mercoledì 27 marzo 2024

BELGRADO 25 ANNI E ANDARE ATTENTATO A MOSCA PER LO STATO DI POLIZIA DA NOI GAZA, PACIFINTI AL VOTO ONU PALESTINESI? BUONI SOLO SE VITTIME LONDRA, GIUDICI DI ASSANGE TRA INCUDINE E MARTELLO

 

Paolo Arigotti intervista Fulvio Grimaldi per “Spunti di riflessione”

Il ringhio del bassotto: Belgrado, 25 anni dopo (con Fulvio Grimaldi)

https://www.youtube.com/watch?v=KkCLVOAsvJk

https://youtu.be/KkCLVOAsvJk



 


A Belgrado, quando l’Europa ha mutilato se stessa per la voglia USA di sfondare la porta jugoslava, e poi serba, verso l’Eurasia.

All’ONU un voto che sembra per una tregua Gaza, ma è per salvare la pelle al mostro bellicista nelle elezioni che devono sancire la guerra degli isolani anglosassoni ai continenti-mondo.

A Londra, magistrati di una corte che definiscono alta (High Court), ma che si sa popolata da cortigiani al servizio del sovrano, hanno ripetuto il rito col quale se l’erano cavata tempo fa: richiesta agli USA di fornire garanzie su alcuni punti sollevati dalla difesa di Julian Assange con riferimento al trattamento praticato dagli USA sui propri carcerati (vedi Guantanamo, Abu Ghraib, Alcatraz….). Assicurazioni già richieste e a suo tempo ottenute.

Ora il giochino s’è ripetuto. Ma qualche soddisfazione ne potremmo ricavare. La mobilitazione mondiale degli esseri umani non ancora metamorfizzati in mostri, o sagomati, hanno costretto i superpoteri a imbrigliare il loto fantoccio senile in qualche borborigmo di critica al Jack lo Squartatore della Knesset, lo si deve a una sollevazione popolare più forte, longeva e diffusa di quella che nel 2003 per poco non bloccò l’assassinio dell’Iraq. Con Assange è uguale. A dispetto degli ammorbidimenti che abbiamo subito a forza di vaccini, terrorismi climatici, spaventi da militarizzazione sociale e bellica, su Assange in tantissimi abbiamo capito e urlato che quella martirizzazione era la negazione a tutti della possibilità di sapere chi siamo, dove siamo, con chi siamo e cosa sta succedendo attorno a noi e su di noi.

A Mosca l’Occidente politico allestisce una strage che, punendo di striscio i russi per essersi schierati con Putin, si aggiunge alle operazioni guerra al terrorismo, guerra a tutti, pandemia, cambiamento climatico, sradicamento e destabilizzazione di popoli, conflitto di genere, per avanzare sulla strada della società totalitaria del Nuovo Ordine Mondiale.

I meno ottusi o boccaloni si sganasciano dalle risate per voler far passare per martiri ISIS una squinternata banda di drogati che, finito l’effetto insieme alla pallottole, arrivato il down mentre scappavano col mezzo malloppo anticipatogli, stavano arrampicati sugli alberi da dove imploravano pietà a chi li stava catturando. Proprio classici militanti dello Stato islamico che si immolano per Allah. Sono grossolanità di un’operazione che regge soltanto per l’affollarsi di stampelle fornite dai media di servizio. In fondo, conta solo che la gente pensi: “Ah, terroristi islamici? Proprio come Hamas…” Islamofobia a rinnovare Lepanto.

Tout se tient. E così chi mai, ora che a completamento arrivano le misure della dittatura sanitaria, ambientale, climatica, sociale, dell’OMS, al tempo stesso Fuehrer, Gestapo e Goebbels globali, avrà l’intemperanza, l’improntitudine, l’incoscienza di mettere in discussione quanto viene dettato per mettere in riga la società’?

Se l’autoterrorismo dell’11 settembre 2001 ha spianato la strada al Nuovo Secolo Americano (PNAC) con la sua guerra militare ed economica totale a chiunque, arabi, russi, cinesi, africani, latinoamericani e, su tutti, ai già docilissimi europei; gli attentati a Parigi, Bruxelles, Londra, Berlino, Monaco, Madrid, avevano sollecitato lo sbocciare ovunque di Stati di Polizia. E se l’Italia ne è rimasta risparmiate, è solo perchè Stato, Gladio e mafia avevano già provveduto, a forza di stragi, al disarmo psicofisico collettivo che queste operazioni perseguono.

L’attacco alla Serbia socialista, neutrale, non allineata, da noi condotto con sulla prua autoproclamati comunisti come D’Alema, Cossutta, Marco Rizzo (costui oggi di alemanniana consorteria), accreditatisi in tal modo presso i comandi atlantico-sionisti, è stato segnato da un fenomeno dei più abietti e tragici nelle vicende dei popoli. L’infamia più distruttiva addirittura di chi ti salta addosso con bombe all’uranio: la quinta colonna con il pugnale affondato nelle spalle di chi guarda in faccia il nemico.

I palestinesi? Meglio se vittime. C’è tutto un mondo, coltivato anche da certe soggettività palestinesi legate alla struttura ANP isolata a Ramallah, a cui i palestinesi sono graditi nella misura che soffrono e sopportano. Molto meno, anzi per niente, quando si alzano in piedi, combattono con tutti gli strumenti e i metodi che la lotta di liberazione, come sancita dal diritto internazionale, consente. Dalla loro costoro hanno quel settore, assolutamente minoritario ormai, del popolo occupato che ha pensato di risolvere le istanze di liberazione, statualizzazione, indipendenza, affidandosi a ”negoziati”, addirittura alla buona volontà del massimo sponsor del sionismo genocida, gli USA. Ed è stata la truffa di Oslo, ed è stata la costellazione degli insediamenti colonici, ed è stata la riduzione dello spazio dell’illusorio micro-pseudo-stato palestinese a isolotti separati e inermi sul 12% della Palestina.

In ogni situazione di conflitto, emergono forze conciliatrici che si affidano alla buona volontà del nemico, quando non si tratta di vere e proprie quinte colonne, come quelle succedutesi in tutte le destabilizzazioni da regime change attuate dall’Occidente politico dall’11 settembre in poi. Con, per iniziatori e protagonisti anche altrove, gli antesignani di OTPOR a Belgrado, la mobilitazione teppista, addestrata da esponenti della CIA e del Pentagono a Budapest, che rovesciò il governo di Milosevic in una Serbia distrutta e sbrindellata  da 78 giorni di guerra.

Noi stiamo con chi combatte e oggi siamo grati alla Resistenza Palestinese, con ogni evidenza sostenuta dalla stragrande maggioranza della popolazione, per essere riuscita, con sacrificio, intelligenza, eroismo, a rimettere la Palestina al centro dell’agenda mondiale e delle passioni degli uomini. La Palestina avanguardia della lotta alla guerra, all’imperialismo, al totalitarismo.

 

 

 

 

lunedì 25 marzo 2024

MOSCA: MODELLO 11 SETTEMBRE

 


E’ relativamente indifferente se il terrorismo colpisce New York, “il Mondo Libero”, o la Russia, il “capofila delle autocrazie”. L’effetto deve riversarsi sulle popolazioni occidentali, da mobilitare verso l’accettazione degli sviluppi previsti dalle fasi finali della guerra contro l’umanità. Risultati programmati:

1°) Ulteriore stretta repressiva verso la sorveglianza capillare e totale, fatta passare per “sicurezza”, e ulteriore accelerazione verso l’ordine mondiale totalitario, priorità da cui tutte le resistenze, opposizioni, divergenze sono annichilite in virtù della preservazione della vita (vedi vaccino);

2°) Ritorno a Lepanto. Rilancio dello scontro di civiltà con l’Islam che, in attesa della resa dei conti finale con l’Eurasia, consente l’esasperazione della mobilitazione psicologica delle masse in Occidente e della conseguente militarizzazione mirata all’ esplosione di conflitti in aree idonee (Iran, Kosovo, Bosnia, repubbliche asiatiche, Africa) a garanzia della preminenza dell’apparato industrialmilitare e dei suoi profitti;

3°) Rinnovata e rafforzata identificazione della principale organizzazione di Resistenza palestinese e araba, Hamas, e dei suoi alleati islamici in Iraq, Libano, Yemen, con l’internazionale del terrore islamista ISIS.

4°) Il dato che la Federazione Russa, comprendente entità islamiche alle quali la disinformazione occidentale già tenta di ricondurre l’origine, se non la matrice degli attentati di Mosca, ha basi di sicurezza e di coesione sociale e politica molto fragili, tali da indurre nella popolazione condizioni di paura, diffidenza, alienazione. Nel caso specifico, una punizione al popolo russo per aver decretato il trionfo di Vladimir Putin alle recenti elezioni.

Storia, logica, evidenze, la grottesca mistificazione dell’autoattentato dell’11 settembre, innesco della guerra finalizzata all’Armageddon, ci confermano, al di là di ogni dubbio o manipolazione propagandistica, a chi vada attribuita l’adozione dello strumento terroristico parallelo a quello mediatico e sanzionatorio, nella guerra di classe globale.

In ogni sua manifestazione interna, ed esterna, politica, economica, sociale, culturale, militare, il terrorismo ha nelle sue insegne le monete dell’imperialismo e del colonialismo. L’unica difesa.di chi viene colpito dal terrorismo sarebbe quello di rispondere con gli stessi mezzi e metodi,.elevandone il costo a chi ha iniziato a.praticarlo. Ma gli Stati di diritto rifiutano di ricorrervi e la Russia è uno Stato di Diritto. Gli Stati fuorilegge sono tutti da questa parte.

mercoledì 20 marzo 2024

25° dell’aggressione NATO --- IN SERBIA L’EUROPA SI SUICIDA --- Nasce la Sinistra Nato



Byoblu-Mondocane da Belgrado – Fulvio Grimaldi al Convegno Internazionale, 21-24 marzo 2024, nel 25° anniversario dell’aggressione Nato. In onda domenica 21.30. Repliche, salvo imprevisti, lunedì 09.30, martedì 11.00, mercoledì 22.30, giovedì 10.00, sabato 16.30, domenica 09.00.

Quelle che vedete qui sopra sono le copertine di documentari che ho realizzato in Serbia nel corso dell’aggressione Nato del 1999 ed eventi successivi. Scusate se stavolta parto da una vicenda personale. Credo lo giustifichi il suo carattere emblematico per quanto riguarda il passaggio della stampa dall’informazione, nei paesi sedicenti democratici, alla propaganda di servizio all’Impero. Una transizione che ha coinvolto ciò che si dichiarava di sinistra, con conseguenze di cui stiamo vedendo gli esiti, tra il catastrofico e il criminale, nel tempo dello scatenamento bellico dell’Occidente politico.

Ci sono due eventi nella mia vita e professione che mi paiono investiti di valore paradigmatico, per quanto capitati a un semplicissimo cronista di strada.

Bloody Sunday, la Domenica di sangue di Derry, Irlanda del Nord, quando accadde che fossi l’unico giornalista internazionale in presenza a documentare la strage di 14 inermi manifestanti per mano dei parà britannici; e una riunione di redazione al TG3, la mattina del 25 marzo 1999, dopo la notte in cui la NATO aveva iniziato l’attacco alla Serbia che avrebbe visto 78 giorni di bombardamenti a tappeto, anche all’uranio impoverito. Genocidio non è un concetto che nasce a Gaza.

Dopo aver per quasi un decennio operato a disintegrare la Federazione multinazionale, multiconfessionale, socialista della Jugoslavia, i quattro maggiori paesi europei, Germania, Francia, Regno Unito, Italia, più il Vaticano del polacco Woytila, inserendosi con ruolo di mercenari nella “Guerra dei cent’anni” degli Stati Uniti (1917-2024), si avventano direttamente sull’ultima roccaforte di resistenza anticapitalista nei Balcani. Era la regione una volta di più da “normalizzare” in vista della conquista dell’Eurasia, innesco di una conflittualità che avrebbe coinvolto, e sempre più coinvolge, l’Europa.

Noi, avendo le basi USA e NATO in Friuli e nell’Adriatico, ci ponemmo in prima linea, a dispetto dell’opposizione maggioritaria alla guerra e di alcune manifestazioni oceaniche che ne denunciavano il carattere criminale. Protagonista assoluto di questo ritorno alla guerra  in Europa, quella che funambolescamente ancora oggi viene definita e, umoristicamente, si definisce “sinistra”. Al governo c’è il primo presidente del consiglio “comunista”, Massimo D’Alema, supportato da altri comunisti, addirittura più duri e puri, Cossutta, Diliberto e Rizzo (oggi in barca con Alemanno), tanto entusiasti dell’impresa da scindersi da Rifondazione Comunista, principale partito d’opposizione, per entrare nel governo di guerra. Noticina non irrilevante, alla luce dei suoi pronunciamenti di oggi: Sergio Mattarella è vicepremier e, poi, ministro della Difesa. Contribuisce a uccidere l’articolo 11 della Costituzione. Tutta gente spuntata dal taschino di Togliatti e De Gasperi, con inserimenti Gladio.

Torniamo alla mattina di quel 25 marzo. Direttore del TG3, Ennio Chiodi, democristiano “de sinistra”. Parola d’ordine per le varie edizioni di tg e rubriche: “E’ iniziato l’intervento umanitario contro il dittatore Milosevic”. Poco dopo partono le colonne dei buoni e giusti, spesso clericali, ONG e Centri Sociali, gli uni in perfetta malafede, gli altri ignoranti come cocuzze. Armati di razzismo suprematista, pregiudizio nazi-atlantico, elevati valori umanitari. Gli stessi, oggi, dei migranti, di Putin zar, del clima. Tutti a Sarajevo, “città martire”.

Spiccano Luca Casarini (oggi navigante migrantista, “santo subito” in Vaticano) e le sue tutine bianche, ospiti della TV di opposizione B52 di George Soros (Milosevic dittatore!), Sant’Egidio, Donne in Nero, ACLI, ARCI, la Caritas (ne fu scoperta ad Ancona una nave piena di armi per i kosovari). Insomma tutta la prospera brigata di pacifinti che tanto facilita le imprese imperiali. Nacque e si distinse allora la “Sinistra NATO”, o “dei diritti umani”, newsletter “il manifesto”, assurta sempre più ad autentica quinta colonna nelle marche dell’Impero.

Parto anch’io. Per Belgrado, con telecamera appena acquistata, in corriera con slavi che non volevano rassegnarsi al disfacimento del più originale e interessante esperimento politico, sociale e culturale, realizzato al di qua della cortina di ferro.

Sapevo della Serbia, dei tanti partiti che liberamente operavano nelle repubbliche e provincie (li ho incontrati in piena guerra a Belgrado, attivissimi nella loro sede), dei cittadini che liberamente votavano e, soprattutto, di una morsa economica micidiale sulla Jugoslavia, commissionata a FMI e BM dopo la scomparsa del maresciallo Tito perché, con il solito cappio del debito e poi della “riforme strutturali, approfittando di inediti disagi sociali e di attriti nazionalistici che, immancabilmente fomentati, ne sorgono, si arrivasse a rimuovere dalla scena una configurazione infida e spuria come la Jugoslavia, amica dell’URSS, capofila degli insidiosissimi Nonallineati.

Sapevo dello zuccherino dello spazio economico tedesco offerto da Berlino ai sudditi di Slovenia e Croazia, di Woytila e Pannella in mimetica, del panalbanesimo islamista coltivato in Kosovo, Bosnia e Macedonia dai petrotiranni del Golfo, dove operavano in concorso Gorge Soros, con i suoi istituti e le sue università etnicamente puliti (riservati ai soli albanesi), e l’albanese Teresa di Calcutta, con i suoi presidi sanitari etnicamente mondi.

Operava, efficacissima, anche Giovanna Botteri, inviata del mio TG3 che, glorificando le bande mafiose dell’UCK del trafficante di organi e killer di massa, Hashim Thaci, addestrato dalla CIA, amato da Madeleine Albright, segretaria di Stato e coperto dalla KFOR (forza ONU tuttora impegnata a garantire il narcostatarello), e attribuendo ogni sorta di nefandezza ai difensori dell’unità jugoslava, si guadagnò la corrispondenza RAI più pregiata, New York e poi Pechino e poi Parigi. La incrociai a Baghdad, sotto attacco del 2003. Irrinunciabile.

A Belgrado le bombe e i missili. Ottenuto un blackout in tutta la Serbia, tanto da far spegnere le incubatrici e chi ci stava dentro, non c’era più partita. A Pancevo polverizzata la concentrazione petrolchimica con sostanze tossiche sparse su mezza provincia. A Kragujevac, colpito con l’uranio il cuore della classe operaia balcanica, la Zastava (poi ricostruita in un anno dai soli operai). A Novi Sad un allarme da panico ogni trenta minuti, le raffinerie in fiamme e la diossina in tutto il sangue, i tre ponti più belli d’Europa sbriciolati con la gente sopra. A Nis un diluvio di bombe a grappolo, proibite, a seminare schegge e necrosi in tutti gli organi. Milioni di serbi profughi dai macelli nella Krajina e nel Kosovo.

E i treni, e le case, e gli ospedali e il Danubio fatto dilagare a forza di piogge da nuvole inseminate, e la TV di Stato da azzittire, con i missili, come ogni voce altra, al costo di 16 vittime, e l’ambasciata cinese con tre morti, e i due missili dribblati nella Zastava, e l’albergo incenerito dove per un pelo, mezz’ora prima, non ci eravamo acquartierati e la prima rivoluzione colorata CIA con i mercenari fascistoidi di Otpor, e Slobodan Milosevic da me intervistato prima che lo arrestasse, Zoran Đinđić, un Abu Mazen che da Vienna indicava alla NATO i suoi concittadini da colpire, prima di consegnare il presidente patriota ai sagomati yankee he facevano i magistrati all’Aja che, non potendolo condannare, lo fecero morire in cella.

Tutto finito allora. Macchè, l’Impero i suoi sguatteri il lavoro non riescono a finirlo mai. La Serbia è sotto tiro come non mai. A prescindere. Basta che esista, lì in mezzo, davanti alla Russia, con i suoi “serbi da morire”.

Nella trasmissione c’è altro. Ma voglio chiudere con un’immagine che apre e chiude il mio docufilm ben titolato “Serbi da morire”. Immagine che ho presente con la stessa vivezza di colori e profili di 25 anni fa. Serbi, donne, uomini, ragazzi, vecchi, tutti sul ponte Branco, centro di Belgrado, in pieno bombardamento di tutti i ponti, con sul petto un cartello “Target”: colpisci me, figlio di puttana! Non mi fai paura.

lunedì 18 marzo 2024

PUTIN C’E’

 

 

VLADIMIR PUTIN, UN GIGANTE DELLA STORIA, DELLA PACE, DEL GIUSTO, DELLA DIGNITA’ UMANA E NAZIONALE. SALVATORE DEL SUO POPOLO, BARRIERA AI MOSTRI, SPERANZA DELLA SPECIE.

AI SUOI PIEDI, IN OCCIDENTE, UN VERMINAIO DI LADRI, ASSASSINI, MENTITORI, FRUSTRATI, INETTI, CON PER BANDIERA UNA VECCHIO DEMENTE SCATURITO DALLA PIU’ CRIMINALE MACCHINA DI SOPRUSO E MORTE DELLA STORIA.

IN PALESTINA UNA RESISTENZA DI POPOLO EROICA, IRRIDUCIBILE, AVANGUARDIA DELLA LIBERAZIONE UMANA. E UN RELITTO, ABU MAZEN, CHE COSPARGE DI CIANURO LA SPADA CON CUI ERODE UCCIDE I SUOI FIGLI, INFAME RUFFIANO SPIAGGIATO NEL GIRONE DEI TRADITORI DELLA PATRIA.

HASTA LA VICTORIA SIEMPRE

sabato 16 marzo 2024

ITALIA ATLANTOSIONFASCISTA IN PIENA DEMENZA SENILE ARMATA

 



BYOBLU-MONDOCANE 3/18  “MODELLO NORDIRLANDA PER TUTTI”

In onda domenica ore 21.30. Repliche lunedì 9.30, martedì 11.00, mercoledì 22.30, gioovedì 10.00, sabato 16.30, domenica 09.00.

Byoblu-Italia armata, “Che idea ti sei fatto”, Miriam Gualandi intervista Davide Colantoni e Fulvio Grimaldi

Stavolta vi sparo dal lanciarazzi multiplo, tipo batteria Katiusha. Tanta roba, visto che tante cose succedono che uno deve fare salti mortali con doppio avvitamento per starci dietro. Così ecco, insieme alla nuova puntata di Mondocane un programma curato da Miriam Gualandi e che ci pone davanti all’orrore di cosa stiamo inventando tra un Crosetto, lobbista degli armieri e, dunque, ministro dell’Offesa e del primato nazionale, europeo e mondiale dei conflitti d’interesse, e una Meloni che, lingua in bocca con l’altro Arlecchino ucraino, gli promette giovani italiani da far dissanguare in Ucraina contro i russi. Sullo sfondo gli armamenti e l’Italia della demenza senile armata che continua a contribuire all’unico vero olocausto del nostro tempo, quello di Gaza, con riverberi in Cisgiordania. Dove Jack lo squartatore, munito delle 7 braccia della Menorah, colpisce indignato chi, specialmente bimbetto ingordo, o mamma risparmiosa sul latte, non si acconcia a morire di fame.

Nel seguito caratterizzato dalle immancabili bombe e, ora anche dai super-robot di cani cecchini, ottimamente collaudati sulle cavie di Gaza (così imparano ad affezionarsi a felini e botoli), lavoreranno gli esiti di ferite non più curate, di epidemie da fogne scoperte, acqua inquinata, mancanza di strutture e presidi sanitari, colera, diarrea, infezioni… E si arriverà, secondo gli studi dei ricercatori americani e britannici a 85.000 morti subito e a mezzo milione entro l’anno. Al netto dell’incognita di migliaia di sepolti e frantumati sotto le macerie, che risultando dispersi, non figurano agli obitori e alle classifiche. Si vedrà alla fine quanti ne mancheranno di quei 2,3 milioni originari a cui era venuto l’uzzolo di dare un’occhiata fuori dal carcere a cielo aperto. Netaniahu dice “tutti”. Ed è uno a cui, avendo dietro Rothschild, Soros, Schwab e Larry Fink, c’è da credere.

Ci siamo dentro fino al collo. Vi ci hanno infilato appendendoci al gancio della guerra infinita al Terrorismo. Ricordate il punto di partenza?.Non l’esodo dall’Egitto e neanche Saladino e Goffredo da Buglione. Neppure la morte degli dei e l’arrivo del dio unico che puoi credere quanto vuoi in lui, la fregatura è che lui non crede in te e, per troppo amore, ti schiaccia sotto secoli e millenni di sventure. Le bombe atomiche USA su Hiroshima e Nagasaki? Forse. Ma partiamo da più vicino, da qualcosa di simile al crimine di Truman e soci: 11 settembre 2001.

La curiosità, forse tutta italiana, forse no, è che abbiamo, come provo a commentare in Mondocane, due diverse mobilitazioni, separate, per quanto parallele e complementari.  Lo constatiamo al netto dell’attuale arma di distruzione di massa che vede una terza mobilitazione, tutta politico-mediatica, impegnata, con il bolso revanscismo rothschildiano di Macron e dei vari subalterni europei di Blackrock, a prospettare Armageddon russi per toglierci dagli occhi l’oceano di sangue palestinese allestito dai sionisti. Pantere grigie in una piazza, ragazzi, adolescenti e giovani nell’altra. Gli uni per la salute, soprattutto, gli altri contro la guerra.

Se ne trae la conclusione che i più stagionati, vedendola avvicinarsi, tendono a dare priorità al suo distanziamento. Parlo della linea d’arrivo. La loro una reazione difensiva, molto personale, nei confronti di chi assalta la loro integrità psicofisica già minacciata dal tempo.: tutti contro i maneggi sfoltimondo dell’OMS su mandato della nominata élite farmaceutico-tecnocratica. Un po’ un si salvi chi può. Sacrosanto. Anche perché diversamente dagli juvenes, gli stagionati hanno memoria e sanno unire i puntini che formano lo scenario

Mentre quelli senza preoccupazione di scadenza, sotto i trenta, assumono una visione di più collettiva prospettiva, loro, ma anche extra-generazionale.  Nel caso di chi vede nei progetti padronali articolati in trattati e regolamenti OMS (con lo zerbino dei piani pandemici domestici), la preoccupazione, legittimissima, è però molto personale, riguardo alla propria vita, salute, libertà, e a quella dei cari. Difficilmente è collocata in un rigoroso e consapevole quadro politico, ideologico. C’è di tutto. Ed è un bene e anche un male.

Quadro che invece è lo scenario dominante di chi si batte contro una strategia di militarizzazione e conseguente nichilizzazione generale. Qui il futuro non è la minaccia di morte da manipolazione farmaceutica. E’ la minaccia della cancellazione del futuro tout court. Peraltro già implicita per i giovani dal punto di vista del protagonismo, anzi della sopravvivenza economica e sociale. Battersi per la Palestina, contro i mostri della guerra che stanno affettando il resto del mondo con zanne che si allungano da torri eburnee, sarà carente di memoria vissuta, ma non lo è certo di coscienza.

Qui si tratta di evocare un vecchio lemme: siamo tutti nella stessa barca, unirsi, mentre quegli altri scatenano uragani. Figuratevi un Lunapark, all’ingresso del “Tunnel della paura” c’è il botteghino: è un Kibbutz fatto di due torri gemelle e un pentagono. Ti staccano il biglietto e ti spediscono sul carrello: mostri afghani, i talibani, mostri iracheni, Saddam, mostri libici, Gheddafi, mostri russi, Putin, mostri manifestanti contro Israele e, in mezzo, virus a sette punte, terroristi variopinti purchè islamici, lande arroventate dal CO2, donne falcidiate dagli uomini, una distesa di Navalny morti avvelenati,

Usciti dal tunnel siamo bell’e ammorbiditi, chi più dal virus, chi dal vaccino, chi dalla paura dell’1,5 gradi in più, chi dal maschio al tavolino di fronte, chi da Putin e chi da Hamas. Intanto al botteghino contano i superprofitti. Blackrock, Goldman Sachs, J.P. Morgan. E i camerieri, in tenuta nera o bruna, si godono la mancia.

Oggi 16 marzo in tutta Italia si parte contro l’operazione Pandemia, con annesso Piano del gregge, Trattato del gregge e Regolamento del gregge, con quanto ne discende in termini di salute, libertà, verità, vita. Ma ricordiamoci anche che in quel botteghino del tunnel c’erano le Torri Gemelle, cioè il Centro Commerciale Mondiale: i soldi. E c’era il pentagono: la guerra. Dentro al tunnel solo il corollario. Non poco, ma non tutto.

Vi chiedete come faranno. Faranno come Frank Kitson, Brigadiere Generale,  Comandante della 39ma Brigata di Fanteria Aviotrasportata di Sua Maestà, Capo di Stato Maggiore delle Forze Armate Britanniche prima in Nordirlanda e poi nel mondo, Consigliere militare della Regina Elisabetta, Baronetto, Comandante dell’Impero Britannico, autore della Strage della Domenica di Sangue a Derry, mandante durante vent’anni in Irlanda del Nord di 10.0’00 civili assassinati, di 100.000 carcerati senza processo, di 1000 esecuzioni. Un maestro per il presente. Un benemerito della civiltà in corso.

giovedì 14 marzo 2024

MAL D’AFRICA. E SUO BENE --- Un continente conteso verso la seconda liberazione

 



“Metapolitica-Il fuoriscena del potere” di Francesco Capo, con Gigi Lista, editore “L’Identitario”, Fulvio Grimaldi, giornalista, Antonio Pellitteri, docente universitario

https://www.youtube.com/live/CsioUXSqPq4?si=BvIMKs2J6ZeGjHY_ 

https://youtu.be/CsioUXSqPq4

 

ERDOGAN, UN PO’ NATO, UN PO’ ISRAELE, UN PO’ NO, L’ARMA A DUE LAME DELL’IMPERIALISMO

Il mio contributo a questa trasmissione di Francesco Capo riguarda la situazione geopolitica di Africa e dintorni, con i suoi primattori, i suoi figuranti, i suoi complici. Il dato certro è che l’Africa è una volta di più il continente giovane e nuovo, in attesa che riprenda e completi il suo percorso di liberazione, tra andate e ritorni, anche l’America Latina da Haiti in giù.

I punti cruciali sono noti: Il Sahel glorioso che si è liberato dalla manomorta colonialista e predatrice francese basata sul pericolo jihadista dallo stesso Occidente creato, allevato, impiegato qua e là. La Libia che, dopo averla rasa al suolo e privata di benessere e felicità, ne hanno provocato lo squartamento tra un regimetto banditesco fantoccio caro a ONU, Occidente e Roma, e un governo regolare che ne controlla tre quarti e viene sabotato dalla NATO. Il Corno d’Africa, la sponda yemenita compresa, dove ci sono al momento le dinamiche più tumultuose e confuse, con il gigante Etiopia che cerca di assumere un ruolo di potenza continentale sfondando attraverso altri paesi e inserendo nella contesa parossistica per Mar Rosso e stretti una nuova variabile.

Il Sudafrica, paese ex-Apartheid e che quanto succede in Palestina lo ha sempre capito bene e ora ha la dignità e l’integrità politico-morale per occuparsene nell’ignavia dell’Occidente tutto, con il suo ruolo di capofila del continente nuovamente da decolonizzare nei confronti di militarismi revanscisti e predoni avvelenatori farmaceutici e minerari.

A sostegno delle istanze (sicurezza e infrastrutture) di riscatto e sovranità i grandi paesi eurasiatici e, nel complesso, il Sud globale. noialtri, con il Piano Mattei, miserabili vermetti postfascisti e postcoloniali, alla ricerca di qualche crosta di formaggio da sgraffignare.

 

ERDOGAN, ARLECCHINO DI CHI?

Su tutto questo si erge il Grande Equivoco Recep Tayyip Erdoğan, pretendente all’eredità imperiale ottomana e l’attore più dinamico e, ahinoi, di successo sullo scacchiere. Anche e soprattutto perchè favorito dal suo ruolo, vero e accuratamente mistificato, di braccio operativo dell’imperialismo atlantosionista tra Cina (Xinyang) e Corno d’Africa.

Le ultime ci dicono, che, falliti i ripetuti tentativi terroristici di sobillare la popolazione musulmana della regione cinese dello Xinyang, da lui chiamata Turkestan Orientale,  Erdogan si sia portato a Idlib, l’enclave siriana in cui ha sistemato le sue bande di tagliagole jihadiste, alcune migliaia di miliziani dello Xinyang, utilizzate contro l’esercito Nazionale di Damasco (ultimamente a Idlib si è verificata la rivolta della popolazione siriana contro il despotismo sfruttatore e repressivo di queste bande Al Nusra sostenute dall’esercito turco (che a suo tempo le aveva addestrate per conto USA).

Requisita a se la fascia costiere meridionale del Mediterraneo con le sue riserve energetiche, il Sultano ha fatto cosa nostra della Tripolitania, sgovernata dal fantoccio USA-UE, Abdel Hamid Dbeibahtenuto in piedi dalle bande criminali jihadiste, dalle truppe turche con nuove basi sul Mediterraneo e dai proventi del traffico di migranti. Ne ha impedito la riunificazione, promossa dal generale Haftar e dal governo legittimo di Tobruk tramite un processo elettorale che aveva visto favorito il figlio di Gheddafi Saif al Islam.

Ora si va occupando del Corno facendosi vindice della Somalia, affidata dagli USA ai suoi bombardamenti stragisti contro la rivolta popolare degli Al Shabaab, e all’ennesimo fantoccio selezionato a Washington e mai eletto, Hassan Sheikh Mohamud, contro le pressioni dell’Etiopia del neo presidente (2018) Aby Ahmed che nei giorni scorsi ha voluto riconoscere lo staterello secessionista filobritannicoSomaliland.

Con ciò raccogliendo anche le simpatie dell’Egitto, pesantemente minacciato da un’Etiopia che, con la superdiga della “Rinascita” sul Nilo (costruita da We Build-Impregilo), ora in fase di riempimento, rischia di togliere tant’acqua a Sudan ed Egitto, da ridurli a lande semideserte.

La confusione, amici, è grande sotto questo cielo. Se danneggiare l’Egitto, favorire il regime criminale dei Quisling di Tripoli, attaccare il Nagorno Karabakh e l’Armenia con droni e armi israeliane, per conto dell’Azerbaijan vassallo USA, armare, pagare e sostenere le milizie islamiste a Idlib e spingerle a commettere attentati e sabotaggi contro la Siria, far rubare ai curdi in Siria il petrolio e il grano siriani e commercializzarlo attraverso i suoi porti verso Israele, destabilizzare la Serbia, aggredendola tramite gli islamisti di Kosovo e Bosnia, infilarsi ovunque in Africa vi siano spinte che minaccino l’assetto neocoloniale, significa con ogni evidenza favorire Israele, gli USA, la UE e evidenziare il ruolo di massima potenza Nato nella regione, con tanto di megabase nucleare USA a Incirlink….

Se è vero tutto questo, cosa mi rappresenta quanto è altrettanto vero, però a livello di carta velina, nell’Erdogan che vuole ammazzare i curdi di Siria, mercenari dei suoi alleati americani? Il suo “mostro genocida” rifilato a Netaniahu a proposito di Gaza? I suoi tentativi di mediazione per riportare pace tra Ucraina e Russia e favorire il trasporto di grano ucraino verso l’Africa, la sua esibita amicizia verso l’Egitto, sabotato in Libia, ma sostenuto contro l’Etiopia, le sue zanne mostrate all’Iran ogni due per tre, tanto per non indurci nella fallacia di un Erdogan nell’Asse della Resistenza…..

Erdogan è un pokerista senza scrupoli, un Fratello Musulmano sodale di tutti i più ambigui giocatori sul campo, a partire dal Qatar e dalla Fratellanza terrorista del tiranno egiziano defenestrato Morsi; il suo paese è economicamente in rovina, divorato dall’inflazione, caro all’UE e odiato dall’UE, doppiogiochista sulle pelle di milioni di esseri umani, tiranno spietato, incarceratore e torturatore di oppositori (non mi riferisco ai curdi, amici di Israele e degli USA, quando parlo di oppositori), 

Diffidarne non basta. E’ sicuramente un protagonista. Ma un protagonista a cui si lascia fare. Oppure gli si dice di fare. Un infiltrato. Ne dovremmo sapere qualcosa noi, che ci troviamo tra “patrioti” e “sovranisti”. Un nemico pericoloso.


domenica 10 marzo 2024

ANTISEMITIMO, MASCHERA D’OSSIGENO DELLO STATO SIONIST

 


 

Byoblu-Mondocane 3/17  “ Quando la guerra c’è dentro e fuori”, in onda domenica 10 marzo, 21.30. Repliche lunedì 09.30, martedì 11.00, mercoledì 22.30, giovedì 10.00, sabato 16.30,domenica 09.00.

Occhio alla data del 16 marzo in tutta Italia contro la dittatura globale programmata dal’OMS e agevolata dal nerissimo governo che ci ritroviamo (vedi dopo)

In questa puntata si parla e straparla di un sacco di cose, a partire dell’inesorabile genocidio dei palestinesi, allo sghignazzo tonitruante dedicato alla signora Pina Picierno (PD, ovviamente), vicepresidente – nientemeno – del parlamento UE. Guardatasi in giro e visto come si è bravi a discriminare tra buoni e cattivi, bastonando i primi ed embeddando nell’impunità i secondi, ha scoperto su chi esercitare il suo di ruolo vicepresidenziale della brigata che a forza di cazzotti fa valere i valori dell’Occidente su chi non li trova.

 Ha beccato chi, più di ogni scudiero dell’antisistema da castigare, le è parso meritevole di doverosa vendetta sotto forma di severissima sanzione, addirittura europea, di portata continentale, formidabilmente antirussa, al punto da mostrarsi come la più grottesca, ridicola, rozza, nazistica, imbecille mossa che mai abbia potuto allietare il cuore dell’ultimo estratto dello stock nazista dei von der Leyen.

Per dimostrare la radiosa verità dell’assunto implicito nella serie di aggettivi che ho allineato, si vada a vedere chi la quasi presidente Picierno (ovviamente PD) ha saputo abbattere con i suoi fulmini giuridico-culturali: il migliore dei nostri artisti muralisti.  Riconosciuto come un grande a livello mondiale, Ciro Cerullo, Jorit, napoletano, padre dei fantastici murales di Maradona, Nelson Mandela, di Napoli, di Sochi con Ornella Muti coraggiosa violatrice dell’ostracismo ai russi, Ciaikovsky compreso, di Mariupol (dove ha rivelato i crimini dei nazisti di Azov contro la popolazione, alla maniera sua, con i fatti, come Assange). Intollerabile antifascista, antirazzista, antiguerra, in totale contrasto con lo spirito del tempo che torna a spirare dal bunker della Cancelleria, pronto a dichiarare essere “umano” addirittura Vladimir Putin, rigurgito della Giudecca, girone dei peggiori, e così bravo da rendere Pina Picierno un puntino nero di quelli che d’estate si lavano via dalle finestre.

Mi sono perso nell’abbraccio all’ottima Pina. Nella puntata è solo uno scappellottino tra tanti ceffoni, ovviamente non violenti, sennò guai!  Tipo la guerra alla Russia, o quella allo Yemen, dichiarate dalla Meloni a Kiev, all’insaputa degli italiani; o come siano bravi Piantedosi e Crosetto a far intersecare guerra militare e guerra sociale in perfetta sinergia e per l’obiettivo comune, come esplicitato dall’OMS della dittatura globale programmata per maggio. E, con la guerra, la maggiore minaccia all’umanità che viene portata avanti dall’OMS e agevolata dalla nostra riedizione del Greenpass per tutto, anticipata a Davos con la minaccia dell’armageddon sanitario dovuto a un’ipotetica, ma fabricabilissima, pandemia X

Dittatura che, grazie alla cornucopia della salute, ci infila tutte le emergenze che la dollarocrazia riesce a lanciarci addosso: guerra, clima, povertà e turbolenze sociali, pensiero e linguaggio fuori registro, pandemia X, invasione di cavallette, fuoco dal cielo (compito di Israele). Appunto “global”, nel senso che ogni scampo è precluso.

Ma torniamo al tema del titolo e poi vi lascio andare. A me pare un concettino di una certa rilevanza.

Antisemitismo.

E qui si intende non l’identità derivata da Sem, figliolo di Noè, che va riconosciuta a 450 milioni di arabi, tutti semiti, e a quasi nessuno degli ashkenaziti del regno Kazaro, convertitosi al giudaismo nell’alto Medievo e poi trasmigrati un po’ ovunque e, per struggente nostalgia colonialista britannica, perfino in Palestina (vedi “L’invenzione del popolo ebraico” dello storico ebreo Shlomo Sand). Così si sono autoproclamati semiti e a copertura delle loro malefatte nei confronti di chi andava espatriato a forza, hanno capito che la migliore difesa delle malefatte è il vittimismo e, dunque, che in tutto il mondo si potevano scovare, volendo (e assistiti da coloro che grazie all’antisemitismo si sono assicurati la rendita perpetua del cuore energetico del mondo), un sacco di cattivissimi antisemiti. E più se ne trovano e più ci si assicura comprensione, indulgenza, solidarietà e… impunità.

Antisemiti, allora diversamente nominati, erano implicitamente coloro al cui trattamento da parte di Isaia o Giosuè Netaniahu dice di ispirarsi. Coloro che tutti dovevano essere passati a fil di spada, o bruciati, eliminati con quanto avevano di bimbi o capre o cammelli. Libri sacri, oggi ridotti a testi di un culto di morte, che anticipavano la fine che deve essere biblicamente inflitta a diversi milioni di antisemiti – semiti – palestinesi.

Come farebbero senza la foglia di fico dell’antisemitismo a perpetrare crimini contro l’umanità come praticati e suggeriti dai loro testi sacri? Forse è ora di fare chiarezza su questo formidabile e ipnotizzante strumento che ha fatto di Israele il modello morale dell’umanità e la vittima di ogni specie di malvagità altrui, tanto da fare interiorizzare a mezzo mondo che tutto gli è permesso, tutto giustificato, tutto impunito.

Se sollevi l’indice sulle atrocità perpetrate in Palestina da quasi venti lustri, sei antisemita, quindi antigiudeo, quindi jew-hater, odiatore di ebrei, per quanto ti sia adoperato per le ragioni e la salvezza dei semiti palestinesi. Fantastico corto circuito, non vi pare?  Sono stati davvero bravi. Con questa storia dell’antisemitismo si sono dati un nulla osta per genocidi pressochè mondiale e senza scadenza (un po' in crisi per la verità, oggi,  dato che la bulimia da setta della morte ha tolto efficace al trucco. Il troppo stroppia).

Con la menata dell’antisemitismo, Israele si è collocato al centro dell’universo morale. E se corrughi le sopracciglia di fronte a 40.000 civili massacrati con bombe e fame, esci da quell’universo morale, puoi essere un giudice della Corte Internazionale quanto vuoi. Sei antisemita. 

Ci rendiamo conto che cosa significa per Israele l’antisemitismo? La maschera d’ossigeno, il cordone ombelicale tra esso e il genocidio.

martedì 5 marzo 2024

 


L’Angolo dell’Avventura

Sezione di Besnate

Invita all’incontro di Lunedì 11 Marzo 2024 - ore 21.00

 ARABA FENICE IL TUO NOME È GAZA

                  Film documentario di Fulvio Grimaldi

Al termine dibattito con l’autore

Il documentario ripercorre 70 anni di conflitto medio-orientale, dalla spartizione del 1948 alla Guerra dei 6 giorni, la resistenza palestinese nell’Intifada e gli orrori dell’operazione Piombo Fuso del 2008-2009, preludio dello sterminio senza limiti e senza precedenti della popolazione di Gaza in atto in questi mesi.  

Le voci delle vittime e dei combattenti.  I riflessi nel mondo. 

Il simbolo della città martire è la Fenice che risorge dalle sue ceneri.

Fulvio Grimaldi: giornalista e inviato di guerra con una cinquantennale esperienza maturata nelle collaborazioni con la BBC, la Rai e diverse testate giornalistiche, lavora da anni alla produzione di video-documentari su varie aree di crisi del mondo, in cui svela verità spesso ignorate o mistificate dalla grande informazione.

Nella Sala Consiliare del Municipio di Besnate, in Piazza Mazzini, 16

- ingresso libero -

Per info:  Marco Trucchi (3477549894),  Giuseppe Blumetti - Assessore Cultura (3391249289)