venerdì 30 gennaio 2015

Da Tsipras a Mattarella, standing ovation - Vuoti di memoria - Da Parigi a Buenos Aires e Sanaa


 Kobane

“Quando si tratta di marciare / molti non sanno / che il nemico marcia in testa. / La voce che dà loro gli ordini / è la voce del nemico / e colui che parla del nemico / è il nemico stesso”. (Bertold Brecht)

La verità è che un miliardo di falsità raccontate un miliardo di volte da un miliardo di persone rimangono falsità”. (Travis Walton)

“Raul ha fatto bene, appoggio la soluzione negoziata e pacifica dei conflitti. Ma non mi fido degli Stati Uniti”. (Fidel Castro). Troppo poco troppo tardi.

Gioie e dolori
Kobané liberata, Mariupol vittima di strage False Flag per arrestare l’avanzata dei patrioti di Novarussija, garrota ai No Tav con la mostruosa condanna dei 47 compagni, Sinistra Radicale (?) vittoriosa in Grecia e subito inciucio con la Destra e la Nato, rinfrescante dipartita di un presidente della Repubblica colpevole di alto tradimento e arrivo di un successore correo (e qui, più che altro, “il modo ancor m’offende”, con questi ciarlatani che se la briscolano tra di loro di nascosto e ci sbattono in faccia il classico “Io so’ io e voi nun siete ‘n cazzo”). Il regime masso-mafioso ha dato il meglio di sé occultando con l’ammuina dei nomi, uno più scandaloso dell’altro, la scelta consacrata al Nazareno e ora rafforzata dagli scilipoti ex-M5S. I quali, così, hanno guadagnato un compenso che non solo consiste nel recupero dello stipendio ridotto dal Movimento, ma anche nella prospettiva di una lunga carriera di politici, piuttosto che di “cittadini”. Nel frattempo ci dovevano distrarre dalla violenza fatta alla Legge, alla democrazia, alla Costituzione, dando la stura alla fogna della Prima Repubblica: candidati al Colle, tutti ovviamente buoni, giacché tutti ricattabili. La rottura del patto del Nazareno era una recita dei berlusconidi. Rimane salda la profonda sintonia renzusconiana sotto l’ombrello della cupola mondialista.

venerdì 16 gennaio 2015

Libertà di parola, ragazze rapite, Dieudonné arrestato: il mondo alla rovescia



Quelli cui le ragazze Greta e Vanessa hanno portato sostegno e 12 milioni
Sulle nuove  operazioni Cia-Mossad-DGSE  in Francia (caccia al terrorista-dissidente, arresto di Dieudonné), Belgio (dove, come Obama insegna con la sua killing list, si infligge la pena di morte extragiudiziale alle cattive intenzioni, immaginate da polizia e media)), Italia (le donzelle anti-Assad liberate), mondo (panico seminato con proclami di sfracelli jihadisti, perquisizioni, arresti), si realizza la medesima union sacrée sinistronzi-fasciodestre, dal “manifesto” a Giuliano Ferrara, sull’inconfutabilità della matrice islamista di ogni nefandezza. 
E’ l’apoteosi del matrimonio stupidità-complicità, per ognuno dei quali termini si distribuisca la responsabilità a piacere. Ne è espressione conclamata Giuliana Sgrena, tsiprasiana, ex-ostaggio emerito e martire in servizio permanente effettivo. La lacrimosa penna del giornale della blanda e compatibile socialdemocrazia tsiprasiana, esulta per la liberazione delle due lombarde alla loro prima crociata su tutta la prima pagina con il titolo “La diplomazia paga”. Sorvola sulla circostanza che a pagare 12 milioni per la liberazione delle due ancelle del terrorismo anti-siriano siamo noi  con quanto ci resta delle depredazioni renzusconiane (come siamo noi a pagare con la libertà e la verità per i terrorismi globali dell’imperialismo e del totalitarismo domestico)  e che, dunque, la diplomazia se ne stropiccia. E’ riuscito a dire una cosa non cavernicola Salvini quando ha preteso che il costo del riscatto di chi, dissennatamente o colpevolmente, si è messo in condizione di essere rapito, venga pagato dallo stesso.

mercoledì 14 gennaio 2015

MARCIA FUNEBRE


 Parata di terroristi

Mi dispiace, io sono un bambino afgano incenerito da un drone americano. Sono una famiglia libica fatta a pezzi da un Rafale francese. Sono un pescatore indiano ammazzato da un fuciliere di marina italiano. Sono un vecchio iracheno torturato a morte dai Royal Marines inglesi. Sono una donna di Odessa stuprata e bruciata viva dai nazisti ucraini. Sono una neonata palestinese morta di freddo nella sua casa semidistrutta dai bombardamenti israeliani. Sono uno studente messicano fatto sparire dai narcotrafficanti alleati dell’Occidente. Sono un soldato siriano decapitato da quelli che poi vanno in Francia a sparare a quei giornalisti che li chiamavano “combattenti per la libertà”.
Sono desolato, ho provato a fare posto ma Charlie Hebdo proprio non ci sta
. (Mauro Murta)

Eppure non è poi così difficile capirlo che difendere la libertà di espressione non significa condividere tutto quello che pensano, dicono, scrivono e disegnano quelli che se ne avvalgono…. Ho semplicemente sbeffeggiato l’ipocrisia di una classe politica e giornalistica  che ha passato la vita a praticare e giustificare le peggiori censure , salvo poi strillare “Je suis Charlie” e difendere la satira senza limiti, ma solo in Francia…” (Marco Travaglio. Il quale Travaglio ha saputo sapientemente astrarsi dal coro di ululati e guaiti pro liberté, egalité, fraternité violate in Francia, evidenziandone la santocchieria, la doppiezza, il camaleontismo di censori e stupratori di quegli stessi concetti in patria, da Luttazzi a Grillo, da Sabina Guzzanti a Biagi, fino all’Apicella cacciato dal beccamorto della sinistra, Bertinotti, su ordine sionista, per questa vignetta tirata addosso ai nazismi di ieri e di oggi. Vignetta che i “libertini” e “libertari” di Charlie Hebdo, con le loro matite intinte nel curaro di un fanatismo antislamico da crociato medievale, non avrebbero mai pubblicato.  Loro, tanto “illuministi” da aver dato una mano alla demonizzazione del migliore degli umoristi francesi, Dieudonné, quando è apparso utile seppellire il demolitore di Sarkozy sotto il fango dell’”antisemitismo”.sionista, per questa vignetta sparata contro i nazismi di ieri e di oggi. 
 

Ha ragione Giulietto Chiesa, che io a volte giudicavo un po’ catastrofista. Ancora qualche botto è siamo alla Terza Guerra Mondiale guerreggiata. L’11 settembre e seguenti europei aprirono le porte ai primi gironi dell’inferno e governarono la distruzione dell’80% della democrazia in Occidente insieme all’annientamento di una dozzina di paesi, perlopiù petroliferi,  piazzati strategicamente, o aperti economicamente e politicamente verso la Russia, o Stati Nazione resistenti alla frantumazione, o, ancora, di inclinazione laica, socialista, antimperialista. Il 7(?) gennaio francese intende proiettarci, con successivi fatti in crescendo, verso la Giudecca e la morta gora. Quattro giorni dopo, sbavando di soddisfazione sotto le smorfie di cordoglio, “I Grandi della Terra”, come, sbianchettando il sostantivo “delinquenti” tra “grandi” e “della”, li definiscono i buffoni di corte mediatici, si sono esibiti in corteo ai propri mandanti nell’empireo capitalista.

giovedì 8 gennaio 2015

NE SUIS PAS CHARLIE! Puntini sugli i di Charlie Hebdo, delle amichette dei jhadisti rapite, di Cuba, dell'ISIS, del "quotidiano comunista"


Cento colpi di frusta, se non siete già morti dal ridere”
Cari amici, da ex magistrato che si è occupato di terrorismo di ogni genere, voglio informare gli italiani che gli attentati contro la linea ferroviaria Firenze Bologna, sono atti gravi ma non sono opera dei No Tav, ma atti della strategia della tensione per criminalizzare i movimenti No Tav e reagire alle inchieste della magistratura di Firenze e di Torino che sta indagando su gravi delitti attribuiti nelle ordinanze di custodia cautelare a funzionari ministeriali , funzionari delle stazioni appaltanti, esponenti del crimine organizzato e appaltatori. (Ferdinando Imposimato, candidato del M5S alla presidenza della Repubblica)

Io NON sono Charlie
Mentre scrivo, dai media di tutto il mondo grandina il riflesso pavloviano dei pretoriani dell’imperatore per la caterva di giornalisti e poliziotti, sinergiche colonne del regime, uccisi in quello che diventerà  l’“11 settembre” di Parigi da tre pasticcioni, poi trasformati in professionisti perfettamente addestrati, ma che si sbagliano addirittura sull’indirizzo del giornale da attaccare, lo chiedono a un operaio che poi gratuitamente ammazzano. In compenso non si sono scordati della raccomandazione di firmare l’iniziativa urlando “Allah-u-Akbar”. Nei grandi atti terroristici della Cupola operano, o agenti superspecialisti alla Mossad, che non vengono mai presi (New York, Londra), o cretini infatuati e manipolati che vengono, o ammazzati nella cattura, o waterboardati e medicati fino a confessare qualsiasi cosa.