perucchietti con Fulvio Grimaldi

https://www.youtube.com/watch?v=qV6jfpwKmU4

https://youtu.be/qV6jfpwKmU4

Rubo il titolo a un mio docufilm su Gaza per aggiungere alla segnalazione della puntata di “Grimaldello” un commento a quanto sta succedendo nella parte della Palestina che si chiama Gaza.

Sono eventi occorsi dopo la registrazione del “Grimaldello”, dei cui contenuti dirò poche cose dopo.

Premetto che all’esondazione bellica antirussa del manovratore granderesettista sul Colle, reduce non pago dei 78 giorni di bombardamenti e successive sanzioni alla Serbia, da lui mallevati in qualità di vicepremier e di ministro dell’Offesa, dovrebbe seguire un appello alla coerenza dello stesso volenteroso tracimatore costituzionale.

Visto che a Granada, al convegno degli eurovassalli NATO degli USA, ha tamburellato con collerico vigore sul tavolo (non avendo sottomano le teste della fonte di tanta irritazione, quelle di pacifisti e renitenti alla leva pro-Zelensky), sollecitando il sostegno al naziregime di Kiev fino all’ultimo ucraino, l’appello alla coerenza s’impone.

Trattasi di un inesorabile sequitur, imposto dall’imminenza di un ennesimo tentativo di eliminare dalla faccia della Terra due milioni di palestinesi di Gaza (e poi altri 5 in lista d’attesa in Cisgiordania e altrove), stavolta per aver osato ripagare, in proporzione di uno a mille, i genocidari israeliani.

Siamo fiduciosi che entro le prossime ore, cioè prima dell’inizio della “soluzione finale” programmata per i palestinesi di Gaza, il Quirinale emanerà il seguente comunicato: “Il soccorso alla Palestina e, nell’immediato, a Gaza, va mantenuto e potenziato con ogni mezzo, militare, finanziario e umanitario. L’alternativa sarebbe la comparsa di un Hitler sul modello di quanto successo nel 1938-39 e la minaccia di un’invasione israeliana di altri territori vicini”.

Soddisfatti dall’equilibrio e dal senso di giustizia manifestato dal nostro Capo dello Stato, andiamo a vedere cosa, nel contesto, vuol dire araba fenice. Vuol dire cinquemila razzi che, stavolta con precisione ed effetti concreti, la Resistenza è riuscita a lanciare su buona parte del territorio occupato da Israele, provocando danni rilevanti a costruzioni e beni, lo sfondamento tramite ruspa dell’”insuperabile” recinzione che rinchiude i gazesi (perlopiù rifugiati di precedenti pulizie etniche), la cattura di un carro armato nemico, la penetrazione e i combattimenti all’interno del territorio israeliano con conseguente bilancio di decine di morti e di civili e militari catturati.

Abbiamo visto Davide contro Golia in versione di parapendii di combattenti votati all’estremo sacrificio con il loro potenziale esplosivo, avendo di fronte i bombardieri F16 del quarto esercito più potente del mondo, quelli che ogni due per tre polverizzano le abitazioni, le aziende, i campi coltivati, gli ospedali, le scuole, in una minuta striscia di terra che contiene il più alto numero di detenuti del mondo.

Abbiamo visto esercitare un diritto alla difesa di donne, uomini, bambini, cui da 75 anni si vorrebbe negare esistenza di comunità nazionale e sopravvivenza di popolo, nella complicità di un mondo che si dispera e si affanna sugli attraversamenti precari dei mari di genti dallo stesso mondo sradicati e forzati all’esodo e alla perdita di anima e nome. Proprio come i dannati di Gaza.

Tutto questo accade mentre dall’inizio dell’anno, contro un governo con a capo ben tre ministri ultrarazzisti che la Corte Suprema vorrebbe processare (mentre gli imputati vorrebbero eliminare i giudici, il popolo ebraico manifesta in strada a milionate in nome della democrazia. Comprensibile che Hamas abbia sfruttato questo massimo momento di crisi del regime per lanciare un’offensiva senza precedenti. Comprensibile che Netaniahu e camerati puntino alla guerra totale per deflettere l’attenzione dalla questione di legittimità e ritrovare l’unità nazionale nella solita mistificazione della minaccia palestinese.

Tutto questo accade in un giorno che succede a nove mesi di ininterrotto regolamento di conti da parte dei “giusti” ed eletti - polizia, esercito, coloni – nei confronti degli ingiusti, terroristi, abusivi e indebiti occupanti di un territorio che si arrogano di pretendere loro per nascita e origine storica. Mesi di assalti, dileggi, imbrattamenti, pestaggi, dissacrazioni di templi della “superstizione” – Al Aqsa - da parte di fedeli dell’”unica vera religione”, bravi emuli di certe squadre di giusti che da noi, nei primi anni venti del secolo scorso, introducevano una nuova era di civiltà. Con l’esito che sappiamo poi riservato, ad Auschwitz, ai genitori e progenitori dei giusti che vanno rifacendosene a Gaza e in Cisgiordania. Ops, in Giudea e Samaria.

Già iniziano a echeggiare gli ululati di indignazione sui terroristi che mettono in discussione il diritto di Israele, a difendersi. Diritto che spetta all’invasore, occupante, escludente, repressore, non certamente a chi è stato invaso, occupato, escluso, represso, in buona misura eliminato. Oggi le cose nel mondo devono andare così.

E’ il dato che ci deriva dall’essere noi dalla parte dello schieramento democratico e tutti gli altri nella notte della violenza, del terrorismo, del razzismo e dell’autocrazia. Ma da Gaza si è levata in volo l’araba fenice. Che a Mattarella piaccia o no.

 

mercoledì 4 ottobre 2023

MACCHINE ELETTRICHE, ARMI ALL’UCRAINA, ARMENI A FINE CORSA --- Come cambiano le cose nel mondo

 


Visione TV  Francesco Toscano intervista Fulvio Grimaldi

https://www.youtube.com/watch?v=oWrNPIYgp3w

https://youtu.be/oWrNPIYgp3w

 

Tre tappe del giro d’Europa in bici tandem con Francesco e me.

Tragedia del bus elettrico, andato a fuoco. Andato a fuoco prima o dopo il volo di 15 metri dal cavalcavia sopra i binari di Mestre? A chi devono chiedere spiegazioni i morti e feriti di questa vicenda sconvolgente? All’autista con il suo presunto malore, a un qualche altro imprevisto non ancora scoperto e calcolato, o al veicolo commerciale elettrico? This is the question.

Se pensate che i media si attardino a considerare e ricercare elementi che considerino altro che la fatalità, l’imprevedibile malore del conducente, o uno sgambetto del guardrail, vi tocca ripensare. Se pensate che vi saranno meticolose e coscienziose indagini dirette a scoprire se l’incendio del bus sia scoppiato magari prima di precipitare, come dichiarazioni di sopravvissuti e testimoni avrebbero riferito, e non solo all’atto dello schianto, vi tocca ripensare di nuovo. Anche sul dato che i vigili del fuoco quell’incendio anomalo non riuscivano a spegnarlo.

All’atto delle indagini non ci è consentito sostenere una qualsiasi ipotesi. Ma ciò che ci è consentito è chiederci che cosa abbia fatto divampare l’incendio, anche se solo nel momento dell’impatto. Trattandosi di vettura elettrica, priva di carburante, che cosa può aver innescato le fiamme? Siamo sospettosi per natura del mondo in cui viviamo, al punto da osare l’inosabile e l’inconsueto, tracciare una linea che congiunga i puntini. Quella che parte dall’incendio del bus, con le sue povere vittime sotto al cavalcavia di Mestre, e arriva alle auto elettriche incendiatesi nel corso dell’alluvione della Romagna, forse, si opina, per corti circuiti provocati dal bagnato. Linea che poi continua la sua corsa fino ad arrivate a tutta una serie di macchine elettriche finite incenerite semplicemente perché avevano subito un urto e che non si riusciva a spegnere, con esito fatale per gli occupanti.

Ubbie? Complottismi? Pregiudizio antimodernista? Come no. Vedrete come ve lo confermeranno i media di cui sopra. Ma che vuoi, mettere in discussione il nuovo ordine economico mondiale basato su IA di cui è rete arteriosa l’eletttricità?

Quanto all’Artsakh, nome armeno del Nagorno Karabakh, oltre al genocidio programmato di un popolo amico della Russia, seppure governato da un fantoccio Nato insediato dai soliti colorati, sul quale ONU, UE, ONG, Amnesty e prostitute umanitarie varie sono piombati con il silenzio, pari alla complicità, è l’ennesima vittoria di una dittatura, come coltivata in Occidente, su una democrazia (peraltro tradita e abbandonata da chi doveva proteggerla). E c’è chi ancora è convinto che siamo nello schieramento delle democrazie contro le autocrazie.

Il dato geopolitico, accuratamente occultato, oltre a togliere di mezzo una presenza dotata di vita, identità, storia e cultura, sterminandola come suole con gli europei,, per aprire un altro fronte contro la Russia, quella di impedire un grande progetto Nord-Sud che, affiancato a quello Est-Ovest della Via della Seta, avrebbe di molto neutralizzato il controllo occidentale sul centro mondiale della popolazione e delle risorse.

E’ l’asse infrastrutturale in costruzione che, attraverso Iran, Caucaso, repubbliche centroasiatiche, unisce il subcontinente indiano, con le sue appendici sudest-asiatiche, all’artico russo. Il progetto taglia fuori l’area di controllo Nato tra Corno d’Africa, Mar Rosso e Mediterraneo e riduce in misura drastica costi e tempi di trasporto, Un asse verticale che si unisce a quelle orizzontale della Via della Seta e che sancirebbe, grazie alla forza geografica, di risorse, di popolazione, dunque geopolitica, la definitiva crisi del progetto occidentale unipolare. Hanno delegato il compito all’Azerbaijan, con tanto di armi israeliane e sostegno militare turco.

Resta l’Ucraina, oggetto di disgusto generalizzato e, attraverso la moltiplicazione nell’Europa, appendice USA, di vascelli in navigazione ostinata e contraria, a partire dalla nuova Slovacchia di Fico e, più rilevante, dal sentire comune antiguerra degli indigeni, destinata a progressivo abbandono, nientemeno che anche dal Congresso USA.

C’è chi, disperato, a tutto ciò non si rassegna. Mentre Francesco Toscano e il sottoscritto dialogavano su Visione TV a commento dell’appannamento del figuro Zelensky e della sua sempre più vana pretesa di trascinare il mondo intero in un’apocalisse che continuasse a favorire le ruberie sue e dei compari, su SKY, noto organo dell’eclissi imperialista, si provava a reagire. Nel tg di massimo ascolto con un’ora di intervista scendiletto a Volodomyr Zelensky. Come se SKY potesse salvarlo. Ovviamentee Zelensky ne ha fatta un’altra delle sue: si è prestato a oscurare l’incendio indomabile di un autobus elettrico.

Alla faccia dello spot del governo che ci dovrebbe far indignare di fronte alla fake news di pale eoliche spezzate, pannelli fotovoltaici ghiacciati, macchine elettriche a fuoco. Tutte cose successe.

lunedì 2 ottobre 2023

PULITORI ETNICI E VENDITORI DI PESCHE

 

PULITORI ETNICI E VENDITORI DI PESCHE

 


 

Fulvio Grimaldi: in Nagorno Karabakh (Artsakh in lingua armena) si è consumata una pulizia etnica

https://www.youtube.com/watch?v=qg3yCbj5O6w

 

In Artsakh, piccola nazione democratica armena millenaria, dal ’91 isolata all’interno dell’Azerbaijan autocratico, da trent’anni sotto il tacco chiodato della stessa dinastia, si è consumata una nuova “soluzione finale”. Gli ebrei si risentiranno del termine che vorrebbero riservato alla Shoah e allora chiamiamola “Nuova Nakba”, in parallelo con la catastrofe che ha colpito il popolo palestinese al momento dell’invasione /occupazione del 1948, estinguendone la nazione al pari di quanto ora è stato fatto agli armeni del Artsakh.

 

L’Occidente, altro nome per la NATO, aveva assistito cieco, sordo e muto al tentato genocidio degli ucraini russi da parte di un regime neonazista ucraino, installato con un colpo di Stato a guida USA, denominazione Obama-Clinton e manovalanza terroristica nazista. Poi si era svegliato di colpo, all’atto del salvataggio dall’estinzione di tali russi da parte di Mosca, ma solo per inveire contro “l’aggressione” da parte di una Russia assediata tutt’intorno ai propri confini da basi USA e per  portare in giro sugli scudi l’eroe di un nuovo nazismo da proiettare sul mondo intero.

 

In cambio, la parte europea della NATO, quella subordinata, aveva ottenuto di essere rescissa dalla Russia, dai suoi mercati di esportazione e dalle sue forniture energetiche che alla stessa Europa avevano garantito decenni di una prosperità ora avviata verso il baratro della recessione.irrimediabile.

 

Irrimediabile nonostante i 30 denari pagati all’Azerbaijan dittatoriale e violatore sistemico dei diritti umani in cambio di forniture di gas e petrolio, a parziale sostituzione di quelli persi nei fondali del Baltico grazie al botto CIA su quei gasdotti.

 

I silenzi e le spalle voltate sul Donbass si sono ripetuti pari pari nel genocidio, culturale e sociale, operato in questi giorni dal tiranno azero Aliyev, con il concorso delle armi israeliane, la potenza militare NATO della Turchia e la benedizione degli antropofagi di Washington. Zitte le ONG impegnate a salvare solo chi naviga, zitta l’ONU dei famigerati Caschi Blu, zitto il papa, davanti a questa Lepanto a rovescio dove i mori si mangiano i cristiani (a partire dalle loro terre e dai loro beni). Quelli che 100.000 profughi armeni (su 140.mila dello statarello dichiaratosi indipendente (con ragioni mille volte più fondate di quelli del Kosovo, strappato alla Serbia per impiantarvi la più grande base USA d’Europa), hanno dovuto lasciarsi dietro: case, scuole, ospedali, chiese, orti, campi, memorie.

 

Ma che fortuna che noi ci troviamo dalla parte illuminata della luna, quella della democrazia, dei diritti umani e bla bla bla.

 

Denn die einen sind im Dunkeln Und die anderen sind im Licht. Und man siehet die im Lichte, Die im Dunkeln sieht man nicht. “ Bertolt Brecht (copiate e incollate su Google)

 

L’altro tema, la pesca della bambina, marcia di zuccherosità, ruffianeria, intimidazione, trash. Cresciuta sull’albero nutrito dalla schiavitù di migranti accolti per garantire prezzi accessibili alla Grande Distribuzione e innaffiato dallo sfruttamento dei lavoratori (per il quale, questa qui, è sotto inchiesta).

 

Detto che, secondo le statistiche ci sono anche separati che stanno meglio di prima, compresi i figli, e che ci sono famiglie unite in cui ci si sbrana dalla mattina alla sera, la normalità oggi è quella dei separati e divorziati, circa la metà delle famiglie, compresi tutti quei nostri governanti che hanno lacrimato sulla bimbetta  e sul trio recitante, sciropposo quanto ricattatorio.

 

Detto anche che un commerciante evasore del fisco e spietato sfruttatore di lavoratori non ha titoli per fare la morale a nessuno, resta il dato terrificante dello sfruttamento di bambini. Per recitare e vendere cose che non pensano e che non hanno, né capito, né deciso, si prostituiscono bambini. Complementi ai genitori prosseneti. Ottima lezione a una politicamente corretto (e moralmente abietto) dove il bambino è indotto a fingere, recitare, mentire, a favore di tutto, anche di pesche marce. Sarà un ottimo adulto dell’era Schwab. Ma noi siamo a posto: ci preoccupiamo dei feti. Sarà pure giusto, ma dei bambini manipolati e corrotti no?