sabato 29 gennaio 2011

GELSOMINI 'STA MINCHIA!

L’internazionalismo non è un principio astratto, ma un riflesso teorico e politico del carattere internazionale dell’economia, dello sviluppo mondiale delle forze produttive e del livello mondiale a cui è giunta la lotta di classe.
(Che Guevara)

Dai rozzi rimestatori / falsi paladini, / e spiriti fini e blandi e vili, / dalla feccia che sazia / la sua canagliocrazia / prendendosi gioco della gloria, la vita, l’onore, / dal pugnale di grazia, liberaci o signore!
(Rubén Darìo. Dalle letture preferite del Che. Il “signore” cui si riferisce è Don Chisciotte)

Se il manichino Standa, vestito da maggiordomo di Barbie, è l’unico ministro degli esteri dell’Anonima Omicidi chiamata Comunità Internazionale che insisteva a puntellare prima Ben Ali e poi Mubaraq quando già l’energumeno Hillary Clinton (un “angelo” per il “manifesto” del 2008) aveva buttato a mare questi satrapi-ascari dell’Impero, non è solo perché lui e tutto il verminaio governativo sono degli oligofrenici, incompetenti se non su questioni di mafia e bordelli. Il dramma che vivono, al di là e al di sopra del casotto da trogloditi della politica, della morale e dell’estetica che stanno rappresentando, sfugge alla sinistra tutta, pure a quella dai nomi tautologici “sinistra ecologia e libertà”, “sinistra critica”, “sinistra popolare” e via arrabattandosi tra termini inediti che mascherino l’inanità del contenuto, come se “sinistra” non dovesse già contenere libertà, ecologia, critica e popolo.

E’ peggio, molto peggio, è decisivo, conclusivo. E’ quello dei gaglioffi zannuti che si sono logorati a spadroneggiare rozzamente e incontinentemente sui propri paesi e che, assaliti dalla marea montante della coscienza e della collera delle masse, si sentono d’un tratto sospesi a mezz’aria e poi precipitare: il filo che li appendeva ai burattinai dietro le quinte era stato tagliato dagli stessi burattinai, pronti a riannodarlo alla nuova marionetta, bella lucida e scattante, scovata nel retrobottega. Tutt’intorno al Mediterraneo, fino alle sue propaggini nel Mar Rosso, la rivoluzione covava (e questo nessuno lo racconta perchè darebbe altra profondità strategica alle “proteste per il pane e per la democrazia”) fin dai tempi del mercimonio di Sadat con Usraele, del rovesciamento del nazionalista Burghiba (Tunisia), della liquidazione del percorso di Boumedienne (Algeria), del golpe contro il presidente progressista Al Hamdi (Yemen), delle guerre o aggressioni Usraeliane a cuori e arti della nazione araba (Iraq, Libano, Siria), del genocidio in Palestina fino al megamarzabotto di Piombo Fuso, degli scorpioni secessionisti infiltrati in Sudan dai colonialisti già espulsi, insieme al loro terrorismo etichettato Al Qaida, sparso come alibi per l’ intervento imperialista dal Maghreb all’Asia.






Prima ancora che da bisogni economici, la rivolta è alimentata dal senso di frustrazione di una nazione che è pienamente e universalmente cosciente della sua identità, vocazione e del suo destino di unità, esigenza politica e culturale dell’animo e poi strumento necessario per contrastare il ritorno dei colonialisti e svolgere il ruolo dovuto a livello planetario. Un fantasma, quello dell’unità di mezzo miliardo di arabi, congiunti da lingua, costumi, storia, credo, volontà, che tanto terrorizzava l’Occidente imperialista da occultarne sistematicamente ragioni ed espressioni. Come le enormi manifestazioni che in tutti i paesi arabi rispondevano ai crimini dei necrocrati occidentali in Iraq, Palestina, Libano. Su questo tessuto di base si sono poi inseriti ricami come il disgusto-disprezzo per dirigenti predatori, inetti e asserviti al nemico ontologico, le spaventose condizioni di vita imposte dagli associati a delinquere del FMI e della Banca Mondiale che qui, nel quadro della globalizzazione, affondavano ancora più a fondo che da noi la ruspa del più feroce trasferimento di ricchezza dal basso in alto della storia umana.



E’ razzismo eurocentrico non riconoscere ai rivoluzionari di Tunisi, del Cairo, di Amman, Algeri e Sanaa la dignità di una visione politica e ideologica che alle rivendicazioni di pane, correttezza, trasparenza, diritti umani, fornisce le ali della visione di una nuova società. L’urlo “libertà”, che media e politicanti fantoccio restringono alla scopiazzatura delle truffaldine “libertà” delle nostre democrazie bancarie e dei nostri brogli elettorali indiretti (ma ormai anche scopertamente diretti), per questi giovani che, avendo nel cuore Nasser, Ben Bella, Saddam, Michel Aflak, Hamas e Hezbollah e perfino Averroé e il Saladino, è anzitutto libertà dall’oppressore straniero, secolare e attuale. Libertà da fame, esclusione, despotismo, divisione, come dettati dalla cricca mondialista al vassallo locale. Un vassallo che per forza deve essere delinquente, malfattore ricattato con mille scheletri tra armadio e salotto, tonnara e bordello, cassaforte e cimitero. Vedi l’afghano Karzai, l’iracheno (si fa per dire) Al Maliki, l’albanese Berisha, il kosovaro Hashim Thaci, il pachistano Zerdari, il libanese trombato Hariri, l’honduregno Pepe Lobo, il messicano Calderon…Scheletri da estrarre alla luce quando lo imponga la fase, come quella di un popolo che dice basta ma che si deve assolutamente mantenere nell’ordine imperiale costituito, facendo finta di condividerne le richieste. Quelle compatibili. E dunque, dopo Ben Ali, un suo sodale meno compromesso, dopo Mubaraq magari Mohammed El Baradei.


E i nostri faceti bavosi? Uguale. Dopo Andreotti, Craxi e dopo Craxi, oltre e contro la mannaia dei magistrati onesti di Mani Pulite, riflesso della nostra ultima volontà sovversiva prima del 14 dicembre e prima della Fiom (altro che consapevoli strumenti “giustizialisti” del gattopardo), Berlusconi. Si scaldano ai bordi del campo, osceni fiduciari come Fini, Casini, Montezemolo, Draghi, perfino Bersani. Evitato per ora il turbine epocale che sta scaraventando verso l’immondezzaio della storia i sodali d’oltremare, il rigurgito di fogna che ha saputo installarsi sulla carogna putrescente della prima repubblica sa comunque di avere i giorni contati alla Ben Ali e Mubaraq, alla Karzai e Abdallah, alla Buteflika e Mohammed VI e che alla dittatura mondiale vagheggiata dai necrocrati della cupola mafiocapitalista serve un nuovo, meno sputtanato argine allo tsunami della collera e della lucidità di popoli e classi.


Secessionisti del Sud Sudan con la bandiera di chi
             li arma e manipola

Oggi la partita si gioca tra questi popoli-classe proletaria, la loro volontà di palingenesi, e le manovre di restaurazione operate attraverso l’infiltrazione, la manipolazione che facciano tutto cambiare senza che nulla cambi. I complottisti – questi, sì, autentici, altro che chi rivela il demonio sotto i paramenti del prelato che brandisce la croce dell’11 settembre - nel mondo arabo-islamico sono stati presi in contropiede. Con i finti Al Qaida sparsi da Cia e Mossad per ogni dove si voglia intervenire, massacrare e rubare, con le stragi dinamitarde contro copti e cristiani, con le operazioni secessioniste di Sud Sudan, Darfur, curdi, sciti, beluchi, bande drogatrafficanti di Myanmar, con la compravendita dei gaglioffi palestinesi, con i tribunali internazionali-truffa in Libano, Jugoslavia, Ruanda, Sudan, finalizzati a criminalizzare un settore sociale e innescare frantumazioni nazionali, l’associazione criminale “comunità internazionale” mira al divide et impera del recupero coloniale e del governo capitalista mondiale su quattro quinti dell’umanità polverizzati e imbelli. Ma, dopo quelli latinoamericani, ora anche i popoli della nazione araba, di colpo riunificata nell’insurrezione rivoluzionaria, si sono messi di traverso. C’è da sperare che prevalgano, lo faranno in ogni modo nel lungo termine. Hanno nella memoria collettiva la rivoluzioni vittoriose contro colonialisti e proconsoli di appena mezzo secolo fa. I loro combattenti hanno accettato il prezzo ineluttabile della rivoluzione, la morte. Noi abbiamo alle spalle il Risorgimento, rilanciato dalla guerra partigiana (anche quella tradita dal nostrano equivalente dell’ANP). Ma nella memoria collettiva non abbiamo che nebbie. Quanto al prezzo, per ora ci basta quello che serve a pagare un piatto di fettuccine.


Perché il titolo “Gelsomini’sta minchia”? Perché quella “dei gelsomini” emana il fetore delle rivoluzioni colorate, delle rose, dei gerani, di Ucraina, Georgia e via elencando le messinscena di imperialismo, oligarchie saprofite e plebi obnubilate. Sperano, infangando la rivoluzione con gli slogan dei “diritti umani” e della “democrazia”, dell’”innovazione” bertinottiana, dell’ecumenismo vendoliano e del pacifismo ONG, di recuperare i contenuti incompatibili appiccicandovi l’insegna del mercato delle patacche. La prima della fila? Giuliana Sgrena del “manifesto”. Quella che nella sua “narrazione” (termine-fuffa vendoliano) dei fatti di Tunisi o Algeri, non ha saputo fornirci uno straccio di analisi geopolitica, geoeconomica e geostrategica, preferendo baloccarsi con “rimpasti maghrebini”, la “riduzione della vendita di benzina per evitare suicidi” e l’ottimo Canadà “che userà tutti i mezzi a disposizione per cooperare con la comunità internazionale contro i membri dell’ex-regime”, impedendo, tra le altre cose, “il viaggio di Ben Ali e di sua moglie per assistere in Canadà al parto di una figlia”. Veri compagni, questi canadesi.


Si aprono le tombe, si levano i morti. Ci fosse tra loro pure Stefano Chiarini!

sabato 22 gennaio 2011

MESSICO, UN PROGRAMMA PER L'ITALIA? Il nuovo docufilm





Dalla fine di gennaio è disponibile il mio nuovo documentario MESSICO, ANGELI E DEMONI NEL LABORATORIO DELL'IMPERO (90'), girato interamente in Messico nei mesi scorsi.
Si tratta del primo esaustivo lavoro su un grande paese che, nel concorso tra i padrini USA, da sempre devastatori e spoliatori del Messico, mafie governative, narcotrafficanti e apparato di sicurezza addestrato e guidato da specialisti statunitensi, ha ridotto il paese della prima grande rivoluzione del '900 a un mattatoio umano, sociale e ambientale, senza confronti neppure nei paesi assaltati dalle armate dell'imperialismo.

Nella guerra di classe scatenata, per il più grande e spietato traferimento di ricchezza della storia umana, contro popoli e classi classificati subalterni da una ridottissima e feroce elite mondiale, con cuore e mente negli Stati Uniti, il Messico rappresenta, insieme ai narcostati Colombia, Afghanistan, Kosovo, l'esperimento più avanzato.

Sarà sconcertante constatare come quanto messo in campo in Messico - dominio narcos, militarizzazione capillare, macelleria sociale, collusione e scambio tra istituzioni (e loro vertici) e criminalità organizzata, femminicidio e stragi di Stato, per l'imposizione di un terrore passivizzante e, su tutto, la gestione USA, rafforzatasi con Obama - abbia termini di paragone inconfutabili con quanto accade in altri paesi di obbedienza Usa. In particolare vi troviamo i riferimenti, lì sollevati al parossismo - a un'Italia dove intrecci mafia-istituzioni, autoritarismo, corruzione generalizzata, devastazione morale e giuridica, paraschiavismo sociale, stragi di Stato e di forze occulte, prefigurano un esito di pari tragicità. In questo senso il racconto del Messico ha la valenza aggiunta di un' allarmante lezione per noi.

Nel documentario, che abbraccia il Messico in tutta la sua dimensione geografica e nei suoi aspetti  più rilevanti, storici, politici, sociali, ambientali, accanto a una documentata analisi della situazione, vi sono le voci dei protagonisti: i migranti, vittime di narcos, estortori e bande di assassini, che a centinaia di migliaia ogni anno da questo paese e dal Centroamerica perserguono, il sogno di una vita negli Usa, nel paese che ha depredato e ridotto in miseria il loro; le donne di Ciudad Juarez, mare di sangue al  confine con il Texas, e di tante altre località le cui figlie, sorelle, amiche sono finite nel gorgo senza fine del femminicidio; le stesse donne schiavizzate nelle maquiladoras USA, fabbriche dell'assemblaggio, che sono servite da modello ai Marchionne; i campesinos del Chiapas e di altri territori rurali espropriati, esclusi, perseguitati da forze armate più o meno istituzionali al servizio delle poche decine di latifondisti che controllano il 97% della terra; i giovani senza lavoro, senza diritti, senza paura.

Ma parlano anche, e con voce forte, intellettuali, militanti, organizzazioni, eredi della grande rivoluzione di Zapata e Villa, associazioni di donne che sfidano il terrorismo di Stato e dei narcos, i protagonisti delle rivolte rivoluzionarie di Oaxaca e Atenco, i campesinos zapatisti che hanno colmato il vuoto politico e sociale, anche a livello nazionale, provocato dallo svaporamento dell'EZLN del subcomandante Marcos. Tutta una società messicana con in testa le donne, che, pur nella debolezza dei partiti della sinistra tradizionale, non sembra rassegnata, quanto lo risultiamo noi, alla distruzione della propria nazione, all'obliterazione dei propri diritti, a un modello economico imperiale fondato su miseria e sangue. E anche questa è una lezione.

IL dvd è ottenibile richiedendolo all'indirizzo visionando@virgilio.it,
o tramite il tel/fax 06 99674258.
Verrà inviato, una volta ricevuto l'indirizzo postale, con allegato bollettino di cc postale per €15.00 più spese postali da pagare in Posta.

Per presentazioni con l'autore sono validi gli stessi riferimenti.
Questa  la manchette sul "manifesto":

domenica 16 gennaio 2011

PAPE SATA'N, PAPE SATA'N ALEPPE! E ricordiamoci dell'Honduras.


Quanti si tengono or là sù gran regi
che qui staranno come porci in brago,
di sé lasciando orribili dispregi!
(Dante Alighieri, Inferno, VIII, 49-51)


Tra nazi ci si intende
Ma che sorpresa! Il Nazinger beatifica - contro i regolamenti, ma il socio Marchionne garantisce che non contano nulla - il predecessore amico di Pinochet e Videla e cappellano della Cia con i finanziamenti del mafioso (probabile assassino di papa Luciani) Marcinkus all'infiltrato Walesa. Urla contro coppie di fatto e nascite e morti autogestite, fa dei cristiani, millennari persecutori di tutti gli altri, le vittime massime (all'israeliana), sprofonda nel silenzio sui musulmani massacrati in giro per il mondo dalla cupola di cui fa parte. Addobbato come un incubo di Bulgari, ripropone il modello del satrapo bizantino. La romana Chiesa si conferma carcinoma dell'umanità. Perfetto socio colluso-colliso della cupola genocida mondiale.




RIVOLUZIONI IN MAGHREB? OCCHIO!
Figuratevi se uno come me, che gira il mondo a raccontare le lotte e vittorie di masse violente in sacrosanta rivolta, possa non sentirsi anima e corpo parte delle rivolte maghrebine. Ma fermarsi lì, senza guardare un attimo dietro le nebbie dei gas, è come accontentarsi di una donna truccata per la serata senza volerla vedere la mattina al risveglio. O come leggere "il manifesto" e le piatte e superficiali cronache tunisine dell'innominabile islamofoba Giuliana Sgrena. O come quei chierici di Cuba che plaudono alla "revolucion" anche quando quella si mette giacca e cravatta. Dubbi? Mai! Intanto fa rabbrividire il confronto tra le rampogne inflitte dai media imperiali ai "violenti" della rivolta studentesca europea e la benevolenza riservata ai ben più violenti (evviva) oppositori di Ben Ali (al quale era rimasto un solo amico, lo sprovveduto manichino Upim, Frattini). Buttato a mare da tutti i suoi sponsor, come fosse un Noriega qualunque, insediato un compare del satrapo, presidente del parlamento, bollati di estremismo islamico coloro che non si rassegnavano al trasformismo gattopardesco allestito dalla "comunità internazionale", elogiati sindacati e partiti di sinistra, quelli sì "ragionevoli", pronti al "dialogo" e all'"unità nazionale" quanto da sempre i nostri e quasi tutti quelli del Terzo Mondo, ecco che un'insurrezione di popolo di segno rivoluzionario viene sfilata ai suoi protagonisti e messa nelle mani di qualche normalizzatore. Un vassallo logoro e screditato sostituito dalla cupola con un vassallo "democratico". Come Obama dopo Bush, come Menem dopo Videla, come Santos dopo Uribe, come Montezemolo o Draghi dopo Berlusconi. Cambiare tutto perchè nulla cambi.

In più c'è da guardare alle origini dei moti maghrebini, che poi sono anche nordafricani e mediorientali: proteste del pane e della libertà negli stati di polizia, travestiti da democrazie e venduti a USraele-UE, in Algeria, Marocco, Tunisia, Giordania, attentati Mossad contro copti in Egitto, provocazioni giudiziarie anti-Hezbollah ad opera del solito tribunale di comodo (Milosevic, Bashir...) che, dopo averci provato con la Siria, fallendo grottescamente, ora cerca di addossare il crimine Mossad dell'uccisione di Rafiq Hariri, ai vincitori dei cannibali israeliani, fino alla secessione del Sud Sudan, del suo petrolio e delle acque del Nilo. Sono tutti fenomeni inerenti a una strategia di destabilizzazione e frantumazione del mondo arabo. Con dunque la manina visibile o meno visibile dei superspecialisti in provocazioni e terrorismo: Mossad-Cia-NED-Freedom House e affini. Dice, ma se le masse si rivoltano contro despoti corrotti, affamatori del popolo e servi dell'Occidente colonialista! Già, gli potrebbero pure star bene, quelle masse oggi, agli strateghi del divide et impera., purchè le si faccia rientrare poi nell’ordine costituito, liberista e imperiale. Come sanno che gli Abu Mazen, gli Abdallah, i Ben Ali, i Bouteflika sono merce a disposizione del migliore offerente, sanno anche che si tratta di merce marcia galleggiante sopra terremoti sociali in fieri e che li travolgeranno. Non è allora più saggio sostenere le rivolte popolari, preparare fin da prima la soluzione gradita e che possa radunare i "moderati", prima che spunti un nuovo Nasser o, meglio, un nuovo Saddam, a fare rivoluzioni vere? Intanto per l'Egitto e il Pakistan bastano alcune bombe tra i copti. Come da noi quelle del '92-'93..... Come da noi dopo la liberazione la nuova Italia tradita.


Il corollario sudanese-libanese del disfacimento arabo
Il governo libanese, che si reggeva sul fragile equilibrio tra la destra dei pupazzi dell'Occidente e lo schieramento patriottico di Hezbollah, cristiani di Aoun e PC libanese (uno dei pochi degni del nome), si è disfatto. Gli 11 ministri di Hezbollah, formazione maggioritaria nel paese, si sono dimessi. Con la secessione del Sud Sudan, in attesa di quella del Darfur, due Stati arabi strategicamente decisivi per il Nuovo Medio Oriente pianificato da Israele, con gli Usa all'ottuso traino, sono sotto schiaffo imperiali-sionista e rischiano la disintegrazione. Dopo l'Iraq ridotto all'età della pietra (come chiesto da Kissinger) e messo in mano a quattro farabutti, oltre tutto venduti più all'Iran che agli Usa, dopo lo Yemen bombardato e affidato agli squadroni della morte Cia, dopo il collocamento dei fiduciari Al Qaida anche in Nord Africa-Sahel per giustificare interventi atti a garantire petrolio e uranio all'Occidente, si azzannano pezzi forti: è il tuirno del più grande paese arabo e africano e del cuore geostrategico del Medio Oriente. In attesa che i sommovimenti maghrebini e le bombe Mossad contro cristiani qua e là mandino per aria il resto.

In Libano, dopo l'attentato di destabilizzazione e criminalizzazione delle sinistre a Hariri nel 2004, dalle chiare impronte Mossad come da prove esibite da Hezbollah, un giudice Nato tedesco aveva cercato di incastrare la Siria. Tanto grossolano era il tentativo che è fallito sul nascere e di fronte alle confessioni in tv di testimoni subornati dal gaglioffo in toga. Si è dunque alzata l'asticella giuridica e ci si è inventati il solito tribunale Onu in divisa Nato. E, di colpo, grazie alle debite pressioni dell'angelo Hillary Clinton (così il manifesto) e dell'ultrà sionista Sarkozy, l'imputato è diventato Hezbollah. Che in vita sua mai aveva compiuto attentati che non fossero i sacrosanti razzi sugli israeliani, macellai di Sabra e Shatila e del Sud Libano, a fronte di uno Stato sionista che, dalla nascita, si regge sugli assassinii mirati, sulle stragi di massa, e sul terrorismo bombarolo ovunque. Basta pensare ai tribunali ONU su Ruanda e Jugoslavia per afferrare a quali abissi di infamia e servilismo si sia ridotto il diritto internazionale. Non per nulla questi tribunali sono di solito presieduti da personaggi come Antonio Cassese. Ora questo tribunale fa volare balons d'essay che ventilano la paternità di Hezbollah e, accreditati da Hariri figlio, manutengolo saudita, hanno provocato la caduta di un governo condizionato in senso patriottico dalla Resistenza, il caos, il probabile scatenamento di tumulti e massacri e  l'urgente bisogno che Israele, o gli Usa, o la "Comunità Internazionale", intervengano per salvare la pace e ristabilire l'ordine.

Nel  Sudan della secessione, dopo aver alimentato e armato per mezzo secolo la rivolta di tribù animiste o rintronate dal cristianesimo, comboniani in testa (vero Zanotelli?), per disgregare un Sudan riottoso alla sudditanza, Israele, Vaticano, Usa e Germania, innescato anche il Darfur, si stanno avventando sulle ricchezze minerarie e idriche della martoriata nazione, da decenni sotto sanzioni peggio di Cuba. Ricchezze di cui gli illusi dell'"autodeterminazione" non vedranno neanche una goccia. In più, l'associazione a delinquere internazionale agli ordini dei nazisionisti, chiamata "comunità internazionale", si assicura una posizione strategica che, già garantiti i servizi dei clienti Uganda, Ruanda, Burundi, Etiopia, la pone in condizione di rinnovare, stavolta in chiave stragista, i fasti del colonialismo africano dell'800-900, dal Congo in sù e in giù. Quello  contro il quale l'Africa aveva versato fiumi di sangue, riscattando una storia terrificante di spoliazione e schiavismo. Peccato che il sorridente Nelson Mandela, uomo del riscatto dall'apartheid (prima di razza, ora di classe) non abbia nessuna edificante dichiarazione da rilasciare in merito allo stupro del suo continente da parte di gente che l'aveva tenuto in carcere per vent'anni. E anche lì ha fatto la sua parte il solito tribunale dell'Aja quando ha incriminato Omar El Bashir, presidente sudanese, imperdonabile amico dell'Iraq d'un tempo, per genocidio in Darfur. In quel Darfur dove una contesa per l'acqua tra pastori e contadini era stata sfruttata (al pari di quella tra sciti e sunniti, copti e musulmani, tutsi e hutu...) dalla comunità internazionale, con le solite ricche ricadute sui mercenari umanitaristi delle ONG, per armare e scatenare una guerra civile "tra bande assassine arabe agli ordini di Khartum e poveri africani inermi", con le consuete cifre di vittime tanto iperboliche quanto false. Ricordiamoci dei 400mila curdi trucidati da Saddam, mentre tutta la popolazione curda è ancora lì, a parte qualche centinaio caduto nella rivolta secessionista voluta da Bush senior, da Clinton e dagli israeliani. E anche "l'autodeterminazione" del Darfur è all'ordine del giorno delle democrazie occidentali. Hai visto mai che un Sudan unito e libero continui a trafficare con la Cina vendendogli petrolio e importando infrastrutture sfuggite a Impregilo o Halliburton.




“UNA TRUFFA CHE LAVORA PER IL NEMICO"
Dunque Wikileaks, così caro ai crociati della libertà d'informazione, l'aveva detto! Prima ancora che se ne accorgessero quei posapiano di Tunisi. Il messaggio "rivelato" dell'ambasciatore Usa aveva già scoperto che Ben Ali era un gaglioffo rubacchione e corrotto. Mica se ne erano accorti, in 23 anni di stato di polizia e satrapismo spinto, i morti di fame del paese. E così, ne deducono i crociati, Wikileaks sta rivoluzionariamente al fianco dei rivoltosi. E se invece quell' agenzia della Cia, diretta dal martire con le mesh, avesse voluto, per conto dei suoi mandanti, istigare una rivolta contro il vassallo decaduto e divenuto controproducente, per liberarsene e sostituirlo, nel nome di pacificazione e unità nazionale, col vassallo nuovo, travestito da vindice delle rivendicazioni popolari, però in salsa moderata, degna della "comunità internazionale"? Complottismo? Dietrologia paranoica, come direbbe il "manifesto" e come ha detto rispetto ai dubitatori della manifesta bufala dell'11 settembre?

Assange negli anni '90 collaborava con la Nasa e i Laboratori del Centro Militare Fort Alamo. Nel Consiglio di Consulenza di Wikileaks ci sono, o c'erano: Philip Adams, dirigente dell'Ufficio Media del governo australiano, collaboratore dei giornali sionisti "The Times" e "Financial Times" e della catena tv del sionista Murdoch, dirigente del Centro per la Mente di Sidney insieme al criminale di guerra Tony Blair; Michael Spence, membro dell'ente di estrema destra USA incaricato della destabilizzazione dei paesi disobbedienti, Council for Foreign Relations, dove era socio del figlio di Murdoch; Steven Aftergood, esperto di segretezza per il governo USA; Ben Laurie, direttore di Open Rights Group, finanziato da Open Society, la vetrina accademica dello speculatore internazionale e finanziatore di "rivoluzioni colorate", il sionista George Soros. Arricchisce di garanzie imperiali questo Consiglio dei Consulenti di Wikileaks una muta di dissidenti cinesi e tibetani: Tashi Namgyai Khamsitsang, già presidente della Washington Tibet Association, vetrina Cia; Wang Youcai, fondatore del Partito Democratico Cinese, sempre vetrina Cia; Xiao Qiang, dirigente del Movimento Mondiale per la Democrazia, vetrina Cia, collaboratore (come la Politovskaja) delle radio Cia Free Europe/Liberty e ampiamente foraggiato dalla NED (National Endowment for Democracy) che affianca Soros nella destabilizzazione violenta di governi sgraditi a USraele; Wang Dan, editore negli Usa del giornale Bejing Spring (Primavera di Pechino), pure messo in piedi dalla NED. Oggi gran parte di questi nominativi e le loro ascendenze sono stati eliminati dai documenti Wikileaks.

John Young, già collaboratore di Assange, ne ha denunciato i rapporti di collaborazione (con finanziamenti richiesti fino 5 milioni di dollari) con due degli enti governativi Usa più impegnati nel terrorismo antislamico, guerrafondaio e sovvertitore di ordinamenti altrui: Freedom House e NED. Oggi Assange, in attesa di estradizione, è ospite nel castello del giornalista Vaughan Lockhart Smith. Costui, già capitano delle Guardie, inviato embedded in Afghanistan, è oggi corrispondente della rivista NATO "NATO Review". Ci si meraviglia allora che Assange abbia dato l'esclusiva delle sue "rivelazioni", non ai media di opposizione all'impero, ma a quattro pubblicazioni imperialsioniste dell'ambito NATO - New York Times, Spiegel, El Pais e il rosa Guardian - tutti pro-guerra e che ci hanno fatto un mare di soldi? Stupisce che Netaniahu abbia accarezzato le mesch di Assange ringraziandolo per il lavoro svolto? Stupisce che le "rivelazioni" Wikileaks, a parte la montagna di irrilevanze e scontatezze, sostengano tutte le mire scoperte o coperte di USraele, sia avallando falsi teoremi su nemici come Iran, Cina, Russia, Yemen, Afghanistan, sia smerdando fantocci non più reddititzi e minacciati dalla collera popolare? Stupisce che l'ex-partner Young abbia dichiarato: "Wikileaks è una truffa... che lavora per il nemico"?
Per molto altro, sapendo l’inglese, vedi : www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=22437 .

FASTI DEMOCRATICI ISRAELIANI
L'ottimo e strabico Travaglio, pur accennando a qualche eccesso di troppo, insiste: "Israele, vera democrazia", perchè manda sotto processo i corrotti e stupratori di ragazze al vertice dello Stato. Neanche un riflesso condizionato della sua perspicacia per lo stupro sessantennale dei nazisionisti al popolo titolare della terra rubatagli in nome di "Gott mit uns". E allora segnaliamo alla sua provata capacità investigativa applicata ai farabutti di regime qualche grano della giaculatoria democratica recitata dal popolo eletto. Il più autorevole bollettino dei rabbini israeliani, Ma'yanei Ha'yeshua ("Fonti della Salvezza"), invita ad allestire "campi della morte" per coloro che danno noia a Israele. Costoro sono paragonati agli Amalechiti, tribù che al tempo del fantasioso esodo dall'Egitto aveva infastidito gli ebrei. Si ripete il modulo del collaborazionismo nazi-ebrei collaudato a suo tempo tra Himmler e il Bund ebraico. Il ritmo degli assassinii di contadini di Gaza e di gassati o fucilati da Gestapo e coloni in Cisgiordania, è di uno al giorno. Ancora largamente sotto quello messicano, gestito anche da specialisti israeliani, di 20 al giorno, ma ci arriveremo. Per aver risposto alle torture israeliane con lo sciopero della fame, modello della nonviolenza tanto cara ai necrofagi della civiltà superiore, la Gestapo israeliana ha chiuso in isolamento totale gli ennesimi prigionieri palestinesi: Ahmed Sa'adat, segretario del FPLP, e Jamal Abu Al-Haija, capo di Hamas nella Palestina occupata. Com’è che Amnesty, tanto pronta su Cuba, Tibet o Myanmar, non se ne occupa? Saddam non ha mai gassato nessuno, come dimostra la stessa Cia (New York Times 31/1/2003). In compenso i nazisionisti hanno ripreso alla grande la guerra chimica pratica dalla Civiltà superiore, Italia in Libia e Etiopia, Austria e Italia nella Grande Guerra, Churchill in Iraq, Usa in Vietnam...
Ieri un candelotto ha quasi decapitato un palestinese a Nilin. Poco male, Cossiga me ne aveva fatto lanciare uno sul ginocchio, che da allora funziona alla giacomo-giacomo. Ma cammino. Ma questi non solo sparano candelotti di ferro ad altezza d'uomo. Li riempiono di gas CS e li sparano in bocca, uccidendo (ultima Jawaher a Bil'in), o nei cortili di scuole e case. E il gas CS me l'hanno somministrato pure a me a Ramallah e sono stato male per giorni e chissà che, se facessi un figlio, non verrebbe stortignaccolo di mente e corpo. Già perchè quel gas, prodotto negli Usa, non è un semplice lacrimogeno. E' un veleno proibito dalla Convenzione di Ginevra che impedisce la respirazione, fa morire di asfissia, provoca spasmi spaventosi allo stomaco, danneggia permanentemente polmoni e intestini, attacca il sistema endocrino e riproduttivo. Insomma, come fa la Gelmini e come si propongono coloro che gestiscono la denutrizione (chiamata AIDS) tra le plebi inutili del Sud del Mondo, mira non solo a eliminare dalla scena manifestanti, ma anche a comprometterne per sempre la progenie. Come l'uranio, il napalm, il fosforo, i gas serra e i farmaci diffusi a piene mani là dove occorre sfoltire l'umanità che non consuma, non produce e magari protesta. E non vogliamo noi stare all'altezza delle migliori tecnologie? Il CS di Israele lo usano anche da noi. Dal G8 di Genova in qua.


NAZISIONISTI A TUTTO GAS
Come tutte le guide della Superiore Civiltà, Israele ruba e rapina a mano armata. Dal Libano da squartare, all'Egitto da far saltare, a Gaza da sopprimere, davanti alle coste si estende un giacimento di idrocarburi da 3.500 miliardi di metri cubi di gas e da 1, 7 miliardi di barili di petrolio. Le parti più cospicue stanno davanti a Gaza, Libano e anche Cipro. E' una fonte di energia che potrebbe fare la fortuna del disastrato Libano e di Gaza agonizzante per fame e sete. E' roba delle loro acque territoriali ai termini del diritto internazionale. Ma se i pescatori di Gaza devono smetterla di pretendere di nutrire sè e gli altri pescando oltre la bagnarola di acciughe delle tre miglia, sennò li mitragliano, così sarebbe il colmo se questi arabi, "scimmie, cani, bastardi" sulle mura di Israele e nelle parole di Ben Gurion e del Talmud, potessero avvantaggiarsi di qualcosa che è loro. Jahve non lo consente, come non consente che fra mezzo secolo, ci siano ancora bastardi arabi tra Nilo ed Eufrate. Tutto il gas e il petrolio sono nostri, hanno sentenziato Pinochet-Netaniahu e Himmler-Liberman. Ma anche Olmert e madama Livni, che lo sterminio di "Piombo fuso" lo fecero apposta, Abu Mazen plaudendo (se permettete, nel 2009 in italiano lo raccontai solo io. Il manifesto c'è arrivato ora). E chi si avvicina a quel dono di dio al suo popolo, muore. Con le armi che il subordinato Usa gli fornisce al ritmo dei 3 miliardi e passa l'anno. Ma chi se ne fotte dei "Protocolli dei Savi di Sion", balla o non balla. Stanno ai nazisionisti di oggi come un gabbiano sui rifiuti sta a un avvoltoio su una gregge di pecore.



GRILLI PARLANTI
L'ultima invettiva di Grillo è contro coloro che se la prendono con il mercenariato sessuale femminile del guitto mannaro, piuttosto che occuparsi delle sue malefatte "vere". Per Grillo ci vorrebbe a volte il martello di Pinocchio. Se un mafioso dinamitardo e stragista non può, per ora, essere beccato su mafia e bombe, ben venga che lo si becchi sul modello morale che offre ai nostri giovani. Eppoi, far passare una ragazza prostituita da minorenne per nipote di Mubarak e come Marchionne che fa passare per sindacati degli sciacalli che rosicchiano le ossa finite sotto il suo tavolo. O no?

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Comunicato stampa, 14 gennaio 2011Honduras, il reality show e la dittatura
Altreconomia lancia un appello all'Isola dei famosi, che tra un mese torna ai Cayos Cochinos. Verrà inviato alla dirigenza della Rai ed alle più alte cariche dello Stato

Milano –
L'Isola dei famosi torna in Honduras a venti mesi dal Colpo di Stato, mentre il Paese centroamericano soffre la repressione di un governo non democratico. La rivista Altreconomia promuove un appello in vista dell'inizio della trasmissione, con l'obiettivo di portare in prima serata su Rai2 la realtà che vive la popolazione honduregna, una realtà che rischia di venir distorta dalle immagini di cartolina che entreranno nelle nostre casa dai teleschermi. “Da lunedì 14 febbraio le isole dei Cayos Cochinos, al largo della costa del Paese centroamericano, tornano ad ospitare 'l'Isola dei famosi'. Lo scorso anno il circo del reality show, prodotto da Magnolia e trasmesso da Rai2, si era dovuto sposta re in Nicaragua per cause di forza maggiore: il colpo di Stato che il 28 giugno 2009 aveva deposto ed espulso il presidente costituzionalmente eletto Manuel Zelaya -si legge nell'appello, che potete leggere integralmente sul sito di Altreconomia-. Tornare in Honduras, oggi, significa riconoscere che nel Paese c'è democrazia, e tranquillizzare al contempo i cittadini italiani, che potranno considerare nuovamente le spiagge e le isole di Honduras tra i 'paradisi tropicali' da raggiungere per godersi le meritate vacanze”.

Nell'appello si elencano alcune notizie relative all'Honduras che i media italiani hanno mancato di raccontare a partire dal 28 giugno 2009: “Non sanno, i dirigenti di Rai e Magnolia, che l'Honduras non è ancora stato reintegrato nell'Organizzazione degli Stati americani e che numerosi Paesi continuano a ritenere totalmente illegittimo l’attuale governo; non sanno che l'ex presidente della Repubblica, Manuel Zelaya, non è ancora potuto rientrare nel Paese; non sanno che il Fronte nazionale di resistenza popolare ha raccolto oltre 1,3 milioni di firme (più della metà degli aventi diritto al voto, su una popolazione di meno di 8 milioni di persone) per chiedere la convocazione di un'Assemblea popolare costituente per riscrivere la Costituzione del Paese; non sanno che nel corso del 2010, in Honduras, sono stati assassinati 10 giornalisti; non sanno che, a pochi chilometri dalle isole dei Cayos Cochinos, nella regione del Bajo Aguan, si è realizzata nelle ultime settimane una vasta operazione di repressione nei confronti dei movimenti contadini, ad opera di militari e paramilitari al soldo dell’oligarchia locale, che hanno lasciato sul terreno numerosi cadaveri e almeno 5mila persone senza casa”.

Tra tre settimane, a sette giorni dall'avvio della trasmissione, l'appello, con l'elenco di tutte le adesioni, verrà inoltrato ai presidenti della Camera e del Senato, della Commissioni esteri di Camera e Senato, al presidente del Consiglio di sorveglianza della Rai, al direttore di Rai2.

Leggi
qui l'appello. Le adesioni all'indirizzo appelloisola2011@altreconomia.it

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Per informazioni e interviste: Luca Martinelli - Altreconomia, tel. 02-89.91.98.90 - cell.: 349-86.86.815, luca@altreconomia.it - http://www.altreconomia.it

Altreconomia è l’editore che dal 1999 racconta, con la rivista mensile e i suoi libri le iniziative più coraggiose di un’economia nuova e soli- dale, fondata sulle relazioni, il rispetto dell’ambiente e delle persone, la forza della società civile.
Altreconomia è un caso unico d’informazione indipendente, senza finanziamenti pubblici e senza padroni. L’editore, il consorzio Altra Economia è infatti una cooperativa, formata da 450 soci, in gran parte lettori, persone e realtà vicine all’economia solidale. Una nuova chiave di lettura della realtà. La redazione è in Corso Lodi 47, a Milano Tel. 02.89.91.98.90 - fax 02.54.01.96.55 -
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domenica 9 gennaio 2011

PILLOLE DIURETICHE

Non dubitare mai che un piccolo gruppo di persone pensanti e impegnate non possa cambiare il mondo. In effetti è sempre successo così.
(Margaret Mead, antropologa)

Anche il migliore dei Goyim (non ebrei) dovrebbe essere ucciso.
(Talmud, Abhodah Zarah, 26b)

Che cos’è una prostituta? Ogni donna che non sia ebrea.
(Eben ha eser, 6, 8)

Il Messia darà agli ebrei il dominio del mondo, al quale serviranno e saranno sottoposti tutti i popoli.
(Tal.Bat. Trattato Schabb, fol. 120 c.1; Sanhedrin, fol. 88 c. 2)

Tutti i gentili sono solo degli animali. Quindi tutti i loro bambini sono bastardi.
(Talmud, Yebamoth, 98a)

Al sentir certi lepidi giornali / l’Italia non fu mai sì lieta e ricca: / intanto son ricolmi gli ospedali / e chi geme, chi piange e chi s’impicca.
( Antonio Baratta, epigrammista, 1863)



Un'amica di ottima fede, ma ingenua assai, vorrebbe convincermi che quegli ambigui chierichietti dei diritti umani in salsa occidentale del "Ponte per...", che io lasciai a seguito di frodi private e pubbliche (Scelli e le due Simone, vedi foto), è cambiata in meglio, ora che ne hanno tolto di mezzo il presidente a vita, Alberti. Nel documento che allega a riprova, si legittima il regime dei fantocci linciatori, si parla di "violenza" cieca degli insorti, si ripetono le giaculatorie bugiarde su Saddam tiranno sanguinario. Pare un lancio dell'Ansa-Cia.  Al peggio, su quel Ponte, non c'è mai fine. Ong, mercenarie degli assassini di massa e dei bugiardi matricolati.


In Iraq, dopo tre anni di addestramento mascherato da pippe religiose in Iran, il trapanatore massimo di crani sunniti e saddamiti, Moqtada al Sadr, colui che ha infierito a calci sul cadavere di Saddam, è tornato in Iraq a rivitalizzare le sue bande di teppisti e psicopatici, onde contendere al delinquente Maliki qualche pezzo di tappeto persiano. I suoi schiamazzi anti-USA, oltre a voler rubare consensi alla Resistenza vera, ribadiscono che il controllo iraniano sul paese è a spese di Washington. E, peggio, del più nobile dei popoli.




Al posto di Sakineh, uxoricida che non si capisce perchè dovrebbe girare libera, suggerisco di mettere in bacheca la foto di Tariq Aziz. Aziz significa "nobile" e mai nomen fu più omen. E' stato il grande ministro di una grande e giusto paese, diffamato peggio di Nerone per far accedere gli sciacalli al petrolio. Al processo-farsa gli hanno offerto libertà ed esilio purchè accusasse Saddam. Seviziato e malato, si è sempre rifiutato con sdegno. Ha avuto tre infarti, ha pochi mesi di vita. I tagliagole al governo insistono per impiccarlo. Dove sono gli specialisti umanitari di “Nessuno tocchi Caino”? A parte che Aziz, semmai, è Abele. Infatti Caino sono gli occidentali.


C'è ancora, nonostante i vituperi lanciati dall'assassina fedifraga contro i suoi idolatri, chi esibisce l'icona di Sakineh. Ha voglia la donna a dire che ha ucciso suo marito, non è stata fustigata, non si lapida da 30 anni! Vogliamo sostituirla con qualche ritardata mentale giustiziata negli Usa, qualche donna sterminata dalle nostre bombe in Afghanistan, la quattrocentesima donna assassinata nel 2010 a Ciudad Juarez, l'infermiera senza lavoro che s'è dissanguata da noi?




Max D'Alema, barbierino di Gallipoli che giustamente guarda il mondo e i suoi poveri bipedi da altezze spaziali, è il più grande virtuoso dei fichi per fiaschi. Sotto un'abbagliante e un po' nauseata spocchia ha saputo celare la statura meschinella di un nanetto che come cammina inciampa: “Mediaset, grande risorsa del paese”, Bicamerale, ribaltone di Prodi, Merchant Bank di Telecom, stermini in Serbia, Kosovo narcostato, sodalizio con Consorte-BNL, “la magistratura è la più seria minaccia allo Stato” (Wikileaks), “Pool Manipulite il soviet di Milano”, approvazione della bozza Boato-P2, “il metodo delle intercettazioni apre lo spazio alle barbarie”, “la Forleo fa saltare per aria il sistema democratico”. Parrebbe un infiltrato, se non fosse troppo stupido. Che, oltre ai 20 milioni presi da un malavitoso, sia premiato anche da qualche pensierino del premier? Lo merita.


Gianni Riotta è l'ennesimo virgulto del "manifesto", dopo tipacci come Barenghi (La Stampa), Annunziata (RAI), Menichini (Corsera), Gagliardi (Il Riformista) ecc., che danno grosse soddisfazioni ai reggenti del mafiastato Italia. L'ex-direttore del TG1, dall'italiano sparuto e zoppicante, a forza di spippettarsi per Marchionne, ha fatto perdere al Sole-24Ore metà dei suoi lettori. Così ci piacciono!




Da quando c'è l'Uomo del Cambio, in Nord Waziristan si muore cento volte di più che sotto Bush. Visto che il fantoccio Zardari non se la sente di sterminare proprio tutti i pashtun pakistani, nel 2010 i droni di Obama con 134 attacchi solo nell'angolino nord della zona hanno ucciso 929 persone, quasi tutti civili. Ma per "Lettera 22", Emanuele Giordana, Marina Forti-Sion, sul "manifesto", sono i Taliban a uccidere di più la propria gente...



Abbastanza sconcia e ridicola, come tutto ciò che da sempre connota i militari italiani, la rissa La Russa-Comandi delle FFAA su chi, con le tre versioni (e non è finita), ha sparato le balle più grosse sull'uccisione del povero mercenario di destra, Miotto, in Afghanistan. Vertice della comicità, quando tutti hanno spergiurato sulla "trasparenza" dei serial killer in "missione di pace".


Ida Dominijanni, intellettuale di punta del "manifesto" e dell' "Infedele", è facile a turbamenti erotici. Tali sono i suoi trasalimenti via via per i gran fichi Bertinotti, Obama e Napolitano, ciechi a ogni evidenza e dunque ovviamente non politici, ma femministicamente uterini. Ora spasima per il roccioso baluardo contro le leggi vergogna, il quale, difatti, le ha firmate tutte e ogni giorno intossica di banalità il colto e l'inclita, Ida compresa.


Nella vicenda Brasile-Battisti-avvoltoi, la figura più squallida è quella del figlio di Torreggiani e dei suoi corifei, a partire dalla custode di Villa Triste, Santanchè, e a finire al Tg3. Tutti a far credere che Torreggiani stia paralitico in carrozzella perchè colpito da Battisti o compagni. Invece è stato colpito dal padre che, pensandosi nel West, sparacchiava contro gente in fuga. Ma zitti e mosca!


Imperialisti e nazisionisti in pieno spolvero. Un palestinese al giorno ucciso, cristiani dinamitati qua e là per squartare paesi arabi e islamici, scienziati iraniani e iracheni liquidati, guru finto-buonisti reclutati, il Sud Sudan ricolonizzato, squadroni della morte per tutta l'America Latina sotto scuola e guida di ex-Mossad. Per fortuna in Algeria e Tunisia arabi reagiscono mordendo i calcagni ai satrapi collaborazionisti.



Lo Stato nazisionista è anche, nell’ininterrotta tradizione erodiana e talmudiana, uno Stato infanticida, con ciò esaltando al parossismo l'odio per bambini e giovani che caratterizza le geronto-clepto-necro-crazia capitalista. A parte i 400 trucidati da Piombo Fuso, li spara, arresta, picchia, imprigiona e cattura. 1.200 bambini arrestati nel 2010. Specialità raffinata: il bambino-scudo umano sui blindati e nelle perlustrazioni. Altra raffinatezza: bambini di 12 anni interrogati per ore in posizioni insopportabili e terrorizzati con la minaccia di esecuzione dei loro genitori. Dice, che avevano gettato sassi. Loro gli avevano invece gettato la casa, via o addosso.


Nello Stato nazisionista i Gestapo di Yisrael Beiteinu hanno fatto passare alla Knesset una legge che permette di reprimere le ONG che denunciano i crimini delle SS sioniste. In USA, l'FBI di Obama ha assaltato i "covi" di gente che si oppone alle guerre e li ha schedati in liste nere. Nella rincorsa alle Grandi Democrazie, a Maroni viene a mancare il fiato. Ma ci sono sempre un D'Alema o un Fassino pronti a passargli la borraccia.


Israele in Sudan come a Gaza. Per democrazia e diritti umani. Infatti nel Sud Sudan da staccare dal disobbediente Sudan antimperialista, ci sono petrolio, minerali, legname ed il Nilo da controllare e predare. Poi ci si tornerà a concentrare sulla bufala Darfur. Davanti a Gaza, acque palestinesi, c'è il più grande giacimento di gas del Mediterraneo Est, che, se non ci mette le mani il rinnegato Abu Mazen, caporale di giornata di Israele, farebbe la ricchezza dei palestinesi. Valgono bene una guerra civile in Sudan e una bella copia di Auschwitz a Gaza.


Le vergogne del "manifesto". Un paginone di stronzate colonialiste sul Sudan, affidata alla lobby degli infiltrati "Lettera22" che, non spiegando niente sul Sud Sudan, spara veline Mossad-Cia senza menzionare nè Israele, nè gli Usa, nè i Comboniani, nè l'UE, che da mezzo secolo istigano, foraggiano e armano la secessione del Sud, con il suo petrolio, la sua acqua, i suoi analfabeti cristiani e, soprattutto animisti, mirati con la bava alla bocca dal Vaticano. Una volta di più, pur allineato sugli storti binari della propaganda imperialista, “Il Fatto quotidiano” ha saputo fare di meglio, con due pagine piene di dati storici, economici, sociali, antropologici, sociologici e geopolitici. Eppoi al “manifesto” piangono miseria. Quando la politica estera è appaltata, salvo per De Francesco e Dinucci, ai panciafichisti e cerchiobottisti delle lobby sioniste e cattoliche, c’è poco da piangere sui lettori versati.





Marchionne è il fuori di testa che, nel pianeta che va a fuoco, conta di vendere milionate di fetenzie Fiat all'anno quando l'automobile sarà attuale quanto oggi lo è il Landau. Per un prodotto obsoleto e letale che va a esaurimento, gli operai CISL e UIL si godranno un nuovo '800 alla Dickens. Fuori di testa, ma mica scemo: nel 2009 ha succhiato per sè 4,7 milioni di euro, quanto basterebbe a mantenere in vita, in condizioni umane, una linea di montaggio degli osceni SUV dei gaglioffi. E il PD plaude, con Vendola a reggere lo strascico a sinistra e Casini a destra.


Dunque quei terroristi di brasiliani, Lula in testa, non ci ridanno il criminale Battisti. Chissà, forse hanno azzardato uno sguardo sulle carte di un processo senza prove e con testimoni falsi, oppure hanno sentito le urla dietro le mura delle carceri italiane dove si entra sani e si esce frantumati. O forse hanno visto le foto segnaletiche di Maroni e Alfano. Bene fecerunt.



Il divo Obama, che tanti scomposti orgasmi aveva suscitato tra le demenziali ginocrate del "manifesto" e della "sinistra", ha messo a capo del suo staff William Daley, già direttore dell'associazione a delinquere bancaria JP Morgan. Prima c'era tale Emanuel, nazisionista, già assassino in divisa israeliana, a farne il sacrestano dei nazisionisti. Ora Daley lo guida alla mattanza dei lavoratori dentro e fuori gli Usa. Accanto a quella bellica, prosegue la sua macelleria sociale. Ma, scusate, non siamo forse all’altezza con Mario Draghi, ex-vicepresidente della Goldman Sachs, famelica compagnia di vampiri, e dal PD auspicato “premier tecnico”, che rovinò l’Italia complottando con George Soros la polverizzazione della lira a fini di svendita del patrimonio pubblico?


Così i delinquenti politico-mafiosi capeggiati da Tarantino hanno deciso per altre due megadiscariche addosso a Napoli. I miracolati da Berlusconi sono camorra e Impregilo che campano grazie alla monnezza negli sversatoi, la prima, e grazie agli inceneritori, così divenuti urgentissimi, la seconda. A puttane raccolta differenziata e riciclaggio e, insieme, la salute e l'ambiente della Campania. A quando una Terzigno generalizzata?


L'Associazione Nazionale Italia-Cuba, riprendendo i comunicati ufficiali cubani, garantisce per la continuità del processo rivoluzionario, del socialismo, del benessere e della letizia di tutti i cubani, compresi il milione e passa che verrà licenziato dallo Stato, nei prossimi due anni, onde “il privato (dicesi capitale) controlli almeno il 50% dell’economia nazionale” (Raul Castro). Maggiore rispetto avrebbero mostrato per Cuba questi amiconi sdraiati a tappetino davanti al governo cubano più che davanti alla rivoluzione, nonché per l’intelligenza di tutti noi, se avessero anche riferito di ansie, dubbi, critiche che animano il dibattito nell'isola e in tutta l’America Latina.

domenica 2 gennaio 2011

VELENI BALSAMICI, più un Grillo

 
 
Nulla rafforza l'autorità quanto il silenzio.
(Leonardo da Vinci)
 

Non c'è verso: in politica estera, ma non solo, la famigerata - per i padroni e i farlocchi - dicotomia tra destra e sinistra è davvero svaporata. Tra tutte le destre e le destre che si mimetizzano da sinistre. Da Togliatti in poi è così che si gabba lo santo, l'unico santo: la rivoluzione delle masse affidata alla sinistra. In Costa d'Avorio tutti sostengono Uttarà, falso vincitore delle elezioni, uomo del FMI, di Francia, Usa e GB. E tutti addosso al nazionalista antimperialista Gbagbo. Gli inglesi annunciano intervento armato. Ci vuole altro per capire con chi stare?  Viva Gbagbo.
Furio Colombo, autorevole arlecchino Fiat-USA-Sion, si straccia le vesti per gli eritrei ostaggi nel Sinai, "colpa di Egitto e Libia". Di solito si commuove su rom e migranti.. Così fan tutti i gran figli di brava donna, da Pacifici a Lerner. Saviano vi aggiunge le vittime della camorra. Nulla dice sui deputati del Knesset nazisionista che chiedono alle loro Sturmtruppen di sparare in testa agli africani che, fuggendo da fame e guerre, si avvicinano al confine dell'Unica Democrazia del Medioriente. Nulla dice sul palestinese al giorno ammazzato dalle sue SS.



sinistra
destra

Alleluja, abbiamo finalmente il millesimo "Nuovo Soggetto Politico", tutto piemontese, credibile come Gianduia e tossico come i gianduiotti. Lo ha inventato tale Pallante, seguace di Onan, bell'uomo che, avendo un che di Paul Newman, berlusconianamente, vendolianamente, mette la sua corporeità in vetrina. Non siamo forse nell'era dell'immagine? E' la duecentesima stronzata verdognola che sentenzia "superata la dicotomia destra/sinistra". Passare dalla crescita alla decrescita, per carità senza violenza, anzi, col plauso di Marchionne convertito. Un amico del giaguaro alla caccia di utili idioti. Si chiama "Uniti e diversi". Furbi, no? Possibile che tocca sempre ricordare Lapalisse quando diceva che ogni volta che qualcuno dice obsoleta la differenza tra destra e sinistra, cioè tra agnello e avvoltoio, è l'avvoltoio che parla?

Progressi dell'"Unica democrazia del Medio Oriente". Un gruppo di rabbini di vertice ha intimato agli israeliani di non vendere o affittare proprietà ad arabi. 30 mogli di questi rabbini hanno intimato alle donne ebree di non incontrarsi con non-ebrei, non lavorare dove lavorano non-ebrei, non compiere servizio militare con non-ebrei. Il 44% degli israeliani appoggia queste intimazioni. Il 92% gradiva Piombo Fuso. E' la lezione appresa ad Auschwitz. Bravi allievi, 7 più. Del resto non affilavano la spada ai conquistadores i missionari che dicevano senz'anima, come le bestie, i popoli autoctoni. Grande la tradizione giudaico-cristiana. Anche per le bestie.




La notizia buona: in Afghanistan il 2010, con 710 mercenari abbattuti, di cui 500 Usa, il 2010 è stato l'anno più letale per i terroristi di stato imperialisti. La notizia cattiva: gli attacchi sul Pakistan alleato e cliente dei droni Cia di Obama, uomo caro a La Russa, Ida Dominjanni (il manifesto) e all'ancella Giovanna Botteri, uomo della spesa record assoluto per armi e guerre (un trilione), sono aumentati del 134% e le morti dei "terroristi Al Qaida" - donne, bambini, contadini da sfoltire - sono cresciuti del 50%. Sei al giorno. Con il contorno di villaggi, scuole, moschee, matrimoni rasi al suolo. Senza calcolare le stragi Mossad nelle moschee del Pakistan, parallele e complementari, ai fini dello Scontro di civiltà, a quelle dei cristiani nelle chiese. Nulla di preoccupante: si tratta di exit strategy dell'intervento di pace.

Cristiani macellati in Egitto,Nigeria, Iraq, Filippine. Il papa: quella cristiana è la religione più perseguitata nel mondo. A chi conviene? Agli islamici che le potenze cristiane assaltano e massacrano da mille anni, o ai cristiani che, mimetizzati da vittime, possono continuare a sterminare popoli islamici? Il massimo specialista storico di queste operazioni, fin dall'11/9? Mossad. Ma anche i papi non scherzano, questo che blatera di fondamentalismo islamico là dove è all'opera gente della sua superstizione e di quella che l'ha spurgata; quell'altro che armava di Gott mit uns i tagliagole ustascià vecchi e nuovi. Sono, Al Qaida in testa, gli strumenti dello Scontro di Civiltà, forma suprema dell'imperialismo da Costantino in qua. Credo universale dall'estrema sinistra all'estrema destra. Qui davvero è superata la "dicotomia destra-sinistra". QUESTA sinistra. Cioè la seconda destra. Infatti, sarebbe davvero l'ora di smettere di cianciare di "sinistra", "centrosinistra", "sinistra radicale", "sinistra moderata", "sinistra riformista", "sinistra massimalista". Scientificamente, qua ci sono solo due destre.

In Israele l'ex-presidente Katzav condannato per stupro plurimo. Onorati e premiati nel mondo e da Saviano-Fassino-Veltroni-merda varia, invece, gli stupratori di massa di Gaza, Cisgiordania, Libano. E i serialkiller mandati in giro a far fuori chiunque dia fastidio al Reich ebraico. Giusto: nel primo caso si trattava di donne ebree, mica di bambini arabi.

Destra e sinistra uniti nella lotta: "Il tiranno Putin e la sua giustizia-farsa hanno condannato Khodorkovsky". Così l'oligarca miliardario, predone privatizzatore delle ricchezze dell'ex-URSS, riciclatore mafioso, pluriomicida, evasore fiscale, grandissimo criminale è diventato un "combattente della libertà". In Russia i ladri vanno in galera. Negli Usa comandano da Wall Street. In Italia governano. Gli innocenti stanno a Guantanamo o nei CIE.
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DAL BLOG DI BEPPE GRILLO

E' arrivato il punto di non ritorno, a fare ammazzare dall'inquinamento noi stessi e i nostri figli io non ci sto più. Si può fare qualcosa e da subito. Proibire tutti gli inceneritori sul suolo italiano. Eliminare la diffusione di sostanze cancerogene da parte delle aziende con nuove leggi e denunciando per procurata strage gli imprenditori che scaricano arsenico, cromo, benzene, toluene, etilbenzene e diossine nell'ambiente e i politici che lo permettono. Un dato della dottoressa Gentili è drammatico: in Italia i tumori aumentano del 3,2% all'anno nei primi dodici mesi di vita, la morte è trasmessa ai neonati dal corpo delle loro madri. L'avvelenamento dell'aria e dell'acqua è stato tollerato come se morire di tumore fosse la cosa più naturale del mondo, ma ora la musica deve cambiare. Maledetti coloro che speculano sulla salute delle persone per fini di lucro, per indifferenza o per un pugno di voti.

"Caro Beppe,
dopo aver letto il post del professor Domenighetti la tentazione di cominciare a prendere un pò di aspirina è forte: una riduzione del 20% del rischio di morire di cancro dopo solo cinque anni lascia stupefatti! C'è però un problema non secondario ed è che ancora una volta si va sulla strada della "riduzione del danno" e non sull'eliminazione delle cause, sulla strada della prevenzione primaria, della assoluta ed inderogabile necessità di ridurre l'esposizione delle popolazioni alle sostanze tossiche e cancerogene. Nei dati sottostanti ti riporto le tonnellate di inquinanti - di cui alcuni cancerogeni certi per l'uomo - emessi in Italia in un anno "a norma di legge", dai soli grandi impianti: tieni conto che si tratta di sostanze persistenti, bioaccumulabili e che anno dopo anno, generazione dopo generazione si accumulano nei nostri corpi e si trasmettono alle generazioni successive. Saprai dei limiti ampiamente derogati per l'arsenico nelle acque italiane, dello spostamento - grazie al Decreto Legge 155 del 13/08/10 - al 31 dicembre 2012 del divieto di superamento di un nanogrammo a metro cubo per il benzo(a)pirene [ e sempre a condizione che ciò non comporti costi spropositati per le aziende...], delle 150.000 tonnellate di pesticidi ogni anno utilizzati in agricoltura e che poi si ritrovano ampiamente nelle acque superficiali e profonde (vedi rapporto ISPRA "Monitoraggio nazionale dei pesticidi nelle acque", dati 2007-2008). Insomma, ben venga anche l'aspirina, ma non diamo l'illusione che sia la risoluzione dei problemi di salute e non dimentichiamo che non potremo certo dare l'aspirina ai nostri bambini, in particolare ai lattanti in cui, nel primo anno di vita (dati AIRTUM 2008), i tumori aumentano nel nostro Paese di ben il 3.2% ogni anno! Se non comprendiamo che il nostro sistema di vita e di sviluppo è insostenibile e non lo rallentiamo al più presto e ad ogni costo, con regole equamente distribuite e rispettate, ci comportiamo ancora una volta come scellerati predoni e se un'aspirina al giorno ridurrà il nostro personale rischio di cancro, non sarà purtroppo questa a migliorare lo stato di salute dei nostri figli e lo stato dell'ambiente in cui li costringiamo a vivere, o meglio, a sopravvivere."
Patrizia Gentili, oncologa

ALCUNI INQUINANTI IMMESSI IN ARIA ED ACQUA IN ITALIA IN UN ANNO
Arsenico e composti: emissioni aria kg/a 1981,3, emis. in acqua 6035,3
Cadmio e composti: emissioni aria kg/a 825,5, emis. in acqua 2207,5
Cromo e composti: emissioni in aria kg/a 11063,5, emis, in acqua 128963,1
Nichel e composti: emissioni in aria kg/a37247,3, emis. in acqua 43365,8
Benzene, toluene, etilbenzene, xileni (BTEX): emissioni in aria kg/a 540499,6 (**), emis. in acqua 175067,8
Mercurio (Hg) e composti: emissioni in aria kg/a 2821,2, emis. in acqua1065,9
Piombo e composti: emissioni in aria kg/a 97063,6, emis. in acqua17903,5
Diossine (PCDD) + furani (PCDF): emissioni in aria g/a 103,0
(*)Nel 2005 (dal registro nazionale INES)
(**) solo benzene